La plebe, parte III - 12

Gian-Luigi aveva luogo il colloquio che abbiamo riferito al capitolo
VIII, si fossero recati da quella vecchia che era soprannominata la
_Gattona_, e li vedemmo pure tornarsene presso il giovane loro amico,
animati da una certa emozione, dicendogli che avevano qualche cosa di
importante da dire.
Per meglio comprendere ciò che era avvenuto ai due amici di Maurilio,
bisogna che ci rifacciamo alquanto indietro nella mattinata di quel
giorno medesimo, quando nell'occasione dell'arresto del nostro
protagonista, _Gognino_, il nipote della _Gattona_, aveva visto quel
cotal bottone d'argento e meravigliatosi di trovarlo uguale ad uno cui
possedeva eziandio la nonna. Già narrai come il ragazzo avesse contato
codesto alla nonna che avea mostrato dare a tanto semplice fatto una
certa importanza, ed erasi senza indugio recata al convento del Carmine
a consultare il gesuita Padre Bonaventura[6]; già vedemmo eziandio come
quest'ultimo fosse andato, subito dopo il colloquio colla _Gattona_, in
casa messer Nariccia, e dalle poche parole che abbiamo udito nell'atto
in cui l'usuraio riconduceva il frate fino sul pianerottolo dove trovava
Gian-Luigi che veniva da lui per impegnare i diamanti della contessa
Candida, da quelle parole abbiamo potuto indovinare che Padre
Bonaventura aveva ripetuto a Nariccia i discorsi che s'eran fatti fra
lui e la nonna di _Gognino_, che il frate e la _Gattona_ avevano alcun
sospetto sull'origine di quel giovane che possedeva il piccolo oggetto
veduto dal ragazzo, che l'usuraio non ispartiva que' sospetti, ma
intanto approvava il consiglio che Padre Bonaventura aveva dato alla
vecchia mendicante, di tacere per ora e cercare di appurar meglio la
verità[7].
[6] Vedi Capit. XIII della Parte II.
[7] Vedi Capit. XX della Parte II.
Le parole anzi di Nariccia furono tali che ci appresero aver egli non
che alcun interesse in quell'affare misterioso, ma qualche rischio
eziandio da correre; e ci è facile l'argomentare che se la _Gattona_ con
tanta sollecitudine era corsa ad apprendere al frate la scoperta di
_Gognino_ e consultarsene in proposito, e se il frate con pari
sollecitudine erasi recato da Nariccia ad istruirlo di tutto, il vero
dev'esser che quei tre personaggi hanno avuta una parte qualsiasi, ma
certo importante, nel fatto che tolse alla sua famiglia, al suo grado,
forse alle sue ricchezze un bambino e che ora dubitano, sia speranza o
timore il loro non sappiamo, che questo bambino possa tornar loro
innanzi nella persona di Maurilio.
E non molto più di questo avremmo potuto scoprire ancorchè avessimo
trovato modo di udire i confidenziali colloquii che ebbero luogo in
proposito fra la _Gattona_ e Padre Bonaventura, e fra costui e Nariccia.
Essi parlavano di cosa della quale ogni incidente era loro ben noto, di
cui non avevano da richiamare alla mente nè propria, nè
dell'interlocutore alcuno dei precedenti, di cui pareva inoltre che
niuno avesse molto gusto nel ricordare e ripetere i particolari: essi
quindi si capivano a mezze parole e chi ignorava ciò che fosse avvenuto
fra di loro, non avrebbe a niun costo potuto ricostrurre il complesso
dei fatti dai tronconi che presentavano le loro frasi.
Fra non molto ci sarà dato di penetrare in questo mistero, intorno a cui
gravita e s'aggira gran parte del nostro dramma; per ora contentiamoci
di questo adombramento che ci mostra uniti nel passato da un certo
legame, forse di complicità, i tre poco nobili e poco simpatici
personaggi, del gesuita, dell'usuraio e della vecchia spigolistra,
mezzana e peggio.
Costei, dopo il colloquio col frate, era stata ancora un poco alla
soglia della chiesa del Carmine coi suoi candelotti, cui alla richiesta
di questo o di quel divoto andava ad accendere ad uno od all'altro
altare per la ricompensa di due soldi ciascuno; ma quella mattina la
donna non aveva la mente rivolta a questo religioso e stupido commercio,
sibbene stava fra sè ruminando ben diversi e più gravi pensieri ed a suo
avviso ben più importanti per la sua sorte medesima.
Ecco press'a poco le cose che le frullavano per la testa:
— Se questo fosse proprio il ragazzo ch'io credo, qual conseguenza ne
verrebbe per me? Buona o cattiva?.... Cattiva è impossibile..... Non son
io che ho deciso la sua scomparsa ed ho invece procurato fosse ancora
possibile il rintracciarlo un giorno.... E poi in più cattive acque di
quelle dove affogo non ci posso cascare..... Se invece la scoperta di
codestui è presa pel buon verso, non è forse il caso ch'io mi debba
aspettare qualche larga ricompensa?.... Se mi ricordo bene, il figliuolo
del padrone non voleva la sparizione del bambino. È un uomo così onesto
che se gli si conducesse davanti quel giovane e gli si provasse chiaro
esser suo sangue, lo accoglierebbe a braccia aperte e lo vorrebbe
risarcire del tempo trascorso; lo farebbe, non foss'altro che in memoria
della morta..... Impossibile che lasci nella miseria la persona che
facesse questo miracolo!.... E il giovane balzato così ad un tratto in
mezzo alla ricchezza, che riconoscenza non dovrebb'egli avere per me?
Sorrise colla sua bocca sdentata alla prospettiva delle ricompense che
le avrebbe dato siffatta gratitudine.
— Padre Bonaventura, così continuava seco stessa, vuole ch'io non muova
nè anco un dito, che lascii fare a lui.... Già, perchè vuol tirar
l'acqua al suo mulino, vantaggiarsene egli, ed a me levarmene ogni
merito..... E fors'anco che a lui ed a quel birbante di messer Nariccia
conviene di più metter la cosa in tacere, che la continui ad andare come
la è ita fin adesso, e chi ha avuto, ha avuto. Ma se la è così, non
foss'altro che per far danno a quello scellerato d'un Nariccia che si
avvoltola nell'oro e me lascia nella miseria, dovrei parlare...
L'importante si è di saper bene su che terreno si mette il piede prima
di fare un passo; bisogna conoscere anzi tutto se quel certo bottone è
proprio quello, e inoltre investigare le disposizioni d'animo di colui
dal quale tutto dipende... Se potessi vederlo!... A comparirgli dinanzi
mi ci perito... ma via ho abbastanza di coraggio da superare ogni simile
esitazione... Il guaio si è che pare aver egli giurato di non ricevermi
più: per quante volte mi sono presentata al suo palazzo, e' mi ha fatto
dar l'elemosina ma non mi ammise mai al suo cospetto. Potrei scrivergli
una brava lettera, in cui gli direi che bisogna assolutamente ch'io gli
parli, che si tratta di cose che lo riguardano... Ma per far ciò
bisognerebbe che avessi già dall'altra parte chiarito il vero intorno a
quel giovinotto: ed ora per contrattempo egli è arrestato e chi sa fin
quando non potrò parlargli!...
Affondò nelle palme delle mani la sua testa dalle chiome bianche,
arruffate, mal coperte da uno sporco e lacero fazzoletto, e rimase
alcuni minuti in una tensione di mente straordinaria. Nel suo cervello
si urtavano delle frasi bell'e fatte di quella lettera cui erale venuto
in pensiero di scrivere.
— Finchè ci ho l'idea, bisogna ch'io non la mi lascii scappare,
diss'ella poi riscuotendosi; comincerò per metter giù la mia brava
missiva, a patto di farla ricapitar poi quando convenga.
Diede una gomitata a _Gognino_ che, accoccolato presso di lei, tutto
tremante e intirizzito dal freddo, sbadigliava a ganascie larghe.
— Animo, su, marmottone, drizzati, prendi il cestello dei candelotti e
dei rosarii e vienmi dietro.
Il ragazzo non se lo fece dire due volte e passato il braccio nel manico
della cesta seguitò la nonna co' suoi passetti stentati e zoppicanti per
l'intirizzimento dei suoi poveri piedini indolenziti dai geloni.
Quando furono nella miserabile soffitta in cui la sera innanzi Maurilio
s'era introdotto dietro la scorta di _Gognino_, per prima cosa la
_Gattona_ prese dal braccio del fanciullo il suo cesto dei candelotti,
dei rosarii e degli _agnusdei_, e vi sostituì un altro con dentrovi
alcune dozzine di mazzi di fiammiferi.
— To', diss'ella come desiosa di presto liberarsi del piccino, va e
guarda di fare ammodo e di non baloccarti secondo il solito. Se questa
sera non mi porti i dieci soldi, sta pur sicuro che ballerai una bella
_correnta_.
_Gognino_ allargò tanto d'occhi e guardò con istupore profondo il
cestello che gli era stato messo al braccio e la nonna.
— Ebbene? disse ruvidamente costei dando colla mano uno spintone al
ragazzo; che cosa c'è da star lì incantato? Non hai capito, o sei sordo?
— Ma.... balbettò _Gognino_.
— Ma, ma, ma, che ma vuoi tirar fuori adesso?
— Quel signore di ieri sera, disse timidamente il fanciullo, aveva detto
che non mi mandaste più a vendere....
La nonna lo interruppe....
— Quel signore ha detto ciò che gli piaceva, ed io faccio quel che mi
garba; va....
— E che vi dava dieci soldi per giorno: soggiunse _Gognino_ senza
muoversi dal posto, ma contorcendosi della persona come usava fare
quand'era preso dalla malavoglia di obbedire.
— Olà! Che cosa vogliono dire tante ragioni? disse la vecchia corrugando
minacciosamente le sopracciglia.
Ma _Gognino_, che era in vena di coraggio, ardì ancora di soggiungere:
— E questa mattina i dieci soldi e' ve li ha dati.
La Gattona alzò la mano per misurare al piccino uno schiaffo.
— Ve' l'impertinente!.... Che sì che ti mostro io il modo di parlare,
tristanzuolo che tu sei!... Tira via subito senz'altre parole, o che ti
levo io il ruzzo di capo: hai capito?
Il ragazzo fece greppo ma capì che il più conveniente per lui era
l'obbedire.
— E da mangiare: diss'egli ancora colla voce fatta piagnolosa: quand'è
che me ne date da mangiare?... Ho fame.
— Santa Madonna del Carmine! esclamò la vecchia come scandolezzata da
quella richiesta. Questo maladetto ragazzo è un abisso senza fondo; e'
mangierebbe il reddito di sette parrocchie!
— Ho fame! ripetè _Gognino_ cominciando a piangere per davvero.
La nonna prese per colà un pezzo di pane inferigno e lo gettò nella
cestina del ragazzo.
— Prendi e va che il diavolo ti porti.
Lo prese ad una spalla e messolo fuori chiuse l'uscio dietro di lui.
Quando fu sola nella soffitta, la _Gattona_ tirò fuori da un suo
ripostiglio un pezzo di carta che poteva ancora dirsi bianco ed un
calamaio di maiolica sporca in un bucherello del quale piantata una
penna d'oca dalle ispide barbe; pose il tutto sul tavolo zoppo che si
reggeva contro la muraglia e sedutasi colà colla carta davanti e la
penna in mano s'accinse a scrivere.
Non ebbe da aspettare pure un momento l'ispirazione, perchè, come ho
detto, fin da quando era in chiesa le pullulavano nella testa le idee
onde quella lettera doveva essere concepita; e di subito la si pose a
scrivere con un'ortografia ed una lingua tutte sue particolari.
«Ecelensa
Sonno io sotoscrita Modestina Luponi la cuale sonno statta bon[8] in
chasa suva, la cuale con cuesta mia.....»
[8] Voleva scrivere _bonne_.
La era a questo punto della sua produzione letteraria, quando si picchiò
all'uscio della soffitta.
— Chi va là? disse con accento malgrazioso la _Gattona_ scontenta
d'essere disturbata.
— Amici, rispose una voce franca e simpatica, che vi abbiamo da parlare
di cose molto rilevanti.
La _Gattona_, benchè di mala voglia, pur tuttavia s'alzò e venne ad
aprire. Entrarono Don Venanzio e Giovanni Selva.
— Siete voi, cominciò Selva senz'altro, quella donna cui chiamano la
_Gattona_?
— Son io: rispose la vecchia facendo una riverenza a Don Venanzio la cui
bella figura e l'abito pretesco sopratutto glie ne imposero di botto:
Modestina Luponi è il mio vero nome, e son qui per servirli.
— Noi veniamo a parlarvi di cosa molto delicata e che può avere gravi
conseguenze....
— Santa Madonna! esclamò la nonna di _Gognino_ alquanto sgomentata da
tali parole e dalla faccia seria ed anzi severa con cui le parlava quel
giovane ch'ella non ricordava d'aver visto ancora mai. Che cosa può
essere? Che cosa posso aver io, povera donna, di comune con lor signori
che non conosco?... Io sono una buona vecchia che non faccio male a
nessuno, e spero che non si tratterà nemmeno di far del male a me....
— Tutt'altro! rispose Giovanni. Si tratta invece che molto probabilmente
voi siete in grado di fare assai bene a qualcheduno.... e quindi anco a
voi, perchè questo qualcheduno vi sarebbe di molto riconoscente.
La _Gattona_ cominciò ad aprir le orecchie e prestare più volenterosa
attenzione.
— Ah sì? diss'ella. Ma s'avanzino, li prego, s'accomodino.
E tirò innanzi verso i due visitatori due scanni. Don Venanzio, a cui
l'età rendeva faticoso il salir delle scale, e che perciò dopo i cento e
cinquanta scalini montati per venire fin colassù sentivasi assai lasso,
sedette sur una di quelle seggiole, mentre il suo fido _Moretto_,
entrato ancor egli dietro i calcagni del padrone, veniva a sdraiarglisi
in mezzo alle gambe; Giovanni Selva, precisamente come aveva fatto la
sera innanzi Maurilio, andava ad appoggiarsi alla tavola zoppa, a cui
stava scrivendo la vecchia, quando i due visitatori erano venuti a
picchiare.
— Mia buona donna: disse allora colla sua voce cotanto buona e affatto
corrispondente alla soavità delle sembianze il canuto parroco; non è per
nostro conto che noi veniamo a parlarvi, ma gli è per una persona che
molto molto ci interessa, e cui, se siamo bene informati, voi per una
ventura che è forse l'effettuazione d'un decreto della Provvidenza,
avete conosciuto ieri sera.
La vecchia raddoppiò la sua attenzione e non cercò nemmeno di
dissimulare la viva curiosità e il vivissimo interesse che in lei
destavano siffatte parole.
— La vorrebbe dire per caso mai quel cotal signore che ier sera mi venne
in casa accompagnato da _Gognino_?... che mi lasciò qui la polizza col
suo nome scritto... Dove mai la si è cacciata?... Tò; eccola qui...
Maurilio Nella... Gli è quello?
— È quello precisamente.
La _Gattona_ si meravigliò seco stessa di quella combinazione della
sorte, per cui nel punto ch'ella stava occupandosi di quel cotale e
pensando al modo di averne informazioni, le venivano innanzi di tali con
un proposito forse uguale, con fine probabilmente identico ed era facile
che le recassero quelle nozioni appunto ch'ella desiderava.
Ma ne lo stesso mentre che seco stessa si rallegrava di questo
incidente, la sua naturale furberia le suggerì più conveniente partito
esser quello di rinserrarsi in un cauteloso riserbo per cui la potesse
riuscire ad apprender essa ciò che voleva, senza svelare, da parte sua,
agli altri nulla che la potesse compromettere.
— Che bravo signore! esclamò essa: che bell'anima!... Senza conoscermi,
egli mi parlò come un vero benefattore, e si volle assumere verso di me
e del mio povero nipotino un'opera di carità fiorita... Io non posso
nulla per lui da mostrargli la mia riconoscenza; e se potessi, la
Madonna mi legge nel cuore con quanta volontà, con quanto piacere farei
qualunque cosa! Non posso che pregare il signore Iddio e i miei Santi
protettori che lo ricompensino loro; e l'ho fatto... questa mattina ho
sentito una messa di più a sua intenzione, ed ho detto la terza parte
del Rosario per lui... E sì che ho appreso poi da mio nipote che una
brutta disgrazia gli è piombata addosso questa stessa mattina. Egli fu
arrestato...
— Ora è già rimesso in libertà: disse Don Venanzio che sperava poter
tagliare le ciancie della donna e venir egli a dire ciò che importava.
Ma la chiaccherona non si lasciò mica sconcertare per così poco.
— Davvero! riprese ella colla foga della sua parlantina, ne ho veramente
piacere. Santo cuor di Gesù e di Maria! Non poteva essere altrimenti...
E chi sa che anco le mie preghiere... le povere preghiere d'una
peccatrice sono qualche volta accolte dalla clemenza della Beata
Vergine... e chi sa che anco le mie preghiere non abbiano giovato
qualche poco...
Selva che era impaziente assai di tutte queste chiacchere della vecchia,
interruppe con meno garbo certo di quello che avrebbe usato il buon Don
Venanzio:
— Meglio che colle preghiere, poichè dite di voler giovare al nostro
amico, voi lo potete fare col rispondere francamente e compiutamente
alle domande che siamo venuti a farvi.
La _Gattona_ si tacque e parve recarsi un istante sopra se stessa a
riflettere.
— Queste domande sono venuti a farmele a nome di quel signore?
— Appunto.
— E come va?.... Scusino la mia domanda, ma io sono una povera donna che
non conosco le cose del mondo..... Come va, dico, che poichè quel
signore ora è libero, non è venuto egli stesso a farmi quelle domande
che lor signori mi dicono importanti e la cui risposta può giovargli?
Don Venanzio, temendo qualche meno paziente risposta del suo giovane
compagno, s'affrettò a risponder egli.
— La vostra osservazione è giustissima; però conviene che sappiate la
cosa essere di tal natura, che un estraneo può trattarla colla
ponderazione che ci vuole molto più di chi vi è principalmente
interessato; inoltre, che ardendo di vivissimo desiderio d'essere
chiarito il più presto possibile intorno alle cose che siam qui per
domandarvi, e non potendo tosto venire egli stesso perchè trattenuto da
alcuna bisogna, Maurilio medesimo ci ha pregati di recarci qui in sua
vece; e perchè abbia pregato noi piuttosto che altri, capirete
agevolmente, quando saprete che costui — l'avvocato Giovanni Selva — è
uno de' più intimi suoi amici, ed io sono un povero prete di campagna
che l'ho conosciuto fin dai suoi primi anni, e l'ho educato ed amato
sempre quasi come se del mio sangue.
La _Gattona_ fece un atto d'acquiescenza, come per significare che
quelle spiegazioni la soddisfacevano per l'affatto; poi dopo un poco di
silenzio in cui si vedeva ch'ella aveva studiato con molta prudenza il
modo di governarsi e le parole da pronunziare, ella disse:
— Favoriscano allora di farmele codeste domande ch'io risponderò
schiettamente come son usa sempre di fare, e nulla desidero di meglio se
non che le mie risposte possano giovare, come loro dicono, a quel
signore.
Nè Don Venanzio, nè Giovanni, erano molto destri in quell'arte di
simulazione e di accortezza che costituisce il pregio d'un buon
diplomatico, e il miglior mezzo per arrivare un fine pensavano che
fosse, e non sapevano usarne altro, quello di camminare schiettamente, a
testa levata verso di esso. Per ciò Giovanni volendo risparmiare al
vecchio sacerdote la fatica e il fastidio delle interrogazioni, cominciò
egli a dire senza più preamboli:
— Conviene che sappiate essere il nostro amico un figliuolo d'ignoti
genitori, abbandonato nelle fascie...
La vecchia non fu tanto padrona di sè che non mostrasse per un lieve
movimento una certa impressione in lei prodotta da questa novella, e
Giovanni, che era molto osservatore e che in questa occasione ancora ci
poneva tutta la sua attenzione, non fu senza notare quell'effetto,
quantunque fugace, delle sue parole.
— Con lui bambino, continuava l'amico di Maurilio, furono trovati alcuni
oggetti destinati forse nel pensiero di chi ce li aveva posti a farlo
riconoscere un giorno....
— Che oggetti? domandò con vivo interesse la _Gattona_, a cui fu
impossibile frenare o nascondere un sentimento che era qualche cosa di
più di una semplice curiosità.
— Non ho nessuna difficoltà a dirvelo: questi oggetti erano un rosario,
un bottone d'argento da livrea ed una lettera di poche parole.
La nonna di _Gognino_ chinò gli occhi alla terra perchè lo sguardo del
giovane fisso su di lei non potesse vedere entro essi il turbamento che
l'aveva presa. Giovanni si tacque come per aspettare che la donna
dicesse alcuna cosa; ed ella, rimasta così un poco immobile e muta,
cogli occhi bassi, sentendo che qualche parola bisognava pur dirla,
domandò poi, evitando studiosamente d'incontrare coi suoi gli occhi del
giovane:
— Or bene, per che modo ci ho io da entrare in codesto?
— Ve lo dico subito. Il vostro nipotino avendo per caso veduto uno di
quegli oggetti, cioè quel tal bottone, si lasciò sfuggir detto che voi
ne possedevate un altro affatto simile.
La _Gattona_ fu così malaccorta da volersi tosto difendere.
— E che per ciò? diss'ella. Primieramente codesti bottoni da livrea si
rassomiglian tutti, e il mio potrebbe anche non essere identico a
quello: e poi, quand'anche fosse, chi sa quanti si troveranno possederne
di simili, e si avrà da dire che per ciò hanno da aver avuto parte nel
trafugamento, che so io di simile, di quel bambino?
Selva sentì nel suo interno un vivo movimento di gioia che ebbe la forza
di non lasciar apparire; per lui era oramai quasi una certezza che la
sorte li aveva messi sulle buone traccie per iscoprire la origine di
Maurilio.
— E nessuno dice codesto: rispose egli con tutta pacatezza. Quanto
all'essere o non essere uguali i bottoni è una questione che potrà
essere presto risolta qui stesso, perchè voi non negherete di farci
vedere quel vostro e noi potremo giudicarne di subito. La vostra seconda
osservazione poi sarebbe giustissima se si trattasse d'un bottone da
livrea d'una famiglia tuttora vivente e di cui molto facile quindi ve ne
sieno di sparsi qua e colà; ma la cosa sta invece che là sopra vi è lo
stemma d'un casato da molti anni estinto, e di cui non esiste più nè
parentela, ne quasi persona che con esso abbia avuta attinenza. Un
oggetto come quello che ha il mio amico non c'è ragione alcuna perchè
sia stato conservato, da questa infuori, che la sia una memoria; e
l'averne voi uno simile fa supporre che anche per voi esso rappresenti
qualche ricordo del passato, manifesti qualche attinenza con quelle
medesime persone che posero vicino al fanciullo abbandonato un oggetto
compagno.
La vecchia invocò tutti i santi e le sante del paradiso per protestare
ch'essa non sapeva di nulla e che la non ci entrava per nulla.
— Ma frattanto, disse allora Don Venanzio colla sua voce calma ed
insinuante: avreste voi alcuna ripugnanza a lasciarci vedere quel vostro
bottone?
La donna stette un momento in forse: ma poi la voglia vivace che in
realtà aveva ancor essa di appurare il vero la spinse ad acconsentire
alla richiesta. Andò presso una specie di madia che c'era in un angolo,
ed apertala trasse dal fondo un cartoccino di carta, sviluppato il
quale, fece brillare il terso argento d'un bottone stemmato. Don
Venanzio, a cui la vecchia lo porse, non ebbe che da prenderlo in mano
per riconoscere che era affatto affatto uguale a quello di Maurilio; la
medesima arma gentilizia: nella parte superiore un mezzo leone rampante
in campo azzurro, nella inferiore tre stelle disposte a triangolo in
campo d'oro, sormontato il tutto da un cimiero con corona comitale, ed
intorno una lista ripiegata con scrittavi in carattere gotico la
leggenda: _voluntas ardua vincit_.
A Giovanni era bastato eziandio un colpo d'occhio per vedere che
_Gognino_ aveva avuto ragione e quello posseduto dalla vecchia era tale
e quale come il bottone trovato addosso al fanciullo abbandonato. I due
amici di Maurilio si scambiarono uno sguardo d'intelligenza, il quale
manifestava eziandio in ambedue una certa emozione.
— Non v'è più dubbio nessuno, disse Don Venanzio, i due bottoni sono
perfettamente uguali.... Voi non vi stupirete, brava donna, se noi
crediamo dover pregarvi a dirci come e in che modo questo oggetto è
venuto nelle vostre mani, se voi avete avuto alcuna attinenza colla
famiglia di cui qui sopra sta in rilievo lo stemma, se finalmente voi
potete darci alcuno fosse pur anco lievissimo indizio per venire a capo
di argomentare da chi sia stato abbandonato infante il nostro giovane
amico, se alcun rapporto ha la sua nascita con alcuno che di poco o
d'assai appartenesse a quella famiglia ora spenta.... Certo voi potete
facilmente smagare ogni nostra domanda colla semplice risposta che già
ci avete dato, cioè di non saper nulla: ma pensate, se fosse
diversamente, in cosa di tanto rilievo qual carico prenderebbe la vostra
coscienza....
— Pensate, soggiunse vivamente Giovanni che per vincere le esitazioni
della vecchia pensava più acconci argomenti d'altra fatta, pensate che,
se restituito col vostro aiuto ad una ricchezza, ad un nome illustre che
gli appartengano, il nostro amico vi ricompenserà più che largamente.
La _Gattona_ stette un poco senza parlare, profondamente riflettendo
seco stessa, senza badare forse che queste sue oscitanze, come le parole
che già si era lasciata scappare, davano sempre maggior fondamento alla
supposizione che essa qualche cosa sapesse di quel segreto.
Quando poi parlò, invece di dare una risposta, fece essa una domanda.
— Poichè essi mi dicono che quell'arma appartiene ad una famiglia che
ora è spenta affatto, sanno essi qual nome avesse questa famiglia?
— Si, rispose Don Venanzio. Ho già fatto, parecchi anni or sono, delle
ricerche intorno ad essa e non venni a capo di null'altro che di sapere
chiamarsi la medesima De Meyrat.
— Ebbene, disse allora la donna, io dirò tutta la verità per quanto mi
riguarda e vedranno che la è molto semplice... È vero che quel bottone
appartiene alla livrea dei De Meyrat; ed ecco il come si trova in mia
mano... Mio marito buon'anima... che la clemenza di Dio gli dia pace nel
mondo di là, che in questo, lo scellerato me ne ha fatto vedere di tutti
i colori... mio marito era domestico in quella casa. Ne uscì
naturalmente, e prima ancora che mi conoscesse, quando il colonnello,
ultimo di quel nome, fu ammazzato ad una battaglia di Napoleone...
laggiù in Alemagna.... che non mi ricordo più come la si dice.
— Lipsia: suggerì Don Venanzio che l'aveva udita rammentare ancora
quella stessa mattina dal marchese di Baldissero.
— Sarà benissimo come Lei dice. Alla vendita che si fece di tutta la
roba famigliare, si rubò a man salva da ogni parte, e l'intendente,
com'è naturale, rubava più di tutti... Mio marito che allora era
giovanissimo e inesperto... ah! se fosse stato più tardi avrebbe saputo
farla un po' meglio..... non portò via che alcuni miseri gioielli e
degli abiti, fra cui alcuni da livrea; è vero che di questi seppe
scegliere quelli che avevano i bottoni e i galloni di vero argento,
lusso che quella famiglia si permetteva, e che ora non si vede più...
Come lor signori posson capire, tutta questa roba andò via via fondendo
a poco a poco, e quando parecchi anni più tardi io sposai quel benedetto
uomo... per mia disgrazia devo dire, ed in quel momento la Beata Vergine
mia special patrona ed avvocata mi ebbe levato la sua santa protezione,
chè ne ho visto di tutti i colori con quell'animale... basta!, quando lo
sposai non rimaneva più che una filza di cotali bottoni; e questi gli
uni dopo gli altri andarono ancor essi dall'argentiere, finchè non me ne
rimase più che quello lì ch'io ho voluto conservare in ricordo d'un
tempo migliore e come memoria del mi' uomo che Dio abbia in gloria... E
questa è la verità sacrosanta, parola sacratissima di Modestina Luponi;
e voglio che il Cielo mi _perfondi_ se ho detto tanto così che non sia.
In tutto codesto, fosse o no la verità, non v'era lume alcuno da avere
per l'intricata quistione cui proseguivano i due amici di Maurilio; e
non potendosi essi acquetare così facilmente a rinunciare alla concepita
speranza di trovare in quel fatto un bandolo della matassa, vennero
muovendo e l'uno e l'altro a vicenda interrogazioni e sollecitazioni ed
anco preghiere varie, insinuanti, accalorate; ma tutto inutilmente. La
vecchia, lieta in sè stessa di essere da sua parte chiarita di quanto
voleva sapere, pensava buona politica per suo interesse di lasciare i
suoi interlocutori al buio, affine di poter agire essa sola in proposito
e secondo sue convenienze.
I due amici di Maurilio, disperando oramai di vincere l'ostinazione
della vecchia, e poco lontani dal persuadersi, che in realtà poi ella
non avesse nulla da dire, stavano per andarsene, quando, per fortuna gli
occhi di Giovanni Selva caddero sul foglio di carta cui la _Gattona_
stava scrivendo prima del loro arrivo, ed al quale egli, appoggiato alla
tavola, aveva sin'allora volto le spalle.
Il giovane mandò un'esclamazione in cui v'era sorpresa, soddisfazione e