La plebe, parte III - 07

confidenza che in me fu posta... Mi pronunzierei con ciò addirittura per
la _cocca_ ad ogni costo... Eh! ci avrei la Maddalena da mandarvi.
In quella incontrò appunto col suo lo sguardo di Maddalena, la quale
aveva negli occhi un lampo, un ammicco d'intelligenza cui Pelone
comprese benissimo.
— Quella sgualdrina, figliuola di Satanasso che Dio la benedica, ha
avuto la medesima idea.... Sono certo che appena saremo entrati
nell'altra stanza, essa se ne corre in _Cafarnao_ passando per la
bottega di _Baciccia_. Dovrei impedirglielo?... Eh sì; come fare? A meno
di rinchiuderla.... E d'altronde, se glielo impedissi, ella mi
denunzierebbe senza fallo al _medichino_; e allora.... povera la mia
pelle!... Uhm! uhm! sarà forse meglio lasciar andare le cose come
vogliono andare.
S'accostò col suo passo silenzioso e colla sua tosse profonda a Barnaba,
e gli disse quasi in confidenza:
— Sono ai vostri ordini.
Barnaba passò primo nella stanza dell'uscio a vetri colle tendoline
rosse, e l'oste lo seguì; ma nell'entrare egli potè vedere colla coda
dell'occhio la Maddalena, che sgusciava fuori della porta d'entrata.
— La pettegola ci va davvero! Pensava Pelone: ora sì che mi trovo
proprio fra l'incudine e il martello. Bisogna ch'io parli con costui di
guisa da non destarne il menomo sospetto, e bisogna che chi mi ascolterà
di dietro l'assito non possa arguirne tutto il tenore dei miei rapporti
colla Polizia.... Basta! Non sono poi così novellino da lasciarmi
facilmente intascare.
Ma il discorso che di botto incominciò il suo interlocutore fu tale e
così inaspettato per Pelone, che egli non potè a meno di rimanerne tutto
sbalordito.
— Sai tu quello che mi capita, vecchio Pelone? Una cosa inaspettata,
inaudita, una scelleraggine che non può aver la compagna.... Oh va e
frustati la vita, beccati il cervello e consuma i tuoi migliori anni e
corri ogni maggior pericolo per servire a dovere i potenti ed il
Governo.... Ecco il bel compenso che te ne danno! Ecco la bella
gratitudine che hai da aspettarti!.... Sai tu quel che mi capita,
Pelone?
Con un atto che gli era abituale quando voleva fermare più specialmente
l'attenzione della persona a cui parlava, strinse il braccio del
bettoliere e soggiunse a voce più bassa:
— Io sono mandato via dal servizio senza un nè due, sono cacciato sul
lastrico come si caccia fuor della porta a calci un cane che ha il torto
di non piacer più ad un malvagio padrone. Che diventi arrabbiato, o
crepi di fame, o gli uomini del municipio gli facciano tirar le cuoia
col _boccone_ avvelenato. Che importa?..... Io, io stesso, ne sono a
quella, Pelone.
Questi non dissimulò punto il grandissimo stupore che gli cagionò un
simile discorso di cui non avrebbe mai più sognato avesse da sentir
l'uguale.
— Davvero!... Possibile!... Voi privato dell'impiego?
— Scacciato come un servo inutile od infedele, ti dico: ripetè Barnaba
dando alla sua fisionomia tutte le sembianze d'un'ira e di un dolore che
in realtà non aveva da far molto sforzo nè impiegar molta arte per
fingere.
Ma in Pelone, che a prima giunta era stato preso dalla sorpresa della
meraviglia soltanto, erano ora entrati il sospetto e la diffidenza.
— Uhm! diss'egli fra sè: adagio Biagio; qui c'è qualche tranello...
Tossì per due minuti di seguito affine di non aver da parlare,
e intanto fissò ben bene quel suo sguardo affondato nella faccia
dell'interlocutore; non potè a niun modo penetrare in costui, al di là
di quella sembianza esteriore, maschera o verità che fosse, cui mostrava
nell'espressione del viso.
— Ma come!... Ma perchè successe egli codesto? domandò poscia Pelone
quand'ebbe finito di tossire.
— Come? rispose con amarissima ironia il poliziotto. Perchè? Nella più
semplice maniera e per la più legittima ragione del mondo. V'è per costà
un'illustre cortigiana venuta su dal fango del trivio alla suntuosità
d'un appartamento di primo piano, grazie alla corruttela di ricchi e
potenti viziosi, fra cui primo un principotto dal cervello di passero e
dal cuore di lucertola.....
— Oh oh! esclamò scandolezzato Pelone; messer Barnaba, come parlate voi?
E intanto il furbo di bettoliere pensava:
— Questo è un tranello, gli è certo; in guardia. Pelone!
Barnaba da canto suo ficcò lo sguardo entro le affondate occhiaie
dell'oste.
— C'è qualcheduno che possa udire le nostre parole qui? domandò egli
bruscamente.
— Nessuno, nessuno affatto: rispose l'oste con premura; e mentre il
poliziotto girava intorno uno sguardo scrutatore che pareva voler
penetrar le muraglie. Pelone soggiungeva fra sè e sè:
— Ci sei tu, carino, che il diavolo possa torcerti il collo, maladetta
d'una spia... e basta!
— Se dunque nessuno ci può sentire, lasciami parlare a modo mio, corpo
di mille diavoli, chè la bile mi affoga: ripigliava Barnaba. Una sì nera
ingratitudine non grida ella vendetta?... Essi credono di potersi
sbarazzare d'un uomo della mia fatta, come d'un babbeo qualunque: e
s'ingannano. Darei non so quanto e sarei capace di non so che cosa per
farla loro pagare....
Tornò a mettere la destra sul braccio dell'oste.
— Dà un po' retta, Pelone: aggiunse abbassando la voce. Ad
un'associazione di individui coraggiosi e senza scrupoli che si vogliano
ricattare col fatto loro dei torti che subiscono dalla sorte e dalla
società, oh non ti pare che sarebbe un acquisto niente affatto
disprezzevole quello d'un uomo come son io?
Pelone tossiva e guardava in terra.
— Non vi capisco: rispose di poi quando il suo compagno si fu taciuto ed
ebbe aspettato per un poco la risposta.
Barnaba ricorse allo spediente d'un apologo.
— Ci sono due eserciti che combattono: un capitano, un soldato anche
solamente, se vuoi, maltrattato da quelli per cui espone la vita,
abbandona le insegne e si reca nel campo nemico ad arrecare in servizio
di quelli che furono sin'allora suoi avversari un valore che gli sarà di
meglio ricompensato. Quando questo nuovo combattente potesse in realtà
giovare di molto alla parte a cui è rifuggito, non avrebbero gran torto
coloro ai quali si offrisse, di respingerlo?... Hai tu capito adesso?
Il bettoliere stette di nuovo un po' di tempo senza rispondere, poscia
tentennando il capo ed osando guardare in faccia il suo compagno, disse
tranquillamente:
— Io capisco poco. Le cose mi piacciono dette apertamente, senza
arzigogoli e avvolgimenti. Se dunque volete ch'io vi possa fare una
categorica risposta, abbiate la compiacenza di spiegarvi pianamente, da
buon cristiano, senza favole ed esempi.
Il poliziotto che aveva preso e tenuto sino allora un tutto nuovo
contegno di famigliarità amichevole, quasi da camerata, ritornò di
presente in quello che sempre aveva avuto per l'innanzi verso il
bettoliere: un contegno di superiorità autorevole insieme e
motteggiante, di superbia e di scherno.
— Cospetto! Non l'avrei mai supposto che fosse così duro il tuo
comprendonio. Tu vuoi dunque che io metta, come si suol dire, i punti
sopra gl'i?... Bene! Stammi a sentire. Che tu sei un fior d'onest'uomo,
questo si sa. Preso una volta, giovanetto ancora, a rubare con poca
prudenza, assaggiasti del carcere; ma codesto fu per te di un
meraviglioso profitto. La prudenza ti venne. Comprendesti che colla
Polizia era cosa da pazzo l'urtare di fronte. Le diventasti amico e
servitore; continuando nelle antiche attinenze coi ladri facesti intanto
per essa onestamente la spia.
Pelone mostrava con evidenza di trovarsi in un poco gradevole momento.
Dimenava sulla panca su cui erasi seduto, la sua lunga persona
dinoccolata; ed un istante il suo sguardo si volse spaventato verso un
punto della parete, tutt'intorno coperta sino ad una certa altezza di
tavole di legno. Fu un movimento ratto come un baleno, ma pur tuttavia
l'occhio esperto ed osservatore di Barnaba che stava intentissimo a
scrutare le sembianze del suo compagno, quell'occhio da uccel di rapina
lo vide. Scoccò ancor egli, il poliziotto, una guardata verso quella
parte. Pelone s'accorse dell'errore a cui s'era lasciato andare, e
curvato più giù il suo corpo macilento, ruppe in una tosse più forte,
più violenta e di maggior durata del solito. Barnaba lo guardò a tossire
in silenzio: quando l'oste ebbe finito riprese con tutta tranquillità il
discorso come se non fosse stato in alcun modo interrotto.
— Tu dunque da una parte porgi una mano soccorrevole ai ladri che la
sanno unger bene, dall'altra prendi dalla Polizia denaro e tolleranza
per certe maccatelle, al prezzo di darle di quando in quando tra mano
qualche miserabile che tu vendi.
Un altro accesso di tosse assalì il povero Pelone che si trovava ad un
vero supplizio; e anco una volta un intimo impulso più forte di lui gli
fece correre lo sguardo a quel certo punto della stanza.
— Cospetto! che razza di tosse maligna che tu hai quest'oggi!
— Ah! la ho sempre pur troppo: rispose con tono dolente e colla sua voce
più cavernosa che mai l'oste, i cui sguardi esprimevan insieme spavento
e supplicazione; ma oggi la mi tormenta ancora di più. Gli è questo
tempo così freddo che mi rovina. Se sapeste quanto soffro! Son di belle
notti che dormo punto o poco; e giusto la notte scorsa fu per me una
delle più triste.....
— Mi rincresce tanto: interruppe con beffarda insolenza Barnaba; ma
siccome non ci so che fare, lasciami riprendere il nostro discorso.
— Il diavolo che lo strozzi, brutto arnese da forca, diceva fra sè
stesso, masticando colle denudate gengive la sua stizza, il bravo
bettoliere; che sì che là dietro vi può essere qualcheduno della
_cocca_, che udendo codesto è capace di farmi qualche brutto
complimento.
— Or dunque, continuava il poliziotto, io vengo da te, che hai sì buone
attinenze dall'una parte e dall'altra, che vai coi santi in chiesa e coi
ghiottoni all'osteria....
— Ho capito: disse vivacemente Pelone agitando la testa dall'alto in
basso come un bamboccio chinese: ho capito perfettamente ciò che mi
volete.
— Benone! Che sì che l'intelligenza ti si è svegliata in buon punto!
— Ma quello che voi volete, è impossibile, perchè nell'apprezzare la mia
condotta voi mi calunniate stranamente. Io protesto e riprotesto che con
quei tristi arnesi a cui voi fate allusione, non ho relazione di sorta.
— Eh via! vuoi tu pigliarmi per uno sciocco? Sai che da lungo tempo ti
conosco.
Pelone fece un movimento.
— Tu dubiti della sincerità delle mie parole, riprese Barnaba con
vivacità. Hai ragione. Farei lo stesso anch'io nei panni tuoi; certo
dubiteranno ancora più di te quelli a cui comunicherai le mie
proposte....
— Ma io non comunicherò nulla a nessuno, interruppe l'oste agitando la
mano e il capo in una mossa protestatrice, perchè io non conosco
nessuno, perchè io non so nulla di codesti affari.
Barnaba continuò come se la interruzione non avesse avuto luogo.
— Di' loro, a quei cotali, che io sono pronto, quando vogliano, a dar
prove tali della mia buona fede, innanzi a cui ogni dubbio ed ogni
sospetto deve sparire.
— Vi ripeto....
— Siamo intesi.... Ti lascio tempo a pensare alle mie parole, a
deciderti e fare la mia commissione... Questa sera sul tardi passerò di
qua, come al solito Sarà assai bene per te se mi potrai già fare una
risposta; e meglio ancora se quella risposta sarà secondo il mio
desiderio....
— Impossibile, impossibile, caro sor Barnaba, perchè proprio, in
coscienza, in santa e vera verità io con quella gente non...
— Che se tu non vuoi fare a mio talento in codesto, sappi che non mi
mancheranno altri modi per giungere al mio scopo, che so già fin d'ora
quali altre strade aprirmi per arrivarci, e che a te la falò pagare ad
ogni costo.
— Ma...
— Ora basta... Andiamo di là che ho due parole da dire alla tua
Maddalena...
Nella stanzaccia non c'era che Meo, il quale tirava dei sospironi
grossi, curvo sopra il braciere.
— E Maddalena? domandò Barnaba. È forse costì sotto?
Meo scosse la testa coll'aria addolorata d'un uomo che ha mal di denti.
— No.
— Dov'è?
— Fuori.
Pelone finse una gran collera.
— Sempre così quella sgualdrina d'una sgualdrina, pettegola, che Dio le
mandi un accidente... Appena io ho voltato le spalle, la mi sguscia via
per andare a chiaccolare... e far peggio.
Meo trasse un sospiro più forte di tutti i precedenti.
— L'aspetterò un momento: disse Barnaba. Frattanto che aspetto, tu, bel
giovane, vai dal tabaccaio e mi compri un paio di sigari; tò un da
quattro soldi.
Il giovinastro si alzò a malincuore, prese la moneta ed uscì con
evidentissima mala voglia.
Barnaba stette ancora pochi minuti e poi fece l'atto d'un uomo che si
ricorda di colpo d'una cosa cui aveva obliato. Guardò il suo oriuolo e
disse:
— Per bacco! Non pensavo più che avevo un affare a cui provvedere
proprio adesso. Conviene ch'io vada. Parlerò altra volta a Maddalena.
S'avviò all'uscio.
— E Meo coi sigari? domandò Pelone.
— Lo incontrerò per via, e se non l'incontro, mi terrete voi i sigari in
disparte e serviranno per un'altra volta.
Quello di mandar Meo in commissione era stato uno spediente immaginato
da Barnaba per aver modo di poter dire due parole a quello scimunito
senza che le udisse il padrone nè Maddalena, i quali vegliavano con
molta cura su di lui. Uscendo dall'osteria prima che Meo fosse rientrato
e fermandolo per la strada, Barnaba sarebbe pur finalmente riuscito a
ciò per cui dopo il colloquio col Commissario aveva pensato di venire a
quella taverna.
Ma mentre egli stava per partirsene, ecco soprarrivare correndo la
Maddalena. Entrò coll'impeto d'una bomba, si tolse di capo un
fazzolettino con cui aveva riparato le sue chiome dalla neve e si scosse
dalle spalle e dalle braccia quella che vi era caduta su.
— Dove sei stata? donde vieni disgraziatella che..... Dio ti benedica!
le disse Pelone a cui la debolezza dalla voce non consenti di gridare.
— Vengo da fare una commissione, oh bella! rispose la giovane correndo
di nuovo innanzi allo specchietto a raggiustarsi i capelli.
— C'è qui il signor Barnaba che ti vuol parlare.....
Maddalena s'interruppe nella sua opera d'acconciatura, si volse a mezzo
della persona sulle sue anche bene sviluppate e guardando con istupore
il poliziotto si mise una mano sul seno per additarsi e disse
meravigliata.
— A me?
— Si, Maddalena; e di cose che molto v'interessano e per cui mi sarete
riconoscente, ne sono sicuro.
La ragazza fece spalluccie ed allungò il labbro inferiore in una
smorfietta che significava:
— Non so a niun modo che cosa possiate dirmi voi che abbia alcun
interesse per me.
— Ma ora, continuava Barnaba, non ho più il tempo. Verrò stassera: ed
allora vi toglierò per dieci minuti ai vostri soliti adoratori.
Maddalena fece un cenno d'acconsentimento indifferente, e Barnaba uscì.
— Se crede trarmi nelle sue panie quel pocaccorto li; disse la giovane
guardando con ischerno dietro il poliziotto che partiva; e' la sbaglia
di grosso.
Pelone si fece accosto accosto alla giovane e le disse con voce tanto
sommessa che non era più che un soffio:
— Dove sei tu andata cara figliuola?... (che il diavolo la porti):
soggiunse fra le gengive.
Maddalena volse verso il padrone il suo muso impertinente.
— Dove? diss'ella.... To': ecco là qualcheduno che ve lo dirà per bene.
L'oste si voltò a quella parte che Maddalena gli additava. L'uscio a
vetri dello stanzino s'era socchiuso senza rumore di sorta, e frammezzo
alla apertura compariva la faccia da faina di Graffigna che faceva cenno
a Pelone andasse a parlargli.
Maddalena era corsa con tutta la possibile velocità alla bottega del
_Baciccia_, e colà aveva domandato la si lasciasse introdursi nel
sotterraneo dove aveva roba di gran premura da fare e dire, e dove per
quel momento non si poteva penetrare dalla taverna.
_Baciccia_ che conosceva le strette ed intime attinenze che passavano
fra costei e il capo della _cocca_, non fece la menoma difficoltà per
lasciarla penetrare dal segretissimo usciuolo nell'andito che sotto il
suolo del cortile e le fondamenta delle case conduceva nel cosidetto
_Cafarnao_: e dieci minuti dopo essersi partita dall'osteria, la giovane
entrava impetuosa e sollecita nel vasto stanzone che vi ho descritto
nella seconda parte del mio racconto.
Colà poco prima di lei era entrato eziandio Andrea il fabbro, il povero
marito di Paolina. Ma egli v'era penetrato nel modo seguente:
Uscito dall'ospitale in cui dolorava senza cognizione di sè la misera
sua moglie; uscito dall'asilo in cui erano stati accolti i suoi figli
sui quali egli aveva pianto e i quali avevano pianto con lui, come se
un'eterna separazione dovesse aver luogo fra loro, Andrea aveva
raggiunto Marcaccio, risoluto ad ogni cosa; ed animato com'egli era
tuttavia dal vino, dal dolore vivissimo, dal furore contro lo spietato
Nariccia, facilmente, senza più il menomo riluttare, era stato condotto
dal perfido amico là dove li attendeva Graffigna, nella bottega da
rigattiere di _Baciccia_.
— Caro mio, aveva detto Graffigna ad Andrea colla sua voce fessa e il
tono dolcereccio, qui conviene prestarsi ad una piccola formalità:
quella di lasciarvi bendar gli occhi e camminare così, tenuto per mano,
un dieci minuti o un quarto d'ora, che tanto ci vuole ad arrivare
all'entrata di quel luogo in cui devo introdurvi. Lo volete?
— Voglio: rispose laconicamente Andrea coi denti stretti da quell'ira
profonda che tutto l'occupava.
Marcaccio, che non era abbastanza innanzi nella gerarchia della _cocca_
per penetrare in _Cafarnao_, era partito appena aveva condotto il
compagno innanzi a Graffigna.
Questi chiuse ben bene l'uscio che metteva nella bottega del rigattiere;
poi aprì un armadio e fece comparire agli occhi d'Andrea un quadro in
cui una grossolana stampa di Madonna alluminata a colori i più stonati
del mondo, e intorno al quadro un arazzo di seta rossa a frangie d'oro,
e dinnanzi per due ganci appiccati, due candele di quelle pitturate a
fogliami che si sogliono distribuire dai sacrestani ai devoti (per
averne la mancia) il dì della Purificazione della Vergine.
Graffigna con tutta la gravità e la compunzione che avrebbe potuto avere
un sacrestano di professione, accese le due candele, poi trasse dinnanzi
all'immagine Andrea meravigliato, levò di tasca uno stile la cui lama
acuta luccicava al chiaror rossigno che mandava la fiamma delle due
candele, e con accento pieno di solennità, gli disse:
— Voi avete ancora da giurare che di quanto vi capita qui, adesso, di
quanto state per fare e per vedere, in qualunque siasi circostanza, per
qualunque siasi ragione o minaccia, voi non vi lascierete sfuggire
parola alcuna con persona al mondo, nè anco colla più intima, e se
mancate al giuramento questo ferro vi punisca nella vita presente, e
Iddio vi condanni come spergiuro ai tormenti eterni nella vita futura.
In quell'epoca dell'anno la notte viene sollecita, più sollecita ancora
in quelle straduzze strette in cui s'apriva il fondaco di _Baciccia_, e
in giornate, com'era quella, di cattivissimo tempo. La retrobottega in
cui la luce del giorno non penetrava che per una finestrucola aperta in
un cortiletto cui avreste detto benissimo un pozzo scavato in mezzo alle
alte case, era a quell'ora già più che a mezzo nelle tenebre; e tale
oscurità conferiva a fare la voluta impressione nell'anima di Andrea da
tutte le precedenze già troppo disposta ad essere facilmente
maneggiabile dall'arte di Graffigna.
Andrea giurò quasi tremante, colla più sincera e ferma determinazione di
non tradir mai quel giuramento; e allora il suo iniziatore, spente le
candele, richiuso l'armadio, gli cinse le tempia d'un fazzoletto così
bene e fortemente legato, che ci fosse stata in quella stanza anche la
luce del pien meriggio, egli non avrebbe visto che notte compiuta.
Poscia Graffigna lo prese per mano e gli disse:
— Ora ci conviene ancora fare un bel tratto di cammino prima di giungere
all'entrata del luogo dove ho da condurvi; datemi la mano e venite senza
timore. Per ora la via è tutta piana; quando vi sarà da discendere, ve
ne avvertirò.
Lo prese per mano e lo fece avviarsi. Ad Andrea parve di andare, andare
per lunga tratta, udì aprirsi e richiudersi diverse porte, e quando il
suo conduttore gli disse poi: — Eccoci ora all'ingresso del nostro
rifugio; — egli credeva d'essere di molto lontano da quella scura stanza
di retrobottega, in cui gli avevano bendati gli occhi. Il vero era
invece ch'egli non n'era punto uscito e che altro non gli si era fatto
fare che dar le volte colà dentro, aprendosi e chiudendosi di quando in
quando sempre la medesima porta che era quella per cui dalla
retrobottega medesima si penetrava nel piccolo andito, dove un uscio
accuratamente dissimulato metteva sulla scala per scendere nel
sotterraneo.
Qui Graffigna lo fece scender piano piano dopo aver accuratamente chiuso
alle loro spalle l'usciolo segreto, e traverso il lungo corridoio
sotterra lo condusse in _Cafarnao_, dove finalmente gli levò la fascia
dagli occhi.
Andrea guardò stupito intorno a sè. La luce che vi ho detto penetrare in
quel luogo da certe feritoie onde si rinnovava l'aria eziandio, in quel
momento per l'ora del giorno già avanzata faceva difetto del tutto: il
luogo non era illuminato più che dalla lampada pendente dal mezzo della
vôlta.
— Or su, qui non c'è tempo da perdere nè da stupirsi: disse bruscamente
Graffigna ad Andrea: ecco qui tutti gli strumenti che vi possono
occorrere pel vostro mestiere. Qui potete lavorare con tutta
tranquillità, sicuro che nessuno verrà a disturbarci il meno del mondo.
Io vi aiuterò ad accendere il fuoco e tirerò il mantice. Eccovi le
impronte di cera; mettetevi di buon animo all'opera e fatevi onore.
S'erano appena messi alla bisogna, quando, come per contraddire alle
parole di Graffigna, all'uscio ch'egli aveva chiuso dietro di sè
(quell'uscio che per alquanti scalini metteva nella rotonda in cui
facevano capo i tre sotterranei) s'udì un picchiare con un dato numero
di colpi ed a certi intervalli.
Andrea fece un trasalto e impallidì.
— Non temete di nulla, gli disse Graffigna sorridendo, qui non ci può
penetrare nemico nessuno, e quel modo di battere rivela un amico dei più
intimi.
Andò ad aprire e si trovò in faccia la Maddalena affannata dall'essere
corsa con tanta sollecitudine.
— Che cosa c'è? domandò Graffigna.
— Il _medichino_ è qui? di rimbalzo interrogò Maddalena.
— No. Per che cosa siete venuta a cercarlo?
Maddalena gli disse la ragione.
— Collo da forca! esclamò Graffigna tutto lieto. La cosa non potrebbe
andar meglio. È a me che tocca esaminare il muso di quel coso là. Il
_medichino_ me lo ha specialmente raccomandato, e mi preme farmi onore
levandocelo dai piedi. Brava la mia ragazza. Voi tornate a casa vostra
per la strada da cui siete venuta: io m'affretto pel corridoio al mio
posto d'osservazione.
Maddalena partì com'era arrivata, e Graffigna disse ad Andrea:
— Io mi allontano di qui per pochi minuti soltanto, voi continuate
allegramente nell'opera vostra e non abbiate timore nessuno che non
tarderò a ritornare e con delle buone provvigioni per darvi forza al
lavoro e passare allegramente i momenti di riposo.
Nel partire chiuse dentro a chiave il fabbro e pel corridoio sotterraneo
corse dietro l'assito della stanza riposta dell'osteria di Pelone.
Appena ebbe posto l'occhio al bucherello per cui si vedeva entro la
stanza, gli comparve innanzi la faccia sbarbata di Barnaba.
— Buono! diss'egli fra se medesimo. Nè il nome, nè la faccia non mi
scappano più.
Stette ascoltando. Il poliziotto si offeriva d'entrare nell'associazione
dei malfattori.
— Che stupido! pensò Graffigna crollando le spalle. Ed ei si pensa che
noi diam dentro in simil rete grossolana?
Quando Barnaba fu uscito, Graffigna aperse pian piano l'usciolo nascosto
nell'intavolatura, e sgusciato nel camerino, comparve poi, come vedemmo,
agli occhi di Pelone che chiamò perchè gli andasse a parlare.
L'oste si recò con premura nel camerino.
— Avete udito quel che qui si è detto? domandò egli a Graffigna non
senza una certa ansietà.
— In parte..... Quel Barnaba ha detto che sarebbe tornato qui stassera
sul tardi: è quello che ci vuole. Bisogna che voi troviate modo di farlo
fermarsi qui il più tardi possibile...
— Come ho da fare? domandò Pelone, che guardava il suo interlocutore con
una specie di paura.
— Che? Non sapreste da voi stesso trovare un espediente per ciò?
Ditegli, per esempio, che avete comunicato la sua proposta a certuni, i
quali desiderano parlare con lui direttamente e verranno qui dopo la
mezzanotte....
— Ma codesto gli è confessare che io conosco quella certa gente.
Graffigna si strinse nelle spalle.
— Trovate voi qualche cosa di meglio. L'importante è che costui non esca
di qua se non dopo la mezzanotte. Prima di quell'ora le strade non sono
ancora ben sicure per un colpo, e poi c'è grande adunanza stassera e ci
avrò da fare. Ch'egli si avventuri in queste strade dopo mezzanotte, e
il suo conto sarà saldato.
Pelone fu preso da un accesso di tosse, il che lo esentò dal manifestare
in qualunque modo una sua idea.
— Siamo dunque intesi: soggiunse Graffigna, che prese il silenzio
dell'oste per un assentimento, e se la cosa mi va male per colpa tua,
guai a te!... Ora dammi un paio di bottiglie di quel suggellato e
qualche coserella da mettere sotto il dente, che ci ho là un operaio da
mantenere in buona voglia e in buon umore.
Prese vino, pane e salame e tornò pel sotterraneo presso Andrea, che
continuava nella sua opera di fabbricar le chiavi.
Barnaba intanto, uscito dall'osteria di Pelone, diresse i suoi passi
verso la più vicina bottega da tabaccaio a cui pensava che
quell'imbecille di Meo doveva essere andato. Lo incontrò diffatti a
pochi passi da quella bottega, che veniva di ritorno alla taverna.
— Meo, gli disse arrestandolo, vieni un momento qui sotto questa porta
che ti ho da dire due parole.
Il giovinastro seguì Barnaba sotto la vôlta d'un portone lì presso, e
quando furono colà trasse di tasca i due sigari che aveva comperato e i
due soldi che glie n'eran rimasti.
— To'; eccole la sua roba: diss'egli.
Barnaba prese i sigari e respinse la mano che teneva le due monete di
rame.
— Que' soldi tientili; e' son per te.
Lo scimunito allargò tanto d'occhi a quel dono che era molto lontano
dall'aspettarsi, e mise in tasca i due soldoni con una certa vivacità
che svelava come la sua grossa natura non fosse inaccessibile alla
seduzione del denaro.
— Bisogna che io ti parli a lungo e sul sodo di certe cose che ti
interessano e ti toccano da vicino più che non credi: così continuava il
poliziotto: ma bisogna che ciò avvenga in segreto, senza che alcuno
possa sospettare, e tanto meno Pelone e la Maddalena. Per ora tu sei
atteso in bottega e non ti conviene soverchiamente indugiarti; ma questa
sera bisogna che tu prenda un'occasione qualunque di scappolartela e di
venire ad un convegno ch'io ti darò per sentire ciò che occorre.... Hai
capito?
Meo guardava chi gli parlava colla sua solita aria melensa e non faceva
la menoma parola nè il menomo atto di intelligenza e di risposta.
Barnaba lo prese ai panni e scuotendolo un poco quasi per destarne gli
spiriti, ripetè:
— Hai tu capito?... Ho cose gravissime da dirti che t'interessano....
Potrai guadagnare delle belle somme....
Accostò le labbra all'orecchio di Meo e soggiunse:
— E vendicarti di Maddalena e del suo amante.
Gli occhi di vetro dell'imbecille Meo all'udire accennate le somme ch'ei
poteva guadagnare, mandarono un baleno, ma a quest'ultime parole si
accesero vieppiù e sfavillarono come se ad un tratto si fosse suscitata
dietro di loro la fiamma dell'intelligenza.
— Ah vendicarmi di loro! esclamò, di lui sopratutto!... Certo che