La plebe, parte I - 07

Total number of words is 4431
Total number of unique words is 1773
36.5 of words are in the 2000 most common words
52.0 of words are in the 5000 most common words
59.9 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
oleandri; mille fiammelle alimentate dal gaz e dalla cera brillavano a
gara nel tepore di quell'ambiente. Come aveva detto il portinaio, si
stava aspettando da un momento all'altro l'arrivo della Corte. Sotto
l'atrio, facendo ala fino al vestibolo, erano schierate in due file le
guardie del palazzo reale; a cominciar dal vestibolo, su per tutto lo
scalone, ad ogni due passi, da una parte e dall'altra, sorgeva il
cappello piumato e scintillavano a quel tanto bagliore gli spallini e le
tracolle d'argento d'una guardia del Corpo. La deputazione dei soci
dell'_Accademia_ destinata a ricevere le LL. MM. e le LL. AA. RR. già
era venuta giù fino al ripiano frammezzo alle due branche dello scalone,
e mostrava in gruppo le sue cravatte bianche e i suoi vestiti a coda.
Voi comprendete quindi quanto fosse mai inopportuna la venuta e la
domanda del nostro povero Maurilio. Quando il buon veterano ebbe
spiegato l'una e l'altra al domestico, questi volse sul meschino
mantello del giovane lo stesso sguardo di disprezzo che già s'era
meritato dal portinaio, e rispose crollando le spalle per impazienza e
sorridendo con superba compassione.
— Eh! siete matto, brav'uomo! Si ha ben altro da pensare adesso! E poi
chi potrebbe mai trovare lassù fra tanta confusione l'avvocato Benda?
Per azzardo un altro domestico che passava udì queste parole, e si
fermò.
— L'avvocato Benda? Diss'egli. E' si può trovar subito, chi lo vuole.
Egli è qui sul ripiano che fa parte della deputazione per ricevere il
Re.
Allora Maurilio si trovò costretto a ripetere la sua menzogna, che
urgeva parlasse a quel signore.
— Mi dica il suo nome: soggiunse quel secondo domestico che pareva più
umano: e glie ne dirò all'avvocato.
Così fece Maurilio, e il domestico s'affrettò su per lo scalone. Due
minuti non erano ancor passati che ecco venir correndo un bel giovane in
elegante ed inappuntabile acconciatura da ballo, il quale esclamò con
accento veramente cordiale:
— Che? Sei tu che mi cerchi, Maurilio? Vieni, vieni e dimmi che cosa è
capitato.
A questo intervento, la soglia del vestibolo, che fino allora gli era
stata contesa dal domestico e dall'_ordinanza_ rimasta lì pronta a
pigliar pel braccio l'intruso e ricondurlo fuori, quando ne fosse il
caso; quella preziosa soglia fu permessa a Maurilio e il piede di costui
potè, benchè tutto sporco di fango, calpestare il ricco tappeto del
vestibolo come facevano gli scarpini di vernicato del suo compagno.
Francesco Benda, come ho già detto, era un bel giovane, ma ciò che è
meglio, simpatico per chiunque lo vedesse, e inoltre (il che è assai di
più ancora) buono, generoso, amorevole, pieno di carità e d'affetto.
Apparteneva alla ricca borghesia, ma non ne aveva gli stupidi orgogli,
l'arida ignoranza e i gusti meschini. Suo padre, operoso industriale,
aveva coll'intelligenza e col lavoro accresciuto un vistoso patrimonio
già lasciatogli da' suoi parenti, e seguitava ad accrescerlo
coll'esercizio di parecchie miniere di ferro che attivamente coltivava e
con una grandiosa fabbrica d'ogni fatta utensili di questo metallo.
L'unico figliuolo maschio di questo fabbricante aveva fin da principio
manifestato poca inclinazione per le cose dell'industria. L'orgoglio del
padre suscitatosi alquanto coll'aumentar delle ricchezze, quello della
madre maggiormente soddisfatto ed incitato insieme dalle belle sembianze
e dalle simpatiche maniere del figliuolo, le tendenze di quest'esso,
avevano congiurato per far decidere dalla famiglia che Francesco non
continuerebbe nel _mestiere_ del padre, ma farebbe il _signore_; val
quanto dire l'uomo ozioso, il consumatore improduttivo che la sciala sul
capitale raccolto dal lavoro accumulato da' suoi antecessori. Siccome
per la borghesia torinese, massime a quei tempi, la laurea d'avvocato
era una mezza nobiltà che tirava su chi la possedesse dal ceto
mercantile creduto da meno; padre e madre Benda decisero che il loro
figliuolo vestirebbe la toga dottorale; e il buon Francesco accrebbe di
uno il numero degli avvocati senza cause che pagano con cinque anni
sciupati all'Università la sciocca superbia di portare quel titolo.
Ma il giovane Francesco ebbe due fortune: la prima un'indole eccellente,
non iscompagnata da una buona intelligenza, e quindi una propensione per
tutto ciò che è bello e sopratutto per le divine cose dell'arte, fra le
parti della quale egli prescelse e coltivò non senza successo la più
delicata di tutte, la musica; la seconda fortuna fu di abbattersi in una
schiera di amici che erano d'animo eletto e di non volgare ingegno. Fra
costoro contava Maurilio; e come questi due giovani, così divisi dalle
condizioni sociali, si fossero incontrati, raccozzati ed amati, vi
racconterò fra poco.
Al momento in cui, quella sera di festa, appena udito il nome dell'amico
che cercava di lui, Francesco Benda s'affrettava a recargli innanzi la
sua aggraziata persona, la faccia serena, la fronte leggiadra coronata
di bei capelli castagni riccioluti, lo sguardo degli occhi azzurro,
limpido come quello d'una ragazza innocente, egli contava intorno a
venticinque anni. Era conosciuto ed ammesso in tutte le più eleganti
società; se fosse stato un fatuo, avrebbe potuto contare molte di quelle
che i Francesi chiamano _buone fortune_. Le signore più alla moda
cantavano con espressione le sentimentali di lui romanze, e quando egli
sedeva al pianoforte, anche le più schive e severe si accostavano a lui
e non disdegnavano fissare i loro occhi lucenti sulla bella testa del
giovane e si commovevano alle dolcissime melodie che egli sapeva
suscitare dai tasti. Le adulazioni degli amici interessati che
mangiavano le sue cene, fumavano i suoi sigari, cavalcavano i suoi
cavalli, usavano sotto titolo d'imprestito da non restituirsi mai, della
sua borsa, non lo guastavano, perchè egli alle adulazioni non credeva e
le abborriva; e la compagnia di quei tali amici che ho detto più su, cui
egli si procacciava il più spesso che gli fosse dato, creavagli intorno,
direi quasi, un ambiente sano a premunirlo.
Egli adunque era corso sollecito alla chiamata di Maurilio; l'aveva
intromesso nel vestibolo, e prendendo all'amico le mani grosse e volgari
colle sue accuratamente inguantate di bianco, aveva soggiunto:
— Parla, parla. Spero che non sia accaduto nulla di disaggradevole nè a
te, nè ai nostri amici; ma ad ogni modo, qualunque cosa sia, dimmela, e
tutto ciò ch'io dovrò fare, sta certo che lo farò.
Maurilio teneva gli occhi bassi ed esitava a parlare. Una nuova
menzogna, e detta a quel buono e leale amico, troppo ripugnava alla sua
anima franca; e dire la verità si vergognava più che non si può
esprimere.
Francesco interpretò quell'esitazione nel peggior senso.
— Dio! Esclamò egli tutto sgomentato. Tu mi spaventi. È dunque alcuna
cosa di grave?
Abbassò la voce ed accostò ancora le labbra all'orecchio dell'amico.
— Forse, soggiunse con una voce che non era più che un soffio leggiero,
forse siamo scoperti?....
Maurilio sollevò in volto a Benda il suo sguardo espressivo.
— No: rispose. Ciò che qui mi trasse, non è nulla che possa inquietare
nessuno. Ebbi immenso bisogno di penetrar sin qui, ho immenso bisogno di
fermarmici un istante..... Ho pensato ricorrere alla protezione del tuo
nome.
Benda stupito stava per fare alcuna interrogazione, quando un movimento
generale interruppe il colloquio dei due amici.
Un domestico passò correndo e gettò queste parole: — È qui la Corte.
Sotto l'atrio suonò con voce vibrata il cenno del _guardiavoi_ dato dal
comandante delle _Guardie del Palazzo_: le _Guardie del Corpo_ nel
vestibolo e su per lo scalone si misero nella postura del soldato in
rango e portarono a _bracc'-arm_ le loro lucenti carabine: la
Commissione dei soci incaricata del ricevimento scese la branca ultima
dalla scala e s'avviò verso l'atrio.
Prima di riunirsi a questa schiera, Francesco Benda disse
affrettatamente a Maurilio:
— Mettiti lì, dietro quel vaso, ed aspettami. Appena accompagnata la
Corte negli appartamenti, torno giù, e riparleremo.
Maurilio non desiderava di meglio: sparì dietro un grosso vaso
d'oleandro, mentre preceduto dal susurro della folla curiosa dal di
fuori, entrava sotto l'atrio il battistrada a cavallo, coperto il
mantello rosso di neve.
— _Presentat-arm!_ Comandò la medesima voce.
Si udì il rumore secco e vibrato del movimento dell'arma eseguito dalle
guardie colla precisione di vecchi soldati, e sei carrozze della Corte,
l'una dietro l'altra, entrarono in mezzo ad un profondo silenzio del
popolo che si accalcava fuori del portone e che i Carabinieri e i
Veterani tenevano indietro non sempre con buona grazia.
Quello non era ancora il tempo in cui ogni comparsa in pubblico del
sovrano desse pretesto ad un'ovazione popolare.
Gli augusti personaggi scesero di carrozza e brevemente complimentati
dall'apposita deputazione, si avviarono verso le scale. Veniva primo re
Carlo Alberto, con alla destra la regina ed alla sinistra, d'un passo
indietro, il presidente della Società che lo accompagnava; poscia il
duca di Savoia Vittorio Emanuele colla duchessa, al cui lato dall'altra
parte camminava il duca di Genova; dietro, dame ed ufficiali d'ordinanza
ed aiutanti di campo e cortigiani.
Le brillanti uniformi degli uomini, i diamanti ed i vivaci colori delle
acconciature femminili lucicchiavano alle mille fiamme di quella
luminaria, come un'accolta di fuochi. Tutto quello che ha di più
maestoso e di più splendido la società civile, radunato in quel gruppo
di grandezze e di suntuosità, passava innanzi agli occhi abbagliati di
Maurilio, di quel povero giovane senza nome e senza famiglia, nato e
vissuto nella povertà e nel lezzo della più umile plebe, che veniva pur
ora dagli sconci quartieri ove s'agita la più sprezzata ciurmaglia ed
aveva a' suoi piedi appiccato il fango dei trivii più sozzi. Un mordente
pensiero gli spuntò nel cervello, e un gran quesito, quello della sorte
umana, lo morse improvviso nell'animo.
— Quelli son tutto, ed io nulla!... Perchè?
Sentì nel petto un'angoscia che gli parve la stretta d'un'invidia
potente.
— Oh! se potessi aver mio uno di quei nomi, una di quelle grandezze!
Pensava a quella giovane beltà cinta di ricchezza e d'orgoglio che nella
fila dei cocchi attendeva la sua volta per venire a montar quello
scalone e introdursi in quell'Eden di gioie mondane a lui serrato dalla
tirannia delle convenzioni sociali.
— E v'è un uomo al mondo, continuava egli nel suo pensiero, il quale con
atto di sua volontà potrebbe farmi grande e potente; e quest'uomo è
quello che ora mi passa dinanzi; è quello che chiamano col nome di re.
Colle mani Maurilio aprì un piccol varco tra le frondi della pianta
dietro cui si riparava, e spinse alquanto innanzi la faccia per vedere
il re ch'egli conosceva soltanto dai ritratti che abbondavano presso
tutti i mercanti di stampe.
La figura di Carlo Alberto era tale, che, non fosse pure stata quella
d'un re, avrebbe in ogni dove attirata l'attenzione e meritato
dall'osservatore un posto singolare ed una preminenza sulle altre. Sul
suo sembiante stava l'impronta della sua natura generosa, ma in alcuni
lati incerta, sostenuta in parte da una fede potente, travagliata in
altra da un dubbio crudele — dubbio degli uomini e di sè stesso. La
vastità della fronte informava di quella dell'intelligenza; le rughe
precoci delle tempia, la canizie anticipata delle chiome svelavano
segreti, forse da nessuno mai compresi dolori; il pallore quasi
cadaverico delle guancie emaciate, lo sguardo spento de' suoi occhi
affondati stavan segno di profondi travagli, in notti vegliate ai
tormentosi studi, in cui un pensiero ribelle affannava un'anima, forse
non vigorosa abbastanza, un generoso concetto lottava contro una volontà
non adeguata di forza, una seducente ambizione ed un coraggio
individuale, accresciuto da una tradizione di razza, contrastavano colle
esigenze d'un prudente riserbo, alcune volte timido per necessità fatale
e dolorosa.
Su questi tratti del politico e del re, gettava un velo, che ne
accresceva l'incertezza, una specie di misticismo ascetico; sopra le
sembianze del cavaliere scorgevi una traccia del rinunciamento, del
sacrificio passivo dell'anacoreta; avresti detto che quelle tormentose
veglie, onde rimaneva affranta la combattuta carne, cominciate nel
faticoso problema delle cose terrene, finivano in rapimenti estatici
nell'incomprensibile delle cose divine. Al postutto una grandiosa
figura, una delle più complesse e delle più degne di studio che abbia la
storia moderna.
Maurilio sentì una strana attrazione verso quella imponente figura di sì
misteriosa espressione. Non era lo splendore della potenza che lo
colpisse, non era la corona regale ch'egli vedesse su quella pallida
fronte; era come la malìa d'un ignoto, che pur si sente racchiudere la
grandezza d'un pensiero fecondo, era la traccia del travaglio doloroso
di un'anima superiore, travaglio che pareva sin d'allora il preavviso
che quella fronte avrebbe portata una corona ancora più preziosa: la
corona di spine del martirio.
Il giovane plebeo non potè tenersi dallo spingersi alquanto innanzi a
mirare di meglio quell'alta, scialba, severa, solenne persona di re
incanutito, brillante il petto di tutte le cavalleresche insegne,
circondato di tutte le mostre della potenza. Carlo Alberto ebb'egli
attirata la sua attenzione dal lieve rumore del fruscio delle foglie, fu
egli avvertito da un influsso magnetico dello sguardo penetrante di
Maurilio? Il fatto è che il sovrano volse il capo a quella parte, e
visto, in mezzo ai fiori dell'oleandro, due occhi, ardenti come carboni
accesi, fissi su di lui, diede in un sussulto lievissimo, e il suo
occhio semispento si affissò a sua volta in quegli occhi e balenò d'un
istantaneo bagliore in cui si sarebbe potuto dire ci fosse dubbio,
sospetto, un'ombra di fugace apprensione tostamente repressa. Ma non una
linea de' suoi tratti si mutò, non un muscolo della sua faccia
menomamente si mosse. Lo sconosciuto non aveva chinato le sue pupille
nell'incontrare lo sguardo di quelle del re; ma in quegli occhi profondi
non c'era pure un accenno di ostilità, piuttosto vi era un desiderio,
una specie di aspirazione, un voto, quasi una speranza[1].
[1] Introdurre la figura di re Carlo Alberto nelle scene del mio
racconto, è ella una imperdonabile temerità? Spero di no. Nello
svolgersi di questa storia, insieme colle varie classi sociali,
ho pensato introdurre anche la monarchia in presenza del
problema della plebe. E il monarcato non poteva meglio
rappresentarsi che nella nobile, maestosa figura di Carlo
Alberto. L'arguto lettore, a quest'ora, si sarà accorto che nei
personaggi introdotti a sostenere una parte in questo dramma, si
incarnano varii tipi, e in quello di Maurilio stanno raccolte ed
espresse in gran parte le qualità, i bisogni, i sentimenti della
plebe che conoscesse i suoi mali, e travedesse i rimedi di essi,
ed avesse acquistato il sapere di formolarli ed esprimerli. Se
questa plebe si troverà in contatto colla monarchia, non è ella
la cosa la più naturale del mondo; e quando nessuna delle parti
ne resti calunniata o le sue condizioni falsamente espresse,
qual legge di convenienza o di verità potrà dirsi offesa?
Carlo Alberto continuò il suo cammino, e l'occhio suo, senza pur
muoversi, corse via dal viso squallido e tormentato del giovine plebeo
all'imponente corporatura della Guardia del Corpo vicina, che presentava
l'arma, immobile e dura come un pezzo di marmo.
Era l'epoca in cui credevasi Carlo Alberto aver detto, e certo avrebbe
potuto dirlo con tutta verità, trovarsi egli fra il pugnale dei
Carbonari ed il cioccolato dei Gesuiti. Damocle coronato, l'antico
cospiratore del ventuno camminava sopra un terreno malfido, frammezzo a
due abissi, senza una mano a cui sicuramente appoggiarsi, sotto le
cortigianerie dei grandi e sotto il muto riserbo dei popoli sentendo
romoreggiare cupamente odii infiniti, ed implacabili sospetti, ed
infinite minaccie; camminava fra un sì ed un no che nel capo gli
tenzonavano incessantemente, verso un'ignota meta, di cui non iscorgeva
egli stesso la qualità e la sorte. Che meraviglia se alcuna volta
esitasse nel passo? Che meraviglia se all'aspetto d'ogni cosa ignota,
s'attendesse ad un avverso colpo del fato? Se al semplice fatto d'un
luccicar di due occhi accesi tra i fiori di una festa, nascesse nel suo
cervello l'idea d'un pericolo?
Il Re passò lentamente, e dietro di esso la frotta ordinata e smagliante
della Corte. S'udì in alto, per la vastità degli appartamenti suonare la
marcia reale e perdersi il plauso di battimani, con cui i beati del
censo, invitati a quella festa, salutavano l'arrivo di quei sommi
rappresentanti dell'autorità sociale. Le _Guardie del Corpo_ si
formarono in isquadra e salirono lo scalone dopo il corteggio reale; e
le carrozze degli arrivanti ripresero il loro sfilare sotto l'atrio,
interrotto dall'arrivo degli equipaggi di Corte.
Maurilio non abbandonò il suo ripostiglio. L'impressione prodotta in lui
dalla vista del regio corteo era già scancellata pel ridestarsi più vivo
del sentimento e del desiderio che lo avevano tratto colà. Allungato il
collo di dietro la pianta che lo nascondeva, egli guardava ansiosamente
le eleganti femminee forme che non cessavano dallo sfilargli dinanzi. La
carrozza su cui egli aveva tutto concentrato il suo pensiero tardava a
sopraggiungere. L'orchestra del ballo gettava giù per le ampie volte
dello scalone le sue armonie febbrilmente concitate. Quella musica e gli
acri profumi di quei fiori che lo circondavano, salivano al cervello del
nostro povero giovane come il principio d'un'ebbrezza fatale, come lo
sventurato solletico d'una tentazione indefinita.
Era sua intenzione di non abbandonare il suo ripostiglio, ma secondo la
fatta promessa, Francesco Benda, tosto che il potè, venne
affrettatamente a raggiungerlo.
— Eccomi a te, diss'egli a Maurilio, fattolo venire a mezzo il
vestibolo. Che cos'è che mi dicevi? Che avevi mestieri di venir qui?
Perchè? In che cosa posso giovarti? Vuoi forse parlarmi più agiatamente
e in segreto? Posso condurti in una riposta cameretta qui sopra,
segregata dalla festa.....
— No, no: s'affrettò ad esclamare Maurilio.
L'imbarazzo di proseguire nella risposta gli fu accresciuto dalla
profonda emozione che di botto s'impadronì di lui. Dalla carrozza ferma
in quell'istante sotto l'atrio era uscita e veniva verso i due giovani
la persona che Maurilio stava con tanto desiderio aspettando.
Francesco Benda non fu in caso di scorgere il turbamento del suo
compagno, perchè ancora egli era in preda ad uno per nulla minore. Mandò
una esclamazione, e senza più badare all'amico, tutto preso com'era da
un nuovo potentissimo sentimento, si spinse innanzi ad incontrare e
salutare le due donne e l'uomo che le accompagnava.
L'attempata ed il cavaliere accolsero il giovane avvocato con molto
altiero sussiego e risposero al suo saluto con modo di superba
superiorità: ma la giovane gli diresse un gentile sorriso che ben valeva
a scancellare ogni sinistra impressione per le maniere degli altri.
Benda si mise allato alla vecchia patrizia e venne accompagnando le due
donne verso lo scalone. Il cavaliere s'era fermato un istante per dare
qualche ordine al domestico dal lungo soprabito che seguiva col cappello
in mano. La giovane all'altro lato della signora attempata passò proprio
accosto a Maurilio fermo al posto in cui si trovava, come se vi avesse
piantato le radici, incapace di fare il menomo atto, di dire la menoma
parola, quasi di trarre il rifiato.
Ella passò colla stessa indifferenza con cui sarebbe passata presso ad
una statua o ad uno spigolo della parete, e le vesti leggiere ed
eleganti che avvolgevano come d'una nube candidissima la gran dama,
sfiorarono frusciando i rozzi, umili panni del povero trovatello. Questi
sentì un brivido scuotergli le intime fibre ed un subito gelo figgergli
il sangue nelle vene, arrestargli il battito del cuore; una nebbia gli
passò innanzi agli occhi e temette un istante cadere. Chi l'avesse
guardato in quel punto, avrebbe esclamato: — Gran Dio! Quell'uomo sta
per morire.
— Signora marchesa: diceva alla vecchia Francesco Benda, con voce un po'
commossa, guardando la giovane: mi permette ch'io le offra il mio
braccio?
— Grazie, signor Benda: rispondeva con altiera gentilezza la marchesa,
stringendo vieppiù alla persona il suo braccio, come per rifuggire dal
contatto di quello che le veniva offerto. Virginia, soggiunse ella
poscia, volgendosi alla giovane, vedi un po' se i miei fiori in capo non
sono andati fuor di posto?
— No, zia: rispose la ragazza con una voce soave che all'orecchia
dell'estatico Maurilio suonò come la più dolce delle armonie.
In quella, il cavaliere che accompagnava quelle dame, finito di dare i
suoi ordini al servitore, si affrettava a raggiungerle; e Maurilio
trovandosi sul suo passaggio per la via più corta a recarsi allato alla
bella giovane, egli senza il menomo riguardo lo ributtò con un urtone
come si fa con un inciampo qualunque che vi capita tra i piedi.
Maurilio barcollò e di presente ebbe il sangue acceso da una subita ira
che gli salì insieme con la vergogna alla testa. Si dirizzò della curva
persona, e saettò uno sguardo pien di minaccia sopra il suo
oltraggiatore, il quale, senza pur volgersi, senza badargli dell'altro,
continuava il suo cammino, venendo a fianco della ragazza cui abbiamo
udita chiamare Virginia, alla quale e' parlava lezioso e sorridente.
Il nostro povero giovane ebbe un istante in pensiero di arrestare
quell'elegante insolente e farsi dar ragione del tratto. Mosse un passo
verso di lui; ma si contenne tosto. Che avrebb'egli detto? _Ella_ si
sarebbe volta a guardare chi fosse quest'importuno interrompitore; ella
che era passata senza pur vederlo, ella che non sospettava nemmanco
l'esistenza di lui che in essa aveva posta l'adorazione dell'anima sua.
Ella avrebbe ascoltato le parole che egli avrebbe dette. Come osar
parlare sotto il suo sguardo? E non sarebbe egli comparso troppo da meno
in tutto, appetto a quei due eleganti e forbiti vagheggini che lei
accompagnavano?
La piccola brigatella era già sullo scalone, e quindi tolta al suo
sguardo, ed egli rimaneva ancora immobile a quel posto. Un domestico,
che passò e lo guardò curiosamente, lo fece ricordare del dove si
trovasse. Prima che l'altro venisse, come mostrò intenzione, a
domandargli che facesse colà, Maurilio si sferrò di luogo e corse sotto
l'atrio per partire.
S'imbattè quasi da urtarsi in un elegante giovinotto, sceso allor allora
da un bel legnetto ad un cavallo. Maurilio strabiliò credendo
riconoscere in lui quel suo antico compagno d'infanzia che aveva
lasciato, non era forse nemmanco un'ora, vestito di poveri panni, nella
lurida bettola di mastro Pelone.
— Gian-Luigi! Esclamò egli a mezza voce.
Quell'altro portò rapidamente al naso l'indice della mano destra come
per intimargli silenzio, e proseguì verso lo scalone con tutta
indifferenza, come se non avesse udito quelle parole, come se la faccia
di colui che aveva incontrato gli fosse affatto sconosciuta.
— È dunque vero che Gian-Luigi vive da signore; pensò Maurilio. Che
mistero è mai questo?
Quando era già per uscire del portone, un uomo gli passò dinanzi e si
volse a guardarlo ben bene nel volto, ed a Maurilio parve aver già visto
altra volta quella figura. Ed aveva ragione; l'aveva vista poc'anzi
nell'osteria di Pelone altresì, perchè quell'uomo non era altri che quel
tal messer Barnaba che spaventava sì forte l'onesto bettoliere.
Per ragione del suo ufficio, l'agente della polizia s'era trovato colà
alla venuta della Corte, aveva visto la sollecitudine affannosa di
Maurilio per intromettersi nel palazzo, i ratti colloquii coll'avv.
Benda, e finalmente l'incontro coll'elegante giovanotto venuto da
ultimo. Era suo mestiere l'osservar tutto, il tener conto di tutto e il
trarre deduzioni da tutto. Troppo lontano per udire le parole mormorate
da Maurilio nel trovarsi a fronte l'antico compagno d'infanzia, s'era
pur tuttavia accorto della sorpresa che il primo aveva provata in
quell'incontro.
— To', to'; aveva egli esclamato fra sè. Questo giovane deve conoscere
qualche cosa del dottor Quercia il cui modo di esistenza è ancora un
problema per me. Chi sa che costui non mi possa servire d'aiuto per
iscioglierlo, questo problema? Ma per ciò bisogna ch'io conosca prima di
tutto chi è costui.
E passatogli prima dinanzi per vederlo meglio e stamparsene i lineamenti
nella infallibile memoria, lo lasciò poscia andare per la sua via, e lo
venne con santa pazienza seguitando dalla lungi traverso la nebbia e la
neve che calava giù più densa e a larghi fiocchi che mai.
E noi faremo lo stesso, riserbandoci di venir più tardi a dare
un'occhiata in questa splendida festa, dove ci aspettano alcune scene
non indifferenti allo svolgimento del nostro dramma.


CAPITOLO XI.

Maurilio giunse sino alla metà della piazza di San Carlo, e poi si
fermò. Il suo sguardo acceso corse alle alte finestre del palazzo da cui
pioveva tanta luce nella tenebria della notte. Pareva che volesse
penetrarvi per entro, e con esso il suo spirito. Un'intensa aspirazione
di desiderio vedevasi dipinta sul volto di lui, la quale tenevalo colà
immobile coi piedi affondati nell'umido strato della neve, sotto i densi
fiocchi che gli cadevano sulle spalle.
Ad un punto, con un evidente sforzo ch'egli fece, tolse gli occhi da
quel bagliore in cui s'affissava, e li reclinò su se stesso. Un profondo
sospiro dapprima gli uscì dal petto, poi un amarissimo ghigno gli stirò
le pallide labbra, e quindi ruppe in una secca risata che avrebbe fatto
pena l'udire.
— Come potrei io comparire in mezzo a tanto splendore, allato a tanta
bellezza ed a tanta eleganza?
Si tolse dal luogo in cui pareva inchiodato e camminò con passo
frettoloso come se rattamente volesse partire di là; ma il suo andare
venne ben tosto rallentandosi; non era giunto per anco all'estremità
della piazza, che diede volta, e venne lento lento, di nuovo, verso il
palazzo dell'_Accademia_.
Sostò di colpo mandando un'esclamazione, e gettato indietro il cappello,
percotendosi la fronte, come si fa quando ci sovraccoglie il lampo d'una
idea:
— Ah! Diss'egli: come fu commosso Benda al vederla!
Il pensiero che si conteneva dietro queste parole parve profondamente
turbarlo. I suoi lineamenti si scomposero in modo da far pietà, e
giungendo convulsamente le mani, egli esclamò con un accento d'angoscia
infinita:
— Gran Dio! Francesco l'ama!
Stette un momento come annientato sotto il peso di quella rivelazione
che si affacciava alla sua mente con tutta l'evidenza della verità. Al
campanile della vicina chiesa di San Carlo cominciarono a suonare a
lenti rintocchi le ore. Maurilio alzò a poco a poco il capo che gli era
caduto sul petto e stette ascoltando, mentre le sue labbra, quasi
meccanicamente, contavano l'un dopo l'altro i colpi della campana.
— Dieci ore! Diss'egli quando l'orologio ebbe finito di suonare; e colà
mi aspettano. Suvvia! Andiamo.
Questa volta camminò di passo veramente risoluto verso la via di S.
Teresa; da questa s'intromise poi nella strada che era scritta sulle
cartoline ch'egli avea dato a Gian-Luigi ed alla Gattona, e giunto alla
porta numero sette vi entrò.
Messer Barnaba, non ostante tutti gli andirivieni di Maurilio, con una
pazienza che è una delle prime qualità del mestiere, non aveva cessato
mai di tener d'occhio il giovane, ed ora era venuto seguitandolo dalla
lungi sino alla casa in cui questi si era intromesso.
— Sta egli qui o viene soltanto a trovarci qualcheduno? si era domandato
il poliziotto. Vediamo.
Era entrato ancor egli sotto il portone, e traverso un finestrino sopra
del quale stava scritto: PARLATE AL PORTINAIO, aveva visto al fioco lume
d'una lucerna una donna nella loggetta del portiere, la quale faceva
andare i ferri in certe sue calze.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - La plebe, parte I - 08
  • Parts
  • La plebe, parte I - 01
    Total number of words is 4473
    Total number of unique words is 1804
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 02
    Total number of words is 4550
    Total number of unique words is 1598
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    51.5 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 03
    Total number of words is 4593
    Total number of unique words is 1685
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    61.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 04
    Total number of words is 4529
    Total number of unique words is 1645
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    55.3 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 05
    Total number of words is 4517
    Total number of unique words is 1639
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 06
    Total number of words is 4557
    Total number of unique words is 1749
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    53.3 of words are in the 5000 most common words
    60.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 07
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1773
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    59.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 08
    Total number of words is 4559
    Total number of unique words is 1844
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    53.3 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 09
    Total number of words is 4541
    Total number of unique words is 1766
    39.0 of words are in the 2000 most common words
    54.3 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 10
    Total number of words is 4482
    Total number of unique words is 1687
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    61.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 11
    Total number of words is 4472
    Total number of unique words is 1716
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 12
    Total number of words is 4616
    Total number of unique words is 1736
    38.3 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 13
    Total number of words is 4586
    Total number of unique words is 1743
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 14
    Total number of words is 4538
    Total number of unique words is 1740
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 15
    Total number of words is 4566
    Total number of unique words is 1732
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 16
    Total number of words is 4591
    Total number of unique words is 1775
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 17
    Total number of words is 4585
    Total number of unique words is 1649
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 18
    Total number of words is 4630
    Total number of unique words is 1702
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    53.1 of words are in the 5000 most common words
    61.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 19
    Total number of words is 4602
    Total number of unique words is 1710
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 20
    Total number of words is 4636
    Total number of unique words is 1703
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 21
    Total number of words is 4644
    Total number of unique words is 1716
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 22
    Total number of words is 4550
    Total number of unique words is 1806
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    59.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 23
    Total number of words is 4509
    Total number of unique words is 1853
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 24
    Total number of words is 4427
    Total number of unique words is 1714
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 25
    Total number of words is 4511
    Total number of unique words is 1703
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 26
    Total number of words is 4518
    Total number of unique words is 1649
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    53.7 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 27
    Total number of words is 4578
    Total number of unique words is 1666
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 28
    Total number of words is 4506
    Total number of unique words is 1614
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    62.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 29
    Total number of words is 4512
    Total number of unique words is 1691
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 30
    Total number of words is 4508
    Total number of unique words is 1714
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 31
    Total number of words is 4471
    Total number of unique words is 1648
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    63.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 32
    Total number of words is 4447
    Total number of unique words is 1564
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    54.8 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 33
    Total number of words is 144
    Total number of unique words is 121
    61.0 of words are in the 2000 most common words
    78.2 of words are in the 5000 most common words
    86.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.