La plebe, parte I - 02

Total number of words is 4550
Total number of unique words is 1598
37.9 of words are in the 2000 most common words
51.5 of words are in the 5000 most common words
58.0 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
si fece vedere la fante, la quale, tenendo il battente a metà aperto,
sporse in fuori la testa e domandò al padrone con tono d'arroganza e di
impazienza:
— Ebbene? Che cosa c'è?
L'oste parve ringoiare una brutta parola che gli fosse venuta alle
labbra.
— C'è della gente da servire.
— E Meo? Che cosa è buono da far Meo?
— È buono da niente, borbottò fra le gengive Pelone a modo suo, e tu
neppure pettegoluzza da pochi quattrini che ti carezzino le graffe del
demonio.
— Che cosa dite?
— Uhm! Uhm! Dico che l'ho chiamato Meo, e che non ho potuto farmene
sentire.
— Oh bene; ora lo chiamo io.
E venuta alla botola gridò con voce che avrebbe bastato ad un comandante
di reggimento in Piazza d'Armi: — Meo!
— Eh? Rispose di sotto una voce d'uomo assonnata.
— Vien su presto che c'è da fare.
— Vengo.
— Animo, sbrigati, marmotta. E non istar lì giù sempre a dormire,
scimunitaccio, che mi tocca far tutto a me; e tu stai continuamente in
panciolle.
— Uhm! tornò a borbottar l'oste: ci stanno tuttedue, che il diavolo li
porti.
— Vengo, vengo; ripetè la voce di Meo; e dopo un poco si vide comparire
dalla botola le chiome giallastre arruffate, la fronte depressa, la
faccia melensa, le spallaccie quadre, il corpo tozzo d'un giovinastro il
quale, al solo vederlo, si poteva affermare che non si rubava un titolo
immeritato quando si faceva dare dell'imbecille.
Vistolo a venire, Maddalena si affrettò per tornare nella camera da cui
il padrone l'aveva fatta uscire allor allora. Ma le convenne passare
vicino ai due bevitori di cui abbiamo parlato più su, e quello di loro
dalle malvagie sembianze, smesso il discorrere col suo compagno, tese
una mano ed arrestò per le gonnelle la fantesca.
— Eh! Una parola, Maddalenuccia bella.....
Ma la giovane volgendoglisi di mala grazia e facendo a liberar le
sottane dalla mano di lui:
— Lasciatemi stare. Marcaccio, disse con rozzo accento.
— No, per la barba di mastro Impicca: riprese ghignando Marcaccio.
Voglio vederti, voglio parlarti ancor io, o che? Non vieni mai a
mostrare il tuo musino alla nostra tavola, corpo d'un salame! Che i
nostri denari non valgon quelli di que' cacazibetto che son di là?...
Sta qui un momento Cr..... ch'io t'inchiodo con una manata su quella
panca.
— Volete lasciarmi! Gridava fra sdegnata ed atterrita la giovane.
Guardate che c'è di là il _medichino_, ed io lo chiamo.....
Marcaccio allargò la mano e curvò il capo.
— Ah! C'è il _medichino_... Non chiamare nessuno stregherella del
demonio, e vanne alla malora.
Così borbottò egli fra i denti stretti, e Maddalena s'affrettò a sparire
per l'uscio della camera vicina. All'aprirsi di quest'uscio, gli occhi
dello sconosciuto, il quale si trovava al desco postovi di faccia,
poterono scorgere quegli uomini che sappiamo essere radunati in quella
stanza medesima, e fra essi distinsero un giovane alto di statura, ben
fatto di corpo, di bellissime sembianze, in vesti da operaio, ma portate
con certa grazia signorile, come signorili erano nullameno l'aspetto ed
i modi.
Lo sconosciuto parve stupirsi di vedere quel personaggio.
— To', diss'egli fra sè: qui Gian-Luigi!
Intanto il garzone dell'oste venuto su dalla botola, dietro il comando
del padrone, portava sul desco dello sconosciuto il brodo, il vino, il
pane e il formaggio domandati.


CAPITOLO IV.

Il ragazzo raccattato per la strada dallo sconosciuto si mise a mangiare
con una voracità, la quale ben provava il suo lungo digiuno. Lo
sconosciuto lo guardava con una specie di compassione e di
soddisfacimento.
— La fame! diceva egli fra sè. Vi hanno tante creature al mondo che
s'allevano avendo questa trista compagna al fianco, la quale o non li
lascia mai nella vita, o se li abbandona un istante gli è per aspettarli
al varco nel giungere della vecchiaia o nel sopravvenire d'un'infermità!
_Malesnada fames!_ Ah ti conosco, spettro scarno e terribile che spingi
al disonore e al delitto! Ho sentito nelle mie viscere i tuoi morsi di
iena, sciagurata figliuola della miseria!... E chi mi avesse detto
allora che avrei potuto un giorno sfamare un più povero di me!...
Mangia, mangia, misero fanciullo destinato a lottar tutta la vita cogli
stenti nei bassi fondi dell'agglomerazione umana. La sorte ti ha gettato
nel fango della più meschina e più corrotta plebe. Saprai tu, potrai tu
levartene collo sforzo della tua volontà, colla virtù delle tue opere?
Appoggiò i gomiti sulla tavola, reclinò il capo fra le mani, e
stringendosi con queste la fronte vasta e intelligente, stette immerso
ne' suoi pensieri.
Egli era colla mente lontano le mille miglia da quel luogo, da quel
momento, quando alcune delle parole pronunziate al desco vicino, appunto
perchè corrispondevano alla qualità della sua meditazione, penetrarono
sino al suo intelletto, e ne chiamarono l'attenzione. Lo sconosciuto
levò il capo, e stette ad ascoltare con interesse ch'e' non pensò neppur
di nascondere.
Quell'uomo che abbiamo udito chiamarsi Marcaccio, così parlava al suo
compagno:
— Gua', Andrea, la cosa è chiara. I preti dicono che gli è un Dio che ha
fatto la baracca del mondo; per me credo piuttosto che è il diavolo.
Chiunque sia, fece le cose da maligno o da cieco, e piantò per regola la
più solenne ingiustizia... Andrea! Corpo di mille sacramenti! Non hai tu
mai pensato perchè ci hanno da essere dei ricchi a crogiolarsi nell'ozio
e dei poveri che si fanno a correggiuole la pelle?
— Ah sì! Balbettava Andrea quasi compiutamente ubbriaco, dondolando il
capo come se gli fosse troppo grave da reggere. Perchè ci hanno da
essere dei poveri?
— E sopratutto, perchè abbiamo ad esser poveri noi? Tu, io... Io stesso,
per mille e cento Satanassi... Se le ricchezze fossero lì in libertà, a
tiro di mano della gente, a chi piglia piglia, oh che non ti sentiresti
tu di arraffarne la tua buona porzione facendoti strada a cazzotti in
mezzo alla ressa? Vorrei trovarmici allo sbaraglio, sacramento! che sì
che farei stare a mostaccioni tutti costoro che hanno ora la fortuna,
pani in molle che con un dito mi sento di mandarli le gambe in aria.....
E se Dio o il demonio ci ha dato questa forza delle braccia a noi
poveri, perchè abbiamo da non usarla e lasciarci far la legge da una
schiera di minchioni e di birbanti, che sono più deboli, che godono i
dolci ozi mantenuti dai nostri sudori? Noi poveri siamo più forti e
siamo in più. È una cosa assurda che ci lasciamo morir di fame guardando
la tavola ben servita degli altri che sono più deboli e che sono in
meno. Capisci?
E scuoteva per la carniera il suo compagno, il quale sempre più ubbriaco
ripeteva balbettando:
— Capisco!... Sono in meno.
— Che cosa dunque ci manca a noi, eh?
— Ah si! Che ci manca?... Ci manca tutto..... Ho da pagare l'affitto a
messer Nariccia, e non ho denari... Ho da comprar pane e vesti ai miei
bambini che gridan dalla fame e treman dal freddo; e non ho quattrini...
Ho una buona donna di moglie che sta poco bene, che un giorno o l'altro
andrà a creparmi all'ospedale... e non ho un po' di monete da farla
curare... E non c'è lavoro... E non so da che parte voltarmi... E sono
disperato... Ecco!
La commozione lo guadagnava non ostante la sua ebbrezza: due lagrime gli
colarono giù per le guancie: e il suo capo gli dondolava con mossa
veramente dolorosa. Alzò alle labbra la mano che teneva il bicchiere
quasi pieno e lo tracannò d'un fiato.
Marcaccio, tirando di nuovo Andrea per la casacca, riprendeva, come se
non fosse stato interrotto:
— Ci manca d'essere uniti e di aver un po' di coraggio nelle budella, e
di liberarci da certi scrupoli di femminetta che son quelli che ci danno
piedi e mani legati in balìa dei ricchi. Mi capisci?
Andrea accennava col capo di sì, ma il suo sguardo incerto ed offuscato
dinotava che troppo confusa oramai era la sua intelligenza per avere
un'idea chiara ed esatta delle cose che gli venivan dette.
— To'! Se un bel giorno tutti i poveri, tutti quelli che stentan la vita
nel lavoro se la intendessero insieme e gridassero: non vogliamo più
esser poveri, vogliamo spartire con voi, ricchi, quei tanti denari che
avete; vogliamo farla finita di questa ingiustizia che a noi nega la
polenta ed a voi dà le quaglie arrosto; non credi tu che bisognerebbe il
mondo passasse per quella, e non ci varrebbero nè carabinieri, nè
_arcieri_, nè soldati, nè tribunali, nè i mille terremoti del sacramento
a dettarci più la legge? Hai capito?
— Ho capito: ripeteva balbuziente Andrea.
— Ma gli è che siamo degl'imbecilli e dei codardi a lasciarci calpestare
così...... Gli è ciò che dice sempre quel furbacchione che è il
_medichino_. Quello è un capo di vaglia! Egli ha studiato, egli sa come
può sapere qualunque dei ricchi che compra la scienza nei libri
stampati. Queste cose che io capisco col mio buon senso, egli le ragiona
per quinci e per quindi; e ti prova per due e due fan quattro, come,
poichè siam posti qui in questa baraonda, ci abbiamo il diritto di
stare, e siccome per vivere bisogna mangiare, abbiamo diritto di avere
il pane assicurato, ed essendo che questo pane ci viene negato, corpo di
mille diavoli, abbiamo il diritto di pigliarcelo da chi ne ha
troppo..... È chiaro?
— È chiaro: ripetè ancora l'ubbriaco, dondolando sempre la testa a suo
modo.
Marcaccio si fece ancora più presso al suo compagno, si curvò
maggiormente verso di lui, e scuotendolo di nuovo ai panni affine di
farsene ascoltare con più attenzione, continuò abbassando un poco la
voce:
— Di questi ricconi che ne han troppi e lascian morire il povero di fame
ce n'è a fusone, e ne conosciam tutti. Tu ne conosci uno che qualche
volta pure si degna di farti l'ingiuria dell'elemosina.
— Elemosina? balbettò Andrea battendo col fondo del bicchiere sulla
tavola. Sì, è una cosa che fa vergogna... Un uomo come me aver da
domandare l'elemosina!
— Aver da domandare, umiliandoci, quello che ci viene per diritto e per
natura, il pane da vivere!... È una scelleraggine... E ancora, sì che
troviamo facilmente chi ci faccia elemosina!... I ricchi hanno il cuor
duro come i zamponi del cavallo di marmo. Andate a lavorare, ci dicono
con disdegno; è la gran ragione che hanno sempre in bocca: andate a
lavorare.
— Lavorare!... Ripeteva l'altro sempre più ubbriaco. Ma dove trovarne
del lavoro?... Piaceva anche a me una volta il lavorare...
— Eri un babbuino.
— Dall'alba al tramonto, sempre la lima o il martello in mano, e giù
allegramente.
Scosse la testa, in guisa di rimpianto doloroso.
— Ah! bei tempi erano quelli! Il corpo stanco, l'anima tranquilla e il
borsellino guarnito..... Come si dormiva! E con che gusto si mangiava
quel boccone di pane! I bambini non piangevano; la moglie non tossiva E
poi?... E poi il demonio mi ha gettato te fra le gambe.... Tu,
Marcaccio, mi hai insegnato il cammino dell'osteria e disappreso quello
del lavoro... Mi ci sono divezzato... Il principale presso cui lavoravo,
mi ha mandato via come un ubbriacone... Poi un altro idemme... Non ne ho
più trovato di lavoro, non ne trovo più, e sono alla miseria!
Si dirizzò un momento del corpo sulle anche, e un raggio d'intelligenza
balenò fugacemente nel suo sguardo avvinazzato.
— To', la cagione d'ogni mio malanno sei tu.
— Eh via! rispose Marcaccio con accento tra beffardo e minaccioso.
Queste le sono sciocchezze... Bevi!
E gli mescette nel bicchiere.
Quel lampo d'intelligenza ratto svanì in Andrea; il suo corpo s'accasciò
di nuovo contro la parete, e con atto automatico la sua mano gli recò
alle labbra il bicchiere riempitogli da Marcaccio.
— Che? Ripigliava quest'ultimo: tu rimpiangeresti quel tempo in cui ti
frustavi la vita senza riposo, senza mai un momento di piacere? Oh che
siamo animali da tirar la carretta come i muli, sotto la sferza del
bisogno? Io non domando solamente che mi si dia il pane da non crepare,
domando un po' di quei tanti beni che godono i ricchi..... Lavoro!
Lavoro! È l'antifona che ci cantano sempre. Ed essi lavorano forse, i
ricchi? Siamo tutti uomini uguali, lo dice anche il Catechismo, ed a
pugni anzi noi la facciam bere agli altri.... Dunque perchè a loro
tutto, ed a noi niente?.... È tempo che ciò finisca.
— Sì, è tempo che finisca: ripeteva ancora Andrea.
— Ti dicevo d'un riccone che tu conosci, e che di quando in quando ti
umilia con un po' di elemosina. Sai già chi voglio dire: il marchese di
Baldissero.
Lo sconosciuto aveva prestato sino allora vivissima attenzione ai
discorsi de' suoi due vicini, e quando Marcaccio aveva abbassata la
voce, egli, per non perderne pure una parola, s'era sporto della persona
ad appressare l'orecchio al parlatore; ora all'udir pronunziato quel
nome, sembrò accrescersi ancora l'interessamento con cui ascoltava, e
tutto tutto parve intento ad afferrare le parole di Marcaccio.
Codesto vedeva l'oste, il quale, riaccoccolatosi dietro il suo banco,
faceva scorrere di sotto alle prominenti occhiaie il suo sguardo da
gatto per tutta la stanza dell'osteria.
— Uhm! Diceva egli tra sè di mal umore. Se l'ho detto che codestui era
un mercante di fiato... Un novizio però!... Ve' come si sporge, come
allunga il collo e tende gli orecchioni!... Lo si può riconoscere da
lontano le cento miglia... Uhm! Uhm! E quel soro di Marcaccio non ci
abbada... Ha tanto giudizio come un fiasco rotto, ed è ubbriaco come una
doga... Chi sa che razza di discorsi scomunicati mi sta facendo! Uhm!
Non vorrei che compromettesse la mia osteria e me..... Quanto a lui vada
pure a dar calci a rovaio che poco me ne importa; quantunque con esso ci
sia da guadagnare dei bei denari..... Che il diavolo lo scavezzi; ma non
vorrei che tirasse me nella ragna; e chi sa che cosa può dire, ebbro
com'egli è!....... Uhm!....... Bisogna avvertirlo.
E s'alzò da sedere, avviandosi lentamente a suo modo verso il desco
occupato da Marcaccio e da Andrea.
— Ah sì, il signor marchese, diceva intanto quest'ultimo: quello è un
galantuomo... Oh sì un vero galantuomo!
Marcaccio scrollava compassionevolmente le spalle.
— Un galantuomo! Perchè ti dà qualche soldo di quando in quando di
quelli che non sa cosa farne, e ne ha tanti che basterebbero a far
vivere dugento altre famiglie.
— Ne dà a tutti: ripigliava con un certo calore Andrea: ne dà a tutti il
marchese... io non oso molto comparirgli davanti, perchè me, mi
strapazza, e quando strapazza con quella sua voce grave, e con quella
sua faccia severa, e con quella sua bella figura da vecchio, a me, lo
dico senza vergogna, mi fa un certo effetto..... Perchè sento che non ha
torto, quando mi dice che sono un fannullone, un tristo arnese e che ho
messo sulla paglia la mia famiglia..... Sulla paglia? Ne avessimo almeno
di paglia!..... Ma mia moglie, alla mia povera moglie, concede tutto ciò
che domanda; e se ella osasse andarci più sovente.... ma la si
vergogna..... e massime per me che le tocca sempre difendere innanzi al
marchese..... Breve! Quello lì è un ricco di cui non si ha da dir male.
— E tu sei uno sciocco che non sai ciò che ti peschi: proruppe
Marcaccio. To', bevi ed ascoltami.
Tracannato egli medesimo un colmo bicchiere di vino, Marcaccio
ripigliava:
— Quante lire di reddito ha quel galantomone d'un marchese, come tu lo
chiami? Ducento mila di certo, e forse più: non è vero?... Bene. Per
vivere ad un uomo quanto occorre, eh?... Non sapresti dirlo tu,
Andrea?... To', se ti dicessero a te adess'adesso: ti diamo due mila
lire all'anno e non hai più nulla da fare, sacr....! tu faresti di salti
da toccare il cielo col naso. Vivresti per benone tu e la tua famiglia
che siete in sette. Non è così? Or be' a quel marchese facciamola alla
larga e diamogli tante duemila all'anno quante persone di suo sangue ha
in casa. Duemila lire per lui, due mila per quel superbione di suo
figliuolo, un arrogante quello lì che spero non vorrai portare in palma
di mano ancor esso; duemila per la moglie del marchese, anche quella una
schizzinosa che le vien del cencio solamente a guardarci, duemila ancora
per la nipote del marchese, la signorina Virginia...
Lo sconosciuto che stava ascoltando diede in un lieve sussulto all'udir
quest'ultimo dolcissimo nome: Andrea si riscosse ancor egli ed
interruppe:
— Oh quella è una brava creatura del buon Dio... è una bellezza!...
Cisti! Che bellezza!
— Buono! Riprese con rozza impazienza Marcaccio. Questo non ci ha da che
fare. La bellezza di quella immagine dipinta non è fatta per noi
miserabili straccioni; e non me ne importa una pipa rotta... Gli è dei
_lughi_ che io mi do pensiero..... Dunque supponendo che a sto benedetto
marchese rimanessero ottomila lire all'anno da mangiarsi in santa pace,
non ti pare che avrebbe più che il bisognevole? Cospettone! Altro
che!... Da duecento mila lire togline ottomila, restano cento novantadue
mila lirette che a mille franchi ciascuno potrebbero far tranquilli e
beati due centinaia di poveri diavoli, come siam noi, io e tu, per mille
terremoti! Dico bene? Non è chiaro codesto come due e due fan quattro?
Ed Andrea sempre più stupidito dall'ebbrezza balbettava:
— Sicuro, sicuro; gli è chiaro.
— Povera ignoranza! Mormorava fra sè lo sconosciuto.
Intanto l'oste era giunto al desco dei due bevitori ed ammiccando in un
certo modo a Marcaccio, perchè tacesse, s'era seduto sulla panca vicino
ad Andrea.
— E così, compari, aveva incominciato a dire, come la va?
Marcaccio guardò lo interruttore di mal occhio.
— Che cosa vieni a ficcar qui il tuo becco, figliuolo della versiera?
Gli disse con isgarbo. Chi ti ha chiamato?
E l'oste, facendo boccaccie che lo sconosciuto non poteva scorgere e
strabuzzendo sempre gli occhi, per accennare all'uomo che aveva di
dietro:
— Che? Rispose. Ti rincresce ch'io venga a domandarti come stai e scambi
con voi altri quattro chiacchere?
— Un corno! Gridò Marcaccio. Ne abbiamo noi in via di chiacchere che
sono più interessanti delle tue cianciafruscole. Non è vero, Andrea?...
E qui, cambiando ad un tratto di tono, come aveva cambiato di pensiero,
secondo che succede alla mente in preda ai fumi del vino, soggiunse:
— Appunto! Tu Pelone che sei volpe vecchia puoi aiutarmi a far capire
certo ragioni qui a mastro Andrea che è l'uomo più scrupoloso e più pan
bagnato del mondo.
L'ubbriaco si riscosse.
— Io, pan bagnato?... Corpo d'una saetta, Marcaccio, son capace di
mostrarti...
— Mostrarmi le ciambelle. S'io ti dicessi: c'è un bel colpo da fare a
questo marchese, e se tu mi aiuti n'avremo in tasca dei bei
giallognoli...
L'oste si mise a tossir forte, e di sotto alla tavola diede una gran
pestata ad un piede di Marcaccio.
Questi ruppe in una sconcia bestemmia:
— Guarda che fai, oste della malora; mi storpii un piede.
— Al marchese!... Un colpo! Balbettava Andrea. Di bei giallognoli in
tasca!.. E pane pei miei figliuoli...
— Sicuro!... Pane ed anche companatico... purchè tu voglia.
— No, no, non voglio... Al marchese... Mio benefattore!
— Uh! l'imbecille! susurrava Marcaccio fra i denti, guardando di
traverso Andrea.
— Uh! l'imprudente! mormorava Pelone guardando con dispetto insieme e
compassione Marcaccio.
— Bene: riprendeva quest'ultimo. Il tuo marchese lasciamolo Stare; ma
c'è un altro riccone di nostra conoscenza che credo non vorrai
difendere: il sig. Nariccia, il tuo padron di casa.
A quel nome tutto s'annuvolò l'aspetto di Andrea.
— Un birbante! Esclamò egli con uno scoppio di voce.
— Siamo d'accordo: soggiunse Marcaccio. Ed ha i marenghini a palate; ed
io so ben bene dove li ripone. Quei marenghini li ha spremuti dai
poveri. Pigliarglieli è fare opera meritoria.
L'oste, che aveva invano fino allora tentato ogni mezzo indiretto per
far tacere Marcaccio, pensò che era tempo di ricorrere a più efficaci
spedienti.
— Ah ah! Diss'egli con un suo riso forzato. Marcaccio è poi sempre quel
medesimo che vuol ridere... Le sono le sue solite facezie...
— Facezie! Interrompeva Marcaccio guardando minaccioso Pelone entro gli
occhi. Facezie una maledetta!...
Ma l'oste, curvatosi all'orecchio di lui, gli susurrava in fretta in
fretta alcune parole che avevano la virtù di fargli cambiare improvviso
l'espressione della fisionomia e di farlo sussultare sul suo sedile.
Gettò egli ratto lo sguardo sull'uomo che stava col ragazzo al desco li
presso, e siccome lo sconosciuto era lontano le mille miglia dal
supporre i giudizi che si facevano di lui e i pericoli che lo
minacciavano, Marcaccio potè vederlo nell'attitudine che aveva d'un
attento ascoltatore dei discorsi de' suoi vicini.
Marcaccio diede un gran pugno sulla tavola che fece trabalzare bottiglie
e bicchieri, mandò una fiera bestemmia e disse con tono che non
prometteva niente di bene:
— Ora lo aggiusto io!
Si alzò in piedi e si raffermò sulle gambe che gli traballavano un poco,
poi datosi un'aggiustatina a quel brandello di cencio che gli serviva di
cravatta, rimboccate le maniche sfilacciate agli orli della casacca,
mentre fulminava con isguardi pieni di minaccia lo sconosciuto, venne a
piantarsi innanzi a quest'ultimo in atto pieno di provocazione.
L'imprudente ascoltatore del colloquio dei due beoni, non tardò ad
accorgersi delle ostili intenzioni di Marcaccio, e ne apparve molto
contrariato e dirò meglio sgomento. Si trasse egli indietro contro la
parete, e là sembrò quasi rannicchiarsi in se stesso, mentre i suoi
occhi s'abbassavano paurosi a terra e una pallidezza, maggiore di quella
ch'egli aveva quando era entrato in quel luogo, tornava a distendersi
sulle sue guancie che il calore di quell'ambiente aveva d'alquanto
colorite. Con una ratta sbirciata di sottecchi guardò se il piccino
avesse terminato il suo pasto, e certo gli sarebbe stato gradita cosa
che ciò fosse, ed egli potesse svignarsela di subito; ma il ragazzo era
nel migliore della sua cena; un'altra occhiata intorno alla stanza lo
ammonì che in ogni possibil caso, fra tutta la gente che vi era colà,
egli non avrebbe potuto trovare aiuto o difesa.
Marcaccio tese una delle sue mani grosse, nere e villose, stretta a
pugno, verso la faccia dello sconosciuto, e gli disse con tono affatto
rispondente all'insolenza delle parole:
— Orsù, mio bel fusto, qui abbiamo da assestare i conti.
Il giovane così interpellato alzò un momento gli occhi su chi gli
parlava: ma li chinò tosto, appena incontrati quelli ferini di costui,
che lucevano sinistramente in fondo alle occhiaie sotto le spesse e
fulve sopracciglia.
— Che cosa volete? Diss'egli facendo un evidente sforzo per apparire
calmo e sicuro, e colla voce che a dispetto di questo sforzo gli
tremolava un pochino. Io non vi conosco, nè voi mi conoscete, credo.
— Sì, per Dio, che vi conosco: urlò Marcaccio dando un gran colpo sulla
tavola con quel pugno che aveva teso verso il giovane; e la razza di
gente a cui voi appartenete, gua' io son uso a trattarla come fo di
questo gotto.
E preso un bicchiere sul desco, lo scaraventò per terra mandandolo in
mille frantumi.
Tutti coloro che si trovavano nell'osteria, a quello scoppio di voce ed
al rumore, si volsero verso la tavola dove succedeva tal scena, ed
alcuni alzandosi in piedi, altri appressandosi curiosamente, si
apprestarono tutti ad assistere allo spettacolo che prometteva loro un
po' di spasso.
Meo mostrò al di fuor della botola la sua faccia da imbecille in cui
aveva tanto d'occhi spalancati.
Il ragazzo che mangiava, spaventato, aveva lasciato cader sul piatto il
tozzo di pane e il boccon di formaggio in cui mordeva con tanta voglia e
si era riparato contro la muraglia quatto quatto, pronto a scivolar per
di sotto la tavola a fuggire ogni pericolo.
Lo sconosciuto, più pallido ed inquieto che mai, mandava attorno degli
sguardi sgomentati come per cercare una via di scampo.
— Io non vi ho fatto nulla: balbettò egli con voce appena intelligibile.
E se qualche cosa di me ha potuto offendervi.... posso assicurarvi che
la non era mia intenzione affatto affatto.
Le simpatie di tutti gli spettatori di quella scena erano già di natura
per Marcaccio contro il _signore_ che era venuto a ficcarsi in mezzo a
loro, ma la paura manifestata da quest'ultimo era fatta ancora per
accrescergliene l'ostilità, mentre nulla più inferocisce una folla che
la timidità della vittima.
Le parole dello sconosciuto furono accompagnate da un mormorio di
scherno e di minaccia che accrebbe in Marcaccio la prepotenza e
nell'altro lo sgomento.
— Dagli, dagli a quel _muscadino_: disse apertamente qualcuno.
— Fagli ballare il rigodone!
— Giù, giù su quel cappello!
Mastro Pelone credette sua convenienza d'intromettersi.
— Uhm! mormorava egli fra sè: questo sciamannato mi fa una buggera, ma
di quelle... che il fistolo lo colga! Il commissario mi farà chiudere
l'osteria, se non mi manda anche me in gattabuia... Che benedetto
cervellino da galletto che ha questo scimunito!
Venne presso a Marcaccio e ponendogli chetamente sopra un braccio una di
quelle sue mani da scheletro, gli disse con tono dolcereccio e con un
sorriso che pareva la smorfia d'un epilettico:
— Via, via, amico mio, stai buono e non facciamo tafferugli....
Ma l'ubbriaco gli si voltava con brutto viso e dandogli una manata nel
petto lo respingeva ruvidamente da sè, dicendo in mezzo alle più orride
bestemmie:
— Lasciami stare, oste dell'inferno, e va a cacciar il naso nelle
porcherie delle tue cazzeruole.
— Uhm! Esclamava Pelone assalito dalla tosse, cadendo seduto sopra una
panca. La va a finir male.
Marcaccio tese una mano per prendere lo sconosciuto al bavero del
vestito. Il giovane a quell'atto, parve ritrovare un po' d'energia:
saltò in piedi di scatto, e schivando la branca dell'ubbriaco, gridò:
— Lasciatemi Che prepotenza è questa? Che vi ho fatto in fin dei conti?
— Che mi hai fatto? Gridò Marcaccio. Mi hai fatto che sei un codardo di
spia e che le spie non le voglio tollerare, giuraddio!
Un susurro minaccioso corse per tutta la bettola.
— Una spia! Una spia! Dàlli, dàlli.
Lo sconosciuto ebbe un impeto d'indignazione che gli diede coraggio. Un
vivo rossore gli salì alla faccia, la sua fisionomia prese di colpo una
espressione di risolutezza e di forza, il suo sguardo folgorò, le vene
della nobile fronte diventarono turgide, la persona gli si drizzò con un
aspetto di imponente fermezza che non avreste mai più creduto possibile
in lui.
— Alla croce di Dio! Gridò egli con voce vibrante. Io una spia! Oh! Non
ripetete questa infame parola, sciagurato, o vi pianto questo coltello
nel cuore.
Ed afferrato con mano convulsa il coltello che stava sul desco, ne fece
balenare la lama alla luce rossiccia della lampada.
Questo atto ne impose a tutta prima all'adunanza ed a Marcaccio
medesimo. Vi fu come un momento di stupore; e l'ubbriaco,
involontariamente dominato da quella personalità che rivelava la sua
potenza, indietreggiò.
Ma lo sforzo non potè durare a lungo nella indebolita natura di
quell'essere strano; di subito egli divenne più pallido d'un cadavere, e
ricadde seduto spossatamente sulla panca, al momento appunto in cui la
riazione di quel primo effetto di stupore spingeva Marcaccio a maggiore
audacia e prepotenza.
— Minaccie a me! Urlò quest'ultimo. Credi tu mettermi paura?
sacramento!.....
— Ah! Non mi fate del male; esclamò lo sconosciuto tendendo
supplichevolmente le mani verso l'ubbriaco che si precipitava su di lui.
E Marcaccio stava per afferrare il poveretto, e chi sa che cosa ne
sarebbe accaduto, se ad un tratto non si fosse aperto l'uscio a vetri
della stanza vicina, e il giovane dalle maniere eleganti, che abbiam
detto esservi colà dentro, non fosse comparso, gridando con voce
imperiosa:
— Alto là! Che cosa c'è?


CAPITOLO V.

You have read 1 text from Italian literature.
Next - La plebe, parte I - 03
  • Parts
  • La plebe, parte I - 01
    Total number of words is 4473
    Total number of unique words is 1804
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 02
    Total number of words is 4550
    Total number of unique words is 1598
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    51.5 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 03
    Total number of words is 4593
    Total number of unique words is 1685
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    61.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 04
    Total number of words is 4529
    Total number of unique words is 1645
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    55.3 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 05
    Total number of words is 4517
    Total number of unique words is 1639
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 06
    Total number of words is 4557
    Total number of unique words is 1749
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    53.3 of words are in the 5000 most common words
    60.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 07
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1773
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    59.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 08
    Total number of words is 4559
    Total number of unique words is 1844
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    53.3 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 09
    Total number of words is 4541
    Total number of unique words is 1766
    39.0 of words are in the 2000 most common words
    54.3 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 10
    Total number of words is 4482
    Total number of unique words is 1687
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    61.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 11
    Total number of words is 4472
    Total number of unique words is 1716
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 12
    Total number of words is 4616
    Total number of unique words is 1736
    38.3 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 13
    Total number of words is 4586
    Total number of unique words is 1743
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 14
    Total number of words is 4538
    Total number of unique words is 1740
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 15
    Total number of words is 4566
    Total number of unique words is 1732
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 16
    Total number of words is 4591
    Total number of unique words is 1775
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 17
    Total number of words is 4585
    Total number of unique words is 1649
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 18
    Total number of words is 4630
    Total number of unique words is 1702
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    53.1 of words are in the 5000 most common words
    61.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 19
    Total number of words is 4602
    Total number of unique words is 1710
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 20
    Total number of words is 4636
    Total number of unique words is 1703
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 21
    Total number of words is 4644
    Total number of unique words is 1716
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 22
    Total number of words is 4550
    Total number of unique words is 1806
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    59.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 23
    Total number of words is 4509
    Total number of unique words is 1853
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 24
    Total number of words is 4427
    Total number of unique words is 1714
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 25
    Total number of words is 4511
    Total number of unique words is 1703
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 26
    Total number of words is 4518
    Total number of unique words is 1649
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    53.7 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 27
    Total number of words is 4578
    Total number of unique words is 1666
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 28
    Total number of words is 4506
    Total number of unique words is 1614
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    62.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 29
    Total number of words is 4512
    Total number of unique words is 1691
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 30
    Total number of words is 4508
    Total number of unique words is 1714
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 31
    Total number of words is 4471
    Total number of unique words is 1648
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    63.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 32
    Total number of words is 4447
    Total number of unique words is 1564
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    54.8 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La plebe, parte I - 33
    Total number of words is 144
    Total number of unique words is 121
    61.0 of words are in the 2000 most common words
    78.2 of words are in the 5000 most common words
    86.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.