La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 12

Total number of words is 4150
Total number of unique words is 1705
38.2 of words are in the 2000 most common words
51.9 of words are in the 5000 most common words
59.8 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.

[27] Questi discorsi di Ruggiero e Bonifazio son portati da Saba
Malaspina, cont., pag. 356 a 358, non sappiamo se per uso
istorico, o perchè ei li seppe veri. In ogni modo mi è parso
conservarli; e molte inutili frasi n'ho tolto, poco o nulla
aggiuntovi del mio.
[28] Saba Malaspina, cont., pag. 358.
Di questa mossa parla anche d'Esclot, cap. 81, con minore
esattezza nei particolari, ma sano giudizio dell'intento;
scrivendo come que' di Palermo rifletteano che non uscirebber
salvi da questa rivoluzione, se non procacciando il medesimo
effetto per tutta l'isola.
Anche Montaner, cap. 43, accenna questo progresso della
rivoluzione; ma al solito suo con molti errori.
[29] Anon. chron. sic., pag. 147.
[30] Saba Malasplna, cont., pag. 358.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 4.
La uccisione progressiva de' Francesi è anche riferita dal
Montaner, cap. 43.
[31] Bart. de Neocastro, cap. 15.
[32] Gio. Villani, lib. 7, cap. 61.
[33] È pubblicata questa epistola dall'Anon. chron. sic., pag. 147 a
149, nella Bibl. arag. del Gregorio, tom. II; dal Lünig, Codex
Italiæ diplomaticus, tom. II, n. 49, ma con errore di data; e in
altri libri.
Mi è parso pregio dell'opera trascrivere nel docum. V questa
epistola, importantissima per l'argomento e per lo stile.
Essa fu tenuta in molto pregio in que' tempi, e si trova in molte
collezioni epistolari. Avvene una copia nella Bibl. reale di
Francia, MS. 4042, ch'è un volume di epistole di Pietro delle
Vigne, del card. Tommaso da Capua e d'altri. È seguita
immediatamente dalla prima bolla di scomunica di Martino IV, e da
una risposta a quest'atto del papa, indirizzata a' cardinali, che
io pubblico al docum. VII.
L'autenticità di questo documento per altro è convalidata dal
d'Esclot, cap. 81, il quale ne porta una parafrasi, sovente con le
medesime parole del nostro originale; se non che la data, certo
erronea, è del 14 maggio.
Gio. Villani, lib. 7, cap. 61, dice ancora di tali pratiche «di
quegli di Palermo contando le loro miserie per una bella pistola,
e ch'elli doveano amare libertà, e franchigia, e fraternità con
loro.»
Bart. de Neocastro a cap. 19 e 20 foggia a suo modo, lontanissimo
da ogni verosimiglianza, e l'epistola e la risposta, con quella
che gli pareva arte oratoria, e quel che gli pareva amor della sua
patria.
[34] Bart. de Neocastro, cap. 15.
Anon. chron. sic. pag. 147.
Fazzello, deca 2, lib. 1, cap. 2, racconta una battaglia tra
queste navi messinesi e le palermitane, capitanate da Orlando de
Milio esule di Palermo. Seguendo il mio proposito di non prestar
fede che ai contemporanei, ho taciuto questo fatto, niente certo e
brutissimo.
[35] Bart. de Neocastro, cap. 24.
[36] Bart. de Neocastro, ibid.
[37] Saba Malaspina, cont. pag., 358.
[38] Bart. de Neocastro, cap. 24.
[39] Anon. chron. sic., pag. 147.
D'Esclot, cap. 81, porta troppo brevemente la rivoluzione di
Messina, e non senza inesattezze.
[40] Bart. de Neocastro, cap. 24, 25, 30.
I nomi di quei giudici si ritraggono da un diploma del 10 maggio
1282, ne' Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. H. 4, fog. 116,
trascritto dal tabulario della chiesa di Messina. Ivi si legge
l'intitolazione:
_Tempore dominii Sacrosanctæ Romanæ Ecclesiæ et felicis
communitatis Messanæ anno I. Residente Capitaneo in
Civitate Messanæ nobili viro domino Baldoyno Mussono una cum
suscriptis judicibus civitatis ejusdem, etc._ Or questo _una
cum_, fa comprendere che i detti giudici, nome che allor davasi
a tutti i legisti, fossero compagni nel governo al capitano, cioè
i consiglieri de' quali parla il Neocastro, ch'era un d'essi
appunto.
[41] Da tutte le memorie del tempo appare, che questa famiglia de
Riso da Messina fu nobile, e potente, e piena d'uomini valorosi,
ancorchè sventuratamente si fossero gittati al tristo cammino di
parteggiare contro la patria. Di ciò fu punita severamente questa
schiatta: spentane la più parte; gli altri condotti a mendicare un
pane da' nemici del lor paese. De' tre fratelli di cui fa menzione
il Neocastro, per nome Riccardo, Matteo, e Baldovino, questi
ultimi furono morti a furia di popolo in Messina di giugno 1282;
il primo dicollato sopra una galea alle bocche del golfo di Napoli
dopo la battaglia del 6 giugno 1284, nella quale avea portato le
armi contro i suoi concittadini. Giacomo e Parmenio loro nipoti,
de' quali anche parla il Neocastro, e Arrigo, Niccoloso, un altro
Matteo, Squarcia, Scurione, e Francesco, di cui veggonsi i nomi in
parecchi diplomi, si rifuggirono in terra di nimici, e da loro
ebbero sussidi, ufici lucrativi, e aspettativa di feudi. Mi par
bene porre qui una lista di documenti risguardanti questa
famiglia.
1274.--Niccoloso de Riso era giustiziere in Bari. Diploma del 27
maggio quinta Ind. (1277), r. archivio di Napoli, reg. segnato
1268, A, fog. 29, a t.
1286, 9 luglio.--Diploma di re Giacomo di Sicilia. Concede a
Guglielmo Conto, e a Venuta da Messina alcuni beni di maestro
Palmiero (forse Parmenio) de Riso, fellone, e di Niccoloso de Riso
figliuolo del fu Corrado; il qual Niccoloso era stato preso nella
battaglia del porto di Malta, ed era prigione tuttavia. Pubblicato
dal di Gregorio, Bibl. arag., tom. II, pag. 500.
1287, 15 gennaio.--Sussidio di once dodici all'anno, dato da'
governanti di Napoli alla famiglia di Parmerio de Riso uscito di
Sicilia. Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom.
II, pag. 21.
1292, 8 luglio.--Sussidio di once due al mese ad Arrigo de Riso,
che per fedeltà al re avea perduto ogni cosa. Ibid., pag. 94.
1298, 29 settembre e 10 ottobre.--A Squarcia de Riso, giustiziere
d'Apruzzo oltre il fiume di Pescara. Ibid., pag. 207.
1299, 19 marzo.--Diploma di Carlo II, pel quale è conceduto
_Squarcie de Riso Messane militi dilecto familiari et fideli
suo_ il castello e terra _Sancti Filadelli situm in valle
Demonis_ (San Fratello) in luogo di quel di Sortino datogli
_olim serviciorum tuorum intuito_, ma non occupato dalle armi
regie. Reg. del r. archivio di Napoli. 1299, A, fog. 48, a t.
1299, 9 aprile.--Per consegnarsi della moneta dalla zecca di
Napoli ad Arrigo de Riso da Messina fedele del re, ec. Ibid., fog.
31, a t.
Detto, ultimo aprile.--_Mattheo de Riso militi statuto super
recollectionem presentis donj in Aversa._ Ibid., fog. 66.
Detto, 2 maggio.--_Henrico de Riso de Messana militi_, per
altre faccende di re Carlo. Ibid., fog. 66.
Detto, 5 maggio.--Assegnata una rendita di 30 once all'anno in
dote a Cecilia de Riso, figliuola di Squarcia, in merito della
fedeltà di costui, e dei gravi danni sostenuti ne' suoi beni.
Ibid., fog. 55, a t.
Detto, 9 giugno.--Accordate cent'once in dote alla figliuola di
Scurione de Riso milite, ch'era esule e soffrente per
lealtà.---Ibid., fog 90, a t.
Detto, 23 giugno.--Conceduta a Squarcia de Riso la terra di Melise
in val di Crati. Ibid., fog. 96.
Detto, 14 luglio.--Conceduta a Matteo ed Arrigo de Riso militi, e
a Francesco de Riso da Messina la terra di Geremia in Calabria.
Ibid.
[42] Son le parole stesse del Neocastro voltate in italiano, e in
qualche luogo abbreviate.
[43] Bart. de Neocastro, cap. 25, 26.
Alcuni istorici de' secoli appresso affermarono che Erberto fosse
stato ucciso a Messina. La verità della testimonianza di
Bartolomeo de Neocastro è confermata da vari diplomi, che mostrano
Erberto vivente e al servigio di Carlo, dopo la rivoluzione di
Messina. Leggonsi nel r. archivio di Napoli, il primo nel reg.
1283, A, fog. 81, ch'è dato di Napoli il 21 giugno duodecima Ind.
(1284); l'altro a fog. 50 dato di Cotrone il 19 agosto dello
stesso anno; e tra il fog. 15 e il 18 parecchi altri indirizzati a
questo Erberto giustiziere di Principato, o riguardanti lui
stesso.
[44] Saba Malaspina, cont., pag. 358.
[45] Bart. de Neocastro, cap. 27, 28, 29, 30.
Conferma che Teobaldo de Messi sia stato castellano del castello
di Messina, appunto come dice il Neocastro, un diploma del 21
marzo 1278; dal quale anco si vede che al presidio di quella rocca
eran posti cavalieri e fanti oltramontani, pagati i primi alla
ragione di un tarì d'oro, gli altri di grana otto al giorno. R.
archivio di Napoli, reg. segnato 1268, A, fog. 143.
Sembra che vi fossero stati, ancorchè pochissimi, oltre la
famiglia Riso altri partigiani de' Francesi.
In un diploma di Carlo I dato il 20 settembre duodecima Ind.
(1283) è ordinato al capitano di Geraci di fornir sei once d'oro a
Francesco de Tore da Milazzo, che per seguire il re avea perduto
tutti i suoi beni in Sicilia; il qual danaro si dovea togliere da'
beni de' traditori in Geraci. Dal r. archivio di Napoli, reg.
1283, A fog. 56, a t.
Un altro diploma del 24 settembre 1299 accordava l'uficio di
giudice in Girgenti, al momento che quella città si ripigliasse
pel re, ad Arrigo d'Agrigento, esule e spogliato d'ogni cosa per
amor del re. Reg. 1299-1300, C. fog. 70, a t. Ma resta in dubbio
se costui fosse uscito fin dall'82, o ribellato nel 99.
Per un altro del 19 maggio tredicesima Ind. (1300) Carlo II
raccomandava a Roberto guerreggiante in Sicilia, di rendere
ragione a Benincasa da Paternò, spogliato de' suoi beni per
fedeltà al re. Il padre di costui anche fedele, e perciò preso da
Corrado Capece, avea venduto, per riscattarsi, alcuni beni dotali
senza assentimento della moglie e de' figli, che or li voleano
rivendicare. Ibid., fog. 368.
[46] Anon. chron. sic., pag. 147.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 4.
[47] Lib. 7, cap. 61.
[48] _Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit_, ho inteso
dire cento volte da quei che amano i motti latini. Il popolo con
maggior vivezza suol dire solamente: «Sperlinga negò.» E questo
proverbio parmi testimonianza istorica sì valevole da correggere
gli scrittori contemporanei che tacquero il caso di Sperlinga; i
nazionali per non perpetuare una memoria spiacevole, gli stranieri
per non saperla. Il docum. XIII. mostra che alcuni soldati di
Carlo si eran lungamente difesi nel castel di Sperlinga, il che
sarebbe stato difficilissimo senza la volontà degli abitanti.
[49] Anon. chron. sic., pag. 147.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 4.
Saba Malaspina, cont., pag. 358 e 359.
[50] _Eriguntur in terris populares rectores, et capitanei fiunt in
plebibus ad Gallicos persequendos, etc._ Malaspina, cont., pag.
336.
[51] Diploma del 3 aprile 1282, docum. IV.
Bart. de Neocastro, cap. 27, 37, 41.
Saba Malaspina, cont., pag. 356, ec.
[52] Annali genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. VI, pag. 576. Ivi
si legge: _Et missis sibi invicem nuntiis, conjuraverunt se ad
invicem._
Saba Malaspina, cont, pag. 358.
Bolla di Martino IV, in Raynald, Ann. ecc., 1282, §§. 13 a 18. Per
questa son disciolte le confederazioni per avventura fatte tra i
comuni di Sicilia ribelli. È notevole che si parla sol di comuni
di Sicilia, anche nelle ammonizioni a tornare all'ubbidienza, e
nelle minacce di gastighi; quando il divieto d'aiutar questi
ribelli è fatto largamente a principi, conti, baroni, e comuni
esteri. Novella prova dell'indole tutta popolare della rivoluzione
del vespro, e della condizione de' ribelli, che già si sapea a
corte di Roma il 9 maggio, data della bolla.
D'Esclot, cap. 81, e Saba Malaspina, loc. cit., suppongono che le
altre città di Sicilia avessero giurato ubbidienza al comune di
Palermo. Tra quelle non fu per certo Messina: e i diplomi citati
nel corso di questo capitolo, e tutte le altre autorità portano
piuttosto a confederazione, che a dominio di Palermo. Forse l'avea
di fatto, non di dritto, come prima nella rivoluzione, come antica
capitale, e più forte di popolo.
[53] Troviam del nome di Lamanno o Alamanno molti uomini e di parte
nostra e di parte angioina nelle memorie di questi tempi. Il
docum. XIII mostra che un Alamanno era il castellano di Sperlinga
assediata da' nostri, e un altro dello stesso nome tra i guerrieri
del presidio. Un diploma del 9 febbraio 1278 dal r. archivio di
Napoli, reg. 1268, A, fog. 63, a t., è indirizzato a Guidone di
Alemania giustiziere di Capitanata. Un Bertoldo Alemanno si legge
tra i guerrieri di Messina fatti prigioni nel combattimento di
Milazzo a 12 giugno 1282, veg. il capitolo seguente. Raimondo
Alemanno nel 1287 fu con Giacomo all'assedio di Agosta, veg. il
cap. 13.
Per altro è probabile ch'esistessero diverse famiglie di tal
cognome, preso, com'era solito in que' tempi, dalla patria di
questo o quell'altro Alemanno che veniva ad abitare in Italia.
[54] Saba Malaspina, cont., pag. 358.
[55] Dal Surita, Annali d'Aragona, lib. 4, cap. 18, sappiamo che
Bartolomeo de Neocastro, in una sua storia in versi, riferiva
essere stati dal parlamento generale che si tenne in Messina,
eletti sei uomini al governo provvisionale dell'isola in questo
tempo. Gli altri storici non ne fanno motto; nè lo stesso
Bartolomeo nella sua cronaca in prosa. Indi non mi è parso per
questo sol barlume allontanarmi dalle altre memorie tutte. Forse
Neocastro mal espresse l'uficio de' capitani delle province; forse
Surita mal comprese quel gergo latino, che se è oscuro in prosa,
peggio dovea invilupparsi in poesia. Chi ami più minuti ragguagli
di questo perduto poema o racconto, vegga il di Gregorio, Bibl.
aragon., tom. I, pag. 11 e 12.
[56] Bart. de Neocastro, cap. 18.
Gio. Villani, lib. 7, cap. 63.
Giachetto Malespini, cap. 210.
[57] Bart. de Neocastro, cap. 50.
[58] Diploma del ..... 1282 dal tabularlo della chiesa di Messina ne'
Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. II. 4, fog. 117. Questo è
dato certo di luglio o agosto, perchè vi si legge il nome di
Alaimo capitano della città, e la decima Ind. Vi son
contrassegnati come testimoni Gualtiero da Caltagirone, Bonamico,
Natale Ansalone, e altri nomi noti in queste istorie.
[59] I parlamenti tenuti in Palermo si son citati sopra, e un altro
se ne leggerà nei capitoli seguenti. Quel che deliberò gli
appresti alla difesa fu tenuto in Messina, come si può
congetturare da un luogo di Saba Malaspina citato qui appresso; e
da un altro della perduta istoria in versi di Bartolomeo de
Neocastro, del quale fa menzione Surita, negli Annali d'Aragona,
lib. 4, cap. 18.
[60] Saba Malaspina, cont., pag. 359 e 360.
[61] Diploma del 15 agosto 1282, recato dal Gallo, Annali di Messina,
tom. II, pag. 131.
Atto del 10 maggio 1282, cavato dal tabulario della chiesa di
Messina, ne' Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. H. 4, fog.
116.
Diploma del..... 1282, ibid., fog. 117.
Fors'anco si scrisse negli atti l'anno primo della repubblica,
seguendo l'uso della corte di Roma e di tutti gli altri principati
del tempo, ove si notava la indizione e l'anno del principe, e
anche talvolta del feudatario, piuttosto che l'anno dell'era
volgare.
[62] Paradiso, canto 6.
[63] Veggasi l'appendice.


CAPITOLO VII.
Dolore e rabbia di Carlo all'annunzio della rivoluzione. Ordina la
passata in Sicilia, con l'esercito disposto alla guerra di Grecia.
Bolla del papa contro i ribelli; risposta loro, e legazione del
cardinal Gherardo da Parma. Preparamenti di Carlo, e de' Messinesi.
Rotta dei nostri a Milazzo. Sbarco di re Carlo. Principî dell'assedio.
Pratiche del cardinale entrato in Messina. Assalti minori. Stormo
generale contro la città. Respinti i Francesi. Tentata la fede
d'Alaimo capitano del popolo di Messina. Aprile a settembre 1282.

A corte del papa, ebbe Carlo dall'arcivescovo di Morreale l'annunzio
della siciliana strage; che il colpì di presentimento di ruina, e fè
nascere in quel superbissimo animo, prima dell'ira stessa, una
disperata rassegnazione; ond'ei si volse tutto umile al cielo, e fù
udito pregare: «Sire Iddio! dappoi t'è piaciuto farmi avversa la mia
fortuna, piacciati che il mio calare sia a petitti passi[1].»
Sopraccorse ansando a Napoli; e trovate le nuove del progredimento
della ribellione, diessi a furor bestiale, senza serbar contegno
alcuno di re. A gran passo misurava le stanze; forsennato, muto, torvo
agli sguardi, rodendo un bastone come cane in rabbia; finchè prese a
sfogarsi in parole: andrebbe, sì, gli parea mill'anni, andrebbe in
Sicilia a schiantar città, a bruciar contadi, a sterminare con orrendi
supplizi tutta la ribalda generazione; lascerebbe quello scoglio
spopolato, ignudo, esempio della giustizia d'un re, terrore alle età
più lontane. E i Siciliani, certo innocenti, ch'erano in Napoli per
cagion di commerci, furon costretti a nascondersi o fuggire. Intanto
{147} egli mettea insieme i soldati scritti per l'impresa di Grecia;
facea rassegne, esortava, preparava, e attendea impazientissimo gli
altri avvisi; che tutti furon sinistri, finchè venne quell'ultimo
della rivoluzione di Messina, che il fece prorompere a nuovi eccessi
di rabbia[2]; ma nel fondo del cuore, l'agghiacciò. Spacciò
incontanente al re di Francia, dettata certo da lui stesso, una
lettera che mal cela l'animo sconfortato e abbattuto: essere rivoltata
la Sicilia; sovrastar grandi mali se non vi si correa con grosso
esercito; piacesse al re di Francia mandar subito cinquecento uomini
d'arme col conte d'Artois, o altro valente capitano, e fornir le
spese, delle quali sarebbe ristorato senza ritardo[3].
Mentr'egli, in tal subito rovescio di fortuna, implorava soccorso di
gente dalla madre patria, la corte di Roma aiutavalo di consigli, di
danari forse, di preghiere al cielo, e di maledizioni su i ribelli
senza misura[4]. Il dì dell'Ascenzione, Martino IV bandiva da Orvieto
a tutta la cristianità: che niuno s'attentasse a favorir questa
rivoluzione; i disubbidienti, se vescovi o prelati, sarebber deposti,
se principi o signori, spogliati de' feudi e sciolti lor vassalli dal
giuramento; cassate e annullate quante confederazioni si fossero fatte
tra le città di Sicilia; aspramente ammoniti i Palermitani e gli altri
capi del movimento, che tornassero sotto re Carlo; minacciati, a chi
s'indurasse {148} nella fellonia, mille gastighi nell'avere, nella
persona, e nell'anima[5].
Ma gli fu risposto con parole riverenti, e fermo proposito; sì che
Martino, uditi gli oratori di Sicilia, replicò ch'e' facean come i
manigoldi intorno a Cristo: «salutavanlo re dei Giudei, e davangli uno
schiaffo[6].» E tal era alla corte di Roma, se non la prima
ambasciata, certo una rimostranza indirizzatale dopo la sua
ammonizione o dopo la prima scomunica, la quale rivolgesi ai padri
coscritti, così chiama i cardinali, partecipi della piena potestà del
pontefice, sedenti nel sacro collegio per tener le bilance della
giustizia, e intendere all'util pubblico, spogliandosi d'ogni privato
riguardo; e, con stile spesso ridondante, talvolta confuso, e più
spesso vivo e poetico, duolsi che la romana corte favorisse gl'iniqui
governi di Carlo d'Angiò, venuto dall'estremo Occidente fino alle
spiagge della Sicilia, e comandasse ai Siciliani di tornar sotto la
servitù d'Egitto e il giogo che aveano scosso per ispirazione e aiuto
divino; barbarico giogo, che il papa non conoscea, e volea rimetterlo
sul collo gonfio e insanguinato dall'averlo portato tanti anni. Con
pari intemperanza di rettorica, mette a confronto le due genti
francese e latina, esagera il biasimo dell'una, la lode dell'altra.
«Costoro, dice, ci dovean reggere, costoro amministrar la giustizia!
Chi sosterrebbe le loro mani pronte alle ingiurie e al sangue, i truci
volti, i minacciosi aspetti, l'arrogante parlare, l'alito stesso? O
morte, speranza de' tribolati, riposo ancora ai felici, ti sospiravano
le anime nostre, impazienti d'esser tratte al cielo o all'inferno,
finchè questi condannati nostri corpi nulla servirono al ben della
patria! Non è ribellione, o padri coscritti, quella che voi mirate;
non ingrata {149} fuga dal grembo d'una madre; ma resistenza
legittima, secondo ragion canonica e civile; ma casto amore, zelo
della pudicizia, santa difesa di libertà. Rivanghiamo la voragine de'
nostri mali; traggiamo a riva l'alga corrotta nel profondo del mare.
Ecco le donne sforzate al cospetto de' mariti; viziate le donzelle;
accumulate le ingiurie, sì che par non resti luogo ad altre nuove:
ecco le battiture su le spalle; le mani che s'alzano a percotere una
faccia ritraente l'immagine del Creatore; gli omicidî; le prigionie;
le rapine; il disprezzo; l'occupazion de' beni delle chiese; la brutal
forza che comanda; il principe fatto solo arbitro de' matrimoni. Nè la
corte di Roma ignorava, nè potea ignorar questi mali, notissimi alle
genti più lontane. Avvi, o padri coscritti, un estremo furore della
sventura, una forza di necessità, una reazione dell'umana libertà: e
allora nessun eccesso di crudeltà è tanto immane, che non giovi con
l'esempio, reprimendo i malvagi. Fu squarciato il corpo alle donne;
furono uccisi i bambini anzi che nati: la storia il narrerà ai secoli
più lontani; e così periscano i vizi prima di venire alla luce; si
dissipi il veleno con la prole de' serpenti.» A queste empie parole
non manca la sublimità della disperazione e della ferocia. «A voi,
ripiglia l'ignoto autore, lasciando i cardinali e addentando il papa,
a voi si volge ora il sermone; su voi voterò il calice. Fremono d'ogni
intorno le guerre; minacciano i nemici; tremano le nazioni, lacerate
dalle guerre civili e dalle straniere: son questi, o padre, i frutti
delle opere vostre!» E qui tocca la connivenza alla sommossa di
Viterbo, e tutti gli abusi di re Carlo in Roma; e ritrova non pochi
torti a Martino; e gli ricorda che, seguendo un interesse di parte,
menomasse l'autorità del pontificato; che i misfatti permessi perchè
piacciono, portan poi i misfatti che spiacciono; ch'ei non dovea
promuovere i suoi partigiani, e trascurar le altre faccende {150}
della Chiesa; che i disordini consuman sè stessi: «la scure è alzata;
accenna di percuotere; fate d'impugnarla voi stesso pria che tronchi
l'albero alla radice.» Con queste, e molte altre parole è esortato
papa Martino a mutar via, se gli preme la sua salvazione. Alle idee,
allo stile, agli eccessi della passione, l'autore sembra chierico, non
ignorante, e patriotta audacissimo. Niuno potrebbe o affermare o
negare che tal rimostranza si mandasse a corte di Roma, quando si
conobbe chiusa la via del perdono, e altro non restava che protestare
fortemente. Ma se i governanti della Sicilia non scrissero in quelle
parole, scrissero per certo in que' sensi: e in ogni modo il documento
che ci resta è irrefragabilmente del paese e del tempo; ha la rovente
impronta della rivoluzione; estinto quel fuoco, non si potea
contraffare[7].
La corte di Roma, vedendo che i Siciliani nulla non rimoveansi da'
loro proponimenti, tentò nuovi consigli. Deputò con autorità
straordinaria il cardinal Gherardo da Parma pontificio legato nel
regno[8]. «Mossi, dicea la bolla, da sviscerato amore alla Sicilia, e
dolentissimi degli scandali con che il nemico dell'uman genere la vien
turbando, te mandiamvi, o fratello, angiol di pace; e svelti tu,
struggi, dissipa, sperdi, edifica, pianta; tutta usa l'autorità nostra
ad onor di Dio e riformazion del reame[9].» L'accorgimento de'
consigli sacerdotali trasparisce ancora da uno statuto promulgato di
quel tempo da Carlo, dove accagionando del mal governo gli officiali
inferiori, moderava i più grossi aggravî del fisco, dei magistrati, e
di lor famigliari; e sì la crudeltà di alcuna legge, le usurpazioni
{151} de' castellani nelle faccende municipali, e lor violenze nei
contadi[10]. Lusinghe a' Siciliani eran queste; blandimenti ai popoli
di Puglia e Calabria, che, dalla medesima signoria travagliati, non si
muovessero all'esempio, ma grati e soddisfatti aiutassero il re. E per
vero assai difficoltà nel raccorre quelle feudali milizie ebbe egli a
vincere con la sua passione e potenza[11]. Aggiunsevi mille Saracini
di Lucera, co' fanti e' cavalli di Firenze e d'altre città guelfe di
Lombardia e Toscana; i Francesi, tra vassalli e stipendiati, furono il
nerbo dell'esercito. Genova e Pisa mandaron galee; quelle del regno
s'accozzaron tutte; altre ventiquattro chiamonne di Provenza il re,
poichè la più parte delle preparate alla impresa d'Oriente era chiusa
nel porto di Messina. Forniti inoltre uscieri, teride, trite quanti
abbisognassero a traghettar le genti. Ordinò Carlo che si ritrovasser
le genti a Catona, picciola terra di Calabria, posta sullo stretto di
contra a Messina, ch'egli volea prima assaltare; e mandò innanzi
quaranta galee, e gran copia di grani e altra vivanda, e ogni cosa
bisognevole all'esercito. Quivi poi rassegnò pronti a servir sua
vendetta da quindicimila cavalli e sessantamila pedoni, con
cencinquanta o dugento legni, tra di trasporto e di corso[12]:
macchina {152} enorme di guerra, che non parrà esagerata riflettendo
esser Carlo apparecchiato di già a grande impresa, e aiutato da mezza
Italia, dalla Francia e dalla corte di Roma; e che pria della lotta
tra principato e baronaggio, e dell'uso delle bande stanziali che ne
seguì, gli eserciti d'Europa si poteano adunar numerosi poco meno
ch'ai nostri tempi, con un sol bando a' baroni per la cavalleria, e
poca moneta per lo scarso stipendio de' pedoni. Un cardinale armato di
censure e di piena balìa; un re uso a vittoria, indurato nelle
battaglie; un esercito grossissimo, ansioso di vendetta, assetato di
preda; un bollor francese, un'astuzia di Roma, un furor d'offeso
tiranno, tutte l'arti di guerra, tutte l'arti di regno a conquider
l'isola ribelle, minacciando si raggrupparono sulla estrema punta
d'Italia.
Reina del Faro, siede tra due mari in faccia ad oriente, maestosa e
lieta Messina; che a manca, il Peloritan promontorio sta contro il
Tirreno; a destra, il braccio di san Ranieri sì ardito mette nel mare
Ionio, rientrando come punta in falce contro la curva del lido, che un
vasto cinge, e profondo, e da tutti venti sicurissimo porto. In mar
bagnansi le falde de' colli, talchè parte non poca della città {153}
s'appoggia su la pendice; donde il seno, lo stretto, l'opposta
Calabria magnifico teatro spiegano alla vista. Largheggia un po' di
pianura a settentrione; e più vasta ad ostro, amena per vigneti e
ville: boscosi i poggi, e più di que' tempi ch'ai nostri. Non è mutata
del resto la sembianza del paese, nè il sito della città, quantunque
più d'una catastrofe l'abbia percosso; e poco men che spiantata da'
tremuoti del millesettecentottantatrè, si sia murata nuova dalle
fondamenta.
Questa nobil città gli animi e le braccia apprestava a difesa; più
intenta a munirsi nel porto che altrove, perchè non s'aspettava sì
pronto un esercito ad assaltarla di terra. Rispianano a settentrione
la campagna, svelte le viti, e abbattuti gli sparsi casolari; del
legname di questi risarciscono le mura; fabbrican macchine ed armi:
oper non sì compiute, da non dovercisi affaticare e sudar poi nel
maggior uopo. Ma salde catene di ferro, legate a travi galleggianti,
gittavan a traverso l'imboccatura del porto, a chiuderlo contr'ostili
navigli: il braccio di san Ranieri afforzavano d'eletta gioventù,
sotto il comando di Niccolò Bivacqua, e Giacomo de Brugnali, stanziata
You have read 1 text from Italian literature.
Next - La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 13
  • Parts
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 01
    Total number of words is 4377
    Total number of unique words is 1769
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 02
    Total number of words is 4421
    Total number of unique words is 1776
    33.8 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    56.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 03
    Total number of words is 4032
    Total number of unique words is 1618
    35.9 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 04
    Total number of words is 4353
    Total number of unique words is 1866
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    48.3 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 05
    Total number of words is 4404
    Total number of unique words is 1898
    31.1 of words are in the 2000 most common words
    44.6 of words are in the 5000 most common words
    52.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 06
    Total number of words is 3900
    Total number of unique words is 1123
    40.2 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 07
    Total number of words is 4334
    Total number of unique words is 1878
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 08
    Total number of words is 4421
    Total number of unique words is 1890
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    48.9 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 09
    Total number of words is 3789
    Total number of unique words is 1425
    40.1 of words are in the 2000 most common words
    53.8 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 10
    Total number of words is 4295
    Total number of unique words is 1897
    32.5 of words are in the 2000 most common words
    47.0 of words are in the 5000 most common words
    54.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 11
    Total number of words is 4265
    Total number of unique words is 1706
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 12
    Total number of words is 4150
    Total number of unique words is 1705
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 13
    Total number of words is 4394
    Total number of unique words is 1977
    31.2 of words are in the 2000 most common words
    44.9 of words are in the 5000 most common words
    51.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 14
    Total number of words is 4193
    Total number of unique words is 1677
    38.2 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 15
    Total number of words is 4090
    Total number of unique words is 1700
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 16
    Total number of words is 4146
    Total number of unique words is 1566
    37.2 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    60.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 17
    Total number of words is 4460
    Total number of unique words is 1888
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    49.0 of words are in the 5000 most common words
    55.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 18
    Total number of words is 3954
    Total number of unique words is 1397
    40.7 of words are in the 2000 most common words
    56.1 of words are in the 5000 most common words
    63.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 19
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1864
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    47.0 of words are in the 5000 most common words
    54.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 20
    Total number of words is 4422
    Total number of unique words is 1836
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 21
    Total number of words is 3852
    Total number of unique words is 1337
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    48.2 of words are in the 5000 most common words
    55.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 22
    Total number of words is 4247
    Total number of unique words is 1743
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    47.9 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 23
    Total number of words is 4479
    Total number of unique words is 1908
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    49.3 of words are in the 5000 most common words
    57.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 24
    Total number of words is 3833
    Total number of unique words is 1233
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 25
    Total number of words is 4370
    Total number of unique words is 1773
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    50.2 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 26
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1847
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    56.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 27
    Total number of words is 3689
    Total number of unique words is 1213
    43.0 of words are in the 2000 most common words
    58.2 of words are in the 5000 most common words
    66.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.