La guerra del Vespro Siciliano vol. 1 - 06

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Epistole di Clemente IV a Carlo, in Raynald, Ann. ecc. 1267 §. 4 e
1268 §. 36.
Diploma del 14 luglio 1266, dall'archivio della chiesa di Cefalù,
tra i Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. G. 12.
Diploma di Carlo I dato il 13 giugno 1270, nel quale si comanda
una inquisizione per le concessioni di Federigo dopo la sua
deposizione, di Corrado, e di Manfredi. Dal r. archivio di Napoli,
Papon, Hist. gen. de Provence, tom. III, Docum. 8.
[12] Gio. Villani, lib. 7, cap. 30.
Veggansi ancora i vari diplomi ricordati da monsignor Scotto nel
catalogo delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. I, pag.
50 e 179, e que' che abbiamo tra' Mss. della Bibl. com. di Palermo
Q. q. G. 2, tutti cavati da' registri del r. archivio di Napoli, e
dati di Taormina 12 gennaio 1271, di Messina 23 gennaio 1271, di
Monforte 23 settembre 1272. Moltissimi altri se ne trovano ne'
registri del detto archivio di Napoli.
[13] Veggasi la nota in principio del presente capitolo sulla
esorbitanza de' dritti feudali di Francia al paragon de' nostri in
que' tempi; e Vivenzio, Storia del regno di Napoli, tom. II, pag.
12 e 13.
È da notare che que' medesimi atti dei quali si lagnano
gl'istorici nostri e del continente d'Italia, come d'oppressioni
insopportabili de' Francesi in Sicilia, riferisconsi dagli
istorici del dritto pubblico francese, come leggi, dure sì ed
ingiuste, ma ricevute universalmente in Francia ne' secoli di
mezzo. E questa è un'altra prova del divario grandissimo tra la
feudalità francese e la siciliana, di gran lunga men barbara, del
secolo XIII.
[14] Capitoli del regno di Napoli, pag. 39 e 40, capitoli dati il 10
giugno 1282.
[15] Vo' notare, perchè mostri le condizioni di tutte le altre, una
concessione fatta da Carlo I, a dì 8 luglio 1278 (o 1266), che
leggiamo tra' Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. G. 4.
Il re dà in feudo nobile a Ponzio di Blancfort, milite e
famigliare suo, il castel di san Pietro sopra Patti, che si
tenesse _in capite_ dalla corona, per lo servizio di due
militi e mezzo, ragionati a 20 once d'oro annuali per ciascuno,
secondo gli usi del regno di Sicilia. Eccettuansi dalla signoria
coloro che tenessero direttamente dal re feudi o altro in que'
luoghi; e le saline, gli armenti regi, i demani, le spiagge fino
al gitto della balista: riserbasi ancora il re il dritto al
giuramento ligio; i giudizi criminali di morte, taglione, o
esilio; e la imposizione delle collette o monete generali.
[16] Capitoli del regno di Napoli, an. 1272, pag. 8. Questa differenza
che Carlo mettea tra sudditi francesi e italiani, senza saviezza
politica, e certo senza giustizia, si scorge sempre, anche in
fatti di minore importanza. Così nel chiamare i baroni al servigio
feudale, distinguea gli uni dagli altri; e abbiamo da vari diplomi
che una volta ai Latini ingiunse di recarsi a quest'effetto a san
Germano il 26 dicembre 1275, a' Francesi il 14 gennaio 1276. Da'
registri del r. archivio di Napoli, reg. segnato 1260 O fog. 68 a
t. e 69.
[17] Carlo non solamente volle una feudalità di gente francese nel
reame di Puglia, che mirò ancora a stabilirvi intere popolazioni.
Così a ripopolar Lucera, dopo aver domato que' fieri Saraceni,
invitò con promessa di proprietà e immunità larghissime gli
abitanti della Provenza, raccomandando portasser seco loro le
armi. Diploma del 20 ottobre 1273 dal r. archivio di Napoli, in
Papon, Hist. gén. de Provence, tom. III, Doc. 12. Veggasi ancora
quant'altro scrive il Papon nello stesso tom. III, pag. 58.
Questo fatto è provato inoltre da' privilegi di colonia
provenzale, che Carlo II nel 1300 concedette ai Catalani
dell'armata. Diplomi del 3 gennaio tredicesima Ind. nel reg. del
r. archivio di Napoli, segnato 1299-1300, C fog. 50 a t.
[18] Presso il Caruso, Bibl. sic., tom. II, pag. 780.
[19] Saba Malaspina, continuazione presso di Gregorio, Bibl. arag.
tom. II, pag. 332.
[20] Così furon chiamati ne' mezzi tempi, per corruzione della voce
_dominio_, le terre appartenenti propriamente alla corona.
[21] Saba Malaspina, lib. 6.
[22] Raynald, Ann. ecc. 1267, §. 4. La prima è senza data; l'altra di
Viterbo, il 6 febbraio 1267.
[23] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 1 di re Giacomo.
Capitoli del regno di Napoli, pag. 26.
Bart. de Neocastro, cap. 12.
I diplomi del r. archivio di Napoli ci forniscono più minuti
ragguagli, dei quali accennerò qui alcuno.
1º. Le collette o sovvenzioni eran bandite per varie cagioni, e
spesso se ne richiedean molte in un medesimo anno; come
sovvenzioni generali: per gli stipendi de' soldati mercenari: per
l'armamento delle galee: pei legnami e marinai, diversa dalla
precedente: per la festa d'armar cavaliere il figliuolo del re; e
simili bisogni reali o immaginari. Notisi che in un reame in cui
il servigio militare era a carico dei feudatari, si levava
un'altra imposta per le truppe mercenarie.
2º. La somma era esorbitante. Per esempio, nel 1276 la
sovvenzione generale per gli stanziali montò ad once 60,170. 11.
11.
Questa somma scompartissi per le province nel seguente modo:
Abbruzzo 6573 13 16
Terra di Lavoro e Contado di Molise 8080 » »
Principato e terra Beneventana 5566 12 17
Capitanata 3300 24 1
Basilicata 4286 29 1
Terra di Bari 5446 21 »
Terra d'Otranto 3547 14 8
Val di Crati e terra Giordana 5725 27 16
Calabria 2631 28 12
Sicilia di qua dal Salso (Sicilia orientale) 7600 » »
Sicilia di là del Salso (Sicilia occidentale) 7500 » »
_Totale_ 60,170 11 11
come si legge in un diploma del 13 febbraio quarta Ind. (1276) nel
registro di Carlo II segnato A, 1201, fog. 90. Lo stesso dì fu
bandita in alcune province di terraferma un'altra imposta per le
galee, come si vede da un altro diploma del 20 febbraio quarta
Ind. (1276), ibidem. Altre once 1,674 per soldi della gente delle
galee di guardia intorno la Sicilia, si veggon pagate, la più
parte dalla città di Palermo, in tre diplomi del 24 e 25 gennaio e
2 febbraio quinta Ind. (1277) reg. 1268 O fog. 47.
Abbiamo oltre a ciò le scritte del danaro che appare ricevuto dai
due giustizieri di Sicilia nei mesi di maggio e giugno 1277 per
sovvenzioni generali, nella somma di once 10,801, che certo non
appartiene all'imposta de' soldati; e perciò il danaro pagato
dalla Sicilia in quell'anno passò di molto le 30,000 once. Non è
dubbio che quelle partite appartengano a un medesimo anno, cioè
alla quinta Ind. 1276-77, perchè gli editti si mandavan fuori
prima del cominciamento della indizione, e il danaro s'incassava
nel corso della medesima. Queste scritte trovansi nel registro
1268 A fog. 40, 41, 42, 43. Da quella data il 29 maggio, fog. 41 a
t., si scorge che la sovvenzione pei soldi della gente delle galee
nel giustizierato di qua dal Salso era da 800 a 900 once all'anno.
3º. La proporzione della colletta tra il reame dell'isola e quel
di terraferma, era come di uno a quattro; il che fa argomentare
che a un di presso la popolazione stava nella stessa ragione, che
è anche quella d'oggidì.
4º. I magistrati preposti a riscuoter le collette o sovvenzioni
erano i giustizieri.
Su quali elementi l'amministrazione angioina prendesse a
scompartir la somma tra le varie terre, s'ignora. Forse avea
qualche abbozzo di censimento, non sappiam se di beni o di
popolazione; ma è certo che dalla corte veniva la distribuzione; e
ciò veggiamo per la distribuzione della moneta nuova nel diploma
del 12 agosto 1279, che si pubblica Docum. III. La somma poi
gravata sopra ogni terra, si contribuiva dagli abitanti su i ruoli
che stendeano gli oficiali, chiamati giudici nelle terre
demaniali, e maestri giurati nelle feudali, che erano eletti a
questo scopo di comun voto degli abitanti. Tra molti altri
documenti, il prova il diploma del 13 agosto 1278, pubblicato
Docum. II, e l'altro del 12 settembre 1277, registro citato, 1268
O fog. 1, nel quale si legge.... _precipias ex parte nostra
universitatibus terrarum et locorum tam demanii quam ecclesiarum
comitum et baronum jurisdictionis tue, sub pena unciarum auri
decem per te a contumacibus exigendis, ut universitates terrarum
demanii judices sufficientes, ydoneos et juris peritos si poterint
inveniri in numero consueto, et universitates ecclesiarum comitum
et baronum magistros juratos bonos, sufficientes, ydoneos et
fideles, quilibet in dicta universitate..... unum in magistros
juratos de comuni voto omnium eligant_..... Questa era una
lettera circolare a tutti i giustizieri delle province di
terraferma e al vicario in Sicilia ne' due giustizierati
dell'isola. Onde si scorge ancora che la cancelleria di Carlo I,
ora scrivea direttamente ai due giustizieri di Sicilia, come a
quei di terraferma, ed or facealo per mezzo del vicario, sedente
allora a Messina. Il diploma del 13 febbraio 1276, citato di
sopra, accenna la medesima forma di distribuzione della tassa, per
sindichi eletti dalle università, ossiano comuni.
Da un diploma che leggesi in Vivenzio, Storia del regno di Napoli,
tom. II, pag. 351, si ricava, che in Principato la proporzione
ordinaria della sovvenzione generale era di un agostale a
focolare, ossia famiglia.
[24] Nic. Speciale, lib. 1 cap. 2.
Bart. de Neocastro, cap. 12 e 13.
[25] Diploma dato di Melfi a 16 settembre 1269, dove si confessa, che
gli abitanti di alcuni casali di Calabria appartenenti al
monastero del Salvadore di Messina: _de necessitate coguntur
proprium deserere incolatum, dum nullatenus possint tam gravia
onera sustinere_. Dal r. archivio di Napoli, si legge nei Mss.
della Bibl. com. di Palermo Q. q. G. 2.
[26] Capitoli del regno di Napoli, anno 1272, pag. 4.
[27] Lettera de' Siciliani al papa Martino IV, nello Anonymi chronicon
siculum, cap. 40, presso di Gregorio, Bibl. arag. tom. II, pag.
154.
D'Esclot, cap. 88. Questi assicura che si levavano infino a
quattro collette in un anno, ed aggiugne un'altra crudeltà, non
rapportata dai nostri, e perciò men da credersi; cioè che
marchiavano in fronte cui non pagasse le collette, e che i
riscuotitori portavano due collari colle catene appesi all'arcion
della sella, e vi attaccavano pel collo i debitori.
[28] Docum. VII.
[29] Capitoli del regno di Napoli, pag. 26.
[30] Saba Malaspina, cont. loc. cit., pag. 333.
Bart. de Neocastro, cap. 12.
Capitoli del regno di Sicilia, cap. 8 di re Giacomo.
Diploma del 27 gennaio 1281, nel citato catalogo delle pergamene
del r. archivio di Napoli, tom. I, pag. 227.
Diploma del 29 novembre tredicesima Ind. (1269) nel r. archivio di
Napoli, registro di Carlo I, segnato 1269, D, fog. 203 a t.
I nomi de' cittadini palermitani da' quali si tolse in presto il
danaro di cui tratta questo diploma, sono: Failla, de Pulcaro,
Riccio, Tagliavia, ed Afflitto.
Diploma del 15 marzo 1278 per compensarsi col danaro dato in
prestito dal comune di Caltagirone, il debito ch'esso avea per la
imposta de' legnami e marinai, nella somma di once 727. R.
archivio di Napoli, reg. 1268, A, fog.143.
Da molti diplomi si vede che re Carlo richiedea tali imprestiti a
tutti i magistrati preposti all'amministrazione delle entrate
pubbliche, cioè i giustizieri, i segreti, i portulani, e i maestri
di zecca. Diploma dato di Viterbo il 15 novembre quinta Ind.
(1276), nel quale si comanda ai giustizieri di terraferma di dare
in prestito al re once 500 per ciascuno, e a que' di Sicilia 1,000
once per ciascuno; nel r. archivio di Napoli, reg. segnato 1268,
A, fog. 1. Altro simile, ibid., fog. 2, dato di Brindisi, il 16
aprile (forse 1277). Altro, ibid., fog. 3, dato di Venosa il 1
giugno quinta Ind. (1277), pel quale si domandarono ai giustizieri
di Sicilia once 2,000 per ciascuno. Altro, ibid., fog. 22, a t.,
ai segreti, portulani, e maestri di zecca. In Sicilia ci avea un
segreto solo, un sol portolano, e il _Siclarius_ di Messina.
Il pretesto dell'accatto era l'urgenza di pagare i soldati
mercenari, e il censo alla corte di Roma. E in molti luoghi fu
mandato, come era solito, a sollecitare il pagamento un Droetto da
Genlis. Altri del 23 febbraio, 5 e 30 marzo (1276) per simili
imprestiti. Richiedeansi ai giustizieri once 2,000 per ciascuno;
nel r. archivio di Napoli, reg. segn. 1291, A, fog. 93, 94, a t.
95 e 102.
Diploma del 5 settembre, sesta Ind. (1277) a' giustizieri, che
mandino incontanente danaro, _tam de pecunia ipsa mutuanda per
te, quam de recipienda mutuo a divitioribus et melioribus dicte
jurisdictionis tue a quibus statim et brevi manu haberi possint,
ita quod mutuum ipsum generale non sit nec in eo pauperes,
etc._ R. archivio di Napoli, reg. 1268 O, fog. 3.
Conto dei giustizieri di Sicilia, ibid., fog. 75, ove si parla
d'altri imprestiti somiglianti.
Altri diplomi su imprestiti non restituiti da Carlo I, son citati
dal Vivenzio, Storia di Napoli, tom. II, pag. 12.
[31] Memorie storiche ed economiche sopra la moneta bassa di Sicilia,
di Antonino della Rovere, Palermo, 1814, cap. 3.
[32] Documento II.
Molti particolari per la monetazione d'oro in Napoli si trovano in
un diploma del r. archivio di Napoli, reg. 1268, O, fog. 91.
[33] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 10 di re Giacomo.
Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282, pag. 25.
Saba Malaspina, cont. loc. cit., p. 332.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 11.
Bart. de Neocastro, cap. 12.
D'Esclot, cap. 88.
Diplomi del 18 e 25 maggio 1275, ai maestri della zecca di
Messina, allegati dal sig. della Rovere nell'opera citata, cap. 4;
ove si legge che nella nuova moneta di denari entravano 7 tarì e
mezzo di argento in ogni libbra di lega; e sopra ciò si ragiona il
guadagno dell'80 per 100, che risponde a' detti del Neocastro e
del D'Esclot; il primo de' quali afferma che il valor edittale
della nuova moneta montò a trenta volte sopra l'antico, non che
sopra l'intrinseco; e il secondo attesta il rapidissimo calar di
questa moneta dopo la distribuzione.
Moltissimi diplomi ci ha poi, su le sforzate distribuzioni della
bassa moneta, nel r. archivio di Napoli; un de' quali dato il 13
agosto sesta Ind. (1278) si trova nel registro segnato 1268, A,
fog. 127. Un altro del 5 settembre sesta Ind. (1277) per la
distribuzione di libbre 8,830 di moneta nuova, alla solita ragione
di 3 libbre ad oncia di valore, talchè se ne doveano ricavare,
continua il diploma, once 2,943. 11. 10, reg. 1268, O, fog. 3; e
parecchi altri veggonsi notati nell'Elenco delle pergamene del r.
archivio di Napoli per monsig. Scotto, tom. I, Napoli, 1824.
Una di queste pergamene contien la distribuzione alle città e
terre della Sicilia di là del Salso (regione occidentale); e
questa, perchè mostra particolari importanti, l'ho io trascritto
dall'originale, e la pubblico qui, Docum. III.
Che Carlo I d'Angiò avesse la monetazione come un capo di entrata
pubblica, si ricava da molti altri diplomi del r. archivio di
Napoli; un dei quali indirizzato al vicario in Sicilia Adamo
Morhier per la zecca di Messina il 13 marzo 1278, si trova nel
registro segnato 1268, A, fog. 142.
[34] Elenco citato delle pergamene, ec., tom. I, p. 181 e 184, diplomi
del 4 e 31 agosto 1279.
[35] Bart. de Neocastro, cap. 12.
Capitoli del regno di Napoli, 26 gennaio e 20 febbraio 1274, pag.
1.
Alla tratta dei grani, e alle altre esazioni dei porti eran
preposti i maestri portolani; e in Sicilia n'era di que' tempi un
solo, come si scorge dai diplomi del r. archivio di Napoli, 10
giugno, quinta Ind. (1277), reg. 1268, A, fog. 22 a t.--10 e 15
aprile, sesta Ind. 1278, indirizzati a Giovanni di Lentini milite,
e Matteo Rufulo di Ravella, portolani e procuratori in Sicilia (ma
erano due individui che esercitavano, o per dir meglio avean preso
in affitto, un solo uficio), ibid., fog. 96, 97.
De' dritti di tratta del grano si trova notizia in molti altri
diplomi, e, per non citarne un eccessivo numero, veggasi quello
del 15 marzo 1278, reg. 1268, A, fog. 142, e un altro del 26
novembre 1279, indirizzato al portolano di Eraclea in Sicilia. In
questo si leggono tutte le estrazioni di grani da Eraclea, ossia
Terranova, in quattordici mesi dal 10 luglio 1278 al 24 settembre
1279. Il dritto di estrazione era venticinque once ogni mille
salme di frumento per fuori regno, e la metà pei luoghi del regno.
Nel detto periodo si trassero da Terranova salme 11,709 di
frumento e 3,690 d'orzo, delle quali 150 sole per Genova, 560
senza dichiarar luogo, e le une e le altre furono imbarcate con
legni genovesi e oltramontani. Il rimanente con bastimenti
siciliani o del regno di Napoli fu portato ad Amalfi, Gaeta,
Napoli, e la più parte a Messina. I carichi per Napoli furono del
frumento e orzo del re. Dal r. archivio di Napoli, reg. 1270, B,
fog. 36 a t. Io ne ho depositato una copia nella Bibl. com. di
Palermo.
[36] Veggasi di Gregorio, Considerazioni sulla storia di Sicilia, lib.
3, cap. 6 e 7.
Il segreto amministrava queste gabelle, ed era in Sicilia un solo,
se non che talvolta più persone prendeano in fitto questo uficio,
come il mostra un diploma del 29 ottobre ottava Ind. (1279) per
alcune decime e prestazioni alla chiesa di Messina, nel cui
margine leggesi _Alaymo de Lentini et sociis secretis
Sicilie_, r. archivio di Napoli, reg. segnato 1270, B, fog. 9;
e un altro diploma del 23 settembre dello stesso anno, ibid., fog.
8, per la elezione d'Arrigo de Riso e Arrigo Rosso da Messina a
segreti di Calabria. Da un altro diploma del 27 marzo ottava Ind.
(1270), ibid., fog. 3, si rileva, che le entrate della segrezia di
Sicilia per la ottava Ind. montassero ad once 19, 310, 26, 10.
Veg. anche diploma del 15 marzo 1278, ibid., reg. segnato 1268, A,
fog. 142, indirizzato al segreto di Sicilia; e un altro al
medesimo, ibid., reg. 1270, B, fog. 11, dato il 27 febbraio,
ottava Ind. 1280, per dritti di _riva e bucceria_ di Palermo.
[37] Diploma del 6 agosto 1281 nell'Elenco dalle pergamene del r.
archivio di Napoli, tom. I, p. 228.
[38] Ibidem. Ad ogni pagina si leggono diplomi riguardanti questi
affitti.
[39] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 11 di re Giacomo.
Anon. chron. sic., cap. 40.
[40] Leggonsi moltissime di queste transazioni coi veri o supposti
frodatori, nel registro del r. archivio di Napoli segnato 1283, A,
fog. 96, 98, 103, 108 a t. 112, 113, a t. Si scorge ancora il mal
uso dal diploma del 26 marzo 1284, ibid., fog. 125 a t., in cui fu
mascherato sotto tal pretesto il riscatto di Arrigo Rosso da
Messina, fatto prigione nel combattimento di Milazzo l'anno 1282.
[41] A proposito de' mali consiglieri di re Carlo, è da ricordare un
diploma del principe di Salerno, dato di Nicotra il 22 giugno
1283. Dietro lo scoppio del vespro, la casa di Angiò volle gittar
sui ministri tutto il carico del mal governo. Il principe dunque
di Salerno, erede presuntivo della corona, denunziò a' popoli del
regno di terraferma quattro Marra fratelli, e due Rufulo padre e
figliuolo «inventori di tutti i modi di spogliare i popoli, pei
quali la Sicilia s'era ribellata. Or io, conchiudea, li punisco.»
Da' Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. G. 1, pubblicato dal
sac. Niccolò Buscemi nella vita di Giovanni di Procida, Docum. 5.
[42] Saba Malaspina, cont. pag. 331, 332.
Bart. de Neocastro, cap. 12.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 11.
Anon. chron. sic. loc. cit.
D'Esclot, cap. 88.
Al proposito della estrema cura di Carlo pe' suoi orti si legge un
curioso diploma dell'8 febb. 1278 a Adamo Morhier vicario in
Sicilia, cui il re raccomandava il palagio e il giardin di
Palermo, e que' della Cuba, dell'Assisa, della Favara, e del
Parco; nel r. archivio di Napoli, reg. segnato 1268, A, fog. 37 a
t. Ivi a fog. 37 è un altro diploma del 5 febb. a un Giordano
detto Marzono per la custodia de' palagi e giardini medesimi.
[43] Capitoli del regno di Napoli del 10 giugno 1282.
Il dritto di pascer gli armenti regi era certamente antico sui i
feudi; ma Carlo l'abusò, come fece di ogni altra prerogativa della
corona.
Saba Malaspina, cont. p. 357.
[44] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 28 e 64 di re Giacomo.
Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282.
Nic. Speciale, lib. 1, cap. 11.
Bart. de Neocastro, cap. 12.
Saba Malaspina, cont. pag. 331.
[45] Bart. de Neocastro, cap. 12.
Capitoli del regno di Sicilia, cap. 44 di re Giacomo.
Capitoli del regno di Napoli, pag. 26 e seg.
[46] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 13 di re Giacomo.
[47] Saba Malaspina, cont. pag. 333.
Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282.
[48] Saba Malaspina, cont. pag. 334.
Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282.
Epistola di Clemente IV, in Raynald, Ann. ecc. 1267, §. 4.
[49] Saba Malaspina, cont. pag. 334.
Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282.
[50] Saba Malaspina, cont. pag. 333.
D'Esclot, cap. 88.
Anon. chron. sic. cap. 40, loc. cit. pag. 155.
Capitoli del regno di Sicilia, cap. 19 e 20 di re Giacomo.
Capitoli del regno di Napoli, pag. 20.
Veggasi ancora il diploma di re Carlo I, a 31 luglio 1276, per le
materasse che gli officiali prendeano ai giudici del comune di
Messina, in Gallo, Annali di Messina, tom. II, pag. 105.
[51] Nic. Speciale, lib. 1 cap. 11.
[52] Anon. chron. sic. pag. 154.
Bart. de Neocastro, cap. 14.
Nic. Speciale, lib. 1 cap. 2.
Saba Malaspina, cont, pag. 333 e 353.
Rade volte, com'avvien pure, il re prendea a riparare qualche caso
particolare. Un diploma del 24 febbraio, non si vede di qual anno,
fa scritto al vicario in Sicilia, per le violenze fatte al
canonico Stefano d'Ala, e la sua prigionia arbitraria. Nel r.
archivio di Napoli, reg. segnato 1268, O fog. 88 a t.
Un altro diploma del 7 maggio quarta Ind. (1276) riguarda un simil
caso di Deponto da Nicastro, cui un Raoul de Teretis milite, con
una sua masnada, avea cattivato, portato alla Catona, e indi nel
castel di Scilla.
[53] Si sa che sotto Federigo imperatore i baiuli erano insieme
giudici civili di prima istanza, officiali dell'azienda regia, e
magistrati municipali. Par che siano stati sostituiti, forse da
Carlo, a questi baiuli i giudici nelle terre demaniali, e i
maestri giurati nelle feudali o ecclesiastiche. Questi pel
rescritto della conferma della loro elezione pagavano, oltre le
mance ai notai, un dritto di tarì d'oro diciotto e mezzo al fisco.
Veg. diploma del 13 agosto 1278, docum. II. e conto del
giustiziere della Sicilia oltre il Salso, nel reg. del r. archivio
di Napoli segnato 1268, O fog. 75, ove è messo a entrata questo
dritto.
[54] Che questa non sia una supposizione mia lo attestano tutti gli
storici di sopra citati, e gli statuti stessi che promulgò Carlo
appresso il vespro. Ricordisi la legge sulla occupazione de'
demani citata di sopra, ch'è la sola obbligatoria anche pei
Francesi e Provenzali.
In un diploma del 16 aprile 1274, re Carlo commette al vicario di
Sicilia, che gli abitanti di Eraclea non sian molestati nè
spogliati dai vicini, _che non sono nè Francesi nè
Provenzali_; che è una diretta confessione, o almen prova quali
suonassero i richiami del pubblico. Tra i Mss. della Bibl. com. di
Palermo Q. q. G. 1.
[55] Capitoli del regno di Napoli, pag. 4, 15 marzo 1272.
[56] Questa moneta valea la quarta parte di un'oncia.
[57] Capitoli del regno di Napoli, pag. 10, anno 1269.
[58] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 42 del re Giacomo.
[59] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 45 del re Giacomo.
Capitoli del regno di Napoli, pag. 21 e 22. Ved. anche un diploma
nel r. archivio di Napoli, reg. segnato 1268, O fog. 75, nel quale
si leggono i conti di un giustiziere della Sicilia oltre il Salso,
e tra le altre partite d'entrata se ne trova una di multa per gli
omicidi clandestini.
[60] Capitoli del regno di Sicilia, cap. 15 di re Giacomo.
Epistola di Clemente IV, in Raynald, Ann. ecc. 1267 §. 4.
[61] Saba Malaspina, cont. pag. 333.
[62] Docum. VII. Par fuori d'ogni dubbio che si parli d'una prigione
nel Castel dell'Uovo, che per altro era il carcere de' rei di
stato, ove si ritenea Beatrice figliuola di Manfredi, Arrigo Rosso
messinese preso il 1282, nel combattimento di Milazzo, ecc.
[63] È confessato ne' capitoli di re Carlo del 10 giugno 1282.
[64] Capitoli del regno di Napoli, pag. 15, 15 dicembre 1268.
[65] Epistola di Clemente IV, del 1267, loc. cit.
Scorgesi ancora da tutti gli storici da noi citati, e cento
diplomi il confermano; de' quali per brevità noterò due soli del
1269 e del 1270. Il primo, tratto da' reg. del r. archivio di
Napoli, si legge tra' Mss. della Biblioteca com. di Palermo Q. q.
G. 1 fog. 102; l'altro nell'elenco delle pergamene dell'archivio
stesso di Napoli, tom. I, pag. 34.
[66] Diploma del 29 gennaio 1269, da' reg. del r. archivio di Napoli,
tra i Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. G. 1.
Diploma del 10 novembre 1270, nell'elenco citato delle pergamene
del r. archivio di Napoli, tom. I, pag. 41.
Altro del 7 maggio 1271, ibid. pag. 58, e altri dieci del 1275,
ibid. pag. 100 a 112. Nel conto del giustiziere della Sicilia
oltre il Salso, reg. del r. archivio di Napoli segnato 1268, O
fog. 75, si veggono messe a entrata le terze parti de' mobili de'
contumaci.
[67] Capitoli del regno di Napoli, pag. 16, 26 gennaio 1278.
[68] Diploma del 3 febbraio 1270, tra' Mss. della Bibl. com. di
Palermo, Q. q. F. 70, pubblicato dal sac. Niccolò Buscemi nella
vita di Giov. di Procida; e altri--del 20 febbraio 1271, nel
catalogo citato delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. I,
pag. 49--del 2 giugno 1271, ibid. pag. 63--del 1 novembre 1271,
ibid. pag. 79.
[69] Ibid. diploma del 21 dicembre 1271, pag. 82.
[70] Capitoli del regno di Napoli, pag. 23, 22 novembre 1271.
[71] Epistola di Clemente IV, del 1267, loc. cit.
Nic. Speciale, lib. I, cap. 2 ed 11.
Capitoli del regno di Sicilia, cap. 22 di re Giacomo.
Rimostranza de' Siciliani, Docum. VII.
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