La carità del prossimo - 10

Total number of words is 4473
Total number of unique words is 1751
35.7 of words are in the 2000 most common words
50.3 of words are in the 5000 most common words
56.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.

--Per far dello orgie? sclamò il droghiere meravigliato e incredulo.
--Sì signore... delle vere orgie.
E la portinaia raccontò a suo modo, come quella stessa mattina, in
casa del pittore, vi fosse stato un pasto suntuosissimo, a cui suo
figlio medesimo avendo preso parte vi era venuto giù con una cotta
vergognosa.
Lo zio d'Antonio non volle più sentir altro. Come! Lo stesso dì, nello
stesso momento quasi che scriveva a lui quella lettera così raumiliata
e supplichevole nella quale narrava sì pietosamente l'infelicità de'
suoi casi; mentre egli, lo zio, si lasciava da quelle parole
commuovere e veniva con tanta premura verso il nipote per soccorrerlo,
il tristo si abbandonava--per chiamarla colla parola della
portinaia--ad un'orgia! Avevano dunque voluto beffarsi di lui: quel
soccorso che sarebbero riusciti a spillargli era dunque destinato a
procurare a que' viziosi nuovi piaceri di simil genere!... Ed egli,
bestione, s'era lasciato intenerire! egli aveva creduto ai loro
piagnistei!... L'irritazione che ne provò rese di botto il padrino
d'Antonio ancora più inasprito contro suo figlioccio; e troncando in
fretta il suo colloquio colla portinaia, egli se ne tornò al suo
fondaco, ripetendo a sè stesso il giuramento che più volte aveva fatto
e che ora pur tuttavia aveva violato, di non voler più a niun conto
interessarsi nè sentir parlare delle cose di suo nipote.
E così avvenne che Antonio non ricevesse alcuna risposta dallo zio.
Il terzo giorno dopo mandata la lettera, Vanardi cominciò a perdere
ogni speranza. Eppure gli pareva impossibile che il padrino, il quale
un dì lo amava cotanto, ora potesse rimanere affatto insensibile a
quel suo grido di soccorso. Uscito di casa, i suoi passi lo portarono
senza precisa sua volontà, verso il fondaco dello zio. Quando i suoi
occhi ebbero dinanzi i famosi quadrilateri colorati che il tempo aveva
fatti sbiadire, al di sopra della bottega, Antonio sentì saltargli il
cuore nel petto più ancora di quello che avrebbe immaginato. Da tanto
tempo egli non era più entrato là dentro: da tanto tempo egli usava
perfino evitar quella strada! Si fece animo tuttavia. Gli parve che
passando e ripassando innanzi a quel fondaco alcuna cosa dovesse
sopravvenire, ond'egli avrebbe avuto occasione d'apprendere qualche
cosa della sua lettera. Ed ecco il nipote girare nelle vicinanze
dell'alloggio di suo zio, come questi avea girato due giorni innanzi
per la strada abitata dal nipote. Ma finalmente a costui il freddo
dell'aria frizzante invernale e la necessità imperiosa diedero il
coraggio di abbrancare la gruccia della serratura, di volgerla, di
aprir l'uscio ed intromettersi timidamente nel tepore della bottega
del droghiere.
Nulla era mutato in essa. Al solito posto c'era il solito banco, a cui
con tanto suo fastidio Antonio stesso s'era provato, senza troppo
buona riuscita, ad avviluppare con grazia cartocci di pepe e di
cannella; dietro il suo paravento lo zio. Questi, come sempre all'udir
entrar gente, sporse in fuori la testa e guardò chi fosse; vedendo suo
nipote, egli arrossì di sdegno fino sulla fronte. S'alzò di scatto da
sedere, rigettò con forza il seggiolone, si slanciò dietro il banco
che era lì vicino, come un oratore nella tribuna, e battendo
violentemente su di esso col pugno chiuso, prima che Antonio avesse
tempo ad aprir bocca, gridò:
--Che cosa vuole, signorino? Che cosa viene a far qui? Questo non è
luogo per lei nè pei pari suoi. Mi pigli la porta subito...
Antonio, tutto confuso e sbalordito, provò a balbettare con aspetto ed
accento da supplichevole:
--Caro signor zio, caro signor padrino... E il droghiere più
invelenito:
--Che zio! che padrino! Qui per lei non c'è più nè l'uno nè l'altro.
Qui non c'è che un uomo il quale si vergogna di molto d'aver con lei
comune un nome ch'ella disonora...
A questo punto Antonio levò fieramente il capo.
--Mio zio! diss'egli, questo è troppo...
Ma l'altro senza lasciarlo parlare:
--Vada via, vada via. Non la voglio sentire, non la voglio vedere...
E come Antonio insisteva, il droghiere con più calore:
--Vada, o la faccio cacciar fuori dai miei garzoni.
--Vado, vado: gridò Antonio, pallido per ira; ma badi bene, signor
zio, che di questo indegno trattamento a mio riguardo avrà da pentirsi
un giorno.
Ed uscì ratto, chiudendo con violenza l'uscio dietro di sè. Corse a
casa sua in uno stato d'animo che è più facile immaginare che dire; e
trovò Giovanni che veniva a dirgli il risultato della sua visita al
signor Marone, ed a domandargli quello del colloquio di lui con
Pannini.
Ma Vanardi era sì commosso che non potè discorrere d'altro, finchè non
ebbe contato con ogni più minuta particolarità la scena avvenuta collo
zio, e non ebbe dato colle sue parole un po' di sfogo allo sdegno ed
al dolore che lo travagliavano per quella disgustosa vicenda.
Selva si adoperò colle migliori e più amichevoli ragioni che seppe
trovare a versare alcun conforto nel povero afflitto, e la Rosina
invece non si occupò che di staccar moccoli all'indirizzo di quel
birbone spietato d'uno zio.
Quando marito e moglie furono un po' più calmi, Giovanni allora prese
a dire:
--Tutto ciò rende più necessario che mai la tua ammissione all'impiego
ch'io ho pensato di procurarti per mezzo del signor Pannini. Ti sei tu
recato da lui per presentargliene la mia lettera?
Antonio confessò, non senza un po' di confusione, che non era stato
colà, e che quindi quella lettera giaceva tuttavia inoperosa nel fondo
della sua saccoccia.
Selva ne lo rimproverò amorevolmente: i medesimi rimbrotti, ma con
meno mitezza, ripetè la moglie: e il pittore col capo chino come un
ragazzo in fallo, promise che di quel giorno sarebbe andato dal signor
Pannini; e intanto, non malcontento di cambiar discorso, domandò
all'amico, s'egli da parte sua fosse andato, come aveva detto di voler
fare, dal signor Marone ed avesse potuto parlargli.
Giovanni Selva non aveva fallito alla sua promessa, ed espose il
risultamento della sua gita.
Marone non abitava mica nella casa di sua proprietà, ma prendeva a
pigione tre stanzuccie ad un quarto piano non molto lontano, dove
albergava i suoi miseri penati e la vecchia donna che lo serviva.
Selva n'era stato ricevuto come uno cui non si vuole fare sgarbi, ma
la cui presenza non ci va troppo a' versi, e l'amico d'Antonio,
mostrando di non accorgersi niente affatto di codesto, era entrato di
questa guisa nell'argomento che lo interessava:
--La non si stupisca se vede venir me ad entrarle in discorsi che non
mi riguardano e parlare in luogo e vece di altri: chè a dire il vero
dovrebb'essere il buon amico Vanardi a venirle a domandare le
spiegazioni che si desiderano; ma che cosa vuole, quel povero uomo
oggi trovasi così impedito....
--Vuol dire ch'ella viene per conto del pittore? interruppe il padrone
di casa coll'aria e l'accento d'un uomo che vuole sbrigarsela al più
presto.
--Signor sì.
Marone volse sul suo interlocutore uno sguardo che voleva essere
scrutativo ed era sospettoso:
--Non so che cosa possa esservi da trattare fra me e il signor Vanardi
fuori della pigione ch'egli mi deve ed è gran tempo mi paghi... Se gli
è di ciò che lei è incaricato, la cosa sarà presto fatta...
--Sì, parleremo anche della pigione, poichè lei signor Marone può
essere in caso di somministrare al mio amico i mezzi di pagarla.
--Di grazia si spieghi.
--Ecco! Jeri ella è andata colà in compagnia d'un signore che
manifestò il desiderio d'acquistare quel ritratto di donna che Vanardi
possiede. Come lei sa, o non sa, e allora glie lo dico io, quella tela
è di molto preziosa pel mio amico, tanto che non si deciderebbe a
venderla se l'inesorabile necessità non ve lo spingesse.....
--Egli dunque si è deciso a venderla? interruppe Marone con qualche
interesse.
--Sì, ma solamente quando da questa vendita che assai gli duole, egli
possa ricavare quel buon profitto onde abbisogna.
--Bene! Vanardi mi faccia sapere le sue intenzioni; me le dica lei
stesso signor Selva se le conosce, ed io guarderò d'aggiustar la
faccenda.
--Scusi: ma ci piacerebbe di meglio aggiustarla noi la faccenda
direttamente col compratore.
--Come sarebbe a dire? Si diffida di me?
--Niente affatto; ma siccome da una parte noi si tiene molto a quel
quadro, dall'altra quel cotale ha mostrato assai desiderio di averlo,
si desidererebbe trovarsi a fronte di quel signore per fargli capire
che non altrimenti ci acconcieremo a spossessarci di siffatto oggetto
se non ce ne viene offerto un prezzo che assesti i nostri affari,
cominciando da quella benedetta pigione che dobbiamo a lei. Gli è per
ciò che son venuto a domandarle, caro signor Marone, di volermi
indicare dove e come potrei trovare l'uomo in quistione.
--Che cosa importa parlare con uno piuttosto che con un altro? Le dico
che se comunicano a me le loro condizioni io guarderò d'ingegnarmi...
--No signore. A noi c'importa cotanto di trattar noi medesimi col
compratore che questa la è una condizione _sine qua non_.
--E se quel compratore fossi io stesso?
Selva fece un movimento di profonda incredulità.
--Lei? Finora la fu così poco amante di oggetti artistici che non
saprei proprio immaginare qual pregio potesse mettere a quel ritratto
d'una persona ch'ella non ha conosciuta. Quell'altro invece, quello
sconosciuto che con lei andò in casa il mio amico, può avere alcuna
sua ragione particolare per volere in sue mani quel quadro; e perciò
noi potremmo intenderci con esso a molto miglior vantaggio da nostra
parte. La mi faccia dunque questo piacere, signor Marone, di indicarmi
la dimora e il nome di colui.
Allora Marone, tergiversando, rispose che questo sconosciuto non era
altro che un perito estimatore di oggetti d'arte: voler egli essere
schietto del tutto, e quindi confessare al signor Selva, come al
vedere quella tela incorniciata fosse colpito dal pensiero che la
poteva essere di qualche valore, da assicurargli il pagamento del suo
credito verso il pittore; perciò essersene interessato, perciò
soltanto aver voluto esaminarla di meglio, perciò avervi condotto di
poi a vederla un intelligente di pittura per sapere s'egli non era in
inganno. Codesto intelligente, che non era da cercarsi se fosse Tizio,
Caio o Sempronio, avendo trovato che quella tela aveva un certo
valore, Marone si dichiarava pronto ad entrare in trattative per
comperarla, senza che altri più ci si avessero da tramezzare.
--Come tu vedi, conchiudeva Giovanni, da quel birbo, per ora, non c'è
da tirarne nulla. L'ho mandato a benedire e me ne andai pei fatti
miei. Sono convinto che gli è Orsacchio quell'uomo ch'egli ha menato
qui, ma che gli ha promesso di tacere ad ogni modo.
--E dunque, esclamò Vanardi con doloroso disappunto, non potremo venir
mai in chiaro di nulla?
--Quanto a ciò non ho ancora perduto ogni speranza. Orsacchio ha visto
quel quadro e sono persuaso che vorrà possederlo ad ogni costo. E per
mezzo di Marone di nuovo, o per altro modo, tornerà all'assalto senza
fallo, e noi potremo forse averne qualche bandolo da guidarci in
questo intrico allo scoprimento della verità. Frattanto, mio caro
Antonio, non dimentica i tuoi propri affari, che hanno pure così
bisogno tu ci provveda; vanne subito subito al palazzo Bancone in
cerca del signor Pannini.
Vanardi obbedì. Indossò quel certo soprabito color marrone di cui
aveva parlato la Rosina, si diede una buona spazzolata dal cappello
sino alle scarpe ed uscì avviandosi alla volta della casa del
milionario banchiere.


XIII.

Il palazzo Bancone era in uno de' quartieri più signorili della città.
Vi si entrava per un alto ed imponente portone che metteva in un vasto
atrio a colonne, di severa ed elegante architettura. Era un palazzo
storico che i denari del borsiere avevano conquistato dalla decadenza
di un'antica famiglia. Il genio della borghesia danarosa s'era
affrettato a porre il suo stampo sull'orgogliosa _aristocratichezza_
di quelle linee architetturali. In quell'ampio atrio fastoso, accosto
allo scalone di marmo, che coi suoi primi gradini più lunghi e col
risvolto delle sue allargantisi balaustre a colonnette di marmo
finamente scolpite, pareva espandersi sullo spazzo del vestibolo,
giacevano rammontate alcune ignobili casse di legno coll'ignobile
marca della dogana; ad una porta alta, con ornamenti di stucco a
cartocci, era appiccata una meschina e bassa bussola di legno con
uscio coperto di panno verde, e sopravi una lamina ovale in ottone che
aveva incise le parole: BANCONE e C. _banchieri_.
Colà erano gli uffici della banca. Per impiegare più utilmente tutti i
locali di pianterreno, al portinaio erano state tolte le stanze che ci
aveva, e di cui una, pel classico finestrino, guardava sotto il
portone. Il finestrino era stato murato, ed al portiere s'era fatto
fabbricare un casotto che ingombrava e guastava l'atrio, ma che
portava scritta ad alti caratteri neri l'orgogliosa leggenda: PARLEZ
AU CONCIERGE.
Vanardi non ebbe bisogno di consultare quest'autorità della porta, ed
entrò difilato negli uffizi.
Le sale di questi erano vaste ed altissime. Gran finestroni con
inferriate a inginocchiatoio pigliavano luce dalla strada e la
trasmettevano travelata da tendoline verdi pendenti ai telai delle
invetriate. Tutte le stanze comunicavano tra di loro per porte di
facciata l'una all'altra; dall'un uscio all'altro, in ogni stanza
correva un tramezzo di legno più alto d'un uomo che ci faceva come un
corridoio di passaggio, segregando il resto della sala, dove,
sottratti alla vista di chi entrasse, stavano secondo lor grado ed
ufficio, ciascuno ad una scrivania, i commessi della banca. Nel
tramezzo, in ogni sala, s'aprivano due usciòli: sopra ognuno dei quali
una lamina d'ottone indicava qual genere d'impiegati s'avesse a
trovare in quello scompartimento. Sull'ultimo di questi usciòli
nell'ultima stanza, siffatta lamina più grande, con caratteri più
visibili, portava la magica parola: CASSA.
Gli usci d'ogni sala erano impannati di verde; sul pavimento,
dall'ingresso fino al fondo di quella specie di corridoio, si
estendeva una striscia larga un metro di panno verde, alle pareti di
quelle tre stanze trammezzate era appiccata una tappezzeria di carta,
di color bigio a fiorami bianchicci, di poco valore. Le volte, che si
arrotondavano in una curva elegante sopra un cornicione a stucco
bellamente lavorato, portavano traccia tuttavia d'antiche dipinture a
fresco con ornamento di fogliami e dorature. Ma il dipinto era qua
svanito pressochè del tutto, là sporco e affumicato, altrove scrostato
e ricoperto da un'arricciatura di semplice calce per riparazione; di
guisa da non potersi discernere più in nessun modo che cosa ci fosse
in esso rappresentato.
Quella specie di corridoio faceva poi capo ad un salotto elegantemente
arredato. C'era un camino di marmo, in cui vampava un allegro fuoco;
c'erano sofà e poltrone signorilmente ricoperte di stoffa di valore;
c'erano tavolini eleganti artisticamente intarsiati di legni preziosi;
c'era un ricco tappeto sullo spazzo, ricche tappezzerie alle pareti,
ricchi arazzi alla finestra ed alla porta, ricchi bronzi sul camino e
sulle mensole. Sull'uscio che stava in prospetto a chi entrasse dal
corridoio vedevasi una lastrina di metallo del colore e della
lucidezza dell'oro in cui stava inciso: GABINETTO _del signor_
BANCONE: un altr'uscio metteva nello scrittoio del primo commesso, il
sig. Padule.
Nell'entrare in quelle stanze, ti pigliava al capo ed alla gola
quell'afa soffocante che danno le stufe troppo riscaldate, atmosfera
propria di tutti i pubblici uffici. In tutte quelle sale regnava un
alto e solenne silenzio, che quasi t'incuteva reverenza: di quando in
quando soltanto s'udiva un susurrar di parole a bassa voce, lo
scricchiolare d'una penna corrente sulla carta, e il più sovente poi
un tintinnio di monete che si maneggiavano, si contavano, si mettevano
a pile, si facevano scorrere nei sacchetti.
Nel momento in cui Vanardi, il suo cappellaccio in mano, entrava
timorosamente in quel tempio della moderna divinità, il rumore delle
monete maneggiate era forte e spiccato da tornare a chiunque, e
massime ad un povero diavolo, la musica la più seducente e la più
inebriante che esser possa. Pareva una cascatella intermittente di
scudi, di cui ciascuno con allegra nota cantasse i vantaggi e le
glorie del denaro. Quel suono acuto, squillante, argentino, che
manifestava dei vistosi valori in cui erano rappresentati gioie,
soddisfazioni, agi della vita a bizzeffe, era per un ghiotto di
fortune una tentazione, un immorale invito, una provocazione; per uno
spiantato come il nostro pittore, uno scherno ed un'offesa.
Appena entrato, Antonio sovrapreso da quel caldo, da quell'afa, da
quel suono, stette lì senza sapere nè che fare nè dove andare, nè a
cui rivolgersi. Non vedeva nessuno, non osava inoltrarsi; dopo un poco
tossì forte, fece due passi per vedere se qualcheduno gli badasse;
niuno si mosse, benchè dietro l'assito che tramezzava udisse il
bisbiglio di una conversazione. Allora si decise coraggiosamente ad
aprire uno di quegli usciuoli e cacciarvi dentro la testa.
--Il signor Pannini? domandò egli.
In quello scompartimento c'erano due giovani elegantemente vestiti che
discorrevano: uno seduto ad una scrivania, l'altro in piedi accanto a
lui.
Quest'ultimo, all'entrare ed alle parole d'Antonio, volse con sussiego
la faccia sul suo goletto duro all'inglese ed esaminò con superbo
cipiglio l'interrompitore dei suoi discorsi. I poveri abiti di costui
non gli valsero la cortesia del giovane commesso.
--Che cosa volete dal signor Pannini? chiese altezzosamente.
--Parlargli: rispose Antonio, e s'affrettò a soggiungere: ho una
lettera da dargli in proprie mani.
--Ah! ah! fece il commesso. Andate al fondo, nel gabinetto del signor
Bancone.
E senza più voltò le spalle a Vanardi.
Questi richiuse l'usciolo e s'avviò verso il fondo; passò le tre
stanze e giunse nel salotto, il quale era deserto; vide la dorata
lastrina coll'inscrizione che indicava il gabinetto e fece ad aprire
la porta su cui ella era, ma l'uscio era chiuso a chiave. Era segno
evidente non esservi nessuno: il primo proposito d'Antonio fu di
partirsene; se ne rimase trattenuto dall'idea de' suoi troppo
pressanti bisogni. Pensò di chiederne nuovamente a qualchedun altro
meno scortese di quel primo; ma la tema di essere importuno lo
trattenne. Poichè quel commesso non gli aveva detto che Pannini fosse
uscito, il pittore avvisò ch'egli non sarebbe stato assente che per
pochi minuti, e che il miglior partito era perciò quello di sedersi lì
in una poltrona accanto al fuoco ed aspettare.
Il rumore del denaro maneggiato continuava. Vanardi gli si trovava ora
vicino vicino, poichè lo scompartimento sul cui uscio stava la parola
_Cassa_ era il più accosto al salotto.
Vanardi aspettò un pezzo, e il tempo glie ne parve anche più lungo di
quel che fosse realmente. Quel suono di monete continuava sempre.
Dapprincipio aveva prodotto al nostro povero amico una sensazione che
non era affatto sgradita.
--Eh! eh! che rotoli di denaro! andava egli pensando; ed è tutt'oro
lampante! Colla somma che il cassiere conta in cinque minuti di tempo
io ci avrei da vivere per un anno, e non sarei qui nell'attitudine
umiliante d'uno che dimanda press'a poco l'elemosina... Pensare che
forse io non arriverò mai a guadagnarmi un simile annuo reddito!... Se
avvenisse un po' ch'io, adesso sul momento, mi trovassi di botto
posseditore di quella cassa così ben fornita! Se per un miracolo
quell'uomo che è lì dentro rimuginando denaro a piene mani venisse
fuori a dirmi: «Signore, tutto questo è roba sua!» O mio Dio! Non più
miseria allora, non più umiliazioni... Che direbbe Rosina?... I nostri
bimbi avrebbero dei buoni abiti, e buon cibo, e buon fuoco, e buon
alloggio, e buona educazione... Scommetto che ce n'è tanto di denaro
in quella cassa lì, da farcene tener carrozza.
Ma qui s'interruppe ridendo di sè medesimo.
--Ve' se son matto! Sto fabbricando dei castelli in aria come un
ragazzo. Gli è quel perseverante tintinnio che mi toglie il mio buon
senso. Che diavolo! Non ha finito ancora quel benedetto cassiere di
far danzare i marenghini? Gli è mezz'ora ch'ei se ne compiace. Pare
che ci pigli il suo spasso, lui: quanto a me sono già più che stanco
d'udirlo.
E difatti, durando, quel suono aveva finito per infastidirlo, e quasi
lo irritava.
Gli era sembrato di poi che lo star lì ad ascoltare fosse in lui quasi
una indiscrezione.
--Il cassiere non sa che qui vi sia qualcheduno: diceva egli fra sè.
Sapendolo, forse cesserebbe, e farebbe venire il signor Pannini per
isbrigarmi... Chi sa che questo signore non sia lì con esso lui?... Se
andassi a vedere?
Ma l'aprir quell'uscio su cui era scritta la gran parola _cassa_, ed
entrare colà dentro dove suonavano quelle cascatelle di monete gli
parve una temerità senza pari; ed egli sarebbe stato lì inoperoso ad
aspettare chi sa fin quando, se un nuovo personaggio sopraggiunto non
fosse venuto a prestargli soccorso.
Era un uomo giovane ancora, cogli abiti dell'elegante e l'aria e il
passo solleciti dell'uomo d'affare. Entrò senza levarsi il sigaro di
bocca nè il cappello dal capo; non mandò non che un saluto, ma neppure
un'occhiata ad Antonio, e si diresse frettoloso verso la porta del
gabinetto. Trovatala chiusa fece un atto ed un'esclamazione di viva
contrarietà e venne più lentamente verso il camino studiando in
apparenza seco stesso quel che dovesse fare.
--A quest'ora ci dovrebbe già essere, borbottava egli fra sè. Bisogna
assolutamente ch'io gli parli... e non ho mica tempo da perdere io.
Guardò l'orologio, trasse di tasca un piccolo libriccino di appunti in
cui consultò alcune noterelle scritte colla matita e battè con piede
impaziente il tappeto del pavimento; poi si volse tutto d'un pezzo ad
Antonio:
--Saprebbe dirmi lei se Pannini tarderà molto a venire?
--Non so nulla, rispose Vanardi. Lo aspetto anch'io, e già quasi da
un'ora.
--Allora domandiamone qui al cassiere.
Si diresse verso la cassa ed Antonio gli tenne dietro.
Lo scompartimento dov'era la cassa aveva in metà per tutta la sua
lunghezza una specie di barriera che lo divideva in due, alta un
metro; su questa barriera per l'altezza d'un altro metro si levavano
infissi dei grossi bastoni di ferro, i quali avevano appiccato una
fitta graticella di fil di ferro fortissimo, e dietro questa grata
pendevano delle tendoline verdi che nascondevano affatto alla vista di
chi fosse nella prima la seconda parte di quello scompartimento: nella
grata medesima si vedevano due sportelli che s'aprivano facendo
scorrere in su il piccolo battente. Di dietro a quelle tendoline
veniva sempre il rumore del denaro maneggiato.
Il nuovo venuto andò ad uno di que' sportelli e, battendovi dentro
colle dita, chiamò in pari tempo, colto voce dell'uomo sicuro del
fatto suo:
--Signor Busca! signor Busca!
Il rumore della monete cessò di botto; dopo un momento il battente
dello sportello stridette scorrendo nelle sue scanalature, e
nell'apertura si mostrò la faccia del cassiere. Una faccia d'uomo
innanzi negli anni, sulla quale erano tutte le mostre di poca
intelligenza e di molta onestà; qualche cosa dell'espressione che ha
il muso d'un cane fedele posto a custodia d'una casa; fronte stretta
ma piana e liscia, senza le rughe della riflessione come senza quelle
del vizio; testa piccola senza bernoccoli di facoltà intellettive, ma
senza quelli eziandio dei cattivi istinti; sguardo tranquillo, sereno,
senza luce; sembianze apatiche d'un uomo ridotto a macchina, che non
ha nè voglie, nè desideri, nè piaceri, nè noia.
Guardò i due uomini che gli stavan dinanzi coi suoi occhi scolorati e
disse con voce un po' trascinante e con accento indifferente:
--Buon giorno, signor Borgetti; che cosa comanda?
--Cerco di Pannini: rispose colui che ora sappiamo chiamarsi Borgetti;
e mi stupisco che non sia ancora al suo posto.
Il cassiere trasse dal taschino del panciotto un orologio d'argento
grosso come uno scaldaletto, e guardò l'ora.
--Oh oh! davvero che è in ritardo. Dovrebbe già esservi... Ma, ora che
mi ricordo, oggi egli è andato a far colazione su col principale; e
quelle sono colazioni che non finiscono tanto presto.
Borgetti tornò a dar segni d'una viva contrarietà.
--Diavolo! diavolo!.. Io che ho bisogno di parlargli subito subito.
--Ad ogni modo non può tardare a venire: soggiunse il cassiere.
--Od anche manderò su un garzone a farlo scendere.
--Come vuole: disse il signor Busca. E quest'oggi i fondi pubblici che
cosa hanno fatto?
--Ribasso su tutta la linea... La liquidazione sarà difficile, glie lo
dico io... Il _riporto_ è disastroso... Vi saranno delle _esecuzioni_
senza pietà.
--Ne sono persuaso.
Qui il cassiere fece un moto di capo verso Antonio.
--E lei che cosa desidera?
--Aspetto ancor io il signor Pannini.
--Ah!... Signor Borgetti, la non mi comanda più niente?
--No, signor Busca.
--A buon rivederla.
--Stia bene.
Lo sportello si richiuse, e ricominciò il suono del denaro maneggiato.
Borgetti andò in cerca d'un garzone, Vanardi tornò nel salotto.
Gustavo Pannini era stato diffatti invitato a far colezione dal
banchiere, il quale, come non di rado avveniva, l'aveva preso a
braccetto e l'aveva condotto seco di sopra al piano superiore ne' suoi
suntuosissimi appartamenti.
Siccome gravissime vicende che avrò da raccontarvi furono cagionate
dalle impressioni che il genero del signor Biale riceveva in
quell'atmosfera di ricchezza e di sfarzo di cui si circondava lo
sfondolato banchiere, non sarà inopportuno che saliamo anche noi
quell'elegante scalone di marmo ed assistiamo al finire
dell'asciolvere del signor Bancone e de' suoi invitati.


XIV.

La sala da pranzo del signor Bancone è delle più eleganti possiate
immaginare. Due alte e grosse credenze di legno d'acero artisticamente
ed acconciamente scolpite a rappresentare fiorami, frutta e selvaggina
si drizzano alle due pareti principali, ed in questo momento in cui
stanno aperte lasciano scorgere le porcellane più ricche e i cristalli
più tersi, di piatti, bicchieri e bottiglie che possano servire per la
sontuosa mensa d'un milionario. Alla tappezzeria di color tané,
simulante cuoio cordovano, sono appiccati alcuni quadri di buon autore
rappresentanti, come si suol dire, soggetti di natura morta, e al di
sopra delle porte l'intelaiatura dell'uscio si termina con un quadro
in cui sono dipinti dei fiori e delle frutta. Le seggiole fatte
all'antica con alta spalliera e di legno scolpito ancor esse, sono
coperte di cuoio cordovano attaccato con borchie di metallo dorato.
Nelle altre due pareti, diverse da quelle a cui stanno appoggiate le
credenze, si fan fronte da questa parte un largo camino ornato di
marmo scolpito, da quella una mensola di legno intagliato e sopra ad
ambedue due alti specchi nitidissimi con cornici di legno uguale a
quello dei mobili ed ugualmente lavorato, che si riflettono le loro
immagini all'infinito. Tanto sopra il camino quanto sopra la mensola,
dei grandi e stupendi candelabri di bronzo; sul camino, un orologio
compagno, di gran dimensione e di forme elegantissime; a mezzo della
sala, pendente dalla volta, una bella lumiera di bronzo eziandio con
una selva di candele infisse nelle sue branche.
Ora che noi mettiamo i piedi sul lucido spazzo di legno intavolato e
inverniciato, il _déjeuner_ volge al suo fine, e i convitati mostrano
un'animata vivacità, di cui dànno ampia ragione il manipolo di
bottiglie che drizzano il loro collo sulla tavola e la schiera un po'
disordinata di bicchieri di varia forma che ciascuno ha dinanzi. Lo
sciampagna spumeggia negli alti calici allargantisi a coppa; un
allegro fuoco schioppetta sotto il camino; due domestici in piccola
You have read 1 text from Italian literature.
Next - La carità del prossimo - 11
  • Parts
  • La carità del prossimo - 01
    Total number of words is 4529
    Total number of unique words is 1748
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    50.7 of words are in the 5000 most common words
    57.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 02
    Total number of words is 4642
    Total number of unique words is 1780
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 03
    Total number of words is 4563
    Total number of unique words is 1652
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    53.5 of words are in the 5000 most common words
    60.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 04
    Total number of words is 4542
    Total number of unique words is 1683
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    56.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 05
    Total number of words is 4558
    Total number of unique words is 1716
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 06
    Total number of words is 4577
    Total number of unique words is 1676
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    55.5 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 07
    Total number of words is 4511
    Total number of unique words is 1589
    39.4 of words are in the 2000 most common words
    55.9 of words are in the 5000 most common words
    63.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 08
    Total number of words is 4558
    Total number of unique words is 1714
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    59.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 09
    Total number of words is 4527
    Total number of unique words is 1695
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    51.8 of words are in the 5000 most common words
    59.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 10
    Total number of words is 4473
    Total number of unique words is 1751
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 11
    Total number of words is 4437
    Total number of unique words is 1714
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 12
    Total number of words is 4543
    Total number of unique words is 1720
    37.3 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 13
    Total number of words is 4452
    Total number of unique words is 1682
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 14
    Total number of words is 4516
    Total number of unique words is 1635
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    52.7 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 15
    Total number of words is 4576
    Total number of unique words is 1676
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 16
    Total number of words is 4481
    Total number of unique words is 1711
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 17
    Total number of words is 4370
    Total number of unique words is 1574
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 18
    Total number of words is 4498
    Total number of unique words is 1657
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 19
    Total number of words is 4376
    Total number of unique words is 1645
    38.3 of words are in the 2000 most common words
    53.2 of words are in the 5000 most common words
    61.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 20
    Total number of words is 4485
    Total number of unique words is 1620
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • La carità del prossimo - 21
    Total number of words is 1601
    Total number of unique words is 748
    46.8 of words are in the 2000 most common words
    59.1 of words are in the 5000 most common words
    64.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.