Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5 - 14

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così questi sono ornati di toga; alla qual milizia sono ammessi non
pur i nobili, ma anche que' del Popolo di Napoli e dell'altre città
del Regno, pur che siano Dottori; ond'è, che siccome ne' tempi di
Carlo e degli altri Re angioini suoi successori tutti erano intesi
all'arte della guerra, così oggi tutti alla milizia togata drizzano
i loro desiderii; ed il di lor numero non pur pareggia, ma è di lunga
mano maggiore di quello de' Cavalieri, che fiorivano a' tempi de' Re
dell'illustre Casa d'Angiò.


CAPITOLO IV.
_Seggi di Napoli riordinati ed illustrati da CARLO._

Napoli città greca (siccome fu detto nel primo libro di quest'Istoria)
ebbe sin da' suoi principii i suoi Portici, ovvero Teatri, detti
ancora Tocchi, li quali ora Piazze, ovvero Seggi s'appellano, così come
l'ebbero tutte le altre città greche di queste nostre province, poichè
non fu ciò pregio solamente di questa città, siccome altri crede.
Essi non erano, che luoghi particolari delle città, per lo più vicini
alle porte di quelle[330], ove alcune famiglie nobili di quel rione, o
quartiere s'univano a menar tempo allegro in conversando fra di loro, e
con tal opportunità confabulare ancora e conferire de' pubblici affari,
e d'altro bisogno della città, ed anche de' loro privati interessi;
e poichè per lo più in quelli non solevano convenire se non gli
sfaccendati, i quali vivendo nobilmente non stavano attaccati ad alcun
mestiere o arte per vivere, perocchè veniva ad essi somministrato ciò
che loro bisognava, o da' lor ampi e ricchi poderi, o dalla milizia,
ovvero da qualche altra carica della Repubblica: perciò s'introdusse
per questi Seggi come una divisione e distinzione tra cittadini, per li
quali i Nobili si vennero a separare da' Popolani, i quali impiegati, o
nello studio delle lettere e discipline, o nelle mercatanzie, o nelle
arti meccaniche, o ne' lavori di mano, o nell'agricoltura, ovvero in
altre opere di braccia, non potevano aver quest'ozio di convenir nelle
Piazze a trattar co' Nobili de' pubblici affari, o d'altri bisogni
della città.
I Greci non aveano città la quale non avesse queste ragunanze, ovvero
_sodalitadi_, o Confraterie, ch'essi chiamavan _Fratrie_, nelle quali
i cittadini per lo più convenivano per trattar i negozi. E Sigonio
rapporta, che gli Ateniesi ne' Portici della loro città trattavano
i loro affari. Nè altrimente si praticava a Cuma, città parimente
greca, la quale teneva questi Teatri, ovvero _Fratrie_. Onde Pio II
ne' suoi Commentari[331] portò opinione, ch'essendo stati i Cumani i
primi fondatori di Napoli, avessero essi ad imitazione della loro città
istituiti questi Teatri in Napoli, ove i Nobili passeggiando, e quivi
diportandosi, soleano trattare de' pubblici affari: _Cumanos quoque
Theatra, deambulationes, conventusque frequenter posuisse_.
E non può dubitarsi, siccome altrove fu rapportato che in Napoli
non fossero antichissimi, per la testimonianza di Strabone, il quale
noverando i riti, e costumi greci, che ancor'a' suoi tempi riteneva
questa città, fra gli altri, scrisse che siccome l'altre città greche,
così Napoli avea questi Portici, che ancor'a' suoi tempi i Napoletani
chiamavano con greco vocabolo _Fratrie_. E Varrone[332] pur ne fece
memoria quando disse: _Phratria, est Graecum vocabulum partis hominum,
ut Neapoli etiam nunc_. Ove Turnebo notò, ch'essendo Napoli città
greca, a somiglianza d'Atene avea queste ragunanze particolari, e
separazioni, dette _Fratrie_[333].
Quanti di questi Seggi avesse prima avuti Napoli, Cammillo Tutini[334]
dall'antiche sue regioni e contrade, e da molti altri monumenti, con
molta diligenza ed accuratezza andò ricercando; e veramente essendo
costume de' Greci dividere le loro città in quattro parti, siccome
d'Atene testifica Guglielmo Postello[335], non è fuor di proposito il
credere, che anche Napoli in quattro principali parti fosse ripartita:
ciò che par, che si confermi dal nome istesso di _Quartiere_, che
ancor oggi si ritiene. Ciascuna di queste quattro regioni, ovvero
Quartieri, racchiudeva dentro di se molte altre regioni, ovvero Piazze
minori, che sono come tanti membri, che formano il corpo della città.
Queste quattro principali regioni non può difficoltarsi, che secondo
l'antico sito di questa città fossero stati i Quartieri di _Capuana_,
di _Forcella_, di _Montagna_ e di _Nido_.
Il Quartiere di _Capuana_, così detto, perchè da questa contrada
prendeasi il cammino verso Capua, oltre la maggior sua Piazza,
abbracciava molte altre minori strade o vicoli, i quali (siccome tutti
quelli dell'altre tre regioni) per la maggior parte prendevano il nome,
o dalle famiglie, che vi abitavano, o da' Tempj, o da altri pubblici
edificj, che vi erano. Così in questo quartiere leggiamo i vicoli del
Sole, e raggio di Sole, per lo famoso Tempio d'Apollo, che quivi era
costrutto. Quelli di Dragonario, Corneliano, Corte Torre, di S. Lorenzo
_ad Fontes_, delle Zite, Corte Pappacavallo, Ferraro, Santi Appostoli,
da' Filimarini, de' Barrili, Gurgite, Rua de' Fasanelli, Caracciolo.
Boccapianola, de' Zurli, de' Carboni, Manoccio e Rua de' Piscicelli.
Perciò, oltre il maggior Seggio di _Capuana_, erano in questo quartiere
cinque altri Seggi minori, che presero il nome o dalle famiglie, che
solevano ivi abitare, o da Tempj, ovvero dal nome comune di quel luogo
dove erano fabbricati. Così in questo Quartiere leggiamo i Seggi di
_S. Stefano_, di _Santi Appostoli_, di _S. Martino_; ond'è, che poi
essendosi questo unito al maggior Seggio di Capuana, per conservarne la
memoria, si vede dipinto questo Santo a cavallo nel muro del Seggio, il
Seggio de' _Melazzi_ e l'altro de' _Monocci_.
Il Quartiere di _Forcella_ chiamossi dagli antichi Scrittori _Regione
Erculense_, come chiamollo S. Gregorio nelle sue epistole[336], perchè
quivi fu fondato il Tempio d'Ercole; e talora _Regione Termense_, per
le antiche Terme, ch'erano nel suo seno[337]. Come da poi si chiamasse
di _Forcella_, non è di tutti conforme il sentimento. Alcuni vogliono,
che fuori d'una porta, ch'era vicina a questa contrada, fossero
piantate le forche per castigo de' malfattori. Altri perchè quivi fosse
la scuola di Pitagora, che per impresa faceva una lettera biforcata,
detta _Ypsilon_. Ma altri con maggior senno dissero, che quella forca,
che sinora si vede scolpita in un antico marmo sopra la porta della
chiesa di _S. Maria a Piazza_, dove anticamente era il Seggio, fosse
particolar insegna del Seggio, che diede nome al quartiere.
Abbracciava questa regione molte altre regioni minori, ovvero vicoli,
come l'Ercolense, Cupidine, Lampadio, Placido, Granci, Pizzofalcone,
Regionario, Verde, di S. Epulo, Pubblico Bajano, Fistola, Corario,
Termense, Capo d'Agno, Corte Bagno nuovo, Corte Greca, Sennarino,
degli Agini, degli Orimini, di San Giorgio Cattolico maggiore, Cimbri,
Pistaso.
Erano perciò in questo secondo Quartiere, oltre al maggiore di
Forcella, ch'era posto avanti l'Atrio della chiesa, detta oggi perciò
_S. Maria a Piazza_, due altri Seggi: quello de' _Cimbri_; e l'altro di
_Pistaso_.
Il terzo Quartiere, ovvero Contrada fu chiamato di _Montagna_, ovvero
di Somma Piazza, perch'era nella più alta parte della città. Fu detta
ancora la regione del Teatro e del Foro; per aver nel suo recinto il
Teatro ed il Foro; ed anche regione Palatina dall'antico Palazzo che
ivi era, ove si trattavano i pubblici affari.
Le minori Piazze o vicoli di questa Contrada erano: il vicolo della
Luce, Bell'aere, Circolo, Piazza Augustale, Piazza Segno, Sopramuro,
Marmorata, de' Giudei, Casurio, Formello, Dodici Pozzi, Carmignano,
Ferraro, Friggido, Burgaro, de' Tori, de' Maj, Vertecilli, Casatino,
de' Marogani, de' Masconi.
Erano perciò in questa Regione, oltre il maggior Seggio di Montagna,
detto anche di S. Angelo per essere allato della Parocchial Chiesa di
S. Angelo, otto altri Seggi minori. Il I Seggio di _Talamo_. II dei
_Mamoli_. III di _Capo di Piazze_. IV de' _Ferrari_. V de' _Saliti_. VI
de' _Canuti_. VII de' _Calandi_. VIII de' _Carmignani_.
La quarta Regione è quella, che oggi diciamo di _Nido_, e che gli
antichi nominavano _Vestoriana_ e _Calpurniana_. Fu appellata ancora
_Alessandrina_, o per la frequenza de' Mercatanti d'Alessandria, che
venuti a Napoli a mercatantare dimoravano in quella regione, come
vuole il Giordano, o per una Chiesa, che v'era dedicata a S. Attanagio
Patriarca d'Alessandria, come stima il Tutini. Perciò si vede essere
stata quivi collocata la statua del fiume _Nilo_, che diede poi il
nome al Quartiere, e che oggi ancora il ritiene, ancorchè, corrotta dal
tempo la voce, di _Nido_ s'appelli.
Nel suo distretto ha più strade, o vicoli minori, che sono di S. Biase,
Scorfuso, Fontanola, Capo di Monterone, Daniele, Cortegloria, Pretorio,
Casanova, Camillo, Montorio, Scalese, Misso, degli Acerri, degli
Offieri, de' Vulcani, Salvonato, Australe, Arco Bredato, Ficarolo,
della Giosa, Celano, Quattropozzi, a due Amanti, del Sole e della Luna,
Settimo Cielo, Capo di Trio, Don Orso ed Ursitato, e Corte Pagana.
Questa Contrada, oltre al Seggio maggiore di _Nido_, avea quattro altri
Seggi minori. Quello d'_Arco_; l'altro di _S. Gennarello ad Diaconiam_;
l'altro di _Casanova_ vicino il Monastero di Monte Vergine, non già,
come vuole il Costanzo[338], che questo Seggio fosse il medesimo di
quello di Portanova, e che mutasse il nome di Casa in Porta; e l'altro
di _Fontanola_ nel vicolo oggi detto di Mezzo Cannone.
Queste quattro regioni con l'altre minori Piazze, che le componevano,
ebbero, siccome si è veduto, altrettanti principali Seggi, e gli altri
minori erano diciannove, che uniti con que' quattro arrivavano al
numero di ventitre. Tutti erano rinchiusi dentro le mura dell'antica
Napoli; ma essendo stata questa città da varj Imperadori greci, sotto
la di cui dominazione durò lungo tempo, ampliato ed allargato il suo
recinto vennero perciò a rinserrarsi i Borghi e gli altri luoghi,
ch'eran fuori di quella; onde s'accrebbero due altre regioni, che
furono quelle di _Porto_, e l'altra di _Portanova_, ed in conseguenza
due altri Seggi maggiori, oltre i minori, a' primi s'aggiunsero.
La regione di _Porto_, che anticamente era borgo fuori della città,
chiamossi così, perchè stava vicino al mare dov'era l'antico porto
della città. Abbracciava più minori contrade, chiamate: Morocino
piccolo, Severino, Monterone, Bagno di Platone, Aquario, Fusario,
Scotelluccio, delle Calcare, della Lopa, Media, ovvero Melia, Rua
de' Caputi, Serico, Volpola, Griffo, Appennino di S. Barbara, Albina,
Petrucciolo, Cervico.
Oltre il suo Seggio maggiore di _Porto_, teneva due altre Seggi minori,
quello d'_Aquario_ così detto per l'abbondanza dell'acque, ch'era
in quella contrada; e l'altro de' _Griffi_, che prese tal nome dalla
famiglia Griffa di quella Piazza.
Il Quartiere di _Portanova_ era prima detto di Porta a mare, per una
Porta antica della città, ch'era dalla parte del Mare; ma ampliata la
città, nelle nuove muraglie si fece una nuova Porta, onde prese poi
questo nome. Racchiude queste minori contrade: Patrociano, Appennino
de' Moccia, de' Costanzi, de' Grassi, S. Salvatore, Acciapaccia,
Giorgito, Alburio, Barbacane, Sinocia, Porta de' Monaci, Ferula, delle
Palme.
Oltre il suo maggior Seggio, ve n'erano due altri minori: quello degli
_Acciapacci_, e l'altro de' _Costanzi_.
Erano adunque a' tempi del Re Carlo I d'Angiò 29 Seggi in questa città,
sei maggiori e ventitrè minori, come si è detto.
Tutti questi Seggi, ed in cotal maniera disposti, trovò Carlo, quando
si rese padrone di Napoli e del Regno; onde non è punto vero ciò, che
alcuni Scrittori sognarono, che Carlo I d'Angiò istituisse i Seggi
in Napoli, come ben a lungo, e coll'autorità di pubblici ed antichi
monumenti dimostrò il Tutini[339]. Non è punto ancora vero, che questo
Re di 29 ch'erano, gli avesse ridotti ne' soli cinque, che sono al
presente; poichè dalle scritture rapportate dal medesimo, si vede
chiaro, che anche a' tempi del Re Carlo II suo figliuolo, e di Roberto
suo nipote non s'erano ancora uniti. Siccome non deve riputarsi Carlo
autor della divisione tra la Nobiltà ed il Popolo, quasi che egli
fosse stato il primo a separare in questa città i Nobili da' Popolari;
essendo chiarissimo, che in tutti i tempi, così de' Romani, come de'
Goti, de' Greci, dei Longobardi, Normanni e Svevi, furon sempre in
Napoli divisi i Nobili dal Popolo, come da molti marmi rapportati
dal Grutero[340], dall'epistole di Cassiodoro[341], da quelle di S.
Gregorio M.[342], d'Innocenzio III e d'altri romani Pontefici[343] si
è potuto notare ne' precedenti libri di quest'Istoria.
Nè Carlo ne' Seggi medesimi separò i Popolari dai Nobili, quasi che
quelli promiscuamente, e di Nobili e di Popolari si componessero:
poichè, siccome ben pruova il Tutini[344], que' Seggi di soli Nobili
si componevano, e de' primi della città, ancorchè non si praticasse
quel rigore, che s'usa oggi, di non ammettere in essi i Popolani; come
spesso si faceva allora, quando o vivessero nobilmente, o imparentati
con Nobili, o d'altra prerogativa cospicui ne fossero stati stimati
meritevoli.
Carlo solamente gli rese più cospicui e chiari, dando loro marche
più notabili di distinzione dal Popolo, e rendendogli più eminenti
ed illustri sopra gli altri Seggi delle altre città del Regno; onde
la Nobiltà di Napoli si rese similmente più chiara ed illustre sopra
la Nobiltà di tutte l'altre città del Regno. E ciò avvenne per più
cagioni.
Primieramente per aver Carlo ornato quasi tutti que' Nobili col
cingolo militare, facendogli Cavalieri; II essendosi per la di lui
residenza renduta questa città capo e metropoli del Regno, concorrevano
in essa tutti i Baroni del Regno, ed i maggiori Signori e Feudatari
a dimorarvi, i quali per venire ammessi allora con facilità, anzi
pregati, a que' Seggi, gli resero più numerosi, e cospicui; III dalla
residenza dei maggiori Ufficiali della Corona e della Milizia, i quali
illustrarono anch'essi quelle Ragunanze; perchè non volendo essere
del Popolo s'arrolavano co' Nobili; IV i tanti Nobili franzesi e
provenzali, che portò seco Carlo di Francia e di Provenza, i quali per
essere stati premiati da lui con feudi e cariche pubbliche, fermati
perciò in Napoli ed arrolati co' Nobili, resero più cospicue le loro
Piazze, introducendosi in quelle molte famiglie franzesi: al che Carlo
vi cooperava per altro fine, cioè per aver contezza di quanto in quelle
si trattava.
E per ultimo, vivendosi in Napoli a' tempi di Carlo per collette,
concedè questo Principe molte prerogative a' Nobili intorno a
tali pagamenti, perchè volle, che contribuissero co' Popolari, ma
che separatamente dal Popolo i Nobili le pagassero; onde i Nobili
esigevano per la Nobiltà, ed i popolani per lo Popolo. E per allettare
maggiormente la Nobiltà napoletana, nel primo anno del suo Regno
confermò il privilegio concesso loro dal Re Manfredi, di dividersi
tra essi la sessagesima parte del jus delle mercatanzie, ch'entravano
in Napoli, tanto per terra, quanto per mare[345]: ciocchè fu una più
distinta marca di divisione tra' Nobili, e que' del Popolo.
Ma tutte queste belle prerogative non poterono far tanto estollere
la nobiltà di questi Seggi sopra tutti gli altri Seggi del Regno, e
rendergli in quella maniera pregevoli, nella quale si vedono oggi,
quanto i rigorosi regolamenti seguiti da poi intorno all'ammettere
nuove famiglie, e l'essersi poi tutti questi ridotti a soli cinque.
Prima ne' tempi stessi di Carlo e degli altri Re angioini suoi
successori, non vi era tanto rigore nelle aggregazioni: i Popolari e'
Forastieri vi erano indifferentemente ammessi. Questo costume da tempi
antichissimi traeva la sua origine; poichè Napoli come città greca,
seguendo l'esempio de' Tebani, che come dice Aristotele[346], a lungo
andare ammettevano alla loro Nobiltà que' del Popolo, ch'erano ascesi a
grandi ricchezze e quegli ancora, che per lungo tempo eran nobilmente
vivuti, ed aveano lasciato il mercatantare, ed altri simili mestieri;
riceveva le famiglie così nazionali, come forastiere, che per lungo
tempo avean serbato il decoro della Nobiltà, e che per lungo tempo eran
vivute con arme e cavalli. Così ne' tempi, nei quali siamo di Carlo
I, Fusco Favilla vivendo nobilmente con armi e cavalli, fece istanza
al Re di farlo contribuire co' Nobili, e 'l Re acconsente, dicendo:
_Eo quod vivit cum armis, et equis, contribuat cum militibus_[347]. Il
simile leggiamo di Marino di Madio, di Ademaro di Nocera, e di Nicolò
Canuto cittadino napoletano[348]. E Carlo II suo figliuolo a M. Dono
da Fiorenza commorante in Napoli l'ammise a qualsivoglia Seggio, e di
poter contribuire _cum militibus illius Plateae, in qua habitaverit,
usque ad regium beneplacitum, ex gratia speciali_[349]. E moltissimi
altri esempi se ne leggono ne' regali registri, ammettendo i Re
le famiglie ne' Seggi in tal guisa; poichè questa era la nota, che
distingueva i Nobili da' Popolani; cioè che costoro contribuivano le
collette col Popolo, e coloro colla Nobiltà.
Ma, tolte via le collette, cessa questo modo d'aggregar ne' Seggi; ed
a' Nobili s'appartenne l'aggregare, i quali niente di rigor usando,
ammettevano indifferentemente tutti quelli, che per lungo tempo
erano nobilmente vivuti in Napoli, sì cittadini, come forastieri, che
aveano contratta parentela co' Nobili, ed abitavano nel Quartiere di
ciascun Seggio: così la famiglia Sassone vivendo nobilmente in Napoli
nel quartiere di Portanova, ed imparentando co' Nobili di Piazza fu
aggregata al Seggio di Portanova. E nel libro dei Parlamenti leggesi
l'aggregazione fatta nell'anno 1480 di Giulio Scorciato, _ch'era
uomo nuovo in Napoli, allora venuto dalla Castelluccia, e perch'era
Dottore e Consigliere del Re Ferrante, ed avea la casa nello tenimento
della Montagna, lo chiamarono alla Congregazione dello detto Seggio_.
E questo era il consueto stile d'aggregare allora, leggendosi
nel processo d'Ettorre d'Anagni con la Piazza di Nido, che _così
anticamente erano chiamati nelle Piazze quelli, che abitavano nello
quartiero, gente ben nate, ricche, dotte, che viveano nobilmente, a
dare il loro parere nella Congregazione delli Seggi_[350].
Quindi avvenne, che nelle cause di reintegrazioni, l'aver avute le
case ne' quartieri a' Seggi vicini, era riputato alto possessivo di
Nobiltà in quel Seggio, e così furono reintegrate molte famiglie,
come la Pandona, e la Mariconda a Capuana; la Majorana a Montagna, la
Mastrogiudice a Nido, e moltissime altre.
Da poi si vennero pian piano a restringersi le aggregazioni; poichè
i Nobili delle Piazze infra di loro fecero alcuni stabilimenti, con
ricercare altri requisiti, senza i quali non erano ammessi. Così i
Nobili della Piazza di _Capuana_ nell'anno 1500 per pubblico istromento
conchiusero, che chiunque volesse essere ammesso nella lor Piazza,
dovea esser Nobile di quattro quarti di nome e d'arme, senza alcuno
_ripezzo_: che fosse legittimamente nato, e figliuolo di legittima
persona: che per lungo tempo avesse praticato con Nobili, e con essi
contratta ancora parentela: che non fosse macchiato di alcun vizio, che
offender potesse la Nobiltà. La Piazza di _Nido_ fece ancor essa molti
altri Capitoli così in detto anno 1500 come negli anni 1507 e 1524.
Quella di _Montagna_ nell'anno 1420 pur fece i suoi, che poi nell'anno
1500 accrebbe d'altri, i quali tutti possono vedersi in Tutini.
Siccome anche fecero i Nobili di _Porto_ e _Portanova_, i Capitoli de'
quali non si sanno, per essersi gli antichi libri di questi due Seggi
perduti.
Ridotto per questi nuovi Capitoli l'esser nobile di Seggio in più alta
stima, così per lo rigore, che praticavasi nell'aggregazioni, come
anche per passare i negozi più importanti per le mani de' Nobili, e
perchè i Signori Vicerè nel trattare gli affari regi avean sovente
bisogno di essi, onde quando prima non molto si curavano queste
aggregazioni, si fece da poi così desiderabile esser di Piazza, che
non vi era famiglia, nè Signore o Ministro regio, che non movesse
ogni impegno per aggregarvisi; sicchè infastidite le Piazze per le
tante dimande, si tolsero per sè medesime l'autorità di aggregare,
risegnandola in mano del Re; di modo che ordinò Filippo II, che
senza sua saputa e licenza non si potesse trattare aggregazione o
reintegrazione alcuna nelle Piazze di Napoli; e volendosi di ciò
trattare, s'ottenesse prima licenza di Sua Maestà, e poi congregati
tutti i Nobili di quel Seggio, e propostasi la dimanda, non essendovi
discrepanza, fosse ammesso colui, che dimandava l'aggregazione,
altrimenti, discrepando uno d'essi Nobili, il trattato fosse nullo:
ciò che riusciva molto difficile, ed era esporsi ad un cimento molto
pericoloso. Per la qual cosa molti impresero più tosto per via di
giustizia pretender reintegrazione, portando, che alcuni de' loro
maggiori avessero goduto in quelle Piazze, che esporsi al cimento
difficile dell'aggregazione. Sicchè al presente il Re tien deputati
cinque Consiglieri, ed un Fiscale nel S. C. a sentenziare sopra
le loro istanze, ottenuta prima licenza dal Re di potersi trattare
la reintegrazione. Al cui esempio le città minori delle province,
alcune delle quali hanno Seggi chiusi, ottennero parimente dal Re,
che senza sua licenza non potessero trattarsi reintegrazioni, ovvero
aggregazioni.
L'altra cagione, onde questi Seggi si fossero resi cotanto pregevoli,
si fu di 29 ch'erano in prima, essersi ultimamente ridotti a soli
cinque, di Capuana, Nido, Montagna, Porto e Portanova. Quando si fosse
fatta tal restrizione, non è di tutti conforme il sentimento, poichè
non vi sono scritture che ci possano accertare del tempo preciso; ma
poichè quest'unione non si fece tutta in un tratto, egli è verisimile,
che negli ultimi anni del Regno di Roberto quella si perfezionasse.
Ed il modo come tutti que' Seggi minori s'unissero a questi cinque,
fu così naturale e proprio, che sarebbe maraviglia se s'osservasse il
contrario; poichè quasi tutti questi Seggi si componevano di sei o otto
famiglie, quante forse n'erano in quelle minori contrade, ed essendo
dipendenti dal Seggio maggiore, in decorso di tempo sovente accadeva,
che spenta la maggior parte d'esse, e poche famiglie rimaste, queste
se ne passavano al suo principale Seggio, e restavano estinti i minori;
onde si vede, che poi i Nobili del principal Seggio vendevano il luogo,
ove era il Teatro o portico[351]; così vedesi il Seggio de' _Melazi_,
appartenente al Seggio di Capuana, ne' tempi di Roberto, intorno l'anno
1325 essere stato venduto dalla Piazza di Capuana, per essere spente
le famiglie, che quello componevano. Così ancora nell'anno 1331 per
comandamento della Regina moglie di Roberto fu abbattuto il Seggio
delli _Griffi_. Ed il Seggio di _Somma Piazza_, altrimente detto il
Seggio de' _Rocchi_, essendo mancate le famiglie, che lo componevano, e
rimasto per ricettacolo de' malfattori, la Reina Giovanna II lo donò ad
Antonello Centonze da Tiano. Parimente i Nobili di Montagna venderono
il Seggio de' _Cimbri_, come cosa lor propria, a D. Fabio Rosso. Ed in
questa maniera tratto tratto si ridussero tutti a' loro Seggi maggiori.
Ma come, ed in qual tempo si facesse l'unione d'un Seggio maggiore ad
un altro parimente maggiore, come fu quello di _Forcella_ a quello
di _Montagna_, è d'uopo che si narri. Alcuni portarono opinione,
ch'essendo mancate ne' tempi di Carlo I nella Piazza di Forcella molte
famiglie, si fosse fatta da poi nel Regno di Carlo II suo figliuolo
questa unione. Ma siccome notò prima il Summonte[352], e da poi il
Tutini[353], ciò è falso; poichè tra' Collettori dell'anno 1300 nel
Regno di Carlo II destinati all'esazione delle collette, si legge
Niccolò Saduccio Collettor di Forcella, e ne' _Capitoli_ del Re
Roberto, si vede convenire Giacomo Chianula per la Piazza di Forcella,
insieme con gli altri deputati nobili dell'altre Piazze[354].
Non è da rifiutarsi perciò l'opinione del Tutini, che credette
quest'unione essersi fatta negli ultimi anni del Regno di Roberto, con
l'occasione della discordia nata fra' Nobili delle due Piazze, Capuana,
e Nido, co' Nobili dell'altre Piazze, intorno alla quale Roberto
avendo ordinati alcuni stabilimenti, rapportati dal Summonte[355] e
dal medesimo Tutini, e facendo in quelli solamente menzione di sei
Eletti, comprendendo in essi quello del Popolo, si ricava, che in
questi tempi la Piazza di Forcella era già unita a quella di Montagna.
Ciò che maggiormente si conferma da una carta della Regina Giovanna I.
rapportata dall'istesso Tutini, nella quale, avendo ne' primi anni del
suo Regno ordinato, che si facesse inquisizione di tutti i Feudatari
del Regno, si notano i Feudatari de' Seggi di Napoli Piazza per Piazza,
e non si fa in essa altra menzione, se non de' soli cinque.
Nella quale unione è da notarsi, che per essere il Seggio di Forcella
Seggio maggiore, che s'unì ad un altro maggiore, perciò la Piazza di
Montagna fa due Eletti, uno per se, e l'altro rappresentando quel di
Forcella. Ciò che non avvenne nell'unione degli altri Seggi minori
uniti alle principali loro Piazze, perchè essendo questi dipendenti da
quelli, bastava un Eletto per tutti. Solo per conservar la loro memoria
è rimasta l'elezione degli Ufficiali, che ciascuno di questi cinque
Seggi crea con nome di sei, e cinque Capitani de' Nobili, i quali
uniti tutti insieme, fanno il numero de' 29 rappresentanti ciascuno
d'essi uno di quegli antichi Seggi[356]. Questi hanno prerogativa
di far convocar i Nobili per trattar i pubblici affari, propongono i
punti, che devono risolversi, ricevono i voti ed hanno grand'autorità
nell'assemblee, e sono da' Nobili creati ogni anno, ed oggi tengon
titolo di Deputati.
Ridotti adunque ed incorporati tutti questi Seggi a' soli cinque, e
disfatti tutti gli altri, cominciarono in varii e diversi tempi ad
ampliare con magnifici edifici i loro teatri, e ridursi i portici
in quella magnificenza, che oggi si vede; ed essendo poi di tempo in
tempo con nuovi edifici ampliata la città, e venuta a quella portentosa
grandezza, che oggi s'ammira, crebbero a proporzione i loro quartieri
e si resero più spaziosi. Sono tutti cinque uguali, e non hanno
maggioranza infra di loro, ancorchè que' di Capuana e Nido, per lo
splendore de' loro Nobili, per cagion degli ampii Stati e ricchezze che
possedono, vantino sopra gli altri maggiore preminenza.
Hanno molte prerogative, non solo di creare gli Eletti, i quali con
quello del Popolo governano la città, convenendo insieme nel loro
Tribunale a trattare i negozi del Pubblico, ma esercitano ancora
molte giurisdizioni, e fra l'altre di dichiarar i Popolani nobili del
Popolo napoletano, e conceder lettere di cittadinanza. Hanno parimente
i Nobili di queste Piazze autorità di creare il Sindico, che ne'
Parlamenti generali ed in altre pubbliche funzioni, appresso il Vicerè
rappresenta non meno la città, che tutto il Regno. Comunicano insieme i
Nobili di Capuana e Nido, quando s'uniscono per trattare i negozi del
pubblico, potendo l'uno andare al Seggio dell'altro, con dar i voti;
ma non perciò possono ricevere uffici, se non ognuno nel suo proprio
Seggio. Hanno ancora una legge fra loro circa il contrarre i matrimoni,
detta la nuova maniera di Capuana e Nido. Ed i Nobili di Montagna
aveano anch'essi anticamente nuovo modo circa il dar delle doti alle
Gentildonne della loro Piazza. Ed in Napoli ancora nell'età vetusta
v'era un altro modo di contratto dotale all'usanza delle Contesse e
Baronesse del Regno.
Non riconoscendosi nella città di Napoli se non che due Ordini, di
Nobiltà e di Popolo, poichè lo Stato ecclesiastico, che in Francia
fa ordine a parte, presso di noi non è riputato Ordine separato; ma
(siccome l'Ordine de' Magistrati) è rimasto mescolato tra la Nobiltà
e Popolo, perciò nel governo della medesima, non si ammettono se non
Nobili e del Popolo. Quindi è, che appartenendosi il governo della
medesima non meno a' Nobili che al Popolo, siccome fu sempre, come ben
pruova il Tutini[357], perciò oltre le cinque soprannomate Piazze,
evvene un'altra del Popolo, la quale non altrimenti che quelle de'
Nobili, elegge il suo Eletto, crea i suoi Ufficiali, tiene le sue
regioni minori, che chiamano Ottine, ed è partecipe insieme co' Nobili
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