Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5 - 10

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l'_Inquisizione_ presso di noi; ma quanto poi questo Reame si fosse
distinto sopra ogni altro, per aver tolto da se ogni vestigio
d'Inquisizione, sarà narrato al suo luogo ne' seguenti libri di
quest'Istoria.

§. V. _Monaci e beni temporali._
Fa di mestieri da ora innanzi congiungere i Monaci co' beni temporali,
perchè siccome altrove fu notato, che chi dice _Religione_, dice
_Ricchezze_; così ora essendosi per gli acquisti de' beni temporali
renduti più esperti i Monaci, che tutti gli altri Ecclesiastici,
tantochè non vi è proporzione fra gli acquisti, che in questi tempi si
fecero dalle Chiese, e quelli fatti da' monasteri, bisogna ora dire,
_Nuove Religioni, nuove Ricchezze_; e tanto più la cosa fu portentosa,
che non ostante, che fossero fondate sopra la mendicità, onde furon
chiamate _Mendicanti_, contuttociò gli acquisti e le ricchezze furon
immense.
Le Religioni, che sursero in questo secolo, riuscirono come tante
Legioni, per conservare, e mantenere la Monarchia romana; ed i
Pontefici non furon mai dagli altri cotanto ben serviti, quanto da
costoro, i quali militavano con ogni fervore per sostenere la loro
autorità, e per agevolare le loro intraprese; onde con ragione di
tanti privilegi e prerogative gli cumularono. Coloro, che sopra tutti
in questo secolo si distinsero, furono i _Frati Predicatori_ ed i
_Frati Minori_. De' primi, come si è veduto, fu autore _Domenico_
Gusmano, il quale avendo gran tempo predicato contro gli _Albigesi_,
prese nell'anno 1215 la resoluzione con nove suoi compagni di fondar
un Ordine di _Frati Predicatori_, con istituto d'impiegar le loro
prediche per estirpar l'eresie a quel tempo moltiplicate in Italia
ed in Francia. Portossi Domenico a Papa Innocenzio III per ottener
la conferma del suo Ordine; ma il Papa differì l'accordarla; e lui
morto, ciò che non fece Innocenzio, ottennero da Onorio III suo
successore, il quale nell'anno 1216 lo confermò ed acconsentì, che
quei Religiosi lasciassero l'abito di Canonici Regolari da essi
sino a quel tempo portato, e prendessero un abito particolare, e
osservassero nuove costituzioni. Si propagarono in Francia, ed in
Parigi sin dall'anno 1217 ebbero un Monastero nella Casa di S. Jacopo,
onde furono denominati _Jacopini_. Appena eran sorti, che vennero nel
nostro Reame a fondarvi de' Conventi, ed ebbero gradito ricevimento;
poichè avendo i _Patareni_ ed altri Eretici, cominciato a contaminar
Napoli e l'altre province. Gregorio IX gli spedì a Napoli, scrivendo
nell'anno 1231 a Pietro di Sorrento Arcivescovo di questa Città, che
benignamente gli ricevesse e che gl'impiegasse quivi a predicare, ed
insinuasse a' Popoli a se commessi di ricevere dalle loro bocche il
seme della parola di Dio, per essersi costoro cotanto segnalati in
estirpar l'eresie, e con voto di volontaria povertà essersi in tutto
applicati ad evangelizzare la sua parola[226]. Incaricò anche, che
gli provvedesse in Napoli di una comoda abitazione, affinchè quivi
agiatamente permanendo, potessero attendere con maggior fervore alla
carica loro imposta. Scrisse consimile epistola al popolo Napoletano,
incaricandogli, che benignamente e devotamente gli ricevessero,
affinchè potessero felicemente pervenire al lor fine, e raccogliere
il frutto delle loro fatiche, cioè la salute delle anime[227]; ed
insinuò anche al Cardinal Castiglione suo Legato appostolico nel Regno
di Sicilia, che incaricasse all'Arcivescovo il loro ricevimento; per
la qual cosa ricevute costui le lettere del Papa, e l'insinuazioni
del Legato, gli ricevè con onore e gli diede per abitazione la
Chiesa di S. Arcangelo _ad Morfisam_ con un gran Monastero ivi
congiunto, ch'era allora abitato da' Monaci _Benedettini_, i quali
tenendo in Napoli altri grandi Monasteri, cedettero quello a' _Frati
Predicatori_, resignandolo in mano dell'Arcivescovo con tutte le case
ed orti adiacenti. L'Arcivescovo insieme col Capitolo ne investì Fra
Tommaso, sotto la cui guida erano que' Frati qui venuti, e ne gli
spedì Bolla, che si legge presso Chioccarello[228] sotto la data del
primo di novembre 1231. Ampliarono poi que' Frati il lor Convento (che
mutato l'antico nome lo chiamaron poi dal nome del loro Institutore
_S. Domenico_) con altri orti contigui, per concessione avutane da
Giovanni Francaccio, a cui l'istesso Arcivescovo nell'anno 1246 prestò
l'assenso. Nell'anno 1269 in tempo dell'Arcivescovo Aiglerio per
nuovi altri acquisti l'ingrandirono assai più[229], e vie maggiori
ingrandimenti ricevè da poi nel Regno degli _Angioini_ sotto Carlo II
d'Angiò, cotanto appassionato di questa Religione, di che è da vedersi
_Engenio_ nella sua _Napoli Sacra_.
Non furono soddisfatti i Re di questa Casa d'aver in Napoli un solo
Convento di Padri Predicatori, ma l'istesso Carlo II nell'anno 1274
ne costrusse un altro in onor di _S. Pietro Martire_ da Verona, che
come si disse nell'anno 1253 era stato da Innocenzio IV ascritto
nel catalogo de' Santi. Lo dotò di ricchi poderi, di molte case e di
altre rendite. L'esempio del Principe mosse altri Nobili napoletani ad
arricchirlo, come fecero Errico Macedonio, Bernardo Caracciolo, Giacomo
Capano, ed altri rammentati dall'Engenio.
Parimente nella città d'Aversa edificò una Chiesa, e Convento a' Frati
di quest'Ordine sotto il titolo di _S. Luigi_, che fu suo zio, al quale
concedè ampissimi privilegi, e dotò di molte rendite[230].
Anche alle _Suore Domenicane_, che vivevano nel medesimo istituto, fu
data in questa città comoda abitazione. Ad istanza di _Maria_, moglie
di Carlo II, Papa Bonifacio VIII ordinò all'Arcivescovo di Capua, che
alle Monache Domenicane si dasse per loro abitazione il Monastero di
S. Pietro a Castello situato dentro il castello dell'Uovo, con tutte
le case e possessioni; e che i Monaci Benedettini, che tenevano quel
luogo si fossero trasferiti ne' monasteri di S. Severino, di S. Maria
a Cappella e di S. Sebastiano. Ma essendo stato da poi il monastero
di S. Pietro saccheggiato da' Catalani, e con gran vergogna cacciate
le Monache, il Pontefice Martino V scrisse all'Abate di S. Severino,
che desse loro ricetto nel Monastero di _S. Sebastiano_, che allora
era stato dato in Commenda al Vescovo di Melito, e non v'abitava che
un sol Monaco Benedettino, con ceder loro tutte le sue possessioni ed
entrate, siccome fu eseguito; ond'è che per detta unione ritenga questo
monastero ancora oggi il nome di _S. Pietro_ e _S. Sebastiano_[231].
Non meno in Napoli, che in tutto il Regno multiplicaronsi i _Frati
Predicatori_ in questo secolo per lo favore, che tenevano non meno
de' Re angioini, che de' romani Pontefici. Innocenzio IV dirizzò nel
1245 un diploma agli Arcivescovi di Napoli, di Salerno e di Bari,
col quale loro si dava facoltà, che in nome della Sede Appostolica,
strettamente ordinassero a tutti gli Arcivescovi, Abati, Priori ed a
tutti i Prelati delle Chiese de' Regni di Sicilia, che non inferissero
a' _Frati Predicatori_ gravame alcuno, e proibissero ai loro sudditi
di dar loro molestia; e che proccurassero di fare ai medesimi mantenere
tutte l'esenzioni ed immunità concedutegli dalla Sede Appostolica[232].
Crebbero perciò col favore de' Pontefici e de' nostri Principi della
casa d'Angiò in maggior numero di quello, che avean fatto nel Regno
di Federico e degli altri _Svevi_ suoi successori; e molto splendore
recò loro _Tommaso d'Aquino_, soprannomato il _Dottor Angelico_, uscito
dalla famiglia de' Conti d'Aquino, il quale mal grado di sua madre
entrò nell'Ordine de' Frati Predicatori nell'anno 1243, ed avendo
in Parigi presa la laurea dottorale di teologia l'anno 1257, ritornò
in Italia l'anno 1263 e dopo avervi insegnata la _Scolastica_ nella
maggior parte delle Università, si fermò in fine in Napoli a legger
teologia, ricusando l'Arcivescovado di questa città, offertogli da
Clemente IV.
Non disugual successo ebbero in questo Regno i _Frati Minori_. Essi
riconoscono per loro istitutore _San Francesco d'Assisi_, e sursero ne'
medesimi tempi, che i _Valdesi_; ma ebbero disuguale fortuna. Pietro
_Valdo_ Mercatante ricco di Lione prese anch'egli risoluzione di menar
una vita tutta appostolica; ed avendo distribuite tutte le sue facoltà
a' poveri, fece professione d'una povertà volontaria. Molti seguirono
il di lui esempio, onde verso l'anno 1160 si formò una setta d'uomini,
che si denominavano i _Poveri di Lione_, a cagion della povertà da
essi professata. Si dissero ancora _Lionisti_, dal nome della città
di Lione; ed anche _Insabbatati_, a cagione di certa sorta di scarpe,
ovvero sandali da essi portati, tagliati per far apparire i loro
piedi ignudi ad imitazion degli Appostoli. Ma avean da poi preteso,
senza missione del Vescovo e della Sede Appostolica, di poter eziandio
predicare la lor riforma, ed insegnare la lor dottrina per se soli,
ancorchè laici. Ebbero per ciò opposizione dal Clero di Lione; onde
cominciarono per queste contese a biasimar la vita rilasciata degli
Ecclesiastici, e declamare contro gli abusi, che vedevano introdotti
nella Chiesa. Fu loro imposto silenzio; ma persistendo, Lucio III gli
scomunicò, e gli condennò insieme con gli altri Eretici. Le scomuniche
maggiormente l'irritarono e gli confermarono nella loro ostinazione,
tanto che scossero il giogo dell'ubbidienza e caddero in molti errori.
La loro setta si sparse in più luoghi onde obbligarono Pietro Re
d'Aragona nell'anno 1197 di esiliargli dai suoi Stati, e Berengario
Arcivescovo di Narbona di condennargli. Essi non potendo resistere a
tanto impeto, risolvettero di ricorrere a Roma, e dimandare dalla Sede
Appostolica la conferma del loro istituto.
Dall'altra parte _Francesco_ pur egli mercatante d'Assisi, lasciato
Pietro Bernardone suo padre a mercatantare, abbandonò ogni cura
mondana, ed applicatosi ad una vita tutta appostolica fece anch'egli
professione d'una povertà volontaria, e coll'esemplarità de' suoi
innocenti costumi, avendo tirati molti compagni a vivere in mendicità,
e ad impiegarsi ad opere di carità, accresceva il numero più con gli
esempii d'una vita innocente ed austera, che colle prediche e sermoni:
non molto impacciandosi perciò, nè declamando contro i corrotti
costumi degli Ecclesiastici, nè entrandogli in pensiero senza missione
d'andar predicando ed insegnando la sua riforma; ma fu tutto ubbidiente
alla Sede Appostolica; onde avendo distesa nell'anno 1208 una nuova
Regola per li suoi Frati, la volle presentare al Papa per riceverne
l'approvazione e la conferma. Papa Innocenzio III siccome rigettò
l'Istituto de' _Valdesi_, avendolo conosciuto pieno di superstizioni
e d'errori,[233] così nell'anno 1210 approvò la Regola di Francesco
e l'Ordine de' _Frati Minori_, i quali ancorchè non lasciassero di
andare a piedi ignudi, e di far voto d'una povertà, non aveano quelle
tante superstizioni de' _Valdesi_. Si stabilirono perciò in più luoghi
d'Italia, ed in Francia, sin da questo tempo ebbero ancora nell'anno
1216 ricetto in Parigi. Onorio III nell'anno 1223 confermò il loro
Istituto, e di molte prerogative e privilegii decorò questo nascente
Ordine.
Nel nostro Reame, ancorchè sotto Federico II e gli altri Re _Svevi_
suoi successori (per essersene valsi i romani Pontefici, nelle contese
che ebbero con que' Principi, per messi e portatori di lettere)
avessero sovente patiti disagi, prigionie e morti; nulladimanco non
lasciarono i nostri Regnicoli di ricevergli in questi medesimi tempi
che sursero: e narrasi, che San Francesco istesso, loro Istitutore,
avesse in molti luoghi del Regno fondati egli di sue proprie mani
alcuni piccoli Conventi, come in Bari, in Montella, in Terra d'Agropoli
ed altrove[234]. Napoli ancora vanta d'aver avuto un Convento fondato
dall'istesso Istitutore Francesco nel luogo ov'è ora il Castel Nuovo,
che lasciò sotto la cura d'Agostino d'Assisi suo discepolo, il qual
da poi da Carlo I d'Angiò fu trasferito in S. Maria la Nuova[235].
In breve siccome non vi è quasi città, che non vanti aver avuto S.
Pietro per fondatore della sua Chiesa, così non vi è luogo, dove si
vegga qualche Convento antico di quest'Ordine, che non vanti esserne
stato egli il fondatore. Che che ne sia, non può mettersi in dubbio,
che nella città di Napoli, fin dal suo nascimento, ebbe quest'Ordine
ricevimento; poichè Giovanni Vescovo d'Aversa, possedendo in Napoli
la Chiesa di S. Lorenzo con alcune case e giardini, appartenenti alla
Cattedral Chiesa d'Aversa, col consenso del suo Capitolo nell'anno 1234
la concedè a Fr. Niccolò di Terracina Frate Minore di S. Francesco
provinciale della provincia di Napoli, in nome di sua Religione, con
condizione di dovervi quivi dimorare i Frati del suo Ordine, la qual
concessione fu da poi nell'anno 1230 confermata da Papa Gregorio
IX[236].
Ma nel Regno degli Angioini fu quest'Ordine non meno dai romani
Pontefici, che da' Principi di questa casa molto più favorito e
careggiato. Carlo I allargò l'antica Chiesa di San Lorenzo col palagio
ivi congiunto, dove solevansi unire la Nobiltà ed il Popolo e vi
fabbricò una magnifica Chiesa, la quale fu ridotta a perfezione da
Carlo II suo figliuolo, il quale nell'anno 1302 fra l'altre rendite,
che le assegnò, le diede la terza parte della gabella del ferro.
L'esempio del Principe trasse gli altri ad arricchirla: il nostro
famoso Giureconsulto Bartolommeo di Capua G. Protonotario del Regno
a sue spese fecevi fare tutta la facciata della porta maggiore, ed
Aurelio Pignone del Seggio di Montagna la piccola porta[237]. L'istesso
Re Carlo I volendo in Napoli fabbricar Castel Nuovo nel luogo ov'era
quel convento de' Frati Minori poco anzi rammentato, trasferì da quivi
i Frati, e loro costrusse nell'anno 1268 una nuova Chiesa e Convento
nella piazza chiamata _Alvina_ dov'era l'antico palagio e Fortezza
della città, la quale anticamente fu detta _S. Maria de Palatio_, e poi
prese il nome di _S. Maria la Nuova_, il qual oggi ancor ritiene[238].
Il Re Roberto gli favorì non meno che il padre e l'avo, e non pur
careggiò i _Frati_, che le _Suore_ di quest'Ordine. Siccome le
_Suore Benedettine_ ebbero per Fondatrice _Scolastica_ sorella di
S. Benedetto, così le _Suore Francescane_ ebbero per Institutrice
_Chiara d'Assisi_ discepola di S. Francesco. Costei ricevendo con
ardore gl'insegnamenti del suo maestro, si rese Monaca e si chiuse in
Assisi nel Monastero di San Damiano, dove stese una Regola del suo
Ordine, perchè dovesse servire per le donne. Mentr'era gravemente
inferma, convenendo al Pontefice Innocenzio IV d'uscir da Perugia,
e portarsi in Assisi, fu visitata dal Papa, il quale le confermò
la Regola del suo Ordine; e poco da poi trapassata, per la fama de'
suoi incorrotti costumi, fu dal successor d'Innocenzio _Alessandro
IV_ ascritta al numero de' Beati[239]. Furono perciò edificati in
memoria di lei molti Monasteri di donne del suo Ordine in Italia; ma
in Napoli il Re Roberto a' conforti della Regina Sancia sua moglie
nel 1310 ne costrusse uno, che più magnifico ed ampio non si vide
allora in tutta Italia, dove la Regina v'introdusse le Monache della
Regola di _S. Chiara_, da cui prese il nome, che ancor oggi ritiene.
Fu d'immense rendite e possessioni dotato, e vi edificò a canto un
Convento de' Frati del medesimo Ordine, perchè le servissero ne' sacri
uffizi. La Chiesa fu costrutta con tal magnificenza, che fu reputata
non inferiore a tutti gli altri superbi e ricchi tempj d'Italia; e
di vantaggio la dichiarò Roberto sua _Cappella Regia_[240]. Presso di
questa Chiesa lo stesso Re nel 1320 collocò in una casa alcune Monache
dispensiere delle limosine regie; ma venuta in Napoli nell'anno 1325
dalla città d'Assisi una Monaca del Terzo Ordine di S. Francesco,
infiammò di maniera le dispensiere, che di comun volere fabbricarono
di quella casa una Chiesa con monastero, che si vide subito pieno di
nobili donne napoletane tirate dallo spirito ad ivi rinserrarsi, e
fra l'altre fuvvi Maddalena di Costanzo, la quale benchè avesse preso
l'abito nel Monastero di S. Chiara, il Re Roberto aveala quivi mandata
a presiedere alla distribuzione delle limosine regie. Dura ancora
nella sua floridezza questo monastero, ed è nominato dal nome del lor
Santo _Francesco_[241]. Un altro monastero, fu eretto e dotato dalla
Regina Sancia in Napoli nel 1324 per le donne di mondo convertite, le
quali vissero sotto la Regola di S. Francesco, e presero di lor cura
i Frati Minori; la lor Chiesa perciò prese il nome della _Maddalena_,
che ancor oggi il ritiene, ma non già il medesimo istituto; perchè ora
si ricevono donne nobili e vergini, e portano l'abito di S. Agostino,
e militano sotto la Regola di quel Santo, se ben ritengano ancora la
corda di S. Francesco[242].
Non meno in Napoli, che in tutte le province del Regno si videro
multiplicati i monasteri de' _Frati Minori_ e delle _Suore
Francescane_; e col correr degli anni il di lor numero arrivò a tale,
che non vi è città o castello ancorchè picciolo, che non abbia i suoi.
Surse in questo secolo un altro Ordine di _Mendicanti_, detto de'
_Romiti di S. Agostino_. Innocenzio IV fu il primo che formò il disegno
di unire diversi Ordini di Romiti in un solo; ma questo disegno fu
poi eseguito dal suo successore Alessandro IV, il quale trattigli da'
lor Romitaggi per istabilirgli nelle città, e per impiegargli nelle
funzioni dell'ecclesiastica Gerarchia, ne fece una sola Congregazione
sotto un sol Generale, e lor diede il nome de' _Romiti di S. Agostino_.
Non al pari de' due precedenti Ordini si multiplicarono presso di noi
gli _Agostiniani_. Napoli in tempo degli _Angioini_ ne noverava alcuni,
come quello di _S. Agostino_, che secondo l'opinion più fondata, si
crede aver avuti i suoi principii non prima di Carlo I d'Angiò ampliato
poi, e con maggiori rendite arricchito da Carlo II suo figliuolo e
dagli altri Principi di quella Casa[243]: l'altro di _S. Giovanni a
Carbonara_ fu fondato da Frate Giovanni d'Alessandria e Dionigi del
Borgo per munificenza di Gualtieri Galeota, il quale negli anni 1339 e
1343 donò a' medesimi per la costruzione di quella Chiesa e Monastero
tutte le sue case e giardini, che e' possedeva in quel luogo; cotanto
poi ingrandito e ristorato dal Re Ladislao[244]. Ve ne furono altri, ma
nelle province del Regno se ne stabilirono moltissimi.
Parimente l'Ordine de' _Carmelitani_ non fece a questi tempi fra noi
grandi progressi. Era stato istituito intorno l'anno 1121 da alcuni
Romiti del Monte Carmelo, adunati dal Patriarca d'Antiochia per
mettergli in comunità. Da poi ricevette nell'anno 1209 una Regola da
Alberto Patriarca di Gerusalemme, che fu approvata in questo secolo da
Onorio III. Cotesti Religiosi passarono in Occidente l'anno 1238 e si
stabilirono in Congregazione e vi si diffusero; essendo stata poi la
lor Regola spiegata e mitigata da Innocenzio IV l'anno 1245. Diffusi
per Italia pervennero in Napoli; ove presso la porta del Mercato vi
fabbricarono una piccola Chiesa con Convento. Venuta poscia la dolente
Regina Margherita madre del Re Corradino a Napoli con molta quantità
di gioje e di moneta per ricuperar dalle mani del Re Carlo il suo
unico figliuolo, trovatolo morto e seppellito nella piccola Cappella
della Croce, lo fece quindi torre; e fattogli celebrare convenienti
esequie, diede per l'anima di colui a questa Chiesa tutto il tesoro,
che avea seco portato. Re Carlo per mostrar di concorrere alla pietà
della Regina, nell'anno 1260 loro concedè per ampliazion della Chiesa
un luogo del suo demanio, che era quivi vicino, chiamato _Morricino_,
e crebbe di poi in quella grandezza, che ora si vede. Altri ne furon
da poi fondati in Napoli e nel Regno ma non tanti, finchè potessero
uguagliare il numero de' _Predicatori_ e de' _Frati Minori_.
Oltre di queste quattro Religioni di _Mendicanti_, sursero in questo
secolo molte altre _Congregazioni_ religiose, che tratto tratto
furono anche introdotte nel nostro Regno. L'Ordine della _Trinità
della Redenzion degli Schiavi_, fondato nell'anno 1198 da _Giovanni
di Mata_ di Provenza, Dottore di Parigi, e da _Felice Anacoreta_ di
Valois ed approvato due anni da poi da Innocenzio III. L'ordine de'
_Silvestrini_, i quali seguitavano la Regola di S. Benedetto, fondato
l'anno 1231 in Monte Fano da _Silvestro Guzolino_, che di Canonico
si fece Romito, e trasse nella sua Comunità non poche persone.
L'ordine di _S. Maria della Mercede_, fondato da _S. Pietro Nolasco_
in Barcellona l'anno 1223 sotto l'autorità di Jacopo I Re d'Aragona,
per consiglio di _Raimondo di Pennaforte_, ed approvato da Gregorio
IX l'anno 1235. L'Ordine de' _Serviti_, il quale cominciò in Firenze
l'anno 1234 approvato da Alessandro IV e da Benedetto XI. L'Ordine
de' _Cruciferi_, ch'era quasi spento, fu restituito da Innocenzio IV
tal che in Italia si rifecero alcuni Monasterj di nuovo; ed in Napoli
da poi nel 1334 dalla famiglia Carmignana e Vespola fu conceduta a
Fr. Marino di S. Severino in nome d'essi Cruciferi la Chiesa di S.
Maria delle Vergini collo Spedale che ivi eravi, fuor della porta
di S. Gennaro, perchè quivi dimorassero, e servissero gl'infermi di
quello Spedale[245]. Ebbe ancora in questo secolo origine l'Ordine
de' _Celestini_, istituito nel nostro Regno da _Pietro di Morrone_
d'Isernia, che menando una vita tutta austera e solitaria alle falde
della Majella, diè fuori la sua Regola, e fu tanto caro al Re Carlo I
d'Angiò, che prese sotto la sua protezione tutti i suoi Monasterj; e la
sua santità rilusse tanto, che dall'Eremo ascese al Pontificato sotto
il nome di _Celestino V_. Pose il suo Ordine sotto la Regola di S.
Benedetto, e l'approvò fatto Papa con una sua Bolla l'anno 1294, che fu
poi nel 1297 confermato da Bonifacio VIII e da Benedetto XI nell'anno
1304. Non pur in Abruzzo, ma anche in Napoli ebbero i _Celestini_
ricetto nell'istesso tempo del loro nascimento. Fu loro data una Chiesa
vicino la porta chiamata anticamente di Donn'Orso, edificata, e di
ricchi poderi dotata da Giovanni Pipino da Barletta M. Razionale della
G. Corte e Conte di Minervino, e da Carlo II tenuto in sommo pregio,
per aver col suo valore discacciati i Saraceni di Lucera di Puglia; e
di lui in questa Chiesa se ne addita ancora il sepolcro. Fu chiamata
perciò di _S. Pietro a Majella_; la quale ruinata dal tempo, fu
nell'anno 1508 rifatta ed ampliata da Colanello Imperato M. Portolano
di Barletta[246].
Molti altri Ordini sursero in questo secolo, il numero de' quali era
divenuto sì grande, che Gregorio X fu costretto nel Concilio general di
Lione tenuto l'anno 1274 sospendere lo stabilirne de' nuovi, e vietare
tutti quelli, ch'erano stati stabiliti dopo il quarto Concilio generale
Lateranense, senz'essere stati approvati dalla Sede Appostolica. E
d'un medesimo Ordine, ed in una stessa città se ne andavan costruendo
tanti Conventi, che fu uopo a più Pontefici per varie loro Bolle[247]
stabilire una convenevol distanza di passi, perchè l'uno non togliesse
il concorso all'altro, di cui eran tanto gelosi.
Ma di tanti Ordini i più distinti furono i _Mendicanti_, e fra questi
i più favoriti da' romani Pontefici, furono i _Frati Predicatori_,
ed i _Frati Minori_. Essi s'erano sopra gli altri segnalati per le
spedizioni contro gli Eretici di questi tempi, ed aveano fatti altri
importanti servigi alla Chiesa di Roma; perciò furono sopra gli altri
innalzati ed arricchiti di molti privilegi e prerogative. Innocenzio
III ed Onorio III concedè loro esenzione dagli Ordinarii, e vollero
che fossero sottoposti immediatamente alla Sede Appostolica. Così essi
come gli altri Religiosi _Mendicanti_, appoggiati sopra i privilegi lor
conceduti da' Pontefici pretesero aver diritto di confessare e di dar
l'assoluzione a' Fedeli senza dimandarne la permissione, non solo a'
Curati, ma nè pure a Vescovi: di che nacquero tanti ostinati litigi col
Clero secolare, che per comporgli s'affaticarono più Papi.
Ma se mai meritarono questi novelli Religiosi il favore de' Pontefici
romani, per niun'altra cagione era loro certamente più ben dovuto,
quanto che per essi fu stabilita la nuova teologia _Scolastica_,
la quale avendo fatto andare in disuso la _Dogmatica_, e posto in
dimenticanza lo studio dell'antichità e dell'istoria ecclesiastica,
tenne occupati gl'ingegni a quistioni astratte ed inutili, e a dispute
piene di tanta oscurità, di tanti contrasti e di tanti raggiri, che non
vi furono se non coloro, ch'erano versati in quell'arte, che potessero
comprenderne qualche cosa.
Questa sorta di studj, allontanandogli dall'antichità e dall'istoria,
piacquero a Roma, e tanto più, quanto che la potestà de' Pontefici
romani era innalzata in infinito, non prescrivendo loro nè termine,
nè confine: e ciò anche bisognava farlo per proprio interesse;
perchè avendo essi ottenute da Roma ampissime esenzioni e grandi
privilegi, perchè loro valessero e potessero contro i Vescovi e Curati
sostenergli, bisognava ingrandire la potestà del concedente. Quindi
i Decretisti da una parte, e gli _Scolastici_ dall'altra cospirarono
insieme a stabilir meglio la Monarchia romana, e far riputare il Papa
supremo Principe non meno dello spirituale, che del temporale.
Ma parrà cosa stupenda come queste Religioni fondate nella mendicità,
onde presero il nome di _Mendicanti_, e che nacquero per lo
rilasciamento della disciplina ed osservanza regolare, cagionato
dalle tante ricchezze, avessero potuto in progresso di tempo far
tanti acquisti, sicchè per quest'istesso bisognasse pensare ad altra
_Riforma_, la quale nemmeno ha bastato. Ma a chi considererà la
condizione degli uomini sempre appassionati alle novità ed a' modi
tenuti da Roma, a cui ha importato sempre stendere i di loro acquisti,
perchè finalmente a lei veniva a ricadere la maggior parte, non
parrà cosa strana o maravigliosa. I Monaci vecchi avendo già perduto
il credito di santità, ed il fervore della milizia sacra essendosi
intepidito: li Frati Mendicanti, per quest'istesso che professavano
povertà, essendosi accreditati, invogliavano maggiormente i Fedeli ad
arricchirgli; imperocchè essi s'erano spogliati affatto della facoltà
d'acquistar stabili, e fatto voto di vivere di sole oblazioni ed
elemosine; ed ancorchè trovassero molte persone loro divote, ch'erano
prontissime di dar loro stabili e poderi, contuttociò per lo loro
istituto non potendo ricevergli, rifiutavano l'offerte. A ciò fu
subito da Roma trovata una buona via: perchè fu conceduto dalla Sede
Appostolica privilegio a' Frati Mendicanti di poter acquistare stabili,
con tutto che per voto ed istituzione loro era proibito. Per cotal
ritrovamento, subito i Monasteri de' Mendicanti d'Italia e di Spagna
e d'altri Regni fecero in breve tempo grandi acquisti di stabili. In
Francia solo i Franzesi s'opposero a tal novità, dicendo, che siccome
erano entrati nel loro Regno con quell'istituto di povertà, così
conveniva, che con quella perseverassero.
Ma nel nostro Regno, particolarmente a tempo degli Angioini ligi de'
romani Pontefici, i loro acquisti furono notabili, massimamente ne'
tempi dello scisma, quando tutto il rimanente dell'Ordine Chericale
era in poco credito, ed all'incontro tutto il credito era dei Monaci.
Assaggiate ch'essi ebbero le comodità ed agi, che lor recavan le
ricchezze, non trovaron poi nè modo nè misura, siccome è difficile
trovarlo quando si oltrepassano i confini del giusto per estraricchire.
Per vie più accrescerle e tirar la divozione de' Popoli inventarono
molte particolari divozioni. I _Domenicani_ istituirono quella del
_Rosario_. I _Francescani_ l'altra del _Cordone_. Gli _Agostiniani_
quella della _Coreggia_; e gli Carmelitani l'altra degli _Abitini_;
e poi al di loro esempio non mancarono l'altre Religioni d'inventar
anch'esse le proprie insegne, chi _Scapularii_, e chi altre particolari
divozioni; e per lo profitto che se ne traeva, diedero in eccessi,
ciascuno innalzando l'efficacia ed il valore della propria insegna,
con depressione dell'altre. I Domenicani esageravano il valor del
_Rosario_. I Francescani a' loro _Cordonati_ quello del _Cordone_. Gli
_Agostiniani_ a' suoi _Coreggiati_ il proprio della _Coreggia_; ed i
Carmelitani il loro degli _Abitini_; e con questo trassero non men gli
uomini, che le donne a _rosariarsi_, a _cordonarsi_, a _coreggiarsi_, e
ad _abitiniarsi_, e ad ergere proprie Cappelle, Congregazioni, favorite
sempre da' romani Pontefici con indulgenze plenarie, e remissione di
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