Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 08

Total number of words is 4446
Total number of unique words is 1641
36.7 of words are in the 2000 most common words
52.2 of words are in the 5000 most common words
60.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
de' fatti di questo savio Principe; poichè terminando qui l'istoria
dell'Arcivescovo Romualdo, e non essendovi altri autori di que' tempi,
fuor che la Cronaca dell'Anonimo Cassinense, che si conserva in Monte
Cassino, alla quale Camillo Pellegrino fece alcune note, l'altra di
Riccardo da S. Germano, Roberto del Monte, e Niceta autor Greco,
che alcune cose brevemente scrivono di Guglielmo, rimangono tutti
gli altri avvenimenti del Reame con l'opere di sì buono e glorioso
Re per lo spazio di undici anni poco men che nascose fra le tenebre
dell'antichità. Alcune cose andarono rintracciando con somma diligenza
Capecelatro, e l'accuratissimo Inveges, l'orme de' quali come più
sicure, a noi piace di seguitare.
Intanto il Pontefice Alessandro ristabilito in Roma, volendo dare
a' disordini passati qualche riparo, nel seguente anno 1179 come
notarono l'Anonimo Cassinense e 'l Pellegrino[84], fece convocare in
Roma un general Concilio nella chiesa di S. Giovanni Laterano, ove
intervennero ben trecento Vescovi, oltre agli Abati e grosso numero
d'altri Prelati[85]. Si dannarono in esso molte eresie, che eran surte
fra' Cristiani: si fecero molti decreti attinenti a reprimere l'avidità
di coloro, che davano denari in prestanza con pattuir grosse usure,
stabilendo i modi legittimi in queste contrattazioni; ed altri decreti
furon statuiti bisognevoli a ristorar delle passate confusioni la
Chiesa di Roma.
Ma nell'anno seguente 1180 ad impresa più gloriosa rivolse Alessandro
i suoi pensieri: egli scrisse a tutti i Principi cristiani, ed a'
Vescovi e Prelati della Chiesa, esortandogli a passar in Palestina,
e contrastar con l'armi in que' santi luoghi al Saladino Soldano
di Babilonia, Principe non men savio, che valoroso, ch'era al padre
Saracone nella Signoria succeduto, e travagliava i Cristiani che colà
dimoravano. I primi, che si disposero con grande e poderosa oste a
passar oltre mare, furono Errico Re d'Inghilterra, e Filippo Re di
Francia; ma Alessandro, che così lodevolmente avea mossi i Principi
cristiani a quest'impresa, non potè vederne i successi; poichè verso
la fine dell'anno seguente 1181 il settimo giorno di settembre passò di
questa vita in Roma, dopo aver per ventidue anni retto il Ponteficato.
Fugli tantosto dato il successore, che fu Ubaldo da Lucca Cardinal
d'Ostia, il quale si nomò _Lucio III_.
Era poco prima in Costantinopoli accaduta parimente la morte
dell'Imperador Emmanuele, e gli succedette nell'Imperio il suo
figliuolo _Alessio_. Ed intanto il nostro Guglielmo avendo per
l'occasione, che rapporta Roberto del Monte[86], fatta tregua per
dieci anni col Re di Marocco, se ne passò nell'anno 1183 da Palermo in
queste nostro parti, ed avendo visitato Monte Cassino, ritornando in S.
Germano, andò da poi in Capua, donde poi a Palermo restituissi[87].
Intorno a questi tempi nacque in Assisi città della Umbria da Pietro
Bernardone, uomo d'umil condizione, Francesco, quegli che acquistossi
fama d'un gran Santo, e diede stabile fondamento alla Religion de'
Frati minori, e che fu pianta così fertile, che in progresso di tempo
empiè il nostro Reame di tanti monasteri di Frati del suo Ordine, che
non fu il lor numero inferiore a quelli che vi si erano già fondati
per la fama e santità de' Monaci di S. Benedetto; di che ci sarà data
occasione di ragionare, quando della politia ecclesiastica di questo
secolo tratteremo.
Morì poco tempo da poi in Palermo nell'istesso anno 1183 la Reina
Margherita, la quale essendo stata donna di molto avvedimento, ebbe
gran parte nel governo del Reame, così mentre visse il marito, come
da poi che gli succedette il figliuolo. Fu ella con nobil pompa fatta
seppelire dal Re Guglielmo in Monreale nella chiesa novellamente da
lui edificata a lato alle sepolture de' suoi due figliuoli Ruggiero
ed Errico. Donna d'incomparabile pietà, che oltre aver fondato una
Badia in Sicilia alle falde del Monte Etna, che arricchita di molti
beni diede a' Padri di S. Benedetto, accolse caramente in Palermo i
compagni di Tommaso Arcivescovo di Cantuaria, i quali erano stati dal
Re d'Inghilterra sbanditi dal suo Regno.
Intanto il Saladino stringeva aspramente i Cristiani in Palestina
avendogli con la continua guerra ridotti in pessimo stato; onde
vennero in Roma il Patriarca di Gerusalemme e l'Arcivescovo di Tiro,
con altri Ambasciadori del Re Baldovino e degli altri Principi, che
colà dimoravano, a chieder presto e potente soccorso contro sì fiero
nemico. Questi essendo stati caramente ricevuti dal Pontefice Lucio,
furono da lui con altre sue lettere inviati per tale effetto ad Errico
Re d'Inghilterra, ed a Filippo Re di Francia, i quali avendo presa
la Croce bandita dal Papa per opra sì pia, si posero di presente
all'ordine con Guglielmo Re di Scozia, e con altri gran Signori e
Baroni di Francia e d'Inghilterra per passare in Siria. Ma mentre il
Papa sollecitava ciascun giorno frettolosamente il passaggio, sorpreso
da grave infermità passò da questa vita in Verona li sette di dicembre
del 1183, e fu nel Duomo di quella città onorevolmente sepolto, essendo
stato tantosto eletto per suo successore Uberto Crivello milanese, il
quale si nomò _Urbano III_.
Erano seguiti intanto nella città di Costantinopoli gravi movimenti
e revoluzioni contro i Latini, che vi albergavano, per opra di
_Andronico_ tiranno, il quale tolto di voler de' Greci l'Imperio ad
Alessio, entrando con oste armata dentro la città, investì furiosamente
i Latini, facendene strage grandissima, ed incendiando i loro alberghi,
ove perirono crudelmente abbruciate le donne, i vecchi, ed i fanciulli,
senza perdonar nemmeno alle chiese, nè a' Preti, nè a' Frati, il tutto
mandando indifferentemente a fuoco ed a fiamma. Questi avvenimenti ed
oltraggi fatti dal Tiranno a' Latini, mossero il nostro Guglielmo a
prender vendetta d'Andronico, il quale non contento di ciò, aggiungendo
fallo a fallo, avea fatto morire strangolato con una corda d'arco il
giovanetto Alessio, e n'avea occupato l'Imperio; perciò Guglielmo in
quest'anno 1185 ragunò una ben grande armata in Sicilia, e v'ordinò
Capitano il Conte Tancredi, che fu il quarto Re di Sicilia[88],
inviandolo a' danni della Grecia sotto la scorta di Margaritone suo
Ammiraglio, il quale prese e saccheggiò Durazzo e Tessalonica con
molti altri luoghi[89], ove gli adirati Siciliani commisero ogni
sorta di crudeltà senza aver riguardo a cos'alcuna, non avendo ardire
Andronico d'uscir loro all'incontro, e porger alcun riparo a tanti
danni. I Greci vedendosi così crudelmente da' Siciliani assaliti, e che
Andronico mostrava di non molto curarsi de' loro travagli, cominciarono
ad odiarlo in maniera, che tumultuando in Costantinopoli, tosto lo
deposero dall'Imperio, e l'irata moltitudine, che non sa rattenersi
fino che non pervenga all'ultima estremità, non contenta d'averlo
deposto, avventossegli furiosamente sopra, e con gravi tormenti
obbrobriosamente l'uccise. Surse tosto ad occupar la Signoria _Isaac
Angelo_, il quale ragunate, come potè meglio, le forze de' Greci,
diede sopra i Siciliani con tanto impeto, che postigli in fuga, gli
discacciò alla fine da quelle regioni, come rapporta Niceta Coniate lor
Scrittore.
Trovavasi però il Re Guglielmo assai più afflitto, ch'essendo già
passati nove anni da che sposossi la Regina Giovanna, nè per la di lei
sterilità vedendo di quella prole alcuna, cominciò a pensar seriamente
ai mali, che dopo la sua morte, sarebbero accaduti nel Reame, se
anticipatamente non provedesse, e pensasse al successore. Non vi era
altro del suo sangue legittimo de' Re normanni, che Costanza postuma
del Re Ruggiero suo avolo, poichè di Tancredi, ch'egli molti anni prima
avea richiamato dalla Grecia, ed investito del Contado di Lecce, che fa
di Roberto suo avolo materno, non si teneva alcun conto, riputandolo
bastardo, come nato da Ruggiero figliuolo sì del Re Ruggiero, ma
d'illegittimo matrimonio, come si è detto. Perciò questa Principessa
era da molti ricercata; e narra il Sigonio, che a quest'istesso
anno 1185 Federico Imperadore, il quale fin dall'anno 1177 avea con
Guglielmo fermata per 15 anni la pace, mandò a richiederla per Errico
suo figliuolo, e Re di Germania. Guglielmo, che si vedea senza speranza
d'aver figliuoli, piegò l'animo alla dimanda, confortato ancora da
Gualtieri Arcivescovo di Palermo; il quale covando odio grandissimo
contro Matteo Vicecancelliere della Sicilia, per la cui opera era
stata sottratta dalla sua giurisdizione la chiesa di Monreale dal Re
Guglielmo, come dicemmo, pensò non d'altra maniera potergli venir fatto
di porre a terra la potenza di Matteo suo emolo, come scrive appunto
Riccardo da S. Germano, se non che dovendo il dominio del Regno passare
ad altra famiglia per mezzo di Costanza, a cui di ragion toccava di
proccurare che le nozze già diliberate, si conchiudessero con Errico
di Svevia Re d'Alemagna figliuolo dell'Imperador Federico, acciocchè
avendo egli a succedere nella Sicilia, riconoscesse tal beneficio da
lui, e ponesse a terra la potenza di Matteo. In effetto si adoperò egli
tanto, che finalmente indusse Guglielmo a pattovir le nozze con Errico,
ed in quest'anno 1186 stando Costanza custodita nel palagio reale, non
avendo più che trentuno anno, fu fatta partir da Palermo, e condotta in
Milano, ove era Errico, ivi con nobil pompa furono le nozze celebrate.
Ma essendo questo un passo d'istoria, che gli Scrittori moderni l'han
intralciato di molte favole, sarà bene, che per maggior chiarezza si
scuoprano qui tutti i loro errori. Alcuni narrano, che Costanza fu
Monaca lungo spazio d'anni nel monastero di San Salvatore in Palermo,
postavi dal padre Ruggiero per una profezia fattale dal cotanto famoso
Abate Giovachino calabrese, alla quale, essendo ella ancor fanciulla,
disse che per cagion di lei si sarebbe acceso un gran fuoco in Europa,
e che sarebbe stata la ruina della sua schiatta.
Altri[90], considerando, che questo racconto mal si adattava a ciò
che gli Autori di quei tempi concordemente scrissero, che Costanza
nacque dopo la morte di Ruggiero, onde non poteva l'Abate Giovachino
predir nulla di lei a richiesta di Ruggiero, quando non era ancor nata:
dissero, che il presagio fu fatto non già a richiesta del padre, ma di
Guglielmo I suo fratello, il quale atterrito dell'infausto vaticinio,
pensò per ischivarlo di chiuder la fanciulla nel soprannomato
monastero.
Bernardo Giustiniano[91] nipote del Beato Lorenzo, pur disse, che
il Re maritò Costanza con Errico per instigazione e comandamento di
Alessandro III quando Alessandro era già morto sin dall'anno 1181. S.
Antonino Arcivescovo di Fiorenza[92], non ostante che Clemente III non
era ancor Papa, e cominciò a seder l'anno 1188 scrisse, ch'essendo
Costanza invecchiata nel monastero, il Pontefice Clemente III per
escluder Tancredi dalla successione del Regno, e gratificar Errico,
l'avesse fatta cavar di furto dal monastero, e dispensando al monacato,
l'avesse maritata già vecchia con Errico per torre il Regno a Tancredi.
Peggiore fu l'error del Fazzello, che rapporta, nell'Archivio romano,
e ne' pubblici decreti, leggersi ancora i diplomi, ed i decreti di
Celestino Papa, co' quali dispensò al monacato, e voto di virginità
fatto da Costanza; quando Celestino ascese al Ponteficato nell'anno
1191, ed il Papa favorì sempre Tancredi contro Errico, come diremo da
qui a poco. Ma questi favolosi racconti ben si convincono di menzogna
dal considerare, che niuno degli Autori di que' tempi fan menzione di
questi fatti, per altro da non tacersi.
Ugone Falcando, favellando due volte di Costanza, in un luogo parla
di lei come educata e nudrita nel regal palagio, non già in alcun
monastero: _Sic et Constantia primis a cunabulis in deliciarum tuarum
affluentia diutius educata, tuisque instituta doctrinis, et moribus
informata, tandem opibus suis barbaros ditatura ditescit_. E nell'altro
luogo della sua istoria, narrando che i Messinesi credevano, quando
si rivoltarono contro Odone Querello, e gli dieder morte, che i
partiggiani del Cancelliere Parzio la volessero dare per moglie a
Gaufrido Parzio fratello del Cancelliere, per dargli convenevol cagione
di occupare il Reame, dice: _Et Constantiam Rogerii Regis filiam uxorem
ducere, inde sibi dandam occasionem existimans, ut videretur Regnum
justius occupare_; nè dice cos'alcuna del Monacato, del quale se fosse
stato, era mestiere favellare in amendue i luoghi.
Arnaldo Abate Autor di que' tempi, che scrisse particolarmente la
magnificenza, con che fur celebrate queste nozze in Milano, nemmeno
ne fa parola. L'Arcivescovo Romualdo, il Neubricense, le Appendici
all'Abate Uspergense, Papa Innocenzio nel 3 libro delle sue Epistole,
ove più volte fa menzione di Costanza, di ciò non ne dicon parola; e
pure come cosa sconvenevole, nè mai intesa, che una Monaca prendesse
marito, era mestieri, che ne favellassero. Al quale fatto apertamente
anche repugna il dire, che si facesse il matrimonio di voler del
Pontefice, ritrovandosi tutto in contrario; perciocchè il Pontefice
favoreggiò Tancredi all'acquisto del Regno; e non disapprovando
il fatto de' Siciliani, che l'incoronarono Re, gliene diè tosto
l'investitura, come innanzi vedremo.
Goffredo da Viterbo Autor di veduta, parlando di Costanza, per cagion
della pace fatta tra Cesare ed i Lombardi, dice esser nata postuma del
Re suo padre, ed essersi maritata di trenta anni con Errico: ecco i
suoi versi:
_Fit Regis Siculi filia sponsa sibi._
_Sponsa fuit speciosa nimis, Costantia dicta._
_Posthuma post patrem materno ventre relicta,_
_Jamque tricennalis tempore virgo fuit._
E fatto il conto dall'anno, nel qual morì Ruggiero, che fu di Cristo il
1154 come scrive Roberto Abate ed il Fazzello, vedesi, ch'essendo ella
nata dopo la morte del padre, quando prese marito, che fu in quest'anno
1186 non poteva avere, che trentuno anno in circa. E secondo il conto
d'Inveges, che nell'anno 1185 dice esser conchiuse queste nozze, non
avea più che trent'anni.
E finalmente Riccardo da S. Germano, la cui Cronaca non capitò alle
mani del Baronio, parlando di tal maritaggio, dice chiaramente Costanza
esser dimorata nel real palagio e non nel monastero di S. Salvatore, nè
favella cos'alcuna del Monacato; e dice essere stata data ad Errico per
opera dell'Arcivescovo Gualtieri, e non del Papa: ecco le sue parole:
_Erat ipsi Regi amita quaedam in Palatio Panormitano, quam idem Rex,
de consilio jam dicti Archiepiscopi, Henrico Alamannorum Regi filio
Federici Romanorum Imperatoris in conjugem tradidit_. Il qual Autore
aggiunge, che per consiglio dell'istesso Arcivescovo Gualtieri anche si
stabilì la dote, che fu l'indubitata successione del Regno di Sicilia:
_Quo etiam procurante factum est, ut ad Regis ipsius mandatum, omnes
Regni Comites Sacramentum praestiterint, quod si Regem ipsum absque
liberis mori contingeret, amodo de facto Regni tanquam fideles ipsi
suae Amitae tenerentur, et dicto Regi Alemanniae viro ejus._ Onde il Re
mandò Costanza da Palermo a Rieti, accompagnata con gran corteggio di
Conti e Baroni, ove il Re Errico per suoi Ambasciadori pomposamente la
ricevè, e condotta a Milano, fu ivi dall'Imperador Federico suo suocero
ricevuta, e negli orti di S. Ambrogio con splendidissimo apparato
fecero celebrare le nozze in quest'anno 1186.
Così avendo Guglielmo conchiuse queste nozze con Errico, credette aver
dato qualche sesto alle cose del suo Reame; ma d'altra più remota
parte venner queste disturbate coll'infauste novelle de' progressi,
che Saladino faceva nella Siria. Questi avendo ragunata un'immensa
moltitudine di soldati prese a forza la città di Tiberiade; ed indi
affrontandosi con l'esercito cristiano il ruppe e pose in fuga, e prese
il santo legno della Croce. Fece prigioniero il Re di Gerusalemme
con orribil uccisione di Cavalieri Templari, e dell'Ospedale, e di
altri soldati minori, campando a gran fatica con la fuga Fr. Terrico
Gran Maestro dei Templari, il Conte di Tripoli e Rinaldo da Sidone,
con alcuni altri pochi soldati. Col favor della quale vittoria
prese il Soldano Accone[93], Cesarea, Nazarette, Bettelemme e tutti
gli altri circonvicini luoghi, ed assediò strettamente la città di
Tiro; ed indi a poco diviso il suo esercito, n'andò con una parte di
esso sopra la città santa di Gerusalemme e quella prese il secondo
giorno d'ottobre dell'anno di Cristo 1187. Ed ecco come i giudizj del
Signore sono inarrivabili: questa città, che da Goffredo Buglione,
con altri illustri Capitani italiani, tedeschi e francesi erasi con
tanta gloria sottratta dall'indegna servitù degl'Infedeli, ora dopo
lo spazio d'ottanta sette anni, ritorna di nuovo in man de' Barbari,
senza che abbiasi speranza mai più liberare dalla loro dura e crudele
dominazione.
Nè terminarono qui i mali d'Oriente ma, per maggior danno de' Fedeli,
si collegò Saladino con Isaac Angelo Imperadore di Costantinopoli,
il quale ricevendo in dono da lui tutta la Terra di promissione, gli
promise all'incontro d'aiutarlo nella guerra con cento galee armate,
e di dare impedimento a tutti i Latini che passavano per guerreggiare
in Siria: onde il Pontefice Urbano udita la rea novella della perdita
del Sepolcro di Cristo e del santo legno della Croce, della presura
del Re di Gerusalemme e della Lega del Soldano coll'Imperador di
Costantinopoli, si afflisse sì gravemente, d'esser ciò avvenuto a'
suoi tempi, che ne cadde perciò in una grave malattia, della quale
in breve si morì in Ferrara il decimo sesto giorno di novembre[94],
44 giorni appunto dopo la perdita di Gerusalemme, e nel dì seguente
fu tosto in suo luogo creato Papa Alberto Cardinal di S. Lorenzo in
Lucina e Cancelliere di Santa Chiesa, nato in Benevento della famiglia
Mora, che si volle nomare Gregorio VIII. Fu questi un uom santissimo,
nè altro fece in quel breve tempo, che e' visse Papa, che sollecitare
i Principi cristiani, che con grossa armata gissero in Palestina a
soccorrere i Latini; e mentre era tutto rivolto a così lodevole opera
si morì anche egli in Pisa, ove dimorava, avendo men di due mesi retto
il Ponteficato; e venti giorni dopo la sua morte fu eletto Pontefice
nella medesima città Paolino Scolari romano, nato d'umil condizione,
Cardinal di Palestrina, che fu detto _Clemente III_.
Questo Pontefice, calcando le medesime orme dei suoi predecessori,
s'adoperò efficacemente, che con effetto si gisse al soccorso di
Terra Santa, confermando l'indulgenze, che per tal cagione concedute
avea Papa Gregorio; laonde, e per la sua diligenza, e per quella di
Guglielmo Arcivescovo di Tiro, che era andato in Francia, si ragunò
un'Assemblea tra Gisorzio e Trie, ove convennero Filippo Re di Francia
ed Errico Re d'Inghilterra co' Prelati e Baroni de' lor Regni, e
Filippo Conte di Fiandra, i quali presa dalle mani dell'Arcivescovo
Guglielmo la Croce, subito nell'anno 1188 s'incamminarono per così
santa e lodevol impresa, e per conoscersi fra di loro con particolar
segno, presero il Re Filippo ed i suoi Franzesi la Croce rossa, il Re
Errico e gl'Inglesi la bianca, ed i Fiamenghi con Filippo lor Conte
la preser verde. L'Imperador Federico, che non meno degli altri volle
in quest'occasione mostrar la sua pietà, racchetatosi col Papa, col
quale era stato in qualche discordia, prese anch'egli per mano d'Errico
Cardinal di Albano la Croce, per passare in Palestina, e si apprestò al
passaggio sì frettolosamente, che fu il primiero a girvi.
Nè deve altrui recar maraviglia, se fra tanti Principi illustri,
ch'erano esortati da' Pontefici a gire in Gerusalemme, non s'annovera
mai il nostro Re Guglielmo[95], il quale per la ricchezza de'
suoi Reami e per la vicinanza d'essi alla Grecia, donde si facea
comunalmente il passaggio, e più per le sue poderose armate di mare,
era sopra ogni altro atto a passarvi potentissimo; perciocchè (siccome
disse di lui l'Arcivescovo Romualdo favellando in Vinegia a Cesare)
attendeva egli continuamente a così lodevole opera, aiutando con sue
galee i peregrini, che givano al Sepolcro, e porgendo soccorso a'
Fedeli, che colà militavano; onde non era mestieri sollecitarlo a tal
bisogna, alla quale egli continuamente badava.
Con tale occasione narrasi che Federico, prima di passare in Palestina,
avesse scritto quella lettera minatoria al Saladino, ordinandogli
con gravi e pesanti parole, che restituisse tosto i luoghi da lui
ingiustamente occupati in Siria; e che all'incontro il Soldano con
non disugual orgoglio gli avesse risposto, burlandosi di lui, e de'
suoi Collegati, e de' suoi vanti e minacce, ond'era ripiena la sua
lettera. Amendue queste epistole si leggono negli Annali d'Inghilterra
di Ruggiero e di Matteo Paris; e furono anche inserite da Capecelatro
nella sua Istoria de' Re normanni. Che che sia della lor verità, egli
è costante che Cesare avendo ragunato un grande esercito, che giungeva
a cento cinquantamila soldati con un armata di mare di cinquantacinque
navi, s'avviò in Terra Santa nel seguente anno 1189, ma per le frodi
dell'Imperador greco (che oltre alla Lega fatta col Soldano, temea,
siccome gli era stato falsamente predetto da Dositeo Monaco, che
Federico fingendo d'andare in Palestina, non poscia si volgesse sopra
Costantinopoli, ed occupasse quella città) dimorò a giungervi un anno
intero, avendo sofferto nel passar per le regioni de' Greci, secondo i
lor costumi rapaci e senza fede, danni ed ostacoli gravissimi.
Ma ecco che nuovo ed inaspettato turbine pose in gravi sconvolgimenti
e rivolture i Reami del Re Guglielmo. Questo Principe, che appena
giunto a perfetta età avea con tanta prudenza e giustizia governato
i suoi Regni, assalito in Palermo da grave malattia nel più bel fiore
di sua età, non giungendo più che a trentasei anni, vien a noi rapito
da troppo acerba ed immatura morte nel mese di novembre di quest'anno
1189[96] dopo ventitrè anni di Regno. Fu egli con nobil pompa sepolto
nella chiesa di Monreale a piè della tomba del Re suo padre. Nè si
può esprimere quanto fosse stato grande il dolore de' suoi vassalli,
i quali per le molte e lodevoli virtù ch'erano in lui, aveano nel
suo Regno goduto con rara felicità una ben tranquilla e lieta pace. A
ciascuno fu lecito intender le cose come volle, e dirle come l'intese:
nè eran gravati d'esorbitanti ed eccessive taglie, come in tempo del
Re Guglielmo suo padre; tanto che non solo Federico II, ma, ne' tempi
posteriori, Carlo II d'Angiò volendo dar tranquillità e pace al suo
Regno, non seppe farlo in altra forma, se non di comandare, che si
vivesse senza gravezze, siccome al tempo di questo buon Guglielmo. Egli
trapassò per le sue egregie virtù non solo tutti gli altri Re, che
allora furono, ma parimente Roberto Guiscardo e Ruggiero suoi Avoli,
Principi di fama magnifica. Era, come scrive Riccardo da S. Germano,
i! fiore de' Re, corona de' Principi, specchio de' Romani, onore dei
Nobili, confidanza degli amici, terrore de' nemici, vita e virtù del
Popolo, de' poveri e de' peregrini salute, e fortezza de' travagliati:
il culto della legge e della giustizia nel suo tempo fioriva nel
Regno, ognuno era della sua sorte contento, in ogni parte vi era
pace e sicurtà, il viandante non temeva le insidie de' ladroni, nè il
navigante i pericoli de' corsari. Ma assai più deplorabile e funesta
sperimentarono i suoi Regni la di lui acerba morte, perchè mancando
egli senza prole, si videro assorti da infinite calamità, che sotto
il governo d'Errico Svevo soffrirono, onde tanto maggiormente apparve
chiara, e si fece desiderabile la sua bontà. Non avendo egli generato
prole alcuna da Giovanna figliuola d'Errico Re d'Inghilterra, lasciò
che gli succedesse nella Signoria Costanza sua zia[97] la quale, da
ch'egli era in vita, avea fatta giurare erede insieme col marito Errico
in un'Assemblea tenuta per tal cagione a Troja di Puglia.

§. I. _Leggi del Re GUGLIELMO II._
Poche leggi di questo Principe ci lasciò Pietro delle Vigne
nella compilazione, che fece d'ordine di Federico delle nostre
_Costituzioni_, ma tutte sagge e prudenti.
La prima è quella, che si legge nel libro primo sotto il titolo
_de Usurariis puniendis_, ove si comanda, che tutto le quistioni
attinenti a' contratti usurarj s'abbiano a diffinire secondo i decreti
modernamente stabiliti in Roma dal Pontefice Alessandro nel Concilio,
che tenne in Laterano; ond'è, che tal Costituzione non a Guglielmo I
ma a lui ed alla sua pietà debba riferirsi, come abbiamo sopra notato
trattando delle leggi di suo padre.
La seconda, che leggiamo nel medesimo libro sotto il titolo _Ubi
Clericus in maleficiis debeat conveniri_, riconosce parimente questo
Guglielmo per suo Autore. Fu quella, come si è detto, da Guglielmo
stabilita a richiesta dell'Arcivescovo di Palermo, colla quale ordinò,
che la cognizione de' delitti de' Cherici, per quanto s'appartiene alle
lor persone, sia degli Ordinarj, i quali possano giudicargli secondo
i canoni ed il diritto canonico, eccettuando i delitti di fellonia ed
altri atroci, la cognizione de' quali fosse riserbata al Re ed alla sua
Gran Corte.
La terza ed ultima, che abbiamo di questo Principe è quella che si
legge nel libro terzo sotto il titolo _de Adulteriis coërcendis_. Fu
questa insieme colla precedente ordinata da Guglielmo a richiesta
parimente dell'Arcivescovo di Palermo. Si concedeva per quella la
cognizione de' delitti d'adulterio, quando non vi era violenza,
parimente agli Ordinarj de' luoghi; la quale ebbe per lungo tempo
il suo vigore ed osservanza in ambedue i Reami di Sicilia; e nel
Regno di Costanza abbiamo una carta della medesima rapportata
dall'Ughello, nella quale s'ordina il medesimo. Ma in progresso di
tempo con disusanza venne quella a mancare, ed oggi presso noi i
delitti d'adulterio vengono indifferentemente, o vi sia violenza o
non vi sia, conosciuti da' Giudici secolari, e nemmeno si concede
agli Ecclesiastici di riputargli come di misto Foro, come più a lungo
vedrassi, quando della politia ecclesiastica degli ultimi secoli
parleremo.
Queste poche leggi sono a noi rimase di così saggio e buon Principe,
nel Regno del quale nemmeno le leggi delle Pandette di Giustiniano
ebber forza ed autorità di legge, ma duravano ancora nel lor vigore
le leggi longobarde, a tenor delle quali nel Foro venivano le
cause decise. Bella testimonianza, siccome altrove fu notato, ce
ne somministrò a noi il diligentissimo Pellegrino, il quale tra le
reliquie dell'antichità cavò fuori un istromento di sentenza, siccome
allora praticavasi, profferita a' tempi di questo Guglielmo nell'anno
1171 sopra una controversia insorta tra i cittadini di Sessa, ed
il Vescovo e cittadini di Teano per un corso d'acqua; la quale si
decise a favor de' Suessani, secondo le leggi longobarde, le quali
l'accuratissimo Pellegrino si prese la cura additare nella margine di
quella.
Fu la morte di Guglielmo non guari da poi seguita da quella
dell'Imperador Federico, il quale dopo aver superati i tanti ostacoli
frappostigli da' Greci, e dopo aver più volte felicemente combattuti i
Turchi, e notabilmente sconfittigli, prese per forza d'arme, e diede
a ruba la città d'Iconio; ma pervenuto poi nella minore Armenia, ed
albergato un sabato da sera in un luogo detto Jaradino, s'avviò poi
verso il fiume Calep, ove a gran disagio per asprissimi monti giunse
la vegnente domenica nel quarto giorno di giugno; ed avendo desinato
in riva del fiume, dove trovò una piacevole valle, fastidito dalla
noja delle continue battaglie e del viaggio, che per un mese intero
patito avea, volle ristorarsi alquanto con bagnarsi nuotando; il perchè
entrato ignudo nel fiume, che rapido e profondo correva, miseramente
vi s'affogò; ed il suo corpo raccolto dall'acque, fu in processo di
tempo condotto da' suoi in Alemagna, ed ivi onorevolmente sepolto. Ma
l'Arcivescovo di Tiro, seguitato dal Sansovino[98], rapporta in una
maniera più verisimile questa morte; che volendo Federico passare quel
fiume, inciampò il cavallo, ed essendo egli vecchio, cadde giù con
tanta ruina, che fu portato in braccio da' suoi, ed indi a poco morì, e
fu sepolto in Tiro; non avendo niente del verisimile, che un Imperadore
così grave d'anni, deposto il suo decoro, si spogliasse, ed andasse a
nuotare nel fiume per rinfrescarsi, e s'affogasse.
(Le varie relazioni degli Scrittori intorno a questa morte di Federico,
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 09
  • Parts
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 01
    Total number of words is 4475
    Total number of unique words is 1551
    39.2 of words are in the 2000 most common words
    54.3 of words are in the 5000 most common words
    62.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 02
    Total number of words is 4455
    Total number of unique words is 1580
    39.0 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 03
    Total number of words is 4513
    Total number of unique words is 1538
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    54.8 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 04
    Total number of words is 4562
    Total number of unique words is 1555
    38.7 of words are in the 2000 most common words
    54.5 of words are in the 5000 most common words
    63.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 05
    Total number of words is 4471
    Total number of unique words is 1621
    38.3 of words are in the 2000 most common words
    54.6 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 06
    Total number of words is 4464
    Total number of unique words is 1528
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    54.7 of words are in the 5000 most common words
    62.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 07
    Total number of words is 4142
    Total number of unique words is 1785
    28.4 of words are in the 2000 most common words
    40.5 of words are in the 5000 most common words
    48.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 08
    Total number of words is 4446
    Total number of unique words is 1641
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    52.2 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 09
    Total number of words is 4408
    Total number of unique words is 1330
    39.1 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    61.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 10
    Total number of words is 4469
    Total number of unique words is 1551
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    55.0 of words are in the 5000 most common words
    62.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 11
    Total number of words is 4489
    Total number of unique words is 1589
    39.0 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    63.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 12
    Total number of words is 4341
    Total number of unique words is 1644
    36.4 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 13
    Total number of words is 4457
    Total number of unique words is 1556
    37.2 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 14
    Total number of words is 4516
    Total number of unique words is 1451
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 15
    Total number of words is 4387
    Total number of unique words is 1536
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    54.6 of words are in the 5000 most common words
    62.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 16
    Total number of words is 4354
    Total number of unique words is 1609
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    62.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 17
    Total number of words is 4459
    Total number of unique words is 1462
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    61.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 18
    Total number of words is 4343
    Total number of unique words is 1589
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 19
    Total number of words is 4474
    Total number of unique words is 1544
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    61.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 20
    Total number of words is 4478
    Total number of unique words is 1518
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    52.4 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 21
    Total number of words is 4292
    Total number of unique words is 1594
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    46.6 of words are in the 5000 most common words
    53.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 22
    Total number of words is 4480
    Total number of unique words is 1546
    41.0 of words are in the 2000 most common words
    57.3 of words are in the 5000 most common words
    64.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 23
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1629
    39.6 of words are in the 2000 most common words
    54.4 of words are in the 5000 most common words
    61.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 24
    Total number of words is 4422
    Total number of unique words is 1620
    39.6 of words are in the 2000 most common words
    52.5 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 25
    Total number of words is 4457
    Total number of unique words is 1647
    39.9 of words are in the 2000 most common words
    55.6 of words are in the 5000 most common words
    63.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 26
    Total number of words is 4436
    Total number of unique words is 1237
    38.7 of words are in the 2000 most common words
    52.4 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - 27
    Total number of words is 3807
    Total number of unique words is 1539
    28.9 of words are in the 2000 most common words
    38.4 of words are in the 5000 most common words
    45.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.