Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 12

Total number of words is 4340
Total number of unique words is 1565
35.9 of words are in the 2000 most common words
50.6 of words are in the 5000 most common words
58.6 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
d'Occidente loro predecessori.

§. I. _Non furono queste province ad altri cedute, o donate._
Nella considerazione delle quali cose se si fossero pur un poco
fermati i Scrittori di questo Regno, e massimamente i nostri
Giureconsulti, non sarebbon certamente incorsi in quelli così gravi
e sconci errori de' quali han riempiuti i lor volumi: nè cotanto
leggiermente sarebbonsi lasciati persuadere a creder quella favolosa
donazione di tutt'Italia, che voglion supponere fatta da Costantino
nell'anno 324 a Silvestro romano Pontefice, quattro giorni da
poi, che fu da costui in Roma battezzato. Errore, che sparso negli
Scrittori italiani, e più ne' libri de' nostri Professori, toltone
un solo Bartolo, fu cagione d'infiniti altri abbagliamenti, anche in
cose di più perniziose conseguenze: imperciocchè alcuni di essi si
son avanzati fino a porre in istampa, che dopo questa donazione gli
altr'Imperadori succeduti a Costantino non ebbero ragione, o diritto
alcuno sopra queste nostre province, come quelle che s'appartenevano
a' Pontefici romani ed erano del patrimonio di San Pietro: e quindi
esser nata la ragione dell'investiture date poi da essi ad altri
diversi Principi: aggiugnendo che fin da tali tempi il nostro Regno
fosse stato distaccato dall'Imperio, e perciò non mai più sottoposto a
gl'Imperatori d'Occidente, e molto meno a quelli d'Oriente. Il nostro
Consigliere Matteo degli Afflitti[413] arrivò a tal estremità, che
non si sgomentò di dire, che dopo questa donazione, tutte l'altre
costituzioni promulgate dagli altr'Imperadori succeduti a Costantino,
per difetto di potestà, non ebbero in queste nostre province forza,
nè vigor alcuno di legge scritta. I Reggenti[414] stessi del nostro
C. Collaterale non arrossiron eziandio di scrivere, che dopo questa
donazione, i successori di Costantino non ebbero giurisdizione alcuna
di far leggi sopra queste province, e che perciò dovea ricorrersi
alla ragion canonica, e non alla civile. Merita pertanto che qui
non si defraudi della meritata lode Marino Freccia[415] nostro
Giureconsulto; egli, fra' nostri fu il primo, che per avere avuto buon
gusto dell'istoria, rimproverò a' nostri Scrittori error sì grave:
nè 'l perdonò tampoco al Consigliero Afflitto, di cui professava
esser congiunto per affinità: nè con altra difesa seppe di tal errore
scusarlo, se non col dire, _affinis meus historicus non est_.
Ma se questi Scrittori per l'ignoranza de' tempi, ne' quali vissero,
meritan qualche scusa, e a loro non già, ma al vizio del secolo si
volessero questi difetti imputare: non meritano però compatimento
veruno i nostri moderni, i quali dopo tante riprove, dilettansi per
impegno tener chiusi gli occhi, acciocchè non ricevan un poco di lume,
che tanto basterebbe per isgombrare le lor tenebre, nelle quali si
compiaccion di vivere. È oggi mai stato dimostrato abbastanza per tanti
chiari e valent'uomini[416], che quel finto istromento di donazione fu
opera, che non sorse prima dell'ottavo, o nono secolo, come che da poi
siasi proccurato di farlo anche inserire ne' decreti di Graziano[417],
quando negli antichi, secondo attestano S. Antonino[418], ed il
Cardinal Cusano[419], non si leggeva: nè prima di quel tempo s'ebbe di
lui notizia alcuna: ora disputasi solamente fra' Scrittori, qual abbia
potuto essere l'Autore, che da prima diede corpo e moto a questa larva.
Alcuni contendono, che fosse stata opera di qualche greco Scismatico,
il quale, o per rifondere tutta la grandezza della Chiesa in Roma
agl'Imperadori d'Oriente, ovvero per aver campo da declamare e burlarsi
della Chiesa latina e de' romani Pontefici, secondo il costume della
nazione a quelli avversissima, avesse proccurato, coll'iscovrimento
poi di cotal falsa invenzione, di discreditargli e rendergli odiosi
al Mondo; siccome imputavan ad essi parimente molt'altri fatti strani
e portentosi, eccedenti la lor potestà. E conforme nel progresso di
quest'Istoria vedremo, i Greci di Gregorio II. scrissero, ch'avesse
scomunicato l'Imperador Lione, depostolo dall'Imperio, ordinato a'
sudditi di non pagargli tributi, e perciò assolutigli dal giuramento,
e mille altri eccessi narrati nelle loro storie, non per altro, che
per rendergli esosi e per mostrargli al Mondo usurpatori dell'altrui
ragioni; ancorchè poi i più impegnati per la Corte di Roma, di ciò che
i Greci scrissero per un fine, se ne valessero per un altro.
Altri, fra i quali è Pietro di Marca[420], scrissero, che
quell'istrumento fosse stato finto e supposto non già da alcun Greco,
o Scismatico, ma da Latino e Fedele: tutti però concordano esser
favoloso; e tanto più se ne persuasero, quanto che molti esemplari
veggonsene tutti infra loro varj e difformi. D'una maniera si legge
questa donazione nel decreto di Graziano[421]: di un'altra è quella
trasferita dal greco in latino, rapportata da Teodoro Balsamone[422],
e trovata nella libreria Vaticana: di diverso tenore la riferiscono
l'istessi R. Pontefici, Nicolò III. e Lione IX.[423]; d'altro modo
Pier Damiano[424], Matteo Blastare, Ivone di Chartres, e Francesco
Burfatto[425]: ed altrimente la rapporta Alberico[426]: in brieve
sin a dodici, e più esemplari se ne leggon tutti infra loro varj e
differenti.
Ma se a cotali rapportatori furon ignoti i fatti di Costantino, e
niente curaron d'Eusebio e degli altri Scrittori contemporanei, appo i
quali d'un fatto sì strepitoso e grande evvi un profondissimo silenzio;
almeno avrebbon dovuto disingannarsi dal solo Codice Teodosiano, e
dalle costituzioni dello stesso Costantino, che in quello si leggono.
Voglion comunemente costoro, che Costantino mentr'era in Roma nella
primavera di quest'anno 324 avesse usata questa cotanta prodigalità
con Silvestro, quattro giorni dopo il suo battesimo: ma certa ed
indubitata cosa è, che Costantino in questi stessi supposti mesi del
324 mai in Roma non fu siccome colui, che di quel tempo trovavasi in
Oriente tutto occupato nella guerra contra Licinio; la quale terminata
con averlo sconfitto, e riportatane piena vittoria, è noto altresì,
che passato in Tessalonica quivi si fermasse, ed in questi stessi mesi
appunto di quest'istess'anno 324 non partissi da quella città[427]: il
che manifestamente si prova per due sue costituzioni, che nel suddetto
Codice Teodosiano ancor si leggono: ciò sono per la _l_. 4. sotto
il _tit. de Naviculariis_, la quale fu promulgata da Costantino in
quest'istesso tempo mentre era in Tessalonica, e dirizzata ad Elpidio,
sotto il Consolato di Costantino III. e Crispo III. che porta questa
data: _Dat. VIII. Id. Mart. Thessalonicae. Crispo III. et Constantino
III_. Coss. e per quell'altra sua famosa costituzione[428] ove si
prescrive la norma delle dispense dall'età così a maschi, come a
femmine, che alquanto guasta e tronca fu inserita anche da Triboniano
nel Codice di Giustiniano[429]. Questa legge Costantino la fece quando
in quest'istesso anno 324 era in Tessalonica, come narra Zosimo[430]
e porta la sua data: _Dat. VI. Id. Aprilis Thessalonicae, Crispo III.
et Constantino III. Coss_. come emenda Gotofredo: e fu indirizzata
a Lucrio Verino, il quale in quest'anno era Prefetto della città di
Roma, com'è manifesto dalle parole della _Notizia_ de Prefetti di Roma,
ove si legge _Crispo III. et Constantino III. Coss. Lucr. Verinus
Praefectus Urbi_: ond'è che scorrettamente si legga l'iscrizione di
questa legge nel Codice di Giustiniano: _ad Verinum P. Praetorio_.
Queste leggi convincono per favolosa non meno questa donazione, che
il battesimo di Costantino per mano del Pontefice Silvestro[431].
Nè dovean altri moversi per gli atti di questo Pontefice, i quali
dallo stesso Baronio non sono ricevuti, ma riputati per favolosi:
e favola certamente è ciò, che in essi si narra, che in quest'anno
324 fosse stato Prefetto di Roma Calfurnio, quando dalle date delle
riferite leggi è manifesto, che fu Prefetto di quella città Lucrio
Verino. Dovea più tosto movergli l'istoria d'Eusebio di Cesarea[432]
uom grave ed ingenuo, che fiorì ne' medesimi tempi e che i gesti
di questo Principe minutamente descrisse: e dove fatti sì grandi
e memorabili, se fossero veramente accaduti, egli non è credibile,
che dalla diligenza ed accuratezza di sì fatt'uomo si fossero potuti
tralasciare e trascurargli in un'istoria, che pochi anni dopo la morte
di Costantino fu pubblicata alla luce del Mondo, e girava fra le mani
di tutti, i quali con molto scorno e biasimo d'Eusebio avrebbon allora
potuto rinfacciargli tant'ignoranza, e smentirlo ancora di ciò, ch'avea
narrato d'essersi Costantino battezzato in Nicomedia negli ultimi
giorni di sua vita, non già in Roma.
Ma di ciò, ch'ora alcuni dubitano, non ne dubitaron certamente gli
antichi Scrittori così greci, come latini. Teodoreto, Sozomeno,
Socrate, Fozio, ed altri greci Autori scrissero[433], Costantino aver
ricevuto il battesimo non già per le mani di Papa Silvestro in Roma,
ma in Nicomedia, essendo per morire: e fra' Latini, S. Ambrogio, S.
Girolamo, il Concilio d'Arimini pur tennero la medesima credenza[434].
Quindi è che i nostri più gravi e dotti Teologi, ed i più diligenti
Scrittori ecclesiastici, quali furon il Cardinal di Perrone, Spondano,
Petavio, Morino, e l'incomparabile Arnaldo[435] contra il sentimento
del Baronio, come favoloso riputarono ciò, che volgarmente si crede
del battesimo di Costantino finto in Roma per mano di Silvestro romano
Pontefice in quest'anno 324 quattro giorni prima della favolosa
donazione. Ciò che dovea bastare ad Emanuello Schelstrate[436], e
non ricorrere, come fece, a quella strana ed infelice difesa, che
Costantino battezzato già in Roma, fu da Eusebio fatto ribattezzare
in Nicomedia; poichè anche se si volesse concedere, che Costantino
nell'ultimo di sua vita inchinasse alla dottrina d'Arrio, e de' suoi
seguaci; non avevano però gli Arriani, in questi primi tempi del lor
errore, usato mai di ribattezzare i Cattolici, che passavano nella
loro credenza, come ben pruova Cristiano Lupo: nè se non molto da poi
S. Agostino[437] intese tal novità, che alcuni Arriani pretendevan di
fare, di che egli, come di cosa assai stravagante e nuova, cotanto si
maravigliava e biasimava.
Nè dovrà sembrar cosa strana (quantunque questo sia uscire alquanto
dal nostro cammino) che Costantino, cotanto zelante della cristiana
religione, e che nell'anno seguente 325 volle esser presente al gran
Concilio di Nicea, ove diede l'ultime prove della sua pietà, operasse,
essendo ancor Catecumeno, tanti pietosi e generosi atti verso questa
sua novella religione. Niuna stranezza apparirà se si distingueranno i
tempi, ne' quali Costantino abbracciò questa religione, da quelli del
suo battesimo; e se si considererà il costume, che correva allora tra'
Grandi di differire il battesimo fin al tempo della lor morte.
Costantino non molto dopo la sconfitta di Mazenzio, assai prima
dell'anno 324 in cui si narra il suo battesimo in Roma, avea
abbracciata la religion nostra, dando segni manifestissimi di se, e
del suo amore e beneficenza inverso di quella. Prima di quest'anno
324 molte costituzioni aveva promulgate attinenti o all'immunità de'
Cherici da' pesi civili, o alla costruttura de' suoi tempj, o alla
destruzione ed abbattimento di quelli de' Gentili; ed eziandio quella
cotanto rinomata sua costituzione[438], per la quale fu conceduta
licenza alle Chiesa di potere acquistare robe stabili, ed a tutti
data libertà di poter lasciare a quelle nei loro testamenti ciò che
volevano, onde nacque il principio delle loro ricchezze, e massimamente
della Chiesa di Roma sopra ogn'altra, non fu altrimente promulgata
da poi, ma tre anni innanzi, che seguisse in Roma questo favoloso
battesimo. Non dee adunque sembrar cosa strana, se negli anni seguenti
ancor Catecumeno, proseguisse con tenor costante a favorirla, e di
tante prerogative e pregi adornarla.
Era ancor in questi tempi costume, come s'è accennato, che i maggiori
e più illustri personaggi dell'Imperio, ancorchè abbracciassero questa
religione solevan però per pessima usanza differire il battesimo fino
a' maggiori loro pericoli di vita, e quando s'esponevan a qualche
dubbia e perigliosa impresa. Nè tal costume si spense ne' tempi di
Costantino, o de' suoi figliuoli, ma durò molto da poi anche nel regno
degli altri suoi successori, quantunque vi fossero dei Principi per
altro religiosissimi. Così leggiamo di Teodosio il Grande, il qual
ancorchè abbracciasse la religione cristiana e chiari segni della
sua pietà mostrasse, visse però sempre Catecumeno, e non prima volle
battezzarsi, se non quando gravemente infermato in Tessalonica l'anno
380, vedendosi in pericolo, fece chiamare a se il Santo Vescovo Acolio,
da cui fu battezzato, e non meno la salute dell'anima, che quella del
corpo recuperò[439].
Valentiniano II. Principe, di cui soleva dirsi, che siccome tutto
il male nel suo Regno a Giustina sua madre dovea attribuirsi, così a
lui tutto il bene, come ben si conobbe dopo la costei morte; essendo
ancor Catecumeno, non prima, che quando fu nel procinto d'andare a
combatter co' Barbari, sollecitò S. Ambrogio a venire prestamente
a battezzarlo. Ma mentre quel santo Vescovo traversava l'Alpi per
rendersi a Vienna, ove questo Principe dimorava, intese la sua funesta
morte: poichè Arbogasto mal contento d'essergli da lui stato tolto
il comando dell'esercito, guadagnatosi alcuni suoi Ufficiali, e gli
eunuchi del palazzo, lo fece strangolar nel proprio letto mentre
dormiva la notte del Sabato a' 15 Maggio dell'anno 392, vigilia di
Pentecoste. Il qual funesto accidente meritò esser compianto per una
dotta e molto elegante orazion funebre di quel Vescovo[440], che recitò
nelle di lui magnifiche e pompose esequie: nella quale mostrò, che il
battesimo desiderato da questo Principe, e domandato con tant'ardore,
avealo purificato di tutte le macchie de' suoi peccati, e portatolo al
godimento delle delizie d'una vita eterna.
È nota parimente l'istoria di S. Ambrogio stesso, a cui non prima,
che fosse promosso al Vescovato di Milano, fu dato il battesimo. E
narrasi ancora di quel famoso e celebre _Benevolo_ primo Cancelliere
dell'Imperadrice Giustina, che per non istromentar quell'editto, per
cui davasi licenza agli Arriani di professar liberamente il lor errore,
fece quel sì generoso e nobil rifiuto, e ritiratosi dalla Corte,
volle allora ricevere il battesimo, ch'avea, secondo il costume dei
grandi, agli ultimi tempi differito: e molti altri esempj potrebbon qui
recarsi, tratti dalle profane e sacre storie. E di questo costume è da
credersi, che intendesse il nostro Torquato[441], e che fosse ancor in
Etiopia nel Regno di Senapo, allorchè favoleggiando di Clorinda e del
suo differito battesimo cantò:
_A me, che le fui servo, e con sincera_
_Mente l'amai, ti diè non battezata;_
_Nè già poteva allor battesmo darti,_
_Che l'uso nol sostien di quelle parti._
Credevasi, che differendosi il battesimo fin agli ultimi momenti di
vita, venivan perciò a sfuggirsi i cotanti rigori delle pubbliche
penitenze, che di que' tempi usava la Chiesa co' Cristiani penitenti: e
che fosse di maggior accertamento per la lor salute eterna prolungarlo,
poichè potendo ciascuno esser ministro di questo Sacramento, eziandio
l'Infedele, il Neofito, ed ogni vil femminetta, ed essendo la sua
materia sempre presta, qual è l'acqua, e la sua forma molto spedita e
facile, consistendo in poche e semplici parole: rado, o non mai al più
disgraziato e sfortunato uomo del Mondo potrebbe accader morte così
improvisa, che non vi fosse un poco di tempo da poter esser tocco da
sì salutifere acque, le quali in un istante per gl'infiniti meriti
di Cristo, rendendolo mondo di tutte le sozzure in questa mortal
vita contratte, lo sbalzavan con certezza nella felicità d'un'altra
immortale ed eterna.
Ma avvedutisi da poi, che per un sì reo costume si dava occasione a
gli uomini di menare una vita licenziosa e prona ad ogni enormità e
scelleratezza: e fatti ancora dall'esperienza accorti, che molti così
ne morivano, come vissero; e che sovente il caso potea esser così
improviso, che mancassero questi ajuti, nel che terribile dovette
sembrar loro il funesto accidente di Valentiniano; cominciaron per
tanto i Padri della Chiesa a declamare contro a questa perniziosa
usanza: onde Basilio, col suo fratello Gregorio[442] di Nizza, fecero
tutti i loro sforzi in questo medesimo secolo, per abolire cotal
pericoloso costume; e S. Ambrogio, che l'avea seguito, dopo aver
compianto il suo infortunio, si diede a combatterlo, e fece quanto
potè per isradicarlo, declamando spesse volte e fortissimamente
contra questo abuso[443]; tanto che alla fine fu dalla Chiesa affatto
discacciato, nè giammai più tollerato, onde oggi il suo contrario
lodevolmente si pratica.
Ma ritornando là, onde siam partiti, queste nostre province nel Regno
di Costantino, ad altri non furon sottoposte, nè donate. Da questo
medesimo Principe dopo l'anno 324 come prima, e finchè visse furon
dominate e rette, egli n'ebbe la cura ed il pensiero, commettendo
a' Prefetti d'Italia, a' Consolari, a' Correttori, ed a' Presidi il
governo ed amministrazione di quelle; e moltissime leggi a costoro
dirette stabilì, per le quali furon molti provedimenti dati intorno
alla retta lor amministrazione. Così spedito che fu Costantino dal
Concilio Niceno, e dagli affari d'Oriente, tornò nell'anno seguente
326 per la Pannonia in Italia, ed in Aquileja fermossi; ove nel mese
d'Aprile di quest'anno promulgò alcune costituzioni[444]; indi passato
in Milano, ne promulgò dell'altre[445] nel mese di Luglio; e finalmente
nello stesso mese venuto per l'ultima volta a Roma, lungo tempo vi si
trattenne con Elena sua madre, la quale in questo medesimo anno 326 del
mese d'Agosto tra gli abbracciamenti del figliuolo, e de' nipoti quivi
trapassò e fu sepolta[446]. In questo anno stesso molte leggi[447] in
Roma furon da Costantino promulgate intorno all'annona della medesima
città; e per altre bisogne di queste province d'Italia molte cose
furon da questo Principe stabilite, infino che tornato in Oriente, al
ristabilimento del nuovo Imperio, e di Costantinopoli volse ogni suo
pensiero.
Ma non per questo si trascurarono le cose d'Occidente, e di queste
nostre province, le quali commesse a' Prefetti d'Italia, e più
immediatamente a' Consolari, Correttori e Presidi, furon così
da Costantino, come dagli altri Principi suoi successori fino a
Valentiniano III. come si è veduto, rette e dominate: tanto è lontano,
che altri avessero avuto sopra di quelle diritto, o superiorità alcuna.
Favola dunque dee riputarsi ciò, che di Napoli a questo proposito si
narra, ch'essendo in questi tempi dentro a' confini della Campagna, ed
al Consolare d'essa provincia sottoposta, fosse stata da tal donazione
solamente eccettuata, essendo piaciuto a Costantino per se ritenerla,
per quella graziosa cagione, che dovendo fare frequenti e spessi
viaggi da Roma alle parti orientali oltramarine volesse serbarsi una
città, nella quale potesse tra via fermars'un poco, e dagli incomodi
e strapazzi del viaggio ristorarsi. Più favolosi ancora sono e più
inetti gli altri racconti de' viaggi fatti da questo Principe con Papa
Silvestro in Napoli: e quel che più degno si fa di riso è, ch'entrambi
si fossero imbarcati nel porto di questa città, ed andati insieme in
Nicea metropoli della Bittinia, e quivi fossero intervenuti a quel
gran Concilio: e ritornando poscia Costantino in Italia nell'anno 326
si fosse fermato in Napoli, ove fu di nuovo accolto dalla Repubblica
napoletana con grandissimi segni di stima e di giubilo; e che avesse
quivi tante chiese edificate, e cento altre seccaggini, delle quali
hanno sin al vomito ripieni i lor volumi: tanto che coloro, che
considerano sì favolosi racconti, e che questo Principe nel passare
in Italia, non per altra strada vi si conducea, che per la Pannonia;
e che se pur voleva di Roma portarsi nelle parti orientali per viaggi
marittimi, avea pronta e spedita la via Appia, che fu continuata
fin a Brindisi, ove potea con più agio imbarcarsi; tantochè il P.
Caracciolo[448], il quale ci vuol render verisimile lo sbarco di S.
Pietro a Brindisi, non per altra cagione si mosse a crederlo, se non
perchè questa era la strada più battuta da coloro, i quali per viaggi
marittimi volean o da Roma portarsi in Oriente, o quindi a Roma, per
queste cagioni ragionevolmente dubitano, se mai Costantino avesse
veduta Napoli, tanto è lontano, che quivi fosse dimorato, e tante
chiese avessevi edificate, come se non per altra cagione, che per
fondarvi tempj sacri egli vi si conducesse[449]; quando al contrario,
qualche vestigio di greca struttura, che vediamo ancor rimaso in alcune
chiese di questa città, non all'età di Costantino M. dee riportarsi,
ma a' tempi più bassi degli altri Costantini Imperadori d'Oriente
verso gli ultimi tempi de' Greci, quando il Ducato napoletano era
a gl'Imperadori Greci sottoposto: di che ci tornerà occasione a più
opportuno luogo di ragionare. Ed il P. Caracciolo[450] stesso non potè
negare, che molte Chiese, le quali s'attribuiscono a Costantino M.
fossero state erette in Napoli da altri in tempi posteriori; ancorchè
persuaso egli, che questo Imperadore fosse stato con Elena sua madre
in Napoli, abbia creduto, che quella di S. Restituta, e l'altra de SS.
Apostoli fossero state da lui edificate: ciò che non potendo provare
colla testimonianza d'Autori contemporanei, ricorre alla tradizione, e
ad Anastasio, ed a gli altri Scrittori dei tempi più bassi[451].


CAPITOLO V.
_Delle nuove leggi, e nuova giurisprudenza sotto Costantino, e suoi
successori._

La nuova disposizione dell'Imperio di Costantino, siccome portò tante
mutazioni nello stato civile delle sue province, così ancora all'antica
giurisprudenza de' Romani fu cagione di varj cambiamenti. Cominciò
quella a prender nuova forma e nuovi aspetti, dappoichè cominciaron da
lui le nuove leggi, ponendo tutto il suo studio a cancellar l'antiche
ed introdurre nuovi costumi nell'Imperio: quindi è, che Giuliano soleva
chiamarlo _Novatore_ e perturbatore dell'antiche leggi e costumi[452]:
ecco per lui mutati i giudizj, ed abolite l'antiche formole, e nuovi
modi d'instruirgli introdotti. I Magistrati prendon altro nome, e se
talora si ritiene l'antico, diversa però è la loro giurisdizione e
vario l'impiego; s'introducono nuove dignità, e differenti veggonsi non
pur gli Ufficiali del palazzo, ma della Milizia ancora: varie fra essi
e nuove sono le precedenze; onde avvenne, che nuovi nomi e nuovi titoli
attenenti alla loro giurisdizione ed autorità si leggano nel Codice di
Teodosio[453].
Ma per niun'altra più potente cagione si recò alla giurisprudenza
antica de' Romani tanto cambiamento, quanto che per la veneranda
religione cristiana, che abbracciata con tanto ardore da Costantino,
lo rendè tutto inchinato e desideroso di stabilir nuove leggi, le
quali secondo le massime di questa nuova religione dovettero essere
alquanto contrarie e difformi da quelle de' Gentili. Fu egli imprima
tutto inteso a mutare i costumi de' Romani e la lor antica religione: a
questo fine promulgò molti editti al Popolo romano indirizzati, ed a'
Prefetti di quella città, ed in tutti que' quattr'anni, che dimorò in
Roma, cioè dall'anno 319 fin all'anno 322 non ad altro attese: proibì
in Roma, che fu la città più attaccata alle superstizioni dell'antica
religione, che gli Aruspici potessero privatamente presagire de'
futuri avvenimenti, ancorchè in pubblico il permettesse: che i padroni
non potessero valersi della potestà, ch'aveano sopra i servi, se non
moderatamente e con sommo ritegno[454]; e ciò secondo le massime della
nuova religione, e per quel ch'esageravano i Padri della Chiesa, fra
i quali era Lattanzio, che non inculcava altro, se non che i servi,
come fratelli dovessero trattarsi da' loro Signori. Nuovi modi di
manumissioni introdusse nelle Chiese; perchè a costoro fosse più
agevole, e pronto l'acquisto della libertà[455]. Diede nuovo sistema a'
repudj, agli sponsali, ed a' matrimonj[456]; represse la leggerezza de'
divorzj e stabilì con più tenace nodo la santità degli sponsali e delle
nozze. Abolì le pene del celibato[457], e scosse altri pesanti gioghi,
che l'antica legge romana su la cervice degli uomini avea imposto[458].
Seguendo i dettami di questa nuova religione, fu terribile co' rapitori
delle vergini, e con coloro che disprezzando la santità delle nozze
si dilettavano di Venere vaga[459]; pose freno al concubinato, contro
al quale già prima avea cotanto declamato e scritto Lattanzio[460].
Vietò qualsivoglia opera nel dì di Domenica, e secondo il nuovo rito
della Chiesa, rendè feriati altri giorni, che prima non erano[461].
Volle che per qualunque formole o parole, che nelle chiese si facessero
le manumissioni, s'acquistasse a' manumessi piena libertà[462].
Concedè a tutti licenza, che liberamente potessero lasciare alle
chiese per testamento ciò, ch'essi volessero[463]: ed oltre di prender
lodevolmente la cura e la protezione della Chiesa, e de' suoi canoni,
volle anche intrigarsi, più di quel che forse comportava la dignità sua
imperiale, nelle quistioni sorte fra i Padri d'essa: onde rendè perciò
le contese più strepitose, e si diede maggior fomento alle discordie
e contenzioni, che non si sarebbe fatto, se quelle dispute a coloro
si fossero interamente lasciate, a' quali bene stavano: nè si sarebbe
veduta la Chiesa poco dappoi ardere fra l'accese faci degli Arriani,
che così la malmenarono; ma forse si sarebbe mantenuta con quella
schiettezza e simplicità, colla quale si mantenne in que' tre primi
secoli, e nella quale Cristo Redentor nostro l'avea lasciata.
Reputò a lui doversi appartenere il governo, e la politia esteriore
della Chiesa: perciò molte leggi attinenti a questo furon da lui
promulgate, vietando ai benestanti, ed a coloro ch'erano idonei
per l'amministrazione de' pubblici Ufficj, di poter assumere il
Chericato, permettendolo solamente ad uomini di tenue fortuna e di
bassa condizione[464]; e diede inoltre altri provvedimenti intorn'alle
persone e beni delle chiese. Quindi avvenne, che gli altr'Imperadori
a lui succeduti nell'Imperio e nella medesima religione, seguitando
le stesse pedate, varie altre costituzioni aggiugnessero appartenenti
alla politia esteriore della Chiesa, ed alle persone de' Vescovi e de'
Cherici, ed all'amministrazione e governo de' loro beni. E quantunque
di Valentiniano I. scriva Sozomeno[465], che poco s'impacciò di queste
cose, niente imponendo a' Sacerdoti, nè fu studioso di mutar nulla
di meglio, o di peggio nell'osservanze della Chiesa; contuttociò pur
si leggono nel Codice di Teodosio alcune sue costituzioni riguardanti
alla sua politia, e particolarmente intorno all'elezion de' Cherici,
e degli altri Ministri della Chiesa. Ma moltissime altre costituzioni
aggiunsero da poi tutti gli altri suoi successori, Valentiniano II,
Teodosio, Graziano, Arcadio, Onorio, e gli altri: tantocchè nei
tempi di Teodosio il Giovane, di queste leggi ne fu compilato un
intero libro, ch'è l'ultimo di quel suo Codice: e si vide perciò la
giurisprudenza romana per quella parte, che s'apparteneva alla ragion
divina, e pontificia, tutta diversa da quel di prima, ed affatto nuova,
e da quella difforme. Il qual istituto essendosi da poi continuato
dagli altri Imperadori, e particolarmente dal nostro Giustiniano,
cadde finalmente negli ultimi Imperadori d'Oriente, i quali abusando
la loro potestà, ridussero negli ultimi secoli dell'Imperio la cosa
in tale stato, che all'arbitrio del Principe sottomisero interamente
la religione: per la qual cosa fu da valentuomini[466] saviamente
avvertito, esser error grave di coloro, che dalle costituzioni novelle
di questi ultimi Imperadori vogliono prendere una sicura norma per
porre i giusti confini fra il Sacerdozio e l'Imperio, e fra l'una e
l'altra potestà: ma di ciò più diffusamente ci toccherà ragionare,
quando della politia ecclesiastica di questi tempi tratteremo.
Il zelo adunque della nostra religione, direttamente opposta a
quell'antica de Gentili, impresso nel cuore d'un Principe, a cui
ubbidiva l'uno e l'altro Imperio, potè variare i costumi, le leggi, e
gl'instituti degli uomini. Questo non solamente gli fece pensare alla
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 13
  • Parts
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 01
    Total number of words is 4294
    Total number of unique words is 1600
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 02
    Total number of words is 4381
    Total number of unique words is 1557
    35.1 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 03
    Total number of words is 4312
    Total number of unique words is 1526
    31.0 of words are in the 2000 most common words
    44.0 of words are in the 5000 most common words
    51.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 04
    Total number of words is 4333
    Total number of unique words is 1580
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 05
    Total number of words is 4272
    Total number of unique words is 1503
    34.4 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 06
    Total number of words is 4310
    Total number of unique words is 1527
    35.4 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    56.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 07
    Total number of words is 4402
    Total number of unique words is 1475
    35.9 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 08
    Total number of words is 4350
    Total number of unique words is 1575
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    48.7 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 09
    Total number of words is 4251
    Total number of unique words is 1493
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    47.8 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 10
    Total number of words is 4076
    Total number of unique words is 1320
    36.6 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 11
    Total number of words is 4164
    Total number of unique words is 1409
    35.6 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 12
    Total number of words is 4340
    Total number of unique words is 1565
    35.9 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 13
    Total number of words is 4212
    Total number of unique words is 1552
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    48.4 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 14
    Total number of words is 4265
    Total number of unique words is 1399
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 15
    Total number of words is 4314
    Total number of unique words is 1264
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 16
    Total number of words is 4313
    Total number of unique words is 1544
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 17
    Total number of words is 4292
    Total number of unique words is 1675
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    46.8 of words are in the 5000 most common words
    54.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 18
    Total number of words is 4238
    Total number of unique words is 1655
    30.8 of words are in the 2000 most common words
    43.0 of words are in the 5000 most common words
    49.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 19
    Total number of words is 4325
    Total number of unique words is 1678
    33.6 of words are in the 2000 most common words
    47.2 of words are in the 5000 most common words
    54.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 20
    Total number of words is 4295
    Total number of unique words is 1581
    35.6 of words are in the 2000 most common words
    47.8 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 21
    Total number of words is 4338
    Total number of unique words is 1619
    36.9 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 22
    Total number of words is 4254
    Total number of unique words is 1411
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 23
    Total number of words is 4413
    Total number of unique words is 1602
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    51.5 of words are in the 5000 most common words
    60.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 24
    Total number of words is 4367
    Total number of unique words is 1572
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    49.6 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 25
    Total number of words is 4300
    Total number of unique words is 1381
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 26
    Total number of words is 4376
    Total number of unique words is 1524
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    55.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Istoria civile del Regno di Napoli, v. 1 - 27
    Total number of words is 833
    Total number of unique words is 457
    49.8 of words are in the 2000 most common words
    61.9 of words are in the 5000 most common words
    68.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.