Il ponte del paradiso: racconto - 08

Total number of words is 4568
Total number of unique words is 1517
39.2 of words are in the 2000 most common words
55.2 of words are in the 5000 most common words
62.6 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
La signora Eleonora fece un gesto che voleva dire: ne so abbastanza,
della sua garanzia; poi continuò ad alta voce:
— Ora il male è fatto, e bisognerà rimediare. Io sono grata alla signora
Zuliani della sua sincerità, se anche questa sincerità è stata cagione
involontaria dello svenimento di Margherita. Le ragazze, finalmente,
debbono avvezzarsi a questi malanni; la vita ne è così piena! Mia figlia
non è più una bambina, del resto; sentirà l’obbligo della sua dignità
personale, e si riavrà di questo colpo. Quanto a me, se sono andata un
po’ a precipizio nel fare, posso consolarmi pensando di essere ancora in
tempo a disfare.
— A disfare! a disfare! — gridò Raimondo. — Spero bene che ciò non sarà.
Del mio buon disegno avevo scritto a suo marito, ed egli lo ha in
massima approvato; nè certo poteva fare altrimenti, conoscendo la mia
serietà, come la mia amicizia per lui. Ne va il mio onore, se Filippo
Aldini non è pienamente giustificato. Ma si figuri! ciance di donne
sciocche, o di giovinotti invidiosi, accolte alla cieca da una graziosa
isterica! Eh sì, l’ho detto, e non mi disdico. Il medico me ne parlava
ancora iersera. Amo mia moglie quanto ad un uomo è dato di amare una
donna; ma la virtù non può andarne di mezzo, nè la giustizia; e la donna
che amo non deve guastare i disegni che ho formati in mente, per la
felicità di due nobili cuori. Per sua norma, signora mia, l’Aldini è
l’onore personificato. Ella vuole concedere qualche cosa a sua scusa,
dicendo: leggerezze agli occhi del mondo. Ebbene! non ci sono state
neppur quelle. Ma non sa Lei che da quattro anni lo conosco, e da tre,
poi, non passa giorno che non ci vediamo, ricambiandoci i nostri
pensieri più intimi? La pratica di cui hanno riempite le orecchie a mia
moglie, non c’è, creda pure, non c’è; ne saprei qualche cosa io, se ci
fosse, perchè Filippo non ha mai avuto segreti con me. Pensieroso,
malinconico, sì, un poco, e diciamo pure più del bisogno; ma è il suo
naturale, e non occorre cercarne altre cagioni men belle; è pensieroso e
malinconico, se mai, come tutti coloro che pensano e sentono, come,
tutti coloro che aspettano qualche cosa, che so io? il loro astro
sull’orizzonte.
— Vogliamo dire che ne avesse il presentimento? — chiese la signora
Eleonora, con accento sarcastico.
— E lo dica pure; sarà nel vero. Non mi ha egli sempre detto di no,
quante volte io gli ho fatto proposte, e vantaggiose in sommo grado per
lui? Il cuore non c’era, il cuore non aveva parlato. Ha questa volta,
no: il cuore è stato preso in un súbito. E badi, non voleva, e non
vorrebbe neppur oggi farsi avanti, aspirare alla mano dell’angelica
creatura. Egli sa che è ricca, troppo più ricca di lui, che possiede a
mala pena un trecentomila lire di patrimonio.
— Noi non badavamo a queste cose; — notò la signora.
— Ma doveva badarci lui, delicato com’è. Vuole di più? Mi stia a
sentire. Avendogli io detto che mettevo a sua disposizione cento o
duecentomila lire, se occorrevano, per pareggiare le partite, non ne
volle a nessun patto sapere. Gli pareva una bugia. Ma che bugia! Se a me
piaceva di mettere quella somma a sua disposizione, quella somma era
sua, magari per sempre. No, no, mi rispose, non parliamo di ciò; le
ragioni d’interesse non vengano ad offuscare quelle dell’amicizia. Ho
dovuto cedere io, rimangiarmi l’offerta. Un’anima rara, signora mia;
anime tali non ce ne sono molte nel mondo.
— Con che ardore ne parla! — esclamò la signora Eleonora, che si sentiva
scossa a suo malgrado da quella foga eloquente.
— È l’ardore con cui va difesa e sostenuta la causa della verità. Ne
intenda l’accento, mia buona signora. Ella ha senno e prudenza; non
creda niente. Mia moglie ha raccattato ciarle d’invidiosi, e, senza
pensarci più che tanto, le ha riferite. Che follia! l’Aldini indegno!...
Non creda niente, e dica alla cara Margherita di non creder niente
neppur lei. Del carattere di Filippo Aldini, del suo modo di vivere,
della sua fortuna, non grande, ma neppur disprezzabile, possono prendere
informazioni da altri, se la mia testimonianza non basta. No? l’accolga
adunque piena ed intiera; è quella di un uomo d’onore. Che interesse
avrei io a mentire? L’Aldini non mi può certo far ricco. Ciò che io
valgo in piazza lo sa benissimo il signor Anselmo, con cui ho relazioni
d’affari da dieci e più anni, con cui ho tante operazioni in corso, ad
utile suo non meno che mio! —
La signora Eleonora fu sollecita a chetarlo e colla voce e col gesto.
— Ma non si riscaldi per questo, signor Zuliani. Ella ora mi fa pena,
lasciandomi credere che le mie parole contenessero qualche allusione
amara per Lei. Non ho messa in dubbio la sua probità, la nobiltà del suo
carattere. Son madre, ecco tutto; e forse ho dato corpo alle ombre. Ella
mi giura che il conte Aldini è degno di Margherita; si figuri come son
lieta di crederlo! E se sarà destinato in cielo, se Anselmo vorrà, non
sarò io quella che farò il menomo ostacolo. Sappia bene, signor
Raimondo, che il conte Aldini, a Lei tanto caro, io l’ho per così e per
così. —
E tutta commossa, parlando, la buona signora faceva colla mano distesa
una gran croce di Sant’Andrea sovra il petto. Raimondo afferrò quella
mano e la baciò con devozione d’animo grato.
— Dunque, — ripigliò ella, conchiudendo, — crederò a Lei. E dirò a
Margherita di credere con me. Oramai non si può, non si deve tacerle più
nulla. —
Raimondo se ne partì consolato, e la signora Eleonora si mosse per
recarsi nella camera di sua figlia. Ma non andò oltre la camera attigua
al salotto, che era la sua. Margherita era là, dietro l’uscio,
inviluppata nel suo accappatoio, ancora un po’ tremante per un resto di
febbre, ma cogli occhi scintillanti di gioia.
— Ah, che follìa! — disse la signora Eleonora, stringendosela al cuore,
e cercando di ricondurla presto al suo letto.
— Mamma, perdonami! Ieri ho dovuto sentire per forza; parlava tanto
alto, quella signora! Oggi, ho voluto; non potevo resistere: avrei avuto
più febbre, a restare laggiù nel mio letto. Ma sono forte, sai; non mi
sento più nulla.
— Più nulla! più nulla! e ti brucia ancora la pelle; — replicò la mamma,
traendola via. — Presto a letto, e discorreremo. Hai sentito, del resto;
il signor Zuliani parla con molta sincerità; è un uomo d’onore, e gli
credo.
— Ah, vedi? Eran tutte bugie.
— Sì, cara; ma c’è qualche cosa sotto, che non riesco a capire. Per
fortuna hai bisogno di riposo, e mi stai riguardata qualche giorno
ancora nella tua camera.
— Oh, mamma! e quando quel povero Filippo verrà...
— Quando verrà quel povero Filippo, lo riceverò io. Lo riceverò bene,
non dubitare. Egli non merita di essere sospettato. Sta dunque
tranquilla; non sarà come se ci fossi tu, a riceverlo; ma egli vorrà
contentarsi. È necessario. Tua madre non è un’aquila, — soggiunse
sorridendo la buona signora; — ma a certe cose ci arriva ancora. Bisogna
aspettare il babbo, e col babbo la volontà del Signore.
— Aspetterò.... e pregherò; — disse Margherita, umiliata.
Ma era anche rassegnata, intendendo benissimo che aveva ragione sua
madre. Al punto in cui erano le cose, bisognava andare più lenti, ed
anche fermarsi un pochino; troppo si era corso fin allora, prima che il
babbo avesse dato il responso. Ma col babbo si sarebbe rifatta e come!
Col babbo non aveva sempre ragione lei?


IX.

“All’s well that ends well.„

Raimondo Zuliani arrivò quella mattina a casa, per la colazione, con una
mezz’ora di ritardo; cosa che agli uomini d’affari accade sovente, ed
anche a coloro che non hanno affari. Ma egli, quella mattina, non aveva
perduto il suo tempo, e da quel lato poteva stimarsi felice. In fondo
all’anima, piuttosto era stizzito parecchio per l’alzata d’ingegno di
sua moglie. Ma perchè quel discorso matto di Livia alla vecchia
Cantelli? Sua moglie non poteva soffrire la signora Eleonora; ed ecco,
senza che ce ne fosse l’urgente bisogno, era andata a farle una visita.
Capricci! Quella cara donnina aveva i capricci inesplicabili, come aveva
le antipatie irragionevoli.
Di queste, poi, ne aveva egli avuto le prove in molte altre occasioni; a
proposito di Filippo Aldini, per esempio, che nei primi tempi ella
vedeva volentieri come il fumo negli occhi.
— Questi farfalloni! — diceva lei. — Come mi seccano!
— Ma no, cara, no; — rispondeva egli. — Io lo conosco bene, ed è
tutt’altro da quello che tu t’imagini.
— Sì, bravo! come se non si sapessero tutte le sue scorribande! come se
non si conoscessero tutte le belle che ha compromesse! —
Ma qui Raimondo Zuliani aveva una sua teorica bella e fatta, che gli
pareva inespugnabile.
— Ordinariamente, mia cara, un farfallone non compromette se non le
farfalline che si vogliono lasciar compromettere. Le Galier,
verbigrazia. Eh, non andare in collera! Parlo della Galier, come
parlerei delle.... aiutami a dire. E ancora, intendo parlare delle
Galier che non abbiano raggiunta l’età del giudizio: perchè infine l’età
del giudizio viene per tutte, e tanto peggio per quelle tra loro che non
ne sanno approfittare. Del resto, niente di male; — concedeva
bonariamente Raimondo; — sono gran signore, e non si mettono al bando
per così poco; diventando più serie, riguadagnano in gravità ciò che
hanno perduto in leggerezze, tanto che un bel giorno te le fanno perfino
venerabili; un passo ancora, e sono canonizzate sante. Ma ritornando al
mio amico Aldini, egli non ha mai ammesso nessuna delle imprese che tu
gli regali. Visite, galanterie, perditempi, non nego; perditempi
soprattutto, dei quali si è pentito amaramente, dopo essersi molto
seccato. Del resto, vedi, io gli porto fortuna, tirandolo sempre più
alla fede. E come no? Egli assiste in casa nostra ad un sano spettacolo,
contemplando una coppia di sposi che si amano oggi come il primo giorno
della loro unione. Qualche volta a vederlo lì, con la sua cera
malinconica, si direbbe perfino geloso della nostra felicità.
— Che idee!
— Ma sì; e pare in quei momenti che lo assalga un vivo desiderio
d’imitarmi. Son cose che si capiscono, che si afferrano a volo. Ed io,
tant’è, voglio andare incontro al suo desiderio.
— In che modo?
— Cercandogli moglie, perbacco. —
Si rideva, allora; e tanto più rideva la signora Livia, poichè non
credeva che suo marito fosse l’uomo più adatto a simili uffici. Ma egli
si era ostinato in quall’idea; la grande amicizia che lo legava a
Filippo Aldini aiutava a fortificarlo nell’onesto proposito di trovargli
moglie. Ed una volta era stato lì lì per azzeccarla; ma che è, che non
è, proprio da Filippo Aldini gli venivano le difficoltà; quel caro
sragionatore non aveva voluto a nessun patto saperne. Sragionatore,
sicuramente; erano forse ragioni, quelle che opponeva all’amico?
— Non sono ricco abbastanza per prender moglie; — diceva Filippo Aldini.
— Povera, non posso; ricca, non voglio. Non me ne parlare, se mi vuoi
bene. Il blasone degli Aldini, che tu metti avanti come un gran titolo,
è veramente un po’ danneggiato; ma non vuol dorature. Il nome della mia
casa finirà con me; non è forse meglio?
— Una casa storica! — aveva ribattuto Raimondo. — Perchè lasciarla
perire?
— Appunto per ciò, perisca pure. Ho sempre pensato, sfogliando i grossi
volumi del Litta, che le famiglie storiche guadagnino un tanto a rimaner
sepolte nella storia, fasciate nelle loro bende imbevute di aromi. Già,
i nomi che si perpetuano, corrono il rischio di seccare i posteri. E i
posteri, caro mio, non hanno poi tutti i torti. Che cosa c’è più da
fare, ai tempi nostri, se non piccole cose? Bisogna farsi piccini come
esse, adattandosi a tutte le piccole leggi, a tutte le piccole
consuetudini, che d’ogni parte stringono la nostra volontà, come i fili
di seta degli abitanti di Lilliput stringevano il povero Gulliver sulla
spiaggia dov’era naufragato. E non c’è pericolo che diventando piccoli
uomini, i tardi rampolli delle grandi famiglie levino un po’ di credito
ai famosi antenati?
— Dio, quanti pericoli! — aveva esclamato Raimondo. — E quanti guai vedi
tu in una proposta di matrimonio! Basta, lasciamola lì. Ci penserai
meglio, e ci sarà da discorrerne ancora.
Ma intanto non aveva creduto opportuno d’insistere, e per un pezzo
doveva essergli passata la voglia di ritoccare quel tasto. La signora
Livia, dal canto suo, aveva riso di gusto; e dal canto suo si era man
mano adattata all’amico di Raimondo. Almeno, pareva che fosse così,
perchè non le era più accaduto di dirne male, o di trattarlo con troppa
freddezza, nelle rare visite ch’egli faceva in casa Zuliani. Bisognava
proprio che le antipatie ripigliassero allora, mentre Raimondo era sul
punto di vincere le ripugnanze matrimoniali dell’amico! E quell’altra
antipatia per le Cantelli! Quella, poi, era la più irragionevole di
tutte. Dall’appoggio del banco Cantelli non ripeteva le sue fortune il
banco Zuliani?
Giunto a casa, Raimondo trovò la sua signora, non pure alzata, ma
risanata del tutto, come ella diceva, e di buonissimo umore. Per contro,
era imbronciato Raimondo, avendo in corpo quel po’ di stizza che
sappiamo. Certo, l’avrebbe smaltita, se Livia fossa stata ancora
ammalata. Ma era sana, ilare nell’aspetto; ed egli, non potendo più
digerirsi il suo malumore, non sapeva neanche dissimularlo.
— Che cos’hai? — gli disse ella ad un certo punto, vedendolo mandar giù
bocconi su bocconi, senza mai proferire una parola. — È calata la
rendita?
— No, anzi c’è un mezzo punto di rialzo.
— O allora?
— Allora, che?
— Tu hai qualche cosa; ti si legge negli occhi.
— Ebbene, sì; — rispose Raimondo; — sono in pensiero per quella povera
fanciulla.
— Povera fanciulla! — ripetè la signora. — Quale?
— La signorina Margherita. È indisposta; e non dev’essere una cosa tanto
leggera, perchè sua madre non me l’ha lasciata neanche vedere.
— Ahi sei stato al Danieli.
— Sì. —
Qui, al monosillabo asciutto successe un breve silenzio.
La signora Livia esplorava il volto di suo marito. Ma poco poteva
vederne, perchè egli teneva il mento abbassato sul piatto.
— E lo hai sentito, — riprese ella, — il gran caldo di quelle stufe?
— L’ho sentito, e mi è parso tollerabile; — rispose Raimondo. — Del
resto, facciamo a parlarci chiaro, bella mia; non è stato il gran caldo,
quello che ha colpito la signorina Margherita, ma piuttosto certi
discorsi fatti a sua madre, e che sua madre avrà dovuto riferirle.
— Discorsi! di chi?
— Tuoi, cara, a proposito del conte Aldini. —
La signora Livia levò gli occhi al soffitto, come se volesse invocare
quel di lassù a testimonio della sua innocenza.
— Ma non può essere; — esclamò; — non può essere. Sua madre non può
averle riferito nulla da alterarla, se Margherita si sentì male nella
camera attigua, mentre io stavo ancora in salotto a discorrere colla
signora Eleonora.
— Allora diciamo che ti abbia sentita, ascoltando dietro l’uscio. E il
tuo discorso era tale, certamente, da farle un senso spiacevole. Ne
convieni? — disse Raimondo, studiandosi di dare alle sue parole la
intonazione più delicata.
La signora Livia ebbe l’aria di cascar dalle nuvole.
— No, meno che mai; — rispose. — In che cosa, di grazia, qualche mia
parola a proposito del tuo amico, sua conoscenza casuale, e neanche di
antica data, poteva dispiacere tanto alla signorina Cantelli?
— Ma tu non sai.... Tu non hai dunque capito, mia cara, che c’era di
mezzo un disegno.... un disegno mio, di nozze fra lei e Filippo Aldini?
— Ah, sì? questo? — esclamò la signora, con accento di gran meraviglia.
— E perchè non dirmelo prima? Avrei saputo come governarmi. Tu non hai
dunque confidenza in me? Sei brutto, molto brutto. —
A quelle moinerie non resisteva Raimondo; non aveva mai resistito.
— Ma che! — diss’egli, confuso. — Ti avrei avvisata di questi giorni
appunto. Era un negozio appena appena incominciato, e poteva risolversi
in nulla. Volevo esser sicuro di non fare strada falsa; volevo sentir
l’opinione del signor Anselmo. Capirai, sono lavori fini, che vanno
maneggiati coi guanti, come gli affari di banco. Ti parlo io degli
affari che faccio, quando sono appena imbastiti? Li sai, quando sono
cuciti di sodo; e ne hai la tua parte, bella mia. Non ti dico questo per
farmene un merito, ma solamente per ricordarti che io ti associo nel mio
pensiero a tutto quello che faccio, essendo sicuro che tu mi porti
fortuna. Ma tu, piuttosto, perchè fare quel discorso alla signora
Eleonora?
— Discorso! — rispose Livia. — Bisognerebbe sapere in che termini ti è
stato riferito, poichè ella ha stimato di farne un gran caso. Del resto,
ecco qua, se lo ricordo bene; si parlava di tante cose, e di tante
persone, come è l’uso, senza dare importanza a nulla. È venuto in ballo
il signor Aldini, e la signora Cantelli mi ha chiesto che uomo era. Le
ho detto quello che ne sapevo io, quello che ne avevo sentito dire,
quello che se ne è sempre raccontato nei salotti di Venezia, e meno,
s’intende, assai meno di quello che avrei potuto.
— Ma la signora Cantelli se ne è conturbata; — osservò Raimondo.
— Si conturba di poco; — rispose Livia, alzando le spalle. — Ma già,
dovevo ricordarmelo, che è un’oca. Sì, le ho detto che è un giovine alla
moda; che ha fatto molto parlare di sè, pei suoi trionfi in società; che
ora si è dato al tenebroso, al misterioso, come un eroe da romanzo, e
che ci doveva esser sotto una grossa passione; quello che infine si dice
da tutti. Ho aggiunto che tu lo ami molto, lo proteggi, lo difendi a
spada tratta. E avrò anche detto, in risposta ad una domanda dell’oca,
che non è ricco, vivendo egli d’una piccola rendita.
— Male! — esclamò Raimondo.
— Perchè, male, se è il vero? Dovevo io farlo passare per un milionario
travestito? Che cosa voleva lei che gliene dicessi io? che glielo
gabellassi per il più ricco, il più santo, il più meraviglioso degli
uomini?
— Ma tu sei crudele con quel poveretto! — notò malinconicamente
Raimondo. — Speravo che conoscendolo meglio tu ti fossi oramai riavuta
di certa antipatia primitiva, e lo vedessi un po’ più di buon occhio.
— Non l’ho da vedere nè di buono nè di cattivo; — replicò la signora. —
Mi annoia sempre un pochino che tu t’innamori tanto d’altre persone.
— Bambina! Ma non si tratta già di una bella signora!
— Eh, non ci mancherebbe più altro! — conchiuse Livia, con accento di
comico dispetto, che piacque maledettamente a Raimondo.
— Basta, — diss’egli rimettendosi al grave, — ho aggiustato io ogni
cosa.
— Ah! e come?
— Dicendo alla signora Eleonora che son tutte ciarle di scioperati.
L’Aldini è un gentiluomo serio, che frequenta poco il bel mondo, e
perciò gli hanno fatta riputazione di uomo misterioso, come, quando lo
frequentava, gli avevano fatta quella di uomo leggero.
— Scaricando lui, naturalmente, avrai caricata un tantino tua moglie; —
notò la signora, con accento di sottile ironia.
— No, me ne guardi il cielo; ho detto che potevi essere indotta in
errore da ciarle di scioperati ed invidiosi, che nei salotti
disgraziatamente son troppi, e confondono gli spiriti più elevati, come
i cuori più nobili. Voi, donne care, non ci badate, a certe malignità,
che possono anche parervi innocenti burlette, e perfino verità
sacrosante. Quando una cosa vi preme poco, ascoltate, non andando a
vedere il fondo, e bevete grosso, come le spugne. L’Aldini, io ho dovuto
studiarlo a lungo, direi quasi sminuzzarlo. Come gentiluomo, non c’è
nulla da dire; come amico, è leale, sincero, senza segreti per me, ed io
ho potuto in coscienza farmi garante per lui; come proprietario, non è
ricco, ma neanche può dirsi povero. È questione d’intendersi sul valore
del vocabolo; ad ogni modo, trecentomila lire di terre al sole, non sono
miserie da povera gente.
— Ma non saranno neanche grandezze, da poter aspirare alla mano di una
Cantelli.
— Perchè? So, a buon conto, che Anselmo non fa questione di denaro. È
tanto ricco lui! Ha sette milioni di sostanza, già consolidata, come si
dice, in beni stabili, rendita nominativa, buoni del tesoro, azioni di
ferrovie, di banche, e va dicendo. Conosco il suo asse, come egli
conosce il mio, tanto più modesto del suo.
— Fortunato, l’Aldini! — esclamò la signora Livia. — Ma quanto ne
toccherà a lui, di quei sette milioni?
— Il conto è presto fatto; — rispose Raimondo, che si sentiva invitato
al suo gioco; — basta attenersi alla legge. Non è infatti da credere che
nel suo testamento il signor Anselmo voglia trattare con diversa misura
i suoi figli, e la femmina men bene del maschio. Quanto assegnerà egli
in dote a Margherita? Tre, quattro, cinquecento mila lire? Lo saprò,
quando avremo discorso a quattr’occhi; ma la batte sicuramente tra
questi numeri. Siano anche cinquecentomila, come propendo a credere; non
intaccheranno i sette milioni, che da qui al giorno fatale “della
partenza che non ha ritorno„ vorranno esser cresciuti d’un bel poco.
Ragioniamo dunque sui sette: della metà, cioè dei tre milioni e mezzo,
il testatore può disporre come crede, per beneficenze, o per impegni
diversi che possa avere, o per favorire la sua vedova a cui per legge un
po’ cruda spetterebbe soltanto l’usufrutto d’un quarto sull’altra metà
dell’asse, divisibile in eque parti tra i figli. Io penso che Anselmo
vorrà lasciare la signora Eleonora assai ben provveduta; e penso ancora
che della quota a lei assegnata, la brava signora vorrà poi disporre in
parti eguali tra i figli. Quanto ai tre milioni e mezzo, divisibili
tosto tra i figli, Margherita ne avrà la metà, compresa la dote già
ricevuta; dunque un milione e settecentocinquanta mila lire. E questo è
il sicuro; resta sempre l’incerto, ma probabile, come avrai già capito.
— Si adatterà, il tuo amico? Sai bene quello che pensa, in materia di
denaro.
— Sì, so bene quello che ne pensava un giorno; — rispose Raimondo,
sorridendo.
— Ha dunque cangiato opinione?
— No, ma vedi, mia cara; in tutti i ragionamenti umani c’è sempre un
piccolo elemento perturbatore, che te li cambia lì per lì nel cervello,
quando meno ci pensi. Qui non si tratta più, come un giorno, di
accettare o no una proposta di alleanza con una persona sconosciuta, o
indifferente; qui s’è intromesso l’elemento perturbatore, quell’elemento
che i poeti chiamavano una volta “il bendato arciero„.
— Ma non vorrà essere ugualmente bendato il banchiere; — osservò con
molto giudizio la signora Livia. — I banchieri hanno l’uso di tener gli
occhi bene aperti; e non ci vogliono bende, se mai, preferendo un buon
paio di occhiali. Vorrà almeno che ci sia tanto da garantirgli la dote.
Ora tu propendi a credere che la dote sia di cinquecentomila lire....
— C’è rimedio anche a questo; — rispose Raimondo, con aria di trionfo. —
E le dugentomila che soverchiassero il patrimonio di Filippo,
s’investirebbero con tutto il resto della dote in altrettanta terra,
magari accanto a quella che già possiede Filippo, arrotondando così la
tenuta, e facendone un vero latifondo. Ti capacita? Quanto alla parte
dell’eredità paterna, è cosa di là da venire, e Margherita potrà
costituirsela in sopraddote. Il signor Anselmo, del resto, come ti ho
detto, non cerca ricchezze, ma la felicità di sua figlia. Che vuoi tu
che si faccia dei denari di un genero? Ce ne siano per la decenza, e
basteranno. L’essenziale è che ci sia serietà nel giovane, e che il
giovane piaccia a Margherita. Ora il giovane è serio, e le piace.
— Come lo sai? — domandò la signora.
— Te lo dimostra abbastanza il suo svenimento.
— Ma proprio non mi vuoi credere che sia stato il gran caldo?
— Non voglio? non posso. Metti pure che la signora Eleonora mi abbia
tutto confessato.
— Allora, non parlo più; — disse Livia, dando in uno scoppio di risa.
E seguitava a ridere come una pazza, arrovesciando il capo sulla
spalliera della scranna, a ridere sfrenatamente, fino a farsi venire il
singhiozzo.
— Perchè ridi così? — le chiese egli finalmente.
— Rido della confessione, mio caro; — rispose la signora, ripigliando lo
sfogo della sua profonda ilarità. — Ma che si confessano i segreti delle
ragazze, agli amici di casa? È un’oca ti dico, anzi una pàpera. E se
poi, Dio guardi, per una ragione o per l’altra, si scombinasse il
combinato, i dolci segreti della bella Margherita sarebbero stati messi
in circolazione.
— Si fermeranno a me; — disse Raimondo.
— E a me; — soggiunse Livia. — Siamo già in due a conservarli.
— Non sei tu una parte di me stesso? e la migliore? — riprese Raimondo.
— Sia, come vuole la galanteria del mio signore e padrone; — conchiuse
Livia amabilmente; — ma la signora Eleonora resta sempre una gran
sciocca. Il migliore amico dell’oggi può essere domani tutt’altro. Dopo
di che, corro il rischio di diventarci oca ancor io. Che importa a me di
tutto ciò? Ognuno si contenti a suo modo. Così, dunque, secondo te,
questo matrimonio è sicuro?
— Spero bene; si potrà crederlo tale, dopo l’arrivo del signor Anselmo.
— Che sarà stato informato di tutto, m’immagino.
— Certo, e verrà presto, appena abbia sbrigato alcuni affari urgenti.
Che te ne pare? Ho io fatte le cose per bene?
— Ottimamente. Ma se permetti un’osservazione....
— Permettere! — esclamò Raimondo. — Ma tu sei la mia padrona; lo sai
bene, questo!
— Sì, sì, ma qualche volta.... — mormorò ella, con quell’accento
bambinesco, che le andava così bene, — Ci sono delle osservazioni che
annoiano, che potrebbero perfino offendere un uomo.
— Ed ora, mia bella, tu mi rendi curioso, curioso come....
— Come una donna, di’ pure; ti assolvo.
— Ed io te, per la tua osservazione, che aspetto.
— Eccola qua; non sei un po’ sciocco, anzi molto sciocco anche tu? —
Raimondo balenò un istante sulla vita. Sentirsi dir sciocco non è
piacevole mai ad un uomo.
— In che modo? — diss’egli turbato.
— Col tuo voler lasciare la professione di banchiere, per cangiarti in
sensale di matrimonii.
— È tutto qui? — riprese egli, riavendosi un poco.
— Tutto qui.
— Ebbene, aggiungi sensale a titolo gratuito.
— Ma è sempre ridicolo, sai. —
Raimondo era lì lì per sentirsi tale davvero. Ma si fece forza, e cercò
ragioni da nobilitare il suo atto.
— Per l’amicizia, mia cara. Che cosa non si farebbe per l’amicizia?
Aggiungi il punto d’onore. Sì, certo, anche questo è stato il movente.
Quel cervello balzano di Filippo non mi aveva battuto una volta, con le
sue ragioni che non erano ragioni? Gliel ho detto allora; ci penserai
meglio e ne riparleremo. Ho aspettato il mio giorno e la mia ora. In
cambio di proporgli un partito, gliel ho fatto capitare davanti agli
occhi, senza dargli avviso del pericolo. N’è rimasto abbagliato; s’è
innamorato a buono, e il dardo dell’arciero bendato non gli esce più
dalla ferita. Ho vinto io, dunque; ho riconquistato il mio onore,
essendo stato più forte di lui. Che ne dici?
— Che hai molto buon cuore; — sentenziò Livia solennemente; — molto buon
cuore.
— Sei dunque contenta della mia vittoria?
— Sì, caro, contentissima; quantunque, con tutta la tua vittoria, tu non
mi abbia l’aria di muovere in cocchio verso il Campidoglio, ma di
volerti adattare piuttosto a seguire il cocchio degli altri. Ti par
bello? Hai fatto, e finirai di fare l’intermediario tra gli amori
altrui. Mettici pure di mezzo il parroco e il sindaco; il fatto è sempre
quello. Ma il fatto non si può disfare, e contentiamoci così. Torno a
dirti che sono contentissima. Se tu mi avessi avvertita prima, del tuo
lavorìo, non avrei certamente messo parole a guastarlo. Per fortuna, hai
potuto rimediare, e dare anche una spinta più forte al cocchio di cui
parlavamo. Così ha ragione il proverbio, che tutto il male non vien per
nuocere.
— Ma se lo dico io, che sei un angelo! — gridò Raimondo che vedeva
finire in un’aperta di cielo quella mezza burrasca. — Hai le tue piccole
antipatie, veramente.
— No, caro. L’oca mi dà un po’ di noia, ecco tutto. La figlia è carina,
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Il ponte del paradiso: racconto - 09
  • Parts
  • Il ponte del paradiso: racconto - 01
    Total number of words is 4423
    Total number of unique words is 1609
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    53.8 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 02
    Total number of words is 4489
    Total number of unique words is 1662
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    53.2 of words are in the 5000 most common words
    60.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 03
    Total number of words is 4456
    Total number of unique words is 1570
    41.2 of words are in the 2000 most common words
    56.8 of words are in the 5000 most common words
    64.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 04
    Total number of words is 4535
    Total number of unique words is 1741
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    59.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 05
    Total number of words is 4487
    Total number of unique words is 1705
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 06
    Total number of words is 4439
    Total number of unique words is 1591
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 07
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1563
    38.3 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    61.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 08
    Total number of words is 4568
    Total number of unique words is 1517
    39.2 of words are in the 2000 most common words
    55.2 of words are in the 5000 most common words
    62.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 09
    Total number of words is 4477
    Total number of unique words is 1560
    39.6 of words are in the 2000 most common words
    54.8 of words are in the 5000 most common words
    63.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 10
    Total number of words is 4551
    Total number of unique words is 1590
    39.2 of words are in the 2000 most common words
    53.3 of words are in the 5000 most common words
    61.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 11
    Total number of words is 4492
    Total number of unique words is 1580
    38.7 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    61.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 12
    Total number of words is 4450
    Total number of unique words is 1660
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    51.5 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 13
    Total number of words is 4408
    Total number of unique words is 1588
    39.7 of words are in the 2000 most common words
    55.4 of words are in the 5000 most common words
    63.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 14
    Total number of words is 4371
    Total number of unique words is 1641
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    54.7 of words are in the 5000 most common words
    62.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 15
    Total number of words is 4480
    Total number of unique words is 1540
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    55.1 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 16
    Total number of words is 4443
    Total number of unique words is 1530
    40.7 of words are in the 2000 most common words
    58.2 of words are in the 5000 most common words
    65.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 17
    Total number of words is 4391
    Total number of unique words is 1669
    38.5 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    59.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il ponte del paradiso: racconto - 18
    Total number of words is 2996
    Total number of unique words is 1246
    41.0 of words are in the 2000 most common words
    57.3 of words are in the 5000 most common words
    63.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.