Il Diavolo - 03

Total number of words is 4570
Total number of unique words is 1728
37.6 of words are in the 2000 most common words
52.2 of words are in the 5000 most common words
60.3 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
Durante tutto il medio evo il diavolo s'immagina, come abbiam veduto,
bruttissimo, e a questa regola, più morale ancora che estetica, gli è
molto difficile trovare eccezione. Tuttavia qualche rarissima eccezione
si trova. Una Bibbia latina del IX o X secolo, la quale si conserva
nella Biblioteca Nazionale di Parigi, ha tra molt'altre una miniatura
che rappresenta Satana e Giobbe. Satana vi è ritratto in modo da non
potersi dir brutto. Dell'angelo antico esso serba ancora le ali e, cosa
assai più strana, il nimbo che cerchia il capo; ma i piedi ha muniti di
artigli, e nella mano sinistra tiene un vaso pien di fuoco, col quale
sembra voglia dar segno dell'esser suo. Un diavolo che il poeta chiama
bello, ma che nondimeno ha gran bocca e naso adunco, è descritto in
un'epopea francese del XII secolo, la _Bataille Aliscans_. Federigo
Frezzi, vescovo di Foligno, e autore del _Quadriregio_ (m. 1416), trova
in inferno, contro l'aspettazion sua, un Satana bellissimo:
Credea veder un mostro dispettoso,
Credea veder un guasto e tristo regno,
E vidil trionfante e glorïoso.
Egli era grande, bello, e sì benegno
Avea l'aspetto, di tanta maesta,
Che d'ogni riverenza parea degno.
E tre belle corone avea in testa,
Lieta la faccia e ridenti le ciglia
E con lo scettro in man di gran podesta.
E benchè alto fosse ben tre miglia,
Le sue fattezze rispondean sì eguali,
E sì a misura ch'era maraviglia.
Dietro alle spalle sue avea sei ali,
Di penne sì adorne, e sì lucenti.
Che Cupido e Cillen non l'han cotali.
Ma non è questa se non una bugiarda apparenza, e il poeta, guardando
attraverso lo scudo adamantino di Minerva, sua guida, vede il principe
dei demonii qual è veramente, di ferissimo aspetto, tutto nero, con
gli occhi accesi, cinto il capo, non di corona, ma di draghi, mutati in
serpi i capelli e i peli tutti del corpo, le braccia armate di artigli,
il ventre e la coda come di smisurato scorpione. Satana comincia a
rabbellirsi alquanto col sopravvenire, o meglio con l'esplicarsi del
Rinascimento, e si capisce come una età innamorata della bellezza,
e che al culto della bellezza diede il meglio delle proprie energie,
non dovesse comportare nemmeno in Satana una deformità troppo turpe
e spaventosa. Nel _Giudizio_ di Michelangelo le figure dei demonii
non sono gran che diverse da quelle dei dannati, e fanno impressione
più per la terribilità loro che per l'orridezza. I demonii del
Milton serbano nella caduta non piccola parte dell'antica bellezza e
dell'antica maestà; ma quelli del Tasso hanno _strane_ ed _orribili_
forme, anzi riproducono i mostri tutti dell'antichità. La figura del
cavaliere, col giustacuore di velluto, il mantello di seta, il berretto
adorno di una lunga penna di gallo, la spada al fianco, è immaginazione
moderna.
I demonii, che avevano le proprie lor forme, potevano anche, a
piacimento, assumerne altre; ma tanta è la varietà, e tanto il viluppo
dell'une e dell'altre, che non sempre vien fatto distinguerle. In
genere si può dire non esservi forma che il diavolo non possa rivestire
all'occorrenza, e questa sua attitudine lo rende ben meritevole del
nome di Proteo infernale che gli fu dato. Il Milton ben lo sapeva. Gli
spiriti, egli dice, parlando appunto degli angeli caduti,
Pigliano a grado lor l'un sesso e l'altro,
O li fondono insieme. È tanto molle,
Semplice tanto la spirtale essenza,
Che libera da fibre e da giunture,
E non come la carne al frale appoggio
Dell'ossa accomodata, in qual sia forma
lucida od opaca, o rara o densa,
Può gli aerei seguir divisamenti,
Ed all'opre dell'ira e dell'amore
Dar l'effetto proposto.
Vediamo un po' di raccapezzarci in mezzo a questa interminabile
mascherata infernale.
I diavoli, brutti per natura, potevano procacciarsi con artifizio un
aspetto bello e seducente; potevano anche procacciarsi una deformità
diversa da quella lor propria. A seconda degli intendimenti e dei
bisogni loro, facevano l'una cosa o l'altra.
Che i diavoli, specie nel tempo più antico, apparissero alcuna volta
ai cristiani in figura delle tali o tali altre divinità pagane, non
parrà strano a nessuno. San Martino, il famoso vescovo di Tours, ebbe
a vederli camuffati da Giove, da Mercurio, da Venere, da Minerva.
Ma san Martino visse nel IV secolo, in un tempo in cui il paganesimo
era, se non vegeto, vivo ancora, e però quelle sue visioni s'intendono
facilmente: non così facilmente s'intende che vedesse ancora diavoli
in figura di Giove, di Venere, di Mercurio, di Bacco, di Ebe, san
Rainaldo, vescovo di Nocera nel secolo XIII. In questo secondo caso
dobbiam riconoscere gli effetti di certe letture di autori classici,
e i sintomi dell'approssimarsi del Rinascimento. Le ragioni stesse
che inducevano i demonii a mascherarsi da divinità pagane, potevano
indurli a vestirsi delle sembianze di illustri antichi. Nel X secolo,
a un grammatico di Ravenna, per nome Vilgardo, apparvero una notte
alcuni diavoli sotto le spoglie di Virgilio, di Orazio, di Giovenale,
e ringraziatolo della diligenza che egli adoperava intorno ai loro
scritti, gli promisero di farlo dopo morte partecipe della stessa loro
gloria.
Spessissimo i diavoli, che già avevano, di solito, forma umana,
ne prendevano un'altra, pure umana, ma più conveniente al bisogno
loro. Innumerevoli storie di santi ci narrano di decmonii apparsi in
figura di donne avvenenti, e infinite storie di sante ci narrano di
demonii nascosti sotto le apparenze di bei giovani procaci. Su queste
apparizioni pericolose dovrò ritornare quando parlerò del diavolo
tentatore. Non di rado i diavoli si prendevano il gusto di capitare
innanzi a colui o a colei cui volevano dar noja, sotto sembianze di
amici, di parenti, di persone in altro modo cognite e familiari; dal
che poteva venire, e venne qualche volta, danno e scandalo grande. La
venerabile Maria di Maillé scoperse il diavolo sotto la scorza di un
eremita che tutti reputavano santo. Alla beata Gherardesca Pisana,
e ad altre sante, il diavolo apparve in figura degli sposi loro; in
figura di cavaliere uscì un giorno dalla camera da letto di santa
Cunegonda. Una volta poi ne fece una anche più grossa. Prese l'aspetto
di san Silvano, vescovo di Nazaret, scoperse ad una fanciulla il suo
amore, e si lasciò trovare sotto il letto di lei. Messosi un giorno
alla finestra, Tommaso Cantipratense, domenicano del secolo XIII,
vide il diavolo in figura di un prete, che (bisogna dirlo in latino)
si mostrava _nudato inguine, ex tento asinino veretro velut ad urinam
faciendam_. Chiamatolo, quello immantinente sparì. Lo stesso Tommaso
racconta che nell'anno 1258, presso Colonia, fu veduta una gran ridda
di diavoli, in figura di monaci bianchi, trascorrere danzando pei
prati.

Assai di frequente i diavoli si lasciarono vedere sotto forma di varii
animali. Non parlo del drago, perchè non s'intende bene se quella del
drago sia una propria forma di alcuni diavoli, oppure una forma assunta
accidentalmente. Come drago, senz'altro, appare Satana nell'Apocalisse,
e sono molti i santi a cui apparvero draghi diabolici. Nel secolo VIII
Giovanni Damasceno descriveva i demonii come draghi volanti per l'aria.
Alcuna volta il drago sembra un essere intermedio fra il demonio e la
bestia. Ma infinite altre forme animalesche usavano rivestire i demonii
per tormentare, intimorire, infastidire i buoni fedeli. Sant'Antonio,
là nel deserto, ebbe a vederli in forma di belve ruggenti, e muggenti,
di serpi e di scorpioni, e, più di mille anni dopo, santa Coleta li
vedeva ancora trasformati in volpi, in serpenti, in rospi, in lumache,
in mosche, in formiche. Nel secolo XIII sant'Egidio riconobbe il
demonio sotto il guscio di una smisurata testuggine. In figura di leone
il demonio uccise un fanciullo, cui sant'Eleuterio, vescovo di Tournay,
ridiede la vita; in figura di corvo si mostrò a molti. Nella leggenda
di san Vedasto si ricorda che i diavoli furono veduti una volta
oscurare il giorno sotto forma di un nugolo di pipistrelli. Cane, il
diavolo si fece compagno di papa Silvestro II, sospetto di magia; cane
apparve a Fausto, e cane fu veduto custodire tesori nascosti sotterra;
caprone, si lasciò vedere nelle tregende; gatto, si strofinò nelle
cucine delle maliarde; mosca, ronzò ostinatamente intorno ad uomini
dabbene. Insomma non è animale feroce, o deforme, o schifoso, sotto le
cui sembianze i demonii non siensi celati talvolta.
Tutta questa zoologia diabolica non deve recar meraviglia. Non solo
era naturale che i demonii prendessero, per raggiungere i particolari
loro fini, quali forme animalesche più loro piacessero; ma tra gli
animali stessi, o almeno tra parecchi di essi e i demonii, era una
certa affinità, era talvolta una vera medesimezza di natura. Lasciamo
stare che nel simbolismo cristiano parecchi animali, come il serpente,
il leone, la scimia, rappresentano il diavolo; lasciamo stare che i
demonii stessi sono molto sovente chiamati col nome poco complimentoso
di bestie; ma certi animali sono a dirittura trasformati in demonii,
o confusi coi demonii. In un'antica formola di esorcismo si prega
Dio di voler preservare i frutti della terra da bruchi, topi, talpe,
serpenti ed altri _spiriti immondi_. Da altra banda mi ricordo di aver
veduto in un antico _Bestiario_, o trattato zoologico del medio evo,
il diavolo messo in ischiera con l'altre bestie. Ho già notato che il
drago era alcun che di mezzo tra il demonio e la bestia; altrettanto
può dirsi del basilisco. Il rospo, che molto spesso compare in
compagnia delle streghe, riesce in certi racconti assai più demonio
che bestia. A provarlo può bastare la seguente spaventevole istoria
narrata da Cesario di Heisterbach. Un fanciullo trova in un campo
un rospo e lo ammazza. Il rospo morto perseguita il suo uccisore,
non dandogli requie nè giorno nè notte; ammazzato più altre volte,
continua a perseguitarlo, e non ismette nemmeno dopo essere stato arso
e ridotto in cenere. Il povero perseguitato, non trovando altro modo
di liberarsi, si lascia mordere dal suo nemico, e sfugge alla morte
tagliando rapidamente via con un coltello la carne in cui era penetrato
il morso velenoso. Appagato il suo furore di vendetta, il terribile
rospo non si lasciò più vedere.
San Patrizio, san Goffredo, san Bernardo, altri santi parecchi,
scomunicarono mosche e altri insetti nocivi, o anche rettili, e
liberarono dalla loro presenza case, città, province. I processi
fatti agli animali nel medio evo, e ancora in pieno Rinascimento, sono
famosi nella storia della superstizione: si citavano le bestie, come
si citavano i diavoli. Nel 1474 i magistrati di Basilea giudicarono e
condannarono al fuoco un gallo diabolico, che aveva ardito di fare un
uovo. Se gli animali si trasformavano in demonii, era pur giusto che i
demonii si trasformassero in animali.
Nè bastava loro di trasformarsi in animali, chè si trasformavano
ancora in cose inanimate. San Gregorio Magno narra il lacrimevole caso
di una monaca, la quale, credendo di mangiare una foglia di lattuga,
mangiò il diavolo, e se lo tenne in corpo un pezzo. Un discepolo di
sant'Ilaro, abate di Galeata, vide una volta il diavolo sotto forma di
un appetitoso grappolo d'uva. Ad altri, secondo i casi e le occorrenze,
il diavolo si lasciò vedere sotto specie di un bicchiere di vino, di
un pezzo d'oro, di una borsa piena di monete, di un tronco d'albero,
di una botte che ruzzola, e perfino di una coda di vacca. Non senza
ragione dunque l'olandese Gerolamo Bosch, e qualche altro tra' più
famosi pittori di diavoli, avvivarono spesso di diabolica vita alberi,
pietre, fabbriche, suppellettili casalinghe, arnesi di cucina.
Se non che non finiscon qui gl'immascheramenti diabolici, e se quelli
che ho ricordati dànno prova di non poca versatilità di natura e di non
picciola fantasia, altri ne sono che rivelano grandissima temerità ed
impudenza veramente diabolica. Più di una volta osò Satana di assumere
le venerate sembianze di alcun santo famoso, vivo ancora, o già morto
e levato all'onor degli altari. Assai spesso ancora si lasciò vedere
in figura di angelo, splendente di luce e di gloria. Ponendo il colmo
all'audacia egli apparve a parecchi in sembianza della Vergine Maria,
di Cristo crocifisso, o risorto, dello stesso Dio Padre, e insieme co'
satelliti suoi giunse talvolta a simulare, a porre in iscena l'intera
corte celeste.

I demonii potevano, addensandosi l'aria d'attorno, o foggiando
acconciamente alcun altro elemento, fingersi il corpo che loro meglio
piaceva; ma potevano anche cacciarsi in un corpo bell'e formato, e
servirsene non altrimenti che se fosse il loro proprio. Non intendo
qui parlare della possessione, di cui avrò a dire a suo luogo, e che i
demonii esercitavano invadendo corpi tuttora vivi; ma della intrusione
loro in corpi morti, che per loro virtù ostentavano le apparenze della
vita. Dante fa dire a frate Alberigo de' Manfredi che i traditori della
patria, puniti nella Tolomea, hanno tal sorte, che mentre l'anime loro
penano nell'ultimo fondo d'inferno, i corpi, governati da demonii,
durano per un certo tempo nel mondo, ancora vivi in apparenza. Questa
fu giudicata una ingegnosa fantasia di Dante, e non è. Cesario racconta
la lugubre storia di un chierico morto, il cui corpo era animato e
tenuto su da un diavolo. Questo chierico di contrabbando cantava con
voce così soave che tutti in udirlo trasecolavano; ma un bel giorno
un sant'uomo, dopo averlo ascoltato alquanto, disse senza smarrirsi:
“Questa non è voce d'uomo, anzi è voce di un dannatissimo diavolo;„ e
fatti suoi bravi esorcismi, forzò il diavolo a venir fuori, e quando
il diavolo fu fuori, il cadavere cascò in terra. Tommaso Cantipratense
racconta come un demonio entrò nel corpo di un morto, che era deposto
in una chiesa, e tentò con sue ciurmerie di spaventare una santa
vergine che pregava; ma la santa vergine, conosciuto l'inganno, diede
al morto un buon picchio sul capo, e lo fece chetare. Di un diavolo,
che per tentare un povero recluso tolse il corpo di una donna morta,
narra Giacomo da Voragine (m. 1298) nella sua _Legenda aurea_. Ma
questa immaginazione è assai più antica. Di un diavolo che, entrato
nel corpo di un dannato, traghettava a un fiume i viandanti, con
isperanza di farli affogare, si legge nella Vita di san Gilduino:
di un altro, che teneva vivo il corpo di un malvagio uomo, si legge
nella Vita di sant'Odrano. I teologi ammisero ciò che le leggende
narravano; solo determinarono in loro sapienza che i diavoli non
potessero cacciarsi nei morti di buona riputazione, approvati dalla
Chiesa. La credenza, con o senza questa restrizione, non è così innocua
come potrebbe a primo aspetto sembrare. Ad essa si legano parecchie
superstiziose opinioni circa il male che corpi morti possono fare, e
parecchie orribili pratiche intese a impedir che lo facciano. Se uno
creduto morto faceva alcun movimento, tosto si pensava esser quella
una illusione del diavolo, e al morto che voleva esser vivo davasi
sepoltura in tutta fretta. La credenza durava tuttavia in pieno
Rinascimento, e nel secolo XVIII non era ancora del tutto dileguata.

Il diavolo poteva a posta sua assumere forme onorate e piacenti, ma non
cessava però d'essere diavolo; fatta invisibile, la diabolicità sua non
cessava di raggiargli da tutta la persona come un influsso maligno.
Anche quando si celava sotto le sembianze di una bella fanciulla, o
sotto quelle di un angelo, della Vergine Maria, di Cristo medesimo,
egli col suo appressarsi turbava e sgomentava l'umana natura, inspirava
ribrezzi inesplicabili, o lasciava dietro sè ansie e terrori profondi.
L'influsso pernicioso poteva rafforzarsi d'assai se egli si lasciava
vedere sotto il proprio suo aspetto, o sotto alcun altro aspetto
mostruoso. Il bravo Cesario mostra, con varii esempii, quanto pericolo
porti la vista del diavolo. Due giovani ammalarono dopo aver veduto il
diavolo in figura di donna; parecchi, dopo averlo veduto, morirono.
Tommaso Cantipratense dice che la vista del diavolo fa ammutolire.
Dante, giunto in presenza di Lucifero, divien _gelato e fioco_, non
muore e non è vivo. Nè ciò deve far meraviglia se si pensa che alla
donna bianca e ad altri spettri fu spesso data facoltà di uccidere con
lo sguardo e con l'aria del volto.
Infinite erano le forme sotto cui il diavolo poteva celarsi, e
infiniti gl'inganni che per esse poteva fare altrui; ma c'era pure
chi, come san Martino, sapeva scovarlo sotto le forme più inusitate
e più ingannevoli. Scoperto, il diavolo travisato si dileguava
improvvisamente, o riprendeva l'aspetto suo consueto.
Questa era la natura fisica del diavolo: della morale non parlo ora,
giacchè noi la vedremo esplicarsi nei capitoli seguenti. Dirò solo che,
contro alla sentenza di san Tommaso d'Aquino, il quale non gl'imputa
altro peccato che la superbia e l'invidia, la opinion popolare ha
regalato al diavolo tutti e sette i peccati capitali.


CAPITOLO III.
NUMERO, SEDI, QUALITÀ, ORDINI, GERARCHIA, SCIENZA E POTENZA DEI DIAVOLI.

Parlar del diavolo, come se il diavolo fosse uno solo, non è esatto:
i diavoli erano molti, e quando si dice diavolo, al singolare, s'ha a
intendere il principe loro, oppure s'ha a intendere la diabolica razza
tutta intera, collettivamente presa, e rappresentata dall'individuo.
I diavoli, non solo erano molti, ma erano innumerevoli. Si ammetteva
generalmente dai teologi che degli angeli la decima parte si fosse
ribellata a Dio; ma ci fu chi non si contentò di una supputazione così
vaga, e sottopose il popolo infernale a regolare censimento. Un teologo
più diligente degli altri, approfondito l'esame della cosa, trovò che i
diavoli dovevano essere non meno di 10,000 bilioni.
Per tanta gente ci voleva del posto, e perciò le sedi dei diavoli erano
due, la sfera dell'aria, e l'inferno; quella perchè avessero agio di
tentare e tormentare i vivi, questa per punizione lor propria, e perchè
dessero ai morti il meritato castigo. La sede aerea era loro concessa
solo fino al dì del giudizio: pronunziata la finale sentenza essi
dovevano tutti stiparsi in inferno per non uscirne più mai.

I diavoli non erano tutti di una qualità e di una condizione. C'erano
diavoli acquatici, che si chiamavano Nettuni; ce n'erano di quelli
che abitavano nelle spelonche e nelle selve, ed erano detti Dusii;
c'erano gl'Incubi, i Succubi, ecc. Inoltre non tutti avevano le
stesse attitudini: questo riusciva meglio a far la tal cosa; quello
riusciva meglio a far la tal altra. Di qui la divisione del lavoro e
la necessità di un certo ordinamento sociale. Parve a taluno che fra
i demonii, i quali appunto personificano il disordine e la confusione,
un ordinamento così fatto non ci dovesse, nè ci potesse essere; ma tale
non è la opinione di san Tommaso e dei teologi più accreditati, i quali
vogliono ci sia una gerarchia fra i diavoli, come c'è una gerarchia
fra gli angeli rimasti fedeli. Anzi la gerarchia dei diavoli parrebbe
più salda e più intera che non quella degli angeli, perchè, mentre
quelli hanno un capo che sta sopra tutti, ed a tutti comanda, questi
non l'hanno, o l'hanno solamente in Dio, che è monarca universale e non
loro soltanto. Principe e monarca dei diavoli è Beelzebub, secondo si
afferma negli Evangeli di Matteo e di Luca, e si tiene dai teologi in
generale; ma bisogna dire che qualche incertezza regna a tale riguardo.
Alcuna volta comparisce capo Satana, alcun'altra Lucifero, e Dante,
forse per tôrsi d'impaccio, fa di Satana, di Lucifero, di Beelzebub un
solo e medesimo diavolo, contrariamente alla opinione di altri, che ne
fanno tre diavoli distinti e non eguali in potenza fra loro.
Di ordini diabolici si parla già nel così detto Libro di Enoc,
anteriore al cristianesimo, e se ne parla poi nel Nuovo Testamento.
San Tommaso fa espressa menzione di diavoli superiori ed inferiori
e di ordini gerarchicamente costituiti, senza entrare per altro
in troppi particolari. Ma un tale riserbo, se poteva convenire ai
teologi in genere, non conveniva ai demonografi in ispecie, e a quanti
attendevano a studio o a pratica di magia. A tutti costoro importava di
conoscere esattamente la gerarchia diabolica, e insieme la condizione
e le operazioni di ciascun ordine in essa compresa, anzi, quando
fosse possibile, di ciascun singolo demonio. Del resto il principio
dell'ordinamento non fu da tutti inteso ad un modo, e se alcuni Padri
pensarono che gli ordini si distinguessero secondo le varie specie di
peccati che i demonii promuovono, altri credettero si distinguessero
secondo il grado della potenza e la qualità dell'azione.
Dante chiama Lucifero imperatore del doloroso regno: per lui l'universo
si spartisce simmetricamente in tre grandi monarchie, la celeste in
alto, l'infernale in basso, l'umana tra le due, nel mezzo. Ma questo
concetto di un regno satanico non è un concetto proprio di Dante, e
neanche del medio evo, sebbene nel medio evo acquisti il massimo di
pienezza e di precisione. Esso già si trova negli Evangeli e negli
scritti di alcuni Padri, e di qui venne l'uso di attribuire a Lucifero,
quali insegne della sua potestà, scettro, corona e spada. In più di una
leggenda ascetica Satana appare seduto in un trono eccelso, cinto di
regia pompa, accompagnato da grande stuolo di ministri e di seguaci.
E si andò tant'oltre in questa fantasia da immaginare a dirittura
una corte satanica, simile in tutto alle corti dei gran principi
della terra. Nel libro magico di Giovanni Fausto, di quel Fausto la
cui formidabile istoria diede argomento al capolavoro del Goethe, si
legge che re dell'inferno è Lucifero, che Belial è vicerè, che Satana,
Beelzebub, Astarotte e Plutone sono governatori, che Mefistofele con
altri sei sono principi, e che nella corte di Lucifero si trovano
cinque ministri, un segretario e dodici spiriti familiari. In altri
libri magici e demonologici è fatto ricordo di duchi, di marchesi,
di conti infernali, e di ciascuno è detto appuntino quante legioni di
diavoli abbia sotto i suoi ordini.
Legioni e capi formano un esercito. I demonii sono di lor natura
spiriti militanti, e la milizia loro si contrappone alla milizia del
cielo. Qual meraviglia che una tal milizia s'immagini simile in tutto
alle milizie terrestri? Nella leggenda della beata Maria di Antiochia
si vede, di nottetempo, passar sopra un carro il re dei demonii,
circondato e seguito da innumerevole esercito di cavalieri. Pietro il
Venerabile (m. 1156) narra di una immensa turba di guerrieri diabolici,
armati di tutto punto, che passò una notte attraverso un bosco. E
quante volte non si videro le legioni armate trasvolar come nembi per
l'aria?
Se l'inferno era un regno, e se Satana aveva, come re, la sua
corte, non parrà strano che in tal corte si tenessero consigli, si
esaminassero questioni, si pronunziassero giudizii e sentenze, nè
che, di tanto in tanto, Satana, desideroso di svago, movesse con parte
de' suoi seguaci a qualche caccia furibonda traverso le foreste della
terra, sbarbando nel corso gli alberi secolari, e spargendo all'intorno
il terrore e la morte. Con meno impeto, ma non sempre con minor danno,
cacciavano in quei tempi i principi d'ossa e di polpe. Come re, Satana
pretendeva l'omaggio di chi si dava a lui.
Circa il sapere dei demonii i teologi non vanno troppo d'accordo,
sebbene si ammetta da tutti che l'intelletto loro siasi ottenebrato
dopo la caduta, di maniera che, se vince ancora, e di molto, l'umano,
è di gran lunga inferiore all'angelico. Conoscono le cose passate e
le presenti, anche più occulte; ma le presenti Dio può sempre, quando
il voglia, celarle loro. Alcuni Padri asserirono che Satana ignorò
molte cose attinenti a Cristo e al mistero della sua incarnazione,
o, a dirittura, che non riconobbe in Cristo il dio fatto uomo. Tale
ignoranza gli costò cara, perchè, procacciando egli la ingiusta morte
di lui, diè luogo all'opera della redenzione e compiè la propria
rovina. In fatti nell'Evangelo di Matteo, Satana dice a Cristo: “Se sei
figliuolo di Dio fa che queste pietre si convertano in pani;„ parole
che mostrano come egli non abbia sicura contezza di colui che tenta.
I demonii conoscono tutti i secreti della natura; ma conoscono essi
egualmente quelli dell'animo umano? Possono essi penetrare nell'intimo
della coscienza, spiare i pensieri e gli affetti nostri? Anche su ciò
le opinioni sono divise. Parve a taluno che se tale facoltà fosse loro
concessa, l'uomo sarebbe tutto in loro balía e senza possibile difesa
contro le suggestioni e le tentazioni. E in vero, fate che io abbia
cognizione piena e sicura dell'animo di un uomo, e quell'uomo, per poco
che l'ingegno mi ajuti, io potrò governarlo a mio modo. Perciò molti
affermarono che i demonii non possono veder l'animo umano, ma solo da
segni esteriori argomentano quanto in esso si muove, facendo così, con
accorgimento incomparabilmente maggiore, ciò che anche l'uomo può fare.
Altri invece pensarono che i demonii leggessero nell'animo nostro come
in un libro aperto, e di questa opinione è il principe dei teologi, san
Tommaso d'Aquino. Qualcuno prese la via di mezzo.
Così Onorio Augustodunense (m. dopo il 1130) pretende che i demonii
conoscano le male cogitazioni degli uomini, ma non già le buone. Fatto
sta che più di un povero esorcista, mentre si affaticava a cacciare
il diavolo fuori del corpo di un indemoniato, ebbe la mortificazione
di sentirsi recitare _coram populo_ dal maledetto la lista de' peccati
suoi più secreti, compresi quelli di pensiero.
Sanno i diavoli il futuro? Altra ingarbugliata questione. I più dei
teologi dissero che no, e con ragione, sembra; giacchè, se sanno il
futuro, come sanno il presente e il passato, in che mai la scienza
loro è diversa dalla scienza di Dio? E come può Dio patire che i
diavoli conoscano anticipatamente quant'egli sarà per fare nei secoli
dei secoli? Una tal cognizione non dovevano essi avere nemmeno prima
della loro cacciata dai cieli, perchè se l'avessero avuta, sapendo
come la cosa doveva andare a finire, non si sarebbero ribellati. In
fatti si dice che gli angeli buoni non hanno neppur essi cognizione
diretta del futuro, ma in tanto lo conoscono in quanto lo leggono nella
mente di Dio, e in quanto Dio concede loro sì fatta lettura. Anche in
ciò del resto si trova modo di conciliare le opposte ragioni. Origene
voleva che i demonii argomentassero il futuro dagli aspetti e dai
movimenti degli astri, opinione non troppo conciliabile, parmi, con
quella di Lattanzio, che dell'astrologia faceva appunto una invenzion
dei demonii. Sant'Agostino credeva che i diavoli non conoscessero per
vision diretta il futuro, ma in grazia della facoltà ch'essi hanno di
tramutarsi da luogo a luogo con più che fulminea velocità, e in grazia
ancora dell'acume dei loro sensi e del loro intelletto, potessero
argomentarlo, immaginarlo, indovinarlo. San Bonaventura afferma che non
conoscono le cose future contingenti, ma bensì quelle che obbediscono a
leggi certe, avendo essi pienissima notizia del corso della natura.
I diavoli avevano a mente dunque tutte le scienze, e gli è
probabilmente per ciò che la Chiesa non mancò mai, ogniqualvolta un
uomo di scienza fece manifesta a' suoi simili qualche gran verità, di
gridare: Dálli al diavolo! e di bruciarlo vivo potendo. Tuttavia Dante
nega che i demonii possano filosofare, _perocchè amore è in loro del
tutto spento, e a filosofare... è necessario amore_. Ciò non toglie
che lo stesso Dante faccia argomentare in assai buona forma il diavolo
che se ne porta l'anima di Guido da Montefeltro, indebitamente assolto
da papa Bonifacio VIII, e gli permetta di chiamarsi da sè stesso un
_loico_, non altrimenti che se fosse un dottor di Sorbona. Dicesi (e
il famoso Giovanni Bodin lo scrive nella sua _Demonomania_) che il
celeberrimo Ermolao Barbaro, patriarca di Aquileja (m. 1493), evocò una
volta un diavolo per sapere da lui che cosa Aristotile avesse inteso
di dire con la sua entelechia. Ad ogni modo, se ignaro della buona
filosofia, il demonio doveva essere assai versato nella sofistica, anzi
maestro d'essa; al quale proposito va ricordata la spaventevole storia
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Il Diavolo - 04
  • Parts
  • Il Diavolo - 01
    Total number of words is 4613
    Total number of unique words is 1668
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    49.6 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 02
    Total number of words is 4566
    Total number of unique words is 1799
    31.7 of words are in the 2000 most common words
    46.9 of words are in the 5000 most common words
    55.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 03
    Total number of words is 4570
    Total number of unique words is 1728
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    52.2 of words are in the 5000 most common words
    60.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 04
    Total number of words is 4632
    Total number of unique words is 1715
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 05
    Total number of words is 4587
    Total number of unique words is 1826
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 06
    Total number of words is 4551
    Total number of unique words is 1752
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    50.2 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 07
    Total number of words is 4562
    Total number of unique words is 1916
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    49.0 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 08
    Total number of words is 4677
    Total number of unique words is 1811
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    53.8 of words are in the 5000 most common words
    61.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 09
    Total number of words is 4633
    Total number of unique words is 1797
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    53.1 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 10
    Total number of words is 4550
    Total number of unique words is 1865
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    50.7 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 11
    Total number of words is 4596
    Total number of unique words is 1850
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    49.6 of words are in the 5000 most common words
    56.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 12
    Total number of words is 4522
    Total number of unique words is 1828
    32.3 of words are in the 2000 most common words
    46.3 of words are in the 5000 most common words
    52.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 13
    Total number of words is 4663
    Total number of unique words is 1795
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 14
    Total number of words is 4603
    Total number of unique words is 1773
    40.5 of words are in the 2000 most common words
    55.2 of words are in the 5000 most common words
    62.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 15
    Total number of words is 4567
    Total number of unique words is 1756
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    59.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 16
    Total number of words is 4525
    Total number of unique words is 1771
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Il Diavolo - 17
    Total number of words is 925
    Total number of unique words is 498
    40.0 of words are in the 2000 most common words
    52.1 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.