Il Designato: Romanzo - 12

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tali circostanze. Angela Tintaro venne poi, maestosa e raccolta, nella
sua andatura di matrona..... Quindi mio suocero, Pietro Folengo,
partito la mattina da Pallanza qualche ora prima di me,--si
pavoneggiava in una solennità retorica, nella quale il sentimento era
muta parola, e aveva composto il viso a una maschera tradizionale....
Ettore Caccianimico, anche lui arrivato con Pietro, passava tra le due
ali del pubblico sbirciandole con disdegno: era una delle poche figure
maschili che svelassero qualche cosa di nobile e di severo... Confuse
poi fra persone sconosciute, vidi la famiglia Cortalancia,--tre
signorine in ordine di statura e d'età--colla madre enorme di
corpulenza; e quella bruna signora, i cui occhi sembravan così teneri
di passione da racchiudere un poema in uno sguardo; giovanotti
eleganti, che avevano sperato di sedurmi Lidia in quindici giorni;
parecchi ufficiali.
Allo scoprirsi dei curiosi, il feretro ricomparve. Mi sembrava
stranamente lungo e sottile, un'orribile scatola adattata al corpo di
Laura teso come una corda dall'ultima febbre.... Quale strana
solennità doveva riflettere ora quel viso ch'io aveva baciato e sul
quale tante espressioni di speranze e di spasimo eran venute
succedendosi!
Le membra già guardate con desiderio, ricoperte di seta, profumate con
sapiente civetteria,--dovevano incutere lo spaventoso rispetto del
mistero cui erano in preda; s'io avessi potuto afferrar quelle braccia
che m'avevano più volte ricinto il collo, le avrei sentite rigide come
spranghe di ferro, gelate per l'inazione del sangue, preste a
chiazzarsi di livide macchie, domani mutate in piaga orrenda,
formicolante di vermi....
A tutto questo il mondo aveva dato il nome di riposo eterno....
Una scossa della carrozza troncò il filo dei pensieri e mi richiamò
all'osservazione fredda.
Il corteo s'era formato di nuovo e riprendeva il passo lento, ormai
senza speranza d'altri indugi prima della tomba.
Ricominciava a piovere; ma non ve n'era bisogno perchè il numero dei
dolenti s'assottigliasse dopo la funzione religiosa; parecchi erano
scomparsi, appunto quelli che l'indomani avrebbero detto di non aver
potuto seguire oltre il funerale, perchè troppo, troppo era stato lo
schianto!
Le tetre vetture a molle dalla sagoma antica ricoveravan diverse
signore; una beghina, rimasta addietro, mi venne presso a recitare il
de profundis, con sì terribile accento cavernoso da produrmi i
brividi. Alzai la tendina a guardarla; era piccola e tutt'avvolta in
uno scialle nero, dal quale spiccava netto un profilo arcigno e lurido
insieme, con enorme naso, con labbra penzoloni, che sovrastavano il
mento secco, breve, angoloso. Pareva fervorosissima; aveva spenta la
candela per rivenderla a miglior prezzo.
La coorte lugubre s'era internata per vie che a stento riconoscevo:
l'abitudine non mi aveva familiarizzato se non colle vie più ricche e
più ilari, e ritrovandomi in quartieri operai, dove diversi erano il
moto, il vociare, l'incrociarsi dei carri, subivo l'impressione d'una
novità spiacevole.
M'accorsi che si accelerava il passo; la pioggia, minacciando di farsi
larga, spingeva quell'accozzaglia di gente, la quale aveva furia di
compiere il pio officio e sbarazzarsi del cadavere increscioso.
Laura avrebbe trovata la terra fradicia; i fiori deposti sulla tomba
si sarebbero sfogliati innanzi tempo.
Allo sportello, d'un tratto, la beghina cessando il mormorio rauco,
gettò un'occhiata innanzi per assicurarsi non la vedessero, e
scomparve dentro una porticina, che menava alla sua soffitta; pratico
espediente, quello di prendere alloggio sulla via del cimitero, per
risparmiare la fatica del ritorno!
Si presentiva dovunque l'avvicinarsi di uno scroscio formidabile
d'acqua; ad ogni poco un carro passava di corsa, romoroso e
traballante; i cocchieri immobili sotto la pioggia masticavano
bestemmie; e lentamente quell'aria pregna d'elettricità mi si
comunicava, producendomi a un tempo una strana sfinitezza di tutto il
corpo, e l'atonia del pensiero, nel quale s'ingrandiva la necessità
assoluta di giungere.
Quanto m'era passato sotto gli occhi fino allora, non m'aveva data
idea alcuna della morte, come se l'esteriorità di quella pompa, la
lentezza di quell'andare, m'avessero diminuita, poi fugata interamente
la sensibilità acuta di cui soffrivo sul primo istante.
La sensibilità rivenne con forza quando m'avvidi ch'eravamo fuori
delle mura e i cavalli non battevano più il selciato ma il terriccio
d'un viale. Guardai dallo sportello.
Il cimitero a marmi di colore alternato, coi pinnacoli, e la strana
forma che pareva stender le braccia verso la città,--era di fronte a
noi.... Sui lati del viale, dei mendichi cenciosi e storpi
continuavano la cantilena delle prefiche; vidi in quell'istante Ettore
Caccianimico fissarne uno curiosamente, da capo a piedi, e negare
l'elemosina che quegli domandava.
La mia carrozza si fermò.
Il convoglio funebre entrava nel cimitero, piegava a destra,
scompariva dietro i primi cipressi.
Allora provai tutta la sensazione smisurata dell'irreparabilità; non
avevo sofferto abbastanza. Volevo vedere il feretro calare nella fossa
urtando le pareti, e ascoltare il romor della terra che vi si gettava
sopra, fino a eguagliare le altre tombe intorno, e la pioggia cadervi,
penetrare sottilmente nelle zolle, anticipare la dissoluzione di Laura
Uglio.
Spalancai lo sportello, entrai nel cimitero, quasi attirato da una
gran vampa giallastra che bruciasse là dove il feretro era scomparso.
L'orizzonte oltre le tombe e i cipressi, era stretto e livido.


XVIII.

E sull'orizzonte, delle piccole figure cupe spiccavano presso il carro
funerario, spoglio ormai, e nudo come uno scheletro.
Ero per dirigermi laggiù a corsa, perchè una più lunga attesa avrebbe
sfrenato un urlo dalla mia bocca serrata e contorta.... Un uomo, in
abito nero, staccandosi dal gruppo di quelle piccole figure, mi tagliò
la strada, mi afferrò per il braccio, dicendomi:
--Torna indietro! Sei smunto come un cencio lavato. Prima che ti
vedano!--
Restai immobile a guardar Gian Luigi.
--Hai la carrozza fuori?--egli continuò.--Andiamo.--
Le parole fredde e ragionevoli mi produssero l'effetto del lampo a due
passi da un precipizio. Obbedii mutamente, ricondussi Gian Luigi fino
alla mia carrozza, nella quale entrai, mentre l'altro dava al
cocchiere il proprio indirizzo. Lo scroscio d'acqua paventato si
scatenò allora con terribile veemenza, e dopo l'acqua una gragnuola
fitta, che danzava sinistramente sul coperchio della vettura,
minacciando d'interrompere la nostra corsa. Gian Luigi aveva su di me
in quella contingenza l'impero della calma sopra la passione
disordinata.
Ci guardavamo in silenzio pallidi tutt'e due; io vergognoso d'essere
stato sorpreso all'atto di commettere una follia da un uomo che non
consideravo più come amico intimo.
--Sei arrivato stamane?--domandò Gian Luigi dopo un istante.
--Sì,--risposi.
--Non sapevi ch'era ammalata?
--Sì,--ripetei.
--Perchè sei partito?
--Dovevo.... Ha sofferto molto?--
Gian Luigi non rispose: guardò fuori, dove la gragnuola aveva
spopolate le vie totalmente.... Mi pareva ch'egli assumesse un tono da
giudice affatto insopportabile, considerandosi in diritto di non
rispondere alle mie domande.
Arrivammo; pagai il cocchiere e seguii Gian Luigi.
Un servo in anticamera ci precedette verso la sala; ma il Sideri
accennò la porta del suo studio, che il servo aperse e richiuse dietro
di noi....
Strano gabinetto da lavoro, in cui la nota dominante era il bianco! Le
decorazioni, la pendola di porcellana, alcune statue, il raso dei
mobili, la scrivania, erano bianche, producendo un chiarore ampio e
senza penombre.... Ne ricevetti un'impressione sgradevolissima, non
volendo allora giustificar quella bizzarria col solito amore del nuovo
che produceva tanti errori d'estetica in Gian Luigi.
Egli mi accennò una poltrona, e dopo avere spalancate le imposte
socchiuse, mi si rivolse, dicendo:
--Io parto questa sera medesima. Andrò a Parigi e a Londra. Ti prego
quindi di pazientare finchè abbia dati gli ordini necessari.
--È una risoluzione improvvisa?--domandai.
--Meditata. Ho bisogno di stordirmi per alcuni mesi e con quest'ultima
catastrofe non potrei restare in Italia più oltre.
--Quale ultima catastrofe?--
Gian Luigi espresse collo sguardo tutta la dolorosa maraviglia di cui
era capace.
--La morte di Laura,--pronunciò quindi.
Io m'alzai di scatto dalla poltrona e posi una mano sulla spalla di
Gian Luigi.
--Ah dunque!--esclamai.--Perchè non ti sei confidato a me?--
Egli mi squadrò da capo a piedi, con espressione tra l'ironico e il
disdegnoso.
--Ho l'occhio troppo esercitato per commettere simili
errori,--disse.--Tu hai una stranissima opinione dei tuoi amici,
dacchè non sei più libero, e a mio riguardo non ti sei contenuto come
per l'addietro.... Tu.... hai dubitato di me, hai sospettato in me le
intenzioni più assurde e più maligne, hai chiaramente dimostrato che
vedevi in me un importuno....
--Se tu sapessi,--mormorai, lasciandomi ricadere nella poltrona,--se
tu sapessi la tremenda condizione d'un marito! Sì, certo io ho
dubitato di te, come di tutti.... Ma una tua confidenza poteva
rischiararmi e togliermi i sospetti.
--Quando ho pensato di farlo,--rispose Gian Luigi, sedendosi presso la
finestra,--non era più giusto.... L'amore, cominciato da uno scherzo,
era diventato tragico, mi dava troppi dolori e troppe ansie per
poterne discorrere come di un'avventura qualunque. Inoltre, io sapeva
quel che tu andavi meditando....
--Cioè?--domandai con un presentimento.
--Potresti negarmi che tu hai ritardato un viaggio per la sola
speranza di afferrar quest'anno l'occasione rifiutata l'anno
scorso?... Devi ricordare che io mi congratulai un giorno per la tua
improvvisa ricomparsa in casa Uglio; come seppi quello, seppi il
resto: una passeggiata ai giardini, mezz'ora dopo che ne ritornavi; un
incontro in un negozio; una sollecitudine morbosa e inconcepibile per
la salute d'una persona alla quale avevi dimostrata un'antipatia quasi
grottesca. Non era difficile tirar la deduzione da queste premesse; e
la deduzione escludeva ogni confidenza.--
Chinai il capo sotto il peso di quella duplice rivelazione. Io m'era
ingannato come marito e come amante! Come marito perchè avevo
interpretate le tristezze di Gian Luigi, la sua ostinazione a non
visitarci cogli altri--quali corollarî d'un disegno inconfessabile,
quali astuzie per goder meglio dell'intimità di Lidia, laddove
un'altra donna era la segreta causa di quella condotta. Come amante,
perchè la mia vanità ridicola aveva dato alle parole e agli atti di
quell'altra donna un significato pericoloso e lusinghiero, mentre essa
mi considerava un buon amico e mi voleva tale in casa sua....
Sentii una triste vergogna per il lungo periodo di sospetti onde aveva
offesi Gian Luigi e la povera Laura.... Mi levai e dissi stendendo la
mano:
--Io ti chiedo perdono di tutto!--
Gian Luigi prese la mia mano e la strinse fortemente:
--No,--egli rispose,--non c'è bisogno di perdono. Ho ben compreso che
tutto è sorto per un'allucinazione sciagurata. Credevi di non essere
amato, come credevi d'amare chi non dovevi; ora colle mie spiegazioni
sai a che devi tenerti....
--Io sono umiliato--dissi--del mio stesso pensiero. Tu parti con
quest'ultima nota sgradevole del mio carattere e le scuse non
basteranno a cancellarla. È deciso che tu parta?
--Stasera medesima,--fece Gian Luigi corrugando la fronte. Aggiunse
sùbito, con uno schianto:--Non posso rimanere, capisci? Ho quel viso
innanzi agli occhi dovunque, per la casa, per le vie, nei ritrovi;
dovunque.... Ella ha sofferto come una martire, è stata capace
d'eroismi....--
S'interruppe, diede una scrollata di spalle, guardando fuori della
finestra per impedirmi di scorgere il velo profondo di dolore che gli
si era steso sul volto.
--Se tu rimanessi,--mormorai,--io non andrei oggi a Pallanza, e ti
terrei compagnia per quanto valgo...--
Gian Luigi volse la testa con un movimento d'interesse.
--Perchè,--aggiunsi,--tu parti così solo, così agitato, che i luoghi
nuovi o vecchi, qualunque siano, saranno incapaci a svagarti....
Potresti ritardare, poi venire con me a Pallanza, e di là, quando noi
partissimo, intraprendere il viaggio insieme, senza meta.... Anche per
il mondo: una specie di fuga come tu vuoi, sarebbe il tema di molte
congetture assai dannose.
--Credi?--fece Gian Luigi, colpito dalle mie osservazioni.
--Non si tratta che di un ritardo,--incalzai.
--E tu rimarresti?
--Non ho che a spedire un telegramma.
--Accetto!--disse Gian Luigi semplicemente.--Ciò che mi atterrisce è
la solitudine.--
Susseguì un breve silenzio; mi rimisi a sedere nella poltrona,
osservando con rapidità come le cose fossero mutate in poche ore,
maravigliando per la rassegnazione venuta nel mio animo a prendere il
posto d'una momentanea follia.
--Io non vorrei,--soggiunse Gian Luigi,--che questa tua decisione
fosse male interpretata.
--Da mia moglie?
--Innanzi tutto....
--Non importa!--mi sfuggì.--Posso scrivere e spiegarmi.... Lidia è
fiduciosa.--
Dovetti fare uno sforzo per non dare alle parole un'intonazione
sarcastica; inutile sforzo, quando Gian Luigi aveva intuite le
modificazioni verificatesi in un anno.
Quella sera medesima, ritornando verso casa, io pensava d'essermi
assunto un compito ben difficile nel voler sanare la piaga onde il
cuore di Gian Luigi sanguinava. Egli s'era tosto richiuso in una
diffidenza egoistica, forse giustificata dalla leggierezza della mia
precedente condotta; nulla più accennava in lui l'amabile gentiluomo
pronto al motteggio e all'ammirazione, all'entusiasmo e alla critica
per quanto si vedeva intorno....
Era venuto a teatro, e alle prime battute dell'orchestra il suo volto
aveva significata una così intensa sofferenza di ricordi ch'io gli
aveva proposto d'andarcene sùbito; al Circolo, non aveva giuocato,
limitandosi a sorbire una tazza di tè nero, la quale doveva
procurargli una notte d'odiosa insonnia; era rincasato verso il tocco,
mentre per abitudine, verso il tocco entrava al Circolo, ritornando
dalle partite con Lidia; gravi sintomi d'assorbimento morale, contro
cui non sarebbe valso alcun tentativo di reazione. Egli aveva in animo
d'assaporare fino alla fine il cordoglio insuperabile per un passato
perdutissimo, rifacendosi col pensiero chi sa quante volte all'ultimo
periodo tragico onde il primo periodo ridente era stato concluso.
S'io avessi istituito un paragone fra quella specie di sofferenza e la
mia, avrei trovato quanto la mia fosse più greve perchè più volgare.
La morte di Laura era valsa a coprirmi di ridicolo, comechè io mi
fossi martoriato, esaltato, disperato, credendo di perdere un'amante,
laddove mi dovevo presto accorgere ch'io aveva perduta semplicemente
una conoscenza piacevole; non solo, ma potevo (forzando con cinismo il
passato vivo d'una donna morta), ricostruire quel tempo in cui tutti i
desiderî e i sogni risvegliatimi da Laura, si sapevano intorno a me,
eran comentati da lei nei convegni con Gian Luigi, ai quali si recava
mezz'ora dopo avermi lasciato....
E forse, il danno s'estendeva oltre. Angela Tintaro, per esempio, con
quell'arte pettegola di cui aveva date prove inconfutabili, conosceva
certo l'amore di Gian Luigi; quale sarcastico sorriso dovevo io averle
provocato lasciandomi sorprendere ai Giardini con Laura,
nell'intermezzo fra l'uno e l'altro appuntamento del Sideri! Ma,
onestamente, Angela Tintaro ne aveva approfittato per denunciarmi a
Lidia e tentare un po' di discordia, della quale Angela si prometteva
di giovarsi.
Ancora: Ettore Caccianimico ignorava forse tutto questo?
La figura d'Ettore mi parve la più odiosa fra quante avevan
rappresentata la triste farsa. Egli s'era divertito alle mie spalle,
costringendomi a riveder Laura, tormentandomi prima coi dubbi sulla
salute di lei e poscia con le assicurazioni arbitrarie ch'ella sarebbe
guarita, mi avrebbe raggiunto in campagna, mi si sarebbe offerto il
mezzo di riavvicinarla....
Perchè s'era permessa una simile condotta, Ettore Caccianimico?
Da ultimo io stava per soccombere al peso della fatalità. Avevo
sperato d'essere un marito accorto ed ero semplicemente un marito,
pescatore di granchî colossali.... No; sarebbe stato assurdo negarlo:
Lidia aveva un confidente, il quale andava trasformandola,
insegnandole come resistere alle avversità del matrimonio, coltivando
in lei una nuova tendenza a mostrarsi fredda per il bene ed il male
ch'io poteva causarle....
Stabilita questa verità, ero cascato nella prima trappola aperta sul
mio passaggio. Il conte Gian Luigi Sideri era giovane, elegante,
conosciuto, artista; e per ciò m'ero fermato a lui.... A un tratto,
senza ch'io cercassi, la soluzione dell'enigma mi si presentava: sì,
Gian Luigi aveva in cuore una donna, tradiva un amico, tesseva il suo
quinto o sesto adulterio: ma con Laura Uglio, colla quale era stato in
intimi rapporti anche prima, contemporaneamente a me!
In tal modo uno dei punti interrogativi onde mi vedevo circondato,
trovava la sua risposta. E l'altro, restava imperscrutabile: con chi
si confidava Lidia e di che si confidava?
Il telegramma spedito a Pallanza per avvertire ch'io rimaneva in città
qualche giorno, provocò una lettera di Lidia, molto breve; una lettera
la quale ostentava dignità, quasi non si volessero indagar le vere
cause del mio indugio a Milano, che non doleva ad alcuno,
apparentemente.
La freddezza informatrice di quelle poche righe, era puerile nel manto
dell'orgoglio offeso. Lidia credeva senza dubbio ch'io avessi trovato
al mio ritorno uno di quei simpatici ostacoli, i quali capitan così
opportuni ai mariti nelle allegre commedie francesi: ella aveva del
mondo l'esperienza acquisita in un gioviale repertorio da teatro,
migliorata dai comenti peregrini di donna Teresa e dal catechismo
ragnato di Pietro Folengo.
Il mattino dopo il funerale, nel cortile di casa Sideri, vidi una
cavalla saura attaccata alla domatrice. Gian Luigi scendeva dallo
scalone, abbottonandosi i guanti.
--Esci?--domandai.
--Venivo a prenderti,--egli rispose.--Andiamo a provare _Steppa_ se
non hai paura di romperti il collo!--
S'avvicinò alla cavalla, accarezzandola sulla fronte; poi salì nel
veicolo, prese le redini dalle mani del servo, e quando mi fui
accomodato al suo fianco, aizzò _Steppa_ che s'incamminò con grande
strepito di ferri sotto l'androne.
--Hai dormito?--domandai.
--Ho lavorato.... Perchè non lavori anche tu? È una consolazione.
--Bene, Severino Boezio! E di che cosa debbo io consolarmi?
--Di tutto....
--Allora, io ti domanderò se non ci fosse qualche lavoro di
consolazione.... preventiva; qualche lavoro che ci consola prima di
quanto non otterremo o non dovremmo ottenere....
--Se ci fosse, non sarei qui!--rispose Gian Luigi che aveva capito.
La prova del cavallo era un pretesto per uscir di casa. _Steppa_
andava benissimo e percorse un lungo tratto fuor della città senza
adombrarsi nè rallentare il suo trotto splendido.... Gian Luigi
appariva meno cupo; incontrato un convoglio funebre che veniva verso
la città, gli diede uno sguardo breve con un sussulto, e lo evitò
rapidamente.
A colazione, dopo aver rimandata la domatrice per un servo, io mi
lasciai trascinare dalla vicenda del discorso, a parlar di Laura; e
con quel bisogno irrefrenabile ch'è proprio delle anime nervose e
veementi, Gian Luigi si lasciò trascinare a confidenze.
Là io lo volevo appunto, a quelle confidenze delicate dalle quali non
venivano a prender luce se non l'anima di Laura, i segreti angoli di
quello spirito inquieto, avido, instabile, perchè aveva un determinato
modo di capire il sentimento, a raggiungere il quale s'era ella
macchiata d'errori, imperdonabili per il mondo.
Rappresentava Laura, a parer mio, un bell'esempio di monogamia
forzata: dalla prima notte di matrimonio, ella aveva compresa la
volgarità di Giorgio Uglio e non s'era creduta per un tale uomo di
dover rinunciare a passioni fallaci ma affascinanti di pericolo e di
cortesia.... Aveva ragionato come io ragionava da qualche tempo:
«Serbarmi fedele tutta la vita a un estraneo? Oggi, domani,
m'imbatterò nell'uomo pel quale l'amore non è vuota parola e il mio
può essere anche una salvezza o un motivo di vivere.... Io dovrò
rinunciare alle sconfinate gioie d'un simile possesso, per che cosa?
per rappresentar nella commedia la maschera della moglie fedele?»
L'utopia sembrava doversi effettuare. Gian Luigi Sideri, arrivato,
dopo infinite delusioni, a Laura Uglio dolente di infinite
delusioni,--era l'uomo pel quale molto ancora una donna avrebbe potuto
contare. Le due stanchezze di vita, le due amare esperienze, s'erano
attratte, sostenute, compenetrate in una passione estesa, cui tutte le
forme dell'amore avevano concorso mirabilmente.... E (questo si doveva
dire sottovoce, perchè il mondo argutissimo non si sbellicasse dalle
risa), per Laura Uglio aveva lavorato Gian Luigi, scrivendo quel
romanzo il quale, se non altro, attestava delle eccellenti intenzioni
e un non volgare uso degli agi.
Poi a Saint-Moritz (dove il mondo argutissimo supponeva Laura in
compagnia di parenti, ed io per crederlo avevo dovuto innamorarmi di
Laura una seconda volta, cioè chiudere gli occhi alla luce), a
Saint-Moritz s'era tessuto un idillio audace, quale lo potevan quei
due, giuocatori all'amor libero con circospezione, ma senza ipocrisie,
e parati a rispondere; là, un primo attacco del male onde Laura doveva
morire, aveva sinistramente richiamati gli amanti alla realtà fredda e
crudele. Il medico, supposto in Gian Luigi un parente di Laura, cioè
un indifferente, s'era creduto in dovere di preavvisarlo che la donna
non avrebbe resistito più d'un anno; e Laura, per caso, aveva
ascoltata la sentenza; e fra quei due, un terzo personaggio era venuto
a collocarsi, spaventosamente afrodisiaco: la morte.
Talchè quando io aveva rivista Laura a Pallanza, ella usciva da un
idillio mutatosi in ridda fàllica, ella era già consapevole della sua
sorte; l'espressione cinica, dura, spudorata, volubile, sorpresa su
quel volto, originava da un disprezzo vasto d'ogni cosa, che non fosse
il suo amore; un tal disprezzo d'ogni cosa, da permettere a Giorgio
Uglio di credersi amato fedelmente, perchè Laura trovava inutile
allontanarlo, non meno inutile che allontanare uno stupido cane il
quale abbia un grottesco modo di mostrare la sua affezione.
Questa la confidenza generale di Gian Luigi, fattami in un'ora di
rievocazione dolorosa, e non rammaricata nei giorni successivi; anzi,
ampliata in modo ch'ebbi a provarne un involontario dispetto.
Attirato dall'argomento, il Sideri parlava con lucidità ed ordine;
semplice dapprima; poi vario d'inflessioni, di parole, di pensieri; un
narratore squisito, un artista di memorie ch'egli sgranava quasi in
capitoli di romanzo.... Perchè il suo racconto aveva un concetto pieno
di orgoglio: Gian Luigi contava nella vita di Laura come un salvatore:
era giunto a tempo, aveva impedito alla donna di perdersi, aveva
trasformata l'adultera in un'amante saggia e devota....
Questo concetto che in altra età mi avrebbe eccitate le risa più
irreverenti, si comunicava al mio spirito; lo comprendevo e lo
ammiravo, dimenticando con Gian Luigi che l'edificio di quell'amore
aveva le basi false, comechè sorte a oltraggio delle consuetudini e
della legge; infine, io considerava Laura una donna libera di sè,
trascurando Giorgio Uglio suo marito, dal quale soltanto la redenzione
sarebbe dovuta venire....
Ma mentre Gian Luigi parlava, per maligna stranezza io smarriva la
visione di Laura, e un dispetto involontario a poco a poco mi offriva
la visione di Lidia; pura ma fredda; onesta ma chiusa; intelligente ma
repulsiva. Nulla avrebbe ella capito di tutto ciò che è passione; io
aveva soffocati per lei i germi di tendenze artistiche, nelle quali
avrei trovati saporitissimi orgogli, e lei non aveva saputo rendermi
l'apostasia in altrettanto amore.
Gian Luigi ricordava con tenera commozione gli ultimi tempi di Laura.
L'elegantissima signora aveva un animo coraggioso fino allo stoicismo;
sapendo che allorchè le forze le fossero mancate, non si sarebbe
riavuta mai più, durava in una lotta spaventosa col male, ogni giorno
lasciando il letto per una crispazione di volontà, facendosi
abbigliare dalla cameriera, uscendo in carrozza, recandosi ai convegni
di Gian Luigi nei quali ogni parvenza di piacere era scomparsa per dar
posto alla matematica sicurezza della fine impendente.
Nuovo rimorso in me, che avevo creduto d'essere amato, d'essere
desiderato da quella moribonda: e n'ero andato superbo come un
collegiale a cui i primi sguardi femminili rimestano tutte le stupide
cattiverie isteriche.
In breve, le confidenze di Gian Luigi mi divennero intollerabili.
Avrei volontieri apprese le doti di Laura: ma leggendole, non dalla
bocca di uno che aveva baciata la sua bocca; non da una viva voce cui
aveva risposta la voce della donna. Poi, rapidamente, io diventava
debitore di Gian Luigi, perchè alla sua rinata intimità non potevo
contraccambiare.... Narrargli i miei dubbî? Mostrargli di quali aspre
delusioni il mio matrimonio fosse già macchiato?... Queste sciagure
eran volgarissime, in fondo; anche un po' ridicole, perchè me le ero
addossate con una scelta inadatta....
E per levarmi d'impaccio, tentai una strada nuova. Diedi ai nostri
discorsi un colore sarcastico: evitai le memorie e i fatti presenti,
per raccontare vicende allegre di cui ero stato attore e spettatore:
Gian Luigi capì ed accettò l'invito, e cinque giorni dopo la morte di
Laura Uglio, alla nostra tavola sfilavan nomi di donne allegre,
episodî amorosi d'una leggierezza aereostatica.... Il Sideri per
l'occasione ricorreva alla lingua francese, narrando con una malignità
semplice e bonaria, la quale valeva meglio d'ogni reticenza....
Il dolore in lui rimaneva, ma senza forma esterna.
Un mattino ch'io m'era recato a casa sua, il servo mi disse che il
signor conte era uscito. Lo aspettai: arrivò all'ora della colazione.
--Perdona,--mi disse.--Sono stato al cimitero.... Se tu vedessi....
non più un fiore, nulla!--
Ma il buon umore tornò presto: l'indomani. Dovevamo pranzare al caffè
ed io v'era giunto, rileggendo per la quarta volta una nuova lettera
di Lidia. Stranissima lettera, considerando lo stato d'animo in cui ci
trovavamo: ad ogni riga, una espressione affettuosa, un roseo
pensiero, un desiderio di rivedermi, una cura della mia salute, e baci
nel commiato.... Io non riusciva a stupirmene abbastanza....
Gian Luigi, che mi vedeva allegro, cominciò co' suoi aneddoti e con
allusioni.... Raccontava di un certo amore tessuto parecchi anni
prima, in campagna, colla giovane moglie d'un senatore.
--Non ho mai incontrata una donna più interessante,--diceva.--Era la
vittima d'un enorme bisogno di mentire; mentiva con tutti, e quindi si
contraddiceva ad ogni piè sospinto.... Ella non scriveva a suo marito
se io non le era al fianco e non la baciavo sui capelli.... Un giorno
che per lei avevo scoperto un bacio nuovo, dietro la nuca, ella
scrisse al senatore la sua migliore lettera; una lettera affettuosa,
desiderosa, graziosa, eccitante.... E il buon uomo non appena mi
rivide, mi costrinse a leggere quella lettera, ch'egli considerava il
capolavoro dell'affetto coniugale, ed io sapeva invece il capolavoro
di tutt'altro....--
Gian Luigi scoppiò a ridere pel ricordo curioso.
Io mi morsi le labbra.
--T'avverto,--dissi qualche tempo dopo,--che domani vado a Pallanza.
--Di già?--fece il Sideri malcontento.--Ti ha scritto la tua signora?
--Mia moglie non mi scrive mai!--risposi.


XIX.

Dannato viaggio!
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