I primi due secoli della storia di Firenze, v. 2 - 13

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necessariamente dovuti valere non solo dell'Autografo,[253] ma ancora,
per quella parte che in esso manca affatto, della copia Gaddiana,
che è assai posteriore, trovammo due ortografie assai diverse, delle
quali riproducemmo non solo le singolarità, ma anche gli errori,
quando erano facilmente riconoscibili e non generavano equivoco.
Dove sembrò veramente necessario, li correggemmo, segnalandoli in
nota. Le parole che mancano nell'originale per rottura della carta,
supplimmo in parentesi quadre, col riscontro di Martin Polono (edizione
d'Anversa del 1574); qualche volta ricorremmo ancora ad altri testi,
dichiarandolo però sempre esplicitamente nelle note. Tutti gli spazi
vuoti, che non ci fu possibile riempire, furono rappresentati da
puntini.
Del merito che negli studi fatti sulla Cronica ebbero i signori
Hartwig, Santini, Alvisi e Rödiger abbiamo piú volte discorso.
Ora dobbiamo ringraziare il nostro amico A. Gherardi dell'Archivio
fiorentino, pel valido aiuto che ci ha dato in questa pubblicazione.
Colla sua grande perizia paleografica, col suo raro e ben noto
acume, egli ha collazionato le stampe coi due codici della Cronica:
aiutandoci non poco anche nelle note dichiarative ed illustrative del
testo. Ci è quindi grato rendergli pubblica testimonianza della nostra
riconoscenza.


CRONICA FIORENTINA
COMPILATA NEL SECOLO XIII

Anni M....
Arrigo secondo imperò anni xvij. Questi fu figliuolo di Currado primo,
ma secondo altra oppenione elli fue suo figliuolo adoctivo e fu suo
genero. Questi, vegnendo in Italia, prese per forza Pandolfo prencipe
di Capova e fecelo mectere in prigione; e un altro il quale avea nome
Pandolfo, simigliante, il qual era conte,[254] sí 'l confermò principe
in luogo di lui.
In questo tempo, del mese di giugnio all'entrante, il decto Arrigo
venne ad hoste sopra la città di Firenze, e puose suo campo,
actendato di loggie, trabacche e padiglioni, nel piano del Cafaggio,
del Vescovado di Firenze, fuori delle mura di San Lorenzo,[255] con
exercito grande di popolo e di cavalieri.[256] Allora i Fiorentini
uscirono fuori armata mano e combacterono con lui e colla sua gente;
e infine elli fue vinto e sconficto, e molti de' suoi vi rimasono
morti, fediti e presi. Ma elli campò fuggendo innaverato.[257] E
de' Fiorentini pochi morirono, ma gran quantità ne furono fediti:
ma tucti sanavano per la virtú d'un bagno ch'era nel decto Cafaggio
e presso alle mura; la quale acqua usciva per condocto del monte di
Fiesole. E questo bagnio fu trovato e facto al tempo de' Romani, quando
hedificarono la città di Firenze. La quale acqua guariva certe malactie
e etiandio i lebrosi, e gli atracti stendeva, e li fediti sanava. E
di questa victoria fare fu capitano messer Ugulino degli Ughi; i quali
gentili huomini fondarono la chiesa di sancta Maria a Ughi in Firenze,
e la chiesa di sancto Martino a Montughi: dov'elli fece la prigione di
xxvij nobili huomini ch'elli prese nel predecto stormo, i quali molta
moneta poi si ricomperarono.
Et allora nacque gran guerra tra loro e' Berteldi, di fedite e di
morte, per una donna de' Lamberti che l'uno e l'altro guardava per
amore; e finalmente ciascuno ne fu consumato d'avere e di persone.
In questo tempo il principe Goctifredi di Buglione, mirabile duca,
venne in Ytalia; e per li Romani fu cacciato da Roma ad Anania.
Nel decto tempo ad Roma fu trovato in una sepultura socterra uno corpo
d'uno giogante morto e non punto calterito, con una scritta a capo in
uno petrone di marmo, che diceva: — Questo giogante avea nome Pallanteo
Brunocto lo figliuolo d'Ulandro.[258] — Et avea una fidita la cui
apritura fu misurata iiij piedi e mezzo, e della sua grandezza era xvij
piedi e oltre. E fulli trovato a capo socto il petrone una lucerna
d'oro, che continuamente ardeva, la quale per vento né per fuocho e
per nullo modo si potea spegnere: lo quale fu morto per la lancia di
Turno[259] giogante.
Ancora nel decto tempo, in Puglia, era una statua di marmo, la quale
intorno al capo avea un cierchio di rame, nel quale era scritto: —
In calendi maggio, levante il sole in tauro, il capo d'oro.[260] — Il
quale verso intese e spuose uno savio huomo saracino del Levante, il
quale era prigione di Ruberto Guiscardo. Elli puose mente nel segnio
della libra, nel levare del sole, e notò il termine di quell'ombra; ove
trovò molto tesoro, il quale egli gli diede per sua recuperatione.
In questo medesimo tempo le chiese di Francia fortemente furono
conturbate per Berlinghieri del Torso, il quale falsamente affermava
che 'l sacramento della Chiesa cioè dell'altare, che noi prendiamo, non
è verace corpo di Cristo ma è figura del sangue di Cristo.

Anni Mlj.
Damaso ij, nato di Roma, sedecte papa dí xxij; vacò la Chiesa dí xj.
Questi tenne et ebbe il papato per forza, e elli subitamente morí di
subitana morte.

Anni Mlij.
Leone x,[261] nato della Magnia, sedecte papa anni v, mesi ij, dí vj.
I Romani per mala usanza adimandarono allo imperadore Arrigo, papa per
sua auctoritade; e il decto Imperadore, non possendo niuno intendere
né conducere che per sua mano volesse pigliare il papato, il Vescovo
di Tulerse,[262] huomo semplice e buono a queste cose:[263] il quale
venuto ad Roma, e la conscienzia sua rimordendoli forte che lla sua
electione non era di ragione, rifiutò, e poi fu legictimamente e di
ragione electo. Il quale poi, dopo la sua sancta e buona vita morí, e
fu sepolto in San Piero honorevolmente.

Anni Mlv.
Arrigo terzo imperò anni xlviiij. Questi venne ad Roma dí xxv di
maggio, e adsediò Tiberi dí iij di giugnio. Et in quest'anno fu per
tucto il mondo quasi ad la croce di levante e alla fine del ponente,
e dall'austa di meriggio insino ad la tramontana, fame e mortalità. Et
in quest'anno morirono piú genti che xx anni dinanzi passati. Nel tempo
di costui apparve nel cierchio della luna, quando era piena, una stella
chiarissima, e cominciò dí xiij inanzi calendi maggio.
Nel tempo di costui, Aldobrando cardinale della Chiesa, il quale fu
facto poi papa Gregorio, fu mandato in Francia per legato. E faccendo
processo in uno concilio contro a certi vescovi corrocti di simonia,
e procedendo contro al Vescovo di ciò molto infamato, et essendo i
testimoni per pecunia corrocti, i quali doveano dire contro a llui, e
non possendo provare la verità; disse il Legato: — Con ciò sia cosa che
la dignità del vescovo sia dono del Sancto Spirito, cessi in questo
facto la inquisitione mondana e facisi la divina: perciò[264] chi
prende vescovado non degniamente fa contro il Sancto Spirito.[265] La
qual cosa sanza paura cominciò a ddire. Avendo decta _Gloria Patri et
Filio_, non poté compiere _et Spiritui Sancto_, rifaccendosi piú volte
da capo; ma privato e disposto del vescovado, pienamente poi il disse.
In quello tempo uno gentile e potente huomo, sedendo intra cavalieri
in uno nobile convito, fu assalito da' topi che decti sono racti; per
la qual cosa essendo i topi raunati sanza numero, niuno tocchavano
se non solamente lui: onde per questa cagione fu portato in mare e
messo in uno bactello e pinto infra l'acqua, e nonostante questo,
tucti i topi del paese vi trassono notando per mare, e tucta la nave
rodeano; e finalmente riposto in terra, da' topi fue tucto mangiato.
E ciò sappiate, che del decto facto non è da maravigliare, perciò che
si truova che in certe terre dove l'uomo è morso dal leopardo, i topi
incontanente in quella parte abondano, e tucti gli pisciano adosso,
sicché quasi vi fanno un lagho, per la qual sozzura si ne seguita
a questo huomo la morte. Ancora si truova che fu uno principe che
per niuna medicina non si poteva aiutare che non fusse consumato da'
mignacti, i quali in nostro volgare sono decti pidocchi; e chi gli
chiama seme d'albero ritroso, cioè seme d'uomo.

Anni Mlvij.
Vectorio secondo, nato della Magnia, sedecte papa anni ij, mesi iij,
dí xviij; vacò la Chiesa dí iij. Questi per paura dello Imperadore
fu facto papa. Elli fece Concilio al tempo d'Arrigo imperadore, in
Toscana, nella città di Firenze; e molti vescovi per simonia e per
fornicatione dispuose della sedia. Questi andando in Francia, dallo
Imperadore gloriosamente fu ricevuto, e presente lo Imperadore cadde
morto.

Anni Mlviiij.
Stefano nono, nato di Toringia, sedecte papa mesi viiij, dí xxvj; vachò
la Chiesa dí j. Questi fu il primo abbate di Montecasino, e morí nella
città di Firenze in Toscana, e quivi fu sepellito, e nella chiesa di
sancta Liperata, allato ad l'altare di sancto Zanobi, a mano sinistra.
Elli dannò ciò che l'altro Papa dinanzi avea facto, sicome heretico, e
fece Concilio in Firenze; e fu sancto.

Anni Mlx.
Benedecto x sedecte papa mesi viiij. Questi, essendo vescovo, fu per
forza chiamato papa, e poi fu cacciato.

Anni Mlxj.
Niccolaio secondo, nato di Borgognia, sedecte papa anni ij, mesi vj,
dí xxvj; vacò la Chiesa dí x. Questi, essendo in Toscana vescovo di
Firenze, in concordia de' cardinali, adpresso la città di Siena, fu
facto papa. Elli fece uno Concilio di cxiij vescovi contro Berringhieri
del Torso, il quale affermava che 'l sacramento dell'altare non era
verace corpo di Cristo. E dicesi che 'l decto Berringhieri in ogni
altra cosa fu savio e diricto huomo, salvo che in questo. Poi fu
correcto di questo errore, e alla fine bene adventurosamente morí. Del
quale ritractamento si fa mentione il dicreto sancto ove dice _Ego
Berringherius_ etc. Poi il decto papa Niccolaio ad Roma santamente
morí.

Anni Mlxiij.
Alexandro secondo, nato della città di Melano, sedecte papa anni xj,
mesi vj, dí xxv. Questi, essendo vescovo di Luccha, in concordia de'
cardinali, fu facto papa. Contro a costui si levò Caldulo[266] vescovo
di Parma, e fu electo papa quasi da tucti i vescovi di Lombardia,
dicendo e opponendo che non si poteva eleggiere papa se non del
paradiso d'Italia. Il quale Caldulo venne ad Roma per due volte con
grande hoste di popolo e di cavalieri, e per forza volle prendere il
papato. Ma poi papa Alexandro, ad priego d'Arrigo imperadore, venne in
Lombardia, e fece solempne Concilio nella città di Mantova, e quivi
pacificò trall'uno e l'altro tucta la discordia. Tornò ad Roma, e
morto, quivi fu socterrato nella chiesa di Laterano.
Nel decto tempo quelli di Normandia, per dispecto del Papa, occuparono
lo reame di Puglia, ed in Campagnia[267] davano gran danno, e
discacciarono per forza Goctifredi duca di Spuleto e la contessa
Mactelda divotissima figliuola di San Piero. Questa contessa Mactelda
fu di tanta potentia che collo Imperadore fece molte e molte bactaglie,
e ebbe piú victorie. E ciò sappiate ch'ell'era ricchissima donna e
di gran possessioni, e tucte l'oferse alla Chiesa del beato Pietro. E
chiamasi ancora al giorno d'oggi il patrimonio di San Pietro.

Anni Mlxxiiij.
Gregorio vij, nato di Toscana del contado di Firenze, luogo decto
Sangiovanni in Soana, sedecte papa anni xij, mesi j, dí iiij; il quale
per la sua sancta vita da' cardinali fu facto papa. Questi fue preso
dal figliuolo di Censo[268] la nocte di Natale, quando cantava la Prima
[messa] a Sancta Maria a Presepe in Roma, e misselo in prigione nella
torre sua. Ma i Romani di ciò furono fortemente adirati; et in quella
medesima nocte presero per forza la torre e disfecerla, e liberarono
il Papa di carcere, e cacciarono il figliuolo di Censo di Roma. Questo
Papa maladisse e scomunicò Arrigo terzo imperadore, in uno Concilio di
ex vescovi, per cagione ch'elli volle rompere l'unitade della Chiesa.
Ma poi, venendo il decto Imperadore al decto Papa in Lombardia, per
molti giorni inanzi, a piedi scalzi, in sulla neve e in su' ghiacci, li
venne a domandare perdonanza; e a pena gli perdonò.
Questo imperadore Arrigo stando in Italia, e' principi della Magnia
venneno e elessero re Ridolfo, il qual era duca di Sansognia. E perché
il Papa ad petitione dello Imperadore non volle fare scomunicatione,
se prima nol conoscesse per ragione; il decto Imperadore, auta[269]
Victoria di bactaglia combactuta contra Ridolfo predecto, si raunò
la corte sua nella città di Brescia, e quanto per lui si poté fare,
anullò e cassò il decto Papa e dispuose ogni suo ordinamento: et a
xxiiij vescovi fece eleggiere papa Guberto, il qual era arcivescovo
di Ravenna, e fu chiamato Clemente terzo. Per la qual cosa il decto
papa Gregorio lo scomunicò di nuovo, e assolvecte tutti i suoi baroni
della fedeltade e del sacramento che avevano a lui facto. Ora advenne
che lo Imperadore, col Papa ch'avea facto, e con quelli che li
fecero electione, venne ad Roma, e quello suo Papa fece consecrare al
vescovo di Bolognia e benedicere, e [a] quello di Modona e di Cervio,
faccendolo [adorare][270] con grande reverenzia; e da lui ricevecte
la corona dello Imperio. E rinchiuse papa Gregorio e adsediollo in
Castelsantagnolo e i cardinali con lui insieme. Ma il valoroso huomo
Ruberto Guiscardo,[271] re di Puglia, venne ad Roma in soccorso del
Papa, e lo Imperadore, sentendo la sua venuta, col suo Papa ch'era in
signoria, e con li suoi vescovi, tantosto si partí di Roma, e fuggí
a Siena la Veglia,[272] avendo già distructa la città Leonina e 'l
Campidoglio. E 'l decto Ruberto diliberò papa Gregorio delle mani dello
Imperadore, con li suoi cardinali, e rimisseli nel palagio di Laterano;
e molti Romani ch'erano colpevoli di decte cose gravemente puní. Poi
il decto Papa n'andò in Puglia col decto Ruberto, e morí nella città di
Salerno, sancto, faccendo Idio molti miraculi per lui.
Nel decto tempo la città di Saragosi in Cicilia fue forte gravata di
grandissimi tremuoti. Per la qual cosa cadde la chiesa maggiore della
terra: e questo fu domenicha mattina nell'ora della terza, dí 10 di
maggio. E tucta la gente che v'era drento morí, salvo il prete e il
diacano e il subdiacano[273] che cantavano la messa: questi non ebbono
niuno male, della qual cosa le genti molto si maravigliarono.
In questo tempo, nel Mlxxx, il decto Arrigo imperadore venne ad hoste
sopra la città di Firenze, e adsediolla xvij dí, uscendo di Siena con
gran forza di sua gente e altra gente raccolta. Et a dí xxj di luglio
feciono la bactaglia con lui, e fue sconficto coll'oste suo.

Anni Mlxxx.
I Fiorentini presero Monte Orlandi[274] a pacti, e poi abacterono le
mura a terra. Ancora andarono ad hoste alla terra di Prato, e ebberlo
per forza di bactaglia, e disfecero le mura e impierono i fossi e
abacterono le fortezze. E pagano di censo lire ccc. per anno, e uno
cero grande alla chiesa di sancto Giovanni Baptista. E messer Oddo
Arrighi degli Amidei ne fu chiamato castellano ad sua vita.

Anni Mlxxxvj.
Victorio terzo sedecte papa anni j, mesi iiij, dí viiij. Questi ebbe
prima nome Disiderio e fue abbate di Monte Casino. E poy fu avelenato
nel sacrificio del calice per uno suo diacano, onde morí. Al costui
tempo si cominciò l'ordine Cartusiense.[275]

Anni Mlxxxviiij.
Urbano secondo sedecte papa anni xj, mesi iij, dí j; vachò la Chiesa
dí xv. Nel costui tempo Baimondo nobile duca di [Puglia][276] con li
cristiani, crociato, andò oltremare e racquistò il sancto sepolcro di
Cristo.
In questo tempo nella città di Mirra,[277] essendo già distructa, da'
cictadini della città di Bari, l'ossa del beato sancto Niccolaio furono
traslatate. Ancora nel decto tempo la grande e nobile città di To[ledo]
in Ispagnia per li cristiani fu tolta a' Saracini. Et in questo tempo
fiorí il valente huomo Anselmo[278] in Inghilterra, il quale fue
in prima abbate e poi vescovo di Conturbiero; il quale di vita e di
scienzia fu maraviglioso. Questo Urbano papa fece il primo Concilio a
Claramonte, nel quale s'ordinò che l'ore dell'uficio di sancta Maria si
diciessono ogni dí, e l'uficio suo si facesse solempnemente il sabato.
Nel decto Concilio s'annuntiò prima anni x[279] con grandissimo pianto,
come Ierusalem era perduta e venuta in servitú de' cani Saracini, e
che lxx^m di cristiani v'erano morti per la difensione della fede; e
sopracciò chiese aiuto e consiglio.
Ancora il decto Papa fece il secondo Concilio in Francia alla città
del Torso, nel quale indusse e provocò quasi tucto l'Occidente, e
spetialmente la gente di Francia, al passaggio d'oltremare: e raunati
furono con Arrigo imperadore, e tennero e per terra e per mare per
lo strecto braccio di San Giorgio e passarono in Gostantinopoli, e
poi arrivarono nella città d'Antioccia. E di questo hoste fu capitano
Goctifredi di Buglione duca di Locteringia e il conte di Bosce,[280] 'l
conte Filippo di Fiandra, il conte di San Gilio e altri assai grandi
e nobili baroni. Et inanzi ch'elli prendessono Antioccia, il beato
sancto Andrea appostolo apparve visibilmente a uno villano saggio
provenzale, huomo semplice e di buona vita, e disse a lui: — Vieni e
mostrami la lancia con che Cristo fu fedito nel fiancho. — Il quale
villano, presa la cictà d'Antioccia, in presentia di R.[281] conte e
del cappellano suo, cavò con uno marrone nella chiesa di san Piero, là
ove gli era rivelato, e quivi trovò la decta lancia; e ciò fu nell'anno
del Mlxxxviiij. E di ciò dubitando molte persone, ch'ella non fusse
la diricta lancia con che Cristo fu fedito, uno cavalieri saggio,
ch'avea nome Bartolommeo, a cui Cristo era apparito, elli certificò
della lancia, la quale era lunga xiij piedi. Elli fece fare uno grande
e maraviglioso fuocho, e pianamente colla lancia in mano passò questo
fuocho sanza nullo dannaggio. E cosí l'oste de' Cristiani, vedendo
il miracolo, confidandosi in Cristo e nella lancia con ch'elli fu
fedito, con isperanza di ben fare andavano inanzi, non dubitando; e
presono per forza la città di Tolomaida, che oggi s'apella Acri, e poi
presono Tripoli, Alexandria e Damiata e il Conio e Castelpellegrino e
quasi tucta la Terra Sancta, salvo Ierusalem; e aportaro a Cesaria. E
stando loro a Cesaria, apparve loro sopra l'oste una colomba candida,
la quale fu fedita da uno sparviere, e cadde in terra, e fulle trovato
socto l'alia diricta una lectera che si conteneva in questo modo: —
Il rege di Charon al duca di Cesaria salute. Generatione[282] canina
viene, giente di tencione, contra i quali parte[283] e per altri la
gente tucta difende: e le decte cose anuntia agli altri cictadini
dintorno da te. — Poi si levò l'oste e andonne in Gierusalemme, e quivi
puosero l'asedio, e per forza l'ebbono. La qual terra è in montagna e
non ha pozi né fonte né fiumi, se non la fonte di silice, nella quale
àe abondevolmente assai acqua. E poi che questa città fu disfacta per
Tito e per Vespasiano, si era grandemente rifacta[284] per uno signiore
ch'ebbe nome Ellio Adriano; ma non la rifece in quello luogo medesimo
dove era posta prima. E ciò sappiate che 'l buono duca Goctifredi
morí in quello hoste, faccendo molte bontadi; e fannone memoria i
libri che parlano di lui, E fu seppellito nella decta città. Et era da
tucti appellato rege e principe. E nel secondo anno della sua signoria
passarono in quello passaggio piú di cc^m. di persone.
In quest'anno, il dí di san Benedecto, fu fondato il nobile munisterio
di Cestella nel vescovado Cabillonese.

Anni Mc.
Pasquale secondo, nato di Bleuda[285] in Toscana, sedecte papa anni
xviij, mesi iiij, dí xxiiij; vacò la Chiesa dí iij.
Nel tempo di costui Arrigo quarto re de' Tedesci con grande hoste
venne in Toscana, per essere coronato dello Imperio d'oriente.[286] E
mandò lectere al Papa e ambasciadori, nelle quali si conteneva ch'elli
rifiutava tucte le investiture de' vescovi e altri cherici, delle[287]
quale s'era facto per adietro grande quistione intra lli papi e li
'mperadori. E mandò a dire che di tucte le decte cose elli e i suoi
baroni voleano con saramento fermare. Onde facto questo per volontà del
Papa, venne ad Roma per suo comandamento. E nell'entrare che Arrigo
fece nella terra di Roma, si li fece incontro tucto il chericato col
popolo e li nobili della cictade; ed entrò dal lato di Monte Mallo col
maggiore honore che mai entrasse alcuno signiore. E 'l Papa si li fece
incontro insino in sulli gradi di fuori delle reggi di San Pietro con
li cardinali e vescovi. E giungendo, lui s'inginocchiò e baciò amendue
e' piedi al Papa. Poi il Papa si baciò con lui in viso e in fronte,
segnandolo e benedicendolo, e rendersi pace. Poi si presono per mano
e venneno insieme insino ad la porta argentea, nel quale luogo datosi
pace insieme....[288] Ma poi che furono ad porta[289] porficha, il Papa
gli dimandò il saramento sopra la quitanza sopra la investitura della
dignità de' cherici. Lo Imperadore, avuto sopra ciò consiglio, si prese
il Papa per forza e li cardinali, e tucti gli misse in prigione, con
favore e consentimento de' Romani. E questo fu nell'anno Mcxiij.
In questo anno i Fiorentini disfecero Monte Gasoli. E Ruberto Tedesco
morí sbavigliando alla tavola; il quale stava nella roccha di Saminiato
del Tedesco vicario per lo Imperadore, e sbandito di Firenze per
sue malvagie opere. Il quale molta guerra di fuocho e di ferro e di
rubagione faceva contro li Fiorentini.
E nel Mcxv anni, del mese di maggio, s'apprese il fuocho in Borgo
Sancto Appostolo in Firenze, e arse insino al Vescovado, e quasi la
maggior parte della Cictade; onde molta gente morí di fuogo.
In questo anno morí la contessa Mactelda, la quale avendo indicato di
suo Toscana e gran parte di Lombardia....[290]

Anni Mcvij.
Arrigo quarto figliuolo dell'altro Arrigo imperò anni xv. Questi, facto
imperadore, prese il suo padre Arrigo e fecelo morire in prigione.
Nel decto tempo Ruberto Guisscardo vinse in bactaglia Alesso e
Cuviano[291] imperadore di Gostantinopoli. Questo Ruberto valente fu
nato di Francia, e venne ad Roma con grande hoste per pigliare la terra
e puosevi l'asedio, e per forza ne fu cacciato. Et allora entrò in
Puglia, ov'egli acquistò uno figliuolo maschio ch'ebbe nome Ruggieri re
di Cicilia, e una figliuola ch'ebbe nome Gostanza, la qua' fu madre di
Federigo secondo imperadore, il quale fu promosso contro a Octo quarto
imperadore. Questo Ruggieri generò Guiglielmo re di Puglia, il quale
in tucti suoi facti fu savio e gratioso sopra gli altri principi del
mondo a quel tempo. Nel costui tempo il regnio di Puglia e di Cicilia
crebbe e abondò di richezze e d'allegramento e di gaudio e letitia piú
che nullo altro reame del mondo: ché questo re Guiglielmo li teneva
in tanta pace ch'elli non actendeano se none a sonare e ad cantare e
danzare. E quasi elli fecero di nuovo un'altra Tavola Ritonda.
Nel decto tempo, poi che papa Pasquale co' suoi fratelli cardinali fu
diliberato della carcere dello Imperadore, contro a llui si levarono
iij papi in diversi tempi e condictioni; ciò fue Alberto Anguulfo[292]
e Teodorico: i quali, advegnia che ne' loro cominciamenti catuno a
decto Papa desse molta briga, l'uno da l'altro erano svariati.[293] E
finalmente tucti e tre 'papi, non degni, da papa Pasquale degnio furono
soperchiati.
In questo tempo lo Re d'Ungheria, admunito da papa Pasquale che facea
contro a llui, rifiutò per lectere bollate tucte le investiture delle
dignità de' vescovi e prelati, i quali gli altri Re ch'erano stati per
adietro erano usati di fare.
In quest'anno fu fondata la gran badia di Chiaravalle, e fuvvi mandato
per abate [Bernardo].
Papa Pasquale, avendo facto pace col decto Arrigo, e lui incoronò
nel campo fuori delle mura. E tornando elli ad casa con li cardinali,
tanta giente li si fece incontro che tucta la terra copría, lodando
e benedicendo Iddio; e fu prima sera buia ch'egli potesse giugnere
al palazzo suo. Poi il decto Papa morí ad la chiesa di sancta Maria
Traispadine,[294] e poi dal popolo e dal chericato fu levato di quivi,
e fue sepulto nella chiesa di sancto Salvatore. Al quale, doppo lui,
succedecte Giovanni chancelliere della chiesa di Roma, e fu chiamato
papa Gelagio. Ma perché lo Imperadore non fue presente alla electione,
si cacciò lui e elesse un altro papa che avea nome Bordino nato di
Spagnia: ma elli non è scripto nell'autentiche cronice de' pastori,
perciò ch'elli non ebbe il manto. Ma morto questo Gelagio papa in
Cluniaco,[295] fue messo e sacrato[296] papa in quello medesimo luogo,
il quale si chiamò papa Calixto. Il quale, incontanente ch'elli fu ad
la dignità, si maladisse e scomunicò il decto Imperadore con tucti suoi
seguaci.
In questo anno s'aprese il fuogo in Firenze appresso agli Uberti che
reggiavano[297] la Cittade, e quasi tucta l'arsero che poco ne campò.
E molta giente fu morta per fuoco e per ferro.

Anni Mcxviij.
Gelagio terzo, nato del Regnio, della città di Gaeta, sedecte papa
anni j, mesi v; vacò la Chiesa dí xxiiij. Questi per paura d'Arrigo
imperadore con li cardinali n'andò ad Gaeta, e quindi per mare n'andò
in Francia, in Cluniaco di sopra scripto. Quivi morí e fue sepellito.
In quest'anno i Pisani andarono ad hoste sopra Maiolica, e francamente
per forza di bactaglia la presero, e portaronne uno paio di porti di
metallo intagliate molto nobile, e due colonne di profèrito. Le quali
porte sono poste alle mastri porti della chiesa maggiore di Pisa; e
le due colonne di proffèrito donarono a' Fiorentini, per cagione ch'e'
Fiorentini guardorono loro la terra quando erano ad hoste. Queste due
colonne furono poste dinanzi alla mastra porta di levante del beato
Giovanni Batista in Firenze.

Anni Mcxviiij.
Calisto secondo, nato di Borgognia, figliuolo di Conte,[298] sedecte
papa anni v, mesi x, dí xiij; vacò la Chiesa dí V. Questi, essendo
arcivescovo di Vienna, doppo la morte di Gelagio papa, nella città di
Damiata, di concordia de' cardinali, fu facto papa; il quale tornando
ad Roma per la Proenza e per Lombardia e per Toscana, e in ogni luogo
dove capitò, allegramente fue ricevuto. Ma Bordino,[299] il quale era
facto per Arrigo imperadore, udita la sonante boce che 'l giusto Papa
veniva, si partí da Roma e andonne a Sutri; nel quale luogo il popolo
di Roma l'assediarono, e per forza ebbono Sutri e presono il decto papa
Bordino e recarlo ad Roma, in su 'n uno chamello col viso volto alla
groppa di dietro, e teneva la coda in mano per freno; e poi lo missono
in prigione.
Nel primo anno del decto Papa, i Pisani andarono ad hoste sopra
Maiolicha, e i Fiorentini guardarono la città di Pisa. E presa
Maiolicha per forza, sí ne recharono molte dignitadi e gioie, come
decto è disopra.
In questo tempo l'ordine de' signori Tempieri, che sono decti cavalieri
del Tempio, si cominciò.
In questo tempo lo imperadore Arrigo, tornando il suo cuore ad
coscientia, la investitura de' vescovi e altri prelati, per anello e
per bastone, ad Calisto papa rassegniò e concedecte: della qual cosa
molto avea combactuto con papa Pasquale. E volle che per tucte le
chiese dello Imperio il Papa facesse le electioni, e tucte possessioni
e dignitadi di Sam Piero, le quali avea vendute o in altro alienate o
baractate, per la cagione della discordia ch'avea auta colla Chiesa o
per niuna altra cagione, liberamente le fece rendere; e tucte l'altre
possessioni, le quali avea tolte ad altre chiese o a cherici o a laici
per cagione della decta guerra, fedelmente dispensò che tucte fussono
rendute.
Nel decto tempo Calisto papa, ad reverenzia del beato Iacopo appostolo,
il vescovo di Compostella fece arcivescovo; al quale soctopuose tucta
la provincia Emeritana.
Questi, avendo facta pace col decto Arrigo imperadore, si morí, e fu
sepellito nella chiesa di san Giovanni Laterano.
Ancora il decto Imperadore, per cagione che 'l suo padre contro la
Chiesa s'era mal portato, giudicato fue per la gente che si credesse
che per giusto giudicio di Dio elli morisse sanza herede, e di lui
non rimase niuno figliuolo maschio né femina: ad cui Loctieri duca di
Sansognia suo fratello in suo luogo nello imperio succedecte.

Anni Mcxxv.
Onnorio terzo,[300] nato di Bolognia di Lombardia, sedecte papa anni
v, mesi ij, dí iij; vachò la Chiesa dí j. Questi andando ad Aquila,
alla richiesta de' baroni, acciò ch'elli il difendessono dalla ingiuria
che lli facea il conte Ruggieri di Cicilia, dicendo loro essere della
iurisdictione di San Piero; ma il Papa veggiendo la malvagità de'
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