Fra Tommaso Campanella, Vol. 2 - 48

ecclesiastici nel Castel nuovo eseguita dall'Auditore del Nunzio; il
Castellano D. Alonso de Mendozza; ricognizione del Campanella e socii;
si trovano al n.^o di 23 i carcerati ecclesiastici detenuti a nome del
Nunzio di S. S.^{ta} (11). Trattative per la costituzione del tribunale
per gli ecclesiastici; Roma accorda che uno de' Delegati Apostolici
venga nominato dal Vicerè, purchè non sia coniugato, ed abbia o pigli
la prima tonsura; il Vicerè nomina D. Diego De Vera, mantenendo il
Sances come fiscale anche per gli ecclesiastici; giudizio su tale
determinazione di Roma (15). Vita del Campanella nel carcere; il Castel
nuovo, i suoi torrioni, le sue carceri, le sue fosse; il Campanella
è posto nel 2^o piano del torrione detto del Castellano; nel 1^o,
sotto di lui, trovasi Maurizio; parole tra' carcerati dalle finestre e
cartoline scambiate tra loro (20). Il Campanella sollecita il Petrolo
e più ancora il Pizzoni perchè si ritrattino; scambia col Pizzoni
cartoline in un breviario; inoltre si occupa a scrivere poesie (23).
II. Comincia il processo della congiura o «tentata ribellione» pe'
laici, venendo sostituito al Canale per Mastrodatti Marcello Barrese;
nuovi e terribili tormenti a Maurizio de Rinaldis che non confessa
nulla; se ne conferma la condanna a morte, condanna che fu poi
attribuita dal Campanella ad altre cause (26). Si conferma la condanna
anche del Pisano già confesso, e si fanno i preparativi per le due
esecuzioni; ma il Nunzio interviene e fa sospendere l'esecuzione
del Pisano che era clerico; invece Maurizio è condotto al patibolo
dirimpetto al torrione in cui stava il Campanella, ma sotto la forca,
dietro l'ingiunzione avutane dal confessore, dichiara di voler rivelare
ogni cosa a scarico della sua coscienza e ne rimane quindi sospesa
l'esecuzione (30). Motivi inaccettabili addotti poi dal Campanella per
la spiegazione di tale fatto; sunto delle rivelazioni di Maurizio; dopo
di averle fatte ratificare con una nuova tortura si decide di ritardare
ancora la morte di Maurizio per farne la confronta col Campanella e co'
complici (32). Tormenti a molte altre persone; provvedimenti contro i
contumaci; forgiudicazione di parecchi secondo i documenti raccolti
(39). Giunge da Roma l'assoluzione della scomunica pel P.pe di Scilla,
pel Poerio e per lo Xarava, richiesta dal Vicerè e dagl'interessati;
giunge da Calabria il Vescovo di Mileto ed ha un colloquio col Vicerè;
giunge infine anche il Breve del Papa circa la costituzione del
tribunale per gli ecclesiastici, ed allora il Vicerè, di sorpresa, fa
procedere all'esecuzione di Cesare Pisano (42). Ultimi atti del Pisano;
sue dichiarazioni innanzi a' Delegati del S.^{to} Officio e discolpe
innanzi ai Bianchi di giustizia; particolari del supplizio e delusione
del Nunzio (43).
III. Si costituisce il tribunale della congiura per gli ecclesiastici;
analisi del Breve Papale, risulta che con esso creavasi un tribunale
Apostolico (48). Si esamina il Campanella, che nega anche il contenuto
della sua Dichiarazione scritta in Calabria; si procede alla confronta
di lui con Maurizio e poi col Franza, Cordova, Tirotta, Gagliardo,
Conia, fra Silvestro di Lauriana; il fisco chiede che si venga alla
tortura, ma il Nunzio esige che se ne chiegga licenza al Papa (50).
Si esamina fra Dionisio, che nega; si esamina quindi il Pizzoni,
che forse dapprima si ritratta ed è posto in una fossa, ma finisce
col confermare quanto ha deposto in Calabria con poche varianti; si
esamina quindi il Petrolo, che certamente comincia col ritrattarsi
ed è posto nella fossa, e poi non solo conferma ma anche sviluppa i
disegni del Campanella; si procede quindi alla confronta tra loro
due (53). Il Campanella è posto nella fossa del miglio per una
settimana; intanto si fa la confronta di fra Dionisio con Maurizio, si
esaminano il Bitonto ed altri, tra' quali fra Scipione Politi (56).
Si conduce Maurizio ad esortare fra Pietro di Stilo che confessi
e poi si procede all'esecuzione di esso; sue ultime rivelazioni
innanzi a' Delegati del S.^{to} Officio; particolari dell'esecuzione;
ottima riputazione che lascia di sè; i suoi beni sono distribuiti
in tre parti, a' monasteri, alla vedova e alla figliuola (57). Sono
esaminati il Flaccavento e il Sanseverino, e inoltre Lauro e Biblia
che sono pure confrontati con fra Dionisio; venuta la licenza da Roma
si dà al Campanella il tormento del polledro; particolari di questo
tormento (61). Nello svestire il Campanella gli sono trovate cartoline
scrittegli dal Pizzoni, e una carta scrittagli dal Lauriana; sono
consegnate al Sances; non reggendo alla tortura egli confessa aver
voluto fare la repubblica, ma sotto certe condizioni (62). Confessione
del Campanella in tormento secondo i brani che ne rimangono; complici
da lui nominati; commenti; non senza ragione è dichiarato «confesso»
(66). Gli si dà la copia degli atti esistenti contro di lui con un
termine per le difese, e gli si assegna difensore Gio. Battista de
Leonardis avvocato de' poveri; notizie intorno a costui; il Sances fa
anche dettare dal Campanella molti articoli profetali sui quali egli
si fondava per sostenere l'avvenimento delle mutazioni (71). Si dà lo
stesso tormento del polledro a fra Dionisio, che non confessa nulla;
si dà la corda aggravata dalle funicelle per due ore al Pizzoni con
lo stesso risultamento, ma rimane leso in una spalla (73). Si esamina
il Cortese e il Milano; si dà la corda per due ore al Petrolo che
nemmeno confessa; si esamina Giulio Contestabile; si dà la corda al
Bitonto e poi anche al Contestabile, i quali risultano parimente
negativi (ib.). Sono rilasciati dapprima 8 e poi altri 4 tra frati e
clerici imputati di minor conto; Giulio Contestabile presenta subito
documenti, testimoni e la Difesa scritta da un avvocato proprio;
particolari di questa Difesa (74). Difesa del Campanella scritta dal
Leonardis; commenti; Allegazione scritta dal Sances in replica; non
è nota la Difesa di fra Dionisio (77). L'attività del tribunale si
rallenta per l'andata del Vicerè a Roma e poi per le feste di Pasqua;
il Sances dimanda che si spediscano le cause del Campanella e di fra
Dionisio, ma il Nunzio prevedendo che la fine delle cause sarebbe
stata la loro condanna a morte, mentre non ancora si era fatto nulla
circa l'eresia, si oppone per attendere gli ordini del Papa; intanto
continuano le difese per gli altri frati (80). Durante le feste di
Pasqua si manifesta nel Campanella un subitaneo e violento accesso di
pazzia; particolarità e motivi del fatto; il Sances, alcuni giorni
dopo, fa spiare il Campanella da due scrivani, i quali sorprendono
due volte il Campanella in dialoghi notturni con fra Pietro Ponzio;
relazione di questi dialoghi (84). Vita intima del Campanella nel
carcere fin da principio della sua venuta in Napoli; poesie da lui
composte per dare animo agli amici, le quali oggi si pubblicano per la
prima volta; rassegna di queste prime poesie, cercando di ognuna la
data e rilevandone l'importanza (89). Difese da lui scritte che non
giunge in tempo a presentare, «1.^a Delineatio» e «2.^a Delineatio,
Articuli prophetales»; analisi di esse e commenti; inoltre l'«Epistola
ad amicum pro apologia» con ogni probabilità diretta a fra Dionisio
per giustificarsi; infine la ricomposizione del libro della Monarchia
di Spagna, eseguita mentre rimaneva sospesa la spedizione della causa
della congiura ed il filosofo continuava a mostrarsi pazzo (97).
Premii dati frattanto a Lauro e Biblia; concessioni fatte e posto di
Consigliere del Collaterale dato più tardi al P.pe della Roccella;
posto di Capitano della cavalleria pesante dato allo Spinelli, avendo
per aggiunto e successore il suo nipote Marchese di S. Donato poco dopo
nominato Duca; promozione di D. Carlo Ruffo da semplice Barone a Duca
di Bagnara; nomina dello Xarava a Consigliere, e pensione accordata
a fra Cornelio; la nomina del Leonardis a Consigliere, avuta dopo il
passaggio a Fiscale, non reca alcun cenno del servizio prestato nella
causa della congiura (113).

CAP. V.--Sèguito de' processi di Napoli e della pazzia del Campanella
pag. 119.
_B._--Processo dell'eresia (maggio 1600 a settembre 1602) » ib.
I. Viene risoluto da S. S.^{tà} che il processo dell'eresia si faccia
in Napoli dal Nunzio, dal Vicario Arcivescovile e dal nuovo Vescovo di
Termoli, che è il Tragagliolo già Commissario del S.^{to} Officio in
Roma; notizie sul Tragagliolo e sul Vicario (119). La parte principale
è deferita al Vescovo di Termoli, e il Nunzio spesso manda in voce sua
alle sedute il Rev. Antonio Peri fiorentino suo Auditore; Mastrodatti
è Gio. Camillo Prezioso, Notaro della Curia Arcivescovile; comincia
il processo offensivo coll'esame del Pizzoni, che dichiara di avere
avuto minacce dal Campanella, conferma le cose già deposte in Calabria,
con varianti di minor conto, e sostiene avere già prima denunziato il
Campanella per lettere al P.^e Generale, e di persona a fra Marco
e fra Cornelio (121). Sono esaminati fra Marco e fra Cornelio che
negano quanto ha asserto il Pizzoni; è interrogato per lettere il
P.^e Generale Beccaria che risponde negando del pari; è esaminato
il Petrolo, che conferma le cose già deposte con poche varianti e
dichiara di avere anche avute minacce dal Campanella (122). Si esamina
il Campanella che sèguita a mostrarsi pazzo ed è rinviato; si esamina
fra Pietro di Stilo che attenua le cose già deposte; si esamina il
Lauriana che dice occorrergli soltanto di manifestare che ha continue
minacce dal Campanella, ed attenua di molto unicamente le cose già
deposte contro il Pizzoni, evidentemente per concerti presi tra loro;
si esaminano inoltre fra Paolo della Grotteria e il Bitonto che fanno
deposizioni negative (123). È presentata una denunzia contro il
Campanella da fra Agostino Cavallo circa le sue passate relazioni con
l'ebreo Abramo; sono esaminati per questo il denunziante ed anche fra
Giuseppe Dattilo (125). Il Vescovo di Termoli privatamente raccoglie
informazioni anche presso fra Cornelio, Xarava, Fabio di Lauro, D.
Pietro de Vera, e le comunica al Card.^l di S.^{ta} Severina; ritiene
che al Campanella debba amministrarsi la tortura, ma sa che non la
teme; da Roma gli si mandano i sommarii de' processi di Calabria cioè
di Monteleone, di Gerace, di Squillace (126). Sono riesaminati fra
Paolo, il Bitonto, il Petrolo, fra Pietro di Stilo e il Lauriana; fra
Pietro Ponzio invia al Vescovo una lettera del Lauriana al Pizzoni
sorpresa da fra Dionisio; sono esaminati diversi su tale incidente;
il Lauriana nega con giuramenti, ma risulta indubitato che egli ed
il Pizzoni agivano d'accordo ed in falso (128). Sono riesaminati il
Pizzoni, il Lauriana ed il Petrolo, su varie circostanze; il Nunzio,
tornando dalla sua Chiesa di Troia, si convince per via della pessima
vita de' frati in relazione co' banditi e ne scrive a Roma (130). Sono
ancora riesaminati nuovamente il Lauriana, il Petrolo, fra Pietro
di Stilo, il Pizzoni e poi anche il Bitonto; cominciano a rivelarsi
i modi iniqui usati da fra Marco e fra Cornelio in Calabria, ma le
cose deposte non sono smentite (133). Quattro esami successivi di fra
Dionisio, che nega di avere avuto mai scandalo dal Campanella per
cose di eresia, parla di dimanda di perdono direttagli dal Lauriana,
fornisce ampie spiegazioni e cerca di ribattere tutte le accuse; esame
di Giulio Contestabile, che sostiene essergli il Campanella divenuto
nemico per aver lui divulgato che era stato già condannato all'abiura
(135). Esame di Giulio Soldaniero, fatto venire da terra d'Otranto
ove si era ritirato ed era stato carcerato ad istanza del S.^{to}
Officio; egli ha già dimenticate troppe cose e si contradice su varie
circostanze (138). Avuto l'assenso da Roma si dà un'ora di corda al
Campanella che continua a mostrarsi pazzo; poi sono esaminati suo padre
Geronimo e suo fratello Gio. Pietro; poi è ricondotto il Campanella
innanzi a' Giudici, e mostrasi sempre pazzo (139). Nuovo esame del
Soldaniero, cui si fanno notare le contradizioni nelle quali è caduto;
esame di Giuseppe Grillo; nuove dimande a fra Dionisio e al Pizzoni
circa la loro andata a Soriano (141). Il tribunale emana i decreti
occorrenti per passare al processo ripetitivo; ma sono ancora esaminati
il priore e il lettore di Soriano come pure Valerio Bruno, ed inoltre
fra Gio. Battista di Placanica e fra Francesco Merlino fatti venire da
Calabria per chiarimenti; al tempo stesso in Squillace si compie un
supplimento d'informazione commesso dal Vescovo di Termoli (142).
II. Processo ripetitivo; maniera di farlo; il fiscale della Curia
Rev.^{do} Andrea Sebastiano dà gli articoli solamente contro i tre
imputati principali, il Campanella, il Pizzoni e fra Dionisio; il
Rev.^{do} Attilio Cracco è assegnato quale avvocato di officio;
particolari degli articoli del fiscale e degl'interrogatorii presentati
dall'avvocato (149). Si comincia dalle ripetizioni contro il
Campanella, e sono esaminati il Soldaniero, il Pizzoni, il Lauriana, il
Petrolo e fra Pietro di Stilo; riescono attenuate le deposizioni del
Soldaniero, false quelle del Lauriana, sempre gravi quelle del Pizzoni
e del Petrolo, più favorevoli quelle di fra Pietro di Stilo; unanimi
le dichiarazioni di mala condotta de' primi processanti (153). Seguono
gli esami ripetitivi contro il Pizzoni; sono esaminati il Soldaniero,
il Lauriana, il Bruno e il Petrolo; le accuse riescono attenuate, e
rimane il grave sospetto contro di lui principalmente per le troppe
rivelazioni fatte e le sue stesse discolpe trovate false (157). Esami
ripetitivi contro fra Dionisio; sono esaminati il Bruno, il Soldaniero,
il Pizzoni, il Lauriana, il Petrolo e fra Pietro di Stilo: anche per
lui le accuse riescono attenuate, e sempre son posti in rilievo i modi
iniqui di fra Marco e fra Cornelio (159). Perplessità del Vescovo di
Termoli, quali si rilevano da una lista di varianti e di contradizioni
da lui compilata; sollecitazioni del Governo perchè si possa terminare
la causa della congiura; i Giudici per l'eresia deliberano di venire
alla spedizione; maniera di procedervi (163). Assegno del termine di
8 giorni per le difese; avvocati Grimaldi e Montella, il quale ultimo
è sostituito poi dallo Stinca: Gio. Battista dello Grugno avvocato
pel Campanella; notizie intorno a costoro (166). Processo difensivo;
esami difensivi per fra Dionisio; alcuni articoli vengono presentati
in fretta, acciò siano esaminati sopra di essi alcuni de' carcerati
per la congiura che stanno per uscire in libertà; 18 interrogatorii
dati dal fiscale: sono così esaminati Geronimo Marra, Francesco
Paterno e Minico Mandarino, ma infruttuosamente (168). Articoli
completi per fra Dionisio al n.^o di 58, con oltre 60 testimoni e varii
documenti in suo favore; notizie su' testimoni Spinola, Castiglia,
Capece e Giustiniano (170). Sono esaminati dapprima il Castiglia e il
Contestabile, poi il Capece, Cesare Forte, lo Spinola, il Giustiniano
e il Grillo; ne risulta che il Lauriana era stimato falso testimone,
come pure il Bruno, e che il Soldaniero medesimo avea fatto intendere
le cose passate tra lui, il priore di Soriano e fra Cornelio (176).
Sono ancora esaminati il carceriere Martines, Nardo Rampano, Marcello
Salerno, Cesare Bianco, Geronimo Campanella, Gio. Bat. Ricciuto e
Tom. Tirotta; di poi fra Paolo, fra Pietro di Stilo, il Petrolo e
il Bitonto; infine il Barone di Cropani e Geronimo di Francesco: ne
risultano sempre più messe in rilievo le tristi qualità del Lauriana,
del Bruno, del Soldaniero ed anche del Pizzoni, oltrechè la malvagità
de' primi Inquisitori (179). Contemporaneamente si menavano innanzi
gli esami difensivi pel Pizzoni, che avea presentato 34 articoli con
molti testimoni scelti senza alcuna avvedutezza: erano esaminati
dapprima fra Paolo, il Petrolo, il Lauriana: poi fra Pietro di
Stilo, il Bitonto, lo Spinola, il Contestabile, il Castiglia e il Di
Francesco; ne risulta il Pizzoni niente affatto difeso, e circa le
qualità sue abbastanza aggravato (187). Pel Campanella, avendo il suo
procuratore dichiarato non potersi compilare gli articoli difensivi
perchè pazzo, ed avendo anzi dimandato un termine per provare detta
pazzia, si procede a una informazione, e 10 testimoni, compreso il
carceriere, attestano il Campanella esser pazzo; particolari della
pazzia(196). Fra Pietro Ponzio comunica le istanze fattegli già dal
Lauriana per essere perdonato delle falsità deposte, e consegna anche
una lettera analoga scritta dal medesimo a suo fratello Ferrante:
perizia calligrafica circa la lettera (201). Il Vescovo di Termoli non
nasconde le sue perplessità circa i meriti della causa, fa note a Roma
le tante irregolarità commesse e finisce con dichiarare che dovrebbero
gl'inquisiti esser tradotti a Roma per potere scoprire la verità;
trasmette anche un memoriale analogo di fra Dionisio, mostrandosi
animato dalle più caritatevoli intenzioni (202).
III. Morte del Vescovo di Termoli con grave danno de' frati; insistenze
continue del Governo perchè la causa dell'eresia abbia termine; è
nominato Giudice il Vescovo di Caserta D. Benedetto Mandina; notizie
intorno a costui (206). Istruzioni del Card.^l di S.^{ta} Severina a
nome di S. S.^{tà}; si prescrivono visite mediche e il tormento della
veglia per chiarire la pazzia del Campanella, inoltre nuove diligenze
in Squillace; articoli del fiscale ed interrogatorii dell'avvocato per
esse: è esaminato Geronimo di Francesco in tal senso (209). Le sedute
del tribunale son sospese; fra Pietro Ponzio dimanda inutilmente di
essere giudicato o rilasciato: fra Dionisio fa sapere a Roma che fra
Cornelio era partito per Madrid; il Nunzio è costretto a confermarlo,
dolendosi di lui ma dolendosi anche de' giudizii molto severi che avea
sempre manifestato il Vescovo di Termoli contro di lui e contro fra
Marco (212). Il Pizzoni, rimasto leso nel braccio dietro la tortura
avuta, muore nel carcere; i preparativi per la veglia da darsi al
Campanella mettono in agitazione i frati; fra Pietro di Stilo manda
a' Giudici alcune carte già dategli dal Campanella, che sono le
proprie Difese con gli Articoli profetali scritte per la causa della
congiura; fra Dionisio manda una lettera del Petrolo che chiede di
essere riesaminato (215). Senza aspettare le fedi de' medici si dà
al Campanella il tormento della veglia; notizie intorno a questo
tormento; particolari del tormento sofferto per 36 ore; durante
l'amministrazione di esso si prescrive a fra Dionisio che consigli il
Campanella a rispondere adeguatamente, ma il Campanella persiste a
mostrarsi pazzo (217). Conseguenze del tormento sofferto: il chirurgo
Scipione Cammardella curante di fra Tommaso (222). Esami di fra
Dionisio e poi di fra Pietro di Stilo circa le comunicazioni fatte a'
Giudici; fedi de' medici Vecchione e Jasolino, che sebbene perplessi
inclinano a ritenere essere la pazzia simulata; esame di un aguzzino
che fa conoscere alcune parole dette dal Campanella dopo il tormento;
condizione giuridica del Campanella in sèguito di tutte queste prove
(225). Nuova sospensione delle sedute del tribunale; accade una rissa
tra i Ponzii, il Bitonto e il Petrolo da una parte, e il Soldaniero, il
S.^{ta} Croce, il Gagliardo e l'Adimari da un'altra parte, risultando
ferito fra Dionisio; dietro denunzia de' laici si procede dagli
ufficiali del Castello ad una ricerca di carte, e si trovano scritture
di sortilegi presso fra Dionisio, ma non appartenenti a lui, diverse
lettere appartenenti a fra Pietro di Stilo, una raccolta di poesie
del Campanella presso fra Pietro Ponzio, uno scritto del Campanella
che il fratello di lui buttò dalla finestra al momento della venuta
degli officiali (230). Le carte sono portate al Vicerè; fra Dionisio,
rinchiuso in un torrione al pari di fra Pietro Ponzio, scrive a'
Giudici di voler essere esaminato circa le carte trovate nella sua
cassa, e prega che si dia agio a fra Pietro di poter presentare capi di
accusa contro i feritori; l'Adimari si querela di uno schiaffo avuto da
fra Pietro, ed anche il Lauriana reclama di voler essere riesaminato
(233). Il Vicerè si ammala e muore; il suo secondogenito D. Francesco
de Castro rimane Luogotenente generale: la causa dell'eresia languisce;
languiscono anche i frati in desolante miseria, e il Nunzio chiede
nuovi sussidii per loro da' conventi di Calabria (235).
IV. Dietro sollecitazioni del Card.^l di S.^{ta} Severina si ripigliano
le sedute del tribunale; si riesamina fra Dionisio circa le carte
trovate nella sua cassa; si fa richiesta delle carte al Governo; fra
Pietro Ponzio denunzia i feritori e qualche altro loro compagno
in materia di S.^o Officio (237). S'inizia un processo secondario
specialmente contro il S.^{ta} Croce e il Gagliardo; dall'elenco
dei testimoni presentati per questa causa si rileva che parecchi
carcerati, tra gli altri il padre e probabilmente anche il fratello del
Campanella, erano stati allora rilasciati; cominciano gli esami pel
detto processo, ma poi questo è interrotto per dar termine al processo
principale (240). S'intima a fra Dionisio un termine perentorio per le
difese; così pure agli altri frati i quali vi rinunziano; si abilita
il Soldaniero a starsene in una casa in Napoli _loco carceris_, e
i carcerati, frati e laici, dichiarano appartenere a lui le carte
trovate nella cassa di fra Dionisio (242). Il Governo manda le carte
richieste; rassegna di queste carte; le lettere di fra Pietro di Stilo
mostrano in che maniera i frati giudicassero le cose loro; carte
di sortilegi e poesie in dialetto calabrese del Gagliardo; come il
Teologo qualificatore abbia giudicate le poesie del Campanella; lo
scritto buttato dalla finestra del Campanella risulta essere una copia
della Filosofia epilogistica su cui l'autore lavorava (243). Dietro
ordine del Card.^l di S.^{ta} Severina il tribunale si occupa delle
carte avute; esami del sergente Alarcon, di fra Pietro di Stilo, di
fra Dionisio, del Bitonto; si viene a conoscere che vi sono altre
carte trovate presso il Gagliardo fin da che stava nel Castello
dell'uovo (250). È esaminato il Gagliardo, e poi fra Pietro Ponzio e
il Bitonto, il quale esibisce una nuova carta di sortilegio scritta
dal Gagliardo per un Napolella carcerato; il Napolella ed alcuni
testimoni sono interrogati per questo, e poi sono esaminati di nuovo
fra Pietro Ponzio, fra Pietro di Stilo, il Bitonto e il Napolella
medesimo a sua richiesta (254). Continua l'informazione sulle carte
avute, con gli esami del S.^{ta} Croce e poi di fra Pietro Ponzio circa
la provenienza delle poesie del Campanella trovate presso di lui,
inoltre con l'esame anche di fra Paolo della Grotteria; da ultimo sono
esaminati il Figueroa e il Navarro circa le carte trovate nel Castello
dell'uovo; rassegna di queste carte; un'altra poesia del Gagliardo
in dialetto calabrese, due lettere di un capo di fuorusciti, tre
prologhi di commedie, molti versi sciolti sempre del Gagliardo (259).
Rimangono in causa solamente il S.^{ta} Croce e il Gagliardo, a' quali
si fa un processo separato che è commesso al Vicario Arcivescovile;
brevi cenni su questo processo: il S.^{ta} Croce finisce per essere
abilitato ad uscire dal carcere e se ne parte per la Calabria senza
licenza; il Gagliardo è sottoposto a tortura, e finisce egli pure per
essere abilitato e partirsene senza licenza, venendo poi, due anni
dopo, ripigliato e giustiziato in Napoli per un omicidio commesso in
Calabria (269). Circa il processo principale, si provvede alle miserie
de' frati col danaro venuto di Calabria, ma se ne dispone di una parte
per pagare il Mastrodatti; nel tempo medesimo, facendo cessare le
tergiversazioni, s'intima a fra Dionisio un brevissimo termine per
le nuove difese (272). Tre nuovi articoli difensivi di fra Dionisio,
attestanti le ritrattazioni fatte dal Pizzoni in punto di morte, i
replicati desiderii di ritrattarsi mostrati dal Petrolo, l'aver fatto
il Soldaniero porre scritti proibiti nella sua cassa per rovinarlo
definitivamente; varii testimoni esaminati sopra di ciò, e notizie
sopra di loro; gli esami non riescono vantaggiosi a fra Dionisio;
in ispecie il Petrolo dichiara di aver detto volersi ritrattare per
sottrarsi alla persecuzione de' frati, ma non aver nulla a ritrattare
(275). Nuovi ritardi del tribunale per la stagione estiva, con
raddoppiate lagnanze del Governo Vicereale; Valerio Bruno è abilitato
a stare fuori carcere per essere poi nuovamente interrogato e quindi
spedito; fra Pietro Ponzio fa nuove istanze perchè la sua causa sia
spedita, ma inutilmente (281).
V. Opere composte dal Campanella in questo lungo periodo di tempo:
dopo gli Articoli profetali, composizione o meglio ricomposizione
della Monarchia di Spagna; fasi e successo di questo libro (283). Al
tempo medesimo Poesie; esse rivelano la vita intima del Campanella, e
conviene ricercare la data almeno delle principali: sonetti profetali,
ed anche al P.pe di Bisignano, all'Italia, a Genova, a Venezia, a
Roma; commenti (285). Altri sonetti sul monte di Stilo e su temi
religiosi; altre poesie indirizzate a persone dimoranti nel Castello
ed anche fuori, come lo Spinola e il Castiglia carcerati, il Sig.^r
Troiano Magnati, D.^a Ippolita Cavaniglia, la Sig.^{ra} Olimpia, D.^a
Anna; notizie circa queste persone (288). Sonetti al Sig.^r Francesco
Gentile, alla Sig.^{ra} Maria, alla Sig.^{ra} Giulia, a Flerida, a
Dianora; sonetti composti dopo il tormento della veglia, specialmente
quelli al Sig.^r Petrillo; commenti (293). Ritorno alle opere
filosofiche; compimento della Filosofia epilogistica o Epilogo magno,
con l'aggiunta degli Aforismi politici e dell'Economica, istaurata
anche l'Etica; poco dopo, al cominciare del 1602, composizione della
Città del Sole, quindi composizione della Metafisica, con altre poesie
di tempo in tempo (297).

CAP. VI.--Esiti de' due processi, fine della pazzia e conchiusione (dal
7bre 1602 al 9bre 1604 e seg.^{ti}). pag. 306.
I. Giusta gli ordini avuti, il tribunale per l'eresia procede
finalmente alla discussione de' meriti della causa e alla votazione;
Sommarii del Processo e Riassunti degl'indizii co' voti de' Giudici
per fra Pietro Ponzio, fra Paolo, il Bitonto, fra Pietro di Stilo, il
Petrolo e il Lauriana: lo stesso per fra Dionisio un po' più tardi;
commenti (ib.). Fuga di fra Dionisio e del Bitonto dal Castello insieme
col carceriere; ordini da Roma e poi da Madrid perchè i fuggiaschi
siano ripigliati; inchiesta ordinata dal Governo, e singolare profferta
dello Xarava per tale inchiesta; ma il tribunale non avea mancato di
decretare provvedimenti (314). Viene da Roma la risoluzione presa dalla
Sacra Congregazione al cospetto di S. S.^{tà} nella causa di eresia del
Campanella e socii; il Campanella è condannato al carcere perpetuo ed
irremissibile nel S.^{to} Officio di Roma; altri frati sono condannati
all'abiura dopo un tormento; per fra Paolo è ordinato il rilascio con
penitenze salutari; per fra Pietro Ponzio il rilascio senza condizioni;
commenti in particolare sulla condanna riportata dal Campanella (316).
Il tribunale spedisce la causa secondo la risoluzione venuta da Roma;
la sentenza è partecipata al Campanella; sono tormentati e fatti
abiurare fra Pietro di Stilo, il Lauriana e il Petrolo (320). Non
potendo dare fideiussione, i frati si obbligano invece a tre anni di
galera e così possono andar via rimanendo in carcere il Campanella;
poco dopo anche Valerio Bruno, e più tardi il Soldaniero, carcerato
di nuovo in Calabria, sono rilasciati con fideiussione eleggendo il
loro domicilio in casa di Carlo Spinelli; in tal modo finisce il lungo
processo di eresia (325).
II. Il tribunale della congiura pe' laici è tenuto sempre aperto, anche
dopo finita la causa di eresia; primo gruppo di carcerati abilitati
a tornare in Calabria si conosce essere stato quello de' carcerati
di Catanzaro; secondo gruppo quello de' già carcerati in Gerace col
Pisano, dietro torture anche atroci; con esso fu abilitato egualmente
il padre del Campanella e con ogni probabilità anche il fratello,
ma restarono in carcere il S.^{ta} Croce e il Gagliardo per conto
del S.^{to} Officio (327). Intorno a' forgiudicati, si hanno notizie
del Baldaia, del Dolce, del D'Alessandria, del Tranfo; pel solo
Del Dolce, catturato insieme con Desiderio Lucano suo ricettatore,
si conosce che fu condannato a parecchi anni di carcere e trovavasi