Fra Tommaso Campanella, Vol. 1 - 38

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persona d'esso supplicante et fratelli rimasti». E abbiamo, al sèguito
di questi memoriali, le Commissioni speciali date dal Vicerè dapprima
al Consigliere D. Giovanni Montoja de Cardona, poi al Giudice D.
Giovanni Ruiz Valdevieto, quello stesso che troveremo assai più tardi
membro del tribunale costituito in Napoli per giudicare il Campanella
e gli altri frati intorno alla congiura. Nel suo sdegno il Vicerè
cominciò col dare gli ordini più severi: «farreti sfrattare tutti li
parenti di detti delinquenti sino al quarto grado dove à voi parirà
più convenire, et confiscarrete et farrete confiscare li beni delli
delinquenti predetti et deroccare le loro case, et procederreti contra
d'essi, loro complici, et fautori à tutti l'altri atti che saranno
de giustitia usque ad sententiam inclusive» etc.; ma poi, tornato
a più miti consigli, dispensando il supplicante dalle spese per la
Commissione, diede ordini meno brutali e prescrisse di procedere «usque
ad sententiam exclusive»[511]. Ci manca finora ogni altra notizia
sull'esito di queste Commissioni, ma vedremo che Gio. Battista Biblia
ci guadagnò l'ufficio che già teneva il fratello, oltre il privilegio
di nobiltà, come egualmente Fabio di Lauro ebbe altri favori e grazie
in ricompensa della denunzia fatta.
Tornando al Campanella, notiamo che con questo di Squillace si chiuse
la serie de' processi di Calabria, e ricordiamo che ve ne furono non
meno di quattro. Vi fu un processo propriamente pei laici formato
dallo Spinelli e Xarava, appena iniziato in Catanzaro, proseguito in
Squillace, finito per una piccola parte in Gerace: in esso si trattò
della congiura, ed oltrechè vennero giudicati e condannati alcuni
clerici, non fu risparmiato il Campanella, essendosi avuta da lui,
come anche dal Pizzoni, una Dichiarazione d'importanza grandissima.
Vi furono tre processi per gli ecclesiastici e propriamente pe' frati,
uno formato da fra Marco e fra Cornelio in Monteleone e per una piccola
parte in Squillace, un altro formato dagli stessi Giudici unitamente
col Vescovo di Gerace in Gerace, un altro formato dal Vescovo di
Squillace con la sua Corte ordinaria in Squillace: nel primo si trattò
dell'eresia e della congiura ad un tempo, nel secondo della sola
eresia, e in entrambi si ebbero di mira tutti i frati incriminati, e
si fece sentire l'influenza della malvagità fratesca e della ferocia
degli ufficiali Regii; nell'ultimo si trattò della sola eresia, si
ebbe di mira esclusivamente il Campanella e non si fece sentire alcuna
perniciosa influenza almeno in un modo diretto. Il Campanella non fu
mai chiamato innanzi a' Giudici durante tutti questi processi, ma fuori
ogni dubbio entrambe le sue cause peggiorarono costantemente.


INDICE DEL VOL. I.

Prefazione pag. V-LII
CAP. I. — Primi anni del Campanella e sue peregrinazioni
(1568-1598) » 1
I. Nascita del Campanella in Stilo; la sua famiglia; i suoi primi
studii (1). Veste l'abito di clerico; emigra con la famiglia a
Stignano; suoi studii ulteriori (5). Entra nell'ordine Domenicano in
Placanica; va novizio a S. Giorgio; passa studente a Nicastro ove
fa conoscenza co' Ponzii e con fra Gio. Battista di Pizzoni (8). È
mandato a Cosenza ove non giunge a conoscere il Telesio, poco dopo ad
Altomonte; sua intimità con un astrologo ebreo e persecuzione avutane
dai superiori; sua partenza per Napoli in compagnia dell'ebreo con
molto scandalo (12).
II. Arrivo del Campanella in Napoli nella casa del Marchese di Lavello
presso il figliuolo di lui Mario del Tufo (22). La sua disputa in
S.^ta M.ª la nuova; i Domenicani di Napoli (23). I Signori Del Tufo
amici e protettori del Campanella (28). Altre conoscenze fatte in
Napoli; il Sangro, l'Orsini, i fratelli Della Porta (32). Malattie
sofferte e curate dal Campanella in Napoli; il P.^e Aquario e il P.^e
Serafino di Nocera (37). Opere da lui composte fin allora e suo privato
insegnamento (39). La Biblioteca di S. Domenico e lo Studio pubblico di
Napoli; parole dette dal Campanella in dispregio della scomunica; sua
cattura per ordine del Nunzio e suo primo processo (42).
III. Trasferimento del Campanella prigione a Roma; condanna all'abiura
come veementemente sospetto di eresia (50). Uscita dal carcere; opere
composte in Roma in tale periodo (52). D. Lelio Orsini e l'Abate Persio
in Roma (53). Andata del Campanella a Firenze; sua visita al Gran Duca,
ed informazioni date dal Battaglino Agente di Toscana in Napoli, ad
occasione di una cattedra che gli si voleva concedere in Pisa (57).
Visita della Biblioteca Palatina; parere di Baccio Valori sul filosofo;
disputa di lui con Ferrante De Rossi e il P.^e Medici; informazioni
date sul suo conto dal P.^e Generale Beccaria (59). Partenza per
Padova; fermata in Bologna, ove gli sono tolte tutte le opere e sono
inviate al S.^to Officio di Roma (62). Arrivo a Padova; dimora nel
convento di S. Agostino e nuovo processo per gravissima violenza patita
dal P.^e Generale (63). Liberazione; altre opere composte in Padova
e suo privato insegnamento in questa città (64). Due nuovi processi
per varii capi di accusa; il processo per non rivelazione di un
giudaizzante va a terminare in Roma; importanza di questo 3º processo;
sua influenza sulle opere allora composte (67).
IV. Nuovo trasferimento del Campanella prigione a Roma e termine del
suo processo; sua difesa dalle diverse imputazioni (72). È liberato non
senza commendatizie anche dell'Imperatore e dell'Arciduca Massimiliano
procurate da Gio. Battista Clario; va nel convento di S.^ta Sabina
(75). Opere da lui composte in Roma dentro del carcere; suoi compagni
di prigionia, Gio. Battista Clario, due Ascolani e probabilmente anche
Colantonio Stigliola; poesie da lui scritte in tale periodo (76).
Opere composte in S.^ta Sabina; impegno di acquistarsi la protezione
di alcuni Cardinali; ultima poesia scritta in Roma (85). Ritorno in
Napoli; ciò che quivi compose; suo insegnamento e suoi scolari (90).
Discorsi sulle future mutazioni col Cortese, Vernalione e Stigliola;
notizie circa costoro (92). Consola con l'annunzio delle mutazioni il
P.pe di Bisignano prigione nel Castel nuovo; notizie circa costui (96).
Parte per la Calabria; stato di Napoli in quel tempo; dissenso de'
Nobili col Vicerè e tra di loro; carcerazione del Sangro Duca di Vietri
e forgiudica del Carafa Marchese di S.^to Lucido; notizie circa costoro
(101).
CAP. II. — Ritorno del Campanella in Calabria e sua congiura
(1598-1599) pag. 110
I. Fermata per un mese nel convento di Nicastro, ove dimorano gli
antichi amici; Fra Dionisio e fra Pietro Ponzio, fra Gio. Battista di
Pizzoni; loro progressi (110). Dissensi giurisdizionali del Governo
col Vescovo di Nicastro e turbamento della città; fra Dionisio ed
Innico di Franza sono inviati per questo a Reggio e poi a Ferrara
presso il Papa (114). Andata del Campanella a Stilo nel convento
di S.^ta Maria di Gesù; visita de' paesi della marina col Vescovo
di Mileto (116). Marcantonio del Tufo Vescovo di Mileto e i suoi
conflitti giurisdizionali; conflitti analoghi di altri Vescovi nella
Calabria (117). Controversie ed inimicizie cittadine molto gravi
(123). Lotte tra' componenti la R.ª Audienza di Catanzaro; D. Alonso
de Roxas Governatore; D. Luise Xarava Avvocato fiscale (126). Banditi e
forgiudicati nella provincia; loro rifugio ne' conventi e nelle Chiese
(131). Discesa de' turchi al Capo di Stilo col Bassà Cicala, e notizie
intorno a costui; sua dimanda di rivedere la madre alla fossa di S.
Giovanni, soddisfatta dal Vicerè di Sicilia (134). Vita del Campanella
nel convento di Stilo; suoi compagni ed amici, specialmente fra
Domenico Petrolo di Stignano e fra Pietro Presterà di Stilo superiore
del convento (142). Costumi, insegnamento ed opere del Campanella in
tal tempo; in particolare del suo libro della Monarchia di Spagna e di
quello de' Segnali della morte del mondo (144).
II. Convinto della vicina fine del mondo e de' grandi fatti che
doveano precederla, massime della santa repubblica e secolo d'oro da
doversi prima godere, il Campanella fomenta una viva agitazione di
aspettativa nella provincia (149). Argomenti da lui trovati ne' libri
di profezia e di astronomia per ritenere prossime grandi mutazioni;
fenomeni meteorologici che insieme col grave perturbamento della
provincia glie le fanno giudicare imminenti; suoi concetti circa tali
mutazioni (150). Conversazioni particolari e poi prediche nella Chiesa
del convento sul detto tema; moltissimi gli dimandano chiarimenti,
perfino il Governatore della provincia; gran credito acquistatosi dal
Campanella e motivi di esso (155). Capitolo de' Domenicani, nel quale
il Campanella non è chiamato e fra Dionisio risulta in decadenza;
trattativa di pace tra' Contestabili e i Carnevali di Stilo, affidata
al Campanella dall'Auditore David (159). Componenti delle dette
famiglie; Marcantonio Contestabile e Maurizio de Rinaldis, fuorusciti,
ne rappresentano il braccio forte (161). Proposizioni del Campanella
un po' più spinte anche in materie religiose, oltrechè in politica,
aspettandosi, per predizioni astrologiche, di essere Monarca del mondo;
amici co' quali conversava, atteggiandosi a riformatore e legislatore
(164). Colloquii con Giulio Contestabile e Geronimo di Francesco, con
Marcantonio Contestabile e Gio. Tommaso Caccìa egualmente fuoruscito
(168). Colloquii con Maurizio de Rinaldis, e notizie circa costui;
il Campanella, presenti fra Dionisio e il Petrolo, lo decide a voler
concorrere con amici a fondare la repubblica, e gli fa copertamente
intendere che sarebbe utile profittare dell'aiuto del Turco (169).
Commenti su questi fatti; al Campanella devesi non solo l'idea ma
anche l'indicazione de' mezzi per attuarla, rimanendo a lui riservato
l'ufficio di futuro capo della repubblica (173). Tutti si pongono
all'opera; Maurizio va sulle galere di Amurat venuto alle coste di
Calabria; il Campanella è chiamato dal Marchese di Arena a Monasterace
(175). Fra Dionisio va con un fra Giuseppe Bitonto e un Cesare Pisano
fino a Messina; durante il viaggio sviluppa eresie per eccitare il
Pisano; di poi con la stessa compagnia, e con l'aggiunta di un fra
Giuseppe di Jatrinoli e un Giuseppe Grillo, dopo altri discorsi
di eresie in Stignano, torna presso il Campanella riconducendolo
da Monasterace a Stilo (176). Anche Marcantonio Contestabile e il
Caccìa, con un altro fuoruscito, tornano a Stilo (Page_180). Altra
escursione del Campanella con fra Dionisio e il Bitonto a Castelvetere,
per pregare il P.pe della Roccella in favore di Cesare Pisano ivi
carcerato; nel carcere veggono un Felice Gagliardo, al quale, come ad
altri carcerati, il Pisano parla de' progetti del Campanella e ripete
i discorsi di eresia (181). Tornato a Stilo il Campanella eccita
il Pizzoni a parlare con Giulio Soldaniero fuoruscito; intanto è
chiamato di nuovo dal Marchese di Arena in Arena (184). Il Pizzoni, fra
Dionisio e Gio. Pietro fratello del Campanella, come pure Marcantonio
Contestabile col Caccìa e un altro fuoruscito, accompagnano fra Tommaso
ad Arena; fra Dionisio col Pizzoni ne partono per parlare al Soldaniero
in Soriano; colloquii di fra Dionisio col Soldaniero, manifestando i
disegni del Campanella e molto eresie (186). Il Pizzoni con un altro
fuoruscito a nome Claudio Crispo ritorna ad Arena; giunge quivi una
lettera che annunzia avere Maurizio preso gli accordi col Turco;
fra Pietro di Stilo con Fabrizio Campanella armato viene egli pure
in Arena, forse latore della lettera; altre lettere di Maurizio, di
Claudio Crispo e del Pizzoni (188). Comparisce una cometa che raddoppia
il fervore del Campanella; tutta la compagnia va in Pizzoni; convegno
e banchetto di Pizzoni; fra Pietro di Stilo va a Soriano recando una
lettera del Campanella al Soldaniero; parte presa da fra Pietro nella
congiura (191).
III. Venuta di fra Marco da Marcianise per una visita nella provincia
di Calabria; fra Dionisio va al convento di Taverna già assegnatogli;
vi fa quistione con fra Cornelio di Nizza e bastona un altro frate; fra
Cornelio è scelto per suo Compagno da fra Marco (196). Il Campanella
torna a Stilo, e chiamato da Maurizio va presso di lui col Petrolo e
Fabrizio Campanella a Davoli; Maurizio espone i patti conchiusi col
Turco; son chiamati Gio. Tommaso di Franza e Gio. Paolo di Cordova
che vengono con Orazio Rania da Catanzaro; concerto con costoro per
fare un'insurrezione in Catanzaro (197). Incontro di Gio. Battista di
Polistina, nemico di fra Dionisio, col Campanella in Davoli: parole
scortesi dettegli dal Campanella; fra Gio. Battista va a Soriano, e
il Soldaniero gli comunica la faccenda della congiura e dell'eresia
(201). Maurizio va in giro a raccogliere fuorusciti; il Campanella
scrive al Crispo e poi va a S.^ta Caterina; fra Dionisio, condannato
dal Visitatore, si rimette in giro con un Cesare Mileri e finisce
per andare a Catanzaro, dove mostra gran premura di essere assoluto,
e cerca affiliati per la congiura, dicendo che vi partecipavano il
Papa, il Card.^l S. Giorgio, diversi Vescovi, diversi Nobili (202).
Parla col Franza, col Cordova, con due fratelli Striveri ed altri,
parimente con Fabio di Lauro e Gio. Battista Biblia; tratta per fare
entrare in Catanzaro 4 a 5 cento uomini incogniti e di notte; enumera
gli aiuti che si avranno, mettendo innanzi per la prima volta la
frottola dell'intervento di alti personaggi, che evidentemente non
poteano intervenire (207). Intanto il Campanella in Stilo mantiene
corrispondenze anche in cifra, continua nei colloquii con maggiore
espansione, fa una scampagnata con gli amici sul monte di Stilo
eccitando le più vive speranze (215). Cenni delle istituzioni politiche
e religiose in progetto, come si può desumerli principalmente dalle
deposizioni che si ebbero in sèguito da fra Pietro di Stilo e dal
Petrolo, e poi da moltissimi altri (217). Trattavasi di fondare
ciò che fu scritto di poi nella _Città del Sole_; si ha un notevole
riscontro tra le cose allora dette e quelle in sèguito scritte, e
rimangono così chiarite la congiura e le sue cause, non che la parte
presavi dal Campanella, e perfino la verità o la falsità di molte
cose deposte nel processo (220). L'idea non era punto democratica
ma altamente patriottica, e per essa il Campanella compromise tutto,
facendola abbracciare egualmente non da soli malfattori, ma anche da
uomini stimabilissimi come Maurizio e fra Dionisio tra gli altri; nè
i preparativi erano di poca importanza quando la congiura fu scoperta
(222).
CAP. III. — Scoperta della congiura e processi di Calabria
(dalla fine di agosto a tutto 10bre 1599) pag. 226
I. Fabio di Lauro e Gio. Batt. Biblia denunziano la congiura al Fiscale
di Calabria; poi mandano una 2ª relazione al Vicerè, il quale ne scrive
subito a Roma e a Madrid, e fa partire Carlo Spinelli per investigare
e punire (226). Il Vicerè Conte di Lemos; suoi dubbi sulla congiura,
la quale venne in fondo rivelata secondo le esagerazioni affermate da
fra Dionisio (230). Clemente VIII e il Nunzio Aldobrandini; tenerezze
di Roma col Vicerè a quel tempo; la richiesta da parte del Vicerè, di
poter carcerare i frati, è accordata dal Papa (232). Carlo Spinelli e
i suoi antecedenti; istruzioni solite a darsi in analoghe circostanze;
capitani e soldati partiti con lo Spinelli (235). Nuova denunzia
tardiva ed incompleta da parte di 5 Catanzaresi, tra' quali il Franza
già stato a Davoli, per salvarsi; la denunzia, passata per la via
dell'Audienza, svela il segreto della congiura e fa intendere che lo
Spinelli veniva per essa; il Vescovo di Catanzaro ne dà avviso a fra
Dionisio il quale se ne parte immediatamente (239). Fra Dionisio va a
Stilo per sollecitare il Campanella ad uscire col Petrolo in campagna;
il Campanella si nega e ripara a Stignano presso D. Marco Petrolo,
il quale lo denunzia; Giulio Contestabile lo denunzia egualmente, e
procura una commissione al cognato Di Francesco contro di lui (242).
Lo Spinelli giunge in Catanzaro, fa prendere il Rania e lo affida al
Governatore, ma il Rania fugge e poco dopo è rinvenuto soffocato in
una vigna presso la città; lo Spinelli si duole del Governatore ed
inizia il processo (243). Il Vicerè in Napoli affetta preoccupazione
per un voluto sbarco di turchi in Abruzzo e una voluta peste nella
Marca d'Ancona; emana bandi per la peste in realtà diretti a premunirsi
dalla parte di Roma; ma poi, viste bene avviate le cose di Calabria,
revoca i bandi e spedisce ordini di rigore contro i congiurati (246).
La denunzia di D. Marco Petrolo è mandata allo Xarava e il denunziante
finisce per essere carcerato come ricettatore; la commissione al
Di Francesco giunge un po' tardi, e costui può soltanto carcerare i
parenti del Campanella (248). Crescendo il numero de' carcerati lo
Spinelli ordina di tradurli nel castello di Squillace, dove il processo
continua, venendo carcerato anche Geronimo del Tufo; prevenzioni verso
i Nobili e i Vescovi (250). Guidati e Commissionati contro i presunti
colpevoli; il Soldaniero ed il Bruno, Gio. Geronimo Morano e D. Carlo
Ruffo Barone di Bagnara; Nobili titolati venuti in aiuto del Governo,
il P.pe della Roccella, il P.pe Di Scilla, il P.pe di Scalèa; notizie
intorno a costoro (253). Altro aiuto potente dato da fra Marco e fra
Cornelio, accordatisi col Governo nell'istituire un processo a' frati,
co' più iniqui maneggi suggeriti dagli odii frateschi (257).
II. Antecedenti segreti del processo ecclesiastico di Calabria; fra
Domenico da Polistina e fra Cornelio; colloquii di costui con lo
Spinelli, Xarava e Lauro; sue comunicazioni esagerate al Card.^l
S.^ta Severina e al P.^e Generale; costringe il Soldaniero a far
da denunziante e persecutore de' congiurati, procurandogli anche un
guidatico e una promessa d'indulto dallo Spinelli (258). Titolo e data
del processo; 36 capi di accusa; assertiva di richiesta a procedere
anche da parte dello Spinelli, del Governatore e perfino del Vescovo
di Catanzaro; lettere del Vescovo e del Governatore; commenti (262).
Commissione data dal Visitatore fra Marco di catturare il Pizzoni
e il Lauriana; particolari della cattura; fra Dionisio col Caccìa
stava con loro, ma travestito se ne fugge (263). I due frati prigioni
dati in consegna a D. Carlo Ruffo nelle carceri di Monteleone; esame
del Pizzoni che svela ogni cosa anche con esagerazione e malignità;
artifizii e terrori per avere simili deposizioni (264). Esame
del Soldaniero commesso dal Visitatore a fra Cornelio, tutto ben
concertato; esame del Lauriana, e giudizio su tale esame; commento sul
processo, che in fondo non creava fatti essenzialmente falsi, ma li
traeva a luce, li esagerava anche e li ribadiva con male arti (267).
Intanto il Campanella è catturato insieme col Petrolo; particolari
della cattura; ricovero in S.^ta M.ª di Titi; arrivo di Maurizio, fuga
per sottrarsi a Maurizio, ricovero e travestimento presso Gio. Antonio
Mesuraca a' dintorni della Roccella, tradimento del Mesuraca; commento
in particolare sulla condotta di Maurizio (272). Il Campanella è
tradotto alle carceri di Castelvetere; apprende per via che il Pizzoni
ha rivelato anche eresie e consiglia al Petrolo di far lo stesso: lo
Xarava viene a Castelvetere e riceve dal Campanella una Dichiarazione
scritta; sunto della Dichiarazione e giudizio sopra di essa (277). Lo
Xarava portasi a Monteleone e riceve una Dichiarazione scritta anche
dal Pizzoni; inoltre una cifra di cui si sarebbero serviti il Pizzoni
e il Campanella, e una copia delle deposizioni fin allora raccolte da'
due frati col processo ecclesiastico (281). Passaggio del Campanella
col Petrolo dalle carceri di Castelvetere a quelle di Squillace;
intanto nelle carceri di Castelvetere il Gagliardo e compagni,
saputa la carcerazione di lui, denunziano al P.pe della Roccella il
Pisano amico del Campanella che li aveva eccitati alla congiura, e lo
denunziano anche al Vescovo di Gerace per le eresie loro manifestate;
il P.pe comunica queste cose allo Spinelli, ma i denunzianti son
ritenuti partecipi della congiura; d'altro lato il Vescovo di Gerace fa
prendere un'Informazione, che rende la condizione del Campanella sempre
peggiore (283). È preso dal Morano Claudio Crispo, e gli si trovano
due lettere, l'una di Maurizio, l'altra del Campanella; fra Marco e fra
Cornelio continuano a far carcerare frati; son presi e poi rilasciati
fra Vincenzo Rodino e fra Alessandro di S. Giorgio; son presi fra
Pietro di Stilo, fra Paolo della Grotteria, fra Pietro Ponzio, fra
Giuseppe Bitonto; fra Paolo è trovato in possesso di una lettera del
Campanella al Crispo e di libercolo di segreti e cose superstiziose; il
Bitonto è trovato in abito secolare ed armato (284). Deposizioni che i
due Inquisitori raccolgono da taluni di costoro; esame di fra Pietro
di Stilo interrotto; esame del Petrolo, che avvilito depone tutto
anche con esagerazione (287). Lettera del Card.^l di S.^ta Severina
a fra Cornelio, che prescrive doversi mandare il Campanella a Napoli,
e prendere le informazioni unitamente co' Vescovi de' luoghi; così il
Campanella non è sottoposto ad alcun esame in Calabria (290).
III. Catturato il Campanella, lo Spinelli ne dà partecipazione al
Vicerè, affrettandosi a riconoscere che il Papa non dovea aver che fare
nella congiura; dà notizia anche di varii incidenti e de' provvedimenti
presi; manda una lista di 34 carcerati; di poi informa che erano
state anche seminate eresie, ed erano apparsi i primi legni turchi ben
presto seguiti da tutta l'armata (291). Altre catture di que' giorni
e continuazione del processo contro i laici; sono esaminati Lauro
e Biblia e poi gli Striveri col Franza; particolari di questi esami
e commenti (294). Esame di Gio. Paolo di Cordova e di suo fratello
Muzio; prime torture molto gravi; debbono rispondere anche della
morte del Rania; è esaminato il Soldaniero, di poi Claudio Crispo, che
finisce per confessare ampiamente in tortura; giudizii su tali esami
(298). Inoltre sono esaminati Cesare Mileri e Tommaso Tirotta, ma lo
Spinelli è costretto a partire per l'arrivo dei legni turchi; mosse
de' primi legni comparsi nella marina di S.^ta Caterina e Guardavalle;
fanno segnali ma non hanno risposta; poi sopraggiunge l'armata che si
mantiene lontana dalla costa e manda 4 galere verso Stilo che fanno
pure segnali inutilmente, quindi si dirige verso il capo di Bianco; lo
Spinelli va con truppa a Castelvetere per sorvegliarne le mosse, mentre
continuano le catture degl'incolpati (303). L'armata con 26 galere
va, come al solito, alla fossa di S. Giovanni avendo preso due navi
Ragusèe; due galere vanno verso Reggio donde si tirano cannonate, e
prendono un'altra nave; due schiavi cristiani fuggiaschi dànno notizie
dell'armata e de' voluti disegni del Cicala; succede una scaramuccia
tra gli spagnuoli e 500 turchi discesi a terra per fare acqua; dopo
ciò l'armata torna verso Castelvetere, ma tenendo vento favorevole
si dirige verso Cefalonia; lo Spinelli se ne torna a Squillace (306).
Viene notizia da Corfù che l'armata si ritira a Costantinopoli; notizie
inesatte date poi dal Campanella e da qualche storico circa le cose
dell'armata; non vi furono rimproveri al Cicala in Costantinopoli per
non avere soccorso i congiurati (308). Lettere e giudizii del Vicerè
su tutti questi fatti; scrive a Roma immediatamente, partecipando che
i frati erano anche eretici, e dimandando che se ne rimetta a lui
il gastigo; scrive a Madrid per la ricompensa a Lauro e Biblia, ed
annunzia l'accertato ritiro del Cicala verso Costantinopoli (309).
Roma fa sapere che la causa del Campanella deve farsi in Napoli,
e che venendo i prigioni debbono essere tenuti come prigioni del
Nunzio; aderisce poi ad un'altra richiesta del Vicerè, che il Vescovo
di Mileto venga a Napoli, e che siano assoluti il P.pe di Scilla,
il Poerio Governatore del Pizzo e lo Xarava, quando veramente fosse
stato riposto nella Chiesa, donde era stato estratto, un clerico
che avea data occasione alla scomunica (311). Il Vicerè partecipa la
scoperta della congiura agli Agenti di altri Stati accreditati presso
di lui; relazione del Battaglino e dello Scaramelli; costui trasmette
a Venezia anche le notizie di piazza, oltre quelle di Corte, e non
pone mai in dubbio l'esistenza della congiura (313). Carcerazione di
Giulio Contestabile e Geronimo di Francesco, dietro formale denunzia
del Campanella, forse esasperato per la carcerazione di suo padre e
suo fratello seguìta per opera di costoro; il Petrolo, sollecitato dal
Campanella, fa una denunzia nello stesso senso (315). Continuazione
degli esami in Squillace, presedendovi il solo Xarava; particolari
della deposizione di Cesare Mileri, che confessa ampiamente,
convalidando in tortura le cose confessate; esami del Gagliardo, Conia,
Marrapodi, Santacroce e Adimari (317). Esame di Cesare Pisano, che
dapprima nega, poi in tortura confessa ogni cosa; quindi sottoposto a
nuovo esame, circa la nuova legge del Campanella, rivela una quantità
di eresie; esami secondarii di Domenico Messina e di Giuseppe Grillo;
la causa è sospesa per morte del Mastrodatti (322). Prime esecuzioni in
persona di Claudio Crispo e Cesare Mileri in Catanzaro; sono arrotati,
tanagliati, strozzati, quindi appiccati per un piede e poi squartati;
le loro teste son poste in gabbia sulla porta della città, le loro case
diroccate, i beni confiscati (326).
IV. Trasferimento del tribunale e di tutti i prigioni a Gerace; notizia
della cattura di fra Dionisio, Gio. Ludovico Todesco, Maurizio e Gio.
Battista Vitale, per opera del Morano alle marine di Puglia; invio
a Madrid dell'esame del Pisano infarcito di eresie e della copia
dell'Informazione presa da fra Marco e fra Cornelio (327). Risposta
da Madrid con ordine che si usi rigore, e che si facciano proposte
per premiare i denunzianti (329). Notizie che allora correvano in
Napoli sulle cose di Calabria; relazioni ulteriori dell'Agente di
Toscana e del Residente Veneto (330). Si ripigliano le sedute del
tribunale in Gerace con le confronte del Pisano, e con nuovi esami
ed anche torture del Gagliardo, Santacroce, Marrapodi, Conia etc.,
seguìte dalla confessione in tortura del Caccìa (332). Esami di
Maurizio e del Vitale, verosimilmente anche di Gio. Ludovico Todesco
e di varii altri già carcerati; notizie di coloro che furono presi
successivamente, e di coloro che riuscirono a nascondersi o a fuggire
(334). Intanto fra Marco e fra Cornelio ripigliano il loro processo
coll'intervento del Vescovo di Gerace, e talvolta alla presenza di
Spinelli, Xarava, ed altri laici; molti e gravi abusi verificatisi
non ostante l'intervento del Vescovo (339). Sono esaminati fra Pietro
Ponzio, fra Paolo, e poi fra Pietro di Stilo, il Bitonto, il Pizzoni,
il Lauriana, il Petrolo; inoltre il Soldaniero, il Pisano e il Caccìa
(341). Giudizio sul processo di Gerace, sull'opera di fra Cornelio e
sulle deposizioni raccolte (347). Anche di questo processo è rilasciata
copia agli ufficiali Regii; triste giudizio del pubblico; malvagità
di fra Cornelio (350). Ultime gesta dello Spinelli; altri esami ed
altri catturati anche negli ultimi tempi; catturati dal Soldaniero
e dal Bruno, oltre il Caccìa, un Bonazza, un Furci, un Loiacono etc.
(351). Catturati anche altri ecclesiastici per ordine dello Spinelli;
informazione particolare sulle relazioni di Giulio Contestabile col
Campanella (354). Prigioni 156, ma molti imputati sono nascosti o vanno
fuggiaschi; altri sono stati rilasciati dietro pagamenti (356). D.
Garzia di Toledo con 4 galere a Tropea; i prigioni in lunga catena son
diretti a quella volta; bestiale atteggiamento delle moltitudini verso
di loro (359). Manca il tempo di giustiziare Maurizio, condannato ad
essere segato vivo, insieme con 4 altri più colpevoli in Monteleone;
imbarco di tutti i prigioni e de' loro persecutori a Bivona; fatti
notevoli al momento dell'imbarco (360). Un'altra Informazione è
commessa da Roma al Vescovo di Squillace; molti esaminati, molte cose
raccolte: giudizio su questo nuovo processo (361). Condizioni nelle
quali rimane la Calabria dopo la partenza dello Spinelli co' prigioni
per Napoli; il fratello del Biblia è pugnalato in Catanzaro; col
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