Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 16

Total number of words is 4603
Total number of unique words is 1753
37.6 of words are in the 2000 most common words
55.2 of words are in the 5000 most common words
62.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
ritornar con lui.... e l'eseguii.... e coll'ajuto della Vergine sperai
che mi riuscisse...... ma Dio! invece dove son caduta!....--
E qui narrava a Fra Mariano come approdando al piè della rocca avesse
veduto lo stretto colloquio d'Ettore e d'Elvira, per la qual cosa
sopraffatta dal dolore era caduta nel fondo del suo battello e s'era
risentita soltanto nella camera del Valentino; e spiegato questo crudel
fatto sino al fine, prorompeva in un pianto, convulso e disperato, ed
in parole sconnesse, che mostravan pur troppo la nascente alienazione
della sua mente.
Commosso fin nel profondo del cuore il buon frate, prese con quella
prudenza che richiedeva l'importanza del caso tutti i modi per
ridurla in calma, e solo vi riuscì in parte dopo molto tempo, quando
la natura stanca diede luogo a quel parosismo, che lasciò l'infelice
sensibilmente più sfinita e mal ridotta di prima.
--Padre!--seguitava Ginevra con voce indebolita,--è possibile dunque
che Dio, che la Vergine abbian ributtate le mie lagrime, maladetto il
mio dolore? La vendetta di Dio è piombata sul mio capo come un fulmine,
quando pareva mi promettesse pietà.... già o stato immenso il castigo
dei miei peccati.... ma ne temo un altro più tremendo.... sento che
morrò disperata d'ottener perdono..... sento che Dio mi indurisce il
cuore in questi ultimi momenti..... sto per passare, e non posso nè
scordar quell'uomo...... nè perdonar a colei.... Oh pregate per me!
ajutatemi! fin che è tempo, parlatemi di speranza....
--Di speranza?--interruppe il frate--non sapete che quegli che mi
manda a voi, è quel Dio che comprò la vostra salute colla morte
della croce, che vi promette misericordia, e ve la promette se foste
carica de' peccati di tutto il mondo, purchè non facciate ingiuria
a tanto amore disperando del suo perdono? E che cosa vi domanda per
meritarlo, e meritar quella corona di gloria e d'allegrezza che non
avrà più fine? Vi domanda di amarlo come egli v'ha amata; di soffrire
un poco per amor suo, com'egli ha sofferto, e tanto, per amor vostro;
di perdonar a chi v'ha fatto ingiuria, com'esso perdonò gli strazi,
le percosse, gli oltraggi e la morte. Eccolo in cielo che v'aspetta
ed anela d'accogliervi fra le sue braccia, d'asciugar il vostro
pianto, e volgerlo in una gioja che non avrà misura. Il nemico, che
vi teneva per sua, non può sopportar che gli fuggiate di mano; egli
tenta ogni via di riavervi; egli fa prova di togliervi la speranza, ma
non gli verrà fatto. Io, ministro di Dio eterno (e s'alzò in piedi,
in atto solenne stendendo le mani sul capo di Ginevra) vi giuro pel
suo santo nome che col perdono è scritta nel libro eterno la vostra
eterna salvezza, se con un solo atto d'amore sapete comprare un tanto
premio: il divin sangue del Verbo scenda sull'anima vostra come celeste
rugiada, ne lavi ogni macchia, v'infonda pace, allegrezza, e dolore
d'aver offeso chi lo sparse per voi, vi dia vigore a respingere, a
sprezzare gli assalti del nemico che vuoi la vostra rovina.
--Oh padre mio!--disse Ginevra, tutta compresa di venerazione per le
parole che udiva--Iddio parla per bocca vostra: dunque ancora posso
sperare, e non sono abbandonata per sempre?
--No, anima benedetta! anzi quanto più duro è il combattere, tanto
sarà più gloriosa la palma. Ma ora che Iddio vi dà grazia e tempo di
conoscere le vostre colpe e le sue misericordie, pensate a non tornar
addietro, e ricordatevi di ciò ch'egli dice: sarebbe stato meglio
per loro non conoscere le vie della giustizia che il ritrarsene dopo
averle conosciute. Chi pone mano all'aratro e poi si volge indietro non
è degno della mercede. L'immagine di quell'uomo non può uscirvi del
cuore? Vedete dove avevate poste le vostre speranze, da chi aspettavate
gioja e conforto! Vedete per chi avete sprezzato l'amore del vostro
Dio! Per uno che, quella fede mondana e colpevole che v'avea data,
neppure ve l'ha saputa serbare; che ad un soffio s'è volto altrove
senza curarsi di voi. Così attiene il mondo le sue promesse; e non
ostante sprezzate, per seguirlo, le promesse immancabili dell'Eterno!
e quando egli vi fa toccar con mano la vanità de' vostri desiderj,
quasi vi sdegnate, invece di prostrarvi innanzi a questo miracolo di
bontà? Non potete perdonare a colei? Ed in che v'offese? Prima, nè
pur vi conosce; poi, è donzella libera, può attendere senza delitto
a questi pensieri. Oh quanto dovreste piuttosto amarla, ed adorare
in lei lo stromento che la mano di Dio adopra per la vostra salute!
Anch'io son peccatore, lo fui, fui tanto sciagurato e cieco di cercar
nelle creature la pace del cuore. Dio mi chiamò; seguii la sua voce
nell'amarezza da prima; ma poi, qual ricco compenso non m'ha accordato
la divina bontà pel piccolo sacrificio? Qual tranquilla allegrezza di
amare ed esser certi d'un contraccambio eterno ed immenso? Oh! credete
a me, anima benedetta! che son uomo e peccatore più di voi; e ne sono
stato alla prova, tutto è fiele, incertezza e tenebre, fuorchè amar
Dio, servirlo, e sperare nelle sue misericordie.
--Oh sì--disse Ginevra interrompendolo, e dando in un pianto
dirotto,--m'avete aperta la mente, e m'avete vinta: sì, perdono, e
perdono con tutta l'anima, e ne darò prova. Venga colei; che la veda
prima di morire, e l'abbracci; e vivano felici insieme, come spero che
Dio avrà pietà di me nella vita avvenire.--
Cadde ginocchioni il frate accanto al lettuccio, ed alzando al cielo
gli occhi e le mani disse:--_Variis et miris modis vocat nos Deus!_
Adoriamo l'opera della sua misericordia.--
E rimasto così un momento orando, s'alzò, benedisse, ed assolse la
giovane, poi riprese:
--Dunque, veramente siete risolta a veder colei, e far quest'opera di
paradiso?
--Sì, padre; fate che venga: sento che ho bisogno di morir perdonando.
--E Dio, ve lo dico in suo nome, già vi ha perdonato, già siete sua:
questo santo proposito è il segno della vostra salute.--
S'avviava il frate per cercar di Donna Elvira. Ginevra lo richiamò.
--Una grazia--disse--mi resta a domandarvi, e non dovete negarmela,
se volete che muoja in pace. Quando non ci sarò più, andate al campo
francese, trovate mio marito (fra' soldati è chiamato Grajano d'Asti,
ed è al soldo del duca di Nemours) e ditegli che alla mia ultim'ora ho
domandato perdono a Dio, come lo domando a lui, se l'ho offeso: ditegli
che, pel passo in cui mi trovo, gli giuro che l'anima mia uscendo di
questa vita, è pura com'era quando mi ricevette da mio padre: che non
maledica la mia memoria, e faccia dir una messa in suffragio dell'anima
mia.
--Siate benedetta!...... State quieta, il vostro desiderio sarà
adempiuto.
--Un'altra grazia vorrei chiedervi--seguitò Ginevra...--Non so se sia
bene o male.... ma Dio, che vede il mio interno, sa se parlo a buon
fine.... Vorrei che cercaste anche di lui.... d'Ettore Fieramosca,
voglio dire, che è lancia del signor Prospero....... ditegli che
pregherò per lui, e che gli perdono..... cioè..... no, non gli parlate
di perdono..... alla fine non son poi certissima..... potrebbe esser
stato un altro che gli somigliasse.... No, no, ditegli soltanto che
pensi all'anima... che conosco adesso in quanto errore eravamo... si
ricordi dell'altra vita, che questa passa come un fumo, e glielo dice
chi n'è alla prova, e gli vuol.... e pensa al suo vero bene. Ditegli
poi che se Dio, come spero, m'accoglie nella sua misericordia, pregherò
per lui, onde vinca la sfida, e sia difeso l'onor dell'armi italiane.--
Fra Mariano diede un sospiro e disse:--Anche questo farò.--
La moribonda stette alquanto in silenzio, e le corse alla mente
Zoraide, la sua protetta, colla quale in quegli ultimi giorni aveva
pur avuto qualche rancore: supplicò il frate che cercasse di lei nel
monastero di Sant'Orsola, e le recasse cogli ultimi saluti un suo
monile, pregandola a portarlo per amor suo: raccomandò a lui quella
povera derelitta, le trovasse egli un ricovero onorevole, e soprattutto
cercasse di farla cristiana. Dopo di che seguitava:
--Un'ultima carità poi vi dimando, e certo me l'accorderete. Fatemi
seppellire nella cappelletta sotterranea di Sant'Orsola, vestita
dell'abito del monastero. Mi consola il pensare che dormirò in pace
vicino all'immagine di quella Vergine, che ha pur finalmente ascoltate
le mie preghiere, e posto un termine alla mia miseria.
--Ebbene--disse Fra Mariano frenando a stento le lagrime--il vostro
volere sarà eseguito in tutto.--
Uscì ciò detto, e fatta rientrare Vittoria Colonna, prese egli la
parola per non lasciare che Ginevra, alla quale veniva mancando la
lena, s'affaticasse col parlar troppo, e disse:
--Signora! vi prego di cercar di Donna Elvira e far che venga qui:
questa povera giovane vorrebbe dirle due parole.--
Vittoria, che non s'aspettava a questo, rimase così un momento sospesa,
pure s'avviò senza replicare, mentre Ginevra le diceva:--Mi perdoni se
le do questo disagio, ma non è tempo da perdere.--
Era presso alle quattro ore di notte, ed il ballo era finito da pochi
momenti: le sale s'andavano votando: sfilavano giù per lo scalone
gl'invitati accompagnati dai baroni dell'esercito spagnuolo.
Consalvo aveva in quel punto dato commiato al duca di Nemours ed ai
suoi cavalieri, che, montati a cavallo, se ne ritornavano al campo
preceduti da molte torce.
Nel cortile era un brulicare di gente a piedi ed a cavallo, un rumore,
un gridare che rimbombava per tutto il castello. Le donne partendo
salivano in groppa agli uomini di loro compagnia, come s'usava in quel
secolo, e così diminuendo sempre la folla e lo strepito, in poco tempo
rimase affatto vuoto il cortile, se non che qualche servo lo traversava
per suo ufficio: s'udivano aprire e chiuder porte, si vedean girar lumi
sulle logge e per le finestre, ed alla fine quando l'orologio battè le
sei ore, la guardia della porta alzò il ponte che dava sulla piazza, e,
cessato il suono delle catene che lo reggevano, succedette un silenzio
che non fu più interrotto pel rimanente della notte.
Vittoria intanto aveva attraversato le sale ove si attendeva a spegner
i lumi e dar sesto al mobile; giunse alla camera ove già s'era ritirata
Donna Elvira che cominciava a levarsi d'attorno gli ornamenti e le
gale. La trovò in quest'occupazione ajutata da due cameriere, la cui
opera, al modo dispettoso col quale le trattava, pareva non le fosse
troppo gradita: era accaldata, rossa in viso, ed all'aspetto tutt'altro
che soddisfatta della sua serata. Quando vide entrar Vittoria, un
intimo senso prodotto forse da un nascosto rimorso le fece nascer
il pensiero che la sua amica avesse a parlarle su un tuono che in
quel momento le pareva duro di sopportare. Quest'idea fu cagione che
l'accogliesse con un atto di sorpresa che non celava interamente
l'impazienza. Vittoria se n'avvide, ma senza darne segno, le disse con
tutta dolcezza, che la pregava ritardasse in suo servigio di andar
a letto per un quarto d'ora, e venisse a quello di Ginevra che la
domandava. Dovette per conseguenza spiegarle come si trovasse quivi
costei; e la figlia di Consalvo, che, come tutti i capi sventati in
genere, aveva in fondo buon cuore, fu contenta d'andarvi, tanto più che
vide la cosa prender miglior piega che non s'aspettava.
Vennero dunque insieme alla camera di Ginevra, ed entrate
s'avvicinarono al letto. La bellezza di Donna Elvira non avea tanto
spiccato allorchè il suo vestire e la pettinatura era foggiata col
maggiore studio, quanto ora appariva in quel disordine che lasciava
ondeggiar liberi sul collo e sulle spalle i suoi lunghissimi capelli
d'oro; Fra Mariano abbassò gli occhi, e la povera Ginevra nel mirarla
sentì un fremito interno, e diede un sospiro, al quale il buon frate
non potè negar compassione. Rimasero così le tre donne mute alcuni
minuti, dopo i quali, alzandosi Ginevra sul gomito, disse:
--Signora! voi stupirete ch'io sia tanto ardita di disturbarvi, non
conoscendovi, nè essendo conosciuta da voi; ma a chi si trova a questo
passo si perdona tutto. Prima però di parlarvi più aperto debbo
domandarvene licenza: posso dirvi due parole con libertà? Qualunque sia
la vostra risposta, essa sarà chiusa fra poco nell'avello con me; ma
posso parlare presente questa signora, o volete che siam sole?
--Oh!--disse Donna Elvira--questa è la più cara amica ch'io m'abbia,
ed essa m'ama più assai che non merito, onde dite pur su, cara la mia
signora, che son qui per ascoltarvi.
--Quand'è così, e giacchè me ne date licenza, ecco la sola
interrogazione che vorrei farvi.--
Ma a questo punto, come per prender vigore, e preparar la frase che
non sapeva come incominciare, si fermò un momento. Il proposito di
perdonar a quella che le era cagione di così disperato dolore, era
stato fermato con tutta la sincerità del cuore; ma chi vorrebbe esser
tanto severo da far un delitto all'infelice se al momento di divenir
certissima che i suoi occhi non l'avean ingannata e che il giovane
veduto a' piedi di Donna Elvira era Ettore veramente, si sentisse una
ripugnanza invincibile ad acquistar questa certezza? Chi avrebbe cuore
di condannarla se nutrisse ancora un'indefinita speranza d'aver preso
scambio, e di sapere che Ettore era ancora quello di una volta?
Comunque sia, dobbiam dire che crediamo questi sentimenti non fossero
estinti interamente, e ne nascesse la breve dubitazione che produsse
quel momento di silenzio.
Pure alla fine disse risolutamente, e con voce chiara e spiccata:
--Ditemi dunque, e perdonatemi se ardisco domandarvi tanto: non eravate
voi stasera sulla loggia che guarda la marina, circa le tre ore, e non
era a' vostri piedi Ettore Fieramosca?--
Quest'interrogazione egualmente inaspettata e diretta, scosse le due
giovani quantunque per diverse cagioni; il viso di Donna Elvira divenne
color di brace, ella rimase senza poter profferir sillaba. Ginevra che
la guardava fissa in viso, capì tutto, si sentì agghiacciare il sangue,
e riprese con voce mutata:
--Signora! son troppo ardita, lo conosco, ma vedete, io muojo, e vi
domando pel perdono che tutti speriamo nell'altra vita, di non negarmi
questa grazia; rispondetemi: eravate voi....? era esso....?--
Donna Elvira credeva di sognare; volgeva lo sguardo timido a Vittoria,
la quale leggendole negli occhi che temeva la sua severità, e
conoscendo non esser quello il momento di mostrarla, l'abbracciò, e
senza profferir parole la rassicurava.
Ginevra si sentiva morire nell'incertezza: stese le palme aperte e
tremanti alla donzella, e con voce che potè dirsi grido disperato
replicò:
--Ebbene, dunque?....
Donna Elvira si strinse atterrita nella sua amica, abbassò gli occhi, e
rispose:
--Sì.... eravam noi....--
Il viso dell'infelicissima Ginevra fece una mutazione come se si fosse
dimagrato tutto in un tratto; pure a stento si sollevò a sedere sul
letto, prese per la mano Donna Elvira, se la fece accostare, le gettò
le braccia al collo, e disse:--Dio dunque vi benedica e vi renda
felici.--
Ma quest'ultima parola fu appena udita, e forse, prima d'essere stata
articolata interamente, già l'anima sua riceveva in cielo il premio
della vittoria più ardua che possa riportare una donna sopra sè stessa,
del perdono più magnanimo che possa accordar un cuore umano.
Le sue braccia che erano intrecciate al collo della figlia di Consalvo,
perdendo la forza ricaddero insieme col corpo che ritornò supino sul
letto. Il suo volto prese in un momento l'atto e il colore della morte:
la conobbero le due donzelle, mandarono un grido. Il frate rimase
per alcuni momenti come senza respiro: alla fine disse, giugnendo le
mani--Questa è sembianza di paradiso.--Poscia inginocchiatisi tutti
e tre orarono pel riposo di quell'anima che tanto ne abbisognava, e
l'avea saputo così ben meritare. Composero le sue mani sul petto, e Fra
Mariano intrecciatale fra le dita la corona che aveva alla cintola,
postole a' piedi un lume, disse: _requiescat in pace_; ed in cuor suo
ora pregando per lei, ora volgendosi a domandar la sua intercessione
come d'un'anima che gli pareva per fermo dover essere in luogo di
salvamento, condusse le due donzelle fuori di quel luogo funesto, e,
ritornato presso la defunta, vi passò in orazione le ore che mancavano
al giorno.
* * * * *
Una delle mire principali di Consalvo nell'accordar il suo consenso
alle disfide che si dovevan combattere fra Spagnuoli e Francesi, e
fra Italiani e Francesi, era stato il guadagnar tempo onde potessero
giungere gli ajuti che aspettava di Spagna per mare, privo dei quali
essendo troppo inferiore di forze all'esercito nemico, gli era
convenuto star chiuso in Barletta senza poter tentar fazione che fosse
d'importanza. Nel corso però della giornata, in cui si trovava avere
ospiti suoi i baroni francesi, gli erano state recate lettere che gli
annunciavano vicino l'arrivo delle navi cariche d'uomini, le quali,
superata già la punta di Reggio, poco potevan tardare a comparire
avanti a Barletta. Conoscendo perciò che non gli tornava il trarre le
cose più in lungo, e che non avrebbe bisognato lasciar cader l'animo
che veniva ad accrescersi fra' suoi per l'arrivo de' nuovi soldati,
fece in modo, parlando di questi scontri col duca di Nemours e cogli
altri Francesi, di persuaderli a prendere il giorno più vicino che si
potesse. Così fu deciso che gli Spagnuoli combattessero l'indomani
del ballo, in uno spazio lungo il mare, mezzo miglio fuor della porta
che va a Bari, e gli Italiani il terzo giorno, in un luogo che già
da Brancaleone e da Prospero Colonna era stato veduto e stimato a
proposito, ed era posto presso la terra di Quarato, a mezza strada fra
Barletta, ed il campo francese.
I cavalieri delle due parti, avvisati dai loro capi di quanto era stato
deciso, pensarono tosto ai fatti loro: i Francesi, quelli che dovean
combattere, lasciato il ballo, tornarono al campo prima degli altri
per aver tempo di dar ordine a quanto occorreva per la battaglia, e
gli Spagnuoli del pari, tornati ognuno al suo alloggiamento, attesero
ad allestirsi, e fare in modo d'aver qualche ora di riposo prima
della mattina. Ad Inigo ed a Brancaleone fu data la nuova quando,
già allogata Ginevra nella camera d'onde non dovea uscir viva, erano
andati pel frate, ed il primo, che era del numero de' combattenti, per
dar ordine alle cose sue, dovette lasciar al compagno il pensiero di
ritrovar Fieramosca ed ajutarlo in questi suoi casi. Si strinsero la
mano lasciandosi e dicendo Inigo:
--Come potrà combattere domani l'altro, se stasera non poteva reggersi
in piedi?--
Brancaleone per sola risposta scosse il capo mordendosi il labbro
inferiore, e mostrando nell'aspetto che sentiva tutta la verità della
riflessione dello Spagnuolo. Si tolse di quivi, e, sceso al porto,
salì in un battello sollecitando d'esser presto al monastero per dire
ad Ettore, come avevan promesso, qual fosse stato l'esito delle loro
ricerche.
Prima però di narrare in che stato trovasse il suo amico, che avea
lasciato tanto a mal termine, dobbiamo, prevenendo ciò che accadde la
mattina seguente, narrar il fine dell'impresa degli Spagnuoli.
Quando le due compagnie di undici uomini d'arme per parte si trovarono
sul campo, era già uscito il sole da un'ora. Fra gli Spagnuoli, Inigo,
Azevedo, Correa, il vecchio Segredo, Don Garcia di Paredes erano i
più rinomati; e gli altri, quantunque meno conosciuti, eran tutti
buona gente d'arme e bene a cavallo: Pedro Navarro avea da Consalvo
ricevuto l'incarico di servir di padrino. Dalla parte francese questo
era dato a monsignor della Palissa, che fra' suoi guerrieri contava
Bajardo l'onore della milizia d'allora. La battaglia si mantenne
per molto tempo con pari fortuna dalle due parti. Segredo alla fine
ebbe da un colpo di spada recise le redini, che teneva tirate; onde
portato a furia dal cavallo, stava per uscir del campo. Questo caso,
preveduto dai regolamenti dei duelli, si teneva per una sconfitta, e
colui al quale accadeva dovea darsi prigione. Vedendo il buon Segredo
che il cavallo stava per varcar i limiti ch'eran segnati intorno
intorno da grossi pezzi di macigno, si buttò a terra, e quantunque per
la difficoltà del salto, e forse perchè gli anni lo rendevano meno
agile, cadesse in ginocchio, si difendea arditamente da due uomini
che a cavallo lo combattevano. Ma la spada gli andò in pezzi, e non
trovandosi altr'arme, ed essendogli riuscito vano il rifuggirsi fra'
suoi che si trovavan distanti, dovette arrendersi e ritirarsi dal
campo. La cosa era però andata tanto coll'onor suo, che da tutti fu
lodato, e compianta la sua disgrazia. Dopo quest'accidente seguitandosi
a combattere parve che la fortuna andasse inclinando alla parte
spagnuola. A molti Francesi erano stati uccisi i cavalli: e qui è bene
d'avvertire il lettore che, malgrado le antiche regole cavalleresche,
si soleva spesso in queste disfide esser prima d'accordo di poterli
ferire, onde fossero più vera immagine della guerra, ove non più o
rarissimo s'usava questa cortesia, e per mostrare anche maggiormente la
perizia de' combattenti. Dopo due ore di menar le mani i padrini fecero
dar nelle trombe, e così divisa la zuffa accordarono un breve respiro.
Gli Spagnuoli erano tutti a cavallo, ed alla loro truppa non mancava
che Segredo. De' Francesi un solo s'era dovuto dar prigione ed in ciò
eran pari, ma giacevan sul campo sette de' lor cavalli uccisi. Bajardo
però era ancora in sella. Dopo una mezz'ora di riposo fu ripreso il
combattimento, e, malgrado gli sforzi degli Spagnuoli, i loro nemici
si mantenevano quasi direi trincerati dietro i corpi de' cavalli, sui
quali que' degli avversarj, benchè ammazzati di speronate, non vollero
mai passare. Così dopo molto affannarsi e maneggiarsi inutilmente,
venne dai Francesi la proposta di finir la battaglia e restarne con
pari onore.


CAPITOLO DECIMOTTAVO.

L'ostinata difesa dei Francesi, e la difficoltà di vincerli del tutto,
ristretti com'erano dietro i corpi de' loro cavalli, fece sì che la
maggior parte degli Spagnuoli inclinassero a prestar orecchio alla loro
proposta. Ma non vi si piegava Diego Garcia: gridava inferocito ai suoi
compagni esser vergogna il ritirarsi avanti ad uomini mezzo vinti, e
doversi finir l'impresa per mostrar che gli Spagnuoli a piedi come a
cavallo valevano più di loro; e non trovandosi altr'arme fuorchè la
spada, colla quale non poteva giugnerli, si chinava a terra infuriato,
ed alzando que' gran sassi che fissavano i limiti del campo e che un
uomo di forza ordinaria avrebbe mossi a stento, li scagliava in mezzo
allo squadrone nemico. Ma non era difficile schivarne la percossa, e
perciò non potè nè pur per questa via riuscire a danneggiarli. Non
ostante si riaccese la zuffa, e durò finchè il sole già cadeva verso
occidente, ed i Francesi bravissimamente seguitarono la loro difesa,
tantochè convenne alla fine alle due parti di rimanersi: i giudici
decretarono uguale l'onore della giornata, dando agli Spagnuoli vanto
di più valenti, e quello di più costanti ai Francesi. I due prigioni
furon barattati; e tutti stanchi, affannati e pesti ripresero la via,
gli uni del campo, gli altri della città.
Quando v'entrarono gli Spagnuoli, era quasi sera. Scavalcarono al
castello, e, presentatisi a Consalvo, narrarono com'era passata la
cosa. Si turbò forte il gran Capitano sgridandoli perchè, avendo così
ben cominciato, non avesser saputo finire. In quest'occasione si mostrò
in tutta la sua luce la nobil natura di Diego Garcia. Egli che in campo
aveva anche con aspre parole rimproverato ai compagni che lasciassero
la cosa imperfetta, ora alla presenza di Consalvo prese arditamente
a difenderli, dicendo aver essi fatto il potere da uomini dabbene
quali erano, e condotta a fine la loro impresa, che era far confessare
ai Francesi valer essi al par di loro nella battaglia a cavallo. Ma
Consalvo male accettando queste scuse, e, troncate le parole col
rispondere _Por mejores os embié yo al campo_[12], li licenziò.
Ripigliamo ora il filo di ciò che accadde la sera innanzi a Brancaleone
dopo lasciato Inigo per tornar presso Fieramosca.
Quando approdò all'isola di Sant'Orsola, la premura di giugnervi
presto che aveva provato nel tragitto, si calmò riflettendo al modo
col quale doveva annunziare ad Ettore i casi di Ginevra, e lo stato
in cui l'aveva lasciata. Salì lentamente la scala che conduceva sulla
spianata del convento, e, ricomposte l'idee, si avviò alla foresteria.
Ma il discorso che aveva preparato si trovò inutile. Entrando nella
camera vide Zoraide seduta al capezzale che col dito gli accennò di
non far romore, e Ettore che dormiva profondamente. Si ritirò indietro
pian piano, mentre la giovane alzatasi e rimasta un momento a guardar
Fieramosca, visto che riposava tranquillo, uscì in punta di piedi, e
seguì Brancaleone in una delle camere vicine.
--Tutto va bene--disse Zoraide:--domani Ettore sarà come se non avesse
avuto male. Ma, e Ginevra, dov'è? ne avete trovata la traccia?
A Brancaleone tornò il fiato in corpo sentendo le nuove di Fieramosca,
e rispose:
--Ginevra è nella rocca in buone mani, e presto la potrete vedere;
ma, ditemi: Ettore sarà poi guarito veramente? Dopo domani si dovrà
combattere.
--Ebbene, combatterà.--
Una certa espressione misteriosa che accompagnava le parole di Zoraide
stimolò la curiosità di Brancaleone, il quale volendo saper più
precisamente di che sorta fosse il male del suo amico, udì che era
stato ferito, ma leggermente, nel collo, senza però che Zoraide gli
parlasse del pugnale avvelenato. Tuttavia non vedendo naturali le
espressioni della giovane, seguitò ad interrogarla, ma non gli riuscì
di cavarne spiegazioni più chiare:
--V'è una favola fra noi in Levante--dicea Zoraide, sorridendo
mestamente--che racconta d'un leone del deserto, al quale un topo salvò
la vita. Di più non vi voglio dire, e vi basti sapere che fra poche
ore il braccio d'Ettore sarà forte come il collo d'un toro selvaggio.
Ora però non v'è da far altro fuorchè lasciarlo in quiete; domani si
sveglierà a tempo per potersi metter in ordine; io ritorno vicino a lui
per esser pronta ad ogni bisogno; fidatevi di me: dell'arte di curar
ferite ne son maestra, e ne ho saputo sanare di più pericolose.--
Brancaleone visto che non gli rimaneva altro a fare presso il
ferito, raccomandò a Zoraide che quando Ettore si fosse svegliato lo
racquetasse sul conto di Ginevra, gli annunziasse il combattimento
pel giorno vegnente, gli dicesse che sarebbe venuto egli stesso
sul mezzogiorno, ove non fosse comparso prima di quell'ora in
città. Rimasti così d'accordo, se ne ritornò a Barletta, ove, prima
d'andarsene a casa, volle passar dal castello per sapere che ne fosse
di Ginevra. Ma trovò chiusa la porta e alzato il ponte; onde gli
convenne differir di chiarirsi alla mattina vegnente.
Appena fatto giorno vi corse, e trovò ch'eran usciti allora gli undici
guerrieri spagnuoli per andar al campo seguitati da tutti quelli che si
trovaron liberi d'accompagnarli, onde pochissima gente v'era rimasta.
Salì le scale senza trovar a chi domandare; venne sino all'uscio ove
la sera prima aveva lasciata Ginevra, e bussò. Fra Mariano, che v'avea
passata la notte, gli aperse, e venuti in una camera vicina, narrò a
Brancaleone l'accaduto.
Tanto più rimase questi afflitto e travagliato dalla trista nuova,
quanto che vedeva cadere una tanta sventura sul suo amico, nel momento
in cui era meno preparato a sopportarla, e quando per l'imminente
battaglia avea bisogno di tutte le sue forze; temeva che, accasciato
sotto il peso del dolore si mostrasse inferiore a sè stesso in una
prova tanto ardua ed importante. Pensato perciò al rimedio, stabilì
col frate di celar questa morte per tutto quel giorno, e l'indomani
soltanto assumesse quegli il carico di far portar la defunta al
monastero, com'era stato suo volere, mentre Ettore fosse occupato
a combattere co' suoi compagni. Credettero non difficile serbar
il segreto per questo giorno in cui la rocca era quasi deserta, e
stimarono di dirlo soltanto a Consalvo, onde accordasse gli ajuti che
sarebbero occorsi per far il trasporto del corpo ed i funerali con un
poco d'onore.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 17
  • Parts
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 01
    Total number of words is 4553
    Total number of unique words is 1885
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    61.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 02
    Total number of words is 4756
    Total number of unique words is 1745
    41.1 of words are in the 2000 most common words
    56.8 of words are in the 5000 most common words
    64.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 03
    Total number of words is 4548
    Total number of unique words is 1887
    39.3 of words are in the 2000 most common words
    56.2 of words are in the 5000 most common words
    64.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 04
    Total number of words is 4752
    Total number of unique words is 1752
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    55.0 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 05
    Total number of words is 4565
    Total number of unique words is 1914
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    54.6 of words are in the 5000 most common words
    61.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 06
    Total number of words is 4552
    Total number of unique words is 1873
    39.0 of words are in the 2000 most common words
    55.6 of words are in the 5000 most common words
    64.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 07
    Total number of words is 4590
    Total number of unique words is 1866
    37.8 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 08
    Total number of words is 4722
    Total number of unique words is 1829
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    55.5 of words are in the 5000 most common words
    62.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 09
    Total number of words is 4585
    Total number of unique words is 1900
    36.9 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 10
    Total number of words is 4717
    Total number of unique words is 1790
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 11
    Total number of words is 4653
    Total number of unique words is 1853
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    59.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 12
    Total number of words is 4698
    Total number of unique words is 1861
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    53.7 of words are in the 5000 most common words
    61.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 13
    Total number of words is 4608
    Total number of unique words is 1757
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 14
    Total number of words is 4634
    Total number of unique words is 1873
    37.2 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    61.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 15
    Total number of words is 4642
    Total number of unique words is 1755
    39.1 of words are in the 2000 most common words
    55.7 of words are in the 5000 most common words
    63.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 16
    Total number of words is 4603
    Total number of unique words is 1753
    37.6 of words are in the 2000 most common words
    55.2 of words are in the 5000 most common words
    62.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 17
    Total number of words is 4649
    Total number of unique words is 1825
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    55.8 of words are in the 5000 most common words
    62.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 18
    Total number of words is 4581
    Total number of unique words is 1795
    33.2 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    54.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 19
    Total number of words is 4587
    Total number of unique words is 1815
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    53.9 of words are in the 5000 most common words
    61.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Ettore Fieramosca: ossia, La disfida di Barletta - 20
    Total number of words is 66
    Total number of unique words is 59
    62.6 of words are in the 2000 most common words
    70.7 of words are in the 5000 most common words
    75.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.