Donne e fanciulle - 03

Total number of words is 4344
Total number of unique words is 1572
36.7 of words are in the 2000 most common words
51.6 of words are in the 5000 most common words
59.2 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
l'impressione del vasto locale, coi tavolini pronti e non occupati,
sarebbe stata malinconica, se la gaiezza d'Estella non vi avesse diffuso
immediatamente calore e simpatia.
Il pranzo fu allegro; Tullio e la fanciulla mangiarono con appetito e
chiacchierarono con vivacità, quasi con entusiasmo. Estella non beveva
vino, abitualmente, ma non disse nulla al suo compagno, e lasciò ch'egli
facesse recare una bottiglia di vino valtellinese, infocato e piacevole,
che le diede, con un'ardenza insolita, una instancabile vivacità.
Ella rideva e raccontava; raccontava certi piccoli episodii della sua
piccola vita, certe scappatelle con le amiche di Bellagio, e Tullio
notava il candore di quelle bricconerie, la purezza di ciò che la
fanciulla credeva tanto furbesco e malizioso. Egli si vedeva di fronte a
Estella, in quell'albergo di Como, in pieno gennaio, e si stupiva pel
primo dell'avventura impreveduta e innocua.
— Io non ho mai bevuto lo sciampagna, — ella disse a un tratto.
— Ebbene? — domandò Tullio sorpreso.
— Ebbene.... vorrei berlo! — dichiarò Estella sorridendo.
— Questo poi, no, — rispose lo Sciara. — Uno zio non offre lo sciampagna
alla nipote; lo sciampagna è un vino sospetto, e non si usa in
famiglia....
— Me lo faccia assaggiare, — pregò la giovinetta con voce carezzevole. —
Se non mi prendo un po' di spasso oggi, in questa serata misteriosa,
quando me lo prenderò, dunque?
— Ahimè, che logica infelice! — mormorò Tullio.
— Io non devo dire mai che ho passato la notte all'albergo con lei; e
non dirò nemmeno che ho bevuto lo sciampagna. Sarà un segreto che mi
farà tanto, tanto piacere....
Ella s'era sporta innanzi, implorando con gli occhi ceruli, e mostrando
col suo sorriso i piccoli denti nella bocca pura e fresca. Tullio
s'accarezzò la barba, pensieroso.
— Temo che le faccia male, — obiettò. — Non è abituata a bere più
vini....
Estella diede in una risata; se Tullio avesse saputo che non era
abituata a berne neppure uno!
— E se si ubbriacasse, — continuò lo Sciara, — quale scandalo, quale
vergogna!
— Mi faccia assaggiare; bagnerò appena la punta della lingua, —
insistette la fanciulla. — È un capriccio. Non farò altri capricci,
glielo prometto; dopo, sarò molto buona.
— Mi aveva promesso d'obbedire senza discutere, — osservò Tullio.
— Ha ragione; le chiedo scusa....
Allora, vedendola pentita, non sapendo egli stesso perchè, Tullio ordinò
lo sciampagna.
Quando l'udì crepitar nelle coppe, gorgogliante nel suo bel colore di
topazio, Estella diede in esclamazioni di gioia. Era uno sciampagna un
po' dolce, e invece di bagnarvi la lingua, la fanciulla ne bevve una
coppa intera.
— È delizioso, sa? — disse poi. — Le sono molto grata. Volevo bere lo
sciampagna, perchè le mie amiche non l'hanno bevuto mai; ora so qualche
cosa più di loro.
— Ma non può dirlo, — rispose Tullio sorridendo.
— Che importa? Quando si sa, si sa: io voglio sapere per me; e se le
amiche parleranno ancora di sciampagna, io sorriderò, e nessuno capirà
nulla....
— Bel gusto! — esclamò Tullio ridendo.
Dopo pranzo, Estella risalì nella sua camera a mettersi il cappello.
Voleva uscire a veder le mode di Como; aveva pensato alle mode di Como,
tanto per trovare un pretesto a fare una passeggiata sotto i portici e
pel Lungolario. Nel frattempo, Tullio studiò le partenze dei battelli;
fingendo d'arrivar da Milano alle nove, si poteva partire la mattina
alle nove e mezzo, e diede gli ordini all'ufficio dell'albergo.
Estella ricomparve: aveva al collo una stola di pelo nero.
— Ho scovato nel baule il mio gatto, — disse. — Questo è un gatto che
veniva sempre a miagolare nel mio giardino; poi l'ho trovato da un
pellicciaio in forma di stola e l'ho comperato. Costa quindici lire, ma
tiene caldo.
Sorrideva, accarezzando la stola, che le cingeva il collo come una
leggiadra gorgiera e le allargava le spalle. E uscirono.
Che freddo, che freddo, faceva a Como, in gennaio!
Del Bisbino non era possibile scorgere la vetta, incappucciata in una
nuvola grigiastra; e sotto la nuvola s'ampliava una larga distesa di
neve; l'aria gelida soffiava di là, movendo le acque del primo bacino,
che s'accartocciavano per il brividìo.
Col bavero della pelliccia alzato fino alle orecchie, gli occhi bassi a
schivar certi mucchi di neve giallastra ond'era disseminata piazza
Cavour, Tullio Sciara accompagnava Estella in quella inutile
passeggiata, e correvano ambedue.
Videro le mode, nei negozii sotto i portici, ed Estella svelò che ella
si vestiva sempre a Milano, dove si pagava più caro, ma si era veramente
a ragguaglio delle novità.
— Non è vero ch'io vesto bene? — chiese a Tullio. — Non sono sempre
elegante?
— È un gioiello, — rispose Tullio, squadrandola da capo a piedi, con
attenzione. — Anche il gatto le si addice molto, perchè è scuro e dà
rilievo ai capelli e al colorito....
S'inoltrarono per la strada lungo il lago, ma era tutta buia, e soffiava
un rovaio pungentissimo. Estella procedeva a capo basso, con le gonne
appiccicate al corpo, battendo le palpebre per la polvere e pel vento;
Tullio s'era tirato il cappello fin sugli occhi e andava alla ventura,
senza rispondere ai frizzi della fanciulla, che lo beffava pel suo modo
di camminare.
— Badi a non cader nel lago! — gli diceva di tanto in tanto. — Occhio ai
pesci!... Il vento le porterà via la barba!...
Il vento gli portò via il cappello, ed egli dovette correre perchè non
andasse a finir nell'acqua; e la fanciulla assistette alla corsa,
ridendo a voce alta, con un riso squillante e sonoro che veniva da
un'anima senza sospetto.
— Ora torniamo, — ella disse, quando Tullio fu di nuovo al suo fianco. —
Lei ha troppo freddo, e non voglio farle male. Io mi sono tutta
rinfrescata.
— Rinfrescata? — ripetè lo Sciara. — Aveva caldo?
— Un poco, — mormorò Estella impacciata.
— Quel Valtellina e quello sciampagna bruciano come il fuoco, e io sono
astemia, non ho mai bevuto una goccia di vino in tutta la vita....
L'espressione del viso di Tullio, il suo stupore e il suo sdegno furono
così comici, che Estella, invece d'impaurirsene, diede nuovamente in una
risata chiarissima.
— Non è cortese ciò che lei fa, — disse Tullio con voce severa. — Non
deve prendersi giuoco d'un amico e rischiare di sentirsi male per un
piacere così sciocco.
Estella abbassò il capo e non rispose. Il rimprovero diritto e rude
l'aveva percossa duramente.

VII.
La cameriera aveva alimentato il fuoco nei caminetti, e le camere erano
caldissime.
Quando furono sulla soglia, Estella domandò con voce malsicura:
— Non viene a farmi compagnia?
Tullio, al suono della voce velata, alzò gli occhi, vide che la
fanciulla aveva pianto.
— Che cosa c'è? — disse. — Ha il viso bagnato di lagrime.
— Non viene a farmi compagnia? — ripetè Estella.
Lo Sciara la seguì nella sua camera, di cui la fanciulla richiuse la
porta. E nuovamente egli chiese:
— Perchè piange?
— Mi ha tanto, tanto rimproverata, — ella mormorò. — E ho sentito che ha
ragione di chiamarmi sciocca.... Ma nessuno mi rimprovera mai.... Il
papà dice che sono buona e faccio tutto bene.... Per ciò un rimprovero
mi fa più effetto....
Lo Sciara si smarrì; dovette resistere all'impeto subitaneo di
stringersi la fanciulla tra le braccia, di baciarla e d'accarezzarla
come una bambina; trasse dalla tasca il fazzoletto e le asciugò gli
occhi, mentre Estella riprendeva a sorridere.
— Le domando perdono, — disse Tullio. — Sono stato villano, lo
riconosco, ma io non ho abitudine di trattare con le signorine.... E
poi, me le fa così grosse!.... Sua zia diceva ch'è una marmotta; io
pensava che fosse una marmotta davvero.... E invece mi fa queste
bricconate.... Le domando perdono, sono confuso, riconosco d'essere
stato villano... Ma che vuole? Non sono abituato a trattare con le
signorine....
Egli andava ripetendo queste frasi, dritto innanzi a Estella, con la
bocca a un dito dalla bocca di lei; ed ella sorrideva, lasciando che
egli le asciugasse gli occhi e le sfiorasse i capelli con la mano.
Tullio si rannuvolò e s'allontanò di qualche passo.
— È finita, non ci penso più, — annunziò Estella. — Guardi che
disordine: il baule aperto! Si sieda: là, nella poltrona, presso il
fuoco; lei ha tanto freddo.... Del resto, aveva ragione, sa? Il vino non
mi ha fatto nulla, ma se fossi caduta ubbriaca, col cappellino sul naso,
per le vie di Como?... A pensarci, mi viene un brivido.... Perchè non
risponde? Mi tiene ancora il broncio?
Tullio, seduto nella poltrona presso il fuoco, come aveva ordinato
Estella, volse il capo e disse:
— No, cara. Sono contento che non pianga più.
— Le piacciono i profumi? — domandò Estella.
Era inginocchiata e frugava nel fondo del suo piccolo baule; ne tolse
una bottiglia sottile, la stappò, si drizzò in piedi.
— Questo, — disse, — l'ho comperato a Milano, all'insaputa della zia,
perchè la zia dice che le signorine non devono profumarsi, come se la
nostra pelle fosse diversa dalla sua. È _Houbigant_ e costa
orribilmente, ma a me piace molto.
Così dicendo, gettò alcune gocce sul guanciale, se ne versò altre sulle
mani, si avvicinò a Tullio, e prima ch'egli pensasse a difendersi, gli
tolse il fazzoletto dalla tasca e glielo profumò.
— Ci sono le mie lagrime stupide, — ella disse, — qua dentro, e ora ci
metto un po' del mio profumo. In questo modo si ricorderà di me....
Parve sbalordita per le sue stesse parole e rimase con la mano alzata e
il fazzoletto nell'altra.
— Le sue lagrime mi sono molto care, — rispose Tullio, chinandosi a
raccogliere un fumacchio con le molle, ed evitando di guardare la
fanciulla. — E io mi ricorderò di lei anche quando il profumo sarà
svanito, anche quando lei mi avrà dimenticato....
Estella gli restituì il fazzoletto prestamente con un gesto quasi
sgarbato.
— Io non dimentico, — ella disse. — Io non dimentico nulla!
Il tono con cui le parole furon pronunziate era insolitamente netto ed
energico, e squillò nella piccola camera. Tullio alzò lo sguardo; gli
parve che l'anima vera della fanciulla vibrasse, facendo intravedere la
donna di domani.
— La ringrazio, — egli rispose. — Ma è troppo giovine per ricordarmi a
lungo. Avverranno altri casi nella sua vita, avrà altre gioie, troverà
persone che le saranno più care, e io a poco a poco scomparirò
nell'ombra....
Estella crollò il capo; avvicinata un'altra poltroncina, vi sedette e
allungò i piedi sul bordo del camino. Tullio guardò quei piccoli piedi
arcuati, chiusi nelle scarpe di vernice nera.
Nessuno parlò per lungo tempo. Ambedue fissavano il fuoco, la brage, i
disegni che l'arsione aveva inciso lungo i ceppetti e i tizzoni. Pareva
un mondo quel focolare, nel quale i più sapienti edifici si corrodevano
lentamente, crollavano, si disperdevano in cenere; e ogni tanto risonava
un gemito lungo delle legna più umide, e si sarebbe detto il gemito di
quel povero mondo che rovinava.
Tullio pensava alla cara personcina che gli sedeva allato e ch'egli
avrebbe potuto stringersi al petto, solo stendendo un braccio; e la cara
personcina pensava a lui, stupita ella stessa di quel pensiero
insistente.
— Vede ch'io sono tutta rosa? — disse a un tratto. — Lei mi ha chiamata
bambola di legno, io sono rosa, invece, tutta rosa.
— A questo pensava con tanta gravità? — chiese Tullio sorridendo.
Una fiamma vermiglia le si diffuse repentinamente pel volto.
— No, — rispose.
— E a che cosa pensava, allora?
— No, — ripetè Estella seccamente.
Vi fu un'altra pausa. Un tizzone crollò, trascinando quelli che lo
premevano; Tullio riprese le molle, accomodò il rogo sul quale Estella
gettò qualche altro legno.
— Vuole prendere il tè? — chiese lo Sciara. — Anche per il tè è astemia?
— Non c'è bisogno di rimproverarmi! — osservò bruscamente la fanciulla.
Si fissarono in viso; sentivano l'uno per l'altra un rancore sordo,
improvviso, come, avvertendo la stranezza del loro contegno, fossero
stati malcontenti delle parole e degli atti, e avessero voluto liberarsi
da quella onda di sentimento da cui erano a poco a poco insidiati.
Tullio resistette al corruccio che lo invadeva.
— Vogliamo essere gentili ancora? — egli disse.
Suonò il campanello elettrico, e fece recare il tè.
— Mi aiuti, — pregò Estella, scuotendosi a sua volta. — Portiamo questa
piccola tavola innanzi al fuoco, e prendiamo il tè da buoni amici. Sono
molto rozza, non è vero? Qualche volta io penso che la vita continua in
quel paese perduto mi fa diventare selvatica. A essere gentile, faccio
uno sforzo....
— È sincera, — osservò Tullio. — Io posso leggerle nell'anima.
— Spero di no, — ella interruppe prestamente, mentre di nuovo le si
diffondeva pel volto un rossore vivo.
— La sua anima è così nera?
La giovinetta scosse la testa, angustiata, e non rispose.

VIII.
Innanzi alla piccola tavola, su cui era il servizio da tè, con le
ginocchia che quasi toccavano le ginocchia, scaldati dal buon fuoco
borbottante, ritrovarono l'allegria e l'intimità.
Tullio chiese alla fanciulla se Ernesto Giuliani le fosse piaciuto; ed
ella ne fu inorridita. Era brutto, smunto, smilzo, e rideva troppo,
dimenandosi come avesse avuto qualche malanno indosso. Non le piaceva;
non doveva essere buono; i suoi occhi lampeggiavano pieni di malignità e
guardavano obliquamente, sfuggendo lo sguardo degli altri.
— Dunque, non lo sposerebbe? — domandò Tullio.
— Ma io non sposerei nessuno! — esclamò la giovinetta indignata. — Non
ho mai pensato a sposarmi: che me ne faccio d'un marito? Io sono molto
utile al mio papà, e non voglio lasciarlo. Tutte le mie amiche pensano
al marito per uscir di casa; ma io sto bene, a casa mia, sono la
padrona, e il mio papà è tanto contento di me, che non saprebbe vivere
se io lo abbandonassi!... E sposare il Giuliani, poi! Che le viene in
mente? Neppure se mi offrisse un trono! Io voglio vivere quieta e
libera.... Forse sono stata sconveniente col suo amico? Forse ho parlato
troppo, e lei ha creduto che mi piacesse?
Tullio dovette rassicurarla. Ma quando fu sicura, ella lo aggredì a sua
volta:
— Lei, invece, perchè non si sposa? — disse. — Non ha trovato nessuna
che le piaccia?
Lo Sciara tacque, guardandola.
— Ha capito? — riprese la giovinetta. — Le ho chiesto perchè non si
sposa? Quanti anni ha?
— Trenta.
— A trent'anni, un uomo deve prender moglie, — dichiarò gravemente
Estella. — Può sposare una ragazza giovane; dicono che tra marito e
moglie deve esserci una differenza di quattordici anni....
Si fermò di repente, e sentì che le saliva alla faccia una vampa; cercò
di dominarsi, rovesciò il bricco dell'acqua, si confuse.
— Che sciocca! — ella disse. — Io faccio degli sproloqui inutili, e poi
ne arrossisco. Lei deve avere un'idea ben meschina di me.
— No, cara, — rispose Tullio. — Mi ha chiesto perchè non mi sposo, e
glielo dico subito: perchè le mie condizioni finanziarie non me lo
permettono ancora. Io devo pensare a mia madre e a due sorelle più
giovani di me. Forse, un giorno, lavorando, lavorando molto, riuscirò a
migliorare la mia situazione, e allora potrò avere una famiglia mia....
Estella congiunse le mani impetuosamente, con espressione di preghiera.
— Per carità! — disse. — Sono stata molto indiscreta; e l'ho obbligato a
dirmi cose che forse le dispiacciono. Sono una selvaggia, non capisco
nulla, non so trattenermi.... Che opinione si farà di me, lei?... Ma è
la prima volta che mi trovo sola con un uomo, e non so come si deve
fare....
Tullio diede in una risata.
— Cara innocente! — egli esclamò. — Lo credo, che è la prima volta che
si trova sola con un uomo! Ma non mi ha dato nessun dispiacere. Si
confessano a malincuore i segreti delle colpe e dei vizii; dire che si
vive del proprio lavoro non è doloroso; il fatto non è umiliante....
— Anzi, è bellissimo.... Io ho sognato sempre di sposare un uomo che
vivesse del proprio la....
Si morse la lingua. Ormai era fatta, s'era tradita, e la sua confusione
fu tanta, che gli occhi le si velarono di lagrime. Guardò Tullio, il
quale giocherellava con un coltellino e pareva non aver udito, ma egli
alzò il capo, e disse:
— Anche il suo papà vive del proprio lavoro....
— Sì anche il mio papà, — esclamò Estella, felice ch'egli le avesse
gettata quell'ancora. — Anche il papà lavora molto, e studia sempre, e
basta a tutto.
Lo Sciara guardò l'orologio.
— È tardi, — osservò. — Domattina partiremo col battello delle nove e
mezzo. Lei è stanca, e ha bisogno di riposare....
Estella voleva negare e trattenerlo, ma non osò.
Riattizzarono il fuoco, rimisero a posto la piccola tavola, e si
salutarono.
La giovinetta diede la mano a Tullio. Dopo un attimo di esitazione, egli
si chinò, impresse un bacio lungo sulla mano dalle dita sottili, mentre
Estella impallidiva sorridendo.

IX.
Fu un viaggio triste. Splendeva il sole, ma ancora sibilava il vento
gelido.
Ricoverati nella sala sottocoperta del battello, per lungo tratto
viaggiarono in silenzio; poi Tullio domandò:
— Ha dormito bene?
— Non ho chiuso occhio l'intera notte, — rispose Estella. — E lei?
— Neppure io....
Seguì una pausa. La giovinetta riprese:
— Sarà stato il tè.
Lo Sciara non disse parola, e allora Estella soggiunse, dubitosa:
— Ascolti.... Mi ascolta?... Io ho pensato stanotte che sono stata
insoffribilmente cattiva con lei, e l'ho fatto ammattire tutto il
giorno. Ne ho un vero rimorso, e temo che lei mi lasci con una pessima
impressione. Non so come farmi perdonare; non ho più tempo per
dimostrarle che sono buona....
Tullio interruppe:
— La giornata che abbiamo passato insieme è stata un raggio di felicità
per me.
— Anche per me, — disse Estella, respirando come liberata da un peso. —
Ero felice; non avrei mai voluto che apparisse l'alba. Se mi si
concedesse ancora un giorno così bello....
Tacque; s'accorse di dire troppo. Ma Tullio volle udire e incalzò:
— Che cosa farebbe?
— Qualunque sacrificio, — confermò Estella incoraggiata. — Ho pensato
stanotte che mi taglierei tutti i capelli, per ottenere questa grazia;
poi ho riso da sola, perchè sarei orribile, e lei si vergognerebbe di
una ragazza tanto brutta, e non mi condurrebbe in viaggio e all'albergo.
— Io, — disse Tullio, — mi lascerei tagliare la mano sinistra, per
riavere, non un giorno, ma molti giorni come quello che abbiam passato
insieme.
— Che bella coppia! — esclamò la giovinetta. — Lei senza mano, e io
senza capelli!
Risero, e fu l'ultimo lampo di gioia. Poi a poco a poco, la malinconia
li vinse, il silenzio li riprese; squadrarono con rancore, quasi con
odio, i viaggiatori che di stazione in stazione andavano prendendo posto
nella sala e disturbavano il muto dialogo delle loro anime. Estella
sentiva un amaro nodo alla gola, un desiderio di piangere, come se
ciascuna toccata del battello l'avvicinasse a un destino triste; e per
trovare forza, dovette dirsi che suo padre l'aspettava.
— Sente il suo profumo? — chiese Tullio. — È nel mio fazzoletto, con le
sue care lagrime....
Ella non rispose; volse il capo, guardando fuori, perchè l'amico non
vedesse che nuove lagrime le facevano velo agli occhi.
Tullio riprese:
— Ricordi la promessa. Nessuno deve sapere mai che noi abbiam passato
insieme un'intera giornata.
— _Mai!_ — ripetè la fanciulla. — Mai, nessuno al mondo. Sarà il nostro
segreto.
E non dissero più altro. Solo, quando il battello toccò Bellagio ed
Estella s'avviava all'approdo, ella mormorò ancora con voce addolorata:
— Ahimè, come tutto finisce!

X.
La signora Anna Arrigoni, giunta a Brescia, trovò la figlia Francesca
aggravatissima; e pochi giorni di poi, la giovane sposa moriva. Fu per
tale ragione che la signora Anna si stabilì a Brescia; volle allevare
ella stessa il bimbo della figlia sua e dar mano alla casa, poichè il
genero non poteva togliersi ai suoi affari.
Estella e Tullio furono rapidamente ripresi dalla vita d'ogni giorno.
Tullio si gettò al lavoro con rabbia, tentando di obliare e illudendosi
in pari tempo che con una volontà sovrumana, con uno sforzo tenace
avrebbe raggiunto la ricchezza di cui aveva bisogno per tornare a
Bellagio, ripresentarsi a Estella e ricondurla seco per sempre; ma a
mano a mano ch'egli procedeva, il tempo affievoliva il ricordo, la
volontà declinava, lo sforzo si faceva ordinario.
E passarono dieci anni, senza che Estella e Tullio si vedessero; dieci
anni, lunghi nei giorni di patimento, fugaci nelle poche ore di gaudio e
di piacere.
Un giorno a Firenze, mentre una giovane signora bionda stava affacciata
alla finestra dell'albergo e guardava in giardino, un uomo passeggiava
pei viali, fumando e fermandosi qua e là a osservare i cespi di rose e
sul prato una tempesta di margherite gialle.
Era, sì, mutato; alla barba e ai capelli si mescolavano numerosi fili
argentei; rughe precoci gli solcavano la fronte, e un'espressione strana
animava il suo volto. Ma la signora lo riconobbe alla prima occhiata; e
senza riflettere, discese, entrò in giardino, andò incontro all'uomo,
che s'era chinato a raccogliere qualche margheritella.
Egli alzò il capo, udendo il fruscìo della veste sulla ghiaia; e d'un
subito, alla sveltezza della figura, alla luce che veniva da quegli
occhi ceruli, anch'egli riconobbe la signora.
Un largo sedile era a ridosso d'una magnolia lussuosa. Essi presero
posto e parlarono.
La signora bionda s'era fatta incontro all'uomo con un subitaneo tumulto
nel cuore, il volto imporporato da una fiamma di verecondia quasi
timorosa. Nulla aveva essa perduto del riserbo e della grazia d'un
giorno. Era diventata più bella, ma l'anima rimaneva sempre chiarissima
e dolce.
L'uomo era sorridente e freddo. La sua parola incalzava, facile ai
madrigali, ricca di adulazioni e di lusinghe, accorta e calcolatrice,
tanto che la donna lo interruppe.
— E lei, — disse, — non ha preso moglie?
— Io? — egli rispose ridendo. — Ah no! Ho rinunziato al matrimonio,
perchè diffido di tutti e non ho alcuna inclinazione alla famiglia, che
è una noia e un impaccio. Meglio vivere divertendomi e lasciando che si
sposino gli amici....
Rise ancora, con un riso sinistro. Allora la donna capì l'espressione
del volto, che le era parsa strana: libertinaggio; e chinati gli occhi
perchè egli non potesse leggerle nello sguardo lo spavento per la cruda
rivelazione, stette ad ascoltarlo, notando che anche la voce di lui era
diversa da quella d'un giorno, divenuta rauca e mordace.
— Lei ha fatto bene a maritarsi, — egli diceva. — Ma noi uomini possiamo
sfuggire agevolmente a questa sorte e io tento sfuggirla con la cura più
meticolosa.... Del resto, alla mia età, pochi pericoli mi insidiano
ormai, in questo campo.... Ma lei è felice; i suoi magnifici occhi hanno
uno sguardo tanto calmo, che dicono la pace e la soddisfazione.... Io
l'ammiro molto.... La sua bellezza è nobile e squisita....
Mentr'egli parlava, la signora andava osservando che una mano di lui,
posata sopra un ginocchio e guantata, rimaneva sempre immobile, come
inerte, come lignea. Egli s'accorse di quello sguardo insistente, quasi
interrogativo, e disse, con accento breve d'indifferenza:
— Mi guarda? Ho perduto la mano, in rissa, una notte....
Fu stupito vedendo che la signora impallidiva.
— Ebbene, — soggiunse, — che c'è? _À la guerre comme à la guerre...._
— La mano sinistra! — esclamò la donna quasi con un grido. — Non ricorda
più nulla?
— Che cosa devo ricordare? — egli domandò ancora sorpreso.
— Nulla, ha ragione! — ripetè la donna con voce spenta.
— Lei si ferma a lungo qui? — egli continuò. — Permetterà che ci
vediamo?
I suoi occhi acuti circondavano e cinghiavano il bel corpo agile della
signora.
Ma questa si alzò di scatto.
— No, — rispose. — Non mi fermo; dovevo partire stasera, ma partirò
subito.... Raggiungo mio marito a Londra.
Gli tese la mano; egli la strinse, freddo, perduta ormai ogni speranza
di seduzione.
Così si lasciarono, e nella vita non s'incontrarono mai più.


IL DIALOGO DELLE BAMBOLE.

È venuto il cronista a dirmi:
— Si rammenta, direttore, di quella giovane bionda, che alcune sere fa,
a teatro, era in un palco di fronte al nostro?... L'hanno trovata morta,
a letto.... Si è uccisa iersera. Ascolti.
Ascolto. Risuonano le voci rauche degli strilloni, che gridano per
_calli_ e per _campi_, lontano e vicino: _Il supplimento! Il
supplimento!_
Supplemento di non si sa che cosa, è un foglietto a due centesimi, che
si pubblica in occasione d'avvenimenti drammatici, e che il popolino
compera e legge con avidità. Il supplemento narra oggi la morte della
giovane bionda, che ho visto a teatro.
Non era sola a teatro. Dirimpetto a lei sedeva un uomo sulla trentina,
il cui volto bruno, e l'espressione decisa risaltavan nettamente sul
fondo d'oro opaco del palchetto.
La sua compagna aveva annodati i capelli in trecce strettissime attorno
alla testa, quasi per costringere l'impeto e nasconder l'opulenza della
chioma, che sotto i raggi della luce elettrica mandava bagliori aurei.
Era assai giovane, la sconosciuta; e a quando a quando posava le mani
sul parapetto del palco, mani guantate di bianco, lunghe e sottili.
— Vuol venire a vederla? — mi chiede il cronista.
— Che? A vedere il cadavere? La ringrazio!
Il giovanotto sorride; ha visto tanti cadaveri, tanti spettacoli di
lutto con l'occhio indifferente, che la mia avversione gli pare
bizzarra.
— Perchè si è uccisa? — domando.
— Per il silenzio.
Guardo il cronista che non batte ciglio.
— Per il silenzio di chi? — interrogo.
— Per il silenzio della città, pel silenzio di Venezia....
— Il silenzio uccide?
— Pare....
— Ci sarà un'altra ragione, via! Quel giovanotto che l'accompagnava era
suo marito?
— No, signore. Era il suo amante....
— Allora l'amante l'avrà tradita, abbandonata.... Di silenzio non si
muore....
Ma non ho ancora affermato questo principio, che già ne dubito....
Perchè non si muore di silenzio? Perchè il silenzio non deve uccidere?
Che sappiamo noi di ciò che sente l'anima d'un altro?
Vado alla finestra, scosto la cortina, e guardo. Piove; piove da
stamane, lentamente, lentamente, e tutto il _campo_ sul quale
prospettano le finestre del giornale luccica d'acqua. Laggiù, a
sinistra, rade figurette nere salgono e scendono il ponte; un bambino
col cappotto bigio e il berretto rosso torna dalla scuola, e tiene in
mano un piccolo paniere.... Poi il ponte resta qualche minuto deserto, e
tutto il _campo_ è deserto.... Le finestre delle case di fronte son
chiuse e dentro non vi si vede che nero.... Ah questa Venezia immobile e
taciturna, come è diversa da quella che conoscono gli stranieri,
tripudiante nelle luci primaverili, calda e sensuale!... Eppure qui
nascono, in questo silenzio, le più gaie e le più voluttuose donne del
mondo....
— Io ho interrogati tutti, il portiere, il direttore dell'albergo, la
cameriera che la serviva abitualmente, e tutti mi han detto che si
lagnava d'una cosa sola, del silenzio.... _Ce silence, ce maudit
silence!_
— Han trovato danaro?
— Sì; milleduecento lire.
— E l'amante?
— L'amante è partito da tre giorni, ma deve tornare domani....
— Lei è molto ingenuo, — osservo al cronista. — L'amante non tornerà nè
domani nè doman l'altro: la ragazza lo sapeva, e si è uccisa....
— Scusi, direttore, — mi rimbecca il giovanotto. — Con quelle
milleduecento lire poteva raggiungerlo.
— Se avesse saputo dov'era, naturalmente....
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Donne e fanciulle - 04
  • Parts
  • Donne e fanciulle - 01
    Total number of words is 4445
    Total number of unique words is 1654
    32.9 of words are in the 2000 most common words
    47.5 of words are in the 5000 most common words
    55.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 02
    Total number of words is 4349
    Total number of unique words is 1514
    37.3 of words are in the 2000 most common words
    53.4 of words are in the 5000 most common words
    61.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 03
    Total number of words is 4344
    Total number of unique words is 1572
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 04
    Total number of words is 4360
    Total number of unique words is 1683
    35.9 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 05
    Total number of words is 4308
    Total number of unique words is 1615
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    53.0 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 06
    Total number of words is 4521
    Total number of unique words is 1657
    35.1 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 07
    Total number of words is 4402
    Total number of unique words is 1650
    35.4 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 08
    Total number of words is 4352
    Total number of unique words is 1659
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    49.0 of words are in the 5000 most common words
    56.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 09
    Total number of words is 4389
    Total number of unique words is 1645
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 10
    Total number of words is 4401
    Total number of unique words is 1571
    37.3 of words are in the 2000 most common words
    54.7 of words are in the 5000 most common words
    61.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Donne e fanciulle - 11
    Total number of words is 2390
    Total number of unique words is 1070
    38.8 of words are in the 2000 most common words
    54.2 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.