Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - 13

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1745, in 12º. M. de Boisgelou il figlio dice ch'egli poteva tanto meglio
essere buon giudice in questa materia, in quanto era egli stesso abil
musico. Sonava così bene l'organo, che i migliori organisti non
mancavano di andare a sentirlo, allorchè si divertiva di toccar l'organo
nelle chiese di Parigi. Questo brieve trattato è stato tradotto in
tedesco nel 1750, da Freytag con delle note storiche. (_V. il Musico
critico di la Sprèe, p. 321._)
BOLSENA (Andrea Adami da), uno dei maestri di cappella del papa. Di
costui abbiamo una _Storia della Cappella Pontificale_, che contiene
molte particolarità: essa comparve in Roma nel 1711, col titolo di
“Osservazioni per ben regolare il coro dei cantori, della cappella
pontificia, tanto nelle funzioni ordinarie che straordinarie”, in 4º. Si
trovano in quest'opera dodici ritratti dei principali cantori di questa
cappella, con le loro biografie. _Arteaga_ ne parla con elogio.
BONA (Giov.) cardinale dottissimo, piemontese fogliantino di somma
pietà, morto in Roma nel 1674, tra le sue opere raccolte, in Torino nel
1747, in fol. una ve n'ha col titolo di _Psallentis Ecclesiæ Harmonia_,
dove tratta della musica in uso nella chiesa dai primi secoli sino a
suoi tempi. Si trova presso _Walther_ un saggio di quest'opera.
BONA (Valerio) nobile milanese e maestro di musica in san Francesco di
Milano. Egli era minor conventuale, e pubblicò nel 1591, _Regole di
Contrappunto e composizione brevemente raccolte da diversi autori_,
Cazale in 4º; e inoltre _Esempj delli passaggi delle consonanze e
dissonanze, e d'altre cose pertinenti al compositore_, in Milano 1596,
in 4º. _V. Walther._
BONADIES (P. Giov.) carmelitano e maestro di Franchino Gaffurio, fioriva
verso il 1440. Il p. Martini nella sua storia, cita di lui, giusta un
manoscritto in pergamena del 1473, conservato in Ferrara, un _Kyrie_.
(_V. Marpurg Lett. crit. t. II._) Il di lui vero nome era Gutentag.
BONANNI (Filippo) gesuita morto in Roma nel 1725. Abbiamo di lui:
_Gabinetto armonico pieno d'istrumenti sonori indicati e spiegati con
figure_, Roma 1722, in 4º, e nuovamente ivi stampato nel 1776. (_V.
Cailleau, Dict. Bibliogr. t. 1, Paris 1802._) Essa è una curiosa
collezione, ma poco esatta, intrapresa in occasione del gabinetto
d'istrumenti di musica, che nel 17º secolo fu stabilito accanto del
collegio romano.
BONESI (Bened.) da Bergamo, ebbe per maestro di canto Angelo Cantoni
della scuola di Bernacchi; per il corso di dieci anni seguiti studiò la
composizione sotto Andrea Fioroni, scolare di Leo, e maestro di cappella
della cattedrale di Milano. Egli pubblicò nel 1806, un'opera col titolo
_Trattato della misura o della divisione de' tempi nella musica e nella
poesia_ in 8º. Ha composto ancora molte opere al teatro di Beaujolais.
BONIFACIO (Baldassare), giureconsulto, direttore, e professore
dell'università di Padova, dopo il 1632. Era nato a Rovigo nel 1586.
Trovansi nei capitoli ottavo e nono del primo libro della sua _Historia
ludicra_, alcuni articoli _de musicâ hydraulicâ et mutâ_. _V. Joecher._
BONINI (Pietro Maria) fiorentino, pubblicò nel 1520, in latino:
_Acutissimæ observationes nobilissimæ disciplinarum omnium musices_. _V.
Martin Stor. e Walther._
BONNET (Giacomo) pubblicò in Parigi nel 1715, un vol. in 12º intitolato
_Histoire de la musique et de ses effets_, opera mediocre, ma che offre
de' preziosi monumenti intorno a Lulli ed i suoi contemporanei. Bonnet
era nipote dell'ab. Bourdelot; M. Freneuse ne ha data una seconda
edizione a Amsterdam 1725, aggiuntovi un paragone della musica italiana
e della francese. Bonnet è anche autore del _Supplément de l'histoire de
la musique depuis son origine jusqu'au présent, avec l'histoire des
bals_, a Paris 1723, in 12º.
BONNEVAL (Mr. de), nel 1754, pubblicò la seguente opera: _Apologie de la
musique et des musiciens français, contre les assertions peu
mélodieuses, peu mesurées et mal fondées de J. J. Rousseau_. Titolo ed
opera assai stravaganti.
BONNO (Giuseppe), maestro della cappella imperiale e compositor di
camera, nato in Vienna nel 1710, vi morì nel 1788. Fu de' primi a
mettere in musica i drammi dell'ab. Metastasio, come l'_Ezio_ e gli
oratorj _Isacco_ e _san Paolo in Atene_ dell'ab. Pasquini.
BONONCINI (Giov.) di Modena, padre de' celebri Giov. ed Antonio,
pubblicò nel 1694, un libro col titolo: _Il musico pratico_, Bologna in
4º, dedicato all'imperatore Leopoldo. Questa dedica è un capo d'opera
del secentismo, ma eccettone i complimenti l'opera è buona: ve n'ha una
traduzione tedesca impressa a Stuttgart, 1701, in 4º. Bononcini pretende
in quest'opera di aver fatto un canone a due mila cinquecento novanta
parti, ma che per la difficoltà dell'esecuzione lo ha egli ridotto a
otto. Trovasi ancora in fronte del libro, un canone in suo onore,
composto dal P. Agostino Bendinelli, canonico regolare; questo canone è
celebre. Bononcini pubblicò in Bologna delle _Cantate per camera a voce
sola_, nel 1677, e non de' Duetti da camera come pretende la Borde. _V.
Burney, t. III, p. 540._
BONONCINI (Giov. ed Antonio) figliuoli del precedente, sono vissuti
insieme nella più intima amicizia; trovavansi ambi insieme in Londra nel
1719, e secondo l'ab. Arteaga, sostennero con tanto decoro la gloria del
nome italiano in Inghilterra in mezzo al grido, che avevano meritamente
levato in quell'isola le composizioni dell'Hendel. Antonio fu il primo
che fè sentire sul violoncello una bella qualità di suoni. Oltre molte
cantate, i due fratelli composero diciannove opere dal 1698 sino al
1729, e sonosi pubblicate sotto il nome di ambidue a Berlino, a Vienna,
a Venezia e a Londra.
BONTEMPI (Giov. Andrea Angelini) di Perugia, ha scritto dottamente della
sua arte, e divenne maestro di cappella dell'Elettore di Sassonia. Nel
1660, pubblicò a Dresda: _Nova quatuor vocibus componendi methodus, quâ
artis plane nescius ad compositionem accedere potest_, in 4º. Questo
metodo è assai ingegnoso, e con ragione vien lodato dal Rousseau (artic.
_canon_). Ma la sua opera principale è la _Storia della musica_,
pubblicata a Perugia nel 1695, in fol., nella quale positivamente vi
dichiara che la musica degli antichi non avendo considerati che i suoni
contigui e successivi, non è mai appartenuta che ad una sola voce, e che
perciò il contrappunto è una invenzione moderna. “Il Bontempi, dice
l'ab. Requeno, pieno degli ordinarj pregiudizj si contenta di darci i
progressi dell'arte: intorno però a' greci musici egli non ci dà lunghi
e minuti ragguagli.” (_Prefaz._)
BORDE (il padre de la) gesuita francese, inventore di un cembalo
elettrico, di cui aveane primieramente data la descrizione in due
lettere nel _Giornale di Trevoux_, e quindi ne diè fuori un opera col
titolo: _Le clavecin électrique, avec une nouvelle théorie du mécanisme
et des phénomènes de l'électricité_, ossia _Il cembalo elettrico, con
una nuova teoria del meccanismo e de' fenomeni dell'elettricità_, a
Parigi 1761 in 12º. L'idea del cembalo elettrico è senza dubbio una
copia del _cembalo oculare_ del P. Castel suo confratello; ma da una
chimera prodotta osserviamo una realità. Una ragione tirata dalla più
sana metafisica, e che non era stata ravvisata ancora da nessuno,
rendeva impossibile l'esecuzione del cembalo oculare; cioè che il
piacere, che l'anima può ricevere da una combinazione o simultanea o
successiva di colori, in cui l'armonia o la melodia oculare
consisterebbe, è sempre o accresciuto, o alterato da un altro piacere, o
da un disgusto, che risultano dalla bellezza, o dall'imperfezione delle
figure che ci vengono rappresentate da' colori. Questa bellezza e questa
imperfezione dipendendo in generale, dalle idee d'ordine e di
proporzione nate in noi, o che noi ci siamo formati, sono in gran parte
intellettuali. Laddove tutto il contrario sperimentiamo nel piacere che
cagiona in noi la sensazione della vera armonia, o della vera melodia,
cioè d'una combinazione simultanea o successiva, ma sempre piacevole,
delle modificazioni del suono, che all'anima seco non portano se non
delle idee vaghe e confuse di figura. Il p. de la Borde volendo formare,
per mezzo del principio dell'elettricità, un nuovo cembalo, ha dunque
fatto benissimo nel destinarlo unicamente a piacere, e restrignendosi a
questo solo effetto l'idea di lui non ha più ripugnanza veruna, poichè
un abile meccanico viene a capo di ridurre, per così dire, ogni forza
data, a produrre tutti gli effetti ch'ei desidera. Archimede non
dimandava che un punto ove riporsi, per far saltare tutto il globo
terrestre. L'invenzione ha cominciato da una macchina che mandava un
suono elettrico; i tasti di questa macchina erano fatti in forma di
leve, la cui estremità, opposta a quella toccata dalle dita, terminava
sopra di una verga di ferro orizzontale, isolata, sostenuta da tubi di
vetro, ed elettrizzata, nel comunicar che faceva con un conduttore
elettrico. La medesima estremità essendo di poi isolata ed elettrizzata
coll'azione delle dita, toccava ad un altra verga di ferro orizzontale,
situata alquanto più alta della prima, ma non elettrizzata. Alla verga
isolata, ed elettrizzata o inferiore, terminavano di distanze in
distanze uguali, alcuni fili di ottone verticali, che venivano da
altrettante campane, proprie ad esprimere i diversi tuoni della scala,
allorchè venivano percosse. Queste medesime campane erano sospese in una
stessa linea, ed a livello le une delle altre, con de' cordoni di seta,
ad una terza verga di ferro orizzontale, isolata ancor essa ed
elettrizzata, da cui pendevano altrettanti battenti, attaccati con de'
fili di metallo, ciascuno de' quali veniva a cadere fra due campane
vicine. Le dita toccando l'estremità della leva la sollevavano, questa
corrispondeva alla verga di ferro non isolata, da cui il moto passava a'
battenti che percuotevano le campane. Or da questa macchina poco vi
voleva per passare al _cembalo elettrico_. In vece di mettere i battenti
fra le campane di diversa spessezza, ed armate ciascuna de' loro fili
d'ottone, che scendevano fino all'estremità della leva al di sotto, vi
sono state poste a' due lati di ciascun battente, due campane unisone,
una delle quali è stata armata d'un fil d'ottone. Questo filo cessando
di essere elettrizzato ha cagionato nello stesso istante il moto di un
battente, verso la campana al disotto, e la pronta rispinta dello stesso
battente verso dell'altra campana producendo in tal guisa rapidamente
due tuoni unisoni: effetti, la cui simultaneità e successione, variate a
proposito ed in mille maniere, sono proprj ad eseguire ogni sorta di
accordi, di melodie, ed a suonare qualunque aria. Ecco come del suo
cembalo parla l'autore. “La materia elettrica, dice egli, n'è l'anima,
come l'aria è quella dell'organo; il globo fa le veci del mantice, e 'l
conduttore del porta-vento. Nell'organo il tasto è come un freno, con
cui si modera l'azione dell'aria; ho posto lo stesso freno alla materia
elettrica, malgrado la sensibilità sua, la sua agilità. L'aria
rinchiusa nell'organo vi geme, fino a tanto che l'organista, come un
altro Eolo, le apre le porte del suo carcere. Se egli togliesse nello
stesso tempo tutte le barriere che l'arrestano, altro non produrrebbe
che una confusione e un disordine grandissimo, egli però sa farla
sortire con ordine e discernimento. La materia elettrica dimora ancor
essa come rinchiusa, e si fa sentire inutilmente all'interno delle
campane del nuovo cembalo, fino a tanto che le vien data la libertà,
coll'abbassare i tasti: ne sorte allora con celerità grande, cessa però
d'operare, subito che i tasti rimontano. Questa specie di cembalo ha
eziandio un vantaggio, che gli altri non hanno; cioè che laddove ne'
cembali ordinarj il suono non continua che indebolendosi, nell'organo e
nel cembalo elettrico conserva tutta la forza fin che le dita rimangono
su i tasti.” Osserva in oltre l'A., che quando si tocca il suo cembalo
nell'oscurità, i suoni delle campane vengono accompagnati da scintille
di fuoco, cosicchè lo stesso cembalo è nello stesso tempo _acustico ed
oculare_. Tutto il resto che appartiene alla spiegazione de' fenomeni
elettrici non ispetta punto al nostro argomento.
BORDE (Giov. Beniamino de la) nato a Parigi nel seno dell'opulenza
l'anno 1734, vi contrasse il gusto de' piaceri e delle belle arti. La
sua inclinazione lo portò alla corte, ove di primo cameriere di Luigi XV
divenne in poco tempo il confidente e 'l favorito di questo principe, i
di cui beneficj lo posero in istato di far delle prodigalità, alle quali
lo trascinavano un genere di vita assai dissipata e la facilità del suo
naturale. Aveva pur nondimeno in quel tempo coltivata la musica, ch'egli
appreso avea sin dalla prima età sotto la direzione del cel. Rameau; nel
1657 pose in note un'opera comica _Gilles garçon peintre_, che fu assai
bene accolta e che fu seguita da un gran numero di altre, alcune delle
quali ebbero del successo. Alla morte del monarca nel 1774, lasciò la
corte, prese moglie e cominciò a menar vita più tranquilla e più seria.
Diessi a studj di più generi, e nel 1780 pubblicò la sua opera
intitolata: _Essai sur la musique ancienne et moderne_, 4 vol. in 4º con
figure. Quest'opera fu stampata con gran lusso, e ricca di rami e di
vignette che rappresentano gl'instromenti di diverse nazioni antiche e
moderne: ma vi vuol molto a far che il vero merito corrisponda alle
spese, di cui è stato l'oggetto. L'autore non si è proposto scopo
veruno, nè ha seguito alcun piano: spesso vi s'incontrano delle opinioni
contraddittorie, marcate per la più parte al conio dello spirito di
partito, difetto di sodezza nella dottrina, e spesso ancora poca
accuratezza nello stile. In somma, le più indispensabili attenzioni
sembrano esser mancate a quest'opera: la scorrezione vi è all'eccesso,
principalmente nelle date, ne' nomi proprj e nelle citazioni, il che
mostra la leggerezza con cui travagliava il suo autore. Benchè alcune
parti vi siano trattate molto bene, il resto è inesatto, pieno di
errori, e più atto a far traviare che ad istruire: nel totale non è che
una cattiva compilazione, la quale esser non può di verun soccorso a
colui che procacciar si vuole delle cognizioni ben certe su la storia
della Musica. Nel dizionario bibliografico di _Cailleau_ trovasi
annunziata un'altra opera di La Borde con questo titolo: _Mémoires
historiques sur Raoul de Coucy, et le recueil de ses chansons en vieux
langage, avec la traduction de l'ancienne musique_, a Paris 1781, in 8º
con fig. Quest'opera è utile per la storia de' trobadori e della loro
rozza musica. La Borde ha fatto anche imprimere con grandi spese altre
opere del pari difettose per il fondo come per la loro forma; e reca
veramente maraviglia come con tanto zelo ed una fortuna cotanto
considerevole egli non abbia avuto in generale maggiore discernimento e
maggiore applicazione, forse per aver sempre scelto in suoi coadiutori
delle persone molto più incapaci, e così disattente come egli lo era. La
rivoluzione francese portò la rovina di La Borde: egli si era rifuggito
a Rouen, dove lusingavasi di viver da incognito: ma i satelliti della
tirannia ve lo scoprirono e lo condussero a Parigi: quivi in priggione
ebbe l'imprudenza, non ostante le preghiere de' suoi amici, di
affrettare il suo giudizio, ed ei perì a 20 di Luglio del 1794, cinque
giorni prima della caduta de' tiranni. Sin quì si è giudicato La Borde
come scrittore sulla musica: “egli era più stimabile come compositore,
comecchè non avesse avuto delle cognizioni assai profonde nella
composizione, e fosse appartenuto ad una cattiva scuola: oltracciò
faticò egli nell'epoca in cui il gusto nella musica, e in tutte
le arti in generale è stato detestabile in Francia. Egli aveva
dell'immaginazione ed un gusto naturale, che trionfò spesso delle
circostanze svantaggiose in cui si è trovato. In fronte del _Viaggio in
Africa di Sauguier_ pubblicato in Parigi nel 1799, trovasi una notizia
di questo autore molto dettagliata, ma molto ridicolosamente scritta,
cui potrà consultare il lettore.” (_V. Choron et Fayolle._)
BORDE (Alessandro de la), nel 1807 pubblicò una _Lettera a madama de
Genlis_ su i suoni dell'arpa. L'autore pretende che Casimiro Beecker ha
rinnovato i suoni armonici de' greci ch'egli fa sentire sull'arpa: il
che è vittoriosamente confutato da' diversi scritti ne' quali gli
antichi parlano della musica e degl'instromenti.
BORDENAVE (Giov. de), canonico di Lescar, pubblicò nel 1643, un libro
che ha per titolo: _Des Eglises cathédrales et collégiales_, etc; vi si
trova un curioso capitolo su gli organi, sulla musica dei ragazzi di
coro, e sopra altre materie che han rapporto alla musica.
BORDET (Mr.) maestro di musica e di flauto traverso a Parigi, pubblicò
nel 1755: _Méthode raisonnée pour apprendre la musique d'une façon plus
claire et plus précise_, etc. in tre libri. Vi ha di costui eziandio due
gran concerti di flauto.
BORDES (Carlo) poeta e filosofo, morto nel 1781. È autore della
traduzione francese del _Saggio sopra l'opera in musica del conte
Algarotti_, a cui vi aggiunse alcune buone osservazioni.
BORDIER (Mr.) maestro di musica de' SS. Innocenti, morto nel 1764,
pubblicò nel 1760: _Nouvelle méthode de musique pratique à l'usage de
ceux qui veulent lire et chanter la musique, comme elle est écrite_.
Dopo la sua morte si è pubblicata un'opera che forma il corpo intiero
della sua dottrina e delle sue lezioni, sotto questo titolo: _Traité de
composition_, 1770. Egli vi descrive in dettaglio, gl'intervalli, gli
accordi e il cammino che tengono questi accordi per formare un'armonia.
BORGHI (Giov.-Battista) di Orvieto nel patrimonio di san Pietro,
nell'uno e nell'altro stile per chiesa e per teatro riuscì
eccellentissimo. Nel 1771, diè al teatro di Venezia il dramma del _Ciro
riconosciuto_, ma non ebbe buon successo. Fu più felice in Firenze, ove
diede nel 1783 _Piramo e Tisbe_. Le altre sue composizioni molto
pregiate dagl'intendenti sono: _Alessandro in Armenia_, 1768;
_Ricimero_, 1773; _Eumene_ 1778. Vi sono anche di lui Messe, e Litanie
composte sopra temi di una tale chiarezza, e facilità, che se ne
ritengono a mente infino i motivi, benchè lo stile ne sia grave e
divoto, qual si conviene all'invocazione della santa Vergine. Egli
divenne pel suo merito maestro di cappella di nostra Signora di Loreto,
dove finì di vivere nel vigor degli anni, non avendone compito ancora
cinquanta, nel 1790. L'ab. Arteaga lo ha confuso con _Luigi Borghi_
allievo del Pugnani, compositore anch'egli e virtuoso in Londra, benchè
italiano; e di lui può dirsi quel che dell'altro egli ha detto, che “con
una certa dolcezza e soavità rammorbidì a maraviglia la robustezza dello
stile propria di quella scuola.” Nel 1784 e nella gran musica funebre in
onore di Hendel, che si diede in Londra, Luigi Borghi era il primo dei
secondi violini. Vi sono di lui più sonate, concerti ed a solo di
violino con accompagnamento stampate a Parigi, a Amsterdam, e a Berlino.
BORNET (Mr.) il maggiore, nel 1770, era primo violino nell'orchestra
dell'opera, in Parigi. Alcuni anni dopo pubblicò: _Nouvelle méthode de
violon et de musique_.
BORSA (dottor Matteo) nipote del Ch. ab. _Bettinelli_, dalla di cui
elegantissima penna abbiamo il _Saggio_ su la vita e le opere di lui
(Bettinel opere tom. 22, Ven. 1811). Nacque egli in Mantova l'anno 1751,
di comoda e civile famiglia; fece i suoi studj prima in Verona e poi in
Reggio, d'onde compiuto avendo con successo il corso di filosofia, passò
in Bologna a studiarvi la medicina. Ivi raffermossi nelle finezze della
lingua latina e dello stile italiano, coltivò la musica in quella scuola
eccellente, e gli giovò al tempo stesso la frequenza de' teatri.
Nell'anno 1776 e all'età di 24 anni prese la laurea dottorale in
medicina e divertivasi solo della lettura de' migliori libri, e colla
conversazione d'uomini di lettere, e colla musica: quindi prese in
moglie la sua cugina Giuseppa Bettinelli educata anch'essa nel canto, e
col favor d'una voce attissima a quello. Nel 1781, recitò egli
nell'accademia di Mantova un _Saggio_, in cui cercò: _A quanto s'estenda
la facoltà del canto ne' drammi serj_; e pel credito fattosi nelle
varie sue dissertazioni gli fu conferita nel ginnasio di sua patria la
cattedra di logica e metafisica, per cui conciliossi una pubblica
estimazione, e nel 1787 fu scelto dall'accademia per suo Secretario
perpetuo, nè poteva farsi miglior elezione, unendosi appunto nel _Borsa_
le parti principali di un segretario d'accademia di scienze insieme e di
belle lettere ed arti. Il Borsa fornito era di più cognizioni ed aveva
acquistato un finissimo gusto su la pittura, e le sue sorelle la poesia
e la musica. Ma la morte venne pur troppo nel fior degli anni suoi, e
de' suoi studj: egli finì di vivere nel 1798, all'età di 46 anni.
Abbiamo di lui oltre a molte opere un _Saggio sulla musica imitativa
teatrale_, che è fra gli opuscoli scelti di Milano, in cui osserva l'A.
esser l'orecchio l'unico senso su cui può agire la musica, e ch'essendo
esso capace soltanto d'impressioni sonore, queste sole son proprie alla
musica, e quindi la voce umana è la sola che può imitare la musica. Or
questa voce esprime gli affetti e le passioni dell'uomo con varie
modulazioni, e con esse l'uomo agitato e commosso è quel solo, che dà
moto all'espression musicale. Quindi viene a considerare l'espressioni
vocali de' famigliari nostri discorsi secondo le varie condizioni, e le
qualità degli affetti e onde possa la musica imitar la natura ed
esprimerla, e sino a qual segno nell'arie, pe' recitativi mostrando ai
cantanti e compositori qual leggi abbiano a tenere. Applica ciò pure
all'orchestra, e come debba essa concorrere all'espressione e imitazion
degli oggetti. Di ciò lodollo il cel. ab. _Arteaga_, dicendolo apritore
di nuova via sulla musica imitativa dell'orchestra, profittandone molto
egli stesso nell'opera sua sopra le rivoluzioni del teatro musicale
italiano. Il dottor _Borsa_ in un altro suo trattato de' _Balli
pantomimi_ esamina nell'intima natura loro il ballo e la musica,
riconoscendo che il primo può stare da se, non così la seconda: propone
i miglior mezzi per correggere i difetti, e a conformar quest'arte al
buon senso e alla morale.
BOSCH (Mr. de) nel 1783, egli diè al pubblico _Versuch eines_ etc. cioè:
“Saggio di un amatore di musica in melodie, per il canto e il
clavicembalo” in due parti.
BOSE (Giorgio Mattia), dottore in Lipsia, ove fece imprimere nel 1734,
una prima dissertazione _de sono_ in 4º, ed una seconda l'anno di
appresso. Egli vi esamina le spiegazioni, che Perrault aveva date del
suono.
BOSSLER (Arrigo-Fil. Carlo), dopo il 1788, ha pubblicato in Spira la
_gazzetta di Musica_, di cui ogni settimana usciva una mezza foglia di
testo ed un'altra di note. Non sappiamo se questa gazzetta si è
proseguita.
BOSSNIS (Girolamo), professore di teologia in Milano e nato a Pavia nel
1608, aveva pubblicato, a 39 anni di sua età, più di ventiquattro opere,
tra le quali vi ha: _De sistro Isidis_, e _de sistris libellus_,
pubblicato nel 1632. _V. Joecher._ Mr. de Sallengre, ha inserito questo
brieve trattato nel suo _Thésaur antiquit. Roman._ t. II num. 17.
BOTTRIGARI (Ercole) cavalier bolognese, grand'amatore e buon intendente
nel secolo 16º ha scritto sulle belle arti. Apostolo Zeno possedeva una
medaglia coniata in suo onore, nel di cui rovescio eravi una sfera, o un
_melone_, strumento musico di sua invenzione. Egli nato era in Bologna
nel 1531, ed ivi finì di vivere nel 1606. Ha scritto molte opere sulla
musica, e reso degli utili servigj colle sue fatiche a questa bell'arte.
Eccone il catalogo: Iº _Il desiderio, ovvero de' concerti di varj
stromenti musicali, dialogo_, Bologna 1590 in 4º; IIº _Il patrizio,
ovvero de' tetracordi armonici di Aristosseno_, Bologna 1593; IIIº _Il
Melone, discorso armonico_, ed il _Melone secondo ec._; IVº
_Considerazioni musicali del cav. Bottrigari sopra un discorso di messer
Gandolfo Sigonio intorno a' madrigali, e a' libri dell'antica musica
ridotta alla moderna pratica di don Niccola Vicentino, e nel fine esso
discorso del Sigonio, Ferrara 1602, in 4º_; Vº _Il Trimerone de'
fondamenti armonici_, manoscritto del 1599. Nella copiosa libreria
dell'Istituto di Bologna conservansi in oltre più manoscritti del ill.
cav. _Bottrigari_: Iº _Traduzione in lingua italiana del libro di
Aristotile, dell'oggetto dell'udito ossia dell'acustica_; IIº _Note su
tutte le opere del Gogavino_; IIIº _La Musica mondana di Macrobio
tradotta in italiano con alcune considerazioni_; IV.º _Annotazioni al
Trattato di musica di Bartolomeo Ramos_ ec. “Questo dotto armonico, dice
il Ch. ab. _Requeno_ (_nella prefaz._) aveva tutti letti e trasportati
nell'italiana favella non pure i greci, che ha Meibomio nella sua
raccolta degli armonici greci, ma più altri ancora. Nella libreria del
p. Maestro Martini in Bologna si conserva una parte delle traduzioni del
Bottrigari: l'altra parte di esse nella copiosissima e ben servita
biblioteca dell'Istituto di Bologna, che fece vedere a me stesso il di
lei gentile ed erudito bibliotecario.”
BOUGEANT (Guglielmo-Giacinto) gesuita Francese morto nel 1743. Egli
volle entrare in lizza con l'accademico BURETTE nella quistione
dell'antica musica con molto calore allora in Francia agitata, e nelle
Memorie di Trevoux _ottobre 1725 art. 91_ pubblicò una sua ben scritta
ed erudita Dissertazione _sur la Musique des Anciens_, che, come tutte
le altre su questo argomento sono ora di pochissimo conto e più non si
leggono dopo le dottissime fatiche dell'illustre _Requeno_.
BOURDELOT (Pietro Michon) abbate di Massay, nacque in Ginevra da un
cerusico di Sens nel 1610; applicossi alla medicina e fu medico del
gran Condé. _Cristina_ regina di Svezia lo volle presso di se nel 1651;
e dipoi ottenne per lui l'abbadia di Massay. Il papa aveagli permesso di
esercitare gratuitamente la medicina: ed egli morì finalmente in Parigi
l'anno 1685. Oltre a molte opere sopra diverse materie, egli scrisse una
_Storia della musica_ in francese pubblicata all'Haye e ristampata a
Francfort nel 1743, in 4 vol. in 8º, composta senza notizie, senza
critica e senza filosofia, dice l'ab. _Arteaga_. Bourdelot trovandosi in
Isvezia alla corte di Cristina insieme col _Meibomio_ autore della
traduzione latina de' sette greci Scrittori di musica, e col _Naudé_
letterato anch'egli di prima sfera, persuase alla regina che comandasse
a _Meibomio_ di cantare in sua presenza un'aria dell'antica musica
pubblicata da lui medesimo in quella sua collezione, ed a _Naudé_ che
eseguisse alcune greche danze colla voce e co' piedi, su di cui aveva
egli scritto alcune erudite ricerche. I poveri letterati che avevano
nella voce tutta la rozzezza d'un uomo a 50 anni non mai avvezzo a
cantare, e nella persona tutta la goffaggine d'un erudito dabbene,
adempirono così sgarbatamente la commissione, che non ostante il
rispetto dovuto alla regina, i cortigiani non poterono far a meno di non
abbandonarsi alle più sonore risate. Il _Meibomio_ piccato al sommo di
così mortificante avventura, e scontrandosi poi col _Bourdelot_ in
pubblico, gli pestò il viso a forza di pugni più che all'innocente sua
curiosità, dovuti alla balordaggine con cui pensava potersi giudicare
con siffatto metodo dell'indole ed energia dell'antica musica e del
ballo. Questo curioso aneddoto dà a divedere quanto ridicolosamente si
giudichi su questa materia da chi non vi porta altri lumi, che quelli
d'una pesante ed inutile erudizione.
BOUTEILLER (Mr.) nato in Parigi nel 1788, allievo di Mr. Tarchi, riportò
nel Conservatorio il gran premio di composizione musicale nel 1806,
proposto per la fuga, il contrappunto e la cantata di _Ero e Leandro_.
Egli doveva rendersi alla scuola di Roma, ma ha preferito di rimanere a
Parigi, dove non fa delle composizioni che per sollevarsi da altre
fatiche. Egli prometteva un artista capace di riparare la perdita del
giovine Androt.
BOUTMY, nato a Brusselles nel 1725 era, secondo Forkel, organista della
corte del re di Portogallo, in Lisbona. Si ha di costui: _Traité abrégé
sur la basse continue_, a la Haye nel 1760. Egli ha in oltre pubblicati
più concerti e sonate per il cembalo, impressi a la Haye e ad Amsterdam:
ha composto eziandio molte messe e mottetti per la chiesa.
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