Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - 11

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Dall'età di diciotto anni diessi interamente all'arte musicale: ha fatto
imprimere de' duo, delli trio in concerto per il violino, delle sinfonie
ed overture a grande orchestra e un'opera di un solo atto (_Antonio e
Camillo_), che è sul gusto italiano, ed ha molte altre opere in
manoscritto. Mr. Valernes possiede la più preziosa e la più rara
collezione di musica francese, tedesca ed italiana, sì vocale che
instrumentale. Possiede in oltre i migliori violini e violette de' più
celebri autori, tra gli altri il violino _Amati_: grande amico e
difensore di Pleyel, con cui quest'artista ha composto tutta la sua
musica.
BERNASCONI (Antonia) nipote del celebre compositore _Andrea Bernasconi_
da Verona al servigio della corte di Baviera; recitò la prima volta da
primo soprano nel 1764, la parte di _Alceste_, che Gluck aveva composta
per essa, che era allora in Vienna. Si è fatta poi ammirare da _prima
donna_ su i gran teatri d'Italia, e quello di Londra.
BERNELINO dotto ecclesiastico dell'undecimo secolo, scrisse un piccolo
trattato sotto il titolo: _De citâ et verâ divisione monochordi in
diatonico genere_, che si conservava nella biblioteca della regina
Cristina al Vaticano. L'abbate Gerbert ha pubblicato questo manoscritto
nel primo vol., p. 312, della sua storia degli autori di musica sacra.
BERNHOLD (Giov. Baltas.), professore di teologia a Altorf. _Mitzler_,
nella sua Bibliot. di musica, t. III, p. 233 e 371, ci ha conservato un
trattato della _Musica di chiesa_, di cui egli è l'autore.
BERNIER (Niccola), morto in Parigi nel 1734, fu maestro della
Santa-Cappella, e quindi della cappella del re. Nel suo soggiorno in
Roma, volle egli aver notizia delle partiture del Caldara, e non
trovando altro mezzo di giungervi, fecesi ricevere in sua casa in
qualità di domestico. Un giorno, trovato avendo sul tavolino un pezzo di
musica che Caldara non aveva ancora terminato, Bernier prese la penna, e
'l compì. Dopo quest'avventura furono ambidue per sempre uniti colla più
stretta amicizia. I mottetti di Bernier sono molto stimati, e
specialmente il suo _Miserere_. Questo maestro dicesi essere stato il
più gran contrappuntista che avesse ormai avuto la Francia. La scuoia
quivi da lui stabilita era riguardata come la migliore. “Di tutti i
moderni compositori che hanno più fama, _dice Laborde_, non ve ne ha sei
che sappiano scrivere la fuga più semplice, come la scriveva il menomo
scolare di Bernier. Dicasi pure quel che si voglia, la fuga sarà sempre
la pietra di paragone pel compositore; e chi non la sa maneggiare di
tutte le maniere, mai non sarà che uno scarabocchiatore di note.”
BERNONE di Augia, dottissimo alemanno dell'undecimo secolo, fu da prima
monaco dell'ordine di san Benedetto a San-Gallo, e quindi abbate di
Reichenau nella Svevia. Ei morì li 7 giugno 1048. Joecher cita i
seguenti titoli de' suoi scritti sulla musica: I. _De mensura
monochordi_; II. _De regulis symphoniarum et tonorum_; III. _Libellus
tonarius_; IV. _Musica_ etc., il di cui prologo fu per la prima volta
pubblicato da don Bern. Pez benedettino nel suo _thesaur. anecdot._ (_V.
Cave Hist. Lit. t. IJ._) Queste quattro opere MS. si conservano nella
bibliot. dell'università di Lipsia. (_V. Gerbert, loc. cit. tom. II._)
BERNOULLI (Giovanni) cel. professore di matematiche, della reale
accademia delle scienze di Parigi, di quella di Prussia e dell'istituto
di Bologna, nato in Basilea nel 1667, ed in età di 80 anni morto nel
1748. Mr. _d'Alembert_ e _Formey_ hanno scritto il suo elogio (_V.
Melang. de litter. tom. 2; Elog. des. acad. de Berlin, t. 1_). Fra le
tante opere di mattematica di questo valentuomo vi ha un _Discorso_ che
riportò il premio dall'accademia di Parigi nel 1736, nel quale propose
egli un altro metodo diverso da quello del Newton, e più facile _su la
propagazione del suono_. Ma sì l'uno che l'altro metodo hanno incontrato
delle opposizioni nei geometri, perchè amendue suppongono, che il suono
si trasmetta per fibre longitudinali vibranti, che si formano
successivamente, e sono sempre uguali fra loro, e questa supposizione nè
è dimostrata, nè appoggiata su sode pruove.
BERNOULLI (Daniele) figliuolo del precedente e il più illustre de' suoi
fratelli tutti abili nelle mattematiche, morto l'anno 1782. Egli era
membro delle accademie delle scienze di Berlino, di Parigi e di
Pietroburgo. Abbiamo di lui assai scritti _su l'Acustica_: Iº _Sur le
son et sur les tons des tuyaux des orgues_: cioè _sul suono e su i tuoni
delle canne degli organi_. Mem. de l'acad. de Paris 1762. IIº _De
chordis vibrantibus_, in Comm. Act. Petropol. t. 3: IIIº _Mémoires sur
le son_; ossia _memorie sul suono_, (_Mem. dell'acad. de Berlin: 1753,
et Nov. Comm. acad. petropolit. t. XV et XIX_). La disputa ch'egli ebbe
con i due più profondi geometri del suo secolo d'_Alembert_ ed _Eulero_
sopra questo argomento “fece germogliare, dice _Andres_, molte nuove ed
interessanti verità su le oscillazioni delle corde e dell'aria; su la
formazione del suono, su gli stromenti da corda e da fiato, e su molti
altri punti riguardanti questa materia.”
BERTINI (Salvadore). Si permetta alla tenerezza di un figlio il rendere
questo tributo di riconoscenza alla memoria di un padre cotanto
virtuoso, e di un artista non meno celebre, che pel suo merito ha dritto
quanto altri di quì occupare un articolo. Mio padre nacque in Palermo
l'anno 1721, e sin dalla prima età mostrò i semi di quella pietà
veramente cristiana, che andò crescendo per gradi sino alla morte, e di
quei talenti e felici disposizioni per la musica, senza delle quali è
sempre _sordo Apollo e pegaso restìo_. Per buona fortuna trovavasi amico
di suo padre _D. Pietro Pozzuolo_ maestro di musica ed eccellente
contrappuntista di quei tempi, e padre del fu Dr _don Stefano_
professore illustre di medicina in questa regia università: frequentando
la di lui casa passava costui qualche tempo nell'ammirare la bella voce
del ragazzo, che fornito di un sensibilissimo orecchio ripeteva alcune
arie da lui sentite in chiesa con la più grande esattezza d'intuonazione
e di tempo. Cominciò a dargli allora le prime lezioni di musica, e
vedendo che molto ne profittava, consigliò il padre suo che lo mandasse
a studiarla in Napoli, ove sempre con grandissimo lustro ha fiorito
quest'arte. Dopo aver egli fatto dunque i studj nel collegio de' gesuiti
sino alla logica, fu quivi mandato nel conservatorio della pietà, di cui
era allora maestro il cel. _Leonardo Leo_, e per il corso di otto anni
ne apprese la buona scuola e la composizione. Nel 1746, epoca della
morte del gran maestro _Leo_, mio padre in età appena di 25 anni, dopo
aver dati dei saggi dei suoi talenti e del suo valore in quest'arte, fu
dall'ambasciadore di Francia, alla di cui moglie e figliuole dava egli
lezione di musica, invitato a portarsi a Pietroburgo per maestro della
corte, avendo avuto l'incarico detto ambasciadore di proccurare per
questo onorevolissimo impiego un giovine italiano, che ad una buona
condotta unisse molta perizia nella musica, ed a cui promettevasi un
considerevole onorario, e la libertà di tornare in patria, quando ei
volesse, con assegnargli una ricca pensione. A tale proposizione mio
padre rispose di voler consultarne pria il suo spiritual direttore, e
questo buon prete facendogli riflettere che andava in un paese diviso
dalla comunione della vera chiesa, in mezzo a' pericoli ed al lusso di
una gran corte, lo svogliò in maniera che malgrado le insinuazioni
dell'ambasciadore e le proteste che perderebbe così gl'inviti d'una
fortuna, alla quale tanti ansiosamente aspirano, risolutamente negossi,
ed a lui venne sostituito il Pistojese Manfredini. Dopo alcun tempo
tornato in Palermo scrisse egli in musica alcune opere per quel teatro:
la sua maniera giunse tutta nuova: ad una somma facilità di stile, ad un
canto ammirabile, ad una sensibile espressione, ed un'armonia pura e
brillante, tosto si riconobbe lo scolare del gran _Leo_. Non si era
intesa fino allora in Palermo altra miglior musica che quella del
_Perez_: questo valentuomo fu il primo ad applaudire alla nuova maniera
di comporre di mio padre e a pubblicarne da per tutto l'elogio, e
risoluto di andarsene via a cercare per se miglior fortuna, gli cedette
col reale consenso il posto di maestro della real cappella a condizione
che gli avrebbe ancora ceduto l'onorario, allorchè avrebbe trovato fuori
una decente situazione, come in fatti gli riuscì, divenendo dopo alcun
tempo maestro della corte di Portogallo. Mio padre dopo aver sofferta
una grave tempesta nel ritorno di un secondo viaggio da Roma e da
Napoli, si stabilì in Palermo adempiendo il voto che in quell'occasione
aveva fatto di non scrivere altra cosa che Messe, Salmi, Oratorj e
simili. Il suo stile di chiesa, benchè sia ora un pò fuor di stagione
per non farsi più differenza tra lo stil di teatro e quel di chiesa, è
semplice chiaro, e più sostenuto da una divota armonia, che dal fracasso
dello strumentale. Tra le sue carte di chiesa massimamente distinguonsi
la solenne _Messa di requiem_ pei funerali del re Carlo III, scritta
l'anno 1790, (Veggasi l'elogio che ne fa l'ab. di Blasi nella Relazione
dei funerali di detto monarca, _Pal. 1790 in fol._) un _Miserere_ a due
cori per la R. C. per gli officj della settimana santa, ed un altro
_Miserere_ a 4 voci per i Venerdì della quaresima. Mio padre non ebbe
altra ambizione in questa vita che di adempire esattamente i doveri di
un buon cristiano, di un buon padre di famiglia, e della sua
professione. I suoi costumi, la sua probità, il suo attaccamento
ragionevole e sincero alla religione, lo rendevano ancora più
commendevole de' suoi talenti. Egli accettò con una rassegnazione
veramente cristiana gl'incomodi d'una penosa infermità quai forieri di
una prossima partenza: la sua sofferenza non venne meno nel corso di
assai lunghi e vivi dolori; ed egli morì di una maniera assai edificante
ai 16 di dicembre del 1794 in età di 73 anni.
BERTINI, nato a Tours, fu educato nella cattedrale di questa città, e i
suoi talenti gli fecero ottenere il posto di maestro della scuola
musicale di Mans. Essendosi rifuggito in Parigi nel tempo del furore
rivoluzionario, fu strettamente unito al principe di Bouillon, che amava
e proteggeva gli artisti. Si hanno di M. Bertini messe, mottetti,
oratorj e romanzi. _Benedetto-Augusto Bertini_ figliuolo del precedente
nacque a Lione nel 1780. Le prime lezioni di musica e di forte-piano
furongli date da suo padre. Li gennajo 1793, egli lasciò Parigi e si
rese a Londra, ove per sei anni ebbe dall'ill. Clementi delle lezioni di
piano-forte, e soprattutto di composizione. Tornato a Parigi nel 1806,
ha pubblicato per le stampe dal 1807 sino al 1810, due opere di sonate,
e quattro capriccj.
BERTIZEN (Salvadore), ha pubblicato in Londra, nel 1781, un'opera
intitolata: _Principj della musica_.
BERTON (Arrigo-Montan) figlio di _Pietro Berton_ celebre maestro di
musica molto stimato da Gluck, e morto in Parigi nel 1780. Arrigo nacque
in Parigi nel 1767; a sei anni apprese la musica. Formò egli il suo
gusto nell'ammirare le opere di Gluck, di Piccini, di Sacchini e d'altri
gran maestri, e pieno di un nobile ardore, e a dispetto della decisione
del suo maestro, che non aveva saputo indovinarlo, si mise a studiar la
sua arte sulla partitura della _Frascatana_ del cel. Paesiello.
Tormentato vivamente dal bisogno di farsi conoscere, e di sostener la
gloria di un nome già reso chiaro dal padre suo, dimandò ed ottenne da
Mr. Moline un dramma comico, intitolato la _Dama invisibile_, di cui ne
compose la musica. L'opera non fu così tosto terminata, ch'egli provò la
più forte inquietudine sul giudizio che recar si potrebbe della sua
composizione, ed egli era in questo stato di ansietà, quando una dama
sua conoscente prese il suo spartito e portollo al celebre Sacchini, per
averne il suo parere. Questo gran maestro esaminò l'opera con seriosa
attenzione, e venendo a sapere la decisione che l'autore non sarebbe mai
in istato di comporre, non solo chiese di vederlo, e lo rassicurò su
que' vani timori; ma lo costrinse a venir tutti i giorni a faticare in
sua casa. Egli lo prese in tale stima ed affetto, che chiamavalo suo
figliuolo, e gli servì di guida sino alla morte avvenuta nel 1786. Mr.
Berton diè principio alla sua carriera di compositore in quello stesso
anno, di sua età 19, da più oratorj, che furono accolti della più
onorevol maniera. Nel 1787 diede al Teatro italiano la sua prima opera
_Le promesse di matrimonio_, che ebbe il più compito successo, e dopo
quest'epoca è andato costantemente con maggiore fortuna. Egli entrò nel
Conservatorio di Musica, dacchè fu eretto questo stabilimento, in
qualità di professor di armonia, posto ch'egli occupa sin oggi con
sommo onore. Nel 1807, egli fu nominato direttore dell'opera buffa,
piazza che occupò per due anni. Sotto la sua direzione il repertorio fu
arricchito dei capi d'opera di Mozart e di molti della scuola italiana,
e l'orchestra pervenne nell'esecuzione al più alto grado di perfezione:
lasciò questa piazza per entrare all'Accademia imperiale di Musica, ove
occupa ora quella di capo della scuola di cantare. Questo compositore,
oltre le numerose opere, che ha già date al pubblico, è anche autore di
un _Albero genealogico degli Accordi_; di un _metodo di armonia_, e di
un _Dizionario degli accordi_. Le sue composizioni musicali sono
pressocchè innumerabili, e l'amore della verità ci fa avanzare, che
molte ve ne ha delle quali una sola pur basterebbe per assicurargli una
distinta riputazione.
BERTONI (Ferdinando) maestro di cappella nel Conservatorio dei
_Mendicanti_ a Venezia, quivi nato nel 1727, discepolo del P. Martini,
fu da prima organista nella cappella di san Marco: e poi professore di
musica nel Conservatorio degl'incurabili a Venezia. Nel 1770, mostrossi
come compositore in varj generi; ma non fu che l'anno 1776 allorchè
acquistossi gran fama per la sua opera l'_Orfeo_, scritta pel teatro di
Venezia, e che fu con entusiasmo applaudita. Nè fu meno ammirato nel
1778, a Padova, pel suo _Quinto Fabio_: benchè dovesse veramente una
gran parte de' suoi successi all'inimitabile Pacchiarotti, che cantava
la parte di Fabio. Nel 1779, egli si portò a Londra, e vi ottenne tutti
i suffragj. Comechè le sue composizioni non brillano per la ricchezza
dell'invenzione, distinguonsi non per tanto mercè una dolce e penetrante
armonia. Non dee dunque recar maraviglia, s'ei fu chiamato sette volte
come maestro di musica a Torino, ove si usa di una estrema
circonspezione nella scelta dei compositori per l'opera. Fu solamente
in Roma ove non si rese giustizia a' suoi talenti; ma quivi stesso non
si potè esser lungamente insensibile agl'incanti sparsi nelle sue
composizioni, e gli universali applausi lo ricompensarono ben presto
delle pene, che cagionato gli avevano la prevenzione e le cabale de'
suoi detrattori. Egli diede una luminosa prova di sua modestia nella
prefazione del suo _Orfeo_, stampato in partitura a Venezia, ove
confessa non essere stato senza timore nell'avere intrapresa la musica
di quel dramma, sul quale Gluck prima di lui aveva faticato con tanto
successo, e ch'egli credeva non dovere la buona accoglienza che aveva
ottenuta, se non all'attenzione ch'aveva avuto di seguire passo a passo
l'andamento di quel gran compositore, e di trar profitto nel tempo
stesso degli avvertimenti del poeta.
BETHIZY (Mr.) è autore di un'opera intitolata _Exposition de la théorie
et de la practique de la musique, suivant les nouvelles découvertes_, in
8º, 1752, di cui vi ha una seconda edizione nel 1762. La teoria della
musica vien trattata in quest'opera dietro i principj di Rameau; ma in
quanto alla pratica o la composizione, l'autore dimostra quanto siano
difettosi codesti principj, ed egli li corregge secondo le regole
generalmente adottate dagli musici. “Questo libro, dice Mr. d'Alembert,
mi è sembrato chiaro e metodico, e può riguardarsi pei dettagli di
pratica, come un supplemento al mio.” (_Discours prélimin. aux Elém. de
mus._)
BETTINELLI (ab. Saverio) exgesuita assai noto in Italia e fuori per il
gran numero delle dotte sue opere, era nato in Mantova l'anno 1718, e
cessò di vivere nel dì 13 settembre 1808, a 90 anni dell'età sua. Egli
era stato professore di belle lettere e di storia per sette anni nel
collegio dei Gesuiti di Parma sino al 1759, dove gli si confidarono
delle più illustri famiglie d'Italia, e d'alcuna eziandio di oltre
monti cento e più giovani, che con valor d'ingegno, ardor di ben fare,
ed emulazione di studj alle di lui moltiplici industrie largamente
risposero. Frutto di codeste lezioni fu la dottissima opera del
_Bettinelli_ intitolata: _Risorgimento d'Italia negli studj, nelle belle
arti e ne' costumi dopo il mille_, tom. 2 in 8º, Bassano 1786, nella
quale benchè non tratti egli di proposito della musica, ragionando però
con viste filosofiche di tutte le belle arti, incidentemente dovette
discendere anche a questa; e nel capitolo, che è il quarto del secondo
tomo, su la musica, tesse egli in brieve la storia del tardo
rinascimento di quest'arte nell'Italia, de' suoi successivi progressi, e
dell'attuale suo stato con osservazioni piene di precisione e di gusto,
e con tale leggiadria di stile e chiarezza, che merita ben la preferenza
sopra qualunque altro storico, il quale con pesante ed inutile
erudizione ne spaventa i lettori. La conseguenza, con cui egli conchiude
questo capitolo, è che sin ora la musica non ha trovato il suo vero
risorgimento per niun modo ed età nell'Italia. “Oserò io dire agli
Italiani, egli dice, come altri disse a' Francesi, _voi non avete
musica_? Egli intese troppo poca, ed io troppa intenderei dire. Tutto è
pieno di canto, e di suono, ma dov'è la Musica? dove quell'arte sicura;
che principalmente unita alla poesia parla, dipinge, muove, rapisce,
come altrove ho detto? Mi guardin pur bieco dall'alto delle loro scene,
ed orchestre i professori, e i dilettanti, tra' quali non son del bel
numero uno. Io dirò loro un'altra sentenza più ardita, ed è _Voi non
avete orecchio, ed io l'ho_, perchè ho quello della natura, voi quello
della professione, e del pregiudizio. Ma basta... allora troverem forse
il risorgimento di quest'arte quando avremo l'equivalente d'una Poetica
di Aristotele, e di Orazio, di una Rettorica di Marco Tullio e di
Quintiliano a fissarlo in musica con generale consentimento.” Contro
tale conclusione insorsero, benchè con somma pulitezza, il Conte
_Giordano Riccati_, e il _P. Sacchi_: ma le loro ragioni abbagliano
solamente, non convincono, e quelle del _Bettinelli_ rimangono a mio
avviso trionfanti. Che se dopo di lui si son fatte delle buone Poetiche,
delle eccellenti Rettoriche in riguardo alla musica, l'uomo però non ci
fa dimenticar giammai di quella divisa: _video meliora proboque,
deteriora sequor_. Bello è ancora a leggersi ciò che dice il
_Bettinelli_ su le cagioni del poco effetto che fa oggidì la musica
sulle nostre passioni, nell'altra sua eccellente opera intitolata
_Dell'entusiasmo delle belle arti_. “Se i cantor, suonatori e
compositori di musica non fossero mercenarj cotanto e dipendenti da
circostanze e da capricci sì strani, onde è lor tolta la libertà e
l'ardire dell'entusiasmo, il sentirebbono anch'essi, il farian palese
più che non fanno. Pur la musica per sua natura non è diversa da poesia
ed eloquenza ed ebbe dagli antichi nome e uffizio con esse, e più d'esse
produsse mirabili effetti. Certo nulla è di più intimo e caro all'anima,
più efficace a levarla in alto, a dipingerne i moti e farli sentire, ad
eccitare gli affetti, e sino a nostri organi della voce son flauti e
lire, come le nostre passioni han lor toni corrispondenti nel canto e
nel suono al dir d'alcuno. Sembra almeno che i gai e vivaci sian della
gioja, rapidi e acuti dell'ardimento, teneri e lenti della tristezza,
della pietà, dell'amore, duri e interrotti dell'odio, dell'ira, della
ferocia, così del resto. Ma basti dire che in ogni tempo e nazione un
solo fu l'entusiasmo poetico e il musicale in tutti i teatri barbari,
greci, romani ed europei moderni, benchè oggi sì travisata e corrotta
sia quest'alleanza, sì bel dono della natura” (_Dell'entus. part. 1_).
BETTONI (ab. don Bartolomeo) da Bergamo, Pastore Arcade autore delle
_Osservazioni sopra i Salmi_ in 2 tomi in 8º pubblicato per le stampe
del Locatelli in Bergamo l'anno 1786, e dall'autore dedicate a Mons.
Dolfin vescovo di quella città. Il primo volume contiene sette
Dissertazioni, la sesta delle quali tratta _della Musica degli antichi,
ed in particolare degli Ebrei a' tempi di Davide e di Salomone_; e la
settima: _dei titoli de' salmi, e d'altri incisi appartenenti alla
musica, che vi si leggono: ove degli strumenti musici degli Ebrei_.
L'autore non vi reca che un'erudizione molto usata e comune: grazioso
però e leggiero ne è lo stile, e pura la lingua, per il che fassi
leggere con piacere.
BEVIN (Elway), eccellente contrappuntista, canonico ed organista della
chiesa collegiale di Bristol, allievo di Tallis, ma perdette ben presto
questa piazza, perchè fu scoperto esser cattolico. Il dottor Child fu
uno de' suoi discepoli. La maniera di comporre un canone era prima di
lui poco comune in Inghilterra. Tallis, Byrd, Waterhouse e Farmer erano
principalmente celebri in questo genere di composizione: ma ciascun
canone era un enimma per la forma con la quale il pubblicavano. Bevin,
all'opposto, pubblicò generosamente, a vantaggio dei musici
principianti, il risultato delle sue lunghe ricerche, e della sua
esperienza; in una dissertazione ch'ei fece imprimere in Londra nel
1631, sotto questo titolo: _Brevis introductio in musicam_, in 4º, nella
quale trovansi eziandio alcuni canoni scelti. Compose in oltre la musica
di molti pezzi per chiesa, e di alcuni cori in concerto. _V. Hawkins._
BEURHUSIO (Federico) scrittore tedesco del 16º secolo, la sua opera ha
per titolo: _Erothematum Musicæ libri duo_, cioè: “Saggi sulla musica in
due libri”, a Norimberga 1585.
BEYER, tedesco di origine, fisico stabilito a Parigi, inventò quivi una
nuova specie di forte-piano, con corde ossia strisce di cristallo, a cui
Franklin diede il nome di _glass-chord_, e sul quale il maestro di
cembalo Sconck si fece sentire per il corso di quindici giorni di
seguito, nel mese di novembre 1785. Si è di poi usato quest'instromento
con successo all'accademia imperiale nel terzo atto de' _Misterj
d'Iside_, per accompagnare Boccoride.
BEYER (Giov. Samuele). Walther cita di lui un'opera col titolo, _Primæ
lineæ musicæ vocalis_, di cui se n'è pubblicata una seconda edizione nel
1730.

BIANCHI (Francesco) maestro di cappella a Cremona, e rinomato
compositore, nel 1775 scrisse a Parigi pel teatro italiano la musica
dell'opera _la Réduction de Paris_, e nel 1777, quella del _Mort marié_.
Nel 1780, egli era cembalista all'opera buffa stabilita di recente da
Piccini. Nel medesimo anno compose per Firenze il dramma _Castore e
Polluce_, che ebbe un prodigioso successo. Nel 1784, scrisse in Napoli
il _Cajo Mario_, e poi il _Demofoonte_, l'_Arbace_, _Piramo e Tisbe_,
_Scipione Africano_ nel 1787; _Artaserse_ in Padova; _Pizzarro_ in
Venezia, e il _Ritratto_ in Napoli nel 1788. Sonovi inoltre di lui tre
sonate pel cembalo con accompagnamento di violino. Egli è attualmente in
Londra. Nel 1804 e 1807, si è rappresentata a Parigi una sua graziosa
opera buffa, _la Villanella rapita_.
BIANCHINI (Francesco) nacque in Verona nel 1662, e morì in Roma nel
1729. Egli fondò l'accademia degli Aletofili di Verona, fu bibliotecario
di Alessandro VIII, canonico di S. Maria della Rotonda, prelato
domestico e secretario delle conferenze per la riforma del calendario.
Gli abitanti di Verona gli hanno eretto un busto. Tra le numerose opere
che ha scritto, vi si distingue per l'erudizione quella che ha per
titolo: _De tribus generibus instrumentorum musicæ veterum organicæ_, in
4º Romæ 1742.
BIEDERMANN (Giov.) rettore a Freyberg nella Misnia, nel 1749, pubblicò
un programma: _De vitâ musicâ ex Plauti mostellar_, Act. scen. 11. Molti
conoscitori in musica, avendolo letto, credettero scoprirvi delle
invettive contro la musica in generale, il che fece all'autore molti
nemici. Questa disputa l'obbligò a pubblicare in sua difesa altri due
scritti a Lipsia e a Freyberg nel 1750. Se ne può vedere il dettaglio
nel primo capitolo della _Scienza musicale_ di Adlung.
BIFERI il figliuolo, maestro di cappella in Parigi, nato in Napoli, fece
imprimere a Parigi, nel 1770: _Traité de musique abrégé_, nel quale egli
tratta del canto, dell'accompagnamento sul forte-piano, della
composizione e della fuga: la sua maniera è chiara e precisa.
BIFFI (Antonio) veneziano, maestro di cappella in S. Marco e nel
conservatorio dei _Mendicanti_, fioriva al principio del prossimo
passato secolo. Allorchè egli era giunto a trovare un motivo grazioso,
aveva l'arte di estenderlo e di variarlo al segno di non faticar mai
l'orecchio nel sentirlo ripetere. Oltre alla sua musica di chiesa,
compose alcuni Oratorj, come il _figliuol prodigo_ nel 1704.
BIFFI (Egidio) de' frati minori conventuali in Italia, e valentuomo
nella musica, scrisse un _Trattato di regole per il contrappunto_, che
manoscritto possedeva il p. Martini, e di cui fa sovente egli uso nella
sua storia.
BIGATI, suonatore assai distinto di violoncello, allievo del celebre
Tartini, fu condotto in Francia dal suo condiscepolo Fischer. Gli due
amici si fermarono a Avignone, ove Bigati si stabilì interamente. Questo
artista può considerarsi come uno de' migliori accompagnatori del suo
tempo: egli improvvisava seguitamente, e con la più grande facilità,
sopra tutti i pezzi che sentiva, o di cui se gli offeriva la parte
recitante: Boccherini essendo ad Avignone, Bigatti lo accompagnò ne'
suoi primi _quintetti_, quivi eseguiti per la prima volta. Quel celebre
compositore avendo inteso vantare la facilità che aveva Bigati
nell'improvvisare, levogli d'innanzi la parte, del basso di
accompagnamento, e rimase assai soddisfatto di quello che gli sostituì.
Desiderò ancora d'intenderlo nelle lezioni delle tenebre. È uso nelle
città meridionali della Francia, e particolarmente in Avignone, che nei
tre giorni della settimana santa, queste lezioni siano cantate sul
libro, con un solo accompagnamento di basso. Bigati per farsi sentire da
Boccherini, accompagnava Dubrieul celebre cantante di tenore. Gli due
artisti cercavano a gara di sorpassarsi l'un l'altro, allorchè un non
previsto accidente sopraggiunse a guastare gli sforzi de' due rivali. Un
canonico di assai corta vista, era molto attaccato ad un suo rosso
cagnolino: in sua assenza, il cane trovò mezzo di sortire dalla casa e
venne a raggiungere il suo padrone. Costui, chiamando l'animale, lo menò
fuori della chiesa, ma ben tosto il cane venne a ritrovarlo. Il
canonico, dato in impazienza, lo ricondusse un'altra volta sino alla
porta, dove avendolo bastonato, gli vide prendere il cammino per la
casa. Rientrato in chiesa, il canonico andava al coro per ripigliare il
suo posto, allorchè scorgeva nell'ombra una cosa che andava e veniva;
crede che fosse ancora il suo cane. Inquietito, pensa di dargli un
calcio; ma per disavventura, egli s'indirizza al violoncello di Bigati,
cui rovescia nel tempo stesso a terra con l'istromento, e cadendo
eziandio egli medesimo, mena seco al suo cadere Dubrieul, che ne riportò
una forte contusione sul labbro.
BIGATTI (Carlo) nato a Milano nel 1778, da un pittore di storia, si
portò ancor giovane in Bologna per prender lezioni di contrappunto dal
P. Mattei, allievo e successore di Martini. Fu quindi diretto da
Zingarelli, e compose molte messe e mottetti che ebbero del successo in
alcune chiese di Milano. Portossi quindi a Marsiglia, ove Mr. Mei gli
diede alcune lezioni per perfezionarlo nel contrappunto. Da quest'epoca
in poi egli ha pubblicato presso a venticinque opere come messe,
mottetti, ed arie con variazioni pel forte-piano, di cui Bigatti è un
eccellente sonatore, e riesce molto non che nell'esecuzione de' pezzi di
cembalo, ma ancora nell'accompagnare il canto.
BILLINGTON (mad.) una delle prime cantatrici di Londra in più teatri
dell'Inghilterra, della Francia e d'Italia. In occasione della musica
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