Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - 09

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Il duca, dopo di averlo inteso: _Non sarebbe possibile_, gli disse _di
far che un asino canti così bene? — Se vostra altezza può giugnervi, lo
dichiaro primo maestro di musica dell'universo. — Baehr è un
impertinente. — Io nol sono d'oggi solamente._ Egli ha lasciate le
seguenti opere: _Bellum musicum_, 1701, in 4º; _Musicalische discurse_,
_Raggionamento di musica_, 1719; _Schola phonologica_, ossia _scuola
della voce_, o _del canto_. (_V. Walther ed Ehrenpforte_).
BAGLIVY (Giorgio) nato in Ragusa, dopo aver fatti i suoi studj in
Napoli, e in Bologna stabilissi a Roma, e vi fu professore di medicina.
L'imperiale società di Augusta, e la reale di Londra lo ammisero tra'
loro socj; egli morì nel più bel fiore delle sue speranze nel 1707 in
età di soli 38 anni. _Baglivy_ ha pubblicato un Trattato particolare,
che merita di esser consultato, e che porta il titolo di _Dissertazione
sugli effetti della musica nelle malattie cagionate dalla morsicatura
della tarantola_, Roma 1696. E benchè contro della medesima abbia
scritto il ch. _Francesco Serao_, professore di medicina nella reale
università di Napoli, le sue _Lezioni accademiche della tarantola_
(Napoli 1742, in 4º), dove s'impegna a provare non esser quel morbo e la
sua pretesa curazione col suono che una mera impostura, tuttavia altri
professori dottissimi, e di costui più recenti confermano le
osservazioni e gli sperimenti del _Baglivio_, e raccomandano la musica
come uno de' più valevoli rimedj in siffatta malattia: tali sono un
_Kahler_, un _Staroste_, un _Mojon_, un _Lichtenthal_ ec.
BAILLOT (Pietro), nato circa il 1770, a Passy presso Parigi, ove suo
padre per lo innanzi avvocato al parlamento, aveva stabilita una casa di
educazione, prese quivi le prime lezioni di musica e di violino, da poco
buoni maestri. Verso il 1784, suo padre avendo ottenuto una commissione
di procuratore del re a Bastia, portovvi seco la sua famiglia; ma egli
morì ben tosto, e Baillot trovossi in una assai penosa situazione. Mr.
de Boucheporn intendente dell'isola di Corsica, commosso da questo
infortunio, offrì alla vedova d'incaricarsi dell'educazione di suo
figlio. Egli lo associò a' suoi figli, e fecelo seco lor viaggiare. Così
è ch'egli andò in Roma, ove soggiornò lungamente, ed ebbe Polani per
maestro, eccellente professore della scuola di Tartini. Tornato a Parigi
nel 1790, fu presentato a Viotti, cui egli sorprese per la maniera
ardita e franca di suonare, e che volendo obbligarselo, gli offrì un
posto nell'orchestra allora sì ammirabile del teatro di _Monsieur_ di
cui egli era direttore. Nel 1795, presentossi al Conservatorio, ove
riunì in suo favore tutti i voti, e fu nominato professore. In questa
qualità pubblicò egli l'eccellente _Metodo di violino_ adottato dal
Conservatorio, ed al quale i bassi in contrappunto di Cherubini posti
sotto agli esempj, danno un nuovo rilievo agli occhi de' compositori.
Egli ha anche ordinato il _Metodo di violoncello_ adottato dal
Conservatorio, e di cui lo stile è stato ammirato dai musici. Nel 1806,
Baillot secondo il cattivo esempio di un gran numero di virtuosi de'
nostri giorni, stimò a proposito di viaggiare nella Russia e in
Germania. Questi viaggi che durarono sino nel 1809, hanno in tutto il
settentrione d'Europa giustificata la celebrità, che ve l'aveva
preceduto. Di ritorno alla patria Mr. Baillot ha ripreso le sue funzioni
al Conservatorio, e la sua scuola produce ivi gran numero di eccellenti
allievi. Egli si è occupato ancora della composizione, ed ha pubblicato
finora circa a dieci opere di duo, trio e concerti. Qualunque sia il
piacere che si prova nel sentirglieli eseguire, gli amatori preferiscono
di veder applicare piuttosto il suo talento a quei di Viotti e di
Boccherini, ch'egli rende con quella perfezione, alla quale sembra
impossibile il poter aspirare.
BAJ (Tommaso) autore del _Miserere_, che ordinariamente si canta il
giovedì santo nella cappella del papa in Roma, era nato a Crevalcore
presso Bologna, verso il 1650, e morto in Roma nel 1718. Il suo Miserere
è un capo d'opera per la prosodia e per la giusta accentuazione delle
parole. Questo pezzo è il solo tra le moderne produzioni, che abbia
ottenuto l'onore di essere ammesso nella cappella pontificia.
BALHORN (Luigi-Gugl.) nato nel ducato di Holstein, oltre una quantità
d'altre opere, pubblicò: _Prolusio de phonascis veterum, vocis formandæ
conservandæque magistris_, Alton e ad Hannover. Egli morì li 20 maggio
del 1777.
BALLIÈRE (Carlo-Luigi-Dionisio) nato in Parigi a 9 maggio 1729 e morto a
Rouen alli 6 novembre 1800. Egli acquistò delle cognizioni molto estese
nella chimica, nelle matematiche, nella storia, nelle belle lettere e
nella poesia. La sua riputazione gli acquistò delle relazioni con J. J.
Rousseau, d'Alembert, Diderot, Voltaire, Fontenelle, e più altri.
L'accademia di Rouen, di cui egli era membro, approvò la sua _Théorie de
la Musique_, in 4.º a Paris 1764. Quest'opera è divisa in due parti. La
prima, che contiene la teoria generale, è l'esposizione delle leggi
della musica pura e semplice, come ci è stata data dalla natura. La
seconda contenendo la teoria della musica moderna, è un ritratto delle
alterazioni introdotte da' moderni nella musica naturale, e di quelle
che la pratica rende indispensabili. L'A. per render semplice il suo
oggetto, considera qui il suono relativamente alla musica: ma la sua
teoria è essenzialmente viziosa, imperocchè la scala de' suoni vi è
fondata su i tuoni del corno di caccia. Ecco il giudizio che ne dà un
moderno scrittore, il quale alla cognizione di una profonda teoria ha
unita ancora una ben meditata pratica. “Ad onta di alcuni sbagli, ei
dice, l'opera di Mr. Ballière annunzia dello spirito e qualche
instruzione, almeno nella fisica e nella geometria; ma non bisogna
cercare nè musica, nè buon senso presso uno scrittore, che vedendosi in
aperta contraddizione con la pratica, giunge fino a sostenere che la
scala vocale sia falsa. Quando si arriva fino a tal punto, altro non si
prova, se non che s'ignora affatto cosa sia lo applicare le scienze alle
arti.” (_V. Choron Notions élément. d'Acoustiq. Paris 1808._)
BANCHIERI (Don Adriano) Bolognese, monaco olivetano e dotto scrittore di
musica su la fine del secolo 16º e i principj del seguente. Le sue
opere, riferite diligentemente da Walter, sono troppo importanti per
essere qui omesse. _Conclusioni nel suono dell'organo, di D. Adr.
Banchieri, olivetano, ed organista di san Michele in Bosco, novellamente
tradotte e dilucidate in scrittori musici ed organici celebri_, opera
20ª in Bologna 1609, in 4.º; _Cartella musicale_, Ven. 1613, in 4º; _Duo
in contrappunto sopra ut, re, mi, fa, sol, la_, Venezia 1613, in 4º;
_Duo spartiti al contrappunto in corrispondenza tra gli dodici modi, ed
otto tuoni, sopra li quali si pratica il metodo di fugare le cadenze con
tutte le risoluzioni di seconda, quarta, quinta diminuita e settima, con
le loro duplicate: come si trasportano gli modi per voci e stromenti
così acuti come gravi, ec._, Ven. 1613, in 4º; _Moderna Pratica
musicale_, opera 37ª, Venezia 1613, in 4º; _Cartella musicale nel canto
figurato e contrappunto_, Ven. 1613, in 4º. Il P. Martini cita in oltre
del Banchieri _Lettere Armoniche_. Questo dotto monaco, per rimediare
all'imperfezione della scala diatonica di Guido, aggiunse la settima
monosillaba _Bi_ per bequadro, e _Ba_ per bemolle al settimo suono di
essa, ed egli riferisce che questa addizione era stata sommamente
approvata in Roma: sicchè l'addizione del _Si_ fatta poi dai francesi,
benchè più comoda alla pronunzia, e comunemente adottata oggidì, è
posteriore a quella degl'italiani, come con la testimonianza di
Banchieri lo ha provato Rousseau nel suo _Dizionario_ (_Art. si_).
BANN (Giov. Alberto): non sappiamo altro di questo autore se non ciò che
ne rapporta il dotto _Cristoforo Augusto Heumann_ nella sua
_Introduzione alla Storia letteraria_ (Hannover 1746), cioè che egli
pubblicò un libro col titolo: _De Musicæ natura e ortu et progressu_,
Amsterdam 1645, e che va unito ad una collezione di opuscoli sul metodo
de' buoni studj.
BANTI (La signora): nata a Crema nel 1757, ella è morta in Bologna li 18
febrajo 1806. Era questa donna una cantatrice del primo ordine, che
meritato aveva il sopprannome di _virtuosa del secolo_: recitò da prima
donna su i teatri d'Italia, di Parigi e di Londra, ove brillò, per il
corso di nove anni, col medesimo successo. Fu aperto il suo corpo, e
trovossi che i polmoni avevano un considerabilissimo volume.
BARBARO (Daniele) nobile Veneziano. Questa illustre famiglia è stata la
sorgente di più letterati: Daniele seguì le orme de' chiari suoi
antenati, non che nell'applicazione alle scienze e alle belle-lettere,
ma anche nello zelo per la prosperità ed i progressi de' buoni studj,
ne' mezzi che liberalmente somministrava alle persone di lettere, e
nella corrispondenza ed amicizia ch'egli trattenne con tutti i dotti
uomini del suo secolo. Giulio III, l'anno 1552, il creò coadjutore del
patriarcato d'Aquileja, e nel 1563 egli intervenne al concilio di
Trento, ove diè grandi pruove di sua dottrina, e morì quindi a Venezia
nel 1570, in età di 67 anni. Filosofo, matematico, teologo e letterato
insieme, Daniele illustrò colle sue opere le scienze tutte, nelle quali
erasi esercitato. Nella copiosa raccolta, che possedeva il P. _Martini_
in Bologna, dei _Scrittori di Musica_, dice egli stesso esservi un
_Trattato MS_. della _Musica_ di questo autore, scritto in lingua
italiana, e probabilmente autografo (_Storia ec. tom. 3, p. 449_). Egli
tratta ancor della Musica nelle sue annotazioni a _Vitruvio_, di cui diè
al pubblico una buona traduzione italiana nel 1566.
BARCA (P. don Alessandro) delle scuole pie, pubblico professore di
diritto canonico nell'università di Padova, e vice-segretario per le
scienze in quell'accademia. Nelle relazioni accademiche dell'ill. ab.
_Cesarotti_ due se ne trovano di altrettante memorie ivi recitate dal P.
Barca intorno alla Musica, noi le rapporteremo per intero, dar non
potendone un saggio più preciso e così ben fatto. La prima _Memoria_ è
dell'anno 1783, ed eccone il ragguaglio che ne dà il Cesarotti. “La
matematica presiede ugualmente all'armonia metaforica delle sfere, e
alla reale della musica. Coltivatore appassionato dell'una e dell'altra
facoltà il P. Profr. Barca essendosi proposto di dar una _nuova teoria
di musica_ appoggiata a un principio del tutto nuovo e generale, vi
preparò la strada con una _Memoria preliminare_, frutto del suo zelo
accademico, la di cui lettura occupò successivamente varie sessioni.
Delle due parti in cui è divisa, presenta prima una descrizione del
fenomeno dell'armonia e delle consonanze, descrizione che in ogn'altro
caso avrebbe potuto omettersi (essendo il fenomeno non punto nuovo) ma
che in questo si rendeva necessaria, perchè dal modo con cui viene
esposta dal N. A. risulta tale l'effetto delle consonanze semplici,
quale finora non fu osservato da alcuno. Tutti i teorici da qualche
tempo avevano nell'armonia riconosciuto il basso fondamentale, vale a
dire convenivano universalmente nel riconoscere nell'armonia di più
suoni un suono principale e dominante sostenuto e rinforzato dagli
altri. Ma non s'erano però avveduti che lo stesso appunto accadeva anche
nelle semplici consonanze; e che sempre anche in esse i due suoni
equivalevano a un solo che l'altro sostiene e rinforza; o se pure
l'avevano osservato, era però sfuggito alla comune osservazione esser
questo suono ora il grave, ed ora l'acuto dei due, talora, quel ch'è
più, in alcune successioni anche di consonanze semplici un terzo diverso
dagli altri due: in quella maniera stessa che sempre accade nell'armonia
piena di terza maggiore alla terza minore, e alla sesta maggiore, e
all'opposto nell'armonia piena di terza minore alla terza maggiore e
alla sesta minore. Certo adunque il P. Barca di portar la materia alla
più esatta precisione, e di metterla in lume non osservato premise a
ragione la descrizione del fenomeno. Di questa, come d'un esatto
ragguaglio per paragonar le cause agli effetti, fa uso il N. A. nella
seconda parte della sua Memoria, in cui prende ad esaminare le teorie
della musica, non però tutte, ma quelle soltanto che appogiate alla
semplicità delle ragioni delle consonanze contengono molto di vero, e
avendo perciò qualche cosa di comune col suo nuovo principio possono
dare alla sua dimostrazione un qualche esterno risalto. Fa egli pertanto
successivamente varie opportune riflessioni sulle teorie del _Galileo_,
del _Cartesio_, dell'_Eulero_, e del _Diderot_, le quali riflessioni,
oltre al portar l'esame delle suddette teorie a una non comune
esattezza, e indicar i difetti di ciascheduna relativi ai proprj loro
supposti, danno alfine un risultato uniforme, vale a dire essere
insufficiente qualunque teoria di sola semplicità, a render ragione del
fenomeno dell'armonia e delle consonanze, come fu dall'A.
precedentemente descritto. Questa conclusione sarà il fondamento dal
quale dovrà partire il N. A. quando verrà poi a comunicarci il suo nuovo
principio teorico d'un'arte che tanto interessa: l'universale ignora
quanto debba a quelle scienze astratte e severe, di cui talora più d'uno
domanda spensieratamente _a che pro_? Così è; la società non ha
verun'arte non dirò di comodo, ma di delizia e di lusso che non sia
dovuta pressochè interamente alle fatiche dei dotti.” La seconda Memoria
è dell'anno 1787, e questo è il ragguaglio che ne dà il _Cesarotti_.
“Gustar la musica, egli dice, è dono universal degli orecchi, saper la
ragione, per cui si gusta è pregio particolar dello spirito, e pregio
così raro che non è ancora ben certo se alcuno il possegga per modo da
spiegar adeguatamente tutti i musicali fenomeni. Così certamente non
sembra al N.A., il quale da qualche anno si occupa nel rintracciar il
principio d'una _nuova teoria della musica_. Aveva già egli mostrato
nella precedente _Memoria_ che in due sole maniere si cercò finora, e
doveasi cercar dai filosofi di render ragione delle consonanze e
dell'armonia, che l'una si appoggiava all'assuefazione dell'organo, e
alla ragione di tale o tal circostanza, coll'altra se ne rintracciava il
fondamento nella metafisica del piacere, e nelle immediate sue cause,
che alla prima classe appartenevano le teorie di risonanza e di terzo
suono, alla seconda le teorie di semplicità di ragioni, le quali
tuttochè diversificate nell'esposizione presso il _Galileo_, il
_Cartesio_, l'_Eulero_ e 'l _Diderot_ hanno però tutte la stessa base,
e che finalmente sì l'una che l'altra specie di teorie erano del pari
lontane dal presentarci un vero e assoluto principio generatore e
spiegator dei fenomeni. Siccome però alla semplicità di ragioni non può
assolutamente negarsi una qualche porzion d'effetto, come pur fu
mostrato altrove dall'autore stesso; così dietro a questa considerazione
spera egli di esser finalmente giunto alla scoperta di cotesto
desiderato principio, ch'egli fa consistere nella semplicità combinata
colla proporzione. A sgombrar gli equivoci, egli prende tosto a
spiegarci cosa egli intenda per proporzione relativamente alla musica e
al bello fisico, e avendo nella proporzione presa in generale distinto
tre specie di ragionevolezza, di _natura_, d'_instituzione_, di
_convenienza_, conchiude che il bello di proporzione non dee cercarsi
nelle proporzioni astratte, ma nell'esemplare stesso del bello fisico,
con cui quelle non sempre e assolutamente convengono. Quindi perchè
l'esemplar fisico abbia la bellezza di proporzione, vi ricerca tre
condizioni, _commensurabilità_ nelle parti, _relazione_ fra esse, e
_ordine proporzional_ dei rapporti, dalle quali condizioni riunite
risulta il massimo effetto del _bello musico_. La _commensurabilità_
consiste nella semplicità di ragioni, la quale ammettendo il più e 'l
meno si propone a misurarla un calcolo proprio; la _relazion_ delle
parti, oltre all'ajuto ch'ella deve alla detta semplicità, è non poco
sostenuta dai fenomeni delle risonanze e del terzo suono; finalmente la
terza condizione dell'_ordine_ dei rapporti è quella che identifica la
nuova teoria, e la rende atta a spiegar que' fenomeni, che ad ogn'altra
spiegazione resistono. Con queste tre condizioni vengono determinate le
ragioni musiche consonanti, e tutti i casi d'armonia consonante per
terza maggiore e terza minore, e tutto corrisponde così esattamente al
fenomeno delle consonanze e dell'armonia, che sembra quasi il fenomeno,
come si esprime l'A., dedotto dalla teoria piuttosto che la teoria
immaginata dietro il fenomeno.” Nel primo tomo dei _saggi scientifici_
dell'Accademia di Padova pubblicato nel 1786, si trovano le due Memorie
del P. Barca sotto il titolo d'_Introduzione ad una nuova teoria di
musica_.
BARDI (Giovanni de') fiorentino dei Conti di Vernio nel secolo 17º,
cavaliere virtuoso e liberale, di gran cuore, di ottimo gusto, di
gentilezza somma, di molta cognizione in ogni genere di letteratura e
conseguentemente stimatore giusto e amante de' letterati, a' quali ogni
ajuto e favore somministrava. Egli riuniva in sua casa i primi uomini
nella musica, che erano allora in Firenze, dove passavan le ore non come
è il costume de' nostri tempi, in oziose cicalate, in giuoco rovinoso,
frutto della trascurata educazione e della pubblica scostumatezza, ma in
dilettevoli e virtuose adunanze, ove la coltura dell'ingegno, il non
frivolo spirito e l'attica urbanità vedevansi rifiorire insieme col
sincero amor delle lettere, e delle utili cognizioni. I loro
ragionamenti cadevano per lo più su gli abusi introdotti nella moderna
musica, e su la maniera di restituire l'antica da tanto tempo sepolta
sotto le rovine dell'impero romano. Fra questi i più celebri erano
_Vincenzo Galilei_, padre del Colombo della nuova filosofia, _Girolamo
Mei_ e _Giulio Caccini_, le di cui dotte opere sulla musica dir si
possono il risultato di quelle erudite conversazioni. Il conte di Vernio
divenne poi Maestro di camera a' servigi di papa Clemente 8º, e finì i
suoi giorni in Roma con la meritata riputazione di gran letterato e di
protettor delle lettere. Nel secondo tomo delle opere di _Giambattista
Doni_ stampate in Firenze nel 1763, si trova di Giovanni de' Bardi
_Discorso a Giulio Caccini, Detto Romano, sopra la Musica antica, e 'l
cantar bene_, pubblicato per la prima volta per opera di Ant. Franc.
_Gori_, e Giovanbatt. _Passeri_ (_V. nouv. dictionn. de Bibliogr. par M.
Fournier, Paris 1809_).
BARON (Ernesto Gottlieb) musico di camera del re di Prussia, nacque a
Breslavia nel 1696; dopo aver fatti i suoi studj entrò nel 1728 al
servigio del Duca di Saxe-Gotha, e finalmente nel 1730, si stabilì in
Berlino, ove due anni dopo fu ricevuto alla cappella reale, alla quale
restò attaccato sino alla morte. Egli pubblicò in Berlino nel 1756
_Saggio di una dissertazione su la melodia_, in tedesco: e nelle
_Memorie_ di Marpurg, tom. II, _Pensieri sopra diversi oggetti di
musica_.
BARTHELEMY (ab. Giangiacomo) nato a Cassis presso Aubagne li 20 Gennaro
del 1716; mandato da' suoi in Marsiglia sotto il P. Renaud dell'oratorio
vi apprese l'arabo, il siriaco e 'l greco, e vi abbracciò lo stato
ecclesiastico, quindi venne a Parigi, ed un viaggio che fece in Italia
accrebbe le sue cognizioni. Al suo ritorno l'accademia delle iscrizioni,
e la società reale di Londra si diedero premura di annoverarlo tra' loro
membri. Le _Memorie_ della prima contengono gran numero de' suoi
scritti: si sono stampate a parte molte altre di lui opere, tra le quali
la più celebre è quella intitolata, _Voyage du jeune Anacharsis_, a
Paris 1788, 4 vol. in 4º. L'ab. Barthelemy, che aveva profondamente
studiate l'arti e le usanze de' Greci, nel terzo tomo tratta a lungo
della _greca Musica_, della sua origine, de' suoi progressi e della sua
decadenza all'epoca in cui egli finge il viaggio del suo scita filosofo.
Egli impiegò trent'anni nel comporre quest'opera, e non furono perduti.
I filosofi, gli storici, gli uomini di gusto vi trovarono tutto ciò che
poteva istruirli e piacer loro: stile piacevole, tratti delicati,
passaggio felice da un soggetto grave ad un altro più ridente, ricche
dipinture, giudizj rapidi e adeguati, erudizione immensa ed assai ben
messa in uso. Questi vantaggi così rari in una sola opera l'han posta
tra le migliori, che abbia prodotte il secolo decimottavo. Tuttavia il
_Cesarotti_ non lascia di farne la seguente critica in una lettera
scritta in francese a Mr. _Merian_. “Io trovo, egli dice, questo libro
dell'Anacarsi un poco inferiore alla sua celebrità: non già che non
possa a giusto titolo lodarsi, ma parmi che il pubblico non l'abbia
messo al suo rango. Egli è una collezione di estratti molto ben fatti di
tutto ciò che riguarda i greci: egli è un mosaico faticato con molta
maestria, ma non è poi al fondo che un'opera di erudizione scritta con
grazia. Io vi veggo il piano di un uomo dotto, e l'esecuzione di un
letterato; ma non vi riconosco l'uomo di genio, il filosofo profondo, il
critico delicato ed imparziale. Non è, nè un romanzo interessante
tessuto su le orme della storia, nè una storia ragionata della
religione, del governo e delle arti de' greci; nè un parallelo ingegnoso
e piccante de' costumi antichi e moderni. Quel che vie più mi disgusta
si è che l'autore facendo sembianza di volermi regalare di tutto questo,
e dopo avermi adescato con tale lusinga, mi scappa dalle mani, e mi dà
il cambio senza consultar troppo il mio gusto. Cosicchè, per dirla
daddovero, ella è un'opera difettosa in tutti i generi. Vi ha, io ne
convengo, de' quadri, de' caratteri, alcuni pezzi di eloquenza, ma manca
d'insieme, d'azione, d'interesse sì drammatico, che filosofico; tutto vi
è interrotto, sdrucito, minuzzato; i fatti più rimarchevoli vengono
soffocati da lezioni monotone e da minuti dettagli. Anche fino i viaggi
non son regolati da un piano, nè condotti dalle circostanze; si va, si
viene, si torna senza che se ne sappia abbastanza il motivo. In oltre
egli è desso Anacarsi? e non vi vedete voi già sotto questa maschera il
buon abate Barthelemy, che si mostra, e nemmeno egli vuole che si prenda
scambio!” Cheche sia di tutto ciò, l'opera è stata tradotta in tutte le
lingue delle nazioni culte; in inglese, _Londra_ 1794, 7 vol. in 8º; in
italiano, Venezia 1791, 12 vol. in 12º, nel quarto tomo della quale
edizione il Traduttore vi ha aggiunta un'_Appendice_ al capitolo
dell'autore _sulla Musica de' greci_: egli dice di avere consultato il
codice originale dal secolo 12º o 13º degli _Armonici di Tolomeo_, che
si trova nella Biblioteca de' cisterciensi di san Michele di Murano
presso Venezia, e nel quale codice va aggiunto un _trattato di
Aristosseno_ sinora inedito, e diverso del tutto da quanto corre sotto a
nome di questo scrittore armonico. Il traduttore in questa appendice
pretende di dar nuovi lumi sopra questo argomento, che a suo parere
mancavano nell'opera dell'autore francese, ma parmi che il lettore possa
dire alla fine col Comico: _Fecistis probe: incertior sum multo quam
dudum_. Tra le opere dell'abate _Barthelemy_ un'altra se ne trova, che
riguarda la musica: essa è intitolata, _Entretiens sur l'état de la
musique grecque au quatrieme siecle avant l'ere chretienne_, a Paris
1777, in 8º, cioè _Trattenimenti sullo stato della musica greca intorno
al quarto secolo innanzi l'era cristiana_, ove trovansi delle eccellenti
riflessioni sulle cause del dicadimento del gusto in quest'arte a
quell'epoca. L'ab. Barthelemy non ostante l'alta riputazione di cui
godeva, e la saggia sua condotta fu una delle vittime della rivoluzione:
egli all'età di 78 anni posto in prigione nel 1793, soffrì senza esser
punto commosso la perdita di sua libertà, ed attendeva con serenità e
calma la fine de' suoi giorni, allorchè fu reso in seno della sua
famiglia. Pochi giorni dopo leggendo la quarta epistola del primo libro
di Orazio parve che si fosse addormentato, ed egli più non esisteva. Le
lettere il perdettero a' 30 Aprile del 1795.
BARTOLI (Daniele) nato a Ferrara nel 1608, fecesi gesuita nel 1623,
oratore celebre pel suo tempo; filosofo e purista in materia di lingua,
si rese molto commendevole per i suoi talenti, non che per la beltà e
nitidezza della sua dizione. Egli pubblicò gran numero di opere tutte in
lingua italiana: il suo stile è di un genere nuovo, vivo, energico,
solido e piccante, ma troppo ricercato e raramente fluido e naturale:
tuttavia egli è riguardato come uno de' più puri scrittori della lingua
italiana. Le sue opere che non riguardano la storia, sono state raccolte
e pubblicate in Venezia nel 1717, 3 vol. in 4º, tra queste ve ne ha una
che ha per titolo: _Del suono, de' tremori armonici, e dell'udito_, e
della quale se ne sono fatte varie edizioni a parte, come in Roma 1672,
in 12º; e in Bologna 1780. Quest'opera, che tratta dell'Acustica, non è
senza merito. Mr. Chladni (_Traité d'Acoustiq. a Paris 1809._) la cita
con elogio. Il pad. Bartoli morì nel 1685 in età di 77 anni.
BARTOLINI (Gaspare) dottore in medicina e professore di anatomia a
Copenhague, quivi nato l'anno 1654, è l'autore di un trattato latino _De
tibiis veterum_, che fu impresso per la prima volta in Roma nel 1677, e
nello stesso anno a Parigi, e quindi con molte addizioni e con figure a
Amsterdam 1679. Egli forma tre libri, che contengono trentasei capitoli.
In quest'opera, malgrado la più estesa erudizione, il suo autore
illustra solamente tutto l'accessorio, e lascia l'essenziale cinto di
folte tenebre; poichè e' insegna quasi tutto quel che si è detto intorno
alle tibie o flauti degli antichi, ma non ispiega punto come essi erano
fatti, e molto meno in che differivano le loro diverse specie. L'A. era
buon grammatico, ma non era musico, e bisogna possedere un'arte per ben
comprendere gli autori che ne parlano; soprattutto quando essi non
entrano in alcun dettaglio, e riguardano la materia come perfettamente
conosciuta. Reca quindi meraviglia come abbia potuto asserire l'ab.
Dubos, che, “la matiere a été comme epuisée par Bartholin, dans son
traité des instrumens à vent de l'antiquité.” (_Reflex. crit. t. 3,
sect. 3._)
BARTOLOMEO, inglese viveva nel decimoquarto secolo; nel 1366 scrisse
un'opera col titolo: _Liber de proprietatibus rerum_, che fu impressa
nel 1485, in fol. Hawkins ci assicura, che per la composizione della sua
storia della musica, egli ha consultato spesso e con profitto
quest'opera, principalmente per quel che riguarda le invenzioni de'
nuovi istrumenti di musica, che si fecero in quel secolo di tenebre.
BARTOLOCCI (Giulio) professore di ebreo in Roma, nato nel 1680, a
Celleno, ci ha lasciato un'opera intitolata: _De hebraeorum musicâ,
brevis dissertatio_ (_V. la bibliot. rabbin. in Roma 1693, p. IV;_) e
_de psalmorum libro, psalmis et musicis instrumentis_, ibid. p. II. Egli
morì in Roma nel 1687. _V. Walther._
BARYPHON (Arrigo) abile teorico inglese, che fioriva verso il 1630, è
autore di molti trattati, di cui uno particolarmente, che ha per titolo
_Plejades musicæ_, è lodato come un eccellente libro da Walther.
BASSENTIN (Giacomo) astronomo scozzese nel secolo 16º, si applicò
particolarmente allo studio delle mattematiche, che per alcun tempo
insegnò con distinzione nell'università di Parigi. Tra' suoi scritti
pieni di senso e di giudizio vi ha eziandio un trattato _De musicâ juxta
Platonem_. Bassentino morì in Iscozia nel 1568.
BASTIDE (Mr. de la) è autore delle _Variétés littéraires, galantes_ ec.
1774, in 8º. Nella seconda parte si trova una lettera _su le grandi
scuole di musica_, che potrà interessar gli amatori. Lo stile e le
maniere di Pergolesi, di Lully e di Hendel vi sono perfettamente
analizzate.
BATES (Joah) musico celebre inglese, conosciuto per le sue composizioni
assai pregevoli: egli unì nella sua giovinezza allo studio della musica
quello delle mattematiche, che lo pose in istato di pubblicare la sua
opera _On Harmonies_, cioè _sopra i suoni e gli accordi_, che gli
acquistò la più gran riputazione in Germania, in Francia, ed in Italia.
Egli occupava molte cariche in Londra, tra le quali quella di direttore
dell'ospedale di Greenwich. L'organo era il suo strumento favorito. Dopo
l'anno 1784 dirigeva ciascun anno l'orchestra riunita per celebrare
l'anniversario del cel. _Handel_, e vi sonava l'organo. Si ha di lui
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