Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - 03

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numero di Opere su la teoria e su la pratica della musica. Senza far quì
parola dei trattati su l'antica musica, e su quella di chiesa, come su
le controversie relative al contrappunto, che hanno diviso ed occupato
più dotti uomini per il corso di due secoli, sopra tutto in Italia e
nella Germania, citeremo solo l'Opera di _Fux_, _Gradus ad Parnassum_,
che gl'Italiani tradussero nella loro lingua e per lungo tempo se ne
servirono come di un buon libro elementare: e i diversi trattati di
_Kirnberger_, che ha fondato una scuola ed ha sottoposto ad un nuovo
sistema tutti i principj dell'armonia. La letteratura musicale della
Germania è senza contraddizione e senza alcun paragone la più ricca
dell'Europa: essa possiede in riguardo a tutte le parti dell'arte una
quantità prodigiosa di eccellenti opere, pubblicate nel corso del secolo
18º, da Mattheson, da Marpurg, da Bach, da Knecht, da Vogler, da Forkel,
Nickelman, Gerbert, Koch ed altri moltissimi che potranno quì
riscontrarsi.
Se vi fu un tempo in cui i Tedeschi, i Spagnuoli e gl'Inglesi credettero
di buona fede di possedere una musica loro propria, persuasi che vi
andava della loro gloria ad abolire certe produzioni musicali nelle
rispettive loro lingue, che essi vantavano quai capi d'opera dell'arte,
benchè insoffribili a tutte le orecchie tranne le loro: alla fine il
sentimento e 'l piacere trionfarono della lor vanità, ed essi non
dubitarono di sacrificare al gusto ed alla ragione de' pregiudizj, che
rendono spesso le nazioni ridicole per quell'onore stesso che esse vi
attaccano. Ma i _Francesi_[39], che di tutti i popoli sembrano aver
l'orecchio il meno musicale, sono stati gli ultimi nell'Europa ad
adottare il buon gusto della musica italiana. Chi non sa l'aspre guerre
e le lunghe accanite altercazioni che suscitaronsi nella nazione da'
zelanti partigiani della musica francese? “Noi abbiamo veduto a nostri
giorni, scriveva un filosofo di que' tempi, delle persone assai folli, e
d'un orgoglio abbastanza insoffribile per voler incitare il Magistrato a
rigorosamente procedere contro lo scrittore che dando la preferenza alla
musica italiana, era d'un sentimento diverso dal loro.” (_Helvet. de
l'esprit, Disc. II. Chap. III._) Finalmente dopo più di sessant'anni di
guerre musicali, il gusto nazionale ha trionfato dell'ostinazione di
alcuni individui interessati a sostenere un falso sistema: le penne
filosofiche di Rousseau, di d'Alembert, dell'ab. d'Arnaud, di Suard, di
Choron han dimostrato appieno la superiorità della musica italiana e
della sua scuola. Ad imitazione dell'Italia si ha fin anche eretto in
Parigi un Conservatorio di musica nel 1795. Secondo la sua attuale
organizazzione, avendo per oggetto la conservazione e la riproduzione
della musica in tutte le sue parti, e della declamazione drammatica ed
oratoria, comprende due scuole particolari, una di musica, l'altra di
declamazione. Un direttore e tre ispettori formano un comitato di
direzione, e di soprantendenza all'insegnamento. Trentatrè professori,
sei altri sopraggiunti e ventisette allievi ripetitori, danno di due
giorni l'uno, lezioni a trecento allievi divisi per classi, tra quali vi
ha circa a cento donne. Il cel. Cherubini italiano è uno de' maestri di
composizione.
Il Conservatorio è divenuto un punto di riunione per tutti gli amatori
di musica. Gli esercizj de' suoi allievi sono i più briosi concerti di
Parigi. La musica strumentale sopra tutto vi si eseguisce con rara
perfezione, sì per le sinfonie, come per gli a solo degl'istrumenti. Vi
si sentono ancora i migliori pezzi di musica classica. L'Instituto
nazionale delle Scienze e delle Arti distribuisce ciascun anno de' premj
a quegli allievi che più disimpegnati si sono nel concorso musicale, e a
spese dal Governo son questi mandati a Roma per compirvi i loro studj.
Il Conservatorio ha reso in oltre de' nuovi servizj all'arte, con la
pubblicazione di un corpo di opere elementari, compilato in ciascuna
parte da' più valenti professori. Quelle, che sinora sono uscite alla
luce, hanno avuto tal successo, che si sono sparse per tutta l'Europa e
tradotte in più lingue. Si è unito al Conservatorio un teatro destinato
a' pubblici esercizj degli allievi e alla distribuzione de' premj, ed
una biblioteca pubblica contenente libri e produzioni musicali d'ogni
genere.
Sebbene le opere di erudizion musicale sian rare in Francia, e molte ve
n'abbia su la teoria, le quali, o hanno per autori degli Artisti, e per
non saper eglino ben pensare e ben scrivere, son difettose per la
sostanza e per la forma, o de' Letterati che non possedendone la
pratica, non insegnano che sistemi ed errori, vi ha tuttavia gran copia
di Trattati, i quali contengono delle eccellenti vedute su
l'espressione, su l'imitazione, sulla poetica e sulla filosofia della
musica. Oltre i Dizionarj di Brossard e di Rousseau, e la parte della
grande Enciclopedia che tratta di quest'Arte e Scienza, _l'Enciclopedia
Metodica_, più anni sono, intrapresa da alcuni illustri letterati e
molto intendenti di musica di questa nazione, abbracciar doveva con
maggior estensione tutti gli oggetti e tutte le parti della medesima; ma
per disavventura non si è ancora, e non si sarà forse più oltre al primo
volume pubblicato nel 1791. I suoi autori con una libertà e un
disinganno, degno veramente della loro filosofia e de' loro lumi, quasi
ad ogni articolo combattono gli antichi pregiudizj della lor nazione, e
rendon giustizia alla scuola italiana.
Oltracciò un altro non meno insigne letterato della Francia, _M.
Choron_, professore di mattematica, e capo di brigata nella scuola
Politecnica, dopo un profondo studio di tutte le diverse scuole di
musica, dopo aver letti i migliori didattici sì italiani che tedeschi,
de' quali appreso aveva espressamente le lingue, mosso da zelo per gli
avanzamenti di quest'Arte tra' suoi nazionali; diè al pubblico nel 1809,
i _Principj di Composizione delle scuole d'Italia_ in tre gran volumi in
fol., elegantemente incisi in 1456 rami che formano un corpo compito e
metodico delle migliori regole che si trovano sparse quà e là in più
trattati di autori italiani. Quest'opera d'immense fatiche e d'immense
spese, ha meritamente riscossa l'approvazione e gli applausi di tutti i
buoni conoscitori non che della Francia ma dell'Europa intera, e può
dirsi il trionfo della scuola italiana. Il suo Autore promette in oltre
un'immensa collezione di tutti i Classici Italiani. Tale è oggidì lo
stato della Musica in Francia, e tra le persone di educazione più non vi
ha chi non apprenda la lingua e la musica italiana.
L'_Inghilterra_ è il solo paese, dove la musica è stata considerata a
segno di promuovere al dottorato; e ben può dirsi che leggiermente non
vi si tratta questa scienza, dappoichè i decreti dell'università
d'Oxford obbligano a far prova di sette anni di studio e di pratica,
prima che si sia ammesso al grado di Baccelliere, e di altri cinque anni
dopo di essere ammesso a questo grado, per aspirare a quello di Dottore.
È d'uopo in oltre, per il primo grado, che si facciano eseguire in
pubblico de' pezzi di musica a cinque parti, in una sessione intimata
tre giorni innanzi; e per il dottorato, de' pezzi a sei e ad otto parti.
Reca pur maraviglia che tale usanza, la quale rimonta sino al
decimoquinto secolo, non sia stata imitata ancora da veruna delle
nazioni d'Europa. Dopo più di un secolo il gusto degl'Inglesi per la
musica è diviso a ragione tra quella de' Tedeschi per la strumentale, e
quella degl'Italiani per la vocale. A quest'ogetto non vi ha tra le
persone colte chi non impari la lingua italiana, per essere più
sensibile agl'incanti della sua poesia e della sua musica, e per la
stessa ragione vi sono colà più teatri di opere e serie e comiche in
questa lingua, rappresentato da attori italiani. “I nostri giovani
compositori, dice il dottor _Burney_ parlando de' suoi nazionali, si
fanno anche un merito di essere imitatori della musica italiana, senza
che siano stati in Italia. Noi abbiamo in Inghilterra l'Opera italiana e
seria e buffa in una grande perfezione, e nella lingua italiana,
composte l'una e l'altra, ed eseguite dagl'Italiani. Puossi quindi
convenire, che questo paese (l'Inghilterra) esser dee una scuola ben
adatta a formare un giovane compositore.” (_Travels etc._) “Londra sopra
tutto è perciò divenuta l'Indie de' maestri, e de' virtuosi italiani:
quando uno di questi giunge a contentare gl'Inglesi, comincia allora a
stimare se stesso, ed a conoscere di quanta ricompensa sia degna la
temerità d'aver affidata la propria sussistenza ad un'arte la di cui
sorte dipende puramente dal capriccio.” (_Eximeno l. 3, c. 4._) Molti
Scrittori in oltre ha prodotti quest'isola su la Musica, che con la
profondità delle loro riflessioni e delle loro erudite ricerche, ne
hanno illustrato la teoria e la storia.
“La nazione _Spagnuola_ tanto dal carattere, quanto dalla lingua ha dopo
l'Italiana le disposizioni più vantaggiose per la Musica, ma queste
restano quasi sterili, per mancanza di esercizio. Generalmente la Musica
sta nella Spagna confinata nelle chiese, i di cui maestri di cappella
sono ecclesiastici, e sono una vera appendice de' contrappuntisti del
seicento. Nella Corte e nelle provincie meridionali vi è più passione e
più senso per la musica: l'Opera italiana vi è molto ben intesa.” Ecco
il saggio che ne dà un disinvolto Spagnuolo (_Eximen. loc. cit._). Noi
possiamo aggiungervi che molti di questa nazione son riusciti eccellenti
compositori dopo di avere studiato in Italia; tali sono stati il
_Terradeglias_, e più recentemente il _Martini_ ed altri. Ma un più
importante servigio reso da alcuni dotti Spagnuoli alla Musica sono le
opere classiche di un _Salinas_ tra gli antichi, e tra' moderni di un
_Eximeno_, d'un _Yriarte_, d'un _Arteaga_, d'un _Requeno_. Ed ecco
abbastanza per dar a divedere, come aveva promesso, il gusto particolare
delle principali nazioni d'Europa in riguardo alla musica, e la parte
che ha preso ciascuna ai progressi di quest'Arte e Scienza.
Non mi resta che dar conto ai lettori de' materiali, di cui ho fatto uso
per la compilazione del presente Dizionario. In riguardo a' Greci e a'
Latini Armonici mi sono servito, oltre delle Biblioteche Greca e Latina
del _Fabricio_, della storia delle Scienze presso i Greci di _Meiniers_,
dell'Autore de' _Viaggi di Anacarsi_, e principalmente de' Saggi del
_Requeno_, sulle di cui tracce ho voluto dare una bastevole idea delle
loro Opere. Per gli Scrittori ed Artisti Italiani io ho fatto uso del
_Tiraboschi_, del _Bettinelli_, dell'_Arteaga_, del _Martini_, ec. Per
quei delle altre nazioni io ho consultato, per quanto mi è stato
possibile, i loro Storici, o le loro opere; e generalmente per tutti ho
svolto più giornali, più storie letterarie, gli Atti e le Memorie di più
Accademie; ed in questa occasione io devo a molti amici un pubblico
attestato della mia riconoscenza per avermi soccorso co' loro lumi, e
provveduto ancora di que' libri, che facevano all'uopo. Tutte le volte
che io ho potuto aver per le mani le opere stesse de' Scrittori di
Musica, io ne ho dato un più lungo _Estratto_, ed in mancanza di ciò non
ho omesso di darne un _Saggio_ d'appresso agli Autori che ne han
parlato. Io ho cercato da per tutto delle notizie de' più celebri
Compositori ed Autori tuttora viventi: pur nondimeno non ho la
presunzione di credere, che molti non ne abbia omessi egualmente
pregevoli. Avendone ulteriormente notizie saprò trarne profitto col
mezzo di un Supplemento, che si darà alla fine dell'ultimo volume.
Dopo di avere io raccolti e messi in ordine tutti i materiali del mio
Dizionario, pervenne a mia notizia che in Francia se ne era pubblicato
già uno sullo stesso argomento; per lo che ragionevol cosa mi parve di
sospendere allora il mio lavoro, e di ritardarne la pubblicazione. Ebbi
l'attenzione di provvedermi di quel Dizionario, ed ecco il giudizio e
l'uso che ne ho fatto. Il nome di _M. Choron_[40] che va in fronte del
medesimo come uno de' suoi autori, previene in suo favor da prima ogni
lettore, che è al fatto de' gran servigj ch'egli ha reso alla Musica;
ma, come dicesi espressamente nella prefazione, egli soltanto ne concepì
il progetto, e l'esecuzione ne fu ad altre mani affidata[41]. Tranne
alcuni pochissimi articoli e l'Introduzione, che è un eccellente
compendio della Storia della moderna Musica, e quel medesimo che M.
Choron aveva pubblicato alla fine del terzo volume de' suoi _Principj di
Composizione_, tutto il resto appartiene a dirittura a un certo _M.
Fayolle_, da cui pare che non si possa pretendere tutta l'esattezza e la
perfezione, che senza dubbio vi si sarebbe trovata, se fosse stata
l'opera di quel valent'uomo, a cui non mancavano i lumi e le cognizioni
a ciò necessarie. Nel suo Dizionario vi si trova dell'eccesso e del
difetto, e benchè abbracci una più vasta estensione di oggetti, vi ha
tuttavia un'infinità di articoli che non contengono se non nomi oscuri
e poco benemeriti dell'Arte, mentre moltissimi altri se ne omettono che
tornerebbe più conto a far conoscere. Tali sono la più parte de' Greci
Armonici e de' loro Scrittori di Storia musicale, de' quali se vi ha
degli articoli, nè pur si dà un Saggio delle loro opere. Malgrado però
questi difetti, mi è stato d'uopo confessarlo, egli mi è stato utile in
riguardo agli Scrittori e Compositori moderni della Francia e della
Germania. Io ne ho fatto uso, qualora non mi è riuscito di trovar
altronde delle notizie. Ma oltre a quattrocento e più articoli del tutto
nuovi nel mio presente Dizionario, che ivi in niun modo s'incontrano, si
vedrà che non abbiamo tutti e due attinto agli stessi fonti. Il lettor
ne faccia il paragone e ne giudichi.
Non presumo tutta volta di credere che io dato abbia nel segno, e che
offra al pubblico un lavoro degno di lui. Sarei pur contento qualora di
me venga detto lo stesso, che di certuno disse Longino. _Questo
Scrittore non è forse tanto da riprendersi a cagione de' suoi errori,
quanto da lodarsi pel desiderio ch'egli ha avuto di far bene._

NOTE:
[1] Rousseau, Dictionn. de Musique, au mot _Opéra_.
[2] Allorchè nel Prospetto del presente Dizionario mi avanzai ad
asserire, che la _Storia Letteraria della Musica è stata sinora un ramo
trascurato della letteratura_; intendendo già dir ciò per l'Italia,
certi saccentuzzi di Provincia per prurito di smentirmi, mi opposero la
_Storia della Musica del P. Martini_: senza riflettere o non saper
discernere, che dessa non è che una Storia generale e piuttosto
didattica, e che per disavventura, sebbene tre ben grossi volumi ne
avesse pubblicati l'autore, non sorpassa frattanto l'epoca in cui fiorì
la musica presso i Greci. Mi venne opposta ancora l'Opera dello
Spagnuolo _Eximeno_: Dell'origine e delle regole della Musica, e 'l
Dizionario di _Rousseau_, i quali di tutt'altro trattano che di storia
letteraria. _Conquerar? aut taceam? Ponam sine nomine crimen._
[3] In quest'anno medesimo 1814 è uscita in Londra un'Opera, che molto
farebbe al nostro proposito se avesse potuto giungerci a tempo: eccone
il titolo e l'autore: _A. Burgh's Anecdotes historical and biographical
of music in letters_, 3 vol. in 8vo. _V. Giorn. Encicloped. di Sicil.
Settembre, n. IX, pag. 95._
[4] La Storia degli _Artisti_ in quanto conduce a rischiarar quella
dell'_Arte_, non è stata punto trascurata dagli Antichi, e massimamente
da' Greci, presso i quali la Musica era la loro Enciclopedia, come
diremo di poi: _Aristosseno_ scritto avea la vita di più Musici, che lo
precedettero (_Plutarch. lib. quod non suaviter vivi possit sec.
Epicur._): _Teofrasto_ la storia di molti cel. suonatori di Tibia e
d'altri stromenti (_Laert. V. 50_). _Dionigio d'Alicarnasso_ il giovane
tessuto aveva in 26 libri gli encomj degli Armonici e Poeti d'ogni
genere (_Suida in Dionys._): e _Fillide di Delo_ citato da Ateneo (L.
XIV), e _Glauco di Reggio_ citato da Plutarco (_Dial. de Mus._), e
_Prassidama e Rufo_ scritto ancora avevano la Storia dei Greci Musici
(_V. Jonsium Hist. Script. Philos._): ma le loro Opere, come tant'altri
monumenti dell'umana industria, sono divenute miserabil preda del vorace
tempo e dell'oblío. Non ci restano che scarse notizie degli antichi
Artisti presso _Ateneo_, _Giulio Polluce_ e _Plutarco_, e da ciò deriva
la poca cognizione che noi abbiamo della Greca Musica.
[5] A formare un tal quadro della Musica noi ci siamo serviti
dell'eccellente Opera di Mr. Choron intitolata: _Principes de
Composition des Ecoles d'Italie_, etc. T. 3 in fol. a Paris 1808.
[6] Non consideriamo qui il _suono_ nel suo significato generico, con
cui si dinotano tutte le sensazioni che riceviamo per mezzo dell'organo
dell'udito, ma il _suono_ soltanto _musicale_, cioè quello della voce
cantante e degli stromenti. Il musico, riguardandolo come l'elemento di
un linguaggio, si occupa de' mezzi di riprodurlo e di applicarlo a'
piaceri del senso o all'imitazione degli ogetti.
[7] “Pochi son quelli, dice un dotto Inglese (_M. Usher_) che provato
non hanno le dolcezze della Musica, e le di lei espressioni
intelligibili al cuore. Ella è un linguaggio di così piacevole
sentimento, che è assai più eloquente della parola medesima.” _V.
Elegant Extracts, London 1812, t. 2._
[8] Quest'argomento è stato dottissimamente trattato da un valentuomo
nostro nazionale in un'Opera da lui pubblicata in Parigi nel corso di
quest'anno 1814, con questo titolo: _Les vrais principes de la
versification développés par un examen comparatif entre la langue
italienne et la française: 3 vol. in 8º gr. a Paris_ ec. L'autore è il
Sig. Ab. Scoppa siciliano colà da più tempo stabilito, e che vi si è
fatto molto onore con più opere date alla luce. Noi ci faremo un dovere
di dar conto al pubblico in un articolo del presente Dizionario, della
prima testè citata ove con molta profondità di erudizione e di filosofia
si ragiona della Musica. La bontà e la gentilezza, con cui il Dottor
Scoppa fratello dell'autore mi fece l'onore di comunicarmela, mi obbliga
a qui rendergli un pubblico attestato della mia riconoscenza.
[9] “La variazione dei tempi, _dice il dotto Arteaga_, la diversità de'
gusti, che tanto influisce su le cose musicali, e forse ancora
l'eccessivo lusso della musica presente farebbero in oggi comparir
quella assai povera e rozza. In fatti scarseggia di note, il senso non
vi si comprende abbastanza, abbonda poco di varietà... ma in
contraccambio regna in quelle composizioni una certa semplicità
preferibile a molti riguardi alla sfoggiata pompa della nostra...
Maestri e musici del nostro tempo, che col fasto proprio dell'ignoranza
vilipendete le gloriose fatiche degli altri secoli, ditemi se alcun si
trova fra voi che sappia tanto avanti nei principj filosofici dell'arte
propria quanto sapevano quegli uomini, che voi onorate coll'urbano
titolo di seguaci del rancidume ec.” _Rivoluz. t. 1, p. 257._
[10] Per questa ragione ho omesso più articoli di Compositori di musica
madrigalesca Siciliani, che riferiti vengono dal Mongitori nella sua
Biblioteca Sicola, ove, chi avrebbe tale curiosità, può ben
soddisfarsela. Ho creduto dovere avvertirlo, affinchè una tale omissione
non mi si attribuisca a freddezza e disinvoltura per le cose
patriottiche. Non ho trascurato per altro di far menzione di molti tra'
nostri nazionali che han reso un particolar servizio alla Musica o come
Scrittori, o come Artisti.
[11] “Alla Musica è avvenuto lo stesso che a tutte le altre Arti
inventate dagli uomini; il caso da principio ha imparati alcuni fatti;
l'osservazione e la riflessione ne ha ben presto scoverti degli altri; e
da questi differenti fatti, combinati e messi insieme, non han tardato i
Filosofi di formare un corpo di Scienza, che quindi si è per gradi
accresciuto.” _M. d'Alembert, Elém. de Mus. etc._
[12] L'Acustica è la teoria del suono, ed ha per oggetti: 1. i rapporti
numerici delle vibrazioni, 2. le vibrazioni proprie de' corpi sonori, 3.
le vibrazioni comunicate ossia la propagazione del suono, 4. la
sensazione del suono, o l'udito. Il num. 1 forma la parte aritmetica, i
num. 2 e 3 la parte meccanica, e il num. 4, la parte fisiologica
dell'Acustica. La parte meccanica è molto utile per l'invenzione di
nuovi stromenti musicali, e per la perfezione di que' già ritrovati:
come ancora per il loro temperamento.
[13] L'erudito ab. _Andres_ ha tessuto colla sua solita precisione e
chiarezza la Storia dell'Acustica nel 4º tomo, ove tratta di quella
delle Mattematiche. Ed ecco qual giudizio egli reca degli antichi
coltivatori della medesima. “Ma potremo dir nondimeno (sono le sue
parole), che ad alto grido fosse realmente venuto il loro sapere in
questa materia? Veramente le loro cognizioni meccaniche nella formazione
del suono non possono dirsi molto avanzate. _Nicomaco_ lungamente ci
spiega la dottrina de' pitagorici, e lo strepito e suono, che volevano
prodursi da tutti i corpi moventisi, e le acustiche proporzioni de'
suoni musicali, che credevano poter didurre dal moto circolare de' sette
pianeti,... ma confesso che non so vedervi che somma scarsezza
d'astronomiche cognizioni, ed ignoranza nelle meccaniche ed acustiche.
Questa ignoranza ci viene in oltre mostrata in tutti i Greci dagli
spacciati e creduti racconti de' martelli, de' bicchieri, de' piatti,
quali provano nondimeno, che qualche confusa idea pur v'era de' principj
del suono, e degli elementi di lunghezza, grossezza, e tensione, che
deono entrare nel suo calcolo. Aristotele, Eliano e Porfirio sono gli
unici antichi, ch'abbiano trattato della meccanica del suono; ma que'
profondi filosofi altro non seppero discoprire, se non che il moto
dell'aria è la cagione del suono che grave producesi col moto tardo,
acuto col celere, e che perciò le corde più lunghe e più grosse daranno
un suono più grave, grossolanamente sbagliando nel farne l'applicazione
agli stromenti da fiato, e generalmente poco sapendo della meccanica del
suono.”
[14] _V. il vol. 7 dell'antica Enciclopedia, p. 62._
[15] Il P. Sacchi nella sua dotta lettera al Sig. Pichl sulle Quinte
successive nel Contrappunto ec., dopo avere riferite queste medesime
parole dell'Alembert p. 73, così soggiunge: “Un recentissimo Scrittore
(_il Sig. Testori_), il quale per altro nella pratica è stato a ragione
in questi tempi molto celebre, ha voluto procedere per l'antica via; e
di più insulta all'avviso del dottissimo filosofo, e matematico dicendo:
_scherzi per tanto a suo talento quel bello spirito: se ne faccia pure
scudo il pratico Professore: e se ne formi scimitarra quel tal
Matematico per tutto distruggere, e far della Musica un Caos; mentre noi
seguendo le traccie di Cl. Tolomeo, di Severino Boezio, e d'altri simili
Autori, ci adopereremo a stabilire ed a conservar la Musica nel suo
diritto di scienza matematica._ Io vorrei, che l'illustre Autore avesse
preso altro cammino, che ben poteva e sapeva: e che da queste parole,
con troppa confidenza dette, si fosse astenuto. Certamente la Musica,
cioè la sua prima parte, l'Acustica, appartiene alla Matematica, secondo
ch'io penso; ma se noi ci contenteremo di esprimere le vere misure delle
corde, e delle voci, e le vere proporzioni delle consonanze, ben pochi
numeri ci basteranno.”
[16] Terminiamo questa materia con l'autorità di un altro dotto
spagnuolo, e filosofo-musico: egli è l'ab. Requeno. “Un altro
pregiudizio, egli dice, non solo è stato comune a' grandi ed a' piccioli
professori, ma a tutte eziandio le persone di studio e fin anco alla
plebe; ed è, che, per parlare a fondo della Musica antica o moderna,
fosse di bisogno la Matematica, la scienza del numero pel calcolo delle
corde armoniche: contro della quale preoccupazione ardente e coraggioso
si dichiarò il primo a ragione lo spregiudicato _Eximeno_, da cui è
dimostrata nella moderna armonia l'insufficienza del calcolo. Noi, per
dimostrarla nell'antica, ci rimettiamo a' più rispettabili de' greci
armonici, in cui non è bisogno d'altro calcolo oltre quello di saper
contare sino a dodici, come faremo palese nel proprio luogo ec.” _Saggi
sul ristabilim. dell'Arte armonica de' greci, ec. Prefaz. Tom. I. p.
XXVIII._
[17] “Noi non dubitiamo punto di asserire, _dice il dotto Mr. Choron_,
che questo prurito _di applicare la fisica e la geometria alla musica_,
e di pretendere dedurne le regole d'un'arte unicamente fondata
sull'organizazzione e la natura dell'uomo, _non sia il più
caratteristico contrassegno dell'ignoranza e falsità di spirito_. Non
già che la cognizion della fisica o della geometria sia del tutto
inutile al musico; ma fa d'uopo di molto discernimento per conoscere
precisamente l'uso che farne conviene.” (V. art. _Rameau_) Egli promette
ancora di mostrar ciò con più estensione, e con argomenti i più
decisivi, in un trattato che è presso a dare al pubblico.
[18] Tale è il sistema o la teoria di _Rameau_, della quale così ragiona
_Mr. Framery_ uno degli autori della nuova Enciclopedia metodica. “La
più parte delle sue regole, egli dice, in contraddizione con la pratica,
producono almanco tante eccezioni quanti sono i casi, ai quali si
applicano, e quindi non servono che ad inviluppare lo spirito. Questa
difficoltà di accordare la pratica col suo sistema ha trascinato Rameau
in molti errori.” (_Préf. à l'Encycl. method. de la Musique, a Paris
1791, in 4º._) Tale è il sistema del per altro pregevolissimo _Tartini_,
il quale per testimonianza medesima del suo intimo amico il P. Colombo,
ignorando fin anco l'aritmetica semplice, volle ciò non ostante fare
gran pompa di calcoli, e darsi così l'aria di un profondo teorico. Gran
violinista, eccellente compositore, ma niente geometra; debole fisico e
più cattivo logico, ebbe la smania, come Rameau, di fare un sistema così
involuto ed oscuro, che nè il lettore, nè potè egli stesso nulla
intendervi: non era in fatti possibile, se non a forza di oscurità il
dare un'apparenza di realità a siffatte chimere (Veggansi _Forkel,
Musikalisk Almanac_; e _Scheibe, Tratt. di Composiz._) Bastino questi
due esempi come de' più celebri per giudicare del resto.
[19] Il primo di costoro nell'eccellente Opera _dell'Origine ec._ nel
cap. V, del I libro: e l'altro nell'_Esame del sistema musico di Mr.
Rameau_, stampato nel 1779. _V. il Gior. de' Letter. d'Italia in Modena,
tom. 21._
[20] “Rameau, dice _Mr. Choron_, ebbe in Francia assai comentatori del
tutto stranieri per l'arte, ma che ebbero il talento di persuadere il
pubblico, ch'egli era il creatore d'una scienza di cui ne rovesciava i
principj.” (_V. Esquisse historique des progrès de la Composition, pag.
29._) Ben può a lui applicarsi quel che di Ronsard disse Boileau:
_... par autre méthode_
_Réglant tout, brouilla tout, fit un art à sa mode._ Art. Poet.
[21] Nel tempo stesso in cui i Francesi impazzavano per il sistema di
_Rameau_, le scuole più celebri dell'Italia e della Germania non ne
fecero verun conto, e conoscendone i difetti e l'inutilità insieme, si
accinsero a confutarlo. Venuto meno col progresso del tempo in Francia
l'entusiasmo e lo spirito di partito, cadde ancora colà. Ecco come ne
ragiona uno Scrittore classico di questa nazione. “Rameau, egli dice,
non ostante tutti i suoi sforzi, è a ciascun passo in contraddizione con
la pratica della scuola: ed altro risultato non produce che l'avere
introdotto nell'atto della composizione la considerazione assai
disagiosa e per altro del tutto inutile dei rivolti d'armonia. _Quest'è
la ragione per cui il suo sistema, che mai è stato ricevuto nè in
Italia, nè in Alemagna, è oggidì universalmente rigettato fin anco in
Francia._” (_Choron, Princip. de Composit., a Paris 1808._) E pure chi
il crederebbe? un recente scrittore sedicente filarmonico, che forse non
sortì altro dalla natura che uno sterile amore per l'armonia, in una
delle sue _lettere_, o per dir meglio in una delle sue _rapsodie
misarmoniche_ vuol darci a credere che fosse il Rameau un altro Prometeo
che furò a Giove il fuoco dal cielo, e furando egli medesimo le
stessissime parole dell'Alembert e d'altri entusiasti francesi ci ripete
la vecchia loro nenia, cioè che “prima del celebre Rameau una cieca
esperienza era l'unica bussola degli artisti: e ch'egli il primo ha
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