Colei che non si deve amare: romanzo - 21

Total number of words is 4393
Total number of unique words is 1700
35.7 of words are in the 2000 most common words
49.7 of words are in the 5000 most common words
57.3 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
visto ch’entrambi s’eran scelta una via diversa da quella ch’era
segnata nel lor destino. Ricchi forse, molto ricchi, avrebbero potuto
fuggire in un paese dove nessuno li conoscesse nè potesse conoscerli
mai, e là dimenticare ch’eran nati dalla stessa madre, dallo stesso
padre, per solo ricordarsi che si amavano.
Ma se pure questo fosse, avrebbero mai trovato pace nella lor propria
coscienza? «Ricórdati! — egli le diceva; — tutto si può far tacere,
tranne la voce inesorabile che si alza dall’intimo del nostro cuore.
Ed il rimorso, vedi, è il nemico più terribile fra quanti ci riserba la
vita.»
Non solo; ma se un figlio nascesse dal lor peccato? se mai dessero
al mondo una creatura così maledetta fin dall’origine? se di lor
due, fratello e sorella, si generasse una creatura infamata, esclusa
da tutte le leggi umane, che li avrebbe fatti tremare ogniqualvolta
pronunziasse con la sua bocca infantile quelle prime parole che si
balbettano: «mamma, papà...»
Aveva mai pensato a tutto questo, lei? No certamente; perch’era
giovine ancora, inesperta d’ogni pericolo, e si lasciava prendere senza
riflessione dalla follìa del suo amore, ch’era solamente «il suo primo
amore...»
Anche per lui era il primo, il solo, veramente l’unico. Ed ella ne
sarebbe certo guarita; egli no. Egli avrebbe fatto il possibile per
dimenticare, ma tutto questo non avrebbe servito che a mescergli
nelle vene più profondamente il suo velenoso male. Per lei, senza
dubbio, non era che un capriccio lieve, una folata di vento, un’ondata
impetuosa di calore ne’ suoi freschi vent’anni... Oh, non dicesse di
no! Egli lo sapeva bene, e questa era forse la sua tortura più grande.
Ma egli era invece un uomo già maturo, ed anzi, un uomo rimasto fino
allora insensibile a tutte le passioni; cosicchè gli si era scatenata
nell’anima una buia tempesta, una di quelle tempeste che travolgono
e distruggono intera una vita. Per quanto lottasse con ogni sua
forza, ormai non v’era più scampo; in lui era entrato subitamente un
altr’uomo, ben diverso da quello ch’egli era stato fino allora; la sua
mente, il suo cuore, i suoi sensi, tutto era mutato. La sua libera
gioventù si era incatenata il giorno ch’egli aveva cominciato ad
amarla, ed ormai viveva come sotto la magìa d’un sortilegio, non sapeva
più dominarsi, era uscito di sè.
Bisognava che s’armasse di tutta la sua forza per non trascinare anche
lei nella propria rovina, bisognava che le volesse un bene infinito,
più che amore, un’adorazione senza limiti, per venire a dirle quel che
le diceva:
— «Parto, fuggo, non mi vedrai più. Devo starti lontano a costo di
morirne, devo rinunziare a te perchè tu sia felice più tardi. Devo
trovare nelle mie forze umane la forza spietata di non prenderti, e
andarmene, solo, a rifugiarmi chissà dove, io che ti amo, io che non
vivo un momento senza pensare a te, io, che dovunque vada, porterò nei
sensi e nell’anima la tua memoria, più viva e più terribile di te...
Poi, non è tutto. Sei difesa, vigilata; c’è tuo padre, nostro padre,
che ti difende. Ogni volta che le mie labbra volessero baciarti, ora
lo vedrei. Stanotte, quand’eravamo insieme, quand’eri quasi mia, d’un
tratto egli è venuto, l’ho visto. Era lì, fra me e te, che mi guardava
con i suoi occhi fermi. La sua faccia si è confusa nella tua faccia.
Ho inteso che nostro padre ci malediva. Ed ora il suo fantasma non mi
abbandona più. Comprendi, Loretta, comprendi che ne impazzirei?...
«Solo ti domando una cosa: abbi pietà di me. Non far nulla per
trattenermi, non piangere, non ripetere che avresti voluto esser mia.
Invece tu devi odiarmi, perchè questo amore che ho per te, ricórdati!
è una cosa orrenda. Fa quello che vuoi: tornatene a casa, o rimani, o
va dove sarai felice. Ma non dimenticare che un uomo fugge, butta fuori
dalla vita il suo cuore morto, per salvare te, unicamente per salvare
dalla rovina la sua sorella che amava...
«Più tardi, quando sarai donna, pensa che se la mia colpa fu grande ho
anche lottato quanto un uomo può lottare per ribellarmi a questa colpa.
E tu non dirmi niente, Lora... non mi cercare mai più. Parto súbito,
stamane, fra un’ora...»

E partì.


* * * * *


I

Ella rimase in quell’albergo due giorni, sperduta, nell’inerzia, nello
stupore, nello smarrimento. Quello che succedeva era nuovo, inatteso,
per lei. La rivelazione di questo amor disperato, l’apparenza tragica
di questa passione, da prima le dette un senso di dolorosa maraviglia.
Ella non intendeva l’amore a questo modo; per lei l’amore non poteva
essere che un viluppo romantico di sensazioni tristi e gaie, di parole
che vengono alle labbra per tramutarsi in un bacio, di curiosità
insoddisfatte, d’aspirazioni veementi verso una contentezza fisica
da lei non conosciuta. Per lei dunque l’amore doveva essere una cosa
gioconda.
Ella non era che una piccola vespa, leggera, volubile, pungente:
provava un senso di malessere davanti a questo amore così tragico.
S’era invaghita del fratello, ma senza trovarvi un benchè minimo sapor
d’incesto; lo aveva infatti amato per istinto, senza pensare al suo
nome, senza nemmeno accorgersi di violare un sacro divieto. L’aveva
incontrato, quando, nel suo grembo d’amante voluttuoso ed ancor
suggellato, ella provava un bisogno di dedizione invincibile, avvolto
nelle oscure lascivie che tormentano il fuoco della verginità. Aveva
da lui subíta la prima tentazione, per lui s’era sentita nascere nel
sangue la prima ed oscura inquietudine dell’amore; il suo grembo di
vergine, così, non altrimenti, lo amava.
Ella era tanto semplice e tanto perversa insieme, che poteva sentire
puramente un amore incestuoso; il male stava così nascosto in lei
ch’ella non sapeva d’esserne contaminata.
L’uomo, che ne’ suoi atti è sovente un impulsivo, ama nondimeno
interrogarsi, discutere le sue proprie passioni; la donna, che invece
ha per natura uno spirito riflessivo, quando una forte passione
l’avvince non discute più e lascia che il proprio desiderio vi si
abbandoni senza ombra di paura. Nessuna cosa è per lei tanto piacevole
quanto il sottrarsi al dominio della propria volontà, mentre è sempre
con un grande rammarico che noi rinunziamo al potere di noi stessi.

In que’ due giorni ella fu malata; languì sotto il peso di una
sofferenza opprimente, che le serpeggiava per tutto il corpo,
sfibrandola. Od erano invece improvvise accensioni, repentine vampe,
tremiti freddi e ardenti, scoppi di lacrime ch’ella non sapeva
reprimere; la notte sopra tutto, nell’incubo del dormiveglia, le
avveniva di balzar dalla coltre, madida di sudore, convulsa, vedendo
insane immagini accendersi nell’oscurità.
Allora con la voce dell’anima chiamava il suo fratello scomparso.
Poi tornò a casa. Disse che Arrigo l’aveva ricondotta, ed era súbito
ripartito per continuare il viaggio da solo. Ma il pronunziar quel nome
le faceva male, il pensare a lui la colmava d’un singolare spavento.
Dov’era? che faceva? perchè fuggire? perchè lasciarla sola, dopo
che insieme erano stati così presso alla felicità? Quando sarebbe
tornato?... Forse mai. Le pareva che non lo avrebbe riveduto mai. Ed in
tutto il suo corpo rimaneva un bisogno imperioso ch’egli tornasse, per
carezzarla, per baciarla, per parlarle ancora una volta con quella sua
voce torbida e singolarmente voluttuosa.
Un giorno, per curiosità o per noia, non sapendo che fare, non sapendo
con qual mezzo distrarre il suo snervamento, pensò di recarsi alla
Posta per vedere se, caso mai, ci fosse qualche lettera di Rafa. Non
una ne trovò, ma un fascio; lettere che tutte, con ardenti parole,
affrettavano il suo ritorno e la supplicavan di scrivergli non appena
tornata.
Ella non voleva più curarsi di lui, tanto era piena di tristezza e la
vita le pareva inutile.
Ma i giorni passavano e dal fratello non riceveva parola; più volte
giunse fino alla sua casa ed immutabilmente la trovò chiusa. Egli non
aveva nemmeno scritto a Filippo; nessuno poteva darle notizia di lui.
Quante lacrime pianse, quanti giorni passò di attesa e di malinconia!
Era malata: il suo corpo sfioriva. Ma ora una specie di rancore
sordo le si levava nell’anima contro lo scomparso, che lontano da lei
conduceva una vita ignota, forse gaia, dopo averla condotta su l’orlo
del più dolce pericolo; un rancore fatto solo di voglie sensuali, che
l’abbattevano sempre più, mettendole intorno agli occhi due grandi
cerchi neri e nelle braccia e nelle ginocchia e per tutto l’essere una
infinita stanchezza. Si doleva dell’amor perduto, ma insieme di tutte
le speranze ch’eran morte con esso. Quei fratello doveva aprirle il
cammino della vita, iniziarla per le secrete vie dell’amore, condurla
piacevolmente verso il paradiso de’ suoi frivoli sogni.
Ed ecco, era di nuovo sola, stretta nei vincoli che aveva desiderato
spezzare, con il triste peso nell’anima d’una colpa non vinta nè
consumata. Cos’eran quelle orribili parole ch’egli le aveva dette?
Cos’era mai quella improvvisa tragedia nel loro sorridente amore?
Spesso la memoria di quella faccia sconvolta le incuteva paura; il
pensiero stesso di quell’unica notte le riviveva nella mente come la
sensazione d’un incubo angoscioso.
Cominciò con pensare che, s’egli pure tornasse, non avrebbe più potuto
stargli vicino senza tremarne, senza rivedergli nel viso livido la
disperazione di quel mattino. Ed ora considerò anche il pericolo di cui
egli le parlava, comprese lentamente l’orrore ch’egli le aveva dipinto,
guardò nel precipizio sul quale non sapeva d’essersi chinata.
Il suo lieve cuore ne fuggì via come una timida farfalla.
Intanto avanzava la stagione calda, con certe lunghe snervanti
giornate, che la opprimevano di malinconia. Per quell’estate imminente
aveva pensato che la sua vita sarebbe ormai diversa, ed eccola invece
di nuovo nella odiata bottega, tra i vincoli mediocri della sua
famiglia, più malcontenta, più sola che mai.
Passeggiava per lunghe ore, sfaccendata, nei parchi ombrosi,
rammentandosi ad uno ad uno i suoi piccoli sogni. Si sentiva battere
il cuore troppo giovine, aveva una gran voglia di ridere, e non
poteva. Camminando, trovava qualche inseguitore; le dicevan cose
provocanti, la tormentavano, chi per il suo bel collo nudo, chi per
il suo piede fino. Andava oltre senza curarsi di alcuno. Ma ciò che
non poteva tralasciare, per quanto fosse malinconica, era di fermarsi
davanti alle modiste, con l’ombrellino poggiato su la spalla, un piede
innanzi all’altro, in estasi. Che bei cappellini di paglia usavano
quell’anno!...
Qualchevolta le faceva pure invidia qualche lenta coppia d’innamorati
che vedeva camminar sottobraccio per i viali dei giardini. Era
il momento che i tigli fiorivano ed i lunghi rami dei lilla si
sciorinavano sui prati. La sera, qualche finestra rischiarata le
metteva un brivido nel cuore; qualche uomo, per la strada, nel passarle
accanto, le faceva sentire il bisogno di stringersi tutta in sè
stessa, come se l’avesse toccata; una musica la tormentava, un libro la
snervava, e la notte fin tardi non poteva dormire.
Un giorno incontrò Rafa. Ne divenne rossa fino alle radici de’ suoi
capelli biondi. Voleva non fermarsi, ma egli le si mise appresso.
Allora, per liberarsi da quell’inseguimento, su l’angolo d’una piazza,
irresoluta, si fermò.
Rafa le parve quel giorno più bello che nel tempo trascorso, e
quand’egli la supplicò d’un convegno con le più calde parole che
sapeva, quando le propose lì per lì d’entrare in una confetteria
vicina, dove certo non sarebbero veduti, a ber qualcosa e discorrere un
poco... senza sapere perchè ubbidisse, quel giorno Loretta lo seguì.
Per inerzia, o perchè s’annoiava, o forse per una tentazione
indefinibile, divenne con lui meno severa che per il passato.
Ricominciarono a passeggiare luogo il viale solitario, verso la gabbia
dei vecchi fagiani, a correre in automobile per i dintorni, a scendere
nelle trattorie di campagna per bere il fresco vinetto biondo che una
paesanella portava, con due larghi bicchieri, sopra un vassoio d’opaco
stagno, pieno di ammaccature.
Poi Rafa, con una lenta pazienza, la indusse ad altro. Trovarsi nei
giardini, correre le strade maestre, scendere nei villaggi, poteva
tuttavia essere un rischio per lei... Venisse per una breve ora nel
suo piccolo appartamento: era una casa tranquilla, sicura, lontana
dalle vie frequentate; si poteva, da un terrazzo del primo piano,
sorvegliar la strada e nessuno l’avrebbe veduta entrarvi nè uscirne,
mai. Avrebbero discorso in pace, lontani dalla gente curiosa, ed egli
prometteva, giurava, di rispettarla, con tanto maggior scrupolo quanto
più ella mostrasse d’aver fiducia in lui...
Forse perchè lo voleva ella stessa, un giorno si lasciò persuadere.
Nell’afa del caldo mese il pomeriggio abbagliante percoteva i tetti, le
finestre delle case; pendeva su la città scintillante una rossa cupola
di fuoco.
Mentre saliva le scale, si rammentò quel tremore che aveva conosciuto
le prime volte nel recarsi a trovare il fratello, e siccome il cuore le
batteva troppo forte, sul pianerottolo si fermò a riprender fiato. Ma
egli era dietro l’uscio e le venne incontro.
— Cosa mi fate fare!... — esclamò Loretta, varcando la soglia.
Nel buio dell’anticamera vide un trofeo d’antiche armi, e vide, a
ridosso del muro, un lungo attaccapanni tappezzato d’un cuoio fosco.
— Siete in casa vostra, — le rispose Rafa con un gesto ed un accento
pieni di solenne galanteria, mentre non sapeva come nascondere la
propria trepidazione.
Grano cinque o sei camere, mobiliate con eleganza, piene di fiori quel
giorno; camere taciturne, ambigue, pervase da una certa insidia, che
pur tradivan nella squisita leggiadria dell’arredo quella particolare
freddezza, quella imprecisabile vacuità, che nelle case degli scapoli
grávita come un senso di continua disabitazione. Rafa le serbava di
fatti per i suoi piaceri e solo qualchevolta vi dimorava nei mesi
d’estate, quando la sua famiglia era in campagna.
Benchè di cuore ingenuo, Rafa era per lunga esperienza un conoscitore
di donne ed aveva, nel desiderarle, una rara e difficile virtù: la
pazienza. Si era spesso trovato a debellare una caparbia onestà, un
pudore astuto, sicchè non aveva mai rinunziato a credere che anche
Loretta finirebbe tosto o tardi con cedere al suo piacere. Forse capiva
ch’ella si sarebbe arresa piuttosto al suo denaro che a lui, ma Rafa
era tra quegli uomini avveduti che non si perdono in queste distinzioni
sottili.
Era un po’ sazio d’amori galanti e trovava o noiosi o pericolosi
gli amori dei salotti; era stanco pure di rincorrere le sartine per
via, come un inseguitore stradaiolo, quando, nelle sere d’inverno,
sciamano dai laboratori nelle contrade buie; stanco di adocchiare
sui palcoscenici le mime e le ballerine, di cogliere quelle primizie
che le mezzane della città presentavano a lui prima che a qualsiasi
altro. Gli bisognava ora un’avventura più complessa e più rara, che
potesse in ugual modo appagare i suoi sensi, la sua vanità e quel certo
sentimento idillíaco non ancor deluso dalla sua inveterata abitudine
di donnaiuolo. Cercava da lungo tempo un’amante, la quale fosse in
tutto conforme a’ suoi gusti e lo potesse finalmente riposare da
quella caccia infaticabile ch’egli dava ai piaceri fugaci. E Loretta
era veramente colei che possedeva tutto il fascino, tutte le femminili
attraenze ch’egli poteva desiderare nell’amante sognata; era fanciulla
per di più, e la pericolosa delicatezza di questo pregio lo tentava
sommamente, pur impaurendolo un poco.
C’era un fratello di mezzo, ma non, egli supponeva, un fratello
intrattabile. Poi, quanto maggiori fossero i rischi, tanto più grande
lo allettava la tentazione. Aveva d’altronde provato a guarirsi di
questo capriccio, ma non gli riusciva, e nemmeno era più nel caso di
riflettere, perchè ormai s’era così fortemente invaghito della ragazza,
che avrebbe corso qualsiasi pericolo pur di non rinunziare a lei.
Di Loretta pensava che avesse una virtù irritante ma fragile:
qualchevolta s’era persino chiesto se fosse davvero innocente, poichè,
sopra tutto negli ultimi giorni, gli pareva di sentirla quanto mai
debole contro la tentazione. Fra le quattro mura di una stanza non
disperava di lei.
Ed ecco, l’aveva nella sua casa, disarmata, sola, fra il gran silenzio
di un pomeriggio soffocante; ecco gli stava di fronte, gli sorrideva,
un po’ incerta, un po’ confusa.
Oh, quante volte aveva immaginata quest’ora! Se ne sentiva commosso in
modo singolare, si trovava impacciato, quasi timido, e non sapeva che
dirle.
Dopo un lungo indugio, la condusse a visitare la casa, parlandole
con serietà, per non far nascere in lei alcun sospetto. Così le
fece apprezzare un gran numero di quadri, di stampe, di gingilli, di
fotografie.
Passando per una stanza, intravvidero nell’altra un letto vasto, chiuso
da una cortina.
— Ebbene? — ella domandò, quando furon tornati nella sala e furon
seduti l’uno di fronte all’altra, perplessi.
Fuori divampava l’estate, con le sue fiumane di luce, co’ suoi roghi di
splendore; lì nella profonda sala, dietro le persiane chiuse, dietro le
stuoie calate, alitava una freschezza riposante.
Allora egli prese una sua mano, e lentamente, con una specie d’insidia,
la carezzò.
— È strano, — disse, — ma tu m’intimidisci. Ho sempre avuta una
certa paura di te. Su la tua bocca vedo così spesso una specie di
derisione...
— Davvero? Che bizzarrìa!
— Del resto hai ragione: mi devi trovare quasi grottesco. Gli uomini
innamorati sono molto spesso ridicoli.
— E le donne? — ella fece.
— Le donne, io credo, non lo sono quasi mai.
— Che? grottesche?
— No, innamorate.
— Ah, non saprei... Ma certo lo confessano più raramente.
— Dimmi, — egli riprese con calore, — dimmi che verrai spesso, che
verrai ogni giorno... Io ti voglio vedere ogni giorno! Siamo talmente
al sicuro qui...
— Ho sete, — ella rispose.
Rafa le portò a bere un’aranciata così fresca, che appannava il
cristallo della caraffa; poi bevve a sua volta, nel medesimo bicchiere.
— Gli altri anni, a quest’ora, sono già in campagna, — disse Rafa. — Il
caldo mi fa male. Però quest’anno mi è impossibile partire; l’idea di
non vederti più mi riesce insopportabile. Ma tu cosa pensi fare durante
l’estate?
— Ancora non so nulla; non dipende da me.
— E da chi dipende?
— Forse da’ miei genitori, forse... — aggiunse con esitazione, — da mio
fratello.
— E non da me in ogni modo?
— Da voi? come da voi?
— M’hai detto una volta, nel parlarmi d’altre cose: «La mia famiglia
m’annoia; verrà forse un giorno nel quale sarò libera, interamente
libera, perchè voglio cantare.» Ti ricordi d’avermi detto questo?
— Si, me ne ricordo, e ripeto: Verrà un giorno, forse prossimo, nel
quale sarò libera.
— Ecco, e pensando a quel giorno, io pure ho fatto un sogno... ma così
bello che non oso dirtelo.
— I sogni... — ella scherzò, — i sogni han questo di buono, che servono
a raccontare le cose troppo difficili a dirsi.
— Hai ragione, Loretta, — egli ammise. — Dunque, un sogno. Ch’io ti
prendessi una villetta, non troppo lontana da Villa Giuliani, piccola,
per te sola. Una villetta nascosta, con un bel giardino, un frutteto,
una scuderia. Saresti libera, nessuno saprebbe chi sei. Qualche volta,
per non rimaner sola, mi apriresti il cancello.
— Ah... ed è questo il sogno?
— Sì, è questo.
Ella riflettè un momento, poi disse:
— Continua.
— Che vuol dire?
— Dopo l’estate...
— Ebbene, dopo l’estate potrai scegliere come ti piacerà. Nell’autunno,
per esempio, un bel viaggio, una piccola fuga, in automobile, se vuoi,
anche all’estero, se vuoi... E d’inverno la tua casa in città, una dama
di compagnia per salvare le apparenze, una maestra che t’insegni il
canto.
— E di primavera, — ella esclamò, tuttavia tentata, — siccome l’anno
rifiorisce, al posto di Lora se ne mette un’altra, e tutto ricomincia:
la stessa villa, il viaggio, la casa di città... No, grazie!
— Un’altra? Ma cosa dici? Non hai compreso ancora che ti amo, che ti
amo da lunghi mesi, ogni giorno più forte? che mi puoi far ubbidire
come un bambino, e tu sola, tu sola, devi ridarmi la pace che non ho
più?... Un’altra? Questa parola non ha senso! Ma, ragiona un momento.
Credi che non sappia a quali rischi vado incontro facendoti questa
proposta? Ebbene, che m’importa? Non voglio, non posso più riflettere!
Nessun pericolo mi fa paura. Solo dimmi di sì! Domándami quello che
vuoi, ma dimmi di sì!
— Non domando nulla, — ella fece, pentita di lasciarsi vedere così
previdente.
— Allora senti, ascóltami... — E s’inginocchiò davanti alla sua
poltrona, la ricinse con le braccia.
— Che fai? che fai?
— Nulla; ti prego in ginocchio. Vóglimi un poco di bene, sii una volta
buona con me!
Così a ginocchi, proteso verso lei nell’ardore del suo desiderio, con
gli occhi appassionati, la voce supplichevole, Rafa era quasi bello, ed
ella lo guardò.
— Via, lasciami stare... — ella fece, con una certa molestia.
Egli la teneva stretta per la cintura, e pesandole un poco addosso, le
copriva l’abito, i polsi, di baci minuti.
— Quante amanti hai fatto sedere su questa poltrona? — ella domandò
subitamente.
— Quante? Nessuna.
— Eh, via! Te lo domando per curiosità.
— Forse — diss’egli — qualcuna è venuta qui, ma non ricordo. Non erano
amanti, non erano te. Se non ti piace, cambieremo casa. Non ho avuto
nessun amore, prima di conoscere te. Ora tu mi sembri la prima. Ti amo,
ti amo in tutti i modi; mi perséguiti e mi piaci. Sei bella. Hai una
tal grazia indefinibile, che soffro nello starti vicino. Sii buona con
me, non ridere!...
Ella rideva infatti, ma d’un riso un po’ nervoso, e la sua bocca, i
suoi occhi, le sue mani, non erano più così tranquille.
— No, lásciami stare... — supplicò. — Lásciami, ti prego... mi fai
terribilmente male...
Nella penombra egli la vide impallidire; le nascose la faccia nel
grembo, e con le braccia le serrava le ginocchia.
Ella cercò di sollevargli la fronte, che bruciava, cercò di respingere
quella bocca molesta, ma non potendo vincere la sua forza, con súbita
ira gli cacciò le dita convulse fra i capelli.
Poi la lotta fu breve: perdutamente la fanciulla chiuse gli occhi e si
lasciò portare...
Ma vide un’altra camera, di notte, con le finestre aperte sopra un lago
bianco di luna, e le stelle vicine, infinite; un altr’uomo curvo su
lei, che la copriva di carezze e di baci. E si rivide in quel letto,
e rivisse lo spasimo di quell’ora dispersa, e le parve, un attimo,
ch’egli fosse tornato, ch’egli fosse lì, a ginocchi, e terribilmente
come allora la baciasse, e le sue mani corressero febbrili, ardenti,
per tutto il suo corpo irritato, e una bocca salisse, salisse fino alle
sue labbra, piena d’angoscia, di febbre, di voluttà e di spavento...
Di lì a poco, nella camera vicina faceva buio, e di stanza in stanza,
per la casa taciturna, subitamente s’intese il grido della sua perduta
verginità.


II

Verso le cinque del pomeriggio Beppe Cianella entrò al Circolo, e
comandata una bibita in ghiaccio, si sdraiò con indolenza sopra un
divano di cuoio presso il tavolino dove Gigi Saletta, di soprannome
Saponetta, ed alcuni altri giocavano al poker.
Beppe Cianella aveva caldo e si tergeva la fronte sudata con un
fazzoletto di seta dai colori vivaci. Si sbottonò la sottoveste,
accese un sigaro e chiuse gli occhi beatamente come per assopirsi. Ma
faceva troppo caldo per dormire. Con la voce tuttavia sonnolenta Beppe
Cianella chiamò il domestico, pregandolo di girare il ventilatore verso
di lui.
Quando l’aria fresca l’ebbe investito, si allungò più comodamente sul
divano, e con un senso di vera beatitudine si provò a chiudere i suoi
maliziosi occhi.
— Rafa Giuliani ha un’avventura, — disse con un leggero sbadiglio.
— Tanto meglio per lui! — rispose uno de’ giocatori.
Sacco Berni aveva tentato un «bluff» temerario, ma Gigi Saponetta,
giocatore abilissimo, lo aveva costretto a dichiarare il punto, e gli
altri, facendone risa matte, si beffavano del ciurmadore ciurmato.
Il conte Berrini passò nel fondo, in maniche di camicia, sbraitando
contro i domestici perchè non trovava un giornale; Lello Fornara, lo
svenevole, scriveva in un angolo la sua giornaliera lettera d’amore;
per l’uscio aperto, che dava nella sala del bigliardo, si udivan le
biglie urtarsi fra gli alterchi rumorosi del vecchio barone Gioacchini
e del suo giovane allievo Leonardo Sergi.
— Rafa Giuliani ha un’avventura! — ripetè fra uno sbadiglio e l’altro
Beppe Cianella, che non poteva prender sonno.
Giorgino Prémoli vinse un bel colpo, il che lo mise di buon umore.
— Allora dicevi? — domandò al Cianella.
— Ha un’avventura, — questi ripetè per la terza volta, contento
finalmente che qualcuno l’ascoltasse.
— Chi? — domandò il Berni.
— Rafa Giuliani! — gridò forte il Cianella.
— Ah, va bene.
— E con chi? — fece Massimo Ravizzòli, distribuendo le carte.
— Non posso dirvelo, — rispose il Cianella, stirandosi quant’era lungo
e volgendo la faccia contro la spalliera del divano.
— Allora perchè ci secchi? — l’interruppe Gigi Saponetta, ch’era
nervosissimo al giuoco.
Il Cianella si levò sopra un gomito e disse:
— Tu, Saponetta, che pur sei avaro, mi pagheresti almeno cento lire per
sapere con chi.
L’altro scrollò le spalle; Beppe si ricoricò zufolando. Lello Fornara
che aveva finita la sua lettera, s’era accostato alla tavola udendo
que’ discorsi.
— Io so con chi, — fece.
— Dillo, — propose il Cianella con un tono incredulo.
— Con l’amante del colonnello Speglia, quella che chiamano la Virtuosa.
Tutti si rivolsero verso il Cianella per vedere se fosse lei; ma
questi, con una mano, fece segno di no. E disse:
— Meglio assai che una colonnellessa!
— Oh, allora... con la Spinardi! — fece il Berni.
— Chi è la Spinardi? — domandò Giannetto Pigna.
— La Spinardi è la padrona dell’«Institut de Beauté». Come? non la
conosci? Rafa le faceva la corte. È lei?
— Meglio di questo! — ripetè il Cianella, enigmatico.
— Una signora dunque?
— Ma?...
E ne nominarono alcune. Nominarono perfino la Raiberti, che dopo il
fallimento del marito, per mandare avanti la famiglia, occupava i suoi
pomeriggi nelle case di convegno.
— Meglio!... meglio! — ripeteva il Cianella ad ogni nome. Poi disse
finalmente:
— Una signorina!
— Eh?! — fecero alcuni. E la partita s’interruppe.
Si misero a cercare fra tutte quelle ch’eran suscettibili d’un
qualsiasi dubbio: fecero alcune ipotesi irriverenti, e Lello Fornara,
ch’era una persona per bene, se ne scandalizzò.
— Insomma, volete saperlo? — domandò il Cianella.
— Su, dillo!
Si fece un grande silenzio; il Cianella si levò sul divano e prese
un’aria trionfale:
— Con la sorella di Arrigo del Ferrante! — proclamò con enfasi. —
È un pezzo che le correva dietro e finalmente li ho veduti oggi in
automobile insieme.
— Che? la biondina?
— Lei, lei. Ma per amore di Dio state zitti!
Se ne fece una chiassata.
Alcuni giorni dopo, dal sarto che vestiva tutti i Mammagnúccoli
della città, s’incontraron tre gentiluomini ch’eran noti per la
loro eleganza: don Antonino Vernazza, che aveva la specialità delle
sottovesti, delle cravatte e delle calze, il marchese Minardi che,
al paro di Camillo Torretta, sul principio d’ogni stagione passava
la Manica per vedere quel che si portasse veramente in fatto d’abiti
sportivi, e Max della Chiesa, il quale passava tre mezze giornate
dal sarto prima di risolversi a scegliere una stoffa od alle volte
si permetteva qualche innovazione ardita, sul taglio delle tasche per
esempio, sul numero degli occhielli o su la larghezza dei rovesci.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Colei che non si deve amare: romanzo - 22
  • Parts
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 01
    Total number of words is 4486
    Total number of unique words is 1776
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    55.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 02
    Total number of words is 4519
    Total number of unique words is 1744
    33.2 of words are in the 2000 most common words
    45.6 of words are in the 5000 most common words
    52.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 03
    Total number of words is 4409
    Total number of unique words is 1707
    35.9 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 04
    Total number of words is 4502
    Total number of unique words is 1857
    32.1 of words are in the 2000 most common words
    45.9 of words are in the 5000 most common words
    52.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 05
    Total number of words is 4429
    Total number of unique words is 1761
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    45.8 of words are in the 5000 most common words
    53.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 06
    Total number of words is 4394
    Total number of unique words is 1899
    32.0 of words are in the 2000 most common words
    45.3 of words are in the 5000 most common words
    52.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 07
    Total number of words is 4405
    Total number of unique words is 1868
    31.1 of words are in the 2000 most common words
    45.3 of words are in the 5000 most common words
    51.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 08
    Total number of words is 4417
    Total number of unique words is 1821
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    46.9 of words are in the 5000 most common words
    54.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 09
    Total number of words is 4349
    Total number of unique words is 1725
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    54.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 10
    Total number of words is 4328
    Total number of unique words is 1521
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 11
    Total number of words is 4434
    Total number of unique words is 1619
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    56.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 12
    Total number of words is 4404
    Total number of unique words is 1723
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    55.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 13
    Total number of words is 4409
    Total number of unique words is 1593
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 14
    Total number of words is 4341
    Total number of unique words is 1661
    33.8 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    53.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 15
    Total number of words is 4311
    Total number of unique words is 1700
    32.6 of words are in the 2000 most common words
    46.5 of words are in the 5000 most common words
    53.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 16
    Total number of words is 4221
    Total number of unique words is 1735
    31.6 of words are in the 2000 most common words
    44.9 of words are in the 5000 most common words
    51.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 17
    Total number of words is 4297
    Total number of unique words is 1649
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 18
    Total number of words is 4472
    Total number of unique words is 1674
    35.6 of words are in the 2000 most common words
    50.9 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 19
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1704
    31.6 of words are in the 2000 most common words
    46.6 of words are in the 5000 most common words
    53.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 20
    Total number of words is 4422
    Total number of unique words is 1674
    30.9 of words are in the 2000 most common words
    45.3 of words are in the 5000 most common words
    52.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 21
    Total number of words is 4393
    Total number of unique words is 1700
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 22
    Total number of words is 4400
    Total number of unique words is 1733
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    57.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 23
    Total number of words is 4403
    Total number of unique words is 1675
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    48.7 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 24
    Total number of words is 4463
    Total number of unique words is 1717
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.0 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 25
    Total number of words is 4447
    Total number of unique words is 1724
    30.8 of words are in the 2000 most common words
    43.9 of words are in the 5000 most common words
    51.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 26
    Total number of words is 4488
    Total number of unique words is 1588
    33.7 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Colei che non si deve amare: romanzo - 27
    Total number of words is 2173
    Total number of unique words is 1006
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    48.9 of words are in the 5000 most common words
    54.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.