Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 17

Total number of words is 4597
Total number of unique words is 1571
41.0 of words are in the 2000 most common words
55.8 of words are in the 5000 most common words
64.4 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
che dava alla stanza di Lucia, bussò: s'udì la voce della vecchia,
che disse: chi è egli? Io, rispose il Conte: la vecchia aprì, e vide
le due faccie inaspettate col padrone; restò come incantata. Uscite,
le disse il Conte; quella uscì tosto, e i due salvatori entrarono.
Fermatevi qui, disse allora il Conte alla vecchia; e non disse altro:
egli, la vecchia e i lettighieri stettero tutti immobili, egli a tender
l'orecchio e a numerare i movimenti, i lettighieri ad attendere, e la
vecchia a smemorare.
Lucia aveva passata la notte in un letargo, agitato da sogni
tormentosi e da risveglimenti più tormentosi ancora. Al mattino la
vecchia, destandosi, aveva chiamata Lucia, e non udendo risposta,
s'era levata in fretta, aveva aperte le finestre, e avvicinatasi
alla captiva, chinatasi a guardarla, le aveva chiesto se dormisse,
se volesse togliersi da quel cantuccio e ristorarsi di cibo, che
doveva averne bisogno. No, lasciatemi quieta, ricordatevi del vostro
padrone, era stata la sola risposta di Lucia. La vecchia brontolando
s'era ritirata, e per far qualche cosa s'era posta a rifare il suo
letto. Quindi era andata ad una tavola, dov'erano le reliquie della
cena, vi si era seduta e s'era messa a mangiare, accompagnando questa
operazione con le parole e con gli atti ch'ella credeva più opportuni
ad eccitare l'emulazione di Lucia e a vincere il suo proposito:
poichè la vecchia non poteva supporre che si resistesse a lungo ad
una tentazione di questa fatta, principalmente dopo un lungo digiuno,
come quello che aveva patito Lucia. Cominciò dunque a sclamare: Ih!
quanta roba! ce n'è per quattro bravi! e che grazia di Dio. Quindi
stese un mantile e cominciò a trinciare un pezzo di stufato, regolando
ogni movimento in modo che il romore eccitasse nella mente di Lucia
una immagine chiara di quello che ella faceva. E questa sua cura
era spinta al segno (la delicatezza dei lettori ci perdoni se per
seguire fedelmente il manoscritto in tutto ciò che può essere una
rappresentazione del costume, ripetiamo anche questa particolarità)
che, postasi a mangiare, ella andava rimasticando nella sua bocca
ssdentata il boccone, producendo con affettazione quei suoni che a
ragione proscrive Monsignor della Casa, perchè ella s'immaginava che
in quei suoni ci fosse qualche cosa di appetitoso; la sua educazione e
le sue antiche abitudini avevano talmente elevata sopra le sue idee,
l'idea di mangiare di quei bocconi che non sono concessi a tutti, che
tutto ciò che era associato a questa idea era per lei importante,
leggiadro, irresistibile. Buono! diceva di tratto in tratto. Buono!
viva l'abbondanza! muoja la carestia! Bella cosa vivere in casa dei
signori! E pure di tratto in tratto dava una occhiata alla sfuggita
al cantuccio, ma vedendo Lucia insensibile, si adirava dell'inutilità
dei suoi artifici così reconditi, e mescolava alle esclamazioni di
ammirazione e di gioja, un brontolio sordo di ehu! ehu! smorfia,
smorfia, smorfia! venne finalmente all'ultima prova e al più forte
esperimento. Prese con la sua destra rugosa e scarnata un fiasco,
che stava sulla tavola, con la sinistra un bicchiere, e fattili
prima cozzare un tratto e tintinnire, sollevò il fiasco, lo inclinò
sul bicchiere, lo riempì, se lo pose alla bocca, tracannò un sorso,
ritirò il bicchiere, battè due o tre volte un labbro contra l'altro,
e sclamò: Ah! questo risusciterebbe un morto! Bella felicità averne
dinanzi un buon fiasco! Al diavolo i rangoli e i pensieri! Non mi duole
più nemmeno d'esser vecchia, ma se fossi giovane, ah! come vorrei
godermela! Detto questo, ripose il bicchiere alla bocca, lo vuotò, e
cheta cheta si volse al cantuccio, e rimase tra lo stupore e la stizza
vedendo che anche l'incanto più forte non aveva prodotto alcun effetto.
——Non volete mangiare un boccone e bere un sorso? diss'ella a Lucia.
No, fu la risposta; proferita in modo da non lasciare alla vecchia la
lusinga che la resistenza produrrebbe maggior effetto. Finalmente la
vecchia si levò dalla tavola, prese una scranna, la portò presso una
finestra, e tolta la sua rocca si pose a filare, pensando ai casi suoi
ed aspettando la venuta del padrone con molta inquietudine.
Per comprendere i pensieri stranamente molesti che ronzavano nella
mente della vecchia filatrice è necessario avere una idea di quella
mente e dei casi che l'avevano modificata.
Era costei nata (come dice il volgo di Lombardia) sotto le tegole
del Conte, o per dir meglio del padre del Conte, dieci anni prima
di questo. Ciò ch'ella aveva inteso, ciò ch'ella aveva veduto dai
suoi primi anni le avevano dato un concetto grande, indeterminato,
predominante del potere e del lustro de' suoi padroni. La massima
principale ch'ella aveva attinta dalle istruzioni, dagli esempj, da
tutto, era che bisognava obbedir loro: che ciò fosse per dovere, fosse
per interesse, fosse per destino, erano questioni che non s'erano mai
presentate al suo spirito: ella sapeva che bisognava obbedire. Ebbe
ella poi l'onore di sposare il custode del castello quando i padroni
non facevano ivi che una breve villeggiatura, abitando in Milano
la maggior parte dell'anno. L'uficio del marito doveva presentare
cento occasioni che rinforzassero ed estendessero l'idea che la
nostra allora giovane donna aveva del potere della famiglia per lei
sovrana; e la parte ch'ella doveva prendere nei servizj del marito
le furono occasione di applicare la sua obbedienza, di esercitarla e
di avvezzarla a tutto. Quando il Conte divenne padrone, quel potere
divenne ancor più grande e più attivo in proporzione dell'attività
violenta dell'animo di lui: e coloro che erano ministri di questo
potere dovettero divenire ancor più obbedienti e più soperchiatori,
essere più spaventati e fare più spavento: pochi servitori, ai quali
la coscienza disse che era troppo, si ritirarono: quegli che rimasero,
crebbero nella perversità, come una pianta velenosa cresce di grandezza
e di forza malefica quando si trova in un terreno confacente. Il
marito della nostra eroina fu di quelli che rimasero. Quando poi il
Conte, carico già di delitti e bandito capitalmente, venne ad abitare
stabilmente il castello, che fu per lui un asilo ed un campo allo
stesso tempo, per condurvi quella vita della quale abbiamo dato un
cenno, è facile immaginarsi quale dovesse essere allora l'attività e
l'obbedienza di coloro che stavano al suo servizio e presso di lui.
La sciagurata fu madre di una figlia, dir a suo tempo fu sposata ad
uno scherano del Conte, e di due figli, che furono scherani e furono
soprannominati, il Nato-in-casa e lo Spettinato. Alla morte del marito
ella rimase senza servizio determinato, ma destinata a tutti quelli che
potevano essere prestati da una donna accostumata com'ell'era.
Tener disposto il pranzo pei bravi a qualunque ora tornassero da una
spedizione, medicare i feriti, accudire insomma ad essi, era la sua
occupazione più ordinaria. Quasi tutte le sue idee erano ricavate dai
loro colloquj, ma tutte erano dominate da una idea principale, quella
di non dispiacere al padrone.
Le impressioni della infanzia l'avevano abituata ad una riverenza
tremante per lui; vissuta ai suoi servizj, ella non poteva immaginare
che fuori di lui vi potesse essere per essa un asilo, un sostegno;
e aveva tanto inteso dire, tanto aveva veduto degli effetti della
collera di lui, che il minimo grado di quella collera la metteva in
un'angoscia mortale. In tutto ciò che ella aveva a fare e a dire non
aveva quindi da gran tempo altra cura che di accontentarlo; ogni altra
regola taceva dinanzi a questo unico interesse, che era quasi divenuto
un istinto; anzi ogni altra regola si era a poco a poco quasi smarrita
affatto dalle sue idee. Quei pochi pensieri e documenti di religione,
che le erano stati dati confusamente nella infanzia, erano obliterati
dal disuso, dal non sentirli mai rammemorare, e l'idea di giusto e
d'ingiusto, che pure è deposta come un germe nel cuore di tutti gli
uomini, svolta nel suo fin dal principio, insieme con le passioni del
terrore e della cupidigia servile, accomodata per abito ai principj che
tutto giorno sentiva predicare e dalle azioni che vedeva compiersi, e
alle quali ella partecipava, era divenuta una applicazione mostruosa di
tutte queste idee e di tutte quelle passioni.
La volontà capricciosa, irregolare, violenta del Conte era per lei una
specie di giustizia fatale; spiacergli era colpa, o sventura; male
insomma. La ragione o il torto stavano per essa nella approvazione, o
nel malcontento del terribile padrone; poichè quale altro argomento di
ragione comune poteva aver luogo in quella casa e fra quelle persone?
quale principio generale di equità avrebbe potuto essere invocato da
coloro che non li riconoscevano nei rapporti con gli altri che li
violavano tutti? E come mai avrebbe potuto aver ragione una volta
quella che, servendo alle soperchierie e rallegrandosene, rinunziava
di fatto ad ogni principio di diritto, e nello stesso tempo non aveva
forza alcuna, non aveva una minaccia per sostenere un diritto quando
il suo interesse la portasse a sentirlo e ad ammetterlo? A tutte
queste abitudini di servitù e di annegazione perversa, si aggiungeva
un sentimento, in origine, migliore, che le rinforzava: il sentimento
della riconoscenza. Avvezza costei a ricevere il suo sostentamento
dal Conte, riconosceva la vita come un dono della volontà di lui,
come un beneficio della sua potenza. E avvezza pure a risguardarsi
dalla infanzia come cosa del suo signore, provava un certo orgoglio
di consenso per quella sua potenza, pel terrore ch'egli incuteva; le
pareva di essere qualche parte di un sistema molto importante.
La gioja orrenda ch'ella aveva provata tante volte nella sua vita pel
buon successo delle imprese del Conte, gioja che nasceva da tutti
i sentimenti abituali che abbiamo descritto, l'avevano resa non
indifferente, ma propensa ai patimenti altrui, ed ella gli procurava
con compiacenza ogni volta che il timore del padrone le avesse
permesso o consigliato di farlo. Bersaglio sovente degli strapazzi e
degli scherni dei bravi, ella aveva imparato a tollerare, rodendosi
quando non poteva ripetere, ma quelle poche volte che le era lecito di
straziarli impunemente senza dispiacere del padrone, le uscivano dalla
bocca cose tanto argute, tanto profonde, tanto inaspettate, che il
diavolo vi avrebbe trovato da imparare.
Intendete ora perchè la vecchia, guardando Lucia, faceva saltare il
fuso con istizza e di tempo in tempo lo lasciava oscillare penzolone
per aria; tutta assorta nei pensieri del terrore? Dagli ordini che
il padrone le aveva dati partendo, e dal tuono con cui gli aveva
proferiti, ella aveva compreso che al padrone premeva quella ragazza,
ch'egli l'aveva fatta pigliare e la riteneva chi sa perchè; ma che
voleva ch'ella fosse contenta. Vedendo ora che tutti i suoi tentativi
per raddolcirla erano inutili, che la obbedienza, il garbo quasi
servile, gli inviti amichevoli non avevano servito a nulla, stava
in angoscia, pensando a quello che avrebbe detto il padrone quando,
tornando, avrebbe trovata Lucia in quello stato di abbattimento. Poter
dire: io non ci ho colpa, non era un pensiero che rassicurasse la
vecchia, perchè ella era solita a vedere che il padrone misurava il suo
tratto con gli uomini dalla soddisfazione o dalla noja che sentiva, e
non da altro. Che colpa avevano tanti ch'egli aveva mandati all'altro
mondo, e alla sorte dei quali ella stessa aveva applaudito? Tentava
ella dunque di tempo in tempo Lucia con qualche parola dolce, nella
quale, a dir vero, ella stessa poneva poca fiducia, dopo d'aver veduto
Lucia resistere alla tentazione del mangiare; e in fatti non otteneva
da Lucia altra risposta che un no, talvolta replicato, al quale ella
ammutoliva: e si stava, come abbiam detto, aspettando con la venuta del
padrone la rivelazione del destino.
Ma la povera Lucia, come nella notte non aveva mai fatto un sonno
pieno, intero, e, per dirla con un calzante modo milanese, non aveva
mai potuto dormire serrato, così a giorno fatto, nella luce chiara,
non era desta perfettamente. Le memorie, i timori, le speranze si
agitavano e si succedevano nella sua mente con quell'impeto volubile,
con quel vigore incerto dei sogni, e il corpo, sbattuto, estenuato
dai travagli, dal digiuno e dalla febbre, non concedeva allo spirito
il pieno esercizio della coscienza. In questo stato era Lucia, sempre
rannicchiata, quando fu bussato dal Conte; la porta s'aperse, la
vecchia uscì, e la buona donna entrò con Don Abbondio. Tutto questo fu
un istante; ma un istante di nuovo batticuore per Lucia, alla quale
se lo stato presente era intollerabile, ogni mutazione era però una
contingenza di spavento. Fissò ella gli occhi nei sopravvegnenti, vide
una donna e si rincorò, vide un prete e le sue speranze si accrebbero;
guardò più attentamente: è egli, o non è? son'io trasognata? È il mio
curato!
La buona donna si avvicinò a Lucia, che, senza quasi pensarvi, si
alzò, e salutatala con un volto di pietà cortese, si pose l'indice
della destra su le labbra e stesa la manca la abbassava e la rialzava
lentamente, come si dipinge il Salvatore che acquieta i flutti del
mare di Tiberiade, e disse con voce sommessa: allegramente, veniamo a
liberarvi.
——È dunque la Madonna che vi manda? disse Lucia, con un giubilo ancora
incerto, ma pur vivissimo.
——Può essere, rispose la buona donna.
——Chi siete? come avete potuto...? cominciò Lucia alla buona donna;
indi tosto, rapita da un'altra brama di sapere, si rivolse al curato e
continuò: e lei, signor curato, come....?
——Ah! vedete? rispose Don Abbondio; son qui io, il vostro curato, a
liberarvi dal lago dei leoni, senza riguardi per me, in una giornata
fredda, a cavallo....
——E mia madre? domandò ancora Lucia, a cui le idee si succedevano in
folla.
——La vedrete presto, oggi, rispose Don Abbondio: ma prima dovete vedere
ben altro personaggio.
——Chi? dove? richiese Lucia.
——Monsignore illustrissimo, che ci aspetta, che vuol vedervi. Ma
abbiate giudizio: badate a quel che dite; voi non potete avere pratica
di quello che va detto e taciuto ai signori grandi. Vi chiederà delle
vostre vicende: non istate a troppo ciarlare; vi può far del bene; ma
bisogna guardarsi dal toccar certe corde; non parlate del matrimonio,
perchè, vedete, se sapesse che avete voluto sorprendere il curato, fare
un matrimonio clandestino, guai, guai...!
——Chi è Monsignore illustrissimo, domandò Lucia?
——È il Cardinale arcivescovo, rispose Don Abbondio, un uomo di Dio, ma
bisogna saperlo pigliare, perchè....
——Andiamo tosto, disse la buona donna.
——È vero, disse Don Abbondio, andiamo, perchè qui non è troppo bello
stare: ma ricordatevi di quello che v'ho detto.
——Come faremo ad uscire? disse Lucia, e se ci veggono?
——Non temete, disse la buona donna, il padrone del castello viene egli
stesso a cavarvene; qui fuori è la lettiga, voi entrerete con me, e
partiremo col signor curato.
——Ho da vederlo ancora il padrone, chiese ansiosamente Lucia, per la
quale il Conte era ridivenuto orrendo, da poi ch'ella aveva veduti due
visi umani. E continuò: ho paura di lui, ho paura.
——Che paura? disse Don Abbondio, siete con me, ed è mio amico.
Risolvetevi.
——Non lo vedrete, disse la buona donna; noi ci chiudiamo nella lettiga
e si parte, e in un momento siamo a Chiuso.
——Ah! Chiuso! sclamò Lucia: dov'è quel buon curato! andiamo, andiamo.
Oh Madonna santissima, vi ringrazio! Ma lo sentivo in cuore che non mi
avreste abbandonata!
La buona donna aperse un filo della porta, tanto da poter far un cenno,
che fu tosto veduto dal Conte, il quale comandò ai lettighieri di
andare nell'altra stanza. Queglino vi portarono la lettiga, Lucia vi
entrò, e la buona donna dopo lei, si tirarono le cortine, i lettighieri
uscirono, il curato dietro: nell'altra stanza il Conte si accompagnò
con lui: disse alla vecchia: aspettatemi qui un'ora, e se non torno,
andate a fare i fatti vostri. Nel cortile, alla porta del castello, il
Conte e il curato a cavallo, la lettiga davanti, giù per la discesa, e
dritto a Chiuso.
A misura che la carovana si avanzava nel suo viaggio, tutti quelli
che la componevano, respiravano più liberamente. Appena la buona
donna fu nella lettiga, al momento che i portatori la sollevavano per
partire, ella raccomandò a Lucia di non parlare finch'ella non gliene
desse avviso. Ma poi che dallo scalpito delle mule, che seguivano,
s'accorse che era varcata la soglia, cominciò a guardare un po' fuori
delle cortine, e vista la strada libera, ruppe ella stessa il silenzio
dicendo a Lucia: Povera giovane! l'avete passata brutta! Ma Dio ha
pensato a voi, e tutto è finito.
Queste parole diedero campo a Lucia d'interrogare la buona donna, che
cercava di soddisfare alle sue domande, dicendo quel poco che sapeva, e
come lo sapeva.
Lucia a poco a poco vedeva un po' più di lume nelle sue strane e
terribili avventure; le risposte della buona donna la rimettevano sulla
via e l'ajutavano a spiegare tanti misteri della sua sventura e della
sua inaspettata salute; tanto che in quel viaggio, Lucia potè farsi
una idea del suo stato, comprendere qualche cosa, ed uscire da quella
affannosa confusione d'idee nella quale lo strano, l'insolito di quello
che si vede e si soffre non le lascia riposare la mente in alcuna, non
lascia altra certezza che quella di esistere, e questa stessa diviene
un tormento.
——Oh quando potrò vedere mia madre! sclamò Lucia appena si sentì
rassicurata e potè discernere quello che era reale, quello che era
possibile. La buona donna le promise che appena suo marito tornerebbe
dalla chiesa, ella lo determinerebbe ad andarne in cerca, ad
informarla, a condurla presso di lei.
Don Abbondio pigliava fiato ad ogni passo; la conferenza che il
Cardinale avrebbe con Lucia gli dava un po' di briga per le cose che
si dovevano rivangare di quel tale matrimonio: vedeva in lontano dei
pericoli per parte di Don Rodrigo; ma il sentimento predominante era
allora la gioja di uscire sano e salvo da quella spedizione. Pieno
di questo sentimento, Don Abbondio aveva una parlantina che nessuno
gli avrebbe supposta vedendolo così silenzioso nella prima andata;
e non avrebbe rifinito di ciarlare col Conte se questi avesse fatto
tenore ai suoi inviti. Ma il Conte, benchè lieto di ricondurre Lucia
al Cardinale, era tuttavia troppo compreso da tanti sentimenti per
prestarsi alla garrulità di Don Abbondio. Ed, oltre il resto, era anche
un po' umiliato internamente dell'inquietudine che aveva provata nella
spedizione, delle precauzioni che aveva prese in casa sua, di una
prudenza che gli pareva pusillanimità. Ma il Conte non si conosceva:
s'era fatta nel suo animo una rivoluzione, della quale egli non s'era
reso ben conto; v'eran nati dei sentimenti, vi s'erano svolte delle
disposizioni, ch'egli non aveva ancora potuto ben raffigurare: e non
s'avvedeva che questa pusillanimità era una nuova sollecitudine pia e
gentile per una debole innocente, una delicatezza fin allora estrania
all'animo suo, un timore che non si sarebbe presentato a quell'animo se
non si fosse trattato che d'un proprio pericolo[234].


X.
IL CONTE DEL SAGRATO DOPO LA SUA CONVERSIONE.

Giunsero a Chiuso che il Cardinale, il clero e il popolo erano ancora
nella chiesa. La buona donna fece andar la lettiga a casa sua, dove
discese e condusse Lucia, già tutta rassicurata, e tosto le fece animo
a ristorarsi dopo un sì lungo digiuno. L'invito era ben altrimenti
gradevole che non nella bocca della vecchia del castello, e Lucia, che
sentiva il bisogno di nutrimento, accondiscese con riconoscenza.
Intanto Don Abbondio e il Conte entrarono nella casa del curato, e
quivi si stettero ad aspettare il Cardinale. Questi non tardò molto a
venire, precedendo velocemente il clero, che gli faceva codazzo, ed
entrato nella stanza, e veduti i due tornati, chiese tosto con ansietà:
E qui?
——È qui, rispose il Conte.
——L'abbiamo condotta sanamente, rispose Don Abbondio.
——Dio sia lodato! sclamò il Cardinale, e ve ne rimeriti entrambi. E
preso in disparte il Conte, mentre gli altri si ritiravano: Non siete
più contento ora? gli chiese. Vedete, se Dio ancor sa che fare di voi?
Quindi, per quella gentile e minuta sollecitudine ch'egli metteva anche
nelle cose più gravi: voi dovete essere affaticato; disse al Conte:
certo voi non mi abbandonerete oggi; e.... ma questa mattina voi non
avete certo pensato a far colazione?
——No davvero, rispose il Conte.
——Bene, bene, rispose il Cardinale, io voglio cominciare a provare se
posso farmi obbedire da voi, e traendolo per la mano si avvicinò al
buon curato di Chiuso, che se ne stava cheto fra gli altri, e gli disse
con aria sorridente:
——Signor curato, voi siete tanto umile, che sarebbe dabbenaggine il non
far da padrone in casa vostra. Io invito il signor Conte a pranzare con
noi.
Il curato, che non lasciava mai scappare l'occasione di rispondere
con un testo della Bibbia, disse, levando le mani al cielo e poi
stendendole amorevolmente verso il Conte: _Benedictus qui venit in
nomine Domini_[235].
Don Abbondio, invitato anch'egli, si rifiutò, dicendo di non volere
abbandonare per lungo tempo il suo ovile; uscì dalla casa del curato,
entrò in quella dove era ricoverata Lucia, alla quale raccomandò
ancora fortemente di non parlare di matrimonio col Cardinale, quindi se
ne andò a casa.
Intanto la refezione fu pronta e il Cardinale si sedette a mensa,
tenendosi presso, da un lato il curato, dall'altro il Conte e poscia
gli altri ecclesiastici del suo seguito in un ordine consueto. La
frugalità di Federigo era tanto al di qua della temperanza, che, virtù
in lui, sarebbe divenuta indiscrezione se egli avesse voluto imporla
agli altri: quindi nel suo palazzo la mensa dei famigliari non si
misurava dalla sua, anzi in paragone di questa si poteva dir lauta.
Quando poi, visitando la diocesi, egli era ospite dei parrochi, questi
sapevano troppo bene che un trattamento fastoso non era il mezzo di
entrare in grazia a quell'uomo e si regolavano in conseguenza. Il
curato di Chiuso poi aveva un modo di pensare molto singolare. Egli
riteneva che trattare sontuosamente un uomo il quale predicava a tutta
possa la povertà e la modestia, sarebbe stato un dirgli coi fatti,
se non in parole: io vi credo un ipocrita. Per altra parte, la borsa
del curato era ordinariamente, e tanto più in quell'anno, fornita
a un dipresso come quella d'un figlio scialacquatore che abbia il
padre spilorcio: e l'aspetto poi della miseria universale era tanto
terribile e tanto presente ad ogni momento, che un trattamento fastoso
avrebbe fatto ribrezzo anche a chi non avesse avuta la carità delicata
e profonda del cardinal Federigo e del curato di Chiuso. Da tutti
questi fatti venne di conseguenza che la tavola di quel giorno somigliò
molto più alla tavola ordinaria del Cardinale che a quella dei suoi
famigliari.
Ma quella compagnia, resa così singolare dalla presenza del Conte, fu
gioconda. Il Cardinale, benchè atterrato dalle fatiche e angustiato
dalle cure continue e dalla vista continua dei mali, pure aveva sentita
in quel giorno una consolazione, che traspariva nella sua faccia e si
diffondeva nei suoi discorsi e passava nei suoi commensali. Il Conte
stesso, quantunque la sua vita intera pesasse in quel giorno su la
sua memoria, quantunque tanti fatti si presentassero alla sua mente
spogliati di quella maschera con cui gli aveva veduti nel momento della
esecuzione, e lasciassero ora vedere la loro forma vera e spaventosa,
pure sentiva una certa pace in quel nuovo consorzio fra quelle idee che
gli facevano intravedere una nuova vita di mente, un nuovo interesse,
una serie di pensieri coi quali si potesse vivere. Dopo la mensa
usava il Cardinale nelle sue visite di prendere un breve riposo e poi
di continuare le faccende pastorali per le quali era venuto. Ma in
quel giorno non v'era riposo per lui che nello stare più che poteva
unito all'animo del Conte per uniformarlo al suo; e la vigna di quel
buon prete Morazzone era tanto ben coltivata, che aveva poco bisogno
della ispezione di Federico. Si levò egli dunque, e preso per mano il
Conte, che lo seguì volenteroso, si chiuse in una stanza con lui. Del
colloquio ivi tenutosi non v'è traccia nel nostro manoscritto, nè, a
dir vero, noi ne facciamo carico all'autore: maravigliati come siamo
ch'egli abbia potuto pescar qualche cosa di quel primo abboccamento;
quando il Ripamonti stesso, un famigliare del Cardinale e biografo
di lui, protesta che delle cose passate tra questo e il Conte nel
secondo colloquio nulla ha trapelato. Quel poco però che il Ripamonti
dice degli effetti di questo secondo colloquio serve molto a dare una
idea della importanza della mutazione d'un uomo in quei tempi, e a
dipinger meglio il Conte. Noi crediamo far cosa opportuna traducendo
quel poco dal bel latino di quello scrittore poco conosciuto e che
meriterebbe certamente di esserlo più di tanti altri, e perchè in
tanta perversità di idee, di cognizioni, di giudizj e di stile, egli
(checchè ne dica molto leggiermente il Tiraboschi) fu uno di quelli che
più si avvicinarono a quella castigatezza e a quella semplicità che
da sè stessa si attacca alle parole dove è espresso il vero; e perchè
in qualche parte delle sue storie, e principalmente nella vita del
cardinal Borromeo e nella descrizione della peste di Milano, si trovano
osservazioni e pitture di costume, che invano si cercherebbero altrove,
e che possono arricchire la storia tanto scarsa dell'animo umano. Ecco
il passo del Ripamonti: «Che sia stato detto in quel colloquio, non è a
nostra notizia; perchè nè fra noi v'era chi fosse ardito d'inchiederne
il Cardinale, nè mai quell'altro ne fece motto con chicchessia. Certo,
dopo il colloquio, tanta e sì repentina fu la mutazione d'animo e di
costumi di quell'uomo, che nessuno dubitò di attribuire il prodigio
alla efficacia di quel colloquio, e tutta quella famiglia di scherani
vide in quel fatto la mano del Cardinale, e lo colse in odio come
colui che le aveva tolto il suo guadagno. L'altra famiglia pure, che,
sparsa ed appostata nei due Stati, viveva degli ordini sanguinolenti
di costui, s'accorse, dal cessare delle orribili paghe, della nuova
mansuetudine di lui. Ad un tempo, molti dei principali della città,
uniti con lui in occulta società di atroci consiglj e di funeste
faccende, poichè videro le operazioni già accordate e avviate rimanersi
a mezzo, abbandonate da lui, supposero tosto ch'egli aveva cangiato
vita, nè disconobbero l'autore d'un tanto cangiamento. E dovettero pure
avvertirlo alcuni principi stranieri, che da lontano avevano adoperato
quest'uomo a qualche grande uccisione e gli avevano più volte mandati
ajuti e ministri; ma sospesi, andavano fantasticando la cagione del
cangiamento, fin che fu loro manifestata dalla fama. Io, siccome non
avrei voluto per ingrandire il fatto aggiungervi nulla del mio, così
non debbo pure toglier fede a ciò che è toccato con mano. Vidi io
stesso poco dopo quell'uomo ancora in salda e robusta vecchiezza; non
gli restava più dell'antica ferocia che i vestigj e le marche con che
la natura manifesta le inclinazioni e le pecche d'ognuno; ma queste
marche stesse apparivano temperate e quasi velate dalla recente
mansuetudine e indicavano una natura disciplinata e vinta come da una
forza gagliarda».
Le notizie che si ricavano da questo passo, quantunque ravvolte in
termini tanto generali, ci sono sembrate adattate a supplire, almeno in
parte, alla scarsezza del nostro autore, il quale, dopo avere eccitata
tanta curiosità su quel personaggio e sulla sua conversione, non ne
accenna altro effetto che la liberazione di Lucia; forse perchè gli
altri gli sono paruti estranei al suo racconto, o fors'anche perchè a
parlarne, gli conveniva rimescolare più maneggj e toccare più persone
che non comportasse la sua squisita prudenza.
Riferisce egli però compendiosamente le prime disposizioni che il Conte
diede in quel giorno stesso al nuovo governo della sua famiglia; e noi
le ripeteremo dietro la sua relazione.
Staccatosi dal Cardinale, egli si avviò solo, a piede e disarmato
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 18
  • Parts
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 01
    Total number of words is 4164
    Total number of unique words is 1686
    38.6 of words are in the 2000 most common words
    54.0 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 02
    Total number of words is 4516
    Total number of unique words is 1764
    39.0 of words are in the 2000 most common words
    54.7 of words are in the 5000 most common words
    62.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 03
    Total number of words is 4522
    Total number of unique words is 1870
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    46.4 of words are in the 5000 most common words
    52.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 04
    Total number of words is 4579
    Total number of unique words is 1720
    39.4 of words are in the 2000 most common words
    55.1 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 05
    Total number of words is 4563
    Total number of unique words is 1590
    40.2 of words are in the 2000 most common words
    55.6 of words are in the 5000 most common words
    63.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 06
    Total number of words is 4547
    Total number of unique words is 1540
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    55.4 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 07
    Total number of words is 4589
    Total number of unique words is 1574
    39.1 of words are in the 2000 most common words
    55.4 of words are in the 5000 most common words
    63.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 08
    Total number of words is 4580
    Total number of unique words is 1537
    38.0 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    63.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 09
    Total number of words is 4648
    Total number of unique words is 1587
    39.2 of words are in the 2000 most common words
    54.6 of words are in the 5000 most common words
    61.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 10
    Total number of words is 4586
    Total number of unique words is 1569
    41.2 of words are in the 2000 most common words
    58.2 of words are in the 5000 most common words
    65.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 11
    Total number of words is 4631
    Total number of unique words is 1644
    41.3 of words are in the 2000 most common words
    57.4 of words are in the 5000 most common words
    64.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 12
    Total number of words is 4572
    Total number of unique words is 1594
    41.5 of words are in the 2000 most common words
    56.5 of words are in the 5000 most common words
    64.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 13
    Total number of words is 4634
    Total number of unique words is 1686
    41.1 of words are in the 2000 most common words
    56.4 of words are in the 5000 most common words
    63.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 14
    Total number of words is 4568
    Total number of unique words is 1488
    42.4 of words are in the 2000 most common words
    58.6 of words are in the 5000 most common words
    65.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 15
    Total number of words is 4556
    Total number of unique words is 1591
    39.4 of words are in the 2000 most common words
    55.8 of words are in the 5000 most common words
    65.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 16
    Total number of words is 4672
    Total number of unique words is 1556
    40.5 of words are in the 2000 most common words
    56.3 of words are in the 5000 most common words
    64.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 17
    Total number of words is 4597
    Total number of unique words is 1571
    41.0 of words are in the 2000 most common words
    55.8 of words are in the 5000 most common words
    64.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 18
    Total number of words is 4494
    Total number of unique words is 1696
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    53.3 of words are in the 5000 most common words
    60.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 19
    Total number of words is 4325
    Total number of unique words is 1652
    37.5 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 20
    Total number of words is 4331
    Total number of unique words is 1673
    38.9 of words are in the 2000 most common words
    52.4 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 21
    Total number of words is 4257
    Total number of unique words is 1747
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    56.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 22
    Total number of words is 4575
    Total number of unique words is 1642
    39.8 of words are in the 2000 most common words
    54.4 of words are in the 5000 most common words
    61.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Brani inediti dei Promessi Sposi, vol. 1 - 23
    Total number of words is 2531
    Total number of unique words is 1166
    42.5 of words are in the 2000 most common words
    56.2 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.