Arrigo il savio - 11

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me la fama — A te, se taci, salverai.... la pensione_. Il verso non
torna, e forse si potrebbe dire _la paga_.
— Il verso non torna, ma c'è l'idea; — rispose prontamente il servitore.
— Aggiunga, illustrissimo, che la pensione ha un senso largo, che la
paga non ha. Del resto, il tiranno dell'Alfieri, promettendo la vita al
suo confidente, non rischiava di mandare la Spagna in rovina.
— Ed anche di letteratura, Dei immortali! Anche di letteratura! — gridò
Cesare Gonzaga. — E d'agraria ne sai nulla?
— Così, qualche principio. È stata la mia prima occupazione, e non ci ho
merito. Ma scusi la mia curiosità; verranno alle Carpinete i signori
Valenti Gonzaga?
— No, rimarremo soli. Ma vedrai, faremo delle grandi cose; ristoreremo
il castello, dissoderemo sterpaie, feconderemo greti di fiume, vivremo
tranquilli, come i pastori delle Bucoliche; pianteremo anche un bel
faggio, mio caro Titiro, un bel faggio, alla cui ombra non poseremo; ma
che importa? Penseremo ai figli, che non saran nati da noi; faremo voti
per il bene dell'umanità, amandola da lontano, nello spazio e nel tempo.
Ti conviene? —
Happy sorrise e spiccò un salto prodigioso.
— Con lei, signor marchese! Quante cose imparerò! Come sarò felice!
— Già, — disse il Gonzaga, — perchè per la prima cosa ti leverò quella
caricatura di nome inglese, e ti restituirò alla semplicità della tua
fede di battesimo. —
Così partì Cesare Gonzaga dall'eterna Roma, dove aveva fatto tante cose
bellissime. Il conte Pompeo Morati di Castelbianco volle accompagnarlo
alla stazione, e ritornò a casa innamorato di lui. Ancora adesso, quando
gli avviene di ricordarlo, non dà tregua alle lodi.
— Che uomo! Che giovanotto! Ma già, non fo per dire, i giovani siamo
noi. —
La contessa Giovanna sorride, ma a denti stretti; occasione eccellente
per farli vedere. Ella, del resto, è tranquilla e serena; non ha una
grinza alle tempie, dove è fama che si raccolgano, disposti a ventaglio,
i dolorosi ricordi della vita; mantiene in onore i suoi famosi
mercoledì, e riceve sempre come una imperatrice. Chi ama, oggi, o a chi
pensa, la bruna signora? Ah, scusate, sarebbe un'altra storia, e a me
può bastare di aver condotto questa al suo termine.

FINE.


FRATELLI TREVES, EDITORI

I NUOVI ROMANZI DI ANTON GIULIO BARRILI.

Il critico più potente dei nostri giorni, il _Bonghi_, fra gli studi
d'ogni genere a cui attende, si diverte anco a leggere i romanzi
moderni, e li legge come nessun altro, giacchè li analizza e ne dà dei
giudizi veramente originali ed arguti come ogni cosa sua. Non ha
risparmiato le critiche al LETTORE DELLA PRINCIPESSA; ma per concludere
che “_si legge con piacere, e alle critiche che se ne può fare, non si
pensa se non dopo averlo finito di leggere._„ (La Coltura) È quel che si
può dire di tutti i romanzi del Barrili.
Ed è quel che è costretto a pensare press'a poco un altro critico
severo, che è il signor G. A. CESAREO, di scuola affatto diversa. Il che
bisogna aver presente quando si leggono le sue parole:
“Il Barrili cominciò veramente anche prima che il naturalismo
recasse in Italia il suo grave bagaglio di tesi, di definizioni e di
regole; ma progredendo, divenne più esperto, più franco, più
amabile, ed ogni giorno guadagna terreno.
“Egli compensa il difetto di solidità de' suoi lavori con una
grazia, una snellezza, una semplicità che innamora. — Certo, non ha
quella tragica potenza di situazioni onde il lettore rimane anelante
e perplesso: certo non sa dare ai suoi personaggi quello scultorio
rilievo che li rende indimenticabili: certo non descrive con
quell'animata efficacia di particolari sensibili, la quale sembra
quasi evocare il paesaggio, no, ma il suo racconto si svolge vario
d'avventura in avventura, e non s'indugia mai e senza scoter mai
troppo il lettore, sa tenerlo desto ed attento sino alla fine.
Inoltre ha spesso il Barrili un'invidiabile squisitezza di
sentimento, una sottile giocondità d'osservazione, una viva
freschezza di fantasia, un'ingegnosa novità di trovata, una
ravvivatrice eleganza d'erudizione. Gli è un gentiluomo colto ed
arguto che si piace di dipanare, per sollazzo d'una brigata di belle
ed intelligenti signore, una sua confusa matassa di fili d'oro e di
seta. Somiglia un poco a Vittorio Cherbuliez: ma si vede bene che
non ne deriva.... E in fine è il solo fra tutti i romantici
d'Italia, che sappia scrivere l'italiano senza affettazione
accademica e senza incuria volgare. Il _Val d'Olivi_, il _Come un
sogno_, sono due piccoli capolavori.„
Un giovine scrittore piemontese, il signor G. DEPANIS, che ha preso un
bel posto nella critica italiana cogli studi che pubblica nella
_Gazzetta Letteraria_, ha dedicato al nostro autore un articolo che
riferiamo quasi per intero:
Fra i pochi romanzieri italiani, che hanno un'impronta loro
speciale, Anton Giulio Barrili merita un posto distinto, se non per
la potenza, per la squisitezza dell'ingegno fine e simpatico e per
l'invidiabile spontaneità. Nello spazio di meno che vent'anni egli
ha pubblicato trenta volumi fra romanzi, racconti e novelle, ed
altri tre ne annunzia in preparazione. Egli ha tentato tutti i
generi, dal semplice racconto sullo stampo di _Capitan Dodero_, al
romanzo storico sullo stampo di _Semiramide_ ed al romanzo sociale
sullo stampo del _Conte Rosso_; ha tentato anche il teatro colla
_Legge Oppia_, commedia non felicissima davvero, ma che pure rivela
sempre un ingegno accoppiante all'erudizione l'arguzia — connubio
non guari frequente; — ed ha dato all'Italia alcuni buoni romanzi,
quali _Val d'Olivi_, e _L'Olmo e l'Edera_, parecchi discreti, altri
ancora (a che dissimularlo?) che non si possono dire tali, ed un
vero gioiello, _Come un sogno_!
Certo, non bisogna chiedere al Barrili ciò che egli non ci dà e non
ci vuole o non ci può dare. Ogni scrittore ha la sua impronta, ed è
strana pretesa quella per cui si richiederebbe, exempligrazia, dal
Farina la forza drammatica e psicologica del Verga e dal Verga
l'umorismo lacrimoso del Farina. Ciascuno ha le proprie predilezioni
e ci tiene ai proprii gusti ed alle proprie tendenze, scrittore e
lettore. Laonde io non verrò qui a ripetere ciò che altri già disse
sul _genere_ del Barrili: mi sarà più o meno simpatico,
corrisponderà più o meno alla mia estetica particolare (Dio buono! e
chi non si fabbrica a questi lumi di luna un'estetica per proprio
uso e consumo?); non monta, accetto il genere qual è senza ricercar
altro, magari lamentando in cuor mio che il Barrili si sia messo su
di un sentiero fallace, anzichè su di una strada maestra.
È inutile ricercare nella più parte dei romanzi del Barrili la
profonda analisi psicologica o la pittoresca riproduzione
dell'ambiente o la rapida e drammatica concatenazione degli
avvenimenti. Il romanzo, quale lo intende il Barrili, è un
quissimile di colloquio o di conversazione tra lo scrittore ed il
lettore; il primo racconta al secondo ciò che gli frulla pel capo,
interrompendo tratto tratto la narrazione per dilucidare qualche
punto oscuro o per ammaestrare in bel modo, preoccupandosi
sovratutto di non suscitare passioni violente od eccessive, ma di
restare in quel _quid medium_ che costituisce il garbo della buona
società e che basta a tener desta l'attenzione. Finito il discorso o
letto il romanzo — è quasi la stessa cosa — e riflettendoci sopra un
pochino si affollano alla mente le obbiezioni e le riserve; però
dovete confessare a voi stessi che non vi siete annoiati, anzi, che
vi siete divertiti, e, se siete di buon conto, non negherete un
ringraziamento al bel parlatore che vi ha affascinati.
_Il lettore della Principessa_ risponde appunto a questo che sembra
l'ideale impostosi dal Barrili nella più parte dei suoi romanzi. Il
bel parlatore non ascolta troppo il suono della propria voce, come
gli è accaduto talvolta; non ci tiene neanche troppo a sfoggiare la
propria erudizione o la propria filosofia; — cammina invece spedito,
si fa sentire o leggere con diletto e non si stanca e non stanca
mai. Non chiedetegli poi, ad esempio, perchè il dottorino Gualandi
ricusi dapprima 50,000 lire di mancia dal conte di Loewenstein per
avergli ritrovato il portafogli (un portafogli caruccio in verità)
ed accetti, in seguito, un milione per essere stato da lui ritrovato
in qualità di assistente ad una palazzina in costruzione; egli è
capace di rispondervi con un sorrisetto canzonatorio o con una
spallucciata. Rinuncio quindi a riassumere questo _Lettore della
Principessa_. Un riassunto è di per sè stesso una birbonata;
trattandosi del Barrili, diventa una doppia birbonata, perchè in un
riassunto, per quanto fedele e coscienzioso, vanno smarriti il
profumo e l'eleganza, precipui fra i pregi del Barrili. Dirò
soltanto che, senza atteggiarsi neppur per sogno a romanzo sociale
quale lo si volle gabellare, _Il lettore della Principessa_ è un
quadrettino della vita intima di certe famiglie principesche e
“nere„ di Roma, ed ha macchiette felicissime, come quelle del
cardinale Savarelli, dell'impresario di lavori pubblici Pecchioli,
delle due cameriere Alice e Barberina....
Il romanzo incomincia bene, continua meglio, specie nei capitoli
13º, 14º, 15º, e 16º, e precipita alquanto verso la fine. Ma la
forma civettuola, la lingua veramente paesana e lo stile arguto ed
elegante non si smentiscono mai, neanche verso la fine, e cattivano
al Barrili la simpatia del lettore e, più, della lettrice. Al
postutto, credete voi che la simpatia di una bella lettrice sia cosa
da prendersi a gabbo?
Il prof. EMILIO DE-MARCHI parla così del _Lettore della Principessa_ nel
_Corriere della Sera_:
Questo romanzo che riproduce la vita aristocratica è e rimarrà
importante per la storia morale di Roma moderna.... Io non dirò ciò
che accadde all'avvocatino Lucio, posto fra una bella donna, la
Principessa, e una bella ragazza, la principessina Ersilia, perchè è
già scritto assai bene nel libro e forma la parte più curiosa di
esso. A poco a poco nascono simpatie e contrasti, i rapporti si
fanno più stretti, le passioni si scaldano e ne vien fuori un
romanzo forse non dei più soliti nella vita reale, ma che si fa
leggere di gusto....
Nel _Giornale di Sicilia_, il signor R. BARBIERA scrive graziosamente:
Che penna prolifica quella d'A. G. B. Egli fra pochi anni, dovrà
obbligare i bibliotecari del paese a consacrargli una sala tutta
piena dei suoi romanzi: _Sala Barrili_! I tipografi non possono
tenergli dietro; e notate che ne' suoi romanzi, come in _Casa
Polidori_, l'ultimo suo, non è l'accuratezza che manca: l'euritmia
del lavoro è mirabile. A lui basta un fatto comune della vita per
isvolgere un romanzo nel quale vedete sempre l'uomo di mondo, che
conosce bene la società e la deride con garbo.
_Casa Polidori_ ci porta nella società elegante e galante di Roma: è
una casa nella quale la giovane e capricciosa padrona si diverte a
inghirlandare il marito di fiori nati nel giardino del dolce
peccato; e il marito, che nulla sa, nulla immagina, spinge la
propria affezione verso l'amico.... traditore a tenergli compagnia
durante i giorni uggiosi di medicatura d'una ferita presa in un
duello sostenuto... appunto per quella donnina!... Commedie solite,
solitissime... pur troppo! “Il lettore aspetta il dramma, co' suoi
caratteri energici e le sue commozioni profonde. Il narratore non
può dare che la verità, senza contrasti violenti, senza impeti di
passione, e, quel ch'è peggio, senza accomodata concentrazione di
effetti. Il tempo è grigio, e i toni sono fiacchi; che ci posso far
io?...„ Che briccone questo Barrili! N'esce sempre, magari per il
rotto della cuffia; ma il pubblico lo segue, lo ama.
Ed ecco altri giudizi alla rinfusa:
A chi ama i romanzi a tinte forti, pieni zeppi di emozioni o di
scandali d'ogni genere, a chi cerca le passioni violente, sfrenate,
che conducono al delitto, non può piacere il nuovo racconto _Monsù
Tomè_ di quello splendido ingegno che risponde al nome di Anton
Giulio Barrili, il simpatico autore di _Capitan Dodero_,
dell'_Undecimo comandamento_ e di tanti altri lavori che restano
veri _gioielli_ della letteratura romantica contemporanea.... La
storia di Monsù Tomè, del vecchio comandante di spiaggia, che prende
parte così attiva alle guerre di Napoleone e di Carlo Alberto è
interessantissima, ricca di aneddoti e di avventure, abbondante di
descrizioni innanzi alle quali, tanto sono vere, bisogna
commuoversi, bisogna elettrizzarsi per forza.
(_Rassegna Nazionale_).
_Monsù Tomè_ è una cosa prelibatissima. L'azione è qui più
sviluppata che in altri libri del Barrili e l'interesse che ne
deriva è maggiore.
(_La Libertà_, di Roma).
Monsù Tomè racconta le imprese alle quali ha partecipato nella sua
gioventù, e, più specialmente, nel 1796, al tempo della guerra fra
il Piemonte, l'Austria e la Repubblica francese, ed innesta al
racconto delle battaglie quello di una storia d'amore con una
vivandiera francese, _ci-devant_ marchesa, ed ora, per amore della
libertà, diventata la _vergine del reggimento_. Il racconto
interessa di molto, perchè per due buoni terzi del libro procede
spiccio, serrato, e ricorda glorie patrie; i capitoli relativi alla
difesa di Cosseria ed al colonnello Filippo del Carretto sono in
particolar modo da segnalare.
(_Gazzetta Letteraria_).
_Il lettore della Principessa_ è il trentesimo romanzo che il chiaro
autore genovese pubblicò dal 1865 in qua; eppure la sua verve, il
suo brio non sono mai esauriti; il suo modo di raccontare, lungi dal
risentire stanchezza, è sempre lo stesso, attraente, simpatico,
perchè gaio, spigliato, quasi mai noioso, doti essenziali per un
novelliere o romanziere....
I pregi indiscutibili di stile, di modo di narrare, che fanno di lui
uno degli scrittori più simpatici e popolari d'Italia, si trovano
tutti egualmente spiccati e profusi in ogni suo libro.
(_Gazz. del Popolo_ di Torino).
_Il lettore della Principessa_ è ricco di belle e nuove pagine.
(_Capitan Fracassa_).
Nel _Lettore della Principessa_ mi è parso di trovare un'impronta
più viva e marcata nei caratteri, una delimitazione più perfetta di
sentimento, un corso più animato e violento di passioni, che hanno
finito col render più attraente e interessante l'intreccio. — Non mi
si dica, che i tipi sono fuggevoli e presto dimenticabili. —
Basterebbe a provare il contrario, quello bellissimo e fiero di
Lucio Gualandi il lettore, del cardinal Savarelli, “uno dei sette
che, campassero pur cent'anni, non diventeranno mai papa„ della
principessa donna Clara di Valgrana, di donna Ersilia la fanciullona
“dai grandi occhi incantati da eterna educanda,„ dell'avvocato
Verdini — tutti disegnati con rapidità e vigoria, dietro a cui si
schierano delicatamente lumeggiati gli altri di donna Erminia e di
don Alessandro di Barga, del conte di Loewenstein, di Pecchioli, di
Barberina e di Alice.
A. G. BIANCHI (_Pungolo della Domenica_).
A mio modesto avviso _Casa Polidori_ è senza dubbio uno dei suoi
migliori lavori.
(_L'Alabarda_).
La trama di “Casa Polidori„ è semplice, ma condotta con arte
moltissima. Le cose che si narrano non escono dall'ordinario, ma le
sono con bel garbo esposte. Le scene sono improntate di una
naturalezza grande. I personaggi, poi, sono tolti su dalla massa
viva, e come esseri vivi si muovono. In quanto alla forma letteraria
la è del Barrili.... il che vuol dire che è buona.
G. STIAVELLI (_Ateneo italiano_).
_Casa Polidori_ è una casa di Roma, tutta facciata, intonacata di
vanità, entro la quale spicca la figura di una madre affettuosa, la
testina sventata d'una sposina capricciosa, e quella di stucco d'un
giovane marito così poco accorto, così accecato d'amore per la sua
mogliettina che diventa la favola dei circoli del così detto
generone, dove la maldicenza mette presto le ali e dove molto si
pecca e poco si perdona. Ada è fragile come una statuina di terra
cotta del Belliazzi e cede alle seduzioni d'un bellimbusto titolato,
che finisce col buscarsi una sciabolata e a starsene in conseguenza
qualche mesetto a letto col conforto per altro del marito offeso che
nulla sa e nulla immagina.
Per _Casa Polidori_ passano scenette molto gustose; più d'un
dialogo, ne' quali le minuscole preoccupazioni della gente ricca
fannullona sono riprodotte con finezza comica vi divertirà.... I
caratteri sono miniature. Un tipo di madre seria e buona, piacerà
molto alle lettrici buone....
Con garbo delizioso è scritto tutto il libro, che può essere
affidato anche a una ragazza, perchè ogni crudezza è sfuggita; la
beltà di Venere è avvolta d'un velo.
(_Illustrazione Italiana_).
.... La Montanara è un piacevole racconto, scritto in una lingua che
è un ristoro di italianità festevole ed elegante.
(_Gazz. Letteraria_).
_La Montanara_.... è una storia d'amore quale ne può udire
l'orecchio più casto di fanciulla, ma è pieno di fierezza alpestre,
di energia. Comincia in Modena, si continua sull'Apennino, passa un
momento pei campi di battaglia del 59, ha la catastrofe
nell'Ospitale di Sant'Eufemia a Brescia e si compie ancora
sull'Apennino. L'ambiente morale è la vita dell'ex-ducato di Modena,
durante la bassa tirannide dell'ultimo Lorenese. Il principio di
contrasto che dà lo scatto all'elemento drammatico potente nel
romanzo, è il pregiudizio di casta che attraversa l'amore della
Montanara con un discendente dell'antichissima casa dei Malatesti.
La politica non è quasi nemmeno sfiorata nel racconto, ma gli
effetti di infezione generale del governo ducale in mezzo ai sudditi
vi si manifestano nei fatti che ne risultano in attinenza al romanzo
e negli avvenimenti privati onde il romanzo ha vita e forma; questo
elemento vi rappresenta la viltà, la bruttezza sociale, il male
sotto una grande varietà d'aspetti.
La moderazione grande del Barrili, appare in queste che direi parti
sordide della sua storia; egli le attraversa in punta di piedi senza
insudiciarsi, sereno, senz'ira o sdegno irrompente; su tutto
lasciando passare il lavacro di quella sua fluida corrente di
superiorità signorile, di tolleranza elegante, di raffinatezza
letteraria e mondana che non è certo l'ultimo elemento di meritata
voga dei suoi numerosi romanzi.
Intorno alle figure principali e accanto agli avvenimenti
direttamente necessari al romanzo, il Barrili fa vivere, parlare,
agire figure accessorie, e svolge fatti e racconti di scene
secondarie. Nessuno come lui riesce a popolare un romanzo di figure
di fondo ammirabili e variarlo di studi sociali e schizzi di vita
moderna, pieni di verità di animazione e di brio.
C'è un Lesarini che diventerà proverbiale, come il tipo del cavalier
servente a uso moderno. Scena magistrale è una rappresentazione di
gala al teatro Ducale di Parma; e la vita intima dei volontari nel
59 è ritratta a meraviglia.
(_Nazione_ di Firenze).
Il _Ritratto del Diavolo_ è stato tradotto in inglese dal signor E.
Wodehouse, e pubblicato in due volumi quest'anno a Londra dagli editori
Remington and Co. L'_Athenaeum_ ne parla con grandi elogi nella sua
rivista settimanale dei nuovi romanzi:
“The lively, amiable, at times a long-winded _raconteur_ Barrili has
told, after Vasari, the tragic story of the life of Arezzo's great
fresco painter Spinello Spinelli. The tale is well worth reading, if
only for the lively picture it furnishes of the manner and customs
of the painters of the period; and these may be accepted as correct,
for Barrili's strength lies in the historical novel. The translation
is carefully and well done. While being pleasantly readable and
quite English in tone, it yet preserves the frank, naïve manner of
narration which is the marked peculiarity of Barrili's style.„

DEL MEDESIMO AUTORE:
Capitan Dodero (1865). _Settima edizione_ L. 2 —
Santa Cecilia (1866). _Quinta edizione_ „ 2 —
I Rossi e i Neri (1870). _Seconda edizione_ „ 6 —
Il libro nero (1871). _Quarta edizione_ „ 2 —
Le confessioni di Fra Gualberto (1873). _Seconda edizione_ „ 3 —
Val d'Olivi (1873). _Terza edizione_ „ 2 —
Semiramide, racconto babilonese (1873). _Terza edizione_ „ 3 50
La legge Oppia, commedia (1874) „ 1 —
La notte del commendatore (1875). _Seconda edizione_ „ 4 —
Castel Gavone (1875). _Seconda edizione_ „ 2 50
Come un sogno (1875). _Sesta edizione_ „ 3 50
Cuor di ferro e cuor d'oro (1877). _Terza edizione_ „ 3 50
Tizio Caio Sempronio (1877). _Seconda edizione_ „ 3 —
L'olmo e l'edera (1877). _Ottava edizione_ „ 3 50
Diana degli Embriaci (1877). _Seconda edizione_ „ 3 —
La conquista d'Alessandro (1879). _Seconda edizione_ „ 4 —
Il tesoro di Golconda (1879). _Seconda edizione_ „ 3 50
La donna di picche (1880). _Seconda edizione_ „ 4 —
L'undecimo Comandamento (1881). _Seconda edizione_ „ 3 —
Il ritratto del diavolo (1882). _Seconda edizione_ „ 3 —
Il biancospino (1882). _Seconda edizione_ „ 4 —
L'anello di Salomone (1883). Seconda edizione „ 3 50
O tutto o nulla (1883). _Seconda edizione_ „ 3 50
Fior di Mughetto (1883). _Quarta edizione_ „ 3 50
Dalla rupe (1884). _Seconda edizione_ „ 3 50
Il conte Rosso (1884). _Seconda edizione_ „ 3 50
Amori alla macchia (1881). _Seconda edizione_ „ 3 50
Monsù Tomè (1885) „ 3 50
Il lettore della principessa (1885) „ 4 —
Casa Polidori (1886) „ 4 —
La montanara (1886) „ 4 —
Lutezia (1878). _Seconda edizione_ „ 2 —
Victor Hugo, discorso (1885) „ 2 50
IN PREPARAZIONE:
_La spada di fuoco._
_La signora Autari, storia inverisimile._
_Uomini e bestie, racconti d'estate._
_Il giudizio di Dio._
_Il merlo bianco._

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