Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi - 72
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accompagnato, tornati al quartiere _indussero_ tanto me che l'altro
servitore Luigi Armannini ad andare noi pure in quel Forte a continuare
il nostro servizio presso al signor Guerrazzi, _lusingandoci che dopo
due o tre giorni quando in ispecie fosse stato un poco quietato il
Popolo, che faceva chiasso, e minacciava di morte il signor Guerrazzi,
saremmo usciti_.
[749] Quantunque io creda fermamente, che gli Ufficiali di questo corpo
non possano essere confusi co' loro ribaldi soldati, i quali a questa
ora saranno stati espulsi di certo, pure io dichiaro, che il contegno
loro fu quale si conviene a persone onorate. Questo poi io dico perchè
è vero, e non per vili riguardi, e penso che cotesti bravi Ufficiali mi
crederanno.
[750] «Illustrissimo Signore.
«Al seguito della richiesta di V. S. Illustriss.a a mia cura inoltrata
al Ministro di Giustizia e Grazia, ricevo commissione di parteciparle
che le Carte e Documenti esistenti negli Archivii delle RR. Segreterie,
da esaminarsi nello interesse della nota causa di Perduellione, sono
posti a disposizione del Tribunale Istruente, e perciò il Ministro
incaricato potrà presentarsi a tale uopo, ogni qualvolta lo creda
opportuno, dirigendosi per migliore indicazione al signor Segretario
aggiunto del Ministero dell'Interno, Ottavio Andreucci.
«Frattanto con distinta stima ho il pregio di confermarmi,
«Di V. S. Illustrissima,
«Devotiss. e Obbligatiss. Servitore
«A. LORINI.
«Dall'Uffizio del Regio Procuratore di Firenze, li 11 giugno 1849.
(Ricevuta il 12 detto.)
«Al Signor Giudice Direttore degli Atti Criminali.»
«_N. B._ Il sottoscritto Ministro, appena passatagli la presente
Officiale, essendosi, per l'oggetto di che in essa, trasferito al
Ministero dell'Interno presso il signor Segretario aggiunto Avvocato
Andreucci, e successivamente, di concerto con lui, a quello di
Giustizia e Grazia, è rimasto quivi stabilito che a sua cura si
sarebbero riunite le Carte e Documenti di che si parla in questa
medesima Officiale, ed esistenti negli Archivii delle RR. Segreterie ed
altrove, per esserne poi fatta la trasmissione al Tribunale Istruente.
«DINI.»
(_RISERVATISSIMA._)
«Illustrissimo Signore,
«Quest'Uffizio accompagna a V. S. Illustrissima numero 36 Documenti,
la maggior parte lettere originali, più Nº 12 Ricevute e riscontri di
pagamento parimente originali, e Nº 10 Minute di Dispacci telegrafici,
perchè ne sia fatto l'uso di ragione nella Causa di Perduellione costì
pendente.
«Vi troverà annessa una nota di riscontro, che firmata vorrà tornarmi
nell'accusare il ricevimento di quanto sopra. E mi pregio segnarmi con
distinta stima,
«Di V. S. Illustrissima,
«Devotissimo Servitore
«F. FORTINI ff.
«Dalla Residenza del Regio Procuratore Generale alla Corte R. di
Firenze, li 10 settembre 1849. (Ricevuta il dì 11 settembre.)
«Al Signor Giudice Direttore degli Atti Criminali di Firenze.»
Alle istanze del Guerrazzi poi l'Accusa sentite come rispondeva:
«Il Regio Procuratore Generale,
«Vista la presente istanza defensionale nell'interesse di Francesco
Domenico Guerrazzi;
«Attesochè non sia nelle facoltà dei Tribunali di ordinare che sieno
aperti e posti a disposizione dei terzi, ec. — ancorchè Difensori,
ec. — gli Archivii contenenti il Carteggio e le Corrispondenze
del Ministero ec., e si ritenga solo ammissibile la domanda di
comunicazione di certi Documenti relativi a certi fatti perchè abbiano
rilevanza in causa ec.;
«È di parere che la istanza medesima non debba essere accolta, ec.
«Fatto li 11 ottobre 1850.
«BICCHIERAI.»
[751] Il Marchese di Pomeras nell'11 novembre 1671, condannato a
morte, passando per Laval assistè al suo supplizio, e molto si dolse
col pittore, che assai male ne aveva rappresentato la effigie; la sera
poi andò a cenare, e a dormire col Giudice, che lo aveva condannato.
Lo narra la Contessa di Sévigné. — (Fletcher, _I grandi giorni
dell'Avernia. — Revue des Deux Mondes_, Tome 11e, Paris, pag. 21.)
[752] Cavaliere Senatore Professor Giovanni Resini. _Biografia del
Prof. Pietro Obici_. Pisa, Nistri, 1851, pag. 6.
[753] Nelson raccomandò nel suo testamento Emma, la Erodiade della
tradita capitolazione Ruffo, al Governo inglese, ma questo ricompensò
tutti i membri della sua famiglia, e passò in oblio Emma Hamilton la
mala femmina, come quella che lo aveva spinto a disonorare una vita
tutta gloria con azione vituperosa. — (_Vita di Nelson._ Rev. Brit.
Tomo VII, p. 117.)
[754] Come in questa seconda, e troppo più iniqua replica.
[755] Come in questa seconda, e troppo più iniqua replica!
[756] Alexandre Dumas, _Impressions de Voyage_
[757] Querini. _Vita di Carlo Zeno_.
[758] Questo Documento occorre fra quelli, che l'Accusa non ha reputato
di suo _interesse_ stampare nel _mostruoso_ Volume.
[759] «Mirifica procuratione abjectissimum negotium pro amplissimo
ornamento expedendum Thebanis reddidit.» — (Valerio Massimo, _Factorum
Dictorumque memorabilium_, Lib. III, cap. 7.)
[760] Il condannato alla galera a vita, poichè vi aveva consumato 30
anni, domandava e otteneva per benigna consuetudine la grazia della
rimanente pena. SE venisse rispettata, il maximum dell'_Ergastolo_ non
_dovrebbe_ passare 22 anni e mezzo; la Casa di Forza non _dovrebbe_
prolungarsi oltre i 4 anni e mezzo; e quella di Detenzione non
_dovrebbe_ durare più di un anno; ma non è così in pratica; e mi dicono
perfino di condannati alla Casa di Forza a 97 mesi. — Se le cose stanno
come mi suppongono, parrebbe, che grande incertezza governasse tanto
importante soggetto.
[761] «_Il Nuovo Messia, la sua legge e i suoi discepoli, o le
Rivoluzioni nella Penisola italica spiegate per mezzo delle loro cause.
Catechismo morale-polilico-teorico-pratico, estratto dalle opere del
sig. Guerrazzi avvocato livornese; del Padre Pasquale Cappuccino nel
Convento di Gibilmanna in Sicilia. Traduzione dal Francese. Firenze
1849_.» Tale è il titolo di una opera di 12 pagine! — O uomini di
Mindia, diceva Diogene vedendo le porte sperticate di cotesta terra,
chiudete le porte, che non abbia a scappare la città!
[762] «_La Italia. Storia di due anni 1848-1849, scritta da C. Augusto
Vecchi; — dedicata ai Forti, alle Madri, e alle Vergini innamorate_.»
(_Torino. C. Perrin_, 1851.)
[763] Citando a memoria commetto alcuni errori, che sono emendati da
quanto vengo esponendo qui oltre.
[764] E non è vero.
[765] Senza ira, come senza rancore: riuscì a voi salvare la Repubblica
Romana?
[766] Questo mettere a un mazzo Guicciardino e Machiavello non a
giudizioso. Chiunque però si faccia a governare gli Stati con sicurezza
di sbagliare meno che può, forza è che adoperi il modo sperimentale di
considerare le umane cose da cotesti due politici gravissimi insegnato.
Altro è il modo di esaminare, ed altro lo scopo: quello è l'arnese, e
questo è la opera. Lo scopo ai dì nostri diversifica assai da quello
dei tempi del Machiavello; il modo di esaminare è ottimo ancora al
presente, perchè fondato sopra la esperienza.
[767] Le manifestazioni, che mi vedeva fare dintorno, davvero non mi
ricordavano punto nè Leonida, nè Pietro Micca, nè il vescovo Germanos.
Molti dei prodi giovani erano morti!... — Altri accorsero alla
voce nostra per difendere la Patria, ma ohimè! inesperti, e neppure
moltissimi, male potevano avventurarsi in campagna aperta; soccorsi, e
confortati dal consenso universale, avrebbero potuto guardare i posti
alla frontiera, e salvare l'onore; di più non credo, nè altri può
credere con fondamento, che potessero fare.
[768] Forse per avere scritto romanzi e poesie si ha da crederebbe si
possa fare la guerra senza cannoni, e senza soldati? — Intorno alla
virtù dello entusiasmo ho detto altrove; divina cosa ella è, ma non
si possono pretendere prodigi da quella; e questo entusiasmo non ha
bisogno delle perette per sollevarsi; nè il Paese allora era disposto
a dare corpo alle immaginazioni degli esaltati. Nelle opere che leggo,
vedo Filippiche sempre, o nere o rosse; non istorie, nè materia da
storie.
[769] Qui due errori: uno di giudizio; l'altro di fatto. Non è vero,
che il voto universale fosse di unirsi con Roma; non è vero, che
fossero eletti i Deputati a formar parte della Costituente Italiana.
[770] Messa da parte la tumida esagerazione delle parole, e del
concetto di questa scrittura, devo confessare, che la persona meno
acconcia a persuadermi era il signor Maestri, il quale appoggiandosi
agli esaltati del paese, e di fuori, opponeva ai ragionamenti le
fantasie di mente accesa, la violenza, e spesso ancora parole meno che
oneste. Proconsolo sì, non Legato, e la Repubblica Romana ai giorni
nostri non mi pareva tale che potesse o dovesse spedire Popilii.
[771] Voto popolare, è vero; ma non voto universale del Popolo, nè
espresso nei modi convenienti di chi dispone di cosa solenne.
[772] Ministro mi fece il Principe; Membro del Governo Provvisorio le
Camere del Parlamento Toscano, e il Popolo; Partiti opposti io non
blandii: fummo d'accordo a consultare il voto universale; e questo
difesi. I Repubblicani presentendo sfavorevole il voto universale si
sforzarono strascinare il Popolo, o metterlo in compromesso tale, che
non potesse più tornare addietro; e queste sono male arti, e in tutti
così, rossi come neri.
[773] Lo Scrittore servendo al Partito giudica senza esame: egli non ha
mai letto i miei Scritti _politici_. Appena vennero i tempi opportuni
per occuparmi _praticamente_ delle cose del Paese, l'_Apologia_ prova
come sempre le Dottrine Costituzionali sostenessi.
[774] Amo il Popolo davvero, e quindi aborro prevalermi della sua
esaltazione per perderlo: tutti desidereremmo la Italia unita in una
sola Nazione, ma questo non importa già che nutrendo simile desiderio
l'uomo politico deva rigettare il bene possibile, per tenere dietro a
cosa, che i tempi non consentivano nè gli uomini.
[775] Richelieu scrisse tragedie, Canning poesie, Martinez della
Rosa commedie, nè penso che governassero gli Stati con le loro opere
letterarie. Lo Autore può scrivere quello che vuole: il Ministro
fa quello che deve; e le reti dello Ambasciatore sono prette
immaginazioni; e chi sia questo Ambasciatore dalle _mille_ miglia non
è facile a comprendersi.
[776] Il Piemonte mi offriva pegno di accomodare probabilmente le
cose d'Italia; la Repubblica Romana a scomodarle sempre più. Qui
nota, lettore; gli _zelanti_ del Piemonte mi accusano propenso alla
Repubblica Romana; gli _zelanti_ Repubblicani propenso al Piemonte!
[777] Volendo reggere col _positivismo_, per necessità dovevo
accostarmi al Partito dei positivi. E ritenute le proposizioni, che
pure va dettando lo Scrittore, — che la fuga del Principe non appresi
per cosa di grave momento, e vidi sempre in lui il filo per uscire dal
laberinto; — che fui oppositore costante alla Unificazione con Roma,
in ispecie a quel misleale bandirla, e lasciare poi alla Costituente
la _libertà_ del ratificarla; — che giunto al Potere ebbi modo a fare
proclamare la Repubblica, e non volli; — che propenso al Piemonte
erami spino negli occhi la Repubblica Romana; — che la Unificazione
con Roma prima della battaglia di Novara per non increscere a Piemonte
respinsi, e dopo per evitare, come credeva, la invasione straniera; —
che finalmente i Repubblicani avrebbero dovuto mettermi in prigione: —
ritenute tutte queste proposizioni, non mi sembra che stia a martello
supporre che volessi rendermi necessario a tutti i Partiti; almeno
del Repubblicano non diventavo benemerito; ma Partito e Logica non
si sposeranno mai. Il signor Rusconi ha voluto fare di me la seconda
edizione di lord Ashley, che poi fu conte di Shaftesbury, ed uno del
Ministero Cabal sotto Carlo II; ma egli ha mancato di avvertire come
questo uomo insigne per improbità politica non si opponeva mai ai
Partiti, bensì si gettava in balía di quello, che più gli appariva
zelato, e promosso dal Popolo. Parteggiò col Cronvello finchè visse, e
dopo la sua morte attese ad unirsi alle fortune della Restaurazione.
Salcio sempre, e ferro mai; così stette a galla sempre; ma, ripeto,
Logica e Partito non sono _destinati_ a sposarsi. (Vedi Hume, _Storia
d'Inghilterra_, Capitolo 65.)
[778] E prima, e dopo lo infortunio di Novara, pretesi che con buona
fede s'interrogasse la universalità dei Toscani sopra le sorti del
Paese. Tutto è qui; la mia anima non si noleggia ai Partiti, e la
mia rettitudine per scilocco o tramontana non varia. Il Paese doveva
consultarsi; anche i Repubblicani ne andarono d'accordo: dunque il voto
universale doveva rispettarsi, e aspettarsi: poi i Repubblicani il voto
universale pretesero non rispettare nè aspettare; ma allora, era il
Popolo, o un Partito, che voleva imporre la Repubblica?
[779] Questo è vaniloquio. L'onore dell'uomo di Stato consiste nel
procurare il maggior bene, e nello evitare più che possa mali al suo
Paese. Noi non avevamo a sostenere per punto di onore la Repubblica,
perchè non l'avevamo proclamata.
[780] Chi mi fa rimprovero di non essere morto, quantunque Ministro di
Repubblica, prima di tutto è _vivo_! Ciò posto, dirò: appunto perchè
conoscevo i sentimenti del Popolo aborrii di eccitarlo, e strascinarlo
come si pretendeva; invece di salvare me solo nello esizio di tutti,
operai in modo da salvare gli _altri_ e perdere _me solo_. — Il signor
Rusconi, che fu Ministro, dovrebbe sapere, che i Ministri non si
dilettano a immaginare, ma a raccogliere i fatti, e su quelli fondare
i giudizii e le azioni; chi altramente fa, sè perde ed altrui.
[781] Il Dottore Maestri pur troppo si atteggiava, come ho detto, a
Proconsolo, piuttostochè a Ministro di Stato amico. Lascio considerare
se le sue teorie fossero accettabili: mettere a cimento la salute di
un Popolo per principii, che appartenevano ad un Partito violento sì,
ma in minorità nel Paese, non è probità di cittadino, bensì opera di
fazioso. Il signor Rusconi pensa accusarmi, e, se non isbaglio, fa la
mia apologia. Io che sono uomo all'antica, per esempio, credo, che il
Popolo si accomoderebbe più volentieri con un Re come Enrico IV, che
s'ingegnava a fare in modo che tutte le domeniche avesse la gallina
in pentola, che col signor Rusconi, il quale s'ingegnerebbe a farlo
impiccare per la maggiore gloria ed esaltazione della Repubblica.
[782] Il sig. Rusconi erra: non io accettai, ma il signor Montanelli
accolse le trattative sopra 8 punti come si è veduto nella Apologia;
ed in questo fummo discordi, sicchè egli mi lasciò a discutere solo il
negozio con lo insistentissimo signor Maestri: la violenza di questo
Signore giunse a tale, che io scrissi a Roma, lo avrei fatto scortare
ai confini se non si richiamava, e mi fu promesso. — Tutto per forza,
e sempre hanno preteso da me e da altrui. — Finchè non incontrano
opposizione essi sono larghi di blande parole, ma se taluno si avvisa
contradirli indracano, violentano, e oltraggiano..... come tutti i
Partiti in generale, senza eccezione di alcuno.
[783] Non dica il _Popolo_, ma la parte del Popolo, che unita ai non
Toscani dominava tiranna in quel momento. E in quanto a _sincerità_, io
non aveva promesso nulla.
[784] Fu parlato di cambio di milizie, ma il Governo di Roma voleva
mandare Volontarii, ed io non gli accettai. — Quello che più importava
era la difesa comune; invitato a inviare per questo scopo ufficiali
a Bologna, gli mandai, e non trovarono nessuno! — Questo fatto mi
somministrò la misura della concludenza delle proposte fattemi. Il
signor Berti Pichat venne da Bologna portando carta del Governo per
farne danaro con qualunque sagrifizio; e questo fatto mi somministrò la
misura dei termini ai quali si trovava ridotta la finanza romana, che
si voleva mescolare con la nostra. Delle proposizioni senza ambiguità
dissi avrei accettato quelle, che per giudizio del Consiglio di Stato
non avrebbero pregiudicato la libertà del voto del Popolo Toscano.
Giudicate come vi pare, ma narrate secondo la verità e la rettitudine.
I passi ce gli spianava pur troppo la Repubblica Romana, ma bisogna
andare prima d'accordo sul dove ella ce gli spianava.
[785] Non è vero: fu affrettata quanto più si potè, nè si poteva
fare in meno tempo; assolvendo perfino da talune formalità, che pure
sembravano necessarie; e gli Atti del Governo riferiti dal _Monitore_,
e dall'_Accusa_ nel Volume dei Documenti, ne fanno piena testimonianza.
[786] Non feci io il Discorso di apertura, nè lo lessi: lo scrisse e lo
lesse il signor Montanelli. Consideri il signor Rusconi, che con tanta
inesattezza non si giudica, nè si condanna.
[787] Anche questo non è vero; dimostrando la difficoltà, che il
Popolo Toscano aderisse alla Unificazione, gli diceva che non avrebbe
acconsentito a perdere i vantaggi di Stato a parte; e che gl'interessi
materiali non si possono ad un tratto distruggere: ma è proprio una
miseria parlare di questi negozii ai Repubblicani socialisti, i quali
presumono condurci alla ricchezza universale traverso il fallimento
universale. Il signor Rusconi è socialista, e sul principio della sua
opera, senza pietà neanche pei suoi amici, li dichiara apertamente
ignoranti tutti; pensiamo un po' che cosa dovessi parergli io, che non
sono dei suoi! Ma perchè anche egli non ha esposto il suo _balsamo_ per
sanare i mali della Società? — Questi uomini siffatti di dura cervice
non vogliono capire come invano si strascinino Popoli a cose a cui
reluttino. Sia male o bene la vitalità municipale in Italia qui non
importa discorrere, ma la pretensione di passare la spugna sopra la
medesima è follia. Sicilia e Venezia pure allegavano le stesse ragioni
per ricusarsi alla Unificazione, e il Rusconi si arrovella contro gli
uomini che gli palesavano queste repugnanze nazionali. Le idee fisse
generano questo male, che vedendosi un lato solo della quistione, gli
altri non si vogliono guardare, e si termina col non capire più nulla.
— Intorno poi ai motivi del differire a proclamare la Repubblica,
mostrai essere semplicissimi, e consistere nel non volerla i Toscani, e
nel pretendere (e qui errai) che anche i Partitanti della Repubblica,
oppressi dalla evidenza dei fatti da me e da altri in cotesto tempo
raccolti, se ne persuadessero.
[788] Ripeto, che il Discorso non fu mio; fu composto, e letto
dal signor Montanelli. Con tanta inesattezza probità non consente
giudicare.
[789] Anzi cospirava a rovesciarmi: ma una volta la Costituente Toscana
riunita, io era sottoposto; e quando una Assemblea uscita dal _voto
universale_ non voleva intendere di Repubblica e di Unificazione,
si ha da credere che esprimesse il parere della maggiorità della
nazione, e lo esprimeva. Se non è così, voto universale che significa?
_Votate liberissimamente come vogliamo noi_; non era un po' questa la
pretensione repubblicana?
[790] Quanto sia vero questo, si è veduto.
[791] L'Assemblea conoscendo le mie intenzioni mi prescelse, e non _mi
disfeci_. Montanelli desiderò andare altrove perchè conosceva a prova
la inanità delle pretensioni repubblicane, anzi socialistiche, e si
partì amico da me, nè crede adesso, che io gli abbia fatto torto.
[792] Falso anche questo: furono i partigiani del signor Rusconi che
_a forza vollero pubblico_ questo rapporto, e lo ebbero secondo la
_verità_. Forse era falso? — Può dirlo falso il signor Rusconi? E se
fu, com'era, vero, dovevo io mentire all'Assemblea, che _ordinò_ le si
dicesse pubblicamente la verità, proponente Pigli? Così non si giudica
con probità.
[793] Che io al desiderio del Montanelli compiacendo consentissi
ad allontanarlo, è vero; ma che io lo allontanassi con forza o con
astuzia, non è vero. Montanelli conobbe inevitabile la Restaurazione,
la volle operata secondo il mio concetto; e amò andare lontano per
salvarsi dalle quotidiane molestie degli amici del signor Rusconi.
[794] Qui occorrono spropositi quante parole. Io volli nulla, ripeto;
volli quello che al Popolo piacque, pacato e illuminato sopra i
suoi interessi. La unione al Piemonte è un sogno. Il Granduca poteva
tornare senza armi straniere, se la resistenza di Livorno non era;
e Livorno non avrebbe resistito (e lo dichiarò), se il Municipio
Fiorentino avesse accettata l'adesione dell'Assemblea Costituente; e
se il Principe voleva assicurarsi con un polso di armati, una Legge
votata gli dava facoltà di condurre 5000 uomini da potenza amica, e
costituzionale, e non vi sarebbe stato bisogno di chiamare, o forse,
come credo piuttosto (nonostante le apparenze contrarie), sopportare
gli Austriaci. E le mie risoluzioni perchè non dovevano essere _leali_?
Non è egli desso quegli che dichiara non avere voluto io mai la
Repubblica? aver potuto bandirla, ed essermi opposto prima e dopo la
sventura di Novara? Dunque, in che, e come non erano _leali_? Questi
Procuratori _Regii_, repubblicani, o no, ragionano tutti ad un modo.
[795] Ai Corpi Lombardi; che venivano per mare, facevo osservare come
fosse più giudizioso proseguire per quella via fino a Civitavecchia, —
e meno che al signor Rusconi, a tutti parrà, com'è, così; agli altri
che si presentarono dalla parte di terra fu data abilità a passare,
ed ebbero soccorsi. Non sono stato mai così stupido da credere alla
gratitudine degli uomini: ho pensato a fare il mio dovere, e basta.
Io poi sono di quelli, che non vedono che gloria sia innalzare una
bandiera per abbandonarla subito nel sangue e nel fango; i tentativi
insensati scemano il credito e tolgono il coraggio. I Toscani furono
eccitati a difendere le frontiere, e lo hanno dimostrato i Documenti.
La difesa per salvare l'onore si sarebbe fatta, ed anche per dare
motivo alla diplomazia di tenere lontano lo straniero; _di più non
credo_; ma ci voleva tempo. — Il signor Rusconi appartiene alla scuola
di coloro, che danno allo entusiasmo la virtù dei denti del serpente di
Cadmo. Venezia prima che si dichiarasse Repubblica non difese forse la
sua Indipendenza? Falsare il vero non è virtù da Repubblicano, che io
sappia.
[796] Dai solenni svarioni intorno a quanto avvenne in Firenze nell'11
aprile, e che tutti conoscono, si argomenti la esattezza e la probità
dello Scrittore. Così Scrittori _neri_ e _rossi_, indemoniati dal
maligno spirito di Parte, alterano i fatti, o gl'immaginano, falsano
i giudizii, buona fede e morale e onestà calpestano per servire ai
proprii furori. Anch'essi faranno bene, perchè insegneranno ai Popoli
il fastidio delle esagerazioni, e porranno in credito il linguaggio
sincero, sperimentato ed esatto, che si desidera dalla gravità delle
cose, e di cui i nostri padri ci lasciarono nobili documenti, a modo di
esempio il Machiavelli (che il signor Rusconi disprezza) nei Discorsi
su le Deche di Tito Livio.
[797] Tutto questo è un finimondo di bugie.
[798] Cioè dai Repubblicani; ed ecco come è consentaneo seco lo Autore,
che io volevo rendermi necessario a tutti i Partiti. Il Partito vinto
mi voleva mettere in prigione! il vittorioso mi ci ha messo. Raccomando
la Storia del Dottore.
[799] Come! Poco sopra i miei scritti predicano il _sagrificio, la
gloria, la Repubblica_ ec. — Adesso porto il _pessimismo_ dei miei
_scritti_ nel Governo. — E con questa coerenza ed esattezza si scrivono
Storie! Machiavelli, e Guicciardini, bisogna dire, che le scrivevano
con più fondamento.
[800] Il signor Rusconi mi darebbe diritto di recriminare intorno alla
falsità dei suoi fatti, e alla fallacia, per non dire peggio, dei suoi
giudizii, ma le condizioni fra noi sono diverse; egli è _tristamente_
esule, io _beatamente_ prigione, e sotto processo. Renunzio a questo
diritto per augurargli però miglior mente, e miglior cuore: miglior
mente, per astenersi dal dettare scritture che sono una contradizione
perpetua fra loro, e ponderare con più gravità quanto gli sfugge
dalla bocca; perchè se il parlare (e si vede) poco gli costa, tacere
gli costerebbe anche meno; — migliore cuore, onde comprenda quanto
sia disonesto gravare la reputazione di chi non può, come vorrebbe,
difendersi, e sta in carcere, scontando le insanie o le perfidie
altrui.
[801] Ovidio, _de Remedio Amoris_, libro I.
[802] Documenti, pag. 448, 511, 513, 514, 525. — A Livorno Piemontesi
furono coloro, che le armi del Console sardo abbatterono. — (Ivi, pag.
513.)
servitore Luigi Armannini ad andare noi pure in quel Forte a continuare
il nostro servizio presso al signor Guerrazzi, _lusingandoci che dopo
due o tre giorni quando in ispecie fosse stato un poco quietato il
Popolo, che faceva chiasso, e minacciava di morte il signor Guerrazzi,
saremmo usciti_.
[749] Quantunque io creda fermamente, che gli Ufficiali di questo corpo
non possano essere confusi co' loro ribaldi soldati, i quali a questa
ora saranno stati espulsi di certo, pure io dichiaro, che il contegno
loro fu quale si conviene a persone onorate. Questo poi io dico perchè
è vero, e non per vili riguardi, e penso che cotesti bravi Ufficiali mi
crederanno.
[750] «Illustrissimo Signore.
«Al seguito della richiesta di V. S. Illustriss.a a mia cura inoltrata
al Ministro di Giustizia e Grazia, ricevo commissione di parteciparle
che le Carte e Documenti esistenti negli Archivii delle RR. Segreterie,
da esaminarsi nello interesse della nota causa di Perduellione, sono
posti a disposizione del Tribunale Istruente, e perciò il Ministro
incaricato potrà presentarsi a tale uopo, ogni qualvolta lo creda
opportuno, dirigendosi per migliore indicazione al signor Segretario
aggiunto del Ministero dell'Interno, Ottavio Andreucci.
«Frattanto con distinta stima ho il pregio di confermarmi,
«Di V. S. Illustrissima,
«Devotiss. e Obbligatiss. Servitore
«A. LORINI.
«Dall'Uffizio del Regio Procuratore di Firenze, li 11 giugno 1849.
(Ricevuta il 12 detto.)
«Al Signor Giudice Direttore degli Atti Criminali.»
«_N. B._ Il sottoscritto Ministro, appena passatagli la presente
Officiale, essendosi, per l'oggetto di che in essa, trasferito al
Ministero dell'Interno presso il signor Segretario aggiunto Avvocato
Andreucci, e successivamente, di concerto con lui, a quello di
Giustizia e Grazia, è rimasto quivi stabilito che a sua cura si
sarebbero riunite le Carte e Documenti di che si parla in questa
medesima Officiale, ed esistenti negli Archivii delle RR. Segreterie ed
altrove, per esserne poi fatta la trasmissione al Tribunale Istruente.
«DINI.»
(_RISERVATISSIMA._)
«Illustrissimo Signore,
«Quest'Uffizio accompagna a V. S. Illustrissima numero 36 Documenti,
la maggior parte lettere originali, più Nº 12 Ricevute e riscontri di
pagamento parimente originali, e Nº 10 Minute di Dispacci telegrafici,
perchè ne sia fatto l'uso di ragione nella Causa di Perduellione costì
pendente.
«Vi troverà annessa una nota di riscontro, che firmata vorrà tornarmi
nell'accusare il ricevimento di quanto sopra. E mi pregio segnarmi con
distinta stima,
«Di V. S. Illustrissima,
«Devotissimo Servitore
«F. FORTINI ff.
«Dalla Residenza del Regio Procuratore Generale alla Corte R. di
Firenze, li 10 settembre 1849. (Ricevuta il dì 11 settembre.)
«Al Signor Giudice Direttore degli Atti Criminali di Firenze.»
Alle istanze del Guerrazzi poi l'Accusa sentite come rispondeva:
«Il Regio Procuratore Generale,
«Vista la presente istanza defensionale nell'interesse di Francesco
Domenico Guerrazzi;
«Attesochè non sia nelle facoltà dei Tribunali di ordinare che sieno
aperti e posti a disposizione dei terzi, ec. — ancorchè Difensori,
ec. — gli Archivii contenenti il Carteggio e le Corrispondenze
del Ministero ec., e si ritenga solo ammissibile la domanda di
comunicazione di certi Documenti relativi a certi fatti perchè abbiano
rilevanza in causa ec.;
«È di parere che la istanza medesima non debba essere accolta, ec.
«Fatto li 11 ottobre 1850.
«BICCHIERAI.»
[751] Il Marchese di Pomeras nell'11 novembre 1671, condannato a
morte, passando per Laval assistè al suo supplizio, e molto si dolse
col pittore, che assai male ne aveva rappresentato la effigie; la sera
poi andò a cenare, e a dormire col Giudice, che lo aveva condannato.
Lo narra la Contessa di Sévigné. — (Fletcher, _I grandi giorni
dell'Avernia. — Revue des Deux Mondes_, Tome 11e, Paris, pag. 21.)
[752] Cavaliere Senatore Professor Giovanni Resini. _Biografia del
Prof. Pietro Obici_. Pisa, Nistri, 1851, pag. 6.
[753] Nelson raccomandò nel suo testamento Emma, la Erodiade della
tradita capitolazione Ruffo, al Governo inglese, ma questo ricompensò
tutti i membri della sua famiglia, e passò in oblio Emma Hamilton la
mala femmina, come quella che lo aveva spinto a disonorare una vita
tutta gloria con azione vituperosa. — (_Vita di Nelson._ Rev. Brit.
Tomo VII, p. 117.)
[754] Come in questa seconda, e troppo più iniqua replica.
[755] Come in questa seconda, e troppo più iniqua replica!
[756] Alexandre Dumas, _Impressions de Voyage_
[757] Querini. _Vita di Carlo Zeno_.
[758] Questo Documento occorre fra quelli, che l'Accusa non ha reputato
di suo _interesse_ stampare nel _mostruoso_ Volume.
[759] «Mirifica procuratione abjectissimum negotium pro amplissimo
ornamento expedendum Thebanis reddidit.» — (Valerio Massimo, _Factorum
Dictorumque memorabilium_, Lib. III, cap. 7.)
[760] Il condannato alla galera a vita, poichè vi aveva consumato 30
anni, domandava e otteneva per benigna consuetudine la grazia della
rimanente pena. SE venisse rispettata, il maximum dell'_Ergastolo_ non
_dovrebbe_ passare 22 anni e mezzo; la Casa di Forza non _dovrebbe_
prolungarsi oltre i 4 anni e mezzo; e quella di Detenzione non
_dovrebbe_ durare più di un anno; ma non è così in pratica; e mi dicono
perfino di condannati alla Casa di Forza a 97 mesi. — Se le cose stanno
come mi suppongono, parrebbe, che grande incertezza governasse tanto
importante soggetto.
[761] «_Il Nuovo Messia, la sua legge e i suoi discepoli, o le
Rivoluzioni nella Penisola italica spiegate per mezzo delle loro cause.
Catechismo morale-polilico-teorico-pratico, estratto dalle opere del
sig. Guerrazzi avvocato livornese; del Padre Pasquale Cappuccino nel
Convento di Gibilmanna in Sicilia. Traduzione dal Francese. Firenze
1849_.» Tale è il titolo di una opera di 12 pagine! — O uomini di
Mindia, diceva Diogene vedendo le porte sperticate di cotesta terra,
chiudete le porte, che non abbia a scappare la città!
[762] «_La Italia. Storia di due anni 1848-1849, scritta da C. Augusto
Vecchi; — dedicata ai Forti, alle Madri, e alle Vergini innamorate_.»
(_Torino. C. Perrin_, 1851.)
[763] Citando a memoria commetto alcuni errori, che sono emendati da
quanto vengo esponendo qui oltre.
[764] E non è vero.
[765] Senza ira, come senza rancore: riuscì a voi salvare la Repubblica
Romana?
[766] Questo mettere a un mazzo Guicciardino e Machiavello non a
giudizioso. Chiunque però si faccia a governare gli Stati con sicurezza
di sbagliare meno che può, forza è che adoperi il modo sperimentale di
considerare le umane cose da cotesti due politici gravissimi insegnato.
Altro è il modo di esaminare, ed altro lo scopo: quello è l'arnese, e
questo è la opera. Lo scopo ai dì nostri diversifica assai da quello
dei tempi del Machiavello; il modo di esaminare è ottimo ancora al
presente, perchè fondato sopra la esperienza.
[767] Le manifestazioni, che mi vedeva fare dintorno, davvero non mi
ricordavano punto nè Leonida, nè Pietro Micca, nè il vescovo Germanos.
Molti dei prodi giovani erano morti!... — Altri accorsero alla
voce nostra per difendere la Patria, ma ohimè! inesperti, e neppure
moltissimi, male potevano avventurarsi in campagna aperta; soccorsi, e
confortati dal consenso universale, avrebbero potuto guardare i posti
alla frontiera, e salvare l'onore; di più non credo, nè altri può
credere con fondamento, che potessero fare.
[768] Forse per avere scritto romanzi e poesie si ha da crederebbe si
possa fare la guerra senza cannoni, e senza soldati? — Intorno alla
virtù dello entusiasmo ho detto altrove; divina cosa ella è, ma non
si possono pretendere prodigi da quella; e questo entusiasmo non ha
bisogno delle perette per sollevarsi; nè il Paese allora era disposto
a dare corpo alle immaginazioni degli esaltati. Nelle opere che leggo,
vedo Filippiche sempre, o nere o rosse; non istorie, nè materia da
storie.
[769] Qui due errori: uno di giudizio; l'altro di fatto. Non è vero,
che il voto universale fosse di unirsi con Roma; non è vero, che
fossero eletti i Deputati a formar parte della Costituente Italiana.
[770] Messa da parte la tumida esagerazione delle parole, e del
concetto di questa scrittura, devo confessare, che la persona meno
acconcia a persuadermi era il signor Maestri, il quale appoggiandosi
agli esaltati del paese, e di fuori, opponeva ai ragionamenti le
fantasie di mente accesa, la violenza, e spesso ancora parole meno che
oneste. Proconsolo sì, non Legato, e la Repubblica Romana ai giorni
nostri non mi pareva tale che potesse o dovesse spedire Popilii.
[771] Voto popolare, è vero; ma non voto universale del Popolo, nè
espresso nei modi convenienti di chi dispone di cosa solenne.
[772] Ministro mi fece il Principe; Membro del Governo Provvisorio le
Camere del Parlamento Toscano, e il Popolo; Partiti opposti io non
blandii: fummo d'accordo a consultare il voto universale; e questo
difesi. I Repubblicani presentendo sfavorevole il voto universale si
sforzarono strascinare il Popolo, o metterlo in compromesso tale, che
non potesse più tornare addietro; e queste sono male arti, e in tutti
così, rossi come neri.
[773] Lo Scrittore servendo al Partito giudica senza esame: egli non ha
mai letto i miei Scritti _politici_. Appena vennero i tempi opportuni
per occuparmi _praticamente_ delle cose del Paese, l'_Apologia_ prova
come sempre le Dottrine Costituzionali sostenessi.
[774] Amo il Popolo davvero, e quindi aborro prevalermi della sua
esaltazione per perderlo: tutti desidereremmo la Italia unita in una
sola Nazione, ma questo non importa già che nutrendo simile desiderio
l'uomo politico deva rigettare il bene possibile, per tenere dietro a
cosa, che i tempi non consentivano nè gli uomini.
[775] Richelieu scrisse tragedie, Canning poesie, Martinez della
Rosa commedie, nè penso che governassero gli Stati con le loro opere
letterarie. Lo Autore può scrivere quello che vuole: il Ministro
fa quello che deve; e le reti dello Ambasciatore sono prette
immaginazioni; e chi sia questo Ambasciatore dalle _mille_ miglia non
è facile a comprendersi.
[776] Il Piemonte mi offriva pegno di accomodare probabilmente le
cose d'Italia; la Repubblica Romana a scomodarle sempre più. Qui
nota, lettore; gli _zelanti_ del Piemonte mi accusano propenso alla
Repubblica Romana; gli _zelanti_ Repubblicani propenso al Piemonte!
[777] Volendo reggere col _positivismo_, per necessità dovevo
accostarmi al Partito dei positivi. E ritenute le proposizioni, che
pure va dettando lo Scrittore, — che la fuga del Principe non appresi
per cosa di grave momento, e vidi sempre in lui il filo per uscire dal
laberinto; — che fui oppositore costante alla Unificazione con Roma,
in ispecie a quel misleale bandirla, e lasciare poi alla Costituente
la _libertà_ del ratificarla; — che giunto al Potere ebbi modo a fare
proclamare la Repubblica, e non volli; — che propenso al Piemonte
erami spino negli occhi la Repubblica Romana; — che la Unificazione
con Roma prima della battaglia di Novara per non increscere a Piemonte
respinsi, e dopo per evitare, come credeva, la invasione straniera; —
che finalmente i Repubblicani avrebbero dovuto mettermi in prigione: —
ritenute tutte queste proposizioni, non mi sembra che stia a martello
supporre che volessi rendermi necessario a tutti i Partiti; almeno
del Repubblicano non diventavo benemerito; ma Partito e Logica non
si sposeranno mai. Il signor Rusconi ha voluto fare di me la seconda
edizione di lord Ashley, che poi fu conte di Shaftesbury, ed uno del
Ministero Cabal sotto Carlo II; ma egli ha mancato di avvertire come
questo uomo insigne per improbità politica non si opponeva mai ai
Partiti, bensì si gettava in balía di quello, che più gli appariva
zelato, e promosso dal Popolo. Parteggiò col Cronvello finchè visse, e
dopo la sua morte attese ad unirsi alle fortune della Restaurazione.
Salcio sempre, e ferro mai; così stette a galla sempre; ma, ripeto,
Logica e Partito non sono _destinati_ a sposarsi. (Vedi Hume, _Storia
d'Inghilterra_, Capitolo 65.)
[778] E prima, e dopo lo infortunio di Novara, pretesi che con buona
fede s'interrogasse la universalità dei Toscani sopra le sorti del
Paese. Tutto è qui; la mia anima non si noleggia ai Partiti, e la
mia rettitudine per scilocco o tramontana non varia. Il Paese doveva
consultarsi; anche i Repubblicani ne andarono d'accordo: dunque il voto
universale doveva rispettarsi, e aspettarsi: poi i Repubblicani il voto
universale pretesero non rispettare nè aspettare; ma allora, era il
Popolo, o un Partito, che voleva imporre la Repubblica?
[779] Questo è vaniloquio. L'onore dell'uomo di Stato consiste nel
procurare il maggior bene, e nello evitare più che possa mali al suo
Paese. Noi non avevamo a sostenere per punto di onore la Repubblica,
perchè non l'avevamo proclamata.
[780] Chi mi fa rimprovero di non essere morto, quantunque Ministro di
Repubblica, prima di tutto è _vivo_! Ciò posto, dirò: appunto perchè
conoscevo i sentimenti del Popolo aborrii di eccitarlo, e strascinarlo
come si pretendeva; invece di salvare me solo nello esizio di tutti,
operai in modo da salvare gli _altri_ e perdere _me solo_. — Il signor
Rusconi, che fu Ministro, dovrebbe sapere, che i Ministri non si
dilettano a immaginare, ma a raccogliere i fatti, e su quelli fondare
i giudizii e le azioni; chi altramente fa, sè perde ed altrui.
[781] Il Dottore Maestri pur troppo si atteggiava, come ho detto, a
Proconsolo, piuttostochè a Ministro di Stato amico. Lascio considerare
se le sue teorie fossero accettabili: mettere a cimento la salute di
un Popolo per principii, che appartenevano ad un Partito violento sì,
ma in minorità nel Paese, non è probità di cittadino, bensì opera di
fazioso. Il signor Rusconi pensa accusarmi, e, se non isbaglio, fa la
mia apologia. Io che sono uomo all'antica, per esempio, credo, che il
Popolo si accomoderebbe più volentieri con un Re come Enrico IV, che
s'ingegnava a fare in modo che tutte le domeniche avesse la gallina
in pentola, che col signor Rusconi, il quale s'ingegnerebbe a farlo
impiccare per la maggiore gloria ed esaltazione della Repubblica.
[782] Il sig. Rusconi erra: non io accettai, ma il signor Montanelli
accolse le trattative sopra 8 punti come si è veduto nella Apologia;
ed in questo fummo discordi, sicchè egli mi lasciò a discutere solo il
negozio con lo insistentissimo signor Maestri: la violenza di questo
Signore giunse a tale, che io scrissi a Roma, lo avrei fatto scortare
ai confini se non si richiamava, e mi fu promesso. — Tutto per forza,
e sempre hanno preteso da me e da altrui. — Finchè non incontrano
opposizione essi sono larghi di blande parole, ma se taluno si avvisa
contradirli indracano, violentano, e oltraggiano..... come tutti i
Partiti in generale, senza eccezione di alcuno.
[783] Non dica il _Popolo_, ma la parte del Popolo, che unita ai non
Toscani dominava tiranna in quel momento. E in quanto a _sincerità_, io
non aveva promesso nulla.
[784] Fu parlato di cambio di milizie, ma il Governo di Roma voleva
mandare Volontarii, ed io non gli accettai. — Quello che più importava
era la difesa comune; invitato a inviare per questo scopo ufficiali
a Bologna, gli mandai, e non trovarono nessuno! — Questo fatto mi
somministrò la misura della concludenza delle proposte fattemi. Il
signor Berti Pichat venne da Bologna portando carta del Governo per
farne danaro con qualunque sagrifizio; e questo fatto mi somministrò la
misura dei termini ai quali si trovava ridotta la finanza romana, che
si voleva mescolare con la nostra. Delle proposizioni senza ambiguità
dissi avrei accettato quelle, che per giudizio del Consiglio di Stato
non avrebbero pregiudicato la libertà del voto del Popolo Toscano.
Giudicate come vi pare, ma narrate secondo la verità e la rettitudine.
I passi ce gli spianava pur troppo la Repubblica Romana, ma bisogna
andare prima d'accordo sul dove ella ce gli spianava.
[785] Non è vero: fu affrettata quanto più si potè, nè si poteva
fare in meno tempo; assolvendo perfino da talune formalità, che pure
sembravano necessarie; e gli Atti del Governo riferiti dal _Monitore_,
e dall'_Accusa_ nel Volume dei Documenti, ne fanno piena testimonianza.
[786] Non feci io il Discorso di apertura, nè lo lessi: lo scrisse e lo
lesse il signor Montanelli. Consideri il signor Rusconi, che con tanta
inesattezza non si giudica, nè si condanna.
[787] Anche questo non è vero; dimostrando la difficoltà, che il
Popolo Toscano aderisse alla Unificazione, gli diceva che non avrebbe
acconsentito a perdere i vantaggi di Stato a parte; e che gl'interessi
materiali non si possono ad un tratto distruggere: ma è proprio una
miseria parlare di questi negozii ai Repubblicani socialisti, i quali
presumono condurci alla ricchezza universale traverso il fallimento
universale. Il signor Rusconi è socialista, e sul principio della sua
opera, senza pietà neanche pei suoi amici, li dichiara apertamente
ignoranti tutti; pensiamo un po' che cosa dovessi parergli io, che non
sono dei suoi! Ma perchè anche egli non ha esposto il suo _balsamo_ per
sanare i mali della Società? — Questi uomini siffatti di dura cervice
non vogliono capire come invano si strascinino Popoli a cose a cui
reluttino. Sia male o bene la vitalità municipale in Italia qui non
importa discorrere, ma la pretensione di passare la spugna sopra la
medesima è follia. Sicilia e Venezia pure allegavano le stesse ragioni
per ricusarsi alla Unificazione, e il Rusconi si arrovella contro gli
uomini che gli palesavano queste repugnanze nazionali. Le idee fisse
generano questo male, che vedendosi un lato solo della quistione, gli
altri non si vogliono guardare, e si termina col non capire più nulla.
— Intorno poi ai motivi del differire a proclamare la Repubblica,
mostrai essere semplicissimi, e consistere nel non volerla i Toscani, e
nel pretendere (e qui errai) che anche i Partitanti della Repubblica,
oppressi dalla evidenza dei fatti da me e da altri in cotesto tempo
raccolti, se ne persuadessero.
[788] Ripeto, che il Discorso non fu mio; fu composto, e letto
dal signor Montanelli. Con tanta inesattezza probità non consente
giudicare.
[789] Anzi cospirava a rovesciarmi: ma una volta la Costituente Toscana
riunita, io era sottoposto; e quando una Assemblea uscita dal _voto
universale_ non voleva intendere di Repubblica e di Unificazione,
si ha da credere che esprimesse il parere della maggiorità della
nazione, e lo esprimeva. Se non è così, voto universale che significa?
_Votate liberissimamente come vogliamo noi_; non era un po' questa la
pretensione repubblicana?
[790] Quanto sia vero questo, si è veduto.
[791] L'Assemblea conoscendo le mie intenzioni mi prescelse, e non _mi
disfeci_. Montanelli desiderò andare altrove perchè conosceva a prova
la inanità delle pretensioni repubblicane, anzi socialistiche, e si
partì amico da me, nè crede adesso, che io gli abbia fatto torto.
[792] Falso anche questo: furono i partigiani del signor Rusconi che
_a forza vollero pubblico_ questo rapporto, e lo ebbero secondo la
_verità_. Forse era falso? — Può dirlo falso il signor Rusconi? E se
fu, com'era, vero, dovevo io mentire all'Assemblea, che _ordinò_ le si
dicesse pubblicamente la verità, proponente Pigli? Così non si giudica
con probità.
[793] Che io al desiderio del Montanelli compiacendo consentissi
ad allontanarlo, è vero; ma che io lo allontanassi con forza o con
astuzia, non è vero. Montanelli conobbe inevitabile la Restaurazione,
la volle operata secondo il mio concetto; e amò andare lontano per
salvarsi dalle quotidiane molestie degli amici del signor Rusconi.
[794] Qui occorrono spropositi quante parole. Io volli nulla, ripeto;
volli quello che al Popolo piacque, pacato e illuminato sopra i
suoi interessi. La unione al Piemonte è un sogno. Il Granduca poteva
tornare senza armi straniere, se la resistenza di Livorno non era;
e Livorno non avrebbe resistito (e lo dichiarò), se il Municipio
Fiorentino avesse accettata l'adesione dell'Assemblea Costituente; e
se il Principe voleva assicurarsi con un polso di armati, una Legge
votata gli dava facoltà di condurre 5000 uomini da potenza amica, e
costituzionale, e non vi sarebbe stato bisogno di chiamare, o forse,
come credo piuttosto (nonostante le apparenze contrarie), sopportare
gli Austriaci. E le mie risoluzioni perchè non dovevano essere _leali_?
Non è egli desso quegli che dichiara non avere voluto io mai la
Repubblica? aver potuto bandirla, ed essermi opposto prima e dopo la
sventura di Novara? Dunque, in che, e come non erano _leali_? Questi
Procuratori _Regii_, repubblicani, o no, ragionano tutti ad un modo.
[795] Ai Corpi Lombardi; che venivano per mare, facevo osservare come
fosse più giudizioso proseguire per quella via fino a Civitavecchia, —
e meno che al signor Rusconi, a tutti parrà, com'è, così; agli altri
che si presentarono dalla parte di terra fu data abilità a passare,
ed ebbero soccorsi. Non sono stato mai così stupido da credere alla
gratitudine degli uomini: ho pensato a fare il mio dovere, e basta.
Io poi sono di quelli, che non vedono che gloria sia innalzare una
bandiera per abbandonarla subito nel sangue e nel fango; i tentativi
insensati scemano il credito e tolgono il coraggio. I Toscani furono
eccitati a difendere le frontiere, e lo hanno dimostrato i Documenti.
La difesa per salvare l'onore si sarebbe fatta, ed anche per dare
motivo alla diplomazia di tenere lontano lo straniero; _di più non
credo_; ma ci voleva tempo. — Il signor Rusconi appartiene alla scuola
di coloro, che danno allo entusiasmo la virtù dei denti del serpente di
Cadmo. Venezia prima che si dichiarasse Repubblica non difese forse la
sua Indipendenza? Falsare il vero non è virtù da Repubblicano, che io
sappia.
[796] Dai solenni svarioni intorno a quanto avvenne in Firenze nell'11
aprile, e che tutti conoscono, si argomenti la esattezza e la probità
dello Scrittore. Così Scrittori _neri_ e _rossi_, indemoniati dal
maligno spirito di Parte, alterano i fatti, o gl'immaginano, falsano
i giudizii, buona fede e morale e onestà calpestano per servire ai
proprii furori. Anch'essi faranno bene, perchè insegneranno ai Popoli
il fastidio delle esagerazioni, e porranno in credito il linguaggio
sincero, sperimentato ed esatto, che si desidera dalla gravità delle
cose, e di cui i nostri padri ci lasciarono nobili documenti, a modo di
esempio il Machiavelli (che il signor Rusconi disprezza) nei Discorsi
su le Deche di Tito Livio.
[797] Tutto questo è un finimondo di bugie.
[798] Cioè dai Repubblicani; ed ecco come è consentaneo seco lo Autore,
che io volevo rendermi necessario a tutti i Partiti. Il Partito vinto
mi voleva mettere in prigione! il vittorioso mi ci ha messo. Raccomando
la Storia del Dottore.
[799] Come! Poco sopra i miei scritti predicano il _sagrificio, la
gloria, la Repubblica_ ec. — Adesso porto il _pessimismo_ dei miei
_scritti_ nel Governo. — E con questa coerenza ed esattezza si scrivono
Storie! Machiavelli, e Guicciardini, bisogna dire, che le scrivevano
con più fondamento.
[800] Il signor Rusconi mi darebbe diritto di recriminare intorno alla
falsità dei suoi fatti, e alla fallacia, per non dire peggio, dei suoi
giudizii, ma le condizioni fra noi sono diverse; egli è _tristamente_
esule, io _beatamente_ prigione, e sotto processo. Renunzio a questo
diritto per augurargli però miglior mente, e miglior cuore: miglior
mente, per astenersi dal dettare scritture che sono una contradizione
perpetua fra loro, e ponderare con più gravità quanto gli sfugge
dalla bocca; perchè se il parlare (e si vede) poco gli costa, tacere
gli costerebbe anche meno; — migliore cuore, onde comprenda quanto
sia disonesto gravare la reputazione di chi non può, come vorrebbe,
difendersi, e sta in carcere, scontando le insanie o le perfidie
altrui.
[801] Ovidio, _de Remedio Amoris_, libro I.
[802] Documenti, pag. 448, 511, 513, 514, 525. — A Livorno Piemontesi
furono coloro, che le armi del Console sardo abbatterono. — (Ivi, pag.
513.)
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