Annali d'Italia, vol. 4 - 27

invadere terram sancti Petri laborant, videlicet marchiam firmanam,
ducatum spoletanum, et eos, qui Beneventum obsident, et qui invadere et
depraedari nituntur Campaniam, et maritima, atque Sabinos, necnon et qui
tentant urbem romanam confundere_. Di qui può apparire che la marca di
Fermo, ossia di Camerino o d'Ancona, il ducato di Spoleti, erano o
posseduti dalla Chiesa romana, o almen pretesi di sua ragione dal papa:
il che, come fosse succeduto, non l'ho potuto finora conoscere. Debbonsi
ancora notar quelle parole: _et eos, qui Beneventum obsident_. Intorno a
che convien ora dire, che sbrigato dalla conquista di Salerno il duca
Roberto, mal soddisfatto del romano pontefice, che dianzi l'avea
scomunicato, cominciò nell'anno precedente la guerra contra le terre
della Chiesa nella Campania[1094]. Fu perciò di nuovo pubblicata la
scomunica contra di lui e del suddetto Riccardo, e papa Gregorio,
_collecto exercitu, super eos ire disponit_, come s'ha da Pietro
Diacono. Ciò riferito al duca Roberto, si ritirò in fretta col principe
Riccardo a Capoa, e andò a mettere l'assedio a Benevento, nel mentre che
Riccardo principe di Capoa imprese quello di Napoli. Tutto ciò avvenne
nell'anno antecedente. Continuò _Riccardo_ l'assedio di Napoli per molti
mesi, ed avea anche ridotta quella città a mal partito[1095], quando
sopraggiuntagli la morte nel dì 15 d'aprile, liberò i Napoletani dalle
sue branche. Fu principe, per attestato della Cronichetta
amalfitana[1096], alto di statura, di bell'aspetto, di gran coraggio ed
avvedutezza, benigno coi fedeli, terribile contro i perfidi ribelli.
Ebbe per successore nel principato di Capoa _Giordano I_ suo figliuolo.
Ci fa assai intendere il suddetto concilio che nel principio della
quaresima tuttavia durava l'assedio di Benevento, fatto dal duca
Roberto: perlochè fu di nuovo fulminata contra di lui la scomunica. Ma
appena Giordano fu succeduto al padre, che insorse la discordia fra il
duca Roberto e lui. Abbracciò esso Giordano la difesa delle terre della
Chiesa e dei Beneventani[1097], da' quali ebbe un regalo di quattromila
e cinquecento bisanti, o vogliam dire scudi d'oro. Uscito perciò in
campagna, secondochè s'ha da Pietro Diacono, fece ribellare molti de'
conti e vassalli contra di Roberto, arrivò sotto Benevento, e distrusse
tutte le fortificazioni fatte dal duca per prendere quella città. Bari
con Trani ed altre città si ribellarono al Guiscardo. Abailardo suo
nipote, perchè figliuolo di Unfredo, al quale avea Roberto occupata
tutta l'eredità, fu uno de' più vigorosi congiurati contra dello zio
Guiscardo. Seguirono perciò varii incontri d'armati, e varii assedii
raccontati da Guglielmo pugliese[1098], dopo i quali finalmente fu fatta
pace tra esso Roberto e Giordano. Servì questa concordia per abbattere
tutte le speranze del nipote Abailardo, il quale se ne fuggì a
Costantinopoli, e quivi diede fine alla vita. Ricuperò Roberto Bari,
Trani, Santa Severina, e l'altre terre[1099] che s'erano ribellate.
Ascoli, Monte di Vico ed Ariano ritornarono alle mani sue; ed era per
fare altri progressi, quando _Desiderio abbate_ di Monte Casino
s'interpose, e trattò di pace fra il pontefice e lui. Abbiamo dalla Vita
di Gregorio VII papa, a noi tramandata da Niccolò cardinale
d'Aragona[1100], che _venerabilis pontifex receptis nuntiis Roberti
Guiscardi egregii Normannorum ducis, versus Apuliam post octavas
Pentecostes iter arripuit, et cum ipso apud Aquinum colloquium habuit.
Congrua itaque ab eo satisfactione suscepta, prius a vinculo
excommunicationis eum absolvit, et consequenter fidelitatem et homagium
ejus recepit. Postmodum vero jam assumtum in specialem beati Petri
militem, de totius Apuliae et Calabriae ducatu per vexillum Sedis
apostolicae investivit_. Guglielmo pugliese scrive che questo
abboccamento e concordia seguì in Benevento, e non già in Aquino; ed
essere corsa voce che il papa, per impegnar meglio nella sua difesa
Roberto Guiscardo, gli fece sperare la corona del regno d'Italia[1101]:
_Romani regni sibi promisisse coronam_
_Papa ferebatur._
Parimente Riccardo cluniacense[1102] conferma questa voce con asserire
che papa Gregorio aveva intenzione di crear imperadore esso Roberto, o
Boamondo suo figliuolo. Tornava il conto ad esso pontefice, nel
pericoloso cimento, in cui egli si trovava per la nemicizia del re
Arrigo, non solo di non aver nemico il potentissimo ed invitto duca di
Puglia, ma anche di averlo amico e difensore ne' bisogni. Il tempo fece
vedere che senza questo appoggio minacciava rovina il suo pontificato.
Ma non tutti questi avvenimenti si compierono nell'anno precedente e nel
presente. Siccome vedremo, parte d'essi appartiene all'anno seguente
1079. Certamente si allontanò dal vero il cardinal Baronio[1103],
allorchè pose l'assedio suddetto di Benevento nell'anno 1074. Già abbiam
veduto che nel concilio romano dell'anno presente si fa menzione del
medesimo assedio, non per anche sciolto. Ma neppure il padre Pagi[1104]
colpì nel segno, allorchè pretese che nell'anno 1077 Roberto duca si
abboccasse col papa, e ne riportasse l'assoluzione. Papa Gregorio per
tutto il giugno del 1077 si trattenne nelle montagne del Reggiano,
siccome costa dalle lettere d'esso pontefice. Nel dì 15 d'agosto era in
Firenze, e nel primo giorno di settembre in Siena. Ma abbiam veduto che
papa Gregorio si mosse di Roma _post octavas Pentecostes_, per andare ad
Aquino a trattar di pace con Roberto. Essendo venuta l'ottava della
Pentecoste nell'anno 1077 prima della metà di giugno, come potè egli mai
passar da Roma ad Aquino in quel tempo, se, siccome abbiam detto, egli
per tutto giugno si fermò in Lombardia? Adunque la riconciliazion di
Roberto dee essere succeduta più tardi, e vedremo che non s'ingannò il
Baronio in differirla sino all'anno 1080. Oltre di che, Lupo
Protospata[1105] all'anno 1078 scrive: _Robertus dux obsedit Beneventum,
sed ejus obsidio dissipata est a Rodulpho Pipino comite_, (cioè, come
stimò il Pellegrini[1106], da Rainolfo zio del principe di Capoa
Giordano) _et hoc anno obiit Richardus princeps_, mentre assediava
Napoli. Anche Romoaldo salernitano[1107] e l'autore della Cronichetta
amalfitana[1108] attestano che Riccardo morì durante quell'assedio
_Indictione prima_, cioè nell'anno presente. E che _anno primo, postquam
cepit Salernum, Robertus dux Beneventum obsedit_. Certo è che nello
stesso tempo furono fatti que' due assedii, e però nell'anno presente.
Il che vien ancora confermato dall'antica Cronichetta di santa Sofia,
pubblicata dal suddetto Pellegrini[1109], dove si legge: _Robertus dux
obsedit Beneventum XIV kalendas januarii, usque VI idus aprilis, unde
expulsus est cum omnibus suis Indictione I_. L'indizione prima correa
nell'anno presente. Ora essendo fuori di dubbio l'aggiustamento del papa
con Roberto Guiscardo, seguito dappoichè fu sciolto l'assedio di
Benevento, per conseguente non nell'anno 1077, come immaginò il padre
Pagi, ma molto più tardi si dee credere succeduto. Finalmente si noti
che l'autore della Vita di san Gregorio VII[1110] ci somministra il filo
per accertarci dell'anno, in cui seguì l'accordo suddetto. Cioè scrive
egli che fra i due re contendenti Arrigo IV e Ridolfo, _horribili bello
acriter utrimque commisso, caesa sunt multa millia hominum hinc inde_.
Soggiugne appresso: _Et iterum peccatis exigentibus inter eosdem reges
horribiliter est pugnatum, ubi maxima virorum fortium multitudo
cecidit_. Spedì papa Gregorio i suoi legati in Germania per quetar, se
mai era possibile, così atroce tempesta. Ma i due re vennero alla terza
battaglia. _Iterum inter eosdem reges acriter est pugnatum, et multa
millia hominum, maxime Bohemorum, caesa sunt_.
Dopo questi tragici avvenimenti continua quell'autore a dire che papa
Gregorio, portatosi ad Aquino, fece l'accordo con Roberto Guiscardo. Non
essendo succedute tali battaglie se non nell'anno presente e nel 1080,
nel quale ancora furono spediti in Germania i suddetti legati, vegniamo
in fine a conoscere che nell'anno stesso 1080, come volle il Baronio,
Roberto Guiscardo tornò all'ubbidienza del romano pontefice. Abbiam
detto che succederono sanguinosissimi fatti d'armi fra Arrigo e Ridolfo
in Germania. Nel primo, per testimonianza di Bertoldo[1111], restò
vincitore e padrone del campo Ridolfo; e nel secondo, accaduto nel dì 17
d'agosto di quest'anno, la vittoria restò incerta, essendo costata la
vita a più migliaia di persone. Fra gli altri vi fu ucciso _Wernero_
arcivescovo di Maddeburgo, e presi Bernardo arcidiacono della Chiesa
romana, _Sigifredo_ arcivescovo di Magonza, e _Adalberto_ vescovo di
Vormazia: il che non si può mai intendere senza orrore, non essendo le
guerre e le battaglie un mestier convenevole a persone ecclesiastiche.
L'autore della Cronica di Maddeburgo presso il Meibomio[1112] e
l'Annalista sassone[1113] pretendono che questa seconda battaglia
riuscisse molto più favorevole ai Sassoni e a Ridolfo, che ad Arrigo.
Verso l'Ognissanti esso re Arrigo, rinforzato di gente, portò la guerra
negli Stati di _Guelfo duca_ di Baviera, e di _Bertoldo duca_ di
Carintia, tutti e due fedeli fautori del papa e del re Ridolfo[1114].
Nel qual tempo venne a morte esso duca Bertoldo con grave danno del suo
partito. In questo anno poi _Ruggieri conte_ di Sicilia per terra e per
mare bloccò[1115] la città di Taormina, e dopo molte fatiche se ne
impadronì. Tenuto fu un altro concilio in Roma da papa Gregorio dopo la
metà di novembre, in cui troviamo fulminate molte scomuniche, e
nominatamente contra _Niceforo Botoniata_ imperador di Costantinopoli,
che avea usurpato quel trono a _Michele_ e a _Costantino_ Porfirogenito,
genero del duca Roberto, la cui figliuola fu rimandata al padre. Per
questi sì frequenti concilii di papa Gregorio doveano poco attendere
alle lor gregge i sacri pastori. Intervennero a quest'ultimo i legati
de' due re contendenti, promettendo amendue di fare una dieta, dove si
deciderebbe la lor controversia.
NOTE:
[1092] Paulus Benriedens., in Vit. Greg. VII.
[1093] Concilior. Labbe, tom. 10.
[1094] Petrus Diac., lib. 3 Chron., cap. 45.
[1095] Camillus Peregr., in Not. ad Protos.
[1096] Antiquit. Italic., tom. 1.
[1097] Petrus Diacon., Chron., lib. 3, cap. 45.
[1098] Guillelmus Apulus, Poem., lib. 3.
[1099] Petrus Diac., Chron. lib. 3, cap. 45.
[1100] Cardinalis de Aragonia, in Vit. Greg. VII.
[1101] Guillelmus Apulus, lib. 3.
[1102] Richardus Cluniacensis, in Chron., in Antiq. Ital.
[1103] Baron., in Annal. Ecclesiast.
[1104] Pagius, Crit. ad Annal. Baron.
[1105] Lupus Protospata, in Chronico.
[1106] Peregrin., in Notis ad Protospatam.
[1107] Romuald. Salern., in Chron., tom. 8 Rer. Ital.
[1108] Antiquit. Italic, tom. 1.
[1109] Peregrin., Hist. Princ. Langobard.
[1110] Card. de Aragon., P. I, tom. 3 Rer. Ital.
[1111] Bertholdus Constantiensis, Chron. August., tom. 1 Freheri.
[1112] Chronic. Magdeburg., tom. 2, apud Meibomium.
[1113] Annalista Saxo, apud Eccardum.
[1114] Bertholdus Constantiensis, in Chron.
[1115] Gaufrid. Malaterra, lib. 3, cap. 15.


Anno di CRISTO MLXXIX. Indizione II.
GREGORIO VII papa 7.
ARRIGO IV re di Germania e d'Italia 24.

In quest'anno ancora _papa Gregorio_ celebrò nel mese di febbraio un
numerosissimo concilio in Roma[1116], dove intervenne l'eresiarca
Berengario, e ritrattò le perverse sue dottrine intorno al sacramento
dell'altare. Furono confermate le sacre censure contra _Tedaldo
arcivescovo_ di Milano, _Sigefredo vescovo_ di Bologna, _Rolando
vescovo_ di Trevigi, e contra i vescovi di Fermo e Camerino. Trovossi
alla medesima sacra assemblea _Arrigo_ novello patriarca di Aquileia, il
quale, quantunque promosso a quella chiesa da Arrigo IV, pure umilmente
si suggettò alla Sede apostolica, e promise di non aver comunione con
gente scomunicata. Si dolsero in quel sinodo del re Arrigo i legati del
re Ridolfo, a cagion delle guerre e violenze ch'egli promoveva in
Germania[1117]. Perlochè il pontefice Gregorio destinò per suoi legati
al congresso, da tenersi in Germania, _Pietro Igneo_ cardinale e vescovo
d'Albano, Odelrico vescovo di Padova (Paolo Benriedense scrive[1118] che
fu _Alemano_ vescovo di Passavia) e il suddetto patriarca d'Aquileia.
Andarono essi; ma perchè non vollero alle istanze di Arrigo scomunicare
il re Ridolfo, senza frutto se ne tornarono a Roma, con riferire al papa
la disubbidienza d'esso Arrigo e l'ubbidienza del re Ridolfo. Era
intenzione del pontefice di trasferirsi egli in persona in Germania, per
decidere quello spaventoso litigio; ma il re Arrigo, troppo diffidando
di lui, a questo non volle dar mano. Continuò in quest'anno la guerra
fra essi re[1119]. Ridolfo andò contro la Vestfalia, e costrinse que'
popoli alla sua ubbidienza. Arrigo portò la guerra nella Suevia contra
di Ridolfo. Aggiugne il Cronografo sassone[1120] che _bellum fit iterum
inter Rodulphum et Henricum hyeme nimis aspera, ubi in primo congressu
Saxones_ (uniti con Ridolfo) _terga vertunt_. Ma uno squadron d'essi
Sassoni, mentre gli altri erano occupati nella mischia, diede il sacco
agli alloggiamenti del re Arrigo. In questa maniera si andava desolando
la misera Germania per l'arrabbiata contesa di quei due regnanti. Per
altro non dovette succedere alcun fatto strepitoso, al vedere che
Bertoldo da Costanza non ne parla. Gli Annali pisani[1121], che non
meritano, a mio credere, gran fede nelle cose antiche, mettono sotto
quest'anno la guerra fra i pisani e i Genovesi. Dai primi fu abbruciata
la terra di Rapallo, ed incontratesi le lor flotte nel dì 13 di maggio,
la genovese si salvò colla fuga. In quest'anno ancora Lupo
Protospata[1122] scrive che _intravit Petronus_ (Pietro vien chiamato da
Guglielmo pugliese) _in Tranum. Et Barum rebellavit, ejecto exinde
praeside ducis. Et Bajalardus filius Umfredae comprehendit Asculum_.
Però se fosse stabile l'asserzione di questo istorico, noi avremmo che
parte di que' fatti che ho riferito nell'anno precedente, presi da
Pietro Diacono, sarebbono da attribuire all'anno presente. Ma
all'osservare ch'esso Lupo racconta come succeduta in questo medesimo
anno la caduta di _Michele Duca_ dal trono di Costantinopoli, e
l'usurpazione di _Niceforo Botoniata_, che pur si crede creato imperador
d'Oriente nell'anno precedente, si potrebbe restar dubbioso intorno al
tempo di tali fatti. Ma l'Anonimo barense[1123] presso Camillo
Pellegrini, dopo aver narrata all'anno 1078 l'assunzione al trono del
Botoniata, anch'egli nel presente 1079 scrive che _mense februarii die
III stante rebellavit Bari ab ipso duce, et dirutum castello de
Portanova_. Nella stessa guisa l'autore di un'antica Cronichetta
normannica, da me data alla luce[1124], parla di que' fatti. _Anno
MLXXIX Petronius comes intravit iterum Barim. Abagilardus comes_ (nipote
di Roberto Guiscardo) _ivit super Trojam, et fugavit Boamundum filium
Roberti ducis, et obsedit, et cepit Asculum. Et iterum Robertus
recuperavit eum. Postea factum est praelium ibidem, et fugatus est
Abagilardus cum militibus suis, et fugit in Constantinopolim, et ibi
mortuus est inimicus duci Roberto_. Ecco dunque che gli avvenimenti
raccontati tutti in un fiato da Pietro Diacono, continuatore della
Cronica casinense, succederono in parte nell'anno presente, e fra questi
la ribellione di Bari. Ancora al conte Ruggieri si ribellarono in
Sicilia le terre di Jato e Cenisi[1125]. Le assediò egli amendue nello
stesso tempo; e costrinse quegli abitanti ad implorare il perdono, che
non fu loro negato.
Confermò in quest'anno il re Arrigo i suoi privilegii alla chiesa di
Padova e al vescovo Olderico con un diploma[1126] dato _X kalendas
augusti, Indictione II, anno dominicae Incarnationis MLXXVIIII, anno
autem regni domni regis Henrici quarti XXIII. Actum Ratispone_. Nella
copia, di cui mi son servito, si leggeva _D. Paduanae ecclesiae
episcopus_. Ma si dee scrivere _Uld_., cioè _Uldericus_. E di qui può
apparire che esso Olderico non fu spedito per suo legato dal pontefice
Gregorio. Ho io parimente pubblicata una convenzione seguita nel dì 31
di maggio[1127] _inter marchionem Azonem, et Ugonem et Fulconem
germanos, filios ejusdem marchionis Azonis_, e il capitolo dei canonici
di Verona, in vigore di cui essi canonici diedero a livello al marchese
e a' suoi figliuoli la corte di Lusia, villa di grande estensione. Si
vede che il marchese Azzo estense pensava a bene stabilire ed ingrandire
in Italia i figliuoli del secondo matrimonio, giacchè _Guelfo IV_ figlio
del primo letto e duca di Baviera era giunto ad una riguardevol potenza
in Germania. Questo _Ugo_ è il medesimo che avea sposata la figliuola
del duca di Puglia Roberto. Raccogliesi poi da una lettera scritta da
papa Gregorio a Desiderio abbate di monte Casino[1128], che Arrigo IV
anch'egli si maneggiò per ottenere una figliuola d'esso Roberto
Guiscardo duca in moglie di _Corrado_ suo primogenito, con esibirsi
d'investire Roberto della marca di Fermo, _et rex duci marchiam
tribuat_. Ma il saggio papa dovette fare in maniera che questo trattato
andò per terra. Nè si dee tacere che (probabilmente in quest'anno) esso
duca Roberto maritò un'altra figliuola con _Raimondo II_ conte
potentissimo di Barcellona e di altre città. Ne parla, oltre ad altri
autori, Guglielmo pugliese[1129] come di un fatto accaduto prima che
seguisse la concordia fra il papa ed esso duca:
_Partibus Esperiae, quem Barcilona tremebat,_
_Venerat insignis comes hanc Raymundus ad urbem;_
_Ut nuptura ducis detur sibi filia, poscit._
Il padre Pagi[1130] credette contratto questo matrimonio prima dell'anno
1077. Ma se son ben concertati i tempi di quei fatti presso il suddetto
storico, tali nozze debbono appartenere all'anno presente.
NOTE:
[1116] Concil. Labbe, tom. 10.
[1117] Cardinal. de Aragon., in Vita Gregor. VII.
[1118] Paulus Benriedens., in Vita Gregor. VII.
[1119] Annalista Saxo, apud Eccardum.
[1120] Chronographus Saxo, apud Leibnitium.
[1121] Annal. Pisani, tom. 6 Rer. Ital.
[1122] Lupus Protospata, in Chron.
[1123] Rerum Italicarum, tom. 5.
[1124] Ibid., tom. 5, pag. 278.
[1125] Ganfrid. Malaterra, lib. 3, cap. 20.
[1126] Antiquit. Italic., Dissert. XIX.
[1127] Antichità Estensi, P. I, cap. 7.
[1128] Gregor. VII, Epist. 11, lib. 9.
[1129] Guillelmus Apulus, lib. 4. Anonym., de Gest. Comit. Barcin. apud
Baluz.
[1130] Pagius, in Critic. ad Annal. Baron.


Anno di CRISTO MLXXX. Indizione III.
GREGORIO VII papa 8.
ARRIGO IV re di Germania e d'Italia 25.

Crebbero in quest'anno gli affanni alla Germania e all'Italia per la
funestissima guerra insorta fra il sacerdozio e fra i due emuli re
_Arrigo_ e _Ridolfo_. Il primo, figurandosi di trovar a dormire i
Sassoni, nel dì 27 di gennaio dell'anno presente andò colla sua armata
ad assalirli[1131]. Si fece un sanguinoso fatto d'armi, in cui (che che
ne dica la Cronica augustana) fu obbligato ad una vergognosa fuga Arrigo
con tutti i suoi. Ridolfo ne spedì per mezzo dei suoi legati a Roma la
lieta nuova, ed insieme fece esporre le doglianze sue contra di Arrigo,
che sempre più sconvolgeva e desolava la Germania, e mostravasi
disubbidiente al romano pontefice. Diedero motivo tali avvisi e lamenti
a _papa Gregorio_ di apertamente dichiararsi in favore del re Ridolfo.
Perciò nel concilio VII tenuto in Roma nel dì 9 di marzo, dopo avere
rinnovate le scomuniche contra gli arcivescovi di Milano e di Ravenna,
dichiarò legittimo re del regno germanico Ridolfo, e fulminò la
scomunica e la sentenza di deposizione contra di Arrigo, usando le più
forti espressioni, per esprimere in ciò l'autorità dei sommi pontefici,
e colla stessa franchezza dicendo: _Ipse autem Henricus cum suis
fautoribus in omni congressione belli nullas vires, nullamque in vita
sua victoriam obtineat_. Mandò esso papa a Ridolfo una corona d'oro,
dove si leggeva questa iscrizione:
PETRA DEDIT PETRO, PETRVS DIADEMA RODVLPHO.
Essendo volata in Germania la nuova di questa risoluzione[1132], crebbe
a dismisura la rabbia del re Arrigo, nè mancarono perversi consiglieri
che il trassero all'ultimo degli eccessi. Fece egli pertanto raunare un
conciliabolo di trenta vescovi scismatici, e di molti signori sì di
Germania che d'Italia, suoi fautori, in Brixen, o sia Bressanone sul
Tirolo, e gl'indusse con empia ed affatto irregolar procedura a
dichiarar deposto Gregorio VII dal papato, e ad eleggere in suo luogo
_Guiberto arcivescovo_ di Ravenna, già più volte scomunicato, il quale
assunse dipoi il nome di _Clemente III_. Era costui cittadino di Parma
di gran nobiltà, e da molti vien creduto della nobil casa di Correggio.
Scrive Donizone[1133] che di tre figliuoli di Sigefredo lucchese,
ascendente della contessa Matilde,
_Fiunt Parmenses duo fratres, ambo potentes._
_Dat Guibertinam minimus, primus Baratinam,_
_Progenies ambas grandes, et honore micantes._
Da essa schiatta gibertina sembra che discendesse il suddetto antipapa.
Aspirava da gran tempo alla cattedra di san Pietro esso Guiberto, uomo,
quanto privo dello spirito ecclesiastico, altrettanto provveduto di
mondana politica. Il primo de' suoi pensieri era l'ambizione, l'ultimo
il timore di Dio. L'esaltazione di questo mal uomo succedette nel dì 25
di giugno. Nel decreto di tale elezione, rapportato dall'abbate
urspergense[1134], si spacciarono non poche stomachevoli calunnie contra
di papa Gregorio, suggerite da Ugo il Bianco cardinale scomunicato, e
che si leggono anche nell'empia diceria delle scismatico Bennone.
Scrisse dipoi Arrigo allo stesso Gregorio pontefice e al popolo romano
lettere infami per avvisarli dell'idolo ch'egli avea introdotto nella
casa di Dio. Fu inoltre spedito in Italia il novello antipapa, per
tirare nel suo partito tutti i simoniaci e i nemici del vero papa; nè a
lui fu difficile di trovarne molti e di mettere insieme un'armata.
Il presentimento di questo colpo, e gli avvisi di quel che andava
succedendo in Germania, quegli sproni dovettero essere che finalmente
indussero e ad affrettarono papa Gregorio a rilasciare la sua severità
contra di _Roberto Guiscardo duca_ di Puglia, Calabria e Sicilia, ed
accordarsi con lui. Roberto anch'egli si trovava in qualche disordine
per le molte città che gli s'erano ribellate, e gli era utile
l'accomodarsi ai voleri del papa. Però il pontefice _post octavas
Pentecostes_, circa il dì 7 di giugno, siccome abbiamo detto di sopra,
andossene ad Aquino[1135], accompagnato da _Giordano principe_ di Capoa,
e quivi riconciliatosi con Roberto, l'assolvè dalle censure, e diedegli
l'investitura di tutti quegli Stati che gli erano stati conceduti da
Niccolò II e da Alessandro II pontefici predecessori, con aggiugnere:
_De illa autem terra, quam injuste tenes, sicut est Salernus, et
Amalfia, et pars Marchiae Firmanae, nunc te patienter sustineo in
confidentia Dei omnipotentis et tuae bonitatis_, ec. Probabilmente
questo era stato il punto principale che avea fin qui ritardata la pace
fra loro. Giurò all'incontro fedeltà ed omaggio al papa il duca Roberto,
con promettere ancora di pagar ogni anno alla Chiesa romana dodici
denari di moneta pavese per ogni paio di buoi di tutti i suoi Stati. Già
s'è, a mio credere, assai dimostrato di sopra all'anno 1078 non
sussistere l'opinione del padre Pagi, che tal riconciliazione seguisse
nell'anno 1077, e star forte quella del Sigonio e del cardinal Baronio,
da' quali fu riferita al presente anno 1080. Aggiungo ora, che gli atti
d'essa investitura e del giuramento di Roberto son posti fra le lettere
del libro ottavo di Gregorio VII, che riguardano gli affari di
quest'anno. E nella lettera settima d'esso libro il pontefice dà avviso
a tutti i fedeli di aver parlato _cum duce Roberto et Jordane,
ceterisque potentioribus Nortmannorum principibus_, che gli aveano
promesso soccorso contra di ognuno in difesa della Chiesa romana, con
palesar eziandio la risoluzione presa di marciare con un'armata contra
di Ravenna, per liberar quella chiesa e città dalle mani dell'empio
Guiberto, già alzato dalla perfidia al sacrilego grado di antipapa.
Finalmente abbiamo dalla Cronichetta normannica da me pubblicata[1136],
che _anno MLXXX Robertus dux amicatus est cum Gregorio papa in mense
junio, et confirmata fuit ab illo omnis terra, quam habebat Robertus dux
in Apulia, Calabria et Sicilia_. Guglielmo pugliese anch'egli
narra[1137] sotto il presente anno la concordia suddetta; anzi la fa
succeduta dopo la morte del re Ridolfo: nel che egli s'inganna. Dalla
stessa Cronichetta abbiamo che il duca Roberto nell'aprile di quest'anno
ricuperò la città di Taranto e Castellaneta. Presentossi ancora
coll'esercito sotto Bari, e colla fuga di Petronio conte tornò ad
impadronirsene. Fece anche lo stesso della città di Trani. Notizie tutte
confermate da Lupo Protospata[1138] e dall'Anonimo barense[1139]. Era
già stato, siccome accennai, da _Niceforo Botoniata_ precipitato dal
trono imperiale d'Oriente _Michele Parapinacio_ con _Costantino_ suo
figliuolo, e genero del duca Roberto, ed obbligato a prendere l'abito di
monaco. Una curiosa scena avvenne in quest'anno. Eccoti comparire in
Puglia davanti il duca Roberto un uomo vilmente vestito, che si spaccia
per Michele imperator deposto, e chiede aiuto contro l'occupator
dell'imperio, spezialmente rappresentando che la sua rovina era
proceduta dalla parentela contratta con esso Roberto, principe troppo
odiato da' Greci. Fu accolto con grande onore, vestito di abiti
imperiali, e trionfalmente condotto per la città. Credette, o mostrò di
credere il duca Roberto che costui veramente fosse il deposto Michele.
Anna Comnena[1140] sostiene nella sua Storia che questa fu una finzione,
procurata da Roberto stesso, principe che in astuzie politiche non avea
pari, per prendere da ciò pretesto di assalire la monarchia dei Greci.
Gaufredo Malaterra[1141], tuttochè Normanno, pure anch'egli inclina a
credere che questo Michele fosse un tiro di politica e una fantasima
atta a commuovere i popoli alle imprese che Roberto, sbrigato dalle
guerre civili, andava già macchinando, e alle quali cominciò nell'anno
presente a prepararsi. Da una lettera di papa Gregorio[1142] si scorge
che anche a lui fu fatta credere la venuta in Italia dell'Augusto
Michele. Il Malaterra suddetto mette la comparsa di questo fantoccio
nell'anno 1077, ma i più nell'anno presente 1080, nel quale comparve in
Sicilia _Raimondo conte di Provenza_ a chiedere per moglie _Matilda_
figliuola primogenita del _conte Ruggieri_. Furono con gioiosa solennità
celebrate quelle nozze, e lo sposo contento condusse la moglie alle sue
contrade. Ebbero maniera i Saraceni di rientrare in questo anno nella
città di Catania per tradimento di Bencimino governator d'essa,
musulmano di professione, ma creduto di gran fede da Ruggieri. Udita
questa dispiacevol nuova, non perdè tempo _Giordano_ figliuolo del conte
Ruggieri ad accorrere colà con un piccolo corpo di cavalleria. Trovò
schierati i Saraceni sotto quella città, gli assalì con incredibil
valore, e talmente li riempiè di terrore, che, non credendosi sicuri
neppure nella città, l'abbandonarono con ritirarsi in Siracusa.
Intanto in Germania avvenne una terribile mutazion di cose[1143]. Nel dì
15 di ottobre seguì la quarta battaglia campale fra i due re _Arrigo_ e
_Ridolfo_. Gran varietà si truova fra gli scrittori nella descrizion di
essa, chi sostenendo che furono messi in fuga i Sassoni, e chi essersi
dichiarata la vittoria per loro. Quel che è certo, in quel conflitto
restò mortalmente ferito, e di lì a non molto morì il _re Ridolfo_.
L'autore della Vita di Arrigo IV presso il Reubero[1144] pretende
ch'egli fosse ucciso da' suoi medesimi soldati, guadagnati con danaro
del re Arrigo. Questo colpo sconcertò sommamente gli affari della lega
cattolica non solo in Germania, ma anche in Italia, ed espose alle
dicerie de' nemici il pontefice Gregorio VII. Se merita fede
Sigeberto[1145], avea predetto esso papa che in quest'anno sarebbe morto
il falso re, intendendo di Arrigo, ma in vece sua finì di vivere il re
Ridolfo. Potrebbe essere una favola; ma certo egli, scrivendo a tutti i