Annali d'Italia, vol. 3 - 83

Struvio[2417] che nell'anno presente venisse in Italia il suddetto
Ottone II, e andasse fino in Calabria, con allegare intorno a ciò
l'autorità di Leone Ostiense[2418], il quale scrive: _Sequenti anno,
defuncto primo Ottone, Otto secundus imperator filius ejus cognomento
Rufus, venit Capuam, et abiit Tarentum ac Metapontum, et deinde
Calabriam: unde prospere ad sua reversus_. Ma è certo che questo
imperadore non si mosse di Germania nell'anno presente, perchè quivi
impegnato per la guerra insorta fra lui ed _Arrigo II_ il Rissoso, duca
di Baviera, suo cugino[2419]. Il _sequenti anno_ dell'Ostiense riguarda
la succession degli arcivescovi di Capoa, nè altro vuol indicare se non
l'anno 980, in cui, siccome vedremo, Ottone II arrivò fino in Calabria.
Secondo i conti di Camillo Pellegrino, qui convien riferire una
rivoluzione accaduta nel principato di Salerno, e narrata dall'Anonimo
salernitano[2420]. Avea _Gisolfo I principe_ di Salerno non solamente
accolto, ma eziandio colmato di beni e d'altri benefizii _Landolfo_
figliuolo di _Atenolfo II_ principe di Benevento e suo cugino. Costui
con esecrabil ingratitudine, sul fine dell'anno precedente, una notte
con assai congiurati fece prigione il suo benefattor Gisolfo e la
principessa _Gemma_ di lui moglie, con varii loro attinenti, ed
usurpossi il principato di Salerno. _Marino duca_ di Napoli, _Monsone
duca_ di Amalfi teneano con esso Landolfo. Ne era afflittissimo il
popolo di Salerno, perchè non poco amava il suo principe Gisolfo. Riuscì
in quest'anno ad alcuni parenti del principe medesimo di muovere
_Pandolfo principe_ di Benevento in aiuto di lui, giacchè esso Pandolfo
non avea caro che Landolfo suo parente alzasse la testa. Ed in fatti
portatosi egli con un potente esercito sotto Salerno, talmente strinse
quella città, che l'usurpatore coi suoi fu necessitato a capitolare. Fu
rimesso in libertà Gisolfo, e riebbe il dominio suo. Per ricompensa di
sì rilevante servigio recatogli da Pandolfo, giacchè non aveva figliuoli
suoi proprii, adottò per suo figliuolo _Pandolfo_ ossia _Paldolfo_,
secondogenito del medesimo principe Pandolfo.
NOTE:
[2410] Hermannus Contract., in Chron., edition. Canis.
[2411] Sigonius, de Regno Italiae, lib. 7.
[2412] Baron., in Annal. Eccles.
[2413] Dandul., in Chron., tom. 12 Rer. Ital.
[2414] Sigebertus, in Chron.
[2415] Marian. Scottus, in Chron.
[2416] Martinus Polonus, in Chron.
[2417] Struv., Corp. Hist. Germ.
[2418] Leo Ostiensis, Chron., lib. 2, cap. 9.
[2419] Sigebertus, in Chronico.
[2420] Anonym. Salern., P. I, tom. 2 Rer. Ital.


Anno di CRISTO DCCCCLXXV. Indiz. III.
BENEDETTO VII papa 1.
OTTONE II imperadore 9 e 3.

Diede fine alla sua vita e al suo pontificato in quest'anno, oppure sul
fine del precedente, _Dono II_ papa, senza che apparisca notizia alcuna
delle azioni sue, e col non essere ancora ben certo il tempo del suo
pontificato. Ben si sa da alcune bolle che fu eletto papa in questo
anno, se non prima. _Benedetto VII_, nipote di _Alberico_ già principe o
tiranno di Roma e vescovo di Sutri, giacchè più non si faceva conto de'
canoni che vietavano ai vescovi il passaggio da una chiesa all'altra.
Che egli entrasse nella sedia di san Pietro prima dell'aprile del
presente anno, lo pruova il p. Pagi[2421], e possono anche persuaderlo
altre memorie che citerò qui sotto all'anno 978. Che v'intervenisse
ancora l'assenso e l'approvazione di _Ottone II_ Augusto, asserita da
alcuni scrittori, si può dedurre dalla vita di san _Majolo abbate_ di
Clugnì, là dove scrive[2422] che esso imperadore unitamente con
sant'_Adelaide_ sua madre fece quanto potè per indurre il santo abbate
ad accettar questo sublime impiego per rimediare agli scandali del
disunito ed ambizioso popolo romano. Ma egli che cercava d'essere
umiliato e non esaltato, tanto si seppe scusare, che si sottrasse alle
loro istanze e preghiere: _Non longo post tempore,_ scrive quell'autore,
_romana sede proprio viduata pastore, idem Dei famulus_ (Maiolo abbate)
_Ottonis secundi juncta cum matre prece, Italiam repetere a partibus est
coactus Galliae. A matre tunc et filio honore susceptus dignissimo, ad
culmen apostolicae dignitatis precibus impelli coepit continuatis_, con
quel che segue. Ora non essendo loro riuscito questo intento, fu poi
eletto ed intronizzato il suddetto _Benedetto VII_, il quale non tardò a
raunare un concilio, e a fulminar la scomunica contra del vivente e
fuggito antipapa _Bonifazio_. _Gerberto arcivescovo_ di Rems, e poi
pontefice romano, negli atti del concilio di Rems, pubblicati dal
cardinal Baronio[2423] così ne parla: _Succedit Romae in pontificatu
horrendum monstrum Malefacius_ (così nomina egli l'iniquo Bonifazio),
_cunctos mortales nequitia superans, etiam prioris pontificis sanguine
cruentus. Sed hic etiam fugatus, et in magna synodo damnatus est._
Possono tali parole lasciar qualche dubbio che _Benedetto VII_
immediatamente dopo l'espulsione dell'iniquo Bonifazio e non già _Dono
II_, fosse alzato al pontificato. Ma senza miglior lume non si può
decidere una tal quistione.
Non s'accordano gli storici tedeschi nell'assegnar l'anno in cui _Arrigo
II duca_ di Baviera fu colla forza astretto ad umiliare il capo
all'Augusto Ottone II suo cugino. Lamberto da Scafnaburgo[2424] parla di
ciò sotto l'anno precedente, Sigeberto[2425] sotto il presente, ed
Ermanno Contratto[2426] più tardi. Oltre a ciò, secondo l'Annalista
sassone[2427], fece questo imperadore guerra con gran valore e fortuna
ai Danesi. Sigeberto ciò riferisce all'anno susseguente. Credesi che
presente terminasse il corso di sua vita _Arnolfo arcivescovo_ di
Milano, il quale ebbe per successore _Gotifredo_. Questi, per attestato
di Arnolfo storico milanese[2428], nipote del suddetto Arnolfo, a tutta
prima fu rigettato dal clero e popolo, perchè non era nè prete, nè
diacono, ma solamente suddiacono. Finalmente superò tutti gli ostacoli
_regiae fidelitatis gratia_, perchè o era stato promosso da Ottone II
Augusto, o per interposizione di lui si placarono gli oppositori. Questi
poi ebbe guerra, come di sopra fu accennato, con _Corrado_ ed
_Adalberto_ figliuoli del fu re Berengario, che tuttavia viveano e
teneano vive le lor pretensioni. Si quietò Corrado per via d'accordo; ma
Adalberto, finchè ebbe fiato, tenne l'armi in mano; tutti fatti, come si
può credere, succeduti in Lombardia. Sotto quest'anno ancora notò Lupo
Protospata[2429] che _Ismael_ (sarà un capitano dei Saraceni)
_interfectus est, et Zacherias_ (sarà un generale de' Greci) _Botuntum
cepit_, cioè la città di Bitonto, in cui forse prima dominava _Pandolfo
principe_ di Benevento: notizie troppo scure per poter conoscere la
storia di que' paesi. E il Sigonio[2430] parimente nota che
_Bononienses, orientibus in urbe seditionibus, turres privatas condere;
Urbevetani consules creare coeperunt_. Ma il Sigonio avrà ciò preso da
qualche storia degli ultimi tempi, non punto valevole ad informarci di
questi tenebrosi tempi. Che si potesse allora dar principio alle torri
private de' nobili nelle città d'Italia, non avrei difficoltà a
crederlo. Ma tengo ben certo che niuna per anche delle città d'Italia
avea introdotto l'uso de' consoli coll'autorità e balìa che troveremo
ne' due secoli susseguenti.
NOTE:
[2421] Baron., Ecclesiast. ad ann. 992.
[2422] Pagius, in Crit. ad Annal. Baron.
[2423] Syrus, in Vit. S. Majoli apud Mabillon.
[2424] Lambertus Schafnaburgensis, in Chron.
[2425] Sigebertus, in Chron.
[2426] Hermannus Contractus, in Chron.
[2427] Annalista Saxo, apud Eccardum.
[2428] Arnulf., Hist. Mediolanens., lib. 1, cap. 8.
[2429] Lupus Protospata, in Chronic.
[2430] Sigonius, de Regno Ital. lib. 7.


Anno di CRISTO DCCCCLXXVI. Indiz. IV.
BENEDETTO VII papa 2.
OTTONE II imperadore 10 e 4.

Dall'Annalista sassone[2431] sotto il presente anno abbiamo che _Arrigo
II duca_ di Baviera, appellato da' moderni il Rissoso, fu posto, come
oggidì diciamo, al bando dell'imperio, e privato del ducato, ed anche
scomunicato per la sua ribellione all'imperador suo cugino. Ritirossi
egli in Boemia, mettendosi sotto l'ali di _Boleslao II duca_ di quel
paese. Prese motivo di qui l'imperador Ottone di far guerra alla Boemia,
ma con poca fortuna la fece. Sorpreso dai Boemi un corpo di Bavaresi
ch'erano venuti al servigio di Ottone, fu per la maggior parte tagliato
a pezzi. A questo avviso, se ne tornò indietro assai confuso
l'imperadore, ma pieno di rabbia e di desiderio di vendicarsene. Per
testimonianza del Dandolo[2432], una fiera tragedia accadde in
quest'anno in Venezia. Avea _Pietro Candiano IV_ doge di Venezia sotto
varii pretesti ripudiata sua moglie, con obbligarla a farsi monaca nel
nobilissimo monistero di san Zaccheria. Quindi passò ad accasarsi con
_Gualdrada_, sorella di _Ugo duca_ e marchese di Toscana, che gli portò
in dote assaissimi poderi, servi e serve, verisimilmente verso i confini
del Ferrarese. Per difesa di questi beni che erano fuori del dominio
veneto, egli assoldò molti soldati italiani: il che accrebbe la sua
baldanza in maniera, che cominciò a trattar con troppo rigore il popolo
di Venezia, ed attaccar facilmente brighe coi vicini. Dicono ch'egli
_ferrariensis castelli populum debellavit; opiterginum quoque castrum
igne comsumtum devastari jussit; nonnullaque alia se objurgantibus
aspera intulit_. Ma finì male l'alterigia sua. Venuto egli in odio a
tutto il popolo, e formata una congiura contra di lui, questa scoppiò
nell'anno presente. L'assalirono un dì, e perchè non poteano espugnare
il palazzo, dov'egli si difendeva con alquanti soldati, seguitando lo
sconsigliato parere di _Pietro Orseolo_, vi attaccarono il fuoco. Le
fiamme non solamente distrussero il palazzo, ma anche le chiese di san
Marco, di san Teodoro e di santa Maria Zobenigo, e più di trecento case.
Pietro doge nel fuggire fu preso, e unitamente con Pietro suo figliuolo
infante trucidato dai principali della città. Nel dì 12 d'agosto fu
eletto doge il suddetto _Pietro Orseolo_, personaggio di rara pietà e di
costumi veramente cristiani, il quale s'applicò tosto a rifare il
palazzo ducale e il tempio di san Marco, e a governare con singolare
carità e giustizia il popolo suo. Da san Pier Damiano[2433], che narra
questo avvenimento, tali notizie prese lo stesso Dandolo. E merita
d'essere notato dirsi dal medesimo san Pier Damiano che Pietro Orseolo
_dalmatici regni adeptus est principatum_, ovvero, ch'egli _dalmatici
ducatus gubernabat habenas_; il che potrebbe far credere che i Veneziani
già fossero in possesso della Dalmazia. Ma noi vedremo che molto più
tardi la Dalmazia venne sotto il dominio dei Veneziani. Il Damiano per
anticipazione parlò così, perchè a' suoi giorni la Dalmazia ubbidiva a
quell'inclita repubblica. Veggasi qui sotto all'anno 997. All'anno
presente notò Lupo protospata[2434] che _obsederunt Saraceni Gravinam,
sed irrito conatu_; e che _Giovanni Zimisce_ imperador glorioso de'
Greci diede fine alla sua vita, con succedergli _Basilio_ e
_Costantino_, figliuoli di _Romano juniore_ già imperadore: il che viene
attestato anche da altri scrittori delle cose greche: nè si dee
tralasciare che nell'anno presente stabilì pace e lega _Sicardo conte_,
e tutto il popolo della città di _Giustinopoli_, oggidì Capodistria, col
suddetto _Pietro Orseolo_, appellato ivi _gloriosissimus Venetiarum
dux_. Lo strumento rapportato dal Dandolo ha le seguenti note:
_Imperante domino nostro domino Ottone serenissimo imperatore anno
quarto_ (coll'epoca incominciata dopo la morte del padre) _XII mensis
octobris, Indictione V_, cominciata nel settembre; e perciò nell'anno
presente, e non già nell'_anno secondo_, come pensò il Dandolo, perchè
sussiste che egli fosse creato doge nel presente. Di qui poi abbiamo che
l'Istria tuttavia riconosceva l'imperador d'Occidente per suo sovrano.
NOTE:
[2431] Annalista Saxo, apud Eccardum.
[2432] Dandul., in Chron., tom. 12 Rer. Ital.
[2433] Petrus Damian., in Vita Sancti Romualdi.
[2434] Lupus Protospata, in Chronico.


Anno di CRISTO DCCCCLXXVII. Indiz. V.
BENEDETTO VII papa 3.
OTTONE II imperadore 11 e 5.

Cominciarono almeno in quest'anno, e continuarono nel seguente, le
discordie fra _Ottone II_ Augusto e _Lottario re_ di Francia, a cagion
del ducato della Lorena. Non sono concordi gli antichi storici, cioè
Ermanno Contratto, Sigeberto, l'Annalista sassone ed altri, in assegnare
i tempi di quelle militari imprese. L'Annalista suddetto[2435] racconta
sotto il presente anno, ed altri sotto il seguente, ciò ch'io sono ora
per dire. Perchè Lottario avea data la Lorena a _Carlo_ suo fratello, e
questi s'era collegato coll'imperadore, Lottario in collera portò l'armi
sue in Lorena, e dato il sacco al palazzo di Aquisgrana, sedia del
regno, e ad altri luoghi, se ne tornò indietro. Ottone irritato forte da
queste violenze del re suo cognato, per attestato di Sigeberto[2436],
_cum inestimabili exercitu prosecutus, condicto die, scilicet kalendis
octobris Franciam intravit, quam usque ad kalendas decembris pervagatus,
fines Remensium, Laudunensium, Suessionum, et Parisiensium, diversa
caede vastavit, ecclesiis tantum Dei omnium immunitate concessa_.
L'Annalista sassone scrive ch'egli _usque Parisius nullo sibi obsistente
pervenit_. Ma nel tornare indietro, allorchè ebbe da valicare il fiume
Assona, colto dall'armata di Lottario, vi perdè buona parte del bagaglio
e della preda. Lascerò ch'altri decida, se questa guerra appartenga al
presente o al susseguente anno. Secondochè scrive il suddetto Annalista,
prima che seguisse questa rottura fra l'imperadore e il re Lottario, il
deposto duca di Baviera _Arrigo II_ occupò la città di Passavia. Vi
accorse Ottone Augusto, assediò lui nella medesima, e in fine l'obbligò
a sottomettersi al suo volere. E Lupo protospata[2437] lasciò scritto a
questo medesimo anno: _Incenderunt Agareni civitatem Oriae, et cunctum
vulgus in Siciliam deduxerunt_. Altri tengono succeduto più tardi questo
fatto. Vien rapportato dal Margarino[2438] un diploma di Ottone II
Augusto, come spettante all'anno presente, colle seguenti note: _Datum
IV nonas aprilis anno dominicae Incarnationis DCCCCLXXVII, Indictione V,
regni vero domni Ottonis XVI, imperii XI_. In esso dichiara egli conte
di Bobbio l'abbate di quell'insigne monistero, come erano stati in
addietro altri abbati. Ma altrove[2439] ho io dubitato della legittimità
di questo diploma, al vedere sì anticamente investito l'abbate _per
annulum aureum de jam dicto comitatu_, e al trovar qui l'_anno XI_
dell'imperio, il quale cominciava a decorrere solamente nel Natale
dell'anno presente. Però l'Ughelli tralasciò l'anno di esso imperio, ed
aggiunse:[2440] _Actum Noviomaga in palatio imperatoris_. Sono ivi
citati per testimonii l'arcivescovo di Magonza, _Rinaldo vescovo_ di
Pavia, _Giovanni vescovo_ di Piacenza, ed altri. Non si solevano allora
registrar ne' diplomi imperiali i nobili testimonii. Tal costume fu
introdotto più tardi. Vescovo era allora di Piacenza _Sigolfo_ e non
_Giovanni_, come s'ha dalle carte accennate dal Campi[2441], il quale
stranamente si studia d'accordare con esse l'anacronismo di questo
diploma. Comunque sia, quivi s'incontrano le seguenti parole:
_Quaecumque igitur Adalbertus vel Opizo marchiones, vel eorum sequaces,
in praefato comitatu, et ejus pertinentiis agere vel facere
praesumpserunt, nisi de expressa licentia et libera voluntate comitis
memorati, volumus irrita fieri atque cassa_. Abbiamo veduto all'anno 972
provato con un autentico strumento, ed io ho prima d'ora con altre
pruove nelle Antichità estensi dimostrato, che fiorivano in questi tempi
_Adalberto_ ed _Oberto II_ marchesi, figliuoli del marchese _Oberto I_,
dal secondo dei quali discende la nobilissima casa d'Este. E in una
pergamena lucchese dell'anno 1011 s'incontra[2442] _Adalbertus marchio
filio bonae memoriae Oberti, qui Oppitio_: del che fo io menzione,
acciocchè si sappia che il medesimo _Oberto II_ era anche appellato
_Obizzo_. Nella stessa maniera s'incontrerà _Adalbertus, qui et Azzo_,
ed altri simili esempli si truovano nelle memorie di quei tempi. Però
_Azzo_ ed _Obizzo_ divennero poi nomi de' principi estensi susseguenti,
e andarono a poco a poco in disuso quei di _Oberto_ e di _Adalberto_,
che è lo stesso che _Alberto_.
NOTE:
[2435] Annalista Saxo, apud Leibnitium et Eccardum.
[2436] Sigebertus, in Chron. ad ann. 978.
[2437] Lupus Protospata, in Chronico.
[2438] Margarin., Bullar. Casinens., tom. 2, Constit. LVIII.
[2439] Antichità Estensi. P. I, cap. 21.
[2440] Ughell., Ital. Sacr., 4 in Episcop. Bobiens.
[2441] Campi, Istor. di Piacenza, tom. 1.
[2442] Antichità Estensi, P. I. cap. 16.


Anno di CRISTO DCCCCLXXVIII. Indiz. VI.
BENEDETTO VII papa 4.
OTTONE II imperadore 12 e 6.

Agli anni precedenti e a parte ancora di questo appartiene un racconto
di Andrea Dandolo[2443]. Scrive egli che _Vitale patriarca_ di Grado,
figliuolo dell'ucciso doge _Pietro Candiano IV_, per consiglio di alcuni
Veneziani, _Saxoniam ad Imperatorem properans, de occisione sui
genitoris quaerelam exposuit, et remedium imploravit. Quem imperator
devote suscipiens sibi condoluit, et eum secum manere rogavit._ Aggiugne
appresso che anche _Gualdrada_ già moglie d'esso doge ucciso, e sorella
di _Ugo duca_ e marchese di Toscana, _lege salica desponsata_, perchè
veramente discendente da padre ed avolo franzesi, fece anch'ella ricorso
con buone raccomandazioni alla imperadrice _Adelaide_, per inquietare il
doge novello e i Veneziani. Ma _Pietro Orseolo_ doge destramente trattò
con essa imperadrice, e per via d'una composizione _quietationem
obtinuit subsequenter, per imperatricem approbatam Placentiae, Dominico
Carimano Venetorum nuntio procurante_. Abbiamo dall'Annalista
sassone[2444] che in quest'anno _Adelheidis imperatrix cum filia
Athelheide abbatissa in Italiam profecta est propter quasdam discordias
inter se et filium factas_. Però si può credere che in questi tempi
seguisse l'accordo suddetto approvato in Piacenza dalla suddetta
Augusta. Noi abbiamo da Siro monaco[2445] che _Ottone II_ Augusto
concepì tanta alterazion d'animo contra della piissima imperadrice sua
madre, _quasi in rei publicae dilapidatricem_, forse perch'ella spendeva
molto in limosine, e in ornare o dotar le chiese. Ma _Odilone abbate_ di
Clugnì[2446] nella vita di questa santa imperadrice scrive, che non
mancando alla corte chi la metteva in disgrazia del figliuolo Augusto (e
fra queste si può sospettare, per quanto dirò altrove, che vi entrasse
la nuora Teofania), essa Adelaide non in Italia si ritirò, ma bensì nel
paterno regno della Borgogna, _ubi a fratre scilicet Chuonrado_ (re di
quella contrada), _et nobilissima Mathilde ejus conjuge_, fu ben
ricevuta. E perciò _tristabatur de absentia ejus Germania; laetabatur in
adventu ejus tota Burgundia; exultabat Lugdunum, quondam philosophiae
mater et nutrix: necnon et Vienna nobilis sedes regis_. Da ciò inferisce
il padre Mabillone che s'ingannasse l'Annalista suddetto sì nel
raccontar la venuta in Italia di santa Adelaide, come ancora nell'anno,
pretendendo egli che ciò seguisse solamente nell'anno 980, in cui san
_Maiolo abbate_ riconciliò l'Augusta madre col figlio. Ma avendo noi qui
l'asserzione dello storico sassone, e inoltre quella del Dandolo, che
dovette prendere la notizia dell'accordo seguito fra Gualdrada e Pietro
Orseolo doge dallo strumento fatto in Piacenza coll'interposizione
dell'imperadrice, abbiamo assai fondamento di credere quell'Augusta
venuta di Germania in Italia, da dove poi dovette passare a Vienna di
Francia.
Dal Dandolo suddetto vien susseguentemente scritto, e più diffusamente
esposto da san Pier Damiano[2447] e da altri che hanno scritta la vita
di san _Pietro Orseolo_, cioè del soprallodato doge, attendendo egli
alle opere di pietà, siccome uomo di santa vita, ma conoscendo d'aver
dei nemici che macchinavano contro di lui, e provando anche i rimorsi
per l'uccisione del suo antecessore: capitò a Venezia _Guarino abbate_
di san Michele di Cusano in Guascogna, che non difficilmente persuase al
buon doge di dare un calcio al mondo, e di abbracciar la vita monastica.
In fatti nella notte del dì primo di settembre dell'anno presente
_Pietro Orseolo_, senza far parola di ciò nè colla moglie Felicita, nè
con Pietro suo figliuolo, nè con alcuno de' suoi domestici, uscì
segretamente di Venezia, accompagnato da Giovanni Gradenigo e da
Giovanni Morosino suo genero, personaggi anch'essi di rara pietà, e da
_Romoaldo_ celebre monaco di Ravenna, e poi santo institutore
dell'ordine camaldolense, e da Marino insigne anacoreta, s'inviò in
Francia, e quivi nel monistero suddetto di san Michele prese l'abito
monastico, e passò quivi diciannove anni, crescendo di virtù in virtù;
di modo che dopo morte, risplendendo anche per varii miracoli, fu in
quel monistero ed in Venezia onorato qual santo. A _Pietro Orseolo_
succedette in quest'anno nel ducato di Venezia _Vitale Candiano_,
fratello dell'ucciso _Pietro IV_ doge. A questo avviso tornò a Venezia
_Vitale patriarca_ di Grado suo nipote, che dianzi dimorava nella marca
di Verona. E perciocchè questo prelato avea sommamente screditato i
Veneziani presso l'imperadore _Ottone II_, fu spedito dallo stesso suo
zio doge in Germania per rimetterli in grazia: il che egli felicemente
eseguì. Mancò di vita nell'anno presente _Gisolfo I_ principe di
Salerno[2448], e succedette a lui in quel principato _Pandolfo_,
secondogenito di _Pandolfo Capodiferro principe_ di Benevento e Capua,
adottato per figliuolo da esso Gisolfo nell'anno 974. Ma Pandolfo
assunse anch'egli il titolo di principe di Salerno, e volle governar
quegli stati insieme col figliuolo; in guisa che possedendo i principati
di Benevento, Capoa e Salerno, e reggendo inoltre il vasto allora ducato
di Spoleti e la marca di Camerino, quasi la metà dell'Italia stava sotto
il dominio suo, ed egli era senza comparazione il più potente principe
d'Italia. Nè si dee tralasciare che tutti quei principi erano di _nazion
longobarda_, e s'intitolavano _Langobardorum gentis principes_.
Tali ancora furono i due _marchesi Oberti_ progenitori della casa
d'Este, e i lor successori si gloriavano d'essa nazione. Tali parimente
furono gli antenati della celebre _contessa Matilda_. Fioriva tuttavia
in questi tempi _Adalberto_ ossia _Alberto Azzo_, conte di Modena e di
Reggio, e bisavolo della stessa contessa. Si truova egli vivente anche
nell'anno 981, come si ha da un suo contratto riferito nel Bollario
casinense[2449]. Aveva egli due figliuoli, cioè _Tedaldo_, che fu
successore ne' suoi beni e stati, e _Gotifredo_ che fu vescovo di
Brescia, vivente anche il padre. Moglie d'esso _Alberto Azzo_ era
_Ildegarde_, donna piissima, la quale, per attestato di Donizone[2450],
fabbricò il monistero di san Genesio di Brescello, oggidì ridotto in
commenda. Fortificò egli maggiormente la Rocca di Canossa, vi fondò ed
arricchì la chiesa di santo Apollonio, in cui stabilì una collegiata di
canonici, mutata dipoi in un monistero di Benedettini, anch'esso passato
dipoi in commenda. In alcuni strumenti di _Tedaldo marchese_ suo
figliuolo si truova anche lo stesso Alberto intitolato _marchese_.
Leggesi ivi[2451] _Theudaldus marchio, filio quondam Adelberti itemque
marchio, qui professo sum ex natione mea lege vivere Longobardorum_. Ma
ci è ignoto di qual marca sì l'uno che l'altro fossero investiti. Al
presente anno Ermanno Contratto[2452], Lamberto da Scafnaburgo[2453] ed
altri rapportano la guerra seguita fra _Ottone II_ Augusto, e _Lottario
re_ di Francia, siccome ancora la depressione di _Arrigo II duca_ di
Baviera. Sono di esso Ermanno queste parole: _Heinricus dux Bajoariae,
et alius dux, augustensis quoque episcopus Heinricus, rebellantes
imperatori, capti et exsilio mancipati sunt. Ducatumque Bajoariae Otto
dux Suevorum cepit_. Era questo _Ottone_ figliuolo di _Litolfo_, da noi
già veduto primogenito di Ottone il Grande imperadore. Confermò
l'Augusto Ottone in quest'anno i beni e privilegii della chiesa di
Cremona con un diploma[2454] dato _XIV kalendas majas, anno dominicae
Incarnationis DCCCCLXXVIII, regni vero domni Ottonis imperatoris Augusti
XVIII, imperii vero XI, Indictione VII. Actum corte, quae Altestet
dicitur._ L'indizione ha da essere _sesta_.
Girolamo Rossi[2455] sotto l'anno presente, come egli crede, rapporta
così imbrogliate e scure alcune notizie spettanti a Ravenna, che non se
ne può ben comprendere il senso. Cita egli uno strumento, in cui _Uberto
vescovo_ di Forlì ed alcuni arcipreti concedono ad _Onesto arcivescovo_
di Ravenna _viginti manentes_ (erano contadini obbligati con una specie
di servitù al servigio de' lor padroni) con tutte lor le vigne e beni,
_eo ordine, condicioneque, ut si per apostolicos sanctae romanae
Ecclesiae, aut per Othonem imperatorem, media pars de districtione urbis
Ravennae, et comitatus decimani, quem ipse_ (Hubertus) _cum Lamberto
fratre, Honesto_ (archiepiscopo) _dederat, subtracta fuisset, nec
restituere intra sex menses ipse, neque Lambertus posset, Honesto fas
esset manentes, qui supra scripti sunt, bonaque, quae ad Hubertum et
Lambertum ibidem pertinerent, omnia tenere, possidereque_. Lo strumento
fu scritto _anno pontificatus domni Benedicti summi pontificis sexto,
sicque imperante domno Othone, a Deo coronato in Italia anno XI, die II
mensis octobris, Indictione VI, in loco, qui dicitur Conversito,
territorio ariminensi_. Non si sa intendere come nel dì 2 di ottobre
dell'anno presente potesse correre l'_anno sesto_ di _Benedetto VII_
papa. Altre memorie abbiamo che indicano lui creato papa nell'anno 975;
e però come mai può convenire all'anno presente l'_anno VI_ del suo
pontificato? Nell'archivio del monistero di Subiaco si legge uno
strumento, scritto _anno, Deo propitio, pontificatus domni Benedicti
summi pontifici, et universali VII, papae IV, imperante domno Ottone a
Deo coronato pacificus imperator anno XI, Indictione VI mensis martii
die sexta_, cioè nell'anno presente. Un altro fu scritto _anno
pontificatus domni Benedicti summi pontifici et universali VII papae in
sacratissima Sede beati Petri II, imperatoriis domni Ottoni pissimi et
perpetuo Augusto a Deo coronati, anno nono, Indictione IV, mensis
januarii die X_, cioè nell'anno 976. Ritornando ora alle parole dello
strumento accennato dal Rossi, è considerabile il dirsi, che se dal papa
o dall'imperadore fosse tolta all'arcivescovo Onesto _media pars de
districtione Ravennae, et comitatus decimani_ (ceduto all'_arcivescovo
Onesto_ dal _vescovo Uberto_, e da Lamberto suo fratello), in tal caso
esso arcivescovo resti padrone degli uomini e beni soprannotati. Può
essere che fosse in disputa la signoria di Ravenna fra il romano
pontefice e l'imperadore. Ma giacchè abbiam rapportato dei documenti
spettanti alla cronologia pontifizia, non vo' finirla senza avvertire,
che nell'archivio poco fa menzionato del monistero insigne di Subiaco si
trova un'altra bolla con queste note: _Anno, Deo propitio, pontificatus
domni Benedicti summi pontifici, et universali septimi papae in
sacratissima Sede beati Petri Apostoli tertio, imperii domni Ottonis
magni imperatori anno decimo, Indictione V, mense aprilis die XXVIII_,
cioè nell'anno 977. Ora, dai suddetti documenti risulta che _Benedetto
VII_ fu assunto al pontificato o sul fine dell'anno 974, o sul principio
del 975. All'incontro in Ravenna si truova esso papa promosso al
pontificato un anno o due prima. Il padre don Pier Paolo Ginanni abbate
benedettino, diligentissimo raccoglitore delle memorie antiche di
Ravenna, ha scoperto due strumenti, l'uno scritto _anno pontificatus
domni Benedicti decimo, imperante Ottone in Italia anno XV, die XXIV
decembris, Indictione X. Ravennae_, che indica l'anno 982, regnante
Ottone II Augusto. L'altro fu scritto _anno pontificatus domni Benedicti
octavo, die XI aprilis, per Indictionem VIII_, cioè nell'anno 980, da'
quali strumenti veggiamo anticipato d'uno o di due anni il principio del
di lui pontificato. Che è qui da dire? Altro io non so immaginare, se