Annali d'Italia, vol. 3 - 76

portati a quella corte gli ambasciatori di _Ottone re_ di Germania e del
re saraceno di Spagna; non volendo egli essere da meno, avendo
provveduto di sua borsa varie preziose robe, a nome di Berengario le
presentò a quel monarca. Racconta egli dipoi le maraviglie da lui vedute
in Costantinopoli, ed alcune magnificenze di quella corte, e con
interrompere sul più bello del racconto la sua storia. Probabilmente
egli ne avrà scritto di più; ma non sarà giunto fino ai dì nostri.
Restano solamente due altri pezzi della sua fatica, riguardanti i tempi
di Ottone il grande, de' quali mi varrò a suo tempo. Ma intanto per
questa mancanza viene a restare in un gran buio la storia d'Italia.
Nell'archivio di Lucca si legge uno stromento, scritto _anno XVII
Lotharii regis, VIII kalendas aprilis, Indictione VI_, cioè nell'anno
presente, ma dovrebbe essere l'anno XVIII.
NOTE:
[2123] Antiquit. Ital., Dissertat. LXVI.
[2124] Ibidem.
[2125] Campi, Istor. di Piacenza, tom. 1.
[2126] Antiquit. Ital., Dissert. XXVI.
[2127] Liutprand., lib. 6, cap. 1.


Anno di CRISTO DCCCCXLIX. Indiz. VII.
AGAPITO II papa 4.
LOTTARIO re d'Italia 19.

Ermanno Contratto[2128] mette sotto quest'anno la morte del _re
Lottario_, e fu in ciò seguitato dal Sigonio[2129]. Ma indubitata cosa
ella è ch'egli mancò di vita solamente nell'anno seguente. Noi il
troviamo tuttavia vivo e regnante nel dì 11 di decembre di quest'anno,
in cui fu scritto uno strumento, pubblicato dal Campi[2130] con queste
note: _Lotharius gratia Dei rex, anno regni ejus, Deo propitio,
nonodecimo, XI die intrante decembri, Indictione octava_, cominciata nel
settembre. Troveremo anche de' suoi diplomi nel seguente anno. Da gran
tempo era in controversia l'arcivescovato di Rems, combattuto da due
antagonisti, cioè da _Artaldo_ ed _Ugo_, per colpa dei principi e re di
questi tempi, i quali, mettendo la mano nel santuario, deponevano i
legittimi prelati, e ne sustituivano degli altri a loro capriccio.
Marino legato della santa Sede, spedito colà da _papa Agapito_[2131], in
un concilio tenuto in Engeleim l'anno precedente, avea rimesso in quella
sedia Artaldo indebitamente deposto. Nel presente anno, per attestato di
Frodoardo[2132], _Agapitus papa synodum habuit apud sanctum Petrum, in
qua damnationem Hugonis episcopi apud Ingulenheim factam confirmavit;
excommunicans etiam Hugonem_ (duca di Francia) _principem, donec
Ludovico regi satisfaciat._ Anche la chiesa archiepiscopale di Milano
era per questi tempi involta in un grave disordine. Il Puricelli[2133] e
i padri Ughelli e Papebrochio tengono che in quest'anno finisse di
vivere _Arderico_ vecchio arcivescovo di quella città. Il Sigonio, la
cui asserzione è sostenuta dal testo della storia di Arnolfo antico
storico milanese[2134], riferisce la di lui morte all'anno 947, ed altri
la mettono nel 948. Comunque sia, l'ambizioso arcivescovo d'Arles
_Manasse_, che divorava anche le chiese di Trento, Verona e Mantova,
assistito, come si può credere, o dal re Lottario suo parente, o
piuttosto da Berengario marchese, secondo le promesse a lui fatte, fu
eletto arcivescovo da una parte del clero e popolo di Milano. Ma stette
forte un'altra non men vigorosa parte in eleggere e volere arcivescovo
_Adelmanno_ prete milanese. Niun d'essi, per cagione di questa
discordia, giunse mai ed esser consecrato o riconosciuto per legittimo
pastore di quella insigne chiesa. Non lasciarono per questo i due
pertinaci competitori di mettere le mani sopra le rendite
dell'arcivescovato; anzi vennero a qualche accordo con partirle fra
loro: il che produsse un incredibil danno ad essa chiesa, perchè ora
l'uno ora l'altro andarono svaligiando il tesoro della medesima, che era
dei più riguardevoli d'Italia, con servirsene a sostener le loro gare e
pretensioni. Simili sconcerti di questo miserabil secolo abbondavano
allora in altre chiese, e in assaissimi monisteri d'Italia. Secondo la
Cronica arabica[2135], in questo anno i Siciliani tramarono una congiura
contra di Assano, signore, o vogliam dire governatore di quell'isola. Ma
scoperto il trattato, e presi i capi della fazione, pagarono colle lor
teste la pena di questo mal condotto affare. Truovasi ancora nella
Cronica di Volturno[2136] un atto di _Leone abbate_ di quel monistero,
scritto _anno tricesimo sexto regnante domno Constantino magno
imperatore, et decimo anno principatus domni Landulfi gloriosi
principis_ (di Benevento e Capua), _et anno sexto principatus domni
Pandulfi filii ejus, mense julio, septima Indictione_, cioè nell'anno
presente. Altri documenti abbiamo in essa Cronica, dove sono annoverati
gli anni di _Costantino imperadore_ dei Greci, che vanno coerenti con
questo. È da vedere come il padre Pagi metta sotto l'anno presente
l'_anno XXXVII_ e _XXXVIII_ di esso imperadore.
NOTE:
[2128] Hermannus Contractus, in Chronico.
[2129] Sigonius, de Regno Ital.
[2130] Campi, Istor. di Piacenza, tom. 1.
[2131] Frodoardus, Hist., lib. 4, cap. 35.
[2132] Idem, in Chronico.
[2133] Puricell., Monument. Basil. Ambrosian.
[2134] Arnulf., Mediolan. Hist., tom. 4 Rer. Ital.
[2135] Chronic. Arabicum, P. II, tom. 1 Rer. Ital.
[2136] Chron. Vulturnense, P. II, tom. 1 Rer. Ital.


Anno di CRISTO DCCCCL. Indiz. VIII.
AGAPITO II papa 5.
LOTTARIO re d'Italia 20.
BERENGARIO II re d'Italia 1.
ADALBERTO re d'Italia 1.

Ci si presenta tuttavia vivo e regnante in quest'anno il re _Lottario_,
ciò apparendo da una pergamena da me veduta nell'archivio insigne
dell'arcivescovato di Lucca, e scritta _anno XIX Lotharii regis, quarto
nonas martii, Indictione VIII_. Abbiamo parimente rapportato
dall'Ughelli[2137] e dal Tatti[2138] un diploma di esso Lottario, dato
_pridie kalendas junii, anno dominicae Incarnationis DCCCCL, regni vero
Lotharii XX. Actum Papiae._ Ma questo infelice principe, dotato d'ottimi
costumi, e degno di vivere e regnar lungamente, fu rapito dalla morte
nel più bel fiore dell'età sua. Leone Ostiense[2139] altro non dice, se
non che _in subitam phrenesim incidens, ultimam diem explevit_. Ma
Frodoardo scrittore di questi tempi[2140] riferisce la voce comune che
allora corse, cioè che _Berengario_ col veleno lo spedisse all'altra
vita. _Berengarius_, dic'egli, _quidam princeps Italiae, veneno_ (_ut
ferunt_) _necato Lothario rege Hugonis filio, rex Italiae efficitur._ Lo
stesso volle dire lo storico Liutprando[2141], allorchè dopo aver
narrato che il giovinetto Lottario salvò Berengario dall'ira del padre,
aggiugne: _Sed oh! quod sibi decipulam Lotharius praeparavit, futuri
ignarus videre non potuit. Dum enim Berengario consuluit, qui regnum et
vitam auferret, sibimet praeparavit._ Abbiamo il giorno certo della di
lui morte dalla Cronica della Novalesa[2142]. Così scrive di Lottario
quell'autore: _Hic dum aliquando de Papia veniret Taurinum cum uxore
sua_ (la regina Adelaide) _feria quarta, quae est XII die_ (manca qui, a
mio credere, _kalendas_) _mensis novembris, praeceptum dedit Arduino
marchioni_ (creduto marchese di Susa) _abbatiae bremetensis. Qui non
post multum tempus mortuus est, transacto vix spatio unius mensis, feria
sexta, quae est X kalendas decembris, et Mediolanum vectus: ibique
tumulatur in sepulchro sui genitoris._ Ma non sussiste che Ugo suo padre
fosse seppellito in Milano; possiamo bensì tenere per fermo che il re
Lottario nel dì 22 di novembre di quest'anno, giorno di venerdì,
terminasse i suoi giorni, perchè con tale asserzione si accorda anche
l'antica Cronichetta dei re d'Italia da me data alla luce[2143], dove è
scritto, che _post decessum ipsius Ughonis regnavit ipse Lautharius anno
III expletos, et menses VII, et dies II. Obitavit die veneris, qui est
decimo kalendas decembris, civitate Taurinensium._
Per attestato della medesima Cronichetta, stette vacante ventiquattro
giorni il regno d'Italia, essendo probabilmente occorso questo tempo per
radunare i principi italiani, dall'elezione de' quali dipendeva il
conseguimento della corona. Finalmente tanti furono i maneggi
dell'accorto _Berengario marchese d'Ivrea_, nipote del fu imperadore
_Berengario_ per parte di _Gisla_ sua madre, che tanto egli quanto
_Adalberto_ suo figliuolo furono eletti re, e coronati nel dì 15 di
dicembre di quest'anno, giorno di domenica, nella chiesa di san Michele
maggiore di Pavia. Le parole della Cronichetta son queste: _Die
dominico, XV die decembris in basilica S. Michaelis, quae dicitur major,
fuerunt electi et coronati Berengarius et Adalbertus filius ejus in
regibus._ Cadde appunto la domenica nel dì 15 dì dicembre di quest'anno;
e però resta fisso il principio dell'epoca di Berengario e di Adalberto
re d'Italia; nè è da ascoltare chi diversamente ne ha scritto. Erano
questi principi di nazione salica, e però di origine franzese. La regina
_Adelaide_ vedova del re Lottario restò in Pavia. È considerabile ciò
che scrive sant'Odilone nella di lei vita[2144]. Dopo aver detto ch'essa
regina non partorì a Lottario se non una figliola appellata _Emma_, che
fu poi maritata nell'anno 966 con Lottario re di Francia, padre di
Lodovico V, re parimente di Francia, seguita a dire: _Supradicto vero
Lothario ante annum circiter tertium, postquam dominam Adelheidam
duxerat, defuncto, remansit ipsa vidua viro, destituta maritali
consilio._ Se dunque Adelaide, non per anche compiuti i tre anni del suo
matrimonio, restò vedova per la morte del re Lottario, non sussiste
l'opinione de' padri Mabillone e Pagi, che all'anno 938 (siccome
accennammo di sopra) riferiscono le di lei nozze. Convien conchiudere
inoltre che il diploma esistente in san Salvatore di Pavia indica
solamente i di lei sponsali conchiusi sul fine dell'anno 937, in tempo
ch'essa per la sua tenera età non dovea essere atta alle funzioni
maritali. Giunta poi all'età di _sedici anni_ nell'anno 947, allora
dovette effettuarsi il matrimonio suo col re Lottario. E importa bene il
conoscere l'età di questa memorabil principessa, perchè in breve la
vedremo sposata da un gran monarca, e poscia imperadrice gloriosa.
Scrive Lupo Protospata[2145] sotto quest'anno che i Greci _obsederunt
Asculum, et obtinuerunt_.
NOTE:
[2137] Ughell., Ital. Sacr., lib. 5, in Episc. Comens.
[2138] Tatti, Annali Sacri di Como, tom. 2.
[2139] Leo Ostiensis, in Chronic. lib. 1, cap. 61.
[2140] Frodoardus, in Chronico.
[2141] Liutprand., Hist., lib. 5, cap. 4.
[2142] Chron. Novaliciense, P. II, tom. 2 Rer. Italic.
[2143] Chron. Regum Italiae, tom. 2 Anecdot. Latin., et tom. 4 Rer.
Ital.
[2144] Odilo, in Vita S. Adalheidis apud Canis.
[2145] Lupus Protospata, tom. 5 Rer. Italic.


Anno di CRISTO DCCCCLI. Indiz. IX.
AGAPITO II papa 6.
BERENGARIO re d'Italia 2.
ADALBERTO re d'Italia 2.

Il Sillingardi[2146] diede già alla luce un diploma dei re Berengario e
Adalberto, che si legge anco appresso l'Ughelli[2147]. Le note di quel
documento son queste: _Datum decima die kalend. februar. anno dominicae
Incarnationis DCCCCL, regni vero piissimorum Berengarii et Adalberti
regum primo, Indictione nona. Actum Papiae._ L'indizione _nona_ corrente
nel febbraio di quest'anno, e distesamente scritta, fa conoscere che qui
si parla dell'anno 951, e che vi è adoperato l'anno fiorentino e veneto,
il quale corre sino al dì 25 di marzo dell'anno nostro volgare. Dicesi
ivi fatta la donazione di quattro castella a _Guido_ vescovo di Modena,
che aveva molto cooperato all'esaltazione di Berengario, _interventu ac
petitione Odeberti marchionis, atque Magnifredi comitis_. M'è
incresciuto forte di non poter coi miei occhi vedere questo diploma,
esistente allora nel dovizioso archivio del capitolo de' canonici di
Modena, ma oggidì smarrito o perduto. Perciocchè, siccome ho provato
nelle Antichità estensi[2148], questo _Odeberto_ ossia _Otberto_,
illustre marchese e principe di questi tempi, è uno de' progenitori
della nobilissima casa di Este. Ne fo ora solamente menzione, per
parlarne poi ex professo, andando innanzi. Anche il Sigonio[2149] cita
un diploma dei suddetti re in favore del monistero delle monache di san
Sisto di Piacenza, dato _anno DCCCCL, regni vero domni Berengarii, et
domni Adalberti piissimorum regum primo, Indictione nona_. Non cita il
mese, ma sarà il gennaio o febbraio di quest'anno, riconoscendosi anche
ivi adoperato l'anno fiorentino, giacchè _Indictione nona_ indica
infallibilmente l'anno volgare DCCCCLI. Nell'anno presente ancora, per
testimonianza del Dandolo[2150], il re Berengario stando nella Corte
Olonna, _renovavit foedus inter Venetos et subjectos suos; et eorum
civitatum fines, ab urbibus italici regni distinxit, et a Venetis
quadragesimam solummodo debere declaravit_. Diede poi principio al suo
governo il re Berengario con una iniquità che fece incredibile strepito
per tutta l'Italia e Germania. Era, come dissi, rimasta in Italia
_Adelaide_ vedova del re _Lottario_, giovanetta di diciannove in venti
anni, in cui non si sa se maggior fosse la bellezza, o la pietà e
saviezza. Ossia che Berengario temesse che ella, passando alle seconde
nozze con qualche principe, potesse turbargli il dominio di questo
regno, o ch'egli, bramando di maritarla col figliuolo Adalberto, la
trovasse troppo renitente a questa alleanza, stante l'avversione da lei
conceputa contra chi comunemente si credea che avesse tolto di vita il
re suo consorte: la verità si è che Berengario, passando dalle dolci
alle brusche, rinserrò la misera ed innocente principessa in una
prigione.
Non sussiste ciò che il Sigonio scrive, che essendo Adelaide in possesso
di Pavia, Berengario fu necessitato ad espugnar quella città. Fu quivi
egli eletto re, siccome vedemmo, e ne prese allora la signoria, e quivi
diede anche i diplomi suddetti. Nè Pavia, come vuol Girolamo
Rossi[2151], era città dotale di essa Adelaide. Vien riferita dal
Browero[2152] una memoria posta nella cattedrale di Treviri con queste
parole:
XII. KALENDAS MAII
CAPTA EST ADELHEIDIS IMPERATRIX
CVMIS A BERENGARIO REGE
XIII. KALENDAS SEPTEMBRIS
LIBERAVIT, DOMINVS
ADELHEIDAM REGINAM A VINCVLIS.
La credo fattura de' secoli posteriori; potrebbe nondimeno essere che
contenesse qualche verità. Che questa regina fosse imprigionata, non già
nel lago di Como, ma bensì nella rocca di Garda sul lago Benaco, oggidì
lago di Garda, l'abbiamo da Donizone[2153]; e pare che così porti il
contesto delle sue avventure. Parimente l'Annalista sassone[2154],
pubblicato dall'Eccardo, scrive che Berengario _Adeleidem XII kalendas
maii captam Cumis depraedavit, et in custodia media_ (scrivi _et
inedia_) _lacrymabiliter afflixit_. E leggonsi tali parole anche in
Ditmaro[2155] autore più antico. Forse qui fu ricavata l'iscrizione di
Treviri. Per altro falla l'Annalista sassone rapportando la prigionia di
Adelaide all'anno 949, quando essa non può essere seguita se non
nell'anno presente 951; perchè Berengario fu eletto re solamente nel dì
15 decembre dell'anno precedente 950, nè sì subito dovette egli mettere
le mani addosso alla sfortunata regina. Ora de' mali trattamenti fatti
ad Adelaide non meno da lui che da _Willa_ ossia _Guilla_ sua moglie,
donna che anche da Liutprando ci viene dipinta per un vaso di tutti i
vizii, ne abbiamo un buon testimonio, cioè sant'_Odilone[2156] abbate_
di Clugnì, e personaggio confidente di questa medesima santa
principessa. _Postquam_, dice egli, _mortuus esset Lotharius vir ejus,
honorem italici regni adeptus est quidam vir nomine Berengarius, qui
habebat uxorem nomine Willam. A quibus innocens capta, diversis
angustiata cruciatibus, capillis caesariei distractis, frequenter pugnis
exagitata et calcibus; una tantum comite famula, ad ultimum tetris
inclusa carceribus, divinitus postmodum, ordinante Deo, imperialibus est
sublimata culminibus._ E la monaca Rosvida[2157], poetessa di quel
secolo, che narra a lungo questa scena, attesta che Adelaide fu anche
spogliata di tutte quante le sue gioie, vesti ed altre suppellettili.
Secondochè s'ha dal suddetto Donizone, per molto tempo stette confinata
Adelaide con una sola damigella in fondo di una torre. Ma essendo
riuscito ad un prete appellato Martino di fare una apertura nel muro di
quella prigione, oppure, come altri vogliono, con una cava fatta
sotterra, una notte la cavò fuori, e dopo aver vestita lei e la sua
damigella da uomo, trovò un pescatore che in una barchetta li condusse
tutti e tre ad una selva contigua al lago di Garda, a cui Odilone dà il
nome di palude; dove fra quegli alberi o fra quelle canne si
appiattarono, ma con pericolo di morir di fame, se un pescatore non
avesse loro somministrato del pesce. Fu spedito il prete dalla regina ad
_Adelardo vescovo_ di Reggio, in cui essa confidava non poco, per
ottener soccorso; il vescovo raccomandò questo affare ad _Attone_ (lo
stesso è che dire _Azzo_), il quale riconosceva in feudo dalla chiesa di
Reggio la fortezza di Canossa. Convien ora sapere che questo _Azzo_,
bisavolo della rinomata contessa Matilde, di cui avremo assai da
parlare, era figliuolo di _Sigifredo_ appellato da Donizone
_Princeps praeclarus lucensi de comitatu;_
il quale co' suoi figliuoli si protesta di _nazione_ longobarda. Venuto
Sigifredo in Lombardia, crebbe in potenza e ricchezze, ed oltre a due
altri figliuoli che stabilirono due doviziose case in Parma, ebbe il
suddetto _Azzo_, chiamato anche nelle vecchie carte _Adalbertus, qui et
Atto_, che più de' fratelli s'ingrandì, e fra gli altri beni acquistò
dal suddetto Adelardo vescovo di Reggio in feudo _Canossa_, dove
fabbricò una inespugnabil fortezza. È situato questo celebre luogo nelle
prime montagne del distretto di Reggio, verso il fiume Enza. Ivi s'alza
ben in alto un sasso, tutto isolato, la cui sommità con buone mura e
torri fortificata non avea paura nè di assalti, nè di macchine militari;
e però, purchè la vettovaglia non mancasse, si rideva la guarnigion di
Canossa anche delle più grandi armate. Prese _Alberto Azzo_ l'impegno di
soccorrere la perseguitata regina; e messa a cavallo una mano de' suoi
armati, andò con essi in persona a levar Adelaide, e condussela a
Canossa. Lo attesta anche il suddetto santo Odilone con dire che
_supervenit quidam clericus, qui ejus fuerat captivitatis et fugae
socius, nuncians adesse exercitum militum armatorum, qui eam cum gaudio
accipientes, deduxerunt secum in quoddam inexpugnabile castrum_. Scrive
Donizone[2158] che Alberto Azzo diede avviso di questa sua risoluzione a
papa _Giovanni_, il quale la lodò. Aggiugne aver esso Alberto Azzo
trattato con _Ottone re_ di Germania per dargli in moglie Adelaide; ed
essendo segretamente venuto Ottone a Verona, gliela condusse colà; ed
egli, sposatala, seco la menò in Germania: il che non sussiste, siccome
vedremo. Seguita poi a dire Donizone, che scoperto l'affare da
Berengario, spedì l'esercito all'assedio di Canossa. E questo assedio,
se vogliam credere a Leone Ostiense, durò ben tre anni[2159]. Lo stesso
si legge nella Cronica della Novalesa[2160]. Di qui poi han preso motivo
alcuni moderni scrittori, e fra gli altri il padre Pagi[2161], di
credere assediata in quest'anno Adelaide entro Canossa, e di dire che si
sono ingannati i suddetti storici parlanti di un assedio di sì lunga
durata. Ma non hanno avvertito (l'avvertì bensì il Sigonio) che
l'assedio di Canossa vien raccontato da Donizone come impresa fatta
dappoichè il re Ottone ebbe sposata e condotta in Germania Adelaide.
Però fu così ben condotta la fuga di questa regina e il suo passaggio a
Canossa, che non ne ebbe sentore il re Berengario, se non dappoichè fu
calato in Italia Ottone il grande. Per altro Leone Ostiense e Donizone
hanno disavvedutamente confuse le circostanze dell'affare. Viveva allora
papa _Agapito II_, e non già papa _Giovanni_. Le nozze di Adelaide
furono celebrate in Pavia, e non già in _Verona_. Rosvida, più antica
che Donizone di un secolo, neppur ella racconta che Adelaide fosse
assediata in Canossa, e solamente dice che fu ricoverata da Adelardo
vescovo di Reggio in una sua forte città, volendo significare Canossa,
dove essa fu servita con tutto onore, finchè Ottone calò in Italia, e la
fece andare a Pavia. Ora, tornando indietro, si dee mettere per cosa
certa che fece gran rumore anche nella corte di Ottone il grande re di
Germania la crudeltà di Berengario, e la sventura e prigionia
dell'innocente regina. Bisogna eziandio supporre, come troppo
verisimile, che Ottone fosse informato del luogo ove ella era celata,
per avergliene scritto o ella, o il vescovo Adelardo, oppure Azzo
signore di Canossa. Nè mancarono alcuni di lui cortigiani, che
conoscendo di vista le rare doti di questa principessa, il consigliarono
a prenderla per moglie, giacchè la regina _Editta_ sua consorte era
mancata di vita cinque o sei anni prima, con aggiugnere ancora che, così
facendo, egli poteva aprirsi la strada a conquistare il regno d'Italia.
Preparossi dunque per tale spedizione il re germanico. Mandò innanzi
_Lodolfo_ suo figliuolo, il quale, se vogliam credere al continuatore di
Reginone[2162] e all'Annalista sassone[2163], trovò dappertutto degli
ostacoli e degl'incomodi, perchè niuna città o castello il volle
ricevere; e tutto ciò per colpa di _Arrigo duca_ di Baviera suo zio
paterno, che portando invidia agli avanzamenti del nipote, per tre anni
andò facendo sapere agl'Italiani quanto si macchinava in Germania, ed
alienava quanti poteva in Italia dall'amore di lui. Ma temo che si sieno
ingannati questi autori in riferir tali circostanze. Certamente
Rosvida[2164], istorica di questo secolo, scrive tutto il contrario,
dicendo di Lodolfo:
_Perpaucis secum sociis secreto resumptis_
_Italiam petiit, fortique manu penetravit._
_Exhortans patris imperio populum dare collum;_
_Moxque redit, clarum referens sine Marte triumphum._
Calò poscia il re Ottone, fingendo (come vuole Ditmaro[2165], e dopo lui
l'abbate urspergense[2166]), di fare un viaggio di divozione a Roma, e
all'improvviso s'incamminò verso Pavia, che gli aprì le porte. Niuna
opposizione fu fatta dal re Berengario, perchè egli solamente attese a
salvarsi in un suo forte castello. Ma è ben da maravigliarsi come così
accorto principe, quale era Berengario, si lasciasse cogliere sì
all'impensata, e pare piuttosto da credere che il re Ottone conducesse
seco un gagliardo esercito, o che tenesse di grandi intelligenze in
Italia. Arrivato egli a Pavia, ed impadronitosi di quella città, fece
tosto sapere alla regina Adelaide il suo desiderio di vederla,
insinuandole ancora, colla giunta di molti regali, l'intenzion sua di
averla per moglie. Colà portossi Adelaide, incontrata fuor della città
dal suddetto duca di Baviera Arrigo, e poi ricevuta con tutto onore dal
re Ottone. Sì Frodoardo[2167] come Rosvida, e gli altri antichi
storiografi ci assicurano che le nozze di esso re vedovo colla giovane
vedova Adelaide solennemente si celebrarono nella stessa città di Pavia.
Il padre Pagi[2168], fidatosi dell'iscrizione sopraccitata di Treveri,
vuol sostenere che circa il mese d'agosto seguì il loro matrimonio. Ma
egli s'appoggiò ad una memoria dubbiosa, e quando pur questa contenga
verità, altro non se ne può dedurre, se non che Adelaide ebbe nel dì 20
d'agosto la fortuna di salvarsi dalla prigione di Garda, e non già che
in quel mese ella arrivasse al talamo del re Ottone. Che tuttavia nel dì
22 di settembre di quest'anno Berengario e Adalberto signoreggiassero in
Pavia, ne fa fede un loro diploma, da me dato alla luce[2169], con
queste note: _Data X kalendas octobris anno dominicae Incarnationis
DCCCCLI, regni vero dominorum Berengarii atque Adalberti piissimorum
regum primo, Indictione X. Actum Papiae._ Così nella Cronica di
Volturno[2170] si ha un altro loro diploma dato _VI kalendas octobris
anno dominicae Incarnationis DCCCCLI, regni vero dominorum Berengarii
atque Adalberti piissimorum regum primo, Indictione X. Actum in plebe
sancti Marini._ Che stesse pochi dì appresso ad entrare in Pavia il re
Ottone, ne abbiamo il riscontro in un diploma[2171] d'esso re, dato _VI
idus octobris, anno Incarnationis Domini nostri Jesu Christi
nongentesimo quinquagesimo primo, Indictione decima, anno regni Otthonis
regis in Francia decimosexto, in Italia primo. Actum Papiae._ Un altro
simile ne esibisce il Puricelli[2172], dato nel medesimo giorno. E qui
si vuol osservare che Ottone cominciò ad intitolarsi re d'Italia,
quasichè Berengario e Adalberto fossero affatto decaduti dal loro
diritto. Celebrò egli dipoi il santo Natale in Pavia; ed allora fu,
secondo l'Annalista sassone[2173], ch'egli _cum suis fidelibus in Italia
Papiae natale Domini celebravit, et celebratis juxta magnificentiam
regalem nuptiis, sicque dispositis negotiis proficiscitur inde_, ec.
Abbiamo dalla Cronica arabica[2174] che nel dì 2 di luglio dell'anno
presente venne dall'Africa a Palermo un nuovo generale d'armi moro,
appellato Saclabio, forse quello stesso che era stato nell'anno 950,
oppure un suo figlio, menando seco una buona armata da valersene per
terra e per mare, ed assai cammelli. Assano padron dell'isola, uniti i
Siciliani con questi Africani, passò al castello di Riva, che si trovò
abbandonato dagli abitanti. Assediò Geragia ma essendo osso duro,
accordò pace a quel popolo, con ricevere gli ostaggi della lor fede; e
fece poi lo stesso con quei di Cassana. In questi tempi, per
testimonianza di Frodoardo[2175], i Saraceni, che già furono cacciati da
Frassineto, tenevano occupati i passaggi dell'Alpi, di manierachè
chiunque volea venire dalla Francia, o dagli Svizzeri e Grigioni, in
Italia, era costretto a pagar loro una somma tassata di danaro. Aggiugne
che gli _Ungheri_ in quest'anno, passando per l'Italia, arrivarono in
Aquitania, dove per tutta la state commisero grandi ruberie e
ammazzamenti di persone; e che poi, ripassando per l'Italia, se ne
tornarono alle case loro. Non dovea già succedere passaggio alcuno di
questi masnadieri, che non lasciassero dappertutto segni della loro
avidità e barbarie.
NOTE:
[2146] Sillingardus, in Catalogo Episcopor. Mutinens. edito anno 1606.
[2147] Ughell., Ital. Sacr., in Episcop. Mutinens.
[2148] Antichità Estensi, P. I, cap. 15 et seq.
[2149] Sigonius, de Regno Ital., lib. 6.
[2150] Dandul., in Chron., tom. 12 Rer. Ital.
[2151] Rubeus, Histor. Ravenn., lib. 5.
[2152] Browerus, Annal. Trevir., lib. 9.
[2153] Donizo, in Vita Mathild., lib. 1, tom. 5 Rer. Ital.
[2154] Annalista Saxo, tom. 1 Corp. Hist. Eccard.
[2155] Ditmarus, Chronic., lib. 2.
[2156] Odilo, in Vita S. Adelheidis apud Canis.
[2157] Hrosvitha, de Gest. Oddon.
[2158] Donizo, lib. 1, cap. 1.
[2159] Leo Ostiensis, Chron., lib. 1, cap. 61.
[2160] Chronic. Novaliciense, P. II, tom. 2 Rer. Ital.
[2161] Pagius, ad Annal. Baron.
[2162] Continuator Rheginonis, ad ann. 951.
[2163] Annalista Saxo, in Chronico.
[2164] Hrosvitha, de Gestis Oddoni.
[2165] Ditmarus, in Chron., lib. 2.
[2166] Urspergensis, in Chronico.
[2167] Frodoardus, in Chronico.
[2168] Pagius, ad Annal. Baron.
[2169] Antiquit. Ital., Dissert. LXX.
[2170] Chron. Vulturnense, P. II, tom. 1 Rer. Ital.
[2171] Tatti, Annali Sacri di Como, tom. 2.
[2172] Puricellius, Monument. Eccles. Ambrosian., num. 172.
[2173] Annalista Saxo, tom. 1 Eccard.
[2174] Chronicon Arabicum, P. II, tom. 1 Rer. Ital.
[2175] Frodoardus, in Chronic.


Anno di CRISTO DCCCCLII. Indizione X.
AGAPITO II papa 7.
BERENGARIO II re d'Italia 3.
ADALBERTO re d'Italia 3.

Ci ha conservata il suddetto Frodoardo una particolarità dei disegni del
_re Ottone_: cioè ch'egli _legationem pro susceptione sui Romam dirigit.
Qua non obtenta, cum uxore in sua regreditur._ Dovette il re Ottone
tentare se _papa Agapito_ volesse concedergli la corona imperiale,
giacchè al vasto regno della Germania pareva ormai aggiunto quello