Annali d'Italia, vol. 1 - 64
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punto che si preparava a far una spedizione contro agl'Indiani, fu
preso e strangolato in prigione. Voleva poi Gallieno crear _Teodoto
proconsole_ dell'Egitto, acciocchè godesse più autorità e balìa; ma ne
fu ritenuto dai sacerdoti, perchè v'era una predizione, che allora
l'Egitto tornerebbe in libertà, quando v'entrassero i fasci consolari
che si davano ai proconsoli, e la pretesta dei Romani. Trebellio
Pollione cita per testimonio di ciò Cicerone e Procolo grammatico. Il
tempo, in cui Emiliano usurpò la porpora e perdè la vita, indarno si
va ora cercando. Lo stesso Pollione nel precedente anno parlò di
_Aureolo_, come di persona già ribellata contra di Gallieno Augusto.
Per questa ragione metto io sulla scena costui nell'anno presente,
benchè trovi qui imbrogliati non poco i conti di quello storico[2192].
Sembra che egli proponga la di lui ribellione avvenuta non molto dopo
la cattività di _Valeriano imperadore_; e perciocchè dipoi si vede
ch'egli combattè in favor di Gallieno contra di Macriano, ed anzi poco
fa in compagnia del medesimo Gallieno, lo abbiam veduto far guerra a
Postumo; non si può già facilmente credere che così presto egli si
rivoltasse. Pollione l'acconcia con dire che Gallieno fece pace con
Aureolo, e di lui si servì poscia contra di Postumo. Altri sono stati
di avviso che il prendesse per collega nell'imperio per abbattere col
braccio di lui gli altri tiranni: tutte cose improbabili presso chi sa
le gelosie e le diffidenze dei dominanti. Zosimo[2193] riferisce la
rivolta d'esso _Aureolo_ all'anno 267, ed in ciò è seguito da
Zonara[2194]. Questa pare la più verisimil opinione. Nelle
medaglie[2195] che restano d'esso tiranno si vede ch'egli era
appellato _Manio_ (e non già _Marco_) _Acilio Aureolo_. Il governo
dell'Illirico fu a lui conferito da Gallieno; ma egli, guadagnati gli
animi dei soldati, si fece acclamar _Imperadore_. Se dice il vero il
sopraccitato Trebellio Pollione[2196], nell'anno precedente _Odenato_
re de' Palmireni ottenne l'imperio di tutto l'Oriente. Riserbo io le
notizie di questo insigne personaggio all'anno seguente.
NOTE:
[2188] Thesaur. Novus Inscript., pag. 365.
[2189] Trebell. Pollio, in Trigint. Tyrann., c. 22.
[2190] Euseb., Histor. Eccles., lib. 7, cap. 11.
[2191] Trebell. Pollio, in Triginta Tyrann., c. 21.
[2192] Trebellius Pollio, in Trigint. Tyrann., et in Gall.
[2193] Zosimus, lib. 1, cap. 40.
[2194] Zonaras, in Annalibus.
[2195] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[2196] Trebellius Pollio, in Gallieno.
Anno di CRISTO CCLXV. Indizione XIII.
DIONISIO papa 7.
GALLIENO imperadore 13.
_Consoli_
PUBLIO LICINIO VALERIANO per la seconda volta e LUCIO CESONIO LUCILIO
MACRO RUFINIANO.
Il primo console, cioè _Valeriano_, comunemente vien creduto il
fratello di _Gallieno Augusto_, con opinione ch'egli nell'anno 259
fosse stato console sostituito. Tempo è ormai di parlare di _Odenato_,
il cui nome si rendè ben celebre per le imprese da lui fatte in
servigio dell'imperio romano in Oriente. Egli[2197] era nato in
Palmira, città nobile della Fenicia, non lungi dall'Eufrate, delle cui
rovine ed antichità han rapportato molte notizie in questi ultimi
tempi i viaggiatori inglesi. Ch'egli fosse solamente cittadino e
decurione in quella città, lo scrive Eusebio[2198]. Ciò vien anche
confermato da Zosimo[2199], il quale nondimeno aggiunge aver egli
avuto delle milizie proprie: il che sembra indicare ch'egli fosse uno
dei principi dei Saraceni abitanti verso l'Eufrate e collegati dei
Romani, siccome ancora fu di parere Procopio[2200]. Fece Dio nascere
in questi tempi un uomo tale per umiliar l'orgoglio di _Sapore_ re
della Persia, che dopo la gran vergogna inferita ai Romani, col fare
suo schiavo il loro _imperador Valeriano_, pareva in istato di
assorbir tutte le provincie romane dell'Oriente. Avea _Odenato_[2201]
in sua gioventù fatto il noviziato della guerra nella caccia delle
fiere, prendendo lioni, pardi, orsi ed altri animali selvatici, ed
indurando il corpo ai venti e alle pioggie. Veduto ch'egli ebbe
divenuto formidabile a tutto l'Oriente il re Sapore per le vittorie
guadagnate sopra i Romani, abbiamo da Pietro Patrizio[2202], che per
comperarsi la buona grazia di quel regnante, gli inviò molti cammelli
carichi di preziosi regali, con lettera di tutta sommessione e
rispetto. All'alterigia di Sapore (male ordinario dei gran tiranni
dell'Oriente) parve un'insolenza l'atto di Odenato, che, essendo
persona privata, avesse osato di scrivergli senza presentarsi egli in
persona al soglio suo. Il perchè stracciò quella lettera, fece gittar
nel fiume que' presenti, e disse ai messi ch'egli saprebbe ben
insegnar le creanze al loro signore, e come un par suo dovea trattare
con chi era suo padrone, e che sterminerebbe lui colla sua famiglia e
patria. Contuttociò, s'egli bramava un gastigo men rigoroso, venisse a
prostrarsi ai suoi piedi colle mani legate. Fu allora che Odenato, non
sapendo digerir tanta boria, nè tollerar le mal meritate minaccie del
barbaro regnante, si gittò affatto nel partito de' Romani.
Zonara[2203] scrive, esser egli stato quello che nella Mesopotamia
assediò in Emesa _Quieto_ figliuolo di _Macriano_ tiranno, ed il fece
uccidere. Da lui parimente[2204] tolta fu la vita a _Batista_,
usurpatore anche esso dell'imperio in Oriente. Appresso mosse una
fiera guerra al re di Persia; ricuperò Nisibi e Carre e tutta la
Mesopotamia. S'era egli dato il vanto di voler anche cavar dalle mani
de' Persiani il prigionier Valeriano; e perciocchè mostrava in tutto
dipendenza da Gallieno Augusto, ed ubbidienza agli ordini che venivano
da lui, fu creato governatore e generale dell'Oriente da esso
imperadore. Avvennero questi fatti negli anni addietro.
Che Odenato anche prima di questo anno entrato nelle terre de'
Persiani, grande strage facesse di loro, ed arrivasse fino a
Ctesifonte, capitale allora di quella monarchia, si può raccogliere da
Zosimo[2205] e da Trebellio Pollione[2206]. Ma verso questi tempi egli
di nuovo, più potente e risoluto che mai, tornò addosso ai Persiani, e
mise l'assedio a Ctesifonte. Molti combattimenti e saccheggi di tutto
quel paese, e macello incredibile della nemica genie fu ivi fatto. Ma
perchè tutti i satrapi della Persia si unirono per la comune difesa,
non potè far crollare ai suoi voleri quella metropoli. Portate intanto
a Gallieno le nuove, qualmente _Odenato_, dopo aver liberata dai
Persiani la Mesopotamia, era giunto sotto Ctesifonte, avea messo in
fuga il re Sapore, presi molti di questi satrapi, e fatta strage di
que' Barbari: per consiglio di _Valeriano_ suo fratello e di _Lucilio_
suo parente, che abbiam veduto consoli ordinarii nell'anno presente, a
motivo di maggiormente attaccare _Odenato_ agl'interessi del romano
imperio, gli diede il titolo di _Augusto_, dichiarandolo suo collega,
ed ordinando che si battessero monete in onore di lui, delle quali
alcune ancora ne restano[2207]. A molti dovette parere strana una tal
risoluzione, perchè restava giustificatamente in mano ad Odenato,
principe straniero, tutto lo Oriente; e pure, se dice il vero
Trebellio Pollione, il senato e tutto il popolo romano sommamente
lodarono questo fatto, probabilmente sperando che andasse a terra
l'inetto Gallieno, e che questo valoroso Fenicio avesse poi da
rimettere in buon sesto il troppo sfasciato imperio romano. E ciò
basti per ora di Odenato. Benchè non si sappia il tempo preciso in cui
anche _Trebelliano_ non volle esser da meno di tanti altri usurpatori
dell'imperio[2208], pure ne parleremo qui. Solamente noi sappiamo che
costui, nominato _Caio Annio Trebelliano_ in qualche medaglia[2209]
(se pur son legittime le medaglie di lui), trovando nella Isauria quel
popolo malcontento di Gallieno, e bramoso di un condottiere, prese il
titolo d'_imperadore_, e nella rocca d'Isauria si fabbricò un palazzo.
Fra que' luoghi stretti del monte Tauro si mantenne egli per qualche
tempo; ma speditogli contro da Gallieno _Causisoleo_ Egiziano,
fratello di quel _Teodoto_ che avea preso Emiliano tiranno
dell'Egitto, ebbe maniera di tirarlo a campagna aperta, di dargli
battaglia, di sconfiggerlo e di levargli la vita. Ma quei popoli per
paura di gastighi continuarono nella lor ribellione e libertà, nè si
poterono per gran tempo, e forse mai più, rimettere all'ubbidienza
della repubblica romana. Nè pure all'Africa mancarono i suoi
disastri[2210]. Quivi per cura di _Vibio Passieno_ proconsole, e di
_Fabio Pomponiano_ general dell'armi ai confini nella Libia, fu creato
imperadore un _Tito Cornelio Celso_ semplice tribuno, e vestito colla
porpora imperiale da una _Galliena_ cugina del medesimo Gallieno
Augusto. Ma non passarono sette dì che costui fu ucciso, il suo corpo
dato ai cani, ed impiccata l'effigie sua per opera del popolo di
Sicca, il quale s'era mantenuto fedele a Gallieno. Abbiamo
un'iscrizione[2211] comprovante ch'esso Gallieno fece in quest'anno
rifabbricar le mura di Verona; perlochè quella città prese il titolo
di Galleniana. Il lavoro fu cominciato a dì 5 d'aprile, e terminato
nel dì 4 di dicembre. Dovea servire quella città d'antemurale
agl'insulti de' Germani. A' tempi del gran Pompeo era essa divenuta
colonia de' Romani[2212]; ma, scaduta per le guerre, trovò
miracolosamente un ristoratore in questo sì disattento e scioperato
Augusto.
NOTE:
[2197] Agathias, lib. 4 Histor.
[2198] Euseb., in Chronic.
[2199] Zosimus, lib. 1, cap. 38.
[2200] Procopius, de Bello Pers., lib. 11.
[2201] Trebellius Pollio, in Triginta Tyran., c. 14.
[2202] Petrus Patricius, de Legationibus, t. I Histor. Byzantin.
[2203] Zonaras, in Annalibus.
[2204] Trebellius Pollio, in Gallienis.
[2205] Zosimus, lib. 1, cap. 29.
[2206] Trebellius Pollio, in Triginta Tyrannis, cap. 14.
[2207] Goltzius, et Mediob., in Numism. Imperat.
[2208] Trebellius Pollio, in Gallieno, et in Trig. Tyrann., cap. 14.
[2209] Goltzius, et Mediob., Numism. Imper.
[2210] Trebellius Pollio, in Triginta Tyrannis.
[2211] Panv., in Fast. Cons. Maffeius, Veron. Illustr.
[2212] Incertus, in Panegyrico Constant., cap. 8.
Anno di CRISTO CCLXVI. Indizione XIV.
DIONISIO papa 8.
GALLIENO imperadore 14.
_Consoli_
PUBLIO LICINIO GALLIENO AUGUSTO per la settima volta e SABINILLO.
Per gli nuovi tiranni che ogni dì saltavano fuori, conquassato era
l'imperio romano; ma poco parea che se ne affliggesse la testa
leggiera di Gallieno imperadore[2213]. Quando gli giugneva la nuova
che l'Egitto era perduto: _E che?_ diceva egli, _non potremo noi
vivere senza il lino d'Egitto?_ Veniva un altro a dirgli le orribili
scorrerie fatte dagli Sciti nell'Asia, e i tremuoti che aveano in
quelle parti diroccate le città, rispondeva: _Non potremo noi far
senza le loro spume di nitro per lavarci?_ Udita la perdita delle
Gallie, se ne rise, dicendo: _Sto a vedere che la repubblica sia
sbrigata, se non verran più le tele di Arras_. Così questo imperadore
con aria da filosofo, ma con vera dappocaggine e stoltizia di
principe. E intanto le applicazioni sue più serie erano dietro alla
cucina e alle tavole per mangiar bene e ber meglio, e a soddisfar le
sfrenate voglie della libidine sua, e a far comparse di lusso
disusato, senza prendersi pensiero del pubblico governo, e senza
mettersi affanno di tante ribellioni e disastri che fioccavano da
tutte le bande sul romano imperio. Abbiamo da Aurelio Vittore[2214]
ch'egli, oltre alla moglie _Salonina Augusta_, teneva varie concubine,
fra le quali la principale fu _Pipa_, figliuola del re de' Marcomanni,
per ottenere la quale cedette ad esso re una parte della Pannonia
superiore. E questa sua trascuraggine appunto era quella che animava
or questo or quello ad alzar bandiera contra di lui, e ad usurpare il
nome d'imperadore. Trovò egli nondimeno un ingegnoso spediente per
mettere freno all'esaltazione di nuovi Augusti[2215], e fu quello di
proibir da lì innanzi che i senatori avessero impieghi nella milizia,
e si trovassero nelle armate, perchè diffidava di chiunque era in
credito, e poteva aspirare all'imperio, o muover altri a liberarsi da
lui. Uso fu degli Augusti di condur sempre seco ne' viaggi e nelle
guerre un numero scelto di senatori, che formavano il loro consiglio,
e mantenevano ne' popoli e nelle soldatesche il rispetto dovuto al
senato, e comandavano bene spesso le armate. Tutto il contrario fece
Gallieno. E di qui poi venne, che avvezzatisi i senatori a godersi in
pace i loro posti e beni, e a risparmiar le fatiche, i pericoli e le
sedizioni della milizia, più non cercarono di far cessare quella legge
di Gallieno: perlochè sempre più venne calando la loro stima ed
autorità, e crebbe l'insolenza di chi comandava e maneggiava l'armi.
Intorno a questi tempi pare che succedesse nelle Gallie il fine di
_Postumo_, stato per più anni tiranno, o sia imperadore in quelle
parti, dove ancora avea preso il quarto consolato. Scrivono[2216]
ch'egli mantenne sempre que' popoli in istato felice, mercè del suo
senno e valore, ed era anche universalmente amato e rispettato.
Tuttavia si sollevò contra di lui _Lucio Eliano_, che prese il titolo
d'_Imperadore_ in Magonza. Eutropio[2217] scrive, che avendo Postumo
presa quella città, per non aver voluto abbandonarne il sacco ai
soldati, costoro l'uccisero insieme col giovane Postumo suo figliuolo.
Ho io con Aurelio Vittore appellato _Eliano_ l'emulo che si rivoltò
contro di lui; ma questi infallibilmente non è se non quel personaggio
che da Trebellio Pollione[2218] vien chiamato _Lolliano_, e tale
ancora si trova il suo nome presso d'Eutropio. Postumo, secondo il
suddetto Pollione, per maneggi segreti d'esso Lolliano, perdè la vita;
ed è certo che questi sopravvisse a Postumo. Dicono ch'egli fu
accettato per _Imperadore_ da una parte delle Gallie; e che fece di
gran bene alle città di quelle contrade, e che rifabbricò varii luoghi
di là del Reno. Ma che? _Vittorino_, figliuolo di Vittoria, già preso
per collega dell'imperio da Postumo, gli fece guerra; e peggiore
gliela fecero i soldati, perchè annoiati dalle troppe fatiche, alle
quali continuamente gli obbligava, gli tolsero la vita. Trovansi
medaglie[2219], dove egli è chiamato _Lucio Eliano_ ed _Aulo Pomponio
Eliano_; altre se ne rapportano col nome di _Spurio Servilio
Lolliano_. O l'une o l'altre sono mere imposture, quando ancora non
sieno tutte. Sicchè _Marco Aurelio Vittorino_ restò solo possessor
delle Gallie. Ma costui[2220] con tutte le belle doti d'uomo grave,
clemente, economo, ed esattor della disciplina militare, portava
nell'ossa un vizio che denigrava tutte le sue virtù, cioè una sfrenata
libidine, per cui niun rispetto portava ai talami de' suoi soldati. Ne
riportò anche il castigo[2221]. Trovandosi egli in Colonia, un
cancelliere dell'esercito, irritato contra di lui per violenza usata a
sua moglie, essendosi congiurato con altri, lo uccise. Il fanciullo
_Vittorino_ di lui figliuolo fu allora chiamato _Cesare_ da Vittoria o
sia Vittorina, avola sua paterna; ma nella stessa maniera che il
padre, fu anch'egli ammazzato dai medesimi soldati. Così Trebellio
Pollione, il quale, se son vere le medaglie riferite dal Goltzio e dal
Mezzabarba[2222], mal informato si scuopre di quegli affari. In esse
medaglie veggiamo appellato questo fanciullo _Caio Piavio Vittorino_,
e non già col suo titolo di _Cesare_, ma bensì _d'Imperadore Augusto_.
Se fosse vero il racconto di Pollione, non vi restò tempo da battere
monete in onore di questo piccolo Augusto. Il punto sta che siamo ben
sicuri d'essere quelle monete fattura indubitata dell'antichità.
Certamente è lecito il dubitarne. Dopo i due Vittorini, l'imperio
delle Gallie fu da quelle milizie conferito ad un _Mario_, già stato
fabbro ferraio. Eutropio[2223] mette l'esaltazione di costui fra
_Lolliano_ e _Vittorino_; Trebellio Pollione[2224] dopo _Vittorino_.
Era costui salito in alto ne' posti militari per l'estrema sua forza,
di cui alcune prove rapporta Pollione. Ma un soldato, già di lui
garzone nella bottega del suo mestiero, vedendosi sprezzato da lui o
prima o dopo l'usurpato imperio, due o tre giorni dopo la di lui
promozione, col ferro lo stese morto a terra, dicendo nel medesimo
tempo: _Questa è la spada che tu di tua mano fabbricasti_. Allora
Vittoria madre del vecchio Vittorino, che volea pur conservar
l'acquistata sua autorità nelle Gallie, a forza di denaro indusse i
soldati a proclamar Imperadore, forse nell'anno seguente, _Tetrico_
suo parente, senatore romano, e governatore nell'Aquitania, provincia
delle Gallie. Questi nelle medaglie[2225] si trova nominato _Publio
Piveso_, o, secondo un'iscrizione, _Pesuvio Tetrico_, con apparenza
che alcuna di esse memorie patisca eccezione. Dicono ch'egli era anche
stato console, e che portatagli questa lieta nuova a Bordeos, quivi
prese la porpora. Suo figliuolo _Caio Pacuvio Piveso Tetrico_,
ancorchè allora fanciullo, fu creato _Cesare_ dalla suddetta Vittoria,
la quale appresso (non si sa in qual anno) terminò i suoi giorni,
aiutata, per quanto ne corse la voce, dal medesimo Tetrico, al quale
piaceva di comandare e non d'essere comandato da lei. Continuò dipoi
Tetrico la sua signoria non solamente nelle Gallie, ma anche nelle
Spagne, fino ai tempi di Aureliano Augusto, siccome allora diremo. Fu
di parere il Pagi[2226] che Postumo regnasse nelle Gallie sino
all'anno secondo di Claudio imperadore. Non mancano ragioni ad altri
per crederlo ucciso sotto Gallieno. La lite non è per anche decisa; nè
certo si può ben chiarire il tempo di tante rivoluzioni succedute in
quelle contrade.
NOTE:
[2213] Trebellius Pollio, in Gallieno.
[2214] Aurelius Victor, in Epitome.
[2215] Idem, ibidem.
[2216] Trebellius Pollio, in Triginta Tyran., cap. 2.
[2217] Eutrop., in Breviar.
[2218] Trebellius Pollio, in Trig. Tyran., cap. 4.
[2219] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[2220] Trebellius Pollio, in Trig. Tyran., cap. 5.
[2221] Aurelius Victor, in Epitome.
[2222] Goltzius et Mediob., in Numism. Imperat.
[2223] Eutrop., in Breviar.
[2224] Trebellius Pollio, in Triginta Tyrannis, cap. 7.
[2225] Goltzius, in Numism. Imperat.
[2226] Pagius, in Crit. Baron.
Anno di CRISTO CCLXVII. Indizione XV.
DIONISIO papa 9.
GALLIENO imperadore 15.
_Consoli_
PATERNO e ARCESILAO.
Fin qui il valoroso _Odenato_ da Palmira, dichiarato _Augusto_ in
Oriente, mostrava bensì unione con Gallieno imperadore, ma
verisimilmente si facea conoscere per solo padrone delle provincie
romane dell'Asia. Seguitava egli a far vigorosamente guerra ai
Persiani, quando fu ucciso. Si disputa tuttavia intorno al tempo, al
luogo e all'uccisore. Chi crede succeduta la di lui morte nell'anno
precedente, chi nel presente. Certo è che circa questi tempi i Goti, o
sieno gli Sciti, fecero un'irruzione nell'Asia[2227], e giunsero fino
ad Eraclea, saccheggiando tutto il paese. Secondo Sincello[2228],
_Odenato_ prese la risoluzione di portar l'armi contra di costoro, e
giunto ad Eraclea, vi fu ferito e morto. Zosimo[2229], all'incontro,
scrive ch'egli soggiornava in Emesa, dove, celebrando un non so qual
giorno natalizio, a tradimento restò privato di vita. V'ha chi il fa
ucciso[2230] da un altro _Odenato_ suo nipote, chi da _Meonio_ suo
cugino; e sospettò anche taluno che _Zenobia_ sua moglie tenesse mano
al misfatto per gelosia di veder anteposto a' proprii figliuoli
_Erode_, nato da una prima moglie ad esso Odenato, e da lui creato
_Augusto_. Certo è che questo Erode, nominato anche _Erodiano_ in
qualche medaglia, della cui legittimità non so se possiam dubitare,
perdè anch'egli la vita col padre. Era giovane portato al lusso, alla
magnificenza, ai piaceri, e il padre gli lasciava far tutto. E questo
infelice fine ebbe _Odenato_, principe de' più gloriosi del Levante,
perchè gran flagello de' Persiani, e perchè conservò all'imperio
romano le pericolanti provincie dell'Asia. Arrivò Trebellio
Pollione[2231] a dire che Dio veramente si mostrò irato contra del
popolo romano, perchè toltogli _Valeriano Augusto_, non gli conservò
_Odenato_. Egli intanto il mette fra' tiranni, ma con ingiuria al
vero, e contraddicendo a sè stesso[2232]. Quanto a _Meonio_, che lo
stesso Pollione ci rappresenta come d'accordo con Zenobia per togliere
la vita a Odenato, dicono che fu con consenso di lei proclamato
_imperadore_; ma non andò molto che i soldati, nauseati per la di lui
sporca lussuria, gli levarono insieme coll'imperio la vita. Lasciò
Odenato dopo di sè tre figliuoli, cioè _Hereniano_, _Timolao_ ed
_Uhaballato_, che presero il titolo di _Augusti_, e si trovano
mentovati nelle medaglie[2233]. Ma perciocchè erano in età non ancora
capace di governo, _Settimia Zenobia_ lor madre Augusta prese essa le
redini a nome de' figliuoli, siccome donna virile, e fece dipoi varie
gloriose imprese, del che parleremo andando innanzi.
Dissi che gli Sciti, o vogliam dire i Goti, aveano portata la
desolazione in varie provincie dell'Asia, e massimamente della
Cappadocia[2234]. Ora si vuol aggiugnere che costoro, udito che loro
si appressava colle armi _Odenato Augusto_, non vollero già
aspettarlo, e si affrettarono per tornarsene ai loro paesi collo
immenso bottino fatto. Nondimeno sul mar Nero ne perirono non pochi,
perchè assaliti dalle truppe e navi romane. Ma non passò gran tempo,
ch'entrati per le bocche del Danubio nelle terre dello imperio, vi
fecero un mondo di mali. Sulle rive del mar Nero fu data loro una
rotta dalla guarnigione romana di Bisanzio, ma senza che cessassero
per questo dal bottinare in quelle parti. Nè da lor soli vennero
cotanti affanni. Anche gli Eruli passati dalla palude Meotide nel mar
Nero con cinquecento vele sotto il comando di Naulobat loro capitano,
per mare vennero fino a Bisanzio e a Crisopoli. In una battaglia loro
data restò superiore l'esercito romano; e però tumultuosamente si
ritirarono[2235]. Ma ecco tornar di nuovo i Goti, che son chiamati
Sciti da altri, i quali andati alla ricca città di Cizico, la
spogliarono. Indi si portarono alle isole di Lenno e di Suero
nell'Arcipelago, ed arrivati sino all'insigne città di Atene, la
bruciarono, con far lo stesso barbaro trattamento a Corinto, Sparta,
Argo, e a quasi tutta l'Acaia, senza trovar persona che osasse di loro
opporsi. Tuttavia, messisi gli Ateniesi in una imboscata, con aver per
loro capitano _Desippo_ istorico, ne fecero un gran macello. (Si vedrà
qui sotto all'anno 269 un'altra presa di Atene, e forse solamente a
que' tempi è da riferire la disgrazia di quella città.) E pure non
finì la faccenda, che scorrendo per l'Epiro, per la Acarnania e per la
Beozia, recarono anche a quelle parti de' gran malanni. Zonara[2236]
sembra riferir questo flagello ai tempi di Claudio successore di
Gallieno. Mentre sì fiero temporale spremeva da ogni banda le grida
dei popoli afflitti, non potè di meno che non si svegliasse
l'_imperador Gallieno_, e non si movesse da Roma per accorrere al
soccorso delle malconce provincie. Arrivato ch'egli fu nell'Illirico,
non pochi di que' Barbari caddero sotto le spade romane; laonde gli
altri presero la fuga pel monte Gessace. Marziano ed Eracliano suoi
capitani con altre prodezze liberarono in fine da quei Barbari le
provincie dell'imperio. Ebbe parte in tali imprese anche _Claudio_,
che fu dipoi imperadore; e i due primi generali divisando fra loro
come si potesse sollevar la repubblica dall'inetto e crudel governo di
Gallieno, misero per tempo gli occhi sopra di esso Claudio per
adornarlo della porpora imperiale. Diedero probabilmente la spinta a
questi lor disegni l'essere, a mio credere, succeduto in questi tempi
ciò che narra Trebellio Pollione[2237] con dire, che quando si credeva
che Gallieno fosse ito coll'esercito per cacciare i Barbari, egli si
fermò ad Atene per la vanità di prendere la cittadinanza di
quell'illustre città, di esercitar ivi la carica di arconte, cioè del
magistrato supremo, di essere arrolato fra i giudici dell'Areopago, e
di assistere a tutti i loro sagrifizii, con vitupero della dignità
imperiale. Poco fa ho detto, potersi dubitare che non accadesse verso
questi tempi la presa e l'incendio di Atene. Viene maggiormente
confermato questo dubbio dall'andata colà di Gallieno. Questa ridicola
gloria, questa trascuratezza de' pubblici affari nel bisogno, in cui
si trovavano allora le provincie romane, fece perdere ai soldati la
pazienza e il rispetto verso di un principe sì disattento e vile, e
trattar fra loro di eleggere un degno imperador di Roma. Lo seppe
Gallieno, cercò di placarli, e non potendo, ne fece uccidere qualche
migliaio: risoluzione che indusse anche i generali a desiderar e
procurare la di lui rovina, come vedremo all'anno seguente.
NOTE:
[2227] Trebellius Pollio, in Gallien.
[2228] Syncellus, in Hist.
[2229] Zosimus, lib. 1, cap. 39.
[2230] Zonaras, in Annalibus.
[2231] Trebellius Pollio, in Trigint. Tyrann., cap. 14.
[2232] Idem, ibidem, cap. 16.
[2233] Goltzius et Mediobarb, in Numism. Imperatorum.
[2234] Trebellius Pollio, in Gallieno.
[2235] Trebellius Pollio, Syncellus, Zonaras.
[2236] Zonaras, in Annalibus.
[2237] Trebellius Pollio, in Gallien.
Anno di CRISTO CCLXVIII. Indizione I.
DIONISIO papa 10.
CLAUDIO II imperadore 1.
_Consoli_
PATERNO per la seconda volta e MARINIANO.
Non si crede che questo _Paterno_ console fosse quello stesso che
nell'anno precedente esercitò il consolato ordinario, perchè non
solevano le persone private goder quella insigne dignità due anni di
fila, come talor facevano gli Augusti. _Petronio Volusiano_ bensì,
stato prefetto di Roma nell'anno precedente, continuò in quella carica
anche nel presente. Abbiam parlato di sopra di _Manio Acilio Aureolo_,
generale della cavalleria romana nell'Illirico, uomo di gran valore
nell'armi. Ribellossi anch'egli, al pari di tanti altri, contro al
disprezzato Gallieno; e chi si attiene a Trebellio Pollione[2238],
mette la di lui rivolta sino nell'anno 201. Ma di gran lunga maggior
apparenza di verità ha il racconto di Zosimo[2239], seguitato da
Zonara[2240], che riferisce all'anno precedente l'aver egli preso il
titolo d'_imperadore_. Allorchè Gallieno si trovava nella Mesia, o pur
nella Grecia, per timore che _Postumo_ imperadore, o sia tiranno nelle
Gallie, o pur chi era succeduto a lui, non profittasse della di lui
lontananza, ordinò ad _Aureolo_ di venir colle sue milizie a Milano, e
di far abortire i disegni di chi governava le Gallie. Venne _Aureolo_,
e meglio chiarito del discredito in cui era Gallieno, e che le Gallie
per la morte di Postumo e per le mutazioni seguite, invece di dar
gelosia all'Italia, pareano esposte ad essere vinte, credette essere
questo il tempo di salire sul trono. Ne pervennero gli avvisi a
Gallieno, che, conosciuta la gravità del pericolo, a gran giornate se
ne tornò in Italia, e a dirittura marciò contra di Aureolo[2241].
Avendolo sconfitto e ferito in un fatto d'armi, l'obbligò a ritirarsi
a Milano, città che appresso fu da lui assediata[2242]. Accadde in
occasion di quella battaglia, che l'imperadrice _Cornelia Salonina_
corse pericolo di essere presa da' nemici; perchè avendo essi
osservato come poca guardia si faceva nel campo di Gallieno,
arrivarono fino al padiglione di lui, dove dimorava essa imperadrice.
Trovavasi ivi per avventura un soldato, il qual era dietro a cucire
una sua veste. Costui, al comparir dei nemici, dato di piglio allo
scudo e allo stocco, con tal ferocia due ne percosse, che gli altri
giudicarono meglio di retrocedere. Intanto venne a rinforzar
l'esercito di Gallieno Marziano generale, ch'egli avea lasciato nella
Mesia, o nella Tracia contra de' Goti. _Eracliano_ prefetto del
pretorio vi giunse anch'egli con della cavalleria. Zonara il chiama
non Eracliano, ma Aureliano, il quale fu poi imperadore.
Ora questi generali, invece di condurre a fine l'assedio di Milano,
piuttosto andavano concertando di levar dal mondo il malvoluto
preso e strangolato in prigione. Voleva poi Gallieno crear _Teodoto
proconsole_ dell'Egitto, acciocchè godesse più autorità e balìa; ma ne
fu ritenuto dai sacerdoti, perchè v'era una predizione, che allora
l'Egitto tornerebbe in libertà, quando v'entrassero i fasci consolari
che si davano ai proconsoli, e la pretesta dei Romani. Trebellio
Pollione cita per testimonio di ciò Cicerone e Procolo grammatico. Il
tempo, in cui Emiliano usurpò la porpora e perdè la vita, indarno si
va ora cercando. Lo stesso Pollione nel precedente anno parlò di
_Aureolo_, come di persona già ribellata contra di Gallieno Augusto.
Per questa ragione metto io sulla scena costui nell'anno presente,
benchè trovi qui imbrogliati non poco i conti di quello storico[2192].
Sembra che egli proponga la di lui ribellione avvenuta non molto dopo
la cattività di _Valeriano imperadore_; e perciocchè dipoi si vede
ch'egli combattè in favor di Gallieno contra di Macriano, ed anzi poco
fa in compagnia del medesimo Gallieno, lo abbiam veduto far guerra a
Postumo; non si può già facilmente credere che così presto egli si
rivoltasse. Pollione l'acconcia con dire che Gallieno fece pace con
Aureolo, e di lui si servì poscia contra di Postumo. Altri sono stati
di avviso che il prendesse per collega nell'imperio per abbattere col
braccio di lui gli altri tiranni: tutte cose improbabili presso chi sa
le gelosie e le diffidenze dei dominanti. Zosimo[2193] riferisce la
rivolta d'esso _Aureolo_ all'anno 267, ed in ciò è seguito da
Zonara[2194]. Questa pare la più verisimil opinione. Nelle
medaglie[2195] che restano d'esso tiranno si vede ch'egli era
appellato _Manio_ (e non già _Marco_) _Acilio Aureolo_. Il governo
dell'Illirico fu a lui conferito da Gallieno; ma egli, guadagnati gli
animi dei soldati, si fece acclamar _Imperadore_. Se dice il vero il
sopraccitato Trebellio Pollione[2196], nell'anno precedente _Odenato_
re de' Palmireni ottenne l'imperio di tutto l'Oriente. Riserbo io le
notizie di questo insigne personaggio all'anno seguente.
NOTE:
[2188] Thesaur. Novus Inscript., pag. 365.
[2189] Trebell. Pollio, in Trigint. Tyrann., c. 22.
[2190] Euseb., Histor. Eccles., lib. 7, cap. 11.
[2191] Trebell. Pollio, in Triginta Tyrann., c. 21.
[2192] Trebellius Pollio, in Trigint. Tyrann., et in Gall.
[2193] Zosimus, lib. 1, cap. 40.
[2194] Zonaras, in Annalibus.
[2195] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[2196] Trebellius Pollio, in Gallieno.
Anno di CRISTO CCLXV. Indizione XIII.
DIONISIO papa 7.
GALLIENO imperadore 13.
_Consoli_
PUBLIO LICINIO VALERIANO per la seconda volta e LUCIO CESONIO LUCILIO
MACRO RUFINIANO.
Il primo console, cioè _Valeriano_, comunemente vien creduto il
fratello di _Gallieno Augusto_, con opinione ch'egli nell'anno 259
fosse stato console sostituito. Tempo è ormai di parlare di _Odenato_,
il cui nome si rendè ben celebre per le imprese da lui fatte in
servigio dell'imperio romano in Oriente. Egli[2197] era nato in
Palmira, città nobile della Fenicia, non lungi dall'Eufrate, delle cui
rovine ed antichità han rapportato molte notizie in questi ultimi
tempi i viaggiatori inglesi. Ch'egli fosse solamente cittadino e
decurione in quella città, lo scrive Eusebio[2198]. Ciò vien anche
confermato da Zosimo[2199], il quale nondimeno aggiunge aver egli
avuto delle milizie proprie: il che sembra indicare ch'egli fosse uno
dei principi dei Saraceni abitanti verso l'Eufrate e collegati dei
Romani, siccome ancora fu di parere Procopio[2200]. Fece Dio nascere
in questi tempi un uomo tale per umiliar l'orgoglio di _Sapore_ re
della Persia, che dopo la gran vergogna inferita ai Romani, col fare
suo schiavo il loro _imperador Valeriano_, pareva in istato di
assorbir tutte le provincie romane dell'Oriente. Avea _Odenato_[2201]
in sua gioventù fatto il noviziato della guerra nella caccia delle
fiere, prendendo lioni, pardi, orsi ed altri animali selvatici, ed
indurando il corpo ai venti e alle pioggie. Veduto ch'egli ebbe
divenuto formidabile a tutto l'Oriente il re Sapore per le vittorie
guadagnate sopra i Romani, abbiamo da Pietro Patrizio[2202], che per
comperarsi la buona grazia di quel regnante, gli inviò molti cammelli
carichi di preziosi regali, con lettera di tutta sommessione e
rispetto. All'alterigia di Sapore (male ordinario dei gran tiranni
dell'Oriente) parve un'insolenza l'atto di Odenato, che, essendo
persona privata, avesse osato di scrivergli senza presentarsi egli in
persona al soglio suo. Il perchè stracciò quella lettera, fece gittar
nel fiume que' presenti, e disse ai messi ch'egli saprebbe ben
insegnar le creanze al loro signore, e come un par suo dovea trattare
con chi era suo padrone, e che sterminerebbe lui colla sua famiglia e
patria. Contuttociò, s'egli bramava un gastigo men rigoroso, venisse a
prostrarsi ai suoi piedi colle mani legate. Fu allora che Odenato, non
sapendo digerir tanta boria, nè tollerar le mal meritate minaccie del
barbaro regnante, si gittò affatto nel partito de' Romani.
Zonara[2203] scrive, esser egli stato quello che nella Mesopotamia
assediò in Emesa _Quieto_ figliuolo di _Macriano_ tiranno, ed il fece
uccidere. Da lui parimente[2204] tolta fu la vita a _Batista_,
usurpatore anche esso dell'imperio in Oriente. Appresso mosse una
fiera guerra al re di Persia; ricuperò Nisibi e Carre e tutta la
Mesopotamia. S'era egli dato il vanto di voler anche cavar dalle mani
de' Persiani il prigionier Valeriano; e perciocchè mostrava in tutto
dipendenza da Gallieno Augusto, ed ubbidienza agli ordini che venivano
da lui, fu creato governatore e generale dell'Oriente da esso
imperadore. Avvennero questi fatti negli anni addietro.
Che Odenato anche prima di questo anno entrato nelle terre de'
Persiani, grande strage facesse di loro, ed arrivasse fino a
Ctesifonte, capitale allora di quella monarchia, si può raccogliere da
Zosimo[2205] e da Trebellio Pollione[2206]. Ma verso questi tempi egli
di nuovo, più potente e risoluto che mai, tornò addosso ai Persiani, e
mise l'assedio a Ctesifonte. Molti combattimenti e saccheggi di tutto
quel paese, e macello incredibile della nemica genie fu ivi fatto. Ma
perchè tutti i satrapi della Persia si unirono per la comune difesa,
non potè far crollare ai suoi voleri quella metropoli. Portate intanto
a Gallieno le nuove, qualmente _Odenato_, dopo aver liberata dai
Persiani la Mesopotamia, era giunto sotto Ctesifonte, avea messo in
fuga il re Sapore, presi molti di questi satrapi, e fatta strage di
que' Barbari: per consiglio di _Valeriano_ suo fratello e di _Lucilio_
suo parente, che abbiam veduto consoli ordinarii nell'anno presente, a
motivo di maggiormente attaccare _Odenato_ agl'interessi del romano
imperio, gli diede il titolo di _Augusto_, dichiarandolo suo collega,
ed ordinando che si battessero monete in onore di lui, delle quali
alcune ancora ne restano[2207]. A molti dovette parere strana una tal
risoluzione, perchè restava giustificatamente in mano ad Odenato,
principe straniero, tutto lo Oriente; e pure, se dice il vero
Trebellio Pollione, il senato e tutto il popolo romano sommamente
lodarono questo fatto, probabilmente sperando che andasse a terra
l'inetto Gallieno, e che questo valoroso Fenicio avesse poi da
rimettere in buon sesto il troppo sfasciato imperio romano. E ciò
basti per ora di Odenato. Benchè non si sappia il tempo preciso in cui
anche _Trebelliano_ non volle esser da meno di tanti altri usurpatori
dell'imperio[2208], pure ne parleremo qui. Solamente noi sappiamo che
costui, nominato _Caio Annio Trebelliano_ in qualche medaglia[2209]
(se pur son legittime le medaglie di lui), trovando nella Isauria quel
popolo malcontento di Gallieno, e bramoso di un condottiere, prese il
titolo d'_imperadore_, e nella rocca d'Isauria si fabbricò un palazzo.
Fra que' luoghi stretti del monte Tauro si mantenne egli per qualche
tempo; ma speditogli contro da Gallieno _Causisoleo_ Egiziano,
fratello di quel _Teodoto_ che avea preso Emiliano tiranno
dell'Egitto, ebbe maniera di tirarlo a campagna aperta, di dargli
battaglia, di sconfiggerlo e di levargli la vita. Ma quei popoli per
paura di gastighi continuarono nella lor ribellione e libertà, nè si
poterono per gran tempo, e forse mai più, rimettere all'ubbidienza
della repubblica romana. Nè pure all'Africa mancarono i suoi
disastri[2210]. Quivi per cura di _Vibio Passieno_ proconsole, e di
_Fabio Pomponiano_ general dell'armi ai confini nella Libia, fu creato
imperadore un _Tito Cornelio Celso_ semplice tribuno, e vestito colla
porpora imperiale da una _Galliena_ cugina del medesimo Gallieno
Augusto. Ma non passarono sette dì che costui fu ucciso, il suo corpo
dato ai cani, ed impiccata l'effigie sua per opera del popolo di
Sicca, il quale s'era mantenuto fedele a Gallieno. Abbiamo
un'iscrizione[2211] comprovante ch'esso Gallieno fece in quest'anno
rifabbricar le mura di Verona; perlochè quella città prese il titolo
di Galleniana. Il lavoro fu cominciato a dì 5 d'aprile, e terminato
nel dì 4 di dicembre. Dovea servire quella città d'antemurale
agl'insulti de' Germani. A' tempi del gran Pompeo era essa divenuta
colonia de' Romani[2212]; ma, scaduta per le guerre, trovò
miracolosamente un ristoratore in questo sì disattento e scioperato
Augusto.
NOTE:
[2197] Agathias, lib. 4 Histor.
[2198] Euseb., in Chronic.
[2199] Zosimus, lib. 1, cap. 38.
[2200] Procopius, de Bello Pers., lib. 11.
[2201] Trebellius Pollio, in Triginta Tyran., c. 14.
[2202] Petrus Patricius, de Legationibus, t. I Histor. Byzantin.
[2203] Zonaras, in Annalibus.
[2204] Trebellius Pollio, in Gallienis.
[2205] Zosimus, lib. 1, cap. 29.
[2206] Trebellius Pollio, in Triginta Tyrannis, cap. 14.
[2207] Goltzius, et Mediob., in Numism. Imperat.
[2208] Trebellius Pollio, in Gallieno, et in Trig. Tyrann., cap. 14.
[2209] Goltzius, et Mediob., Numism. Imper.
[2210] Trebellius Pollio, in Triginta Tyrannis.
[2211] Panv., in Fast. Cons. Maffeius, Veron. Illustr.
[2212] Incertus, in Panegyrico Constant., cap. 8.
Anno di CRISTO CCLXVI. Indizione XIV.
DIONISIO papa 8.
GALLIENO imperadore 14.
_Consoli_
PUBLIO LICINIO GALLIENO AUGUSTO per la settima volta e SABINILLO.
Per gli nuovi tiranni che ogni dì saltavano fuori, conquassato era
l'imperio romano; ma poco parea che se ne affliggesse la testa
leggiera di Gallieno imperadore[2213]. Quando gli giugneva la nuova
che l'Egitto era perduto: _E che?_ diceva egli, _non potremo noi
vivere senza il lino d'Egitto?_ Veniva un altro a dirgli le orribili
scorrerie fatte dagli Sciti nell'Asia, e i tremuoti che aveano in
quelle parti diroccate le città, rispondeva: _Non potremo noi far
senza le loro spume di nitro per lavarci?_ Udita la perdita delle
Gallie, se ne rise, dicendo: _Sto a vedere che la repubblica sia
sbrigata, se non verran più le tele di Arras_. Così questo imperadore
con aria da filosofo, ma con vera dappocaggine e stoltizia di
principe. E intanto le applicazioni sue più serie erano dietro alla
cucina e alle tavole per mangiar bene e ber meglio, e a soddisfar le
sfrenate voglie della libidine sua, e a far comparse di lusso
disusato, senza prendersi pensiero del pubblico governo, e senza
mettersi affanno di tante ribellioni e disastri che fioccavano da
tutte le bande sul romano imperio. Abbiamo da Aurelio Vittore[2214]
ch'egli, oltre alla moglie _Salonina Augusta_, teneva varie concubine,
fra le quali la principale fu _Pipa_, figliuola del re de' Marcomanni,
per ottenere la quale cedette ad esso re una parte della Pannonia
superiore. E questa sua trascuraggine appunto era quella che animava
or questo or quello ad alzar bandiera contra di lui, e ad usurpare il
nome d'imperadore. Trovò egli nondimeno un ingegnoso spediente per
mettere freno all'esaltazione di nuovi Augusti[2215], e fu quello di
proibir da lì innanzi che i senatori avessero impieghi nella milizia,
e si trovassero nelle armate, perchè diffidava di chiunque era in
credito, e poteva aspirare all'imperio, o muover altri a liberarsi da
lui. Uso fu degli Augusti di condur sempre seco ne' viaggi e nelle
guerre un numero scelto di senatori, che formavano il loro consiglio,
e mantenevano ne' popoli e nelle soldatesche il rispetto dovuto al
senato, e comandavano bene spesso le armate. Tutto il contrario fece
Gallieno. E di qui poi venne, che avvezzatisi i senatori a godersi in
pace i loro posti e beni, e a risparmiar le fatiche, i pericoli e le
sedizioni della milizia, più non cercarono di far cessare quella legge
di Gallieno: perlochè sempre più venne calando la loro stima ed
autorità, e crebbe l'insolenza di chi comandava e maneggiava l'armi.
Intorno a questi tempi pare che succedesse nelle Gallie il fine di
_Postumo_, stato per più anni tiranno, o sia imperadore in quelle
parti, dove ancora avea preso il quarto consolato. Scrivono[2216]
ch'egli mantenne sempre que' popoli in istato felice, mercè del suo
senno e valore, ed era anche universalmente amato e rispettato.
Tuttavia si sollevò contra di lui _Lucio Eliano_, che prese il titolo
d'_Imperadore_ in Magonza. Eutropio[2217] scrive, che avendo Postumo
presa quella città, per non aver voluto abbandonarne il sacco ai
soldati, costoro l'uccisero insieme col giovane Postumo suo figliuolo.
Ho io con Aurelio Vittore appellato _Eliano_ l'emulo che si rivoltò
contro di lui; ma questi infallibilmente non è se non quel personaggio
che da Trebellio Pollione[2218] vien chiamato _Lolliano_, e tale
ancora si trova il suo nome presso d'Eutropio. Postumo, secondo il
suddetto Pollione, per maneggi segreti d'esso Lolliano, perdè la vita;
ed è certo che questi sopravvisse a Postumo. Dicono ch'egli fu
accettato per _Imperadore_ da una parte delle Gallie; e che fece di
gran bene alle città di quelle contrade, e che rifabbricò varii luoghi
di là del Reno. Ma che? _Vittorino_, figliuolo di Vittoria, già preso
per collega dell'imperio da Postumo, gli fece guerra; e peggiore
gliela fecero i soldati, perchè annoiati dalle troppe fatiche, alle
quali continuamente gli obbligava, gli tolsero la vita. Trovansi
medaglie[2219], dove egli è chiamato _Lucio Eliano_ ed _Aulo Pomponio
Eliano_; altre se ne rapportano col nome di _Spurio Servilio
Lolliano_. O l'une o l'altre sono mere imposture, quando ancora non
sieno tutte. Sicchè _Marco Aurelio Vittorino_ restò solo possessor
delle Gallie. Ma costui[2220] con tutte le belle doti d'uomo grave,
clemente, economo, ed esattor della disciplina militare, portava
nell'ossa un vizio che denigrava tutte le sue virtù, cioè una sfrenata
libidine, per cui niun rispetto portava ai talami de' suoi soldati. Ne
riportò anche il castigo[2221]. Trovandosi egli in Colonia, un
cancelliere dell'esercito, irritato contra di lui per violenza usata a
sua moglie, essendosi congiurato con altri, lo uccise. Il fanciullo
_Vittorino_ di lui figliuolo fu allora chiamato _Cesare_ da Vittoria o
sia Vittorina, avola sua paterna; ma nella stessa maniera che il
padre, fu anch'egli ammazzato dai medesimi soldati. Così Trebellio
Pollione, il quale, se son vere le medaglie riferite dal Goltzio e dal
Mezzabarba[2222], mal informato si scuopre di quegli affari. In esse
medaglie veggiamo appellato questo fanciullo _Caio Piavio Vittorino_,
e non già col suo titolo di _Cesare_, ma bensì _d'Imperadore Augusto_.
Se fosse vero il racconto di Pollione, non vi restò tempo da battere
monete in onore di questo piccolo Augusto. Il punto sta che siamo ben
sicuri d'essere quelle monete fattura indubitata dell'antichità.
Certamente è lecito il dubitarne. Dopo i due Vittorini, l'imperio
delle Gallie fu da quelle milizie conferito ad un _Mario_, già stato
fabbro ferraio. Eutropio[2223] mette l'esaltazione di costui fra
_Lolliano_ e _Vittorino_; Trebellio Pollione[2224] dopo _Vittorino_.
Era costui salito in alto ne' posti militari per l'estrema sua forza,
di cui alcune prove rapporta Pollione. Ma un soldato, già di lui
garzone nella bottega del suo mestiero, vedendosi sprezzato da lui o
prima o dopo l'usurpato imperio, due o tre giorni dopo la di lui
promozione, col ferro lo stese morto a terra, dicendo nel medesimo
tempo: _Questa è la spada che tu di tua mano fabbricasti_. Allora
Vittoria madre del vecchio Vittorino, che volea pur conservar
l'acquistata sua autorità nelle Gallie, a forza di denaro indusse i
soldati a proclamar Imperadore, forse nell'anno seguente, _Tetrico_
suo parente, senatore romano, e governatore nell'Aquitania, provincia
delle Gallie. Questi nelle medaglie[2225] si trova nominato _Publio
Piveso_, o, secondo un'iscrizione, _Pesuvio Tetrico_, con apparenza
che alcuna di esse memorie patisca eccezione. Dicono ch'egli era anche
stato console, e che portatagli questa lieta nuova a Bordeos, quivi
prese la porpora. Suo figliuolo _Caio Pacuvio Piveso Tetrico_,
ancorchè allora fanciullo, fu creato _Cesare_ dalla suddetta Vittoria,
la quale appresso (non si sa in qual anno) terminò i suoi giorni,
aiutata, per quanto ne corse la voce, dal medesimo Tetrico, al quale
piaceva di comandare e non d'essere comandato da lei. Continuò dipoi
Tetrico la sua signoria non solamente nelle Gallie, ma anche nelle
Spagne, fino ai tempi di Aureliano Augusto, siccome allora diremo. Fu
di parere il Pagi[2226] che Postumo regnasse nelle Gallie sino
all'anno secondo di Claudio imperadore. Non mancano ragioni ad altri
per crederlo ucciso sotto Gallieno. La lite non è per anche decisa; nè
certo si può ben chiarire il tempo di tante rivoluzioni succedute in
quelle contrade.
NOTE:
[2213] Trebellius Pollio, in Gallieno.
[2214] Aurelius Victor, in Epitome.
[2215] Idem, ibidem.
[2216] Trebellius Pollio, in Triginta Tyran., cap. 2.
[2217] Eutrop., in Breviar.
[2218] Trebellius Pollio, in Trig. Tyran., cap. 4.
[2219] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[2220] Trebellius Pollio, in Trig. Tyran., cap. 5.
[2221] Aurelius Victor, in Epitome.
[2222] Goltzius et Mediob., in Numism. Imperat.
[2223] Eutrop., in Breviar.
[2224] Trebellius Pollio, in Triginta Tyrannis, cap. 7.
[2225] Goltzius, in Numism. Imperat.
[2226] Pagius, in Crit. Baron.
Anno di CRISTO CCLXVII. Indizione XV.
DIONISIO papa 9.
GALLIENO imperadore 15.
_Consoli_
PATERNO e ARCESILAO.
Fin qui il valoroso _Odenato_ da Palmira, dichiarato _Augusto_ in
Oriente, mostrava bensì unione con Gallieno imperadore, ma
verisimilmente si facea conoscere per solo padrone delle provincie
romane dell'Asia. Seguitava egli a far vigorosamente guerra ai
Persiani, quando fu ucciso. Si disputa tuttavia intorno al tempo, al
luogo e all'uccisore. Chi crede succeduta la di lui morte nell'anno
precedente, chi nel presente. Certo è che circa questi tempi i Goti, o
sieno gli Sciti, fecero un'irruzione nell'Asia[2227], e giunsero fino
ad Eraclea, saccheggiando tutto il paese. Secondo Sincello[2228],
_Odenato_ prese la risoluzione di portar l'armi contra di costoro, e
giunto ad Eraclea, vi fu ferito e morto. Zosimo[2229], all'incontro,
scrive ch'egli soggiornava in Emesa, dove, celebrando un non so qual
giorno natalizio, a tradimento restò privato di vita. V'ha chi il fa
ucciso[2230] da un altro _Odenato_ suo nipote, chi da _Meonio_ suo
cugino; e sospettò anche taluno che _Zenobia_ sua moglie tenesse mano
al misfatto per gelosia di veder anteposto a' proprii figliuoli
_Erode_, nato da una prima moglie ad esso Odenato, e da lui creato
_Augusto_. Certo è che questo Erode, nominato anche _Erodiano_ in
qualche medaglia, della cui legittimità non so se possiam dubitare,
perdè anch'egli la vita col padre. Era giovane portato al lusso, alla
magnificenza, ai piaceri, e il padre gli lasciava far tutto. E questo
infelice fine ebbe _Odenato_, principe de' più gloriosi del Levante,
perchè gran flagello de' Persiani, e perchè conservò all'imperio
romano le pericolanti provincie dell'Asia. Arrivò Trebellio
Pollione[2231] a dire che Dio veramente si mostrò irato contra del
popolo romano, perchè toltogli _Valeriano Augusto_, non gli conservò
_Odenato_. Egli intanto il mette fra' tiranni, ma con ingiuria al
vero, e contraddicendo a sè stesso[2232]. Quanto a _Meonio_, che lo
stesso Pollione ci rappresenta come d'accordo con Zenobia per togliere
la vita a Odenato, dicono che fu con consenso di lei proclamato
_imperadore_; ma non andò molto che i soldati, nauseati per la di lui
sporca lussuria, gli levarono insieme coll'imperio la vita. Lasciò
Odenato dopo di sè tre figliuoli, cioè _Hereniano_, _Timolao_ ed
_Uhaballato_, che presero il titolo di _Augusti_, e si trovano
mentovati nelle medaglie[2233]. Ma perciocchè erano in età non ancora
capace di governo, _Settimia Zenobia_ lor madre Augusta prese essa le
redini a nome de' figliuoli, siccome donna virile, e fece dipoi varie
gloriose imprese, del che parleremo andando innanzi.
Dissi che gli Sciti, o vogliam dire i Goti, aveano portata la
desolazione in varie provincie dell'Asia, e massimamente della
Cappadocia[2234]. Ora si vuol aggiugnere che costoro, udito che loro
si appressava colle armi _Odenato Augusto_, non vollero già
aspettarlo, e si affrettarono per tornarsene ai loro paesi collo
immenso bottino fatto. Nondimeno sul mar Nero ne perirono non pochi,
perchè assaliti dalle truppe e navi romane. Ma non passò gran tempo,
ch'entrati per le bocche del Danubio nelle terre dello imperio, vi
fecero un mondo di mali. Sulle rive del mar Nero fu data loro una
rotta dalla guarnigione romana di Bisanzio, ma senza che cessassero
per questo dal bottinare in quelle parti. Nè da lor soli vennero
cotanti affanni. Anche gli Eruli passati dalla palude Meotide nel mar
Nero con cinquecento vele sotto il comando di Naulobat loro capitano,
per mare vennero fino a Bisanzio e a Crisopoli. In una battaglia loro
data restò superiore l'esercito romano; e però tumultuosamente si
ritirarono[2235]. Ma ecco tornar di nuovo i Goti, che son chiamati
Sciti da altri, i quali andati alla ricca città di Cizico, la
spogliarono. Indi si portarono alle isole di Lenno e di Suero
nell'Arcipelago, ed arrivati sino all'insigne città di Atene, la
bruciarono, con far lo stesso barbaro trattamento a Corinto, Sparta,
Argo, e a quasi tutta l'Acaia, senza trovar persona che osasse di loro
opporsi. Tuttavia, messisi gli Ateniesi in una imboscata, con aver per
loro capitano _Desippo_ istorico, ne fecero un gran macello. (Si vedrà
qui sotto all'anno 269 un'altra presa di Atene, e forse solamente a
que' tempi è da riferire la disgrazia di quella città.) E pure non
finì la faccenda, che scorrendo per l'Epiro, per la Acarnania e per la
Beozia, recarono anche a quelle parti de' gran malanni. Zonara[2236]
sembra riferir questo flagello ai tempi di Claudio successore di
Gallieno. Mentre sì fiero temporale spremeva da ogni banda le grida
dei popoli afflitti, non potè di meno che non si svegliasse
l'_imperador Gallieno_, e non si movesse da Roma per accorrere al
soccorso delle malconce provincie. Arrivato ch'egli fu nell'Illirico,
non pochi di que' Barbari caddero sotto le spade romane; laonde gli
altri presero la fuga pel monte Gessace. Marziano ed Eracliano suoi
capitani con altre prodezze liberarono in fine da quei Barbari le
provincie dell'imperio. Ebbe parte in tali imprese anche _Claudio_,
che fu dipoi imperadore; e i due primi generali divisando fra loro
come si potesse sollevar la repubblica dall'inetto e crudel governo di
Gallieno, misero per tempo gli occhi sopra di esso Claudio per
adornarlo della porpora imperiale. Diedero probabilmente la spinta a
questi lor disegni l'essere, a mio credere, succeduto in questi tempi
ciò che narra Trebellio Pollione[2237] con dire, che quando si credeva
che Gallieno fosse ito coll'esercito per cacciare i Barbari, egli si
fermò ad Atene per la vanità di prendere la cittadinanza di
quell'illustre città, di esercitar ivi la carica di arconte, cioè del
magistrato supremo, di essere arrolato fra i giudici dell'Areopago, e
di assistere a tutti i loro sagrifizii, con vitupero della dignità
imperiale. Poco fa ho detto, potersi dubitare che non accadesse verso
questi tempi la presa e l'incendio di Atene. Viene maggiormente
confermato questo dubbio dall'andata colà di Gallieno. Questa ridicola
gloria, questa trascuratezza de' pubblici affari nel bisogno, in cui
si trovavano allora le provincie romane, fece perdere ai soldati la
pazienza e il rispetto verso di un principe sì disattento e vile, e
trattar fra loro di eleggere un degno imperador di Roma. Lo seppe
Gallieno, cercò di placarli, e non potendo, ne fece uccidere qualche
migliaio: risoluzione che indusse anche i generali a desiderar e
procurare la di lui rovina, come vedremo all'anno seguente.
NOTE:
[2227] Trebellius Pollio, in Gallien.
[2228] Syncellus, in Hist.
[2229] Zosimus, lib. 1, cap. 39.
[2230] Zonaras, in Annalibus.
[2231] Trebellius Pollio, in Trigint. Tyrann., cap. 14.
[2232] Idem, ibidem, cap. 16.
[2233] Goltzius et Mediobarb, in Numism. Imperatorum.
[2234] Trebellius Pollio, in Gallieno.
[2235] Trebellius Pollio, Syncellus, Zonaras.
[2236] Zonaras, in Annalibus.
[2237] Trebellius Pollio, in Gallien.
Anno di CRISTO CCLXVIII. Indizione I.
DIONISIO papa 10.
CLAUDIO II imperadore 1.
_Consoli_
PATERNO per la seconda volta e MARINIANO.
Non si crede che questo _Paterno_ console fosse quello stesso che
nell'anno precedente esercitò il consolato ordinario, perchè non
solevano le persone private goder quella insigne dignità due anni di
fila, come talor facevano gli Augusti. _Petronio Volusiano_ bensì,
stato prefetto di Roma nell'anno precedente, continuò in quella carica
anche nel presente. Abbiam parlato di sopra di _Manio Acilio Aureolo_,
generale della cavalleria romana nell'Illirico, uomo di gran valore
nell'armi. Ribellossi anch'egli, al pari di tanti altri, contro al
disprezzato Gallieno; e chi si attiene a Trebellio Pollione[2238],
mette la di lui rivolta sino nell'anno 201. Ma di gran lunga maggior
apparenza di verità ha il racconto di Zosimo[2239], seguitato da
Zonara[2240], che riferisce all'anno precedente l'aver egli preso il
titolo d'_imperadore_. Allorchè Gallieno si trovava nella Mesia, o pur
nella Grecia, per timore che _Postumo_ imperadore, o sia tiranno nelle
Gallie, o pur chi era succeduto a lui, non profittasse della di lui
lontananza, ordinò ad _Aureolo_ di venir colle sue milizie a Milano, e
di far abortire i disegni di chi governava le Gallie. Venne _Aureolo_,
e meglio chiarito del discredito in cui era Gallieno, e che le Gallie
per la morte di Postumo e per le mutazioni seguite, invece di dar
gelosia all'Italia, pareano esposte ad essere vinte, credette essere
questo il tempo di salire sul trono. Ne pervennero gli avvisi a
Gallieno, che, conosciuta la gravità del pericolo, a gran giornate se
ne tornò in Italia, e a dirittura marciò contra di Aureolo[2241].
Avendolo sconfitto e ferito in un fatto d'armi, l'obbligò a ritirarsi
a Milano, città che appresso fu da lui assediata[2242]. Accadde in
occasion di quella battaglia, che l'imperadrice _Cornelia Salonina_
corse pericolo di essere presa da' nemici; perchè avendo essi
osservato come poca guardia si faceva nel campo di Gallieno,
arrivarono fino al padiglione di lui, dove dimorava essa imperadrice.
Trovavasi ivi per avventura un soldato, il qual era dietro a cucire
una sua veste. Costui, al comparir dei nemici, dato di piglio allo
scudo e allo stocco, con tal ferocia due ne percosse, che gli altri
giudicarono meglio di retrocedere. Intanto venne a rinforzar
l'esercito di Gallieno Marziano generale, ch'egli avea lasciato nella
Mesia, o nella Tracia contra de' Goti. _Eracliano_ prefetto del
pretorio vi giunse anch'egli con della cavalleria. Zonara il chiama
non Eracliano, ma Aureliano, il quale fu poi imperadore.
Ora questi generali, invece di condurre a fine l'assedio di Milano,
piuttosto andavano concertando di levar dal mondo il malvoluto
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