Annali d'Italia, vol. 1 - 59
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Persiani la mala ventura, o pure per la gola del regalo, il lasciarono
passare senza molestia alcuna. Il resto delle imprese di Gordiano io
riferirò all'anno seguente, perchè non ci consta se nel presente o nel
susseguente egli ripigliasse la fortezza di Carre, e vittorioso
arrivasse fino alla città di Nisibi, città della Mesopotamia, la quale
ritornò anch'essa sotto l'aquile romane. Basterà per ora di dire con
Capitolino[1939], tale essere stata la paura del re persiano, che,
senza farsi pregare, abbandonò tutte le città tolte ai Romani, con
ritirarne i suoi presidii, consegnandole ai cittadini, senza usar
saccheggi o far loro altro danno.
NOTE:
[1935] Gruterus, Inscript., pag. 309, n. 7.
[1936] Thesaurus Novus Inscription., pag. 361, num. 3.
[1937] Capitolinus, in Gordiano III.
[1938] Petrus Patricius, Legation. Tom. I Hist. Byzant.
[1939] Capitolinus, in Gordiano III.
Anno di CRISTO CCXLIII. Indizione VI.
FABIANO papa 8.
GORDIANO III imperadore 6.
_Consoli_
ARRIANO e PAPO.
O nell'anno precedente o in questo l'Augusto Gordiano finì di
rimettere sotto il comando suo e della repubblica romana le città
perdute della Soria e Mesopotamia[1940]. Ed allorchè fu a Nisibi,
scrisse al senato, ragguagliandolo de' suoi prosperosi avvenimenti, e
che sperava di far una visita al re Sapore nella stessa di lui
capitale, cioè in Ctesifonte; che perciò fosse lor cura di far dei
sacrifizii e delle processioni, di raccomandar lui agli dii, e di
ringraziar Misiteo prefetto e padre suo, perchè dalla buona e saggia
condotta di lui egli riconosceva tutta la felicità di quella impresa.
Perciò dal senato fu decretato il trionfo a _Gordiano_, e ch'egli
entrasse in Roma con cocchio tirato dagli elefanti, e potesse entrarvi
anche _Misiteo_ in carrozza trionfale tirata da cavalli, a cui fu
inoltre fatto incidere in marmo l'elogio suo. Ma eccoti ammalarsi
Misiteo per una dissenteria, e venir men la sua vita. Fu creduto dai
più che _Filippo_, il qual fu dipoi imperadore, ed avea gran paura
della severità di Misiteo, gli affrettasse la morte, coll'aver
guadagnati i medici che lo assistevano, e fattogli dare una medicina
contraria al di lui bisogno. Lasciò Misiteo erede di tutto il suo la
repubblica romana, e se ne morì, e con lui venne anche a morir la
fortuna del genero Augusto, perchè rimase senza guida ed appoggio. In
luogo suo fu creato prefetto del pretorio il suddetto _Marco Giulio
Filippo_, il quale poco tardò ad aprirsi la strada al trono imperiale
colla più detestabil ingratitudine, siccome vedremo all'anno seguente.
In questi tempi fiorì _Plotino_, insigne filosofo platonico, di cui
restano molte opere, e la sua vita compilata da _Porfirio_[1941], cioè
da un altro celebre filosofo, seguace anch'esso di Platone. Si mise
Plotino nell'esercito di Gordiano, allorchè fu per entrar nelle terre
di Persia, condotto dal desiderio di conferire i sentimenti suoi coi
filosofi persiani, ed era allora in età di trentanove anni.
NOTE:
[1940] Idem, ibid.
[1941] Porphyrius, in vita Plotini.
Anno di CRISTO CCXLIV. Indizione VII.
FABIANO papa 9.
FILIPPO imperadore 1.
_Consoli_
PELLEGRINO ed EMILIANO.
Trovandosi all'anno 249 _Marco Emiliano_ console _per la seconda
volta_, verisimil cosa è ch'egli stesso procedesse console per la
prima nell'anno presente. Alla smoderata ambizion di _Marco Giulio
Filippo_ parve poco la dignità di prefetto del pretorio. I suoi voti
tendevano all'imperio, e l'arte, con cui egli vi arrivò, fu la
seguente[1942]. Mentre si trovava il romano esercito fra Nisibi e
Carre, in procinto di entrar nelle terre de' Persiani, segretamente
fece andare innanzi le navi che portavano i viveri destinati
all'armata, affinchè, mancando la sussistenza, nascesse qualche
sedizione contra del principe, siccome in fatti avvenne. Si trovavano
i soldati in luoghi privi d'ogni sussidio per la bocca; molti di essi
erano anche stati guadagnati ed istruiti da Filippo; e però cominciò a
trapelare, e poscia a prendere sempre più piede, la mormorazione
contra Gordiano, con dire che stava male l'imperio e l'esercito in
mano di un giovinetto inesperto, e doversi provvedere di un imperadore
che avesse testa e braccio. Passarono i sediziosi fino a chiedere che
Filippo fosse posto sul trono. Per quanta resistenza facessero gli
amici di Gordiano, convenne cedere al ripiego proposto dagli altri,
cioè che _Filippo_ anch'egli fosse dichiarato _Augusto_, e regnasse
come tutore di Gordiano. Così fu fatto. Resta qui molto scura la
storia. Fuor che Capitolino, niun altro scrittore fa menzione di
questa associazion dell'imperio. Si truovano le leggi date[1943] sul
principio di quest'anno da Gordiano solo: una di Filippo solo data nel
dì 14 marzo si vede. E pur ne comparisce un'altra del medesimo
Gordiano solo nel dì 25 di aprile, la cui data dal Doduello[1944] è
creduta guasta. Pretende il padre Pagi[1945] ciò succeduto perchè non
andavano insieme d'accordo Gordiano e Filippo, e cadaun comandava e
faceva leggi da sè: il che par difficile a credere, perchè tutti e due
si truovavano nel medesimo esercito, e bisognava che l'infelice
Gordiano stesse di sotto. Capitolino poi si contraddice, scrivendo che
Filippo, dopo di aver tolto di vita Gordiano, notificò al senato con
sue lettere la di lui morte, come succeduta per malattia, ed insieme
la elezion di sè fatta dai soldati; e che il senato, da queste lettere
ingannato, il riconobbe per Imperadore. Se prima egli fu dato collega
a Gordiano nella dignità imperiale, come non iscrisse allora al senato
per ottenerne l'approvazione? Si può perciò dubitare del racconto di
Capitolino, ed anche di altre particolarità ch'egli aggiugne. Cioè che
non potendo Gordiano sofferire di esser trattato con tanta alterigia
dal nuovo suo collega Filippo, uomo vilmente nato dalla pessima gente
degli Arabi[1946], e salito colle sue furberie tanto alto, quando esso
Gordiano era di nobilissima schiatta romana, nipote d'imperadori, ed
imperadore prima di lui: montò un dì sul tribunale, assisto da _Mezio
Gordiano_ suo parente, creato prefetto del pretorio, e fece un'aringa
ai soldati, sperando d'indurli a deporlo, con rappresentare loro la
stomachevole ingratitudine di costui. Furono gettate al vento le di
lui parole, perchè prevaleva la fazion di Filippo. Fece istanza che
fosse eguale fra loro l'autorità, ma ne pur questo ottenne. Si ridusse
a chieder di usar solamente il titolo di Cesare: poi di esser prefetto
del pretorio; ed in fine di calcare almeno il posto di uno de'
generali, purchè fosse salva la sua vita. Pareva che Filippo si
mostrasse inclinato a quest'ultimo partito; ma, riflettendo che un dì
o l'altro potrebbe risorgere l'amore portato dal senato e popolo
romano, anzi da tutto l'imperio, a questo giovane principe, e che i
soldati, ora adirati contro di lui per la fame, non istarebbono sempre
del medesimo umore; fece venire alla presenza sua il misero giovane,
spogliarlo ed ucciderlo. Certamente non si accorda questo racconto di
Capitolino coll'amore ch'egli dice portato da tutti e dai soldati
medesimi a Gordiano. E se Filippo era già imperadore, perchè non
provvide tosto alla fame dell'armata? Più perciò verisimile sembra che
Filippo fosse non imperadore, ma bensì tutore di Gordiano in luogo di
Misiteo, e ch'egli di poi barbaramente all'improvviso il privasse di
vita. Giuliano Apostata presso Ammiano Marcellino[1947] in una sua
aringa scrive, che avendo Gordiano data presso Resena, città
dell'Osroena, una rotta al re persiano, se ne tornava vittorioso,
quando fu oppresso da _Filippo prefetto_ del pretorio. Non dice da
Filippo già creato imperadore. Anche Zosimo[1948] lasciò scritto, che
trovandosi Gordiano fra Nisibi e Carre, Filippo fraudolentemente
lasciò affamare l'esercito, con disegno di abbattere Gordiano,
quasichè per colpa di lui avvenisse quel disordine, e di salir egli
poscia sul trono: il che gli venne fatto, con restare scannato
l'infelice Gordiano. Sembra più verisimile il racconto di questi
ultimi scrittori. Pare che la di lui morte accadesse verso il
principio di marzo, correndo il sesto anno del suo imperio. Una o due
medaglie[1949] parlano della di lui _tribunizia podestà VII_, il che,
secondo i conti del Pagi[1950], basta a far credere che egli toccasse
l'anno settimo dell'imperio. Ma queste possono essere state battute
prima che si sapesse la di lui morte in Europa; però il punto non è
chiaro, siccome ancora resta dubbiosa la di lui età, che alcuni fanno
di diecinove anni, ed altri fino di ventitrè. Fu poi onorevolmente
seppellito nel luogo della sua morte il di lui corpo. Eusebio[1951]
scrive che questo fu portato a Roma. Accordogli il senato gli onori
divini. Lo stesso Filippo, per farsi credere innocente del sangue di
lui, l'onorava sempre col titolo di divo. Coloro che l'uccisero, tutti
poi, per attestato di Capitolino, perirono di mala morte, e vedremo a
suo tempo che non andò esente dai gastighi di Dio l'infedele ed
ingrato Filippo. Fiorirono sotto Gordiano, _Censorino_, che scrisse
del _Giorno Natalizio_, ed _Erodiano_ storico, della cui storia mi
sono servito in addietro, oltre ad altri scrittori, de' quali son
perite le memorie. Di Filippo, che succedette nel romano imperio, mi
riserbo di parlare all'anno seguente.
NOTE:
[1942] Capitolin., in Gordiano III. Zosimus, Hist., lib. 1, cap. 18.
[1943] Reland., Fast. Cons.
[1944] Dodwellus, in Annalibus Cyprian.
[1945] Pagius, in Crit. Baron.
[1946] Capitolin., in Gordiano III. Aurelius Victor, in Epitome.
Zosimus, Hist., lib. 1, cap. 18.
[1947] Ammianus, lib. 23, cap. 54.
[1948] Zosimus, lib. 1, cap. 19.
[1949] Occo et Mediobarbus, Numism. Imper.
[1950] Pagius, in Crit. Baron.
[1951] Eusebius, in Chron.
Anno di CRISTO CCXLV. Indizione VIII.
FABIANO papa 10.
FILIPPO imperadore 2.
_Consoli_
MARCO GIULIO FILIPPO AUGUSTO e TIZIANO.
Il secondo console, cioè _Tiziano_, verisimilmente quegli è che vien
chiamato in una iscrizion del Fabretti[1952] _Caio Messio Aquillio
Fabio Tiziano_. Il Relando[1953] e il padre Stampa[1954], fidandosi di
una iscrizione del Gudio, gli danno il nome di _Giunio Didiano_, o sia
_Tiziano_. Per me non oserei fabbricare coi materiali a noi lasciati
dal Gudio. Trovasi ancora in un'iscrizione del Grutero[1955] _Fabio
Tiziano Console_. A cagion di tale incertezza ho io posto il solo
cognome. Da che nell'anno precedente, dopo l'assassinio fatto a
Gordiano (e non prima, come sembra più probabile), _Marco Giulio
Filippo_ fu proclamato Imperadore Augusto dall'armata romana,
significò egli con sue lettere al senato di Roma l'assunzione sua al
trono, con fingere morto di malattia Gordiano[1956]. Il senato, già
avvezzo a cedere alla forza ed usurpazione de' soldati, chinò il capo,
ed accettollo. Era sua moglie _Marcia Otacilia Severa_, così nominata
nelle medaglie[1957], a cui fu dato il titolo d'_Augusta_. Aveva egli
anche un figliuolo che, secondo Aurelio Vittore[1958], era chiamato
_Caio Giulio Saturnino_, ma nelle iscrizioni e nelle medaglie
comparisce col solo nome paterno di _Caio Giulio Filippo_, dichiarato
immantinente _Cesare_ dal padre. Eusebio Cesariense[1959], seguitato
poi da san Girolamo, da san Giovanni Grisostomo, da Paolo Orosio e da
altri, scrisse essere fama che amendue i _Filippi_, padre e figliuolo,
fossero cristiani, e i primi Augusti che professassero la fede di Gesù
Cristo. In pruova di che narra che, venuto l'imperadore Filippo ad
Antiochia per la festa di Pasqua, volendo egli intervenire la notte
avanti alle sacre funzioni della Chiesa colla moglie Otacilia, san
Babila vescovo di quella città, consapevole dell'eccesso commesso
contra del suo legittimo principe, animosamente li rispinse,
protestando che non entrerebbono in chiesa, se non faceano la
confession de' lor falli e non prendeano luogo fra i pubblici
penitenti: il che da loro fu con somma umiltà eseguito. Ma l'autorità
per altro grande d'Eusebio e degli autori sopraccitati non ha ottenuto
dai critici degli ultimi tempi che se gli creda in questo. Pare che
fin Zonara[1960] ne dubitasse a' suoi dì. Il tradimento fatto da
Filippo a Gordiano non convien mai ad un cristiano. Per ciò
giudiziosamente il cardinal Baronio[1961] coll'autorità di Origene
osservò ch'egli almeno ne' principii del suo imperio non potè
professar la religion di Cristo. Oltre di che, Lattanzio,
contemporaneo di Eusebio, Sulpicio Severo, Teodoreto ed altri hanno
riconosciuto che Costantino il Grande fu il primo che abbracciasse la
fede cristiana. Quel sì, che ragionevolmente si può credere, e
l'afferma anche san Dionisio vescovo d'Alessandria, furono i due
Filippi molto favorevoli ai cristiani, e crebbe di molto sotto di loro
la Chiesa di Dio. E chi sa che la Augusta Otacilia non fosse quella
che nudrisse nel marito sì buon cuore verso la santa religion de'
cristiani? È perita la vita dei due Filippi, che verisimilmente fu
scritta da alcuno degli scrittori della Storia Augusta; laonde poco
abbiamo di lui per meglio conoscere il sistema delle sue operazioni.
Ora noi sappiamo da Zosimo[1962] che Filippo fece pace con Sapore re
della Persia; ed è privo di verisimile ciò che narra Giovanni
Zonara[1963], cioè ch'egli comperò questa pace con cedere al re
persiano la Mesopotamia e l'Armenia, ma che, mormorando non poco i
Romani di questo, egli poi difese e conservò quelle provincie. Sapore,
già vinto da Gordiano, vedea minacciata fin la sua capitale, nè è
credibile che in un trattato riportasse cotali vantaggi. Che questa
pace esigesse qualche tempo per conchiuderla, si può giustamente
immaginare; e però sembra conchiusa in questo, e non già
nell'antecedente anno. Quando poi fosse da credere il fatto attribuito
a san Babila vescovo d'Antiochia, ed accaduto nel tempo della Pasqua,
la quale nell'antecedente anno cadde nel dì 14 d'aprile, si avrebbe
assai argomento di credere che Filippo dalle vicinanze di Ctesifonte
non potesse arrivare a quel tempo in Antiochia, e sarebbe da riferire
all'anno presente il suo arrivo ad essa città. Ma quel fatto, per le
cose dette, ha ciera di favola. Che poi Filippo, mossosi dalla Soria,
arrivasse nell'anno precedente a Roma, se lo persuase il padre
Pagi[1964], ma senza pruove sicure. Le monete rapportate dal
Mezzabarba[1965] sembrano piuttosto indicare ch'egli vi giugnesse
nell'anno presente, sotto il quale appunto altro non so io riferire,
se non la suddetta pace, e l'aver Filippo fatto il viaggio assai lungo
dalla Soria a Roma.
NOTE:
[1952] Fabrettus, Inscript., pag. 119.
[1953] Reland., in Fast. Consul.
[1954] Stampa, Fast. Consul.
[1955] Gruterus, Inscript., pag. 407, n. 8.
[1956] Capitolin., in Gordian. III.
[1957] Vaillant et Mediobarb., in Numismat.
[1958] Aurelius Victor, in Brev.
[1959] Euseb., Histor. Eccles., lib. 6, cap. 36.
[1960] Zonaras, in Annalibus.
[1961] Baron., in Annal. Eccles.
[1962] Zosimus, lib. 1, cap. 19.
[1963] Zonaras, in Annalibus.
[1964] Pagius, Crit. Baron.
[1965] Mediobarbus, in Numism. Imperator.
Anno di CRISTO CCXLVI. Indizione IX.
FABIANO papa 11.
FILIPPO imperadore 3.
_Consoli_
PRESENTE ed ALBINO.
Da che fu giunto Filippo a Roma, ben sapendo, altro non meritar le
azioni sue che l'odio universale[1966], si studiò in tutte le forme di
guadagnar l'affezione delle milizie e del senato. Nelle monete[1967]
dell'anno precedente si parla della sua _liberalità_, e Zosimo attesta
ch'egli con gran profusione d'oro rallegrò l'avidità de' soldati. Al
senato romano parlò con somma benignità, promettendo gran cose; e
certo quel poco che resta di notizie a lui spettanti, ci rappresenta
ben questo principe ambizioso ed anche superbo, ma non già crudele.
Parlava egli sempre di Gordiano con onore, nè alcun oltraggio mai fece
alle di lui statue e memorie. Solamente abbiamo da Capitolino[1968]
che la magnifica casa di _Gneo Pompeo_, posseduta dai _Gordiani_, fu
occupata sotto Filippo dal fisco imperiale. Tuttavia, non fidandosi
de' Romani, i principali impieghi conferiva egli ai proprii parenti.
Per questo diede il comando dell'armi in Soria a _Prisco_ suo
fratello, e quello della Mesia e Macedonia a _Severino_ padre di sua
moglie, persone poco atte a farsi ubbidire e rispettare: il che influì
col tempo alla di lui rovina. Credettero il Mezzabarba[1969] e il
Bianchini[1970] che Filippo in quest'anno rompesse la pace co'
Persiani, e non deponesse l'armi, se non dappoichè la Mesopotamia e
l'Armenia furono restituite al romano imperio. Ma, siccome vedemmo,
questa partita è presa di peso da Zonara, storico di poca esattezza.
Era la potenza de' Persiani tale da non lasciarsi far paura da grosse
armate, non che dalle poche milizie che furono lasciate allora di
guarnigione nella Soria. Però questa guerra seconda col re di Persia
siam dispensati dal crederla vera. Quel sì, che sopra buon fondamento
si truova appoggiato, ma che io non so dire se appartenga all'anno
presente o pure al seguente, si è il movimento de' Carpi, popoli
barbari forse dalla Sarmazia[1971]. Costoro, fatta un'irruzione da'
luoghi vicini al Danubio, portavano la desolazione in quelle parti.
Filippo, per farsi credito co' Romani, in persona passò colà con un
buon esercito, e venuto con quei Barbari alle mani, gli sconfisse.
Ritiraronsi molti d'essi in un castello, a cui fu posto l'assedio. Ma
raccolte di nuovo le lor forze, tentarono un altro combattimento, che
non fu per loro più felice del primo, per l'empito de' Mori militanti
nell'armata romana. Però fecero istanza di pace e lega: al che avendo,
senza farsi molto pregare, acconsentito Filippo, restituita la quiete
a quelle provincie, se ne ritornò tosto a Roma. Alcune medaglie,
portate dal Mezzabarba[1972] sotto il presente anno, parlano di una
_allocuzione_ fatta da Filippo all'esercito, e di una sua _vittoria_,
che ragionevolmente si può riferire alla suddetta impresa. Ma io non
me ne assicuro, perchè in un'iscrizione del Fabretti[1973], spettante
all'anno seguente, Filippo Augusto è chiamato _proconsole_: titolo
dato agl'imperadori allorchè erano in qualche spedizion militare.
NOTE:
[1966] Zosimus, lib. 1, cap. 19.
[1967] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[1968] Capitolinus, in Gordiano seniore.
[1969] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[1970] Blanchinius, ad Anastas.
[1971] Zosimus, lib. 1, cap. 20.
[1972] Mediob., Numism. Imper.
[1973] Fabrettus, Inscript., pag. 687.
Anno di CRISTO CCXLVII. Indizione X.
FABIANO papa 12.
FILIPPO imperadore 4.
FILIPPO juniore imperad. 1.
_Consoli_
MARCO GIULIO FILIPPO AUGUSTO per la seconda volta e MARCO GIULIO
FILIPPO CESARE.
Il giovane _Filippo_, figliuolo di Filippo Augusto, che procedette
console col padre in quest'anno, non era che _Cesare_ nelle calende di
gennaio. Fu di parere il padre Pagi[1974] ch'egli dipoi in questo
medesimo anno fosse dichiarato collega dell'imperio da esso suo padre,
cioè _Imperadore Augusto_. Molta oscurità s'incontra nella storia di
questi tempi, e crescono ancora per cagione di marmi finti e di
medaglie false, o non assai attentamente lette. Se noi prestassimo
fede ad una iscrizione del Gudio, rapportata anche dal Relando[1975],
il giovane Filippo nè pure nell'anno seguente era fregiato del titolo
d'imperadore, usando il solo di Cesare, leggendosi ivi: IMP. CAES.
PHILIPPO III. ET IVLIO PHILIPPO CAESARE II. COS. Ma cento volte
ripeterò che le merci del Gudio non ci possono servire per iscorta
sicura all'erudizione. Lo Spon[1976], il Bellorio e il Fabretti[1977]
ci han fatto vedere un decreto emanato in favore de' soldati
dell'armata navale del Miseno, in cui Filippo il padre vien detto IMP.
CAESAR M. IVLIVS PHILIPPVS PIVS FELIX AVG. PONT. MAX. TRIB. POT. IIII.
CONSVL. III. DESIG. P. P. PROCONSVL; e il figliuolo IMP. CAESAR M.
IVLIVS PHILIPPUS PIVS FELIX AVG. PONT. MAX. TRIB. POT. IIII. COS.
DESIGNAT. P. P. Più sotto si legge IMP. M. IVLIO PHILIPPO COS. DES.
III. ET IMP. M. IVLIO PHILIPPO COS. II. DES. COS. Sarebbe da
desiderare che avessimo più iscrizioni dei due Filippi, per
confrontarle insieme ed assicurarci che niun inganno s'incontri nelle
memorie antiche o credute antiche. Da questo monumento, fatto mentre
correa la _quarta tribunizia podestà_ di Filippo seniore, cioè
nell'anno presente, deducono alcuni che il giovane Filippo, subito che
fu creato _Cesare_, ottenne dal padre la _podestà tribunizia_
nell'anno 244, e ch'egli nel presente fu promosso al sommo grado
d'Imperadore Augusto. Ma il padre Harduino avrebbe trovato da dir
contra di tal decreto, perchè, secondo lui, non si comunicava ad
altri, ed era ritenuto per sè dall'imperador seniore il grado di
_pontefice massimo_, che pur qui si mira goduto anche da _Filippo
juniore_. Potrebbe parimente comparir della confusione nell'appellar
esso _Filippo_ COS. II. DES. COS., benchè sia certo ch'egli fu console
per la prima volta in quest'anno, e disegnato console per la seconda
nel seguente. Certamente può credersi non assai esattamente copiato
quel decreto, e tanto più perchè con esso convien confrontarne un
altro simile, che si legge nella mia Raccolta[1978], ed appartiene
all'anno seguente. Quivi anche il _giovane Filippo_ si trova appellato
_Augusto_, ciò servendo a farci riconoscere per falsa l'iscrizione del
Gudio. Similmente _Filippo juniore_ porta il titolo di _pontefice
massimo_ al pari del padre; e però cade a terra la regola proposta dal
padre Harduino. Quivi inoltre si dà al medesimo Filippo juniore la
_seconda tribunizia podestà_, e, per conseguente, l'ottenne egli
nell'anno presente, allorchè fu promosso alla dignità imperatoria, e
non già allorchè venne creato _Cesare_, come voleva il padre Pagi. Con
tal notizia s'accordano ancora varie monete rapportate dal Goltzio, e
indarno credute false da esso, perchè discordi dalla sua opinione. Un
riguardevol punto di storia è l'essersi sotto i _Filippi Augusti_
celebrato l'anno millesimo della creduta fondazion di Roma, ma senza
che apparisca chiaro se a questo anno o pure al seguente si debba
riferire la gran festa, di cui fanno menzione gli storici antichi. Io
ne parlerò al seguente anno. Abbiamo da Aurelio Vittore[1979] che
Filippo fece fare di là dal Tevere un lago, perchè quel paese
penuriava troppo d'acqua. Ciò verisimilmente succedette in questi
tempi.
NOTE:
[1974] Pagius, in Critic. Baron.
[1975] Reland., Fast. Consul.
[1976] Spon, Miscellan. Erudit., pag. 244.
[1977] Fabrettus, Inscription., pag. 687.
[1978] Thesaurus Novus Inscript., pag. 362, n. 1.
[1979] Aurel. Victor, in Breviar.
Anno di CRISTO CCXLVIII. Indizione XI.
FABIANO papa 13.
FILIPPO imperadore 5.
FILIPPO juniore imperad. 2.
_Consoli_
MARCO GIULIO FILIPPO seniore AUGUSTO per la terza volta e MARCO GIULIO
FILIPPO juniore AUGUSTO per la seconda.
Due son l'epoche della fondazion di Roma; l'una di Marco Varrone,
secondo la quale nell'anno precedente correva l'anno millesimo d'essa
fondazione; l'altra dei Fasti capitolini, e secondo questa cominciava
a correre nel presente anno esso millesimo. Il giorno natalizio di
Roma comunemente si credeva il dì 21 aprile. Fuor di dubbio è che
questo millesimo s'incontrò sotto l'imperio dei due Filippi Augusti, e
fu con somma magnificenza di giuochi e solazzi solennizzato. Stimarono
il cardinal Noris[1980] e il padre Pagi[1981] cominciato questo
millesimo nell'aprile del precedente anno; il Petavio[1982], il
Mezzabarba[1983], il Tillemont[1984], il Bianchini[1985] e il
Relando[1986] riferirono esso millesimo all'anno presente. Si credono
alcuni di poter conciliare insieme queste due opinioni con dire, ma
senza pruova, che essendo durata la solennità dal dì 21 aprile
dell'anno precedente sino al dì 21 d'esso mese del presente anno, si
verifica che in amendue i suddetti anni si celebrò l'anno millesimo
della fondazione di Roma. Contuttociò, se noi miriam le monete[1987]
rapportate dai varii scrittori, ci sembrerà accostarsi più al vero
l'opinione di chi mette il principio d'esso millesimo nell'anno
presente, perciocchè i _giuochi secolari_ e il _secolo millenario_ son
qui enunziati colla tribunizia podestà V di Filippo seniore,
cominciata nel marzo di quest'anno, e mentr'egli esercitava il _terzo
consolato_, che parimente significa l'anno presente. Niuna memoria di
ciò si trova nelle monete battute, correndo la quarta tribunizia
podestà di Filippo. E però quando non si pruovi che tutte le feste
allora fatte si ridussero ai soli ultimi giorni dell'anno millesimo, a
noi resta giusto motivo di credere cominciato esso anno nell'aprile
del presente. Abbiamo da Zosimo[1988] la descrizione de' giuochi
secolari, e da Capitolino[1989] la notizia degli animali forestieri
che comparvero nei combattimenti fatti allora nell'anfiteatro e nel
circo: cioè elefanti XXXII, alci X, tigri X, leoni mansueti LX, un
cavallo marino, un rinoceronte, X lioni bianchi, X cammelopardali, X
asini selvatici, XL cavalli fieri, ed innumerabili altri diversi
animali. Servì questa gran folla di fiere ai divertimenti del popolo
romano, oltre ai giuochi circensi, ed oltre a mille paia di gladiatori
mantenuti dal fisco. Eusebio[1990] anch'egli racconta che in questa
solennità furono uccise innumerabili bestie nel circo magno, e che nel
campo Marzio per tre dì e tre notti si fecero i giuochi teatrali.
Aggiugne dipoi che in esso anno millesimo bruciò in Roma il teatro di
Pompeo, e l'edifizio chiamato Cento Colonne, sontuoso portico di
quella incomparabil città. In Roma pagana, anzi dovunque dominava la
falsa religion degli dii viziosi[1991], si lasciava da molti secoli il
passaporto a quell'infame vizio per cui Sodoma e Gomorra perirono.
V'erano abbominevoli scuole di questo, e il fisco ne ricavava un
tributo. Avea tentato, siccome già osservammo, anche il buon
imperadore Alessandro di rimediare a questa infamia. Non meno di lui
fece conoscere l'Augusto Filippo il suo buon genio, perchè con editto
pubblico vietò questa nefanda lussuria. E contuttochè Aurelio Vittore
confessi l'obbrobriosa corruzion de' Romani gentili, con aggiugnere
che la proibizione, in vece di estinguere tal pestilenza, maggiormente
l'attizzò, dovuta nondimeno è la sua lode a questo imperadore, siccome
quegli che dal canto suo non lasciò di perseguitare il vizio, ancorchè
gli mancassero poi le forze e il tempo per isradicarlo.
NOTE:
[1980] Noris, Epist. Consul.
[1981] Pagius, in Critic. Baron.
[1982] Petavius, de Doctrin. Temp.
[1983] Mediobarb., in Numismat. Imper.
[1984] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1985] Blanchinius, ad Anastas. Bibliothec.
[1986] Reland., in Fast. Consular.
[1987] Mediob., in Numismat. Imperator.
[1988] Zosimus, Histor., lib. 2, cap. 5.
[1989] Capitolinus, in Gordiano III.
[1990] Euseb., in Chronic.
[1991] Aurelius Victor, in Breviar.
Anno di CRISTO CCXLIX. Indizione XII.
FABIANO papa 14.
FILIPPO imperadore 6.
FILIPPO juniore imperad. 3.
DECIO imperadore 1.
_Consoli_
MARCO EMILIANO per la seconda volta e GIUNIO AQUILINO.
Cominciarono a sconcertarsi, se non nell'anno antecedente, certo nel
presente, gli affari di Filippo imperadore, non già per colpa di lui,
perchè era buon uomo, nè facea male ad alcuno, e però fu creduto da
alcuni che fosse cristiano; ma per le gravi imposte, motivo sempre di
doglianze ai popoli, e perchè i governatori ed uffiziali da lui posti
nelle provincie, o non sapeano governare, o troppo voleano governare;
perlochè erano odiati dai soldati e dai popoli. Essendo governatore
della Soria _Prisco_ fratello di _Filippo Augusto_, e rendutosi egli
oramai insoffribile, si fece in quelle parti una sedizione[1992], e fu
proclamato Imperadore un certo _Papiano_, di cui perì tosto la
memoria, perchè fu ucciso. Fa menzione Aurelio Vittore[1993] sotto
passare senza molestia alcuna. Il resto delle imprese di Gordiano io
riferirò all'anno seguente, perchè non ci consta se nel presente o nel
susseguente egli ripigliasse la fortezza di Carre, e vittorioso
arrivasse fino alla città di Nisibi, città della Mesopotamia, la quale
ritornò anch'essa sotto l'aquile romane. Basterà per ora di dire con
Capitolino[1939], tale essere stata la paura del re persiano, che,
senza farsi pregare, abbandonò tutte le città tolte ai Romani, con
ritirarne i suoi presidii, consegnandole ai cittadini, senza usar
saccheggi o far loro altro danno.
NOTE:
[1935] Gruterus, Inscript., pag. 309, n. 7.
[1936] Thesaurus Novus Inscription., pag. 361, num. 3.
[1937] Capitolinus, in Gordiano III.
[1938] Petrus Patricius, Legation. Tom. I Hist. Byzant.
[1939] Capitolinus, in Gordiano III.
Anno di CRISTO CCXLIII. Indizione VI.
FABIANO papa 8.
GORDIANO III imperadore 6.
_Consoli_
ARRIANO e PAPO.
O nell'anno precedente o in questo l'Augusto Gordiano finì di
rimettere sotto il comando suo e della repubblica romana le città
perdute della Soria e Mesopotamia[1940]. Ed allorchè fu a Nisibi,
scrisse al senato, ragguagliandolo de' suoi prosperosi avvenimenti, e
che sperava di far una visita al re Sapore nella stessa di lui
capitale, cioè in Ctesifonte; che perciò fosse lor cura di far dei
sacrifizii e delle processioni, di raccomandar lui agli dii, e di
ringraziar Misiteo prefetto e padre suo, perchè dalla buona e saggia
condotta di lui egli riconosceva tutta la felicità di quella impresa.
Perciò dal senato fu decretato il trionfo a _Gordiano_, e ch'egli
entrasse in Roma con cocchio tirato dagli elefanti, e potesse entrarvi
anche _Misiteo_ in carrozza trionfale tirata da cavalli, a cui fu
inoltre fatto incidere in marmo l'elogio suo. Ma eccoti ammalarsi
Misiteo per una dissenteria, e venir men la sua vita. Fu creduto dai
più che _Filippo_, il qual fu dipoi imperadore, ed avea gran paura
della severità di Misiteo, gli affrettasse la morte, coll'aver
guadagnati i medici che lo assistevano, e fattogli dare una medicina
contraria al di lui bisogno. Lasciò Misiteo erede di tutto il suo la
repubblica romana, e se ne morì, e con lui venne anche a morir la
fortuna del genero Augusto, perchè rimase senza guida ed appoggio. In
luogo suo fu creato prefetto del pretorio il suddetto _Marco Giulio
Filippo_, il quale poco tardò ad aprirsi la strada al trono imperiale
colla più detestabil ingratitudine, siccome vedremo all'anno seguente.
In questi tempi fiorì _Plotino_, insigne filosofo platonico, di cui
restano molte opere, e la sua vita compilata da _Porfirio_[1941], cioè
da un altro celebre filosofo, seguace anch'esso di Platone. Si mise
Plotino nell'esercito di Gordiano, allorchè fu per entrar nelle terre
di Persia, condotto dal desiderio di conferire i sentimenti suoi coi
filosofi persiani, ed era allora in età di trentanove anni.
NOTE:
[1940] Idem, ibid.
[1941] Porphyrius, in vita Plotini.
Anno di CRISTO CCXLIV. Indizione VII.
FABIANO papa 9.
FILIPPO imperadore 1.
_Consoli_
PELLEGRINO ed EMILIANO.
Trovandosi all'anno 249 _Marco Emiliano_ console _per la seconda
volta_, verisimil cosa è ch'egli stesso procedesse console per la
prima nell'anno presente. Alla smoderata ambizion di _Marco Giulio
Filippo_ parve poco la dignità di prefetto del pretorio. I suoi voti
tendevano all'imperio, e l'arte, con cui egli vi arrivò, fu la
seguente[1942]. Mentre si trovava il romano esercito fra Nisibi e
Carre, in procinto di entrar nelle terre de' Persiani, segretamente
fece andare innanzi le navi che portavano i viveri destinati
all'armata, affinchè, mancando la sussistenza, nascesse qualche
sedizione contra del principe, siccome in fatti avvenne. Si trovavano
i soldati in luoghi privi d'ogni sussidio per la bocca; molti di essi
erano anche stati guadagnati ed istruiti da Filippo; e però cominciò a
trapelare, e poscia a prendere sempre più piede, la mormorazione
contra Gordiano, con dire che stava male l'imperio e l'esercito in
mano di un giovinetto inesperto, e doversi provvedere di un imperadore
che avesse testa e braccio. Passarono i sediziosi fino a chiedere che
Filippo fosse posto sul trono. Per quanta resistenza facessero gli
amici di Gordiano, convenne cedere al ripiego proposto dagli altri,
cioè che _Filippo_ anch'egli fosse dichiarato _Augusto_, e regnasse
come tutore di Gordiano. Così fu fatto. Resta qui molto scura la
storia. Fuor che Capitolino, niun altro scrittore fa menzione di
questa associazion dell'imperio. Si truovano le leggi date[1943] sul
principio di quest'anno da Gordiano solo: una di Filippo solo data nel
dì 14 marzo si vede. E pur ne comparisce un'altra del medesimo
Gordiano solo nel dì 25 di aprile, la cui data dal Doduello[1944] è
creduta guasta. Pretende il padre Pagi[1945] ciò succeduto perchè non
andavano insieme d'accordo Gordiano e Filippo, e cadaun comandava e
faceva leggi da sè: il che par difficile a credere, perchè tutti e due
si truovavano nel medesimo esercito, e bisognava che l'infelice
Gordiano stesse di sotto. Capitolino poi si contraddice, scrivendo che
Filippo, dopo di aver tolto di vita Gordiano, notificò al senato con
sue lettere la di lui morte, come succeduta per malattia, ed insieme
la elezion di sè fatta dai soldati; e che il senato, da queste lettere
ingannato, il riconobbe per Imperadore. Se prima egli fu dato collega
a Gordiano nella dignità imperiale, come non iscrisse allora al senato
per ottenerne l'approvazione? Si può perciò dubitare del racconto di
Capitolino, ed anche di altre particolarità ch'egli aggiugne. Cioè che
non potendo Gordiano sofferire di esser trattato con tanta alterigia
dal nuovo suo collega Filippo, uomo vilmente nato dalla pessima gente
degli Arabi[1946], e salito colle sue furberie tanto alto, quando esso
Gordiano era di nobilissima schiatta romana, nipote d'imperadori, ed
imperadore prima di lui: montò un dì sul tribunale, assisto da _Mezio
Gordiano_ suo parente, creato prefetto del pretorio, e fece un'aringa
ai soldati, sperando d'indurli a deporlo, con rappresentare loro la
stomachevole ingratitudine di costui. Furono gettate al vento le di
lui parole, perchè prevaleva la fazion di Filippo. Fece istanza che
fosse eguale fra loro l'autorità, ma ne pur questo ottenne. Si ridusse
a chieder di usar solamente il titolo di Cesare: poi di esser prefetto
del pretorio; ed in fine di calcare almeno il posto di uno de'
generali, purchè fosse salva la sua vita. Pareva che Filippo si
mostrasse inclinato a quest'ultimo partito; ma, riflettendo che un dì
o l'altro potrebbe risorgere l'amore portato dal senato e popolo
romano, anzi da tutto l'imperio, a questo giovane principe, e che i
soldati, ora adirati contro di lui per la fame, non istarebbono sempre
del medesimo umore; fece venire alla presenza sua il misero giovane,
spogliarlo ed ucciderlo. Certamente non si accorda questo racconto di
Capitolino coll'amore ch'egli dice portato da tutti e dai soldati
medesimi a Gordiano. E se Filippo era già imperadore, perchè non
provvide tosto alla fame dell'armata? Più perciò verisimile sembra che
Filippo fosse non imperadore, ma bensì tutore di Gordiano in luogo di
Misiteo, e ch'egli di poi barbaramente all'improvviso il privasse di
vita. Giuliano Apostata presso Ammiano Marcellino[1947] in una sua
aringa scrive, che avendo Gordiano data presso Resena, città
dell'Osroena, una rotta al re persiano, se ne tornava vittorioso,
quando fu oppresso da _Filippo prefetto_ del pretorio. Non dice da
Filippo già creato imperadore. Anche Zosimo[1948] lasciò scritto, che
trovandosi Gordiano fra Nisibi e Carre, Filippo fraudolentemente
lasciò affamare l'esercito, con disegno di abbattere Gordiano,
quasichè per colpa di lui avvenisse quel disordine, e di salir egli
poscia sul trono: il che gli venne fatto, con restare scannato
l'infelice Gordiano. Sembra più verisimile il racconto di questi
ultimi scrittori. Pare che la di lui morte accadesse verso il
principio di marzo, correndo il sesto anno del suo imperio. Una o due
medaglie[1949] parlano della di lui _tribunizia podestà VII_, il che,
secondo i conti del Pagi[1950], basta a far credere che egli toccasse
l'anno settimo dell'imperio. Ma queste possono essere state battute
prima che si sapesse la di lui morte in Europa; però il punto non è
chiaro, siccome ancora resta dubbiosa la di lui età, che alcuni fanno
di diecinove anni, ed altri fino di ventitrè. Fu poi onorevolmente
seppellito nel luogo della sua morte il di lui corpo. Eusebio[1951]
scrive che questo fu portato a Roma. Accordogli il senato gli onori
divini. Lo stesso Filippo, per farsi credere innocente del sangue di
lui, l'onorava sempre col titolo di divo. Coloro che l'uccisero, tutti
poi, per attestato di Capitolino, perirono di mala morte, e vedremo a
suo tempo che non andò esente dai gastighi di Dio l'infedele ed
ingrato Filippo. Fiorirono sotto Gordiano, _Censorino_, che scrisse
del _Giorno Natalizio_, ed _Erodiano_ storico, della cui storia mi
sono servito in addietro, oltre ad altri scrittori, de' quali son
perite le memorie. Di Filippo, che succedette nel romano imperio, mi
riserbo di parlare all'anno seguente.
NOTE:
[1942] Capitolin., in Gordiano III. Zosimus, Hist., lib. 1, cap. 18.
[1943] Reland., Fast. Cons.
[1944] Dodwellus, in Annalibus Cyprian.
[1945] Pagius, in Crit. Baron.
[1946] Capitolin., in Gordiano III. Aurelius Victor, in Epitome.
Zosimus, Hist., lib. 1, cap. 18.
[1947] Ammianus, lib. 23, cap. 54.
[1948] Zosimus, lib. 1, cap. 19.
[1949] Occo et Mediobarbus, Numism. Imper.
[1950] Pagius, in Crit. Baron.
[1951] Eusebius, in Chron.
Anno di CRISTO CCXLV. Indizione VIII.
FABIANO papa 10.
FILIPPO imperadore 2.
_Consoli_
MARCO GIULIO FILIPPO AUGUSTO e TIZIANO.
Il secondo console, cioè _Tiziano_, verisimilmente quegli è che vien
chiamato in una iscrizion del Fabretti[1952] _Caio Messio Aquillio
Fabio Tiziano_. Il Relando[1953] e il padre Stampa[1954], fidandosi di
una iscrizione del Gudio, gli danno il nome di _Giunio Didiano_, o sia
_Tiziano_. Per me non oserei fabbricare coi materiali a noi lasciati
dal Gudio. Trovasi ancora in un'iscrizione del Grutero[1955] _Fabio
Tiziano Console_. A cagion di tale incertezza ho io posto il solo
cognome. Da che nell'anno precedente, dopo l'assassinio fatto a
Gordiano (e non prima, come sembra più probabile), _Marco Giulio
Filippo_ fu proclamato Imperadore Augusto dall'armata romana,
significò egli con sue lettere al senato di Roma l'assunzione sua al
trono, con fingere morto di malattia Gordiano[1956]. Il senato, già
avvezzo a cedere alla forza ed usurpazione de' soldati, chinò il capo,
ed accettollo. Era sua moglie _Marcia Otacilia Severa_, così nominata
nelle medaglie[1957], a cui fu dato il titolo d'_Augusta_. Aveva egli
anche un figliuolo che, secondo Aurelio Vittore[1958], era chiamato
_Caio Giulio Saturnino_, ma nelle iscrizioni e nelle medaglie
comparisce col solo nome paterno di _Caio Giulio Filippo_, dichiarato
immantinente _Cesare_ dal padre. Eusebio Cesariense[1959], seguitato
poi da san Girolamo, da san Giovanni Grisostomo, da Paolo Orosio e da
altri, scrisse essere fama che amendue i _Filippi_, padre e figliuolo,
fossero cristiani, e i primi Augusti che professassero la fede di Gesù
Cristo. In pruova di che narra che, venuto l'imperadore Filippo ad
Antiochia per la festa di Pasqua, volendo egli intervenire la notte
avanti alle sacre funzioni della Chiesa colla moglie Otacilia, san
Babila vescovo di quella città, consapevole dell'eccesso commesso
contra del suo legittimo principe, animosamente li rispinse,
protestando che non entrerebbono in chiesa, se non faceano la
confession de' lor falli e non prendeano luogo fra i pubblici
penitenti: il che da loro fu con somma umiltà eseguito. Ma l'autorità
per altro grande d'Eusebio e degli autori sopraccitati non ha ottenuto
dai critici degli ultimi tempi che se gli creda in questo. Pare che
fin Zonara[1960] ne dubitasse a' suoi dì. Il tradimento fatto da
Filippo a Gordiano non convien mai ad un cristiano. Per ciò
giudiziosamente il cardinal Baronio[1961] coll'autorità di Origene
osservò ch'egli almeno ne' principii del suo imperio non potè
professar la religion di Cristo. Oltre di che, Lattanzio,
contemporaneo di Eusebio, Sulpicio Severo, Teodoreto ed altri hanno
riconosciuto che Costantino il Grande fu il primo che abbracciasse la
fede cristiana. Quel sì, che ragionevolmente si può credere, e
l'afferma anche san Dionisio vescovo d'Alessandria, furono i due
Filippi molto favorevoli ai cristiani, e crebbe di molto sotto di loro
la Chiesa di Dio. E chi sa che la Augusta Otacilia non fosse quella
che nudrisse nel marito sì buon cuore verso la santa religion de'
cristiani? È perita la vita dei due Filippi, che verisimilmente fu
scritta da alcuno degli scrittori della Storia Augusta; laonde poco
abbiamo di lui per meglio conoscere il sistema delle sue operazioni.
Ora noi sappiamo da Zosimo[1962] che Filippo fece pace con Sapore re
della Persia; ed è privo di verisimile ciò che narra Giovanni
Zonara[1963], cioè ch'egli comperò questa pace con cedere al re
persiano la Mesopotamia e l'Armenia, ma che, mormorando non poco i
Romani di questo, egli poi difese e conservò quelle provincie. Sapore,
già vinto da Gordiano, vedea minacciata fin la sua capitale, nè è
credibile che in un trattato riportasse cotali vantaggi. Che questa
pace esigesse qualche tempo per conchiuderla, si può giustamente
immaginare; e però sembra conchiusa in questo, e non già
nell'antecedente anno. Quando poi fosse da credere il fatto attribuito
a san Babila vescovo d'Antiochia, ed accaduto nel tempo della Pasqua,
la quale nell'antecedente anno cadde nel dì 14 d'aprile, si avrebbe
assai argomento di credere che Filippo dalle vicinanze di Ctesifonte
non potesse arrivare a quel tempo in Antiochia, e sarebbe da riferire
all'anno presente il suo arrivo ad essa città. Ma quel fatto, per le
cose dette, ha ciera di favola. Che poi Filippo, mossosi dalla Soria,
arrivasse nell'anno precedente a Roma, se lo persuase il padre
Pagi[1964], ma senza pruove sicure. Le monete rapportate dal
Mezzabarba[1965] sembrano piuttosto indicare ch'egli vi giugnesse
nell'anno presente, sotto il quale appunto altro non so io riferire,
se non la suddetta pace, e l'aver Filippo fatto il viaggio assai lungo
dalla Soria a Roma.
NOTE:
[1952] Fabrettus, Inscript., pag. 119.
[1953] Reland., in Fast. Consul.
[1954] Stampa, Fast. Consul.
[1955] Gruterus, Inscript., pag. 407, n. 8.
[1956] Capitolin., in Gordian. III.
[1957] Vaillant et Mediobarb., in Numismat.
[1958] Aurelius Victor, in Brev.
[1959] Euseb., Histor. Eccles., lib. 6, cap. 36.
[1960] Zonaras, in Annalibus.
[1961] Baron., in Annal. Eccles.
[1962] Zosimus, lib. 1, cap. 19.
[1963] Zonaras, in Annalibus.
[1964] Pagius, Crit. Baron.
[1965] Mediobarbus, in Numism. Imperator.
Anno di CRISTO CCXLVI. Indizione IX.
FABIANO papa 11.
FILIPPO imperadore 3.
_Consoli_
PRESENTE ed ALBINO.
Da che fu giunto Filippo a Roma, ben sapendo, altro non meritar le
azioni sue che l'odio universale[1966], si studiò in tutte le forme di
guadagnar l'affezione delle milizie e del senato. Nelle monete[1967]
dell'anno precedente si parla della sua _liberalità_, e Zosimo attesta
ch'egli con gran profusione d'oro rallegrò l'avidità de' soldati. Al
senato romano parlò con somma benignità, promettendo gran cose; e
certo quel poco che resta di notizie a lui spettanti, ci rappresenta
ben questo principe ambizioso ed anche superbo, ma non già crudele.
Parlava egli sempre di Gordiano con onore, nè alcun oltraggio mai fece
alle di lui statue e memorie. Solamente abbiamo da Capitolino[1968]
che la magnifica casa di _Gneo Pompeo_, posseduta dai _Gordiani_, fu
occupata sotto Filippo dal fisco imperiale. Tuttavia, non fidandosi
de' Romani, i principali impieghi conferiva egli ai proprii parenti.
Per questo diede il comando dell'armi in Soria a _Prisco_ suo
fratello, e quello della Mesia e Macedonia a _Severino_ padre di sua
moglie, persone poco atte a farsi ubbidire e rispettare: il che influì
col tempo alla di lui rovina. Credettero il Mezzabarba[1969] e il
Bianchini[1970] che Filippo in quest'anno rompesse la pace co'
Persiani, e non deponesse l'armi, se non dappoichè la Mesopotamia e
l'Armenia furono restituite al romano imperio. Ma, siccome vedemmo,
questa partita è presa di peso da Zonara, storico di poca esattezza.
Era la potenza de' Persiani tale da non lasciarsi far paura da grosse
armate, non che dalle poche milizie che furono lasciate allora di
guarnigione nella Soria. Però questa guerra seconda col re di Persia
siam dispensati dal crederla vera. Quel sì, che sopra buon fondamento
si truova appoggiato, ma che io non so dire se appartenga all'anno
presente o pure al seguente, si è il movimento de' Carpi, popoli
barbari forse dalla Sarmazia[1971]. Costoro, fatta un'irruzione da'
luoghi vicini al Danubio, portavano la desolazione in quelle parti.
Filippo, per farsi credito co' Romani, in persona passò colà con un
buon esercito, e venuto con quei Barbari alle mani, gli sconfisse.
Ritiraronsi molti d'essi in un castello, a cui fu posto l'assedio. Ma
raccolte di nuovo le lor forze, tentarono un altro combattimento, che
non fu per loro più felice del primo, per l'empito de' Mori militanti
nell'armata romana. Però fecero istanza di pace e lega: al che avendo,
senza farsi molto pregare, acconsentito Filippo, restituita la quiete
a quelle provincie, se ne ritornò tosto a Roma. Alcune medaglie,
portate dal Mezzabarba[1972] sotto il presente anno, parlano di una
_allocuzione_ fatta da Filippo all'esercito, e di una sua _vittoria_,
che ragionevolmente si può riferire alla suddetta impresa. Ma io non
me ne assicuro, perchè in un'iscrizione del Fabretti[1973], spettante
all'anno seguente, Filippo Augusto è chiamato _proconsole_: titolo
dato agl'imperadori allorchè erano in qualche spedizion militare.
NOTE:
[1966] Zosimus, lib. 1, cap. 19.
[1967] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[1968] Capitolinus, in Gordiano seniore.
[1969] Mediobarb., in Numismat. Imperat.
[1970] Blanchinius, ad Anastas.
[1971] Zosimus, lib. 1, cap. 20.
[1972] Mediob., Numism. Imper.
[1973] Fabrettus, Inscript., pag. 687.
Anno di CRISTO CCXLVII. Indizione X.
FABIANO papa 12.
FILIPPO imperadore 4.
FILIPPO juniore imperad. 1.
_Consoli_
MARCO GIULIO FILIPPO AUGUSTO per la seconda volta e MARCO GIULIO
FILIPPO CESARE.
Il giovane _Filippo_, figliuolo di Filippo Augusto, che procedette
console col padre in quest'anno, non era che _Cesare_ nelle calende di
gennaio. Fu di parere il padre Pagi[1974] ch'egli dipoi in questo
medesimo anno fosse dichiarato collega dell'imperio da esso suo padre,
cioè _Imperadore Augusto_. Molta oscurità s'incontra nella storia di
questi tempi, e crescono ancora per cagione di marmi finti e di
medaglie false, o non assai attentamente lette. Se noi prestassimo
fede ad una iscrizione del Gudio, rapportata anche dal Relando[1975],
il giovane Filippo nè pure nell'anno seguente era fregiato del titolo
d'imperadore, usando il solo di Cesare, leggendosi ivi: IMP. CAES.
PHILIPPO III. ET IVLIO PHILIPPO CAESARE II. COS. Ma cento volte
ripeterò che le merci del Gudio non ci possono servire per iscorta
sicura all'erudizione. Lo Spon[1976], il Bellorio e il Fabretti[1977]
ci han fatto vedere un decreto emanato in favore de' soldati
dell'armata navale del Miseno, in cui Filippo il padre vien detto IMP.
CAESAR M. IVLIVS PHILIPPVS PIVS FELIX AVG. PONT. MAX. TRIB. POT. IIII.
CONSVL. III. DESIG. P. P. PROCONSVL; e il figliuolo IMP. CAESAR M.
IVLIVS PHILIPPUS PIVS FELIX AVG. PONT. MAX. TRIB. POT. IIII. COS.
DESIGNAT. P. P. Più sotto si legge IMP. M. IVLIO PHILIPPO COS. DES.
III. ET IMP. M. IVLIO PHILIPPO COS. II. DES. COS. Sarebbe da
desiderare che avessimo più iscrizioni dei due Filippi, per
confrontarle insieme ed assicurarci che niun inganno s'incontri nelle
memorie antiche o credute antiche. Da questo monumento, fatto mentre
correa la _quarta tribunizia podestà_ di Filippo seniore, cioè
nell'anno presente, deducono alcuni che il giovane Filippo, subito che
fu creato _Cesare_, ottenne dal padre la _podestà tribunizia_
nell'anno 244, e ch'egli nel presente fu promosso al sommo grado
d'Imperadore Augusto. Ma il padre Harduino avrebbe trovato da dir
contra di tal decreto, perchè, secondo lui, non si comunicava ad
altri, ed era ritenuto per sè dall'imperador seniore il grado di
_pontefice massimo_, che pur qui si mira goduto anche da _Filippo
juniore_. Potrebbe parimente comparir della confusione nell'appellar
esso _Filippo_ COS. II. DES. COS., benchè sia certo ch'egli fu console
per la prima volta in quest'anno, e disegnato console per la seconda
nel seguente. Certamente può credersi non assai esattamente copiato
quel decreto, e tanto più perchè con esso convien confrontarne un
altro simile, che si legge nella mia Raccolta[1978], ed appartiene
all'anno seguente. Quivi anche il _giovane Filippo_ si trova appellato
_Augusto_, ciò servendo a farci riconoscere per falsa l'iscrizione del
Gudio. Similmente _Filippo juniore_ porta il titolo di _pontefice
massimo_ al pari del padre; e però cade a terra la regola proposta dal
padre Harduino. Quivi inoltre si dà al medesimo Filippo juniore la
_seconda tribunizia podestà_, e, per conseguente, l'ottenne egli
nell'anno presente, allorchè fu promosso alla dignità imperatoria, e
non già allorchè venne creato _Cesare_, come voleva il padre Pagi. Con
tal notizia s'accordano ancora varie monete rapportate dal Goltzio, e
indarno credute false da esso, perchè discordi dalla sua opinione. Un
riguardevol punto di storia è l'essersi sotto i _Filippi Augusti_
celebrato l'anno millesimo della creduta fondazion di Roma, ma senza
che apparisca chiaro se a questo anno o pure al seguente si debba
riferire la gran festa, di cui fanno menzione gli storici antichi. Io
ne parlerò al seguente anno. Abbiamo da Aurelio Vittore[1979] che
Filippo fece fare di là dal Tevere un lago, perchè quel paese
penuriava troppo d'acqua. Ciò verisimilmente succedette in questi
tempi.
NOTE:
[1974] Pagius, in Critic. Baron.
[1975] Reland., Fast. Consul.
[1976] Spon, Miscellan. Erudit., pag. 244.
[1977] Fabrettus, Inscription., pag. 687.
[1978] Thesaurus Novus Inscript., pag. 362, n. 1.
[1979] Aurel. Victor, in Breviar.
Anno di CRISTO CCXLVIII. Indizione XI.
FABIANO papa 13.
FILIPPO imperadore 5.
FILIPPO juniore imperad. 2.
_Consoli_
MARCO GIULIO FILIPPO seniore AUGUSTO per la terza volta e MARCO GIULIO
FILIPPO juniore AUGUSTO per la seconda.
Due son l'epoche della fondazion di Roma; l'una di Marco Varrone,
secondo la quale nell'anno precedente correva l'anno millesimo d'essa
fondazione; l'altra dei Fasti capitolini, e secondo questa cominciava
a correre nel presente anno esso millesimo. Il giorno natalizio di
Roma comunemente si credeva il dì 21 aprile. Fuor di dubbio è che
questo millesimo s'incontrò sotto l'imperio dei due Filippi Augusti, e
fu con somma magnificenza di giuochi e solazzi solennizzato. Stimarono
il cardinal Noris[1980] e il padre Pagi[1981] cominciato questo
millesimo nell'aprile del precedente anno; il Petavio[1982], il
Mezzabarba[1983], il Tillemont[1984], il Bianchini[1985] e il
Relando[1986] riferirono esso millesimo all'anno presente. Si credono
alcuni di poter conciliare insieme queste due opinioni con dire, ma
senza pruova, che essendo durata la solennità dal dì 21 aprile
dell'anno precedente sino al dì 21 d'esso mese del presente anno, si
verifica che in amendue i suddetti anni si celebrò l'anno millesimo
della fondazione di Roma. Contuttociò, se noi miriam le monete[1987]
rapportate dai varii scrittori, ci sembrerà accostarsi più al vero
l'opinione di chi mette il principio d'esso millesimo nell'anno
presente, perciocchè i _giuochi secolari_ e il _secolo millenario_ son
qui enunziati colla tribunizia podestà V di Filippo seniore,
cominciata nel marzo di quest'anno, e mentr'egli esercitava il _terzo
consolato_, che parimente significa l'anno presente. Niuna memoria di
ciò si trova nelle monete battute, correndo la quarta tribunizia
podestà di Filippo. E però quando non si pruovi che tutte le feste
allora fatte si ridussero ai soli ultimi giorni dell'anno millesimo, a
noi resta giusto motivo di credere cominciato esso anno nell'aprile
del presente. Abbiamo da Zosimo[1988] la descrizione de' giuochi
secolari, e da Capitolino[1989] la notizia degli animali forestieri
che comparvero nei combattimenti fatti allora nell'anfiteatro e nel
circo: cioè elefanti XXXII, alci X, tigri X, leoni mansueti LX, un
cavallo marino, un rinoceronte, X lioni bianchi, X cammelopardali, X
asini selvatici, XL cavalli fieri, ed innumerabili altri diversi
animali. Servì questa gran folla di fiere ai divertimenti del popolo
romano, oltre ai giuochi circensi, ed oltre a mille paia di gladiatori
mantenuti dal fisco. Eusebio[1990] anch'egli racconta che in questa
solennità furono uccise innumerabili bestie nel circo magno, e che nel
campo Marzio per tre dì e tre notti si fecero i giuochi teatrali.
Aggiugne dipoi che in esso anno millesimo bruciò in Roma il teatro di
Pompeo, e l'edifizio chiamato Cento Colonne, sontuoso portico di
quella incomparabil città. In Roma pagana, anzi dovunque dominava la
falsa religion degli dii viziosi[1991], si lasciava da molti secoli il
passaporto a quell'infame vizio per cui Sodoma e Gomorra perirono.
V'erano abbominevoli scuole di questo, e il fisco ne ricavava un
tributo. Avea tentato, siccome già osservammo, anche il buon
imperadore Alessandro di rimediare a questa infamia. Non meno di lui
fece conoscere l'Augusto Filippo il suo buon genio, perchè con editto
pubblico vietò questa nefanda lussuria. E contuttochè Aurelio Vittore
confessi l'obbrobriosa corruzion de' Romani gentili, con aggiugnere
che la proibizione, in vece di estinguere tal pestilenza, maggiormente
l'attizzò, dovuta nondimeno è la sua lode a questo imperadore, siccome
quegli che dal canto suo non lasciò di perseguitare il vizio, ancorchè
gli mancassero poi le forze e il tempo per isradicarlo.
NOTE:
[1980] Noris, Epist. Consul.
[1981] Pagius, in Critic. Baron.
[1982] Petavius, de Doctrin. Temp.
[1983] Mediobarb., in Numismat. Imper.
[1984] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1985] Blanchinius, ad Anastas. Bibliothec.
[1986] Reland., in Fast. Consular.
[1987] Mediob., in Numismat. Imperator.
[1988] Zosimus, Histor., lib. 2, cap. 5.
[1989] Capitolinus, in Gordiano III.
[1990] Euseb., in Chronic.
[1991] Aurelius Victor, in Breviar.
Anno di CRISTO CCXLIX. Indizione XII.
FABIANO papa 14.
FILIPPO imperadore 6.
FILIPPO juniore imperad. 3.
DECIO imperadore 1.
_Consoli_
MARCO EMILIANO per la seconda volta e GIUNIO AQUILINO.
Cominciarono a sconcertarsi, se non nell'anno antecedente, certo nel
presente, gli affari di Filippo imperadore, non già per colpa di lui,
perchè era buon uomo, nè facea male ad alcuno, e però fu creduto da
alcuni che fosse cristiano; ma per le gravi imposte, motivo sempre di
doglianze ai popoli, e perchè i governatori ed uffiziali da lui posti
nelle provincie, o non sapeano governare, o troppo voleano governare;
perlochè erano odiati dai soldati e dai popoli. Essendo governatore
della Soria _Prisco_ fratello di _Filippo Augusto_, e rendutosi egli
oramai insoffribile, si fece in quelle parti una sedizione[1992], e fu
proclamato Imperadore un certo _Papiano_, di cui perì tosto la
memoria, perchè fu ucciso. Fa menzione Aurelio Vittore[1993] sotto
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