Annali d'Italia, vol. 1 - 51
Total number of words is 4422
Total number of unique words is 1665
39.8 of words are in the 2000 most common words
55.0 of words are in the 5000 most common words
62.6 of words are in the 8000 most common words
[1661] Dio, in Excerptis Valesianis.
[1662] Erodian., lib. 4.
[1663] Dio, lib. 77, et in Excerp. Valesianis.
[1664] Mediobarbus, in Numismat. Imperator.
Anno di CRISTO CCXV. Indizione VIII.
ZEFIRINO papa 19.
CARACALLA imperad. 18 e 5.
_Consoli_
LETO per la seconda volta e CEREALE.
Un'iscrizione, probabilmente spettante a questo _Leto_ console, e da
me riferita nella mia Raccolta[1665], se fosse a noi pervenuta ben
intera, forse ci scoprirebbe ch'egli fu della famiglia _Catia_. Altri
nomi loro dati dagl'illustratori de' Fasti, per essere dubbiosi, io li
tralascio. Sparziano scrive[1666] che un _Leto_, il quale era stato il
primo a consigliar Caracalla di uccidere Geta, fu anche il primo
forzato a morir col veleno, a lui inviato dallo stesso Caracalla; e
però non dovrebbe essere questo che fu ora console. Dalla Germania,
secondo il medesimo Sparziano, passò Caracalla nella Dacia, oggidì
Transilvania, e vi si fermò qualche tempo; con far ivi qualche
scaramuccia coi Geti, appellati poi più comunemente Goti, e pare che
ne riportasse vittoria. _Elvio Pertinace_, figlio del fu Pertinace
Augusto, prese di qua motivo nell'anno seguente di dire un motto
pungente; perchè, nominandosi i titoli dati a Caracalla di
_Germanico_, _Partico_, _Arabico_ ed _Alemannico_; _aggiugnetevi_,
diss'egli, _anche quello di Getico Massimo_, come a lui dovuto per
aver debellato i Geti, tacitamente nondimeno alludendo alla morte da
lui data a Geta suo fratello. Forse non è vero ch'egli facesse guerra
coi Geti, ma è ben da credere vero quel motto. Sappiamo che questo
_Pertinace_ fu fatto morire da Caracalla, e non già per questa puntura
a lui riferita. Spanciano scrive che gli tolse la vita perchè era
figliuolo di un imperadore. Ma come mai aspettò egli tanto? Forse fu
in que' medesimi tempi che egli mandò all'altro mondo _Claudio
Pompeiano_, nato da _Lucilla_, figliuola di Marco Aurelio Augusto, e
da _Pompeiano_, cioè da un padre stato due volte console, e bravo
generale di armate[1667]. Incamminossi poi Caracalla per la Mesia
nella Tracia. La vicinanza della Macedonia produsse un mirabil
effetto, perchè fece diventar questo Augusto un novello Alessandro. Se
gli mancò il capo e il valore di quel gran conquistatore, non gli
mancò già l'esterno di lui portamento. Si vestì egli alla macedonica,
e poi scrisse al senato che gli era entrata in corpo l'anima di
Alessandro, e per questo volea essere chiamato _Alessandro Orientale_.
Da tali azioni che conseguenza sia per tirare il lettore, io non
istarò a cercarlo. Inoltre della più scelta gioventù della Macedonia
formò una brigata di fanteria, a cui diede il nome di falange
macedonica, di sedici mila persone, tutte armate nella guisa che
anticamente furono le truppe di Alessandro. Volle inoltre che si
alzassero statue per tutte le città in onor di esso Alessandro, e
massimamente nel Campidoglio e in ogni tempio di Roma. Moveva il riso
il vedere in varii luoghi immagini dipinte che con un sol corpo in due
differenti viste rappresentavano la faccia di Alessandro il Macedone e
di Caracalla.
Volendo poi passare il Bosforo di Tracia per entrar nell'Asia[1668],
fu in pericolo di fare naufragio, essendosi rotta l'antenna della sua
nave; ma si salvò nello schifo. Racconta Dione[1669], che essendo
giunto a Nicomedia, dove passò il verno di quest'anno, la sua vita era
questa. Facea sapere ai senatori che l'accompagnavano (uno de' quali
era lo stesso Dione) che alla levata del sole fossero pronti, perchè
volea tener ragione e trattar degli affari spettanti al pubblico bene;
e li facea aspettar fino a mezzodì, e talvolta fino a sera, senza mai
lasciarsi vedere. Ed egli intanto si dava bel tempo col carrozzare,
ammazzar bestie, addestrarsi ai combattimenti de' gladiatori, e col
bere ed ubbriacarsi. Alla presenza degli stessi senatori mandava
piatti di vivande e bicchieri di vino ai soldati ch'erano di guardia.
Finalmente si lasciava pur vedere per isbrigar qualche causa, per lo
più mezzo ubbriaco ed appena udite poche parole, voleva che si
decidesse. Teneva in sua corte un eunuco spagnuolo, deforme al maggior
segno non men di corpo che di costumi, creduto uno stregone, e
fabbricator di veleni, che facea da padrone sopra il senato.
Dappertutto manteneva spie che gli riferivano quel di vero o di falso
che lor piaceva, senza parteciparlo al suo consiglio; volendo egli
gastigar le persone senza saputa de' ministri: il che cagionava una
somma confusion di cose, ed era seminario di molte ingiustizie. In
tutti poi questi suoi viaggi pareva che avesse tolto di mira i
senatori, per ridurli in camicia, volendo che a loro spese (cioè, per
quanto io credo, della repubblica) fabbricassero per istrada alloggi e
case di molto costo, la maggior parte delle quali a nulla servirono, e
nè pur erano da lui vedute. E dovunque egli s'immaginava di dover
dimorare nel verno, esigeva che gli si edificassero anfiteatri e
circhi; e questi appresso si distruggevano. Che s'egli impoveriva il
senato e maltrattava i senatori, era poi tutto cortesia verso i
soldati, e consisteva la sua gran premura in regalarli con prodigalità
incredibile. Nelle monete[1670] di quest'anno si vede esaltata la di
lui _liberalità VII_, _VIII_ e _IX_, senza fallo usata verso le
milizie. Largamente poi spendeva in bestie fiere o mansuete, e in
cavalli[1671], per far la caccia di quelle, o per correre alla
disperata con gli altri in cocchio. Volta vi fu ch'egli uccise di sua
mano cento cignali. E facendo le sue carriere, diceva d'imitare il
sole, gloriandosi forte di non esser da meno di lui. Costrigneva
poscia i suoi cortigiani e gli altri ricchi a rappresentar degli
spettacoli con gravissima loro spesa, e vigliaccamente ancora
dimandava ad essi del danaro quando n'era senza. Tale fu la sua
maniera di vivere finchè regnò; e per questo suo scialacquare non si
può dire quante gabelle nuove egli mettesse, quante estorsioni
facesse; di maniera che egli in quei pochi anni diede il guasto a
tutto l'imperio romano, e desolò le provincie. E diceva spesso di non
abbisognar di cosa alcuna, fuorchè di danaro, da impiegarsi poi, non
già in gratificar chi lo meritava, ma solamente per arricchir soldati
e regalar adulatori. A _Giunio Paolino_ donò egli un dì dieci mila
scudi d'oro, perchè gli disse, che _quando anche fingeva d'essere in
collera, sapea farlo sì bene, che si credea veramente incollerito_.
_Giulia Augusta_ sua madre, che gli tenne sempre compagnia in questi
viaggi, non si guardò dal riprenderlo, perchè gittasse tanti tesori in
seno ai soldati, con essersi ridotto a non aver più un soldo di tanti
danari giustamente o ingiustamente esatti; ed egli: _Non dubitate, o
madre_ (rispose mostrandole la spada), _finchè questa durerà, non
mancheranno danari_. Tanto poi si mostrò spasimato per la memoria di
Alessandro il Grande questo nuovo Alessandro, che, essendosi
compiaciuto un dì in vedere un tribuno di soldati saltar molto snello
a cavallo, gli dimandò di che paese fosse: _Macedone_, rispose egli. E
il vostro nome? _Antigono_. E quello del padre? _Filippo_. Allora
disse Caracalla: _Ho tutto quel ch'io voleva_; e il fece salire a più
alto posto, e da lì a poco il creò senatore e pretore. Fu proposta
davanti a lui la causa d'un certo Alessandro, non già Macedone, reo di
molti misfatti. Perchè l'accusatore di tanto in tanto andava dicendo:
_Alessandro omicida; Alessandro odiato dagli dii_. Caracalla, quasi
che si parlasse di lui, saltò su gridando: _Se non la dismetti di
trattar così il nome di Alessandro, ti farò andar per le poste
all'altro mondo_. Conduceva anche seco molti elefanti, perchè ancor
questo conveniva ad un vero imitator d'Alessandro e di Bacco. Ed ecco
in quali mani era caduto in questi tempi il misero imperio romano.
Furono nell'anno presente, se dice il vero Eusebio[1672], terminate in
Roma le terme antoniane, fabbricate d'ordine d'esso Caracalla.
Sparziano[1673] fa un bell'elogio di quell'edifizio, mirabile non meno
per la magnificenza che per la bellezza dell'architettura. Resta
ancora accertato, che laddove in addietro si contava per grazia grande
il conseguire la cittadinanza di Roma, questo imperadore con suo
decreto la diede a tutte le città del romano imperio: intorno a che
molto hanno parlato i letterati illustratori delle cose romane.
NOTE:
[1665] Thesaurus Novus Inscription., pag. 353, num. 4.
[1666] Spartianus, in Caracalla.
[1667] Herodianus, lib. 4.
[1668] Spartianus, in Caracalla.
[1669] Dio, lib. 77.
[1670] Mediobarb., in Numismat. Imper.
[1671] Dio, lib. 77.
[1672] Eusebius, in Chron.
[1673] Spartianus, in Severo.
Anno di CRISTO CCXVI. Indizione IX.
ZEFIRINO papa 20.
CARACALLA imperad. 19 e 6.
_Consoli_
CATIO SABINO per la seconda volta e CORNELIO ANULINO.
Certi sono i cognomi de' consoli di quest'anno, cioè _Sabino_ ed
_Anulino_. Per conto dei nomi, un'iscrizione riferita dal
Panvinio[1674] e dal Grutero[1675], si dice posta Q. AQVILLIO SABINO
II. SEX. AVRELIO ANVLLINO COS. Ma essa dee essere falsa; o, se è
legittima, appartiene a qualche altro anno. Perciocchè un'altra presso
il medesimo Grutero[1676] fu alzata CATTO SABINO II. ET CO. ANVLLINO
COS., ed una parimente presso il Fabretti[1677], C. ATIO SABINO II. ET
CORNELIO ANVLINO COS. In vece di C. ATIO, credo io che s'abbia a
leggere CATIO SABINO II., perchè, se questo primo console fosse ornato
del prenome, anche il prenome dell'altro apparirebbe. Dopo avere[1678]
l'Augusto Caracalla passato il verno in Nicomedia, dove celebrò il suo
giorno natalizio nel dì 4 di aprile, ripigliò il suo viaggio[1679]; ed
arrivato alla città di Pergamo, celebre fra i Gentili pel tempio di
Esculapio, dove si facea credere alla buona gente che quel falso dio
in sogno rivelasse il rimedio dei mali del corpo: quivi Caracalla si
raccomandò, e di cuore, a quella ridicola divinità, che pur non avea
orecchi. Egli era malsano, e pativa varii mali, parte evidenti, parte
occulti: effetti dell'intemperanza sua nella gola e nella libidine,
per cui anche era divenuto inabile alla generazione[1680]. Sognò
quanto volle; ma niun sollievo trovò a' suoi malori. Visitò la città
d'Ilio, e benchè i Romani si tenessero per discendenti dai Troiani,
pure più onor fece, al sepolcro di Achille. Non si trovava chi facesse
la figura di Patroclo. O di morte naturale o di veleno morì allora
Festo, il più caro de' suoi liberti; e quella vana testa di Caracalla
gli fece far le esequie con tutte quelle cerimonie che sono descritte
da Omero per Patroclo del suo poema. Di là passò ad Antiochia, dove
per qualche tempo attese alle delizie, e dichiarò guerra al re de'
Parti. Ne prese motivo, perchè Tiridate ed Antioco, due de' suoi
uffiziali, erano disertati e passati al servigio di quel re, il quale,
non ostante che da Caracalla ne fossero fatte più istanze, non li
volle mai rendere. Trovavasi allora quel re in dispari, perchè in
guerra con un suo fratello, e Caracalla si gloriava di aver seminato
fra loro la discordia; però, per non tirarsi addosso anche la potenza
romana, fu costretto a restitur que' due uffiziali. Caracalla allora
si quietò, al vedersi così rispettato e temuto; e fatto poi sapere ad
_Abgaro_ re di Edessa, o sia dell'Osroene, con amichevoli lettere, che
desiderava di vederlo, questi sen venne; ma, credendo di trovare in
Caracalla un imperador romano, vi trovò un traditore[1681]. Abgaro fu
messo in prigione, e Caracalla s'impadronì di quella provincia, dove
in fatti lo stesso Abgaro per la sua crudeltà era forte odiato da
quella nobiltà. Confessano tutti gli storici che la simulazione e il
mancar di fede non fu l'ultimo dei vizii di Caracalla. Anche nella
guerra fatta in Germania avea lavorato di frodi, gloriandosi poi di
aver colle sue arti messa rottura fra i Vandali e Marcomanni, ed
attrappolato _Gaiovomaro_ re de' Quadi, con torgli anche la vita.
Inoltre, avendo finto di voler arrolar nelle sue guardie moltissimi
giovani di nazion germanica, gli avea poi fatti tagliare a pezzi.
In questi tempi ancora bolliva la discordia tra il re dell'Armenia e i
suoi figliuoli. Caracalla colla sua consueta infedeltà chiamò cadaun
d'essi alla corte, facendo loro credere di volerli accordare insieme.
L'accordo fu, che tutti li ritenne prigioni, figurandosi di poter fare
il medesimo giuoco dell'Armenia che avea fatto dell'Osroene; ma
s'ingannò. Que' popoli presero l'armi per difendersi, senza volersi
punto fidare di un principe che s'era troppo screditato colla sua
perfidia. Avea Caracalla alzato al grado di prefetto del pretorio
_Teocrito_, uomo vilmente nato, già ballerino nei teatri, e divenuto a
lui caro, perchè stato suo maestro nel ballo, e che per ammassar roba
commise varie crudeltà[1682], e facea anche sotto mano il mercatante.
Presso Sifilino è detto essere stato tanta la di lui autorità nella
corte, che la facea da superiore ai due prefetti del pretorio. Questo
degnissimo generale fu da lui inviato con un corpo d'armata per
sottomettere l'Armenia; ma da quei popoli rimase intieramente
disfatto. Scrisse in questi tempi Caracalla al senato, con dire di
saper bene ch'esso non sarebbe contento delle di lui imprese; ma che,
tenendo egli una buona armata al servigio suo, avea in fastidio
chiunque sparlasse di lui. Quindi volle passar in Egitto, con
ispargere voce d'essere spinto da divozione verso Serapide, e da
desiderio di veder la fiorita città di Alessandria, fabbricata dal suo
caro Alessandro Magno[1683]. Arrivata questa nuova in quella città,
gli Alessandrini, gente vana, non cupando in sè stessi per
l'allegrezza, si diedero a far mirabili preparamenti di addobbi, di
musiche, di profumi per accogliere con gran solennità il regnante. Ma
Caracalla, secondo il suo costume, doppio di cuore, si portava colà
non per rallegrar que' cittadini, ma per disertarli. Il natural di
quel popolo era inclinato forte alla maldicenza, ed avea sempre in
bocca motti frizzanti, specialmente contro ai potenti. In fatti, senza
nè pur risparmiare l'imperador stesso, misero in canzone la morte da
lui data al fratello, attribuendogli anche un disonesto commercio
colla madre, e deridendo la piccola di lui statura, non ostante la
quale egli si credeva un altro Alessandro e un nuovo Achille. I
principi saggi, che non prendono mosche, non fan più caso di simili
ciarle, di quel che si faccia delle ingiurie de' pappagalli e delle
gazze. Ma all'iracondo e bestial Caracalla esse trapassavano il cuore,
e però ne volea far gran vendetta. Giunto ad Alessandria, visitato con
divozione il tempio di Serapide, vi fece molti sagrifizii; andò al
sepolcro di Alessandro, e vi lasciò de' preziosi ornamenti. Gridavano
gli Alessandrini: _Viva il buon Imperadore;_ e lo sdegno sanguinario
di Caracalla stava allora per piombar sulle loro teste. Erodiano
scrive che, fatta raunar la gioventù di Alessandria fuori della città,
che ascendeva a migliaia, fingendo di voler formare un falange ancora
di Alessandrini, dopo averli fatti attorniare dal suo esercito, tutti
ordinò che fossero messi a fil di spada. Orridissima fu quella strage.
Dione[1684] scrive che il macello seguì nella città di notte e di
giorno, ed essere stato sì grande il numero degli uccisi, che
impossibile fu il raccoglierlo[1685]. Vi perì gran copia ancora di
forestieri venuti per veder quelle feste; il sacco fu dato ai fondachi
a alle case, nè andarono esenti dalla rapacità militare que' templi. E
questi furono i nemici che il detestabil Augusto andò a cercare in
Oriente per gastigarli. Divise poi la città in due parti, la privò di
tutti i privilegii, e lasciovvi presidio, con divieto ai cittadini di
far adunanze in avvenire. Perseguitò ancora i seguaci di Aristotile,
con dire che quel filosofo era stato cagion della morte di Alessandro,
e levò loro le scuole che godevano in quella città. Da uno di quegli
oracoli Caracalla fu chiamato una fiera; ma chi v'ha che non l'abbia a
chiamar tale, e vedute crudeltà sì enormi? Anch'egli nondimeno si
gloriava di questo, benchè molti poi facesse uccidere, perchè
divulgavano l'oracolo suddetto.
Tornossene questa fiera Augusta ad Antiochia, con animo di far una
delle sue frodi anche ad _Artabano_ re dei Parti. Se crediamo ad
Erodiano[1686], gli dimandò per moglie una di lui figliuola,
proponendo nello stesso tempo di far una specie di unione delle due
monarchie, sufficiente ad assoggettar tutto il mondo allora
conosciuto. Non ne volea sentir parlare a tutta prima Artabano, ma
poscia, accettato il partito, lasciò campo a Caracalla d'inoltrarsi
nel suo regno, come s'egli andasse a prendere la sposa, e a visitar il
re suocero. Venne da una certa città ad incontrarlo Artabano con
immensa quantità di gente tutta inghirlandata e senz'armi. Allora
Caracalla comandò a' suoi di menar le mani contra de' Parti, che,
trovandosi privi di cavalli e d'armi, ed imbrogliati dalle vesti
lunghe, nè poteano punto difendersi, nè speditamente fuggire. Gran
carnificina vi fu fatta; il re ebbe tempo di scappare; restò il paese
in preda ai Romani, i quali, stanchi del tanto uccidere e rubare, se
ne tornarono finalmente nella Mesopotamia colla gloria di essere
insigni traditori. Dione[1687], all'incontro, lasciò scritto (ed è ben
più verisimile il suo racconto) che avendo Artabano promesso la
figliuola a Caracalla, e poi negatala, perchè s'avvide avere un sì
perfido Augusto dei perniciosi disegni sopra il suo regno, e che non
era uomo da fidarsi di lui; allora Caracalla ostilmente entrò nella
Media, saccheggiò e smantellò varie città, e fra l'altre Arbela, e
distrusse i sepolcri dei re parti. Si servì ancora di lioni,
mandandoli a quelle genti[1688]. Dione nondimeno scrive che fu un solo
lione, che, calato all'improvviso dal monte, fece del male ai Parti.
Ora, quantunque niuna battaglia seguisse, perchè i Parti scapparono
alle montagne, e di là dal fiume Tigri, pure il vano imperadore
scrisse al senato magnifiche lettere di queste sue vittorie, colle
quali avea conquistato tutto l'Oriente, e volle il titolo di
_Partico_. Si sapeva a Roma quel ch'era, ma convenne far vista di
credere illustri e memorande quelle imprese. Nelle monete[1689]
dell'anno seguente si trova menzionata la _vittoria partica_, ma non
si vide già che egli prendesse il titolo di _Imperadore per la quarta
volta_, benchè al Tillemont[1690] sia sembrato di vederlo. Venne[1691]
poscia Caracalla coll'armata a prendere la stanza di verno nella città
di Edessa, assai contento delle sue strepitose prodezze.
NOTE:
[1674] Panvin., in Fast. Consular.
[1675] Gruterus, Thesaurus Inscript., p. 183, n. 4.
[1676] Idem, pag. 261.
[1677] Fabrettus, Inscript., pag. 682.
[1678] Dio, lib. 77.
[1679] Herodianus, lib. 4.
[1680] Dio, in Excerptis Valesianis.
[1681] Dio, in Excerpt. Valesianis.
[1682] Dio, lib. 77.
[1683] Herodianus, lib. 4.
[1684] Dio, lib. 77.
[1685] Spartianus, in Severo.
[1686] Herodianus, lib. 4.
[1687] Dio, lib. 78.
[1688] Spartianus, in Severo.
[1689] Mediobarbus, in Numismat. Imp.
[1690] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1691] Spartianus, in Severo.
Anno di CRISTO CCXVII. Indizione X.
CALLISTO papa 1.
MACRINO imperadore 1.
_Consoli_
CAIO BRUTTIO PRESENTE e TITO MESSIO EXTRICATO per la seconda volta.
Ricevette in quest'anno la corona del martirio san _Zefirino_ papa, e
fu in suo luogo posto nella cattedra di san Pietro _Callisto_. Svernò,
come già accennai, l'Augusto Caracalla in Edessa[1692], dove tanto
egli che i soldati suoi viveano nelle delizie senza disciplina alcuna
nelle case de' cittadini, e prendendo come proprie tutte le loro
sostanze; quando, secondo i regolamenti de' tempi addietro, i soldati
anche in tempo di verno abitavano sotto le pelli, cioè sotto le tende
fatte di pelli. Lo stesso imperadore avea mutata la forma delle vesti
militari, avendo presa dai Galli la foggia di un abito talare,
appellato _Caracalla_, con cappuccio, di cui andava egli
vestito[1693], e voleva che andassero vestiti anche i soldati. Di là
venne il soprannome a lui dato di _Caracalla_. Si avvidero allora i
Parti che non erano poi lioni i Romani; anzi, in sapere che la vita
molle del quartiere di verno e le fatiche dell'anno precedente aveano
snervata la milizia romana, facean dei gran preparamenti per
vendicarsi. Ma nè pur Caracalla si teneva le mani alla cintola,
ammassando anche egli gente, e quanto occorreva per tornare in
campagna contra di loro; quando Iddio volle mettere fine alle iniquità
di questo indegno imperadore o piuttosto esecrabil tiranno. Esercitava
in questi tempi l'uffizio di prefetto del pretorio, o sia capitan
delle guardie, _Marco Opellio Macrino_, nativo d'Africa, i cui natali
furono vilissimi. Era in età di circa cinquantatrè anni.
Capitolino[1694], nella Vita di lui, ne parla assai male. Dione,
all'incontro, scrive[1695] aver egli con alcune buone qualità
compensati i difetti della sua bassa nascita, essendo stato
competentemente dotto nello studio legale, uomo moderato, avvezzo a
giudicare con molta equità, e che si facea amare. Avvenne che un
indovino in Africa chiaramente disse ch'esso Macrino e _Diaduminiano_
suo figlio, in età allora di circa nove anni, aveano da essere
imperadori[1696]. Costui, mandato a Roma, confessò questo medesimo a
_Flavio Materniano_, comandante delle milizie lasciate in Roma, il
qual tosto ne spedì l'avviso a Caracalla Augusto. Ma, per attestato di
Dione, non andò la lettera direttamente a lui, perchè ordine v'era di
portar le lettere provenienti da Roma a _Giulia Augusta_, la quale,
dimorando in Antiochia con grande autorità, avea l'incumbenza di
accudire a tutti gli affari, per non isturbare il figliuolo occupato
nella guerra coi Parti. Intanto avendo _Ulpiano Giuliano_, allora
censore, inviato frettolosamente a Macrino un altr'uomo coll'avviso di
quanto bolliva in Roma contra di lui, Macrino venne prima di Caracalla
a risapere il pericolo a cui egli era esposto, perchè in simili casi
vi andava la vita. Si aggiunse che un certo Serapione Egiziano pochi
dì prima avea predetto a Caracalla che poco restava a lui di vita, e
che gli succederebbe _Macrino_. Fu ben pagata la di lui predizione,
con essere dato in cibo ai lioni. Imperciocchè Caracalla conduceva
sempre seco una man di lioni, e specialmente ne amava uno assai
dimestico, appellato Acinace (noi diremmo scimitarra), e il teneva a
guisa d'un cane alla tavola, al letto od alla porta, con baciarlo
sovente pubblicamente. Per tali accidenti determinò Macrino di
prevenir la morte propria con procurar quella di Caracalla.
Erodiano[1697] aggiunge che Caracalla anche talvolta aspramente
motteggiava Macrino, trattandolo da uomo da nulla nel mestier
dell'armi, con giungere ancora a minacciargli la morte. Secondochè
s'ha dal medesimo storico, arrivato il plico delle lettere spedite da
Materniano, Caracalla, che in cocchio era dietro a far correre i suoi
cavalli, lo diede a Macrino, come era suo costume alle volte, con
ordine di riferirgli dipoi le cose importanti, e di eseguir intanto
quelle che esigessero risoluzione. Trovò[1698] per questo fortunato
accidente Macrino il brutto avviso che di sua persona era dato a
Caracalla. Osservi qui il lettore che mali effetti producesse una
volta la troppa credenza agl'impostori indovini. Caracalla avea gli
oroscopi e le geniture di tutti i nobili romani, credendo di conoscere
chi l'amava o l'odiava, e chi gli potesse tendere insidie. Si folle
credenza o produsse o almeno accelerò la di lui rovina.
Macrino adunque, senza perdere tempo, giacchè credeva perduto sè
stesso, qualora Materniano avesse con altre lettere replicato
l'avviso, segretamente trattò con un tribuno delle guardie, appellato
Giulio Marziale, della maniera di levar dal mondo l'iniquo Caracalla.
Oltre all'essere Marziale uno de' maggiori suoi amici, nudriva ancora
un odio gravissimo contra di esso Augusto, perchè avea fatto morir,
qualche tempo prima, indubitamente un di lui fratello. Promise egli di
fare il colpo alla prima buona congiuntura. Infatti, nel dì 8 di
aprile, essendo montato a cavallo Caracalla con poche guardie[1699],
per andare alla città di Carre a fare il sacrifizio alla dea Luna,
appellata da quel popolo il dio Luno, essendo smontato per una
necessità del corpo, e ritiratesi per riverenza le guardie; Marziale,
che stava attento ad ogni momento per isvenarlo, se gli accostò con
qualche pretesto, quando egli ebbe soddisfatto al bisogno, ovvero per
aiutargli a risalire a cavallo, perchè non erano in uso allora le
staffe. Quel che è certo, con un pugnale gli diede una ferita nella
gola, e morto lo distese per terra. Perchè l'altre guardie non si
avvidero così tosto del colpo fatto, avrebbe potuto salvarsi Marziale,
se avesse lasciato indietro il pugnale. Ma riconosciuto da uno de'
Tedeschi, o pure Sciti, che scortavano Caracalla, gli scagliarono
dietro delle freccie e l'uccisero. Divulgata la morte dell'imperadore,
corse colà tutto l'esercito, e più degli altri Macrino si mostrò
dolente d'una sciagura, per cui internamente facea gran festa il suo
cuore. Ma a chi era morto nulla giovavano i lamenti altrui. Così
_Marco Aurelio Antonino_, non meritevole d'essere da noi rammentato se
non col soprannome di _Caracalla_, terminò i suoi giorni in età di
ventinove anni, dopo aver regnato solo sei anni, due mesi ed alcuni
giorni. Egli[1700] era anche soprannominato _Tarante_, dal nome di un
gladiatore, il più sparuto e scellerato uomo che vivesse sopra la
terra. E morì odiato da tutti, ma non già dai soldati, ancorchè non
pochi sofferissero mal volentieri che egli nelle sue guardie
anteponesse i Germani e gli Sciti ai Romani. Macrino, fatto dipoi
bruciare il di lui corpo, e riposte le ceneri in un'urna, le mandò ad
Antiochia a Giulia sua madre. Dopo qualche tempo le fece egli stesso
portare a Roma a seppellire nel mausoleo d'Adriano. Allorchè arrivò a
Roma la nuova della morte di Caracalla, non si attentava la gente a
mostrare di crederla vera, finchè, venuti più corrieri ed accertato il
fatto, ognuno lasciò la briglia all'allegrezza, ma specialmente il
senato e la nobiltà, a' quali parve di ritornar in vita[1701], perchè
in addietro lor sempre parea di aver la spada pendente sul capo.
Caricarono i senatori il nome e la memoria di lui dei più obbrobriosi
titoli, ma per paura de' soldati non ardirono di chiamarlo nemico
pubblico. Anzi, creato che fu imperadore _Macrino_, vennero sue
lettere, colle quali pregava il senato di decretare gli onori divini
ad esso _Caracalla_, e bisognò ubbidire. E si vide allora, come
osserva fin lo stesso Sparziano di professione pagano[1702], questa
orrida deformità, che un uccisore del padre e del fratello, un boia
del senato e del popolo di Roma e d'Alessandria, l'orrore in somma del
genere umano, presso il quale dopo morte si trovò una incredibile
copia di varii veleni, per valersene a soddisfare le sue voglie
crudeli: questo mostro, diss'io, conseguì il titolo di dio, e per
ordine di un Macrino, che l'avea fatto uccidere, con aver da li
innanzi tempio, sacerdoti e cultori. Saran pure stati contenti ed
allegri di sì nobil compagnia gli dii della Gentilità! avran pure
ottenuto delle belle grazie da questo nuovo dio i Pagani! Io tralascio
i presagii della di lui morte riferiti da Dione[1703], gran cacciatore
di somiglianti augurii, ai quali per lo più si facea mente dopo il
fatto.
Quanto a _Giulia Augusta_, madre di esso Caracalla, si vuol ora
avvertire che essa era nata in Soria, e probabilmente ella fu che
condusse colà il figliuolo, forse per non partirne mai più. Grande era
stata sotto Severo Augusto suo marito la di lei autorità, maggiore fu
sotto il figlio Caracalla, di modo che comunemente veniva appellata
_Julia Domna_, cioè _Giulia signora e padrona_. L'adulazione inoltre
inventò per lei i titoli di _madre degli Augusti, della patria, del
senato, delle armate_. Sparziano[1704] le dà taccia di donna infame
per gli adulterii, ed aggiunge anche un fatto più nero, cioè che il
figliuolo, dopo la morte di Severo, la prese per moglie nella seguente
maniera. Essendo ella bellissima femmina, si lasciò un dì vedere a
[1662] Erodian., lib. 4.
[1663] Dio, lib. 77, et in Excerp. Valesianis.
[1664] Mediobarbus, in Numismat. Imperator.
Anno di CRISTO CCXV. Indizione VIII.
ZEFIRINO papa 19.
CARACALLA imperad. 18 e 5.
_Consoli_
LETO per la seconda volta e CEREALE.
Un'iscrizione, probabilmente spettante a questo _Leto_ console, e da
me riferita nella mia Raccolta[1665], se fosse a noi pervenuta ben
intera, forse ci scoprirebbe ch'egli fu della famiglia _Catia_. Altri
nomi loro dati dagl'illustratori de' Fasti, per essere dubbiosi, io li
tralascio. Sparziano scrive[1666] che un _Leto_, il quale era stato il
primo a consigliar Caracalla di uccidere Geta, fu anche il primo
forzato a morir col veleno, a lui inviato dallo stesso Caracalla; e
però non dovrebbe essere questo che fu ora console. Dalla Germania,
secondo il medesimo Sparziano, passò Caracalla nella Dacia, oggidì
Transilvania, e vi si fermò qualche tempo; con far ivi qualche
scaramuccia coi Geti, appellati poi più comunemente Goti, e pare che
ne riportasse vittoria. _Elvio Pertinace_, figlio del fu Pertinace
Augusto, prese di qua motivo nell'anno seguente di dire un motto
pungente; perchè, nominandosi i titoli dati a Caracalla di
_Germanico_, _Partico_, _Arabico_ ed _Alemannico_; _aggiugnetevi_,
diss'egli, _anche quello di Getico Massimo_, come a lui dovuto per
aver debellato i Geti, tacitamente nondimeno alludendo alla morte da
lui data a Geta suo fratello. Forse non è vero ch'egli facesse guerra
coi Geti, ma è ben da credere vero quel motto. Sappiamo che questo
_Pertinace_ fu fatto morire da Caracalla, e non già per questa puntura
a lui riferita. Spanciano scrive che gli tolse la vita perchè era
figliuolo di un imperadore. Ma come mai aspettò egli tanto? Forse fu
in que' medesimi tempi che egli mandò all'altro mondo _Claudio
Pompeiano_, nato da _Lucilla_, figliuola di Marco Aurelio Augusto, e
da _Pompeiano_, cioè da un padre stato due volte console, e bravo
generale di armate[1667]. Incamminossi poi Caracalla per la Mesia
nella Tracia. La vicinanza della Macedonia produsse un mirabil
effetto, perchè fece diventar questo Augusto un novello Alessandro. Se
gli mancò il capo e il valore di quel gran conquistatore, non gli
mancò già l'esterno di lui portamento. Si vestì egli alla macedonica,
e poi scrisse al senato che gli era entrata in corpo l'anima di
Alessandro, e per questo volea essere chiamato _Alessandro Orientale_.
Da tali azioni che conseguenza sia per tirare il lettore, io non
istarò a cercarlo. Inoltre della più scelta gioventù della Macedonia
formò una brigata di fanteria, a cui diede il nome di falange
macedonica, di sedici mila persone, tutte armate nella guisa che
anticamente furono le truppe di Alessandro. Volle inoltre che si
alzassero statue per tutte le città in onor di esso Alessandro, e
massimamente nel Campidoglio e in ogni tempio di Roma. Moveva il riso
il vedere in varii luoghi immagini dipinte che con un sol corpo in due
differenti viste rappresentavano la faccia di Alessandro il Macedone e
di Caracalla.
Volendo poi passare il Bosforo di Tracia per entrar nell'Asia[1668],
fu in pericolo di fare naufragio, essendosi rotta l'antenna della sua
nave; ma si salvò nello schifo. Racconta Dione[1669], che essendo
giunto a Nicomedia, dove passò il verno di quest'anno, la sua vita era
questa. Facea sapere ai senatori che l'accompagnavano (uno de' quali
era lo stesso Dione) che alla levata del sole fossero pronti, perchè
volea tener ragione e trattar degli affari spettanti al pubblico bene;
e li facea aspettar fino a mezzodì, e talvolta fino a sera, senza mai
lasciarsi vedere. Ed egli intanto si dava bel tempo col carrozzare,
ammazzar bestie, addestrarsi ai combattimenti de' gladiatori, e col
bere ed ubbriacarsi. Alla presenza degli stessi senatori mandava
piatti di vivande e bicchieri di vino ai soldati ch'erano di guardia.
Finalmente si lasciava pur vedere per isbrigar qualche causa, per lo
più mezzo ubbriaco ed appena udite poche parole, voleva che si
decidesse. Teneva in sua corte un eunuco spagnuolo, deforme al maggior
segno non men di corpo che di costumi, creduto uno stregone, e
fabbricator di veleni, che facea da padrone sopra il senato.
Dappertutto manteneva spie che gli riferivano quel di vero o di falso
che lor piaceva, senza parteciparlo al suo consiglio; volendo egli
gastigar le persone senza saputa de' ministri: il che cagionava una
somma confusion di cose, ed era seminario di molte ingiustizie. In
tutti poi questi suoi viaggi pareva che avesse tolto di mira i
senatori, per ridurli in camicia, volendo che a loro spese (cioè, per
quanto io credo, della repubblica) fabbricassero per istrada alloggi e
case di molto costo, la maggior parte delle quali a nulla servirono, e
nè pur erano da lui vedute. E dovunque egli s'immaginava di dover
dimorare nel verno, esigeva che gli si edificassero anfiteatri e
circhi; e questi appresso si distruggevano. Che s'egli impoveriva il
senato e maltrattava i senatori, era poi tutto cortesia verso i
soldati, e consisteva la sua gran premura in regalarli con prodigalità
incredibile. Nelle monete[1670] di quest'anno si vede esaltata la di
lui _liberalità VII_, _VIII_ e _IX_, senza fallo usata verso le
milizie. Largamente poi spendeva in bestie fiere o mansuete, e in
cavalli[1671], per far la caccia di quelle, o per correre alla
disperata con gli altri in cocchio. Volta vi fu ch'egli uccise di sua
mano cento cignali. E facendo le sue carriere, diceva d'imitare il
sole, gloriandosi forte di non esser da meno di lui. Costrigneva
poscia i suoi cortigiani e gli altri ricchi a rappresentar degli
spettacoli con gravissima loro spesa, e vigliaccamente ancora
dimandava ad essi del danaro quando n'era senza. Tale fu la sua
maniera di vivere finchè regnò; e per questo suo scialacquare non si
può dire quante gabelle nuove egli mettesse, quante estorsioni
facesse; di maniera che egli in quei pochi anni diede il guasto a
tutto l'imperio romano, e desolò le provincie. E diceva spesso di non
abbisognar di cosa alcuna, fuorchè di danaro, da impiegarsi poi, non
già in gratificar chi lo meritava, ma solamente per arricchir soldati
e regalar adulatori. A _Giunio Paolino_ donò egli un dì dieci mila
scudi d'oro, perchè gli disse, che _quando anche fingeva d'essere in
collera, sapea farlo sì bene, che si credea veramente incollerito_.
_Giulia Augusta_ sua madre, che gli tenne sempre compagnia in questi
viaggi, non si guardò dal riprenderlo, perchè gittasse tanti tesori in
seno ai soldati, con essersi ridotto a non aver più un soldo di tanti
danari giustamente o ingiustamente esatti; ed egli: _Non dubitate, o
madre_ (rispose mostrandole la spada), _finchè questa durerà, non
mancheranno danari_. Tanto poi si mostrò spasimato per la memoria di
Alessandro il Grande questo nuovo Alessandro, che, essendosi
compiaciuto un dì in vedere un tribuno di soldati saltar molto snello
a cavallo, gli dimandò di che paese fosse: _Macedone_, rispose egli. E
il vostro nome? _Antigono_. E quello del padre? _Filippo_. Allora
disse Caracalla: _Ho tutto quel ch'io voleva_; e il fece salire a più
alto posto, e da lì a poco il creò senatore e pretore. Fu proposta
davanti a lui la causa d'un certo Alessandro, non già Macedone, reo di
molti misfatti. Perchè l'accusatore di tanto in tanto andava dicendo:
_Alessandro omicida; Alessandro odiato dagli dii_. Caracalla, quasi
che si parlasse di lui, saltò su gridando: _Se non la dismetti di
trattar così il nome di Alessandro, ti farò andar per le poste
all'altro mondo_. Conduceva anche seco molti elefanti, perchè ancor
questo conveniva ad un vero imitator d'Alessandro e di Bacco. Ed ecco
in quali mani era caduto in questi tempi il misero imperio romano.
Furono nell'anno presente, se dice il vero Eusebio[1672], terminate in
Roma le terme antoniane, fabbricate d'ordine d'esso Caracalla.
Sparziano[1673] fa un bell'elogio di quell'edifizio, mirabile non meno
per la magnificenza che per la bellezza dell'architettura. Resta
ancora accertato, che laddove in addietro si contava per grazia grande
il conseguire la cittadinanza di Roma, questo imperadore con suo
decreto la diede a tutte le città del romano imperio: intorno a che
molto hanno parlato i letterati illustratori delle cose romane.
NOTE:
[1665] Thesaurus Novus Inscription., pag. 353, num. 4.
[1666] Spartianus, in Caracalla.
[1667] Herodianus, lib. 4.
[1668] Spartianus, in Caracalla.
[1669] Dio, lib. 77.
[1670] Mediobarb., in Numismat. Imper.
[1671] Dio, lib. 77.
[1672] Eusebius, in Chron.
[1673] Spartianus, in Severo.
Anno di CRISTO CCXVI. Indizione IX.
ZEFIRINO papa 20.
CARACALLA imperad. 19 e 6.
_Consoli_
CATIO SABINO per la seconda volta e CORNELIO ANULINO.
Certi sono i cognomi de' consoli di quest'anno, cioè _Sabino_ ed
_Anulino_. Per conto dei nomi, un'iscrizione riferita dal
Panvinio[1674] e dal Grutero[1675], si dice posta Q. AQVILLIO SABINO
II. SEX. AVRELIO ANVLLINO COS. Ma essa dee essere falsa; o, se è
legittima, appartiene a qualche altro anno. Perciocchè un'altra presso
il medesimo Grutero[1676] fu alzata CATTO SABINO II. ET CO. ANVLLINO
COS., ed una parimente presso il Fabretti[1677], C. ATIO SABINO II. ET
CORNELIO ANVLINO COS. In vece di C. ATIO, credo io che s'abbia a
leggere CATIO SABINO II., perchè, se questo primo console fosse ornato
del prenome, anche il prenome dell'altro apparirebbe. Dopo avere[1678]
l'Augusto Caracalla passato il verno in Nicomedia, dove celebrò il suo
giorno natalizio nel dì 4 di aprile, ripigliò il suo viaggio[1679]; ed
arrivato alla città di Pergamo, celebre fra i Gentili pel tempio di
Esculapio, dove si facea credere alla buona gente che quel falso dio
in sogno rivelasse il rimedio dei mali del corpo: quivi Caracalla si
raccomandò, e di cuore, a quella ridicola divinità, che pur non avea
orecchi. Egli era malsano, e pativa varii mali, parte evidenti, parte
occulti: effetti dell'intemperanza sua nella gola e nella libidine,
per cui anche era divenuto inabile alla generazione[1680]. Sognò
quanto volle; ma niun sollievo trovò a' suoi malori. Visitò la città
d'Ilio, e benchè i Romani si tenessero per discendenti dai Troiani,
pure più onor fece, al sepolcro di Achille. Non si trovava chi facesse
la figura di Patroclo. O di morte naturale o di veleno morì allora
Festo, il più caro de' suoi liberti; e quella vana testa di Caracalla
gli fece far le esequie con tutte quelle cerimonie che sono descritte
da Omero per Patroclo del suo poema. Di là passò ad Antiochia, dove
per qualche tempo attese alle delizie, e dichiarò guerra al re de'
Parti. Ne prese motivo, perchè Tiridate ed Antioco, due de' suoi
uffiziali, erano disertati e passati al servigio di quel re, il quale,
non ostante che da Caracalla ne fossero fatte più istanze, non li
volle mai rendere. Trovavasi allora quel re in dispari, perchè in
guerra con un suo fratello, e Caracalla si gloriava di aver seminato
fra loro la discordia; però, per non tirarsi addosso anche la potenza
romana, fu costretto a restitur que' due uffiziali. Caracalla allora
si quietò, al vedersi così rispettato e temuto; e fatto poi sapere ad
_Abgaro_ re di Edessa, o sia dell'Osroene, con amichevoli lettere, che
desiderava di vederlo, questi sen venne; ma, credendo di trovare in
Caracalla un imperador romano, vi trovò un traditore[1681]. Abgaro fu
messo in prigione, e Caracalla s'impadronì di quella provincia, dove
in fatti lo stesso Abgaro per la sua crudeltà era forte odiato da
quella nobiltà. Confessano tutti gli storici che la simulazione e il
mancar di fede non fu l'ultimo dei vizii di Caracalla. Anche nella
guerra fatta in Germania avea lavorato di frodi, gloriandosi poi di
aver colle sue arti messa rottura fra i Vandali e Marcomanni, ed
attrappolato _Gaiovomaro_ re de' Quadi, con torgli anche la vita.
Inoltre, avendo finto di voler arrolar nelle sue guardie moltissimi
giovani di nazion germanica, gli avea poi fatti tagliare a pezzi.
In questi tempi ancora bolliva la discordia tra il re dell'Armenia e i
suoi figliuoli. Caracalla colla sua consueta infedeltà chiamò cadaun
d'essi alla corte, facendo loro credere di volerli accordare insieme.
L'accordo fu, che tutti li ritenne prigioni, figurandosi di poter fare
il medesimo giuoco dell'Armenia che avea fatto dell'Osroene; ma
s'ingannò. Que' popoli presero l'armi per difendersi, senza volersi
punto fidare di un principe che s'era troppo screditato colla sua
perfidia. Avea Caracalla alzato al grado di prefetto del pretorio
_Teocrito_, uomo vilmente nato, già ballerino nei teatri, e divenuto a
lui caro, perchè stato suo maestro nel ballo, e che per ammassar roba
commise varie crudeltà[1682], e facea anche sotto mano il mercatante.
Presso Sifilino è detto essere stato tanta la di lui autorità nella
corte, che la facea da superiore ai due prefetti del pretorio. Questo
degnissimo generale fu da lui inviato con un corpo d'armata per
sottomettere l'Armenia; ma da quei popoli rimase intieramente
disfatto. Scrisse in questi tempi Caracalla al senato, con dire di
saper bene ch'esso non sarebbe contento delle di lui imprese; ma che,
tenendo egli una buona armata al servigio suo, avea in fastidio
chiunque sparlasse di lui. Quindi volle passar in Egitto, con
ispargere voce d'essere spinto da divozione verso Serapide, e da
desiderio di veder la fiorita città di Alessandria, fabbricata dal suo
caro Alessandro Magno[1683]. Arrivata questa nuova in quella città,
gli Alessandrini, gente vana, non cupando in sè stessi per
l'allegrezza, si diedero a far mirabili preparamenti di addobbi, di
musiche, di profumi per accogliere con gran solennità il regnante. Ma
Caracalla, secondo il suo costume, doppio di cuore, si portava colà
non per rallegrar que' cittadini, ma per disertarli. Il natural di
quel popolo era inclinato forte alla maldicenza, ed avea sempre in
bocca motti frizzanti, specialmente contro ai potenti. In fatti, senza
nè pur risparmiare l'imperador stesso, misero in canzone la morte da
lui data al fratello, attribuendogli anche un disonesto commercio
colla madre, e deridendo la piccola di lui statura, non ostante la
quale egli si credeva un altro Alessandro e un nuovo Achille. I
principi saggi, che non prendono mosche, non fan più caso di simili
ciarle, di quel che si faccia delle ingiurie de' pappagalli e delle
gazze. Ma all'iracondo e bestial Caracalla esse trapassavano il cuore,
e però ne volea far gran vendetta. Giunto ad Alessandria, visitato con
divozione il tempio di Serapide, vi fece molti sagrifizii; andò al
sepolcro di Alessandro, e vi lasciò de' preziosi ornamenti. Gridavano
gli Alessandrini: _Viva il buon Imperadore;_ e lo sdegno sanguinario
di Caracalla stava allora per piombar sulle loro teste. Erodiano
scrive che, fatta raunar la gioventù di Alessandria fuori della città,
che ascendeva a migliaia, fingendo di voler formare un falange ancora
di Alessandrini, dopo averli fatti attorniare dal suo esercito, tutti
ordinò che fossero messi a fil di spada. Orridissima fu quella strage.
Dione[1684] scrive che il macello seguì nella città di notte e di
giorno, ed essere stato sì grande il numero degli uccisi, che
impossibile fu il raccoglierlo[1685]. Vi perì gran copia ancora di
forestieri venuti per veder quelle feste; il sacco fu dato ai fondachi
a alle case, nè andarono esenti dalla rapacità militare que' templi. E
questi furono i nemici che il detestabil Augusto andò a cercare in
Oriente per gastigarli. Divise poi la città in due parti, la privò di
tutti i privilegii, e lasciovvi presidio, con divieto ai cittadini di
far adunanze in avvenire. Perseguitò ancora i seguaci di Aristotile,
con dire che quel filosofo era stato cagion della morte di Alessandro,
e levò loro le scuole che godevano in quella città. Da uno di quegli
oracoli Caracalla fu chiamato una fiera; ma chi v'ha che non l'abbia a
chiamar tale, e vedute crudeltà sì enormi? Anch'egli nondimeno si
gloriava di questo, benchè molti poi facesse uccidere, perchè
divulgavano l'oracolo suddetto.
Tornossene questa fiera Augusta ad Antiochia, con animo di far una
delle sue frodi anche ad _Artabano_ re dei Parti. Se crediamo ad
Erodiano[1686], gli dimandò per moglie una di lui figliuola,
proponendo nello stesso tempo di far una specie di unione delle due
monarchie, sufficiente ad assoggettar tutto il mondo allora
conosciuto. Non ne volea sentir parlare a tutta prima Artabano, ma
poscia, accettato il partito, lasciò campo a Caracalla d'inoltrarsi
nel suo regno, come s'egli andasse a prendere la sposa, e a visitar il
re suocero. Venne da una certa città ad incontrarlo Artabano con
immensa quantità di gente tutta inghirlandata e senz'armi. Allora
Caracalla comandò a' suoi di menar le mani contra de' Parti, che,
trovandosi privi di cavalli e d'armi, ed imbrogliati dalle vesti
lunghe, nè poteano punto difendersi, nè speditamente fuggire. Gran
carnificina vi fu fatta; il re ebbe tempo di scappare; restò il paese
in preda ai Romani, i quali, stanchi del tanto uccidere e rubare, se
ne tornarono finalmente nella Mesopotamia colla gloria di essere
insigni traditori. Dione[1687], all'incontro, lasciò scritto (ed è ben
più verisimile il suo racconto) che avendo Artabano promesso la
figliuola a Caracalla, e poi negatala, perchè s'avvide avere un sì
perfido Augusto dei perniciosi disegni sopra il suo regno, e che non
era uomo da fidarsi di lui; allora Caracalla ostilmente entrò nella
Media, saccheggiò e smantellò varie città, e fra l'altre Arbela, e
distrusse i sepolcri dei re parti. Si servì ancora di lioni,
mandandoli a quelle genti[1688]. Dione nondimeno scrive che fu un solo
lione, che, calato all'improvviso dal monte, fece del male ai Parti.
Ora, quantunque niuna battaglia seguisse, perchè i Parti scapparono
alle montagne, e di là dal fiume Tigri, pure il vano imperadore
scrisse al senato magnifiche lettere di queste sue vittorie, colle
quali avea conquistato tutto l'Oriente, e volle il titolo di
_Partico_. Si sapeva a Roma quel ch'era, ma convenne far vista di
credere illustri e memorande quelle imprese. Nelle monete[1689]
dell'anno seguente si trova menzionata la _vittoria partica_, ma non
si vide già che egli prendesse il titolo di _Imperadore per la quarta
volta_, benchè al Tillemont[1690] sia sembrato di vederlo. Venne[1691]
poscia Caracalla coll'armata a prendere la stanza di verno nella città
di Edessa, assai contento delle sue strepitose prodezze.
NOTE:
[1674] Panvin., in Fast. Consular.
[1675] Gruterus, Thesaurus Inscript., p. 183, n. 4.
[1676] Idem, pag. 261.
[1677] Fabrettus, Inscript., pag. 682.
[1678] Dio, lib. 77.
[1679] Herodianus, lib. 4.
[1680] Dio, in Excerptis Valesianis.
[1681] Dio, in Excerpt. Valesianis.
[1682] Dio, lib. 77.
[1683] Herodianus, lib. 4.
[1684] Dio, lib. 77.
[1685] Spartianus, in Severo.
[1686] Herodianus, lib. 4.
[1687] Dio, lib. 78.
[1688] Spartianus, in Severo.
[1689] Mediobarbus, in Numismat. Imp.
[1690] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1691] Spartianus, in Severo.
Anno di CRISTO CCXVII. Indizione X.
CALLISTO papa 1.
MACRINO imperadore 1.
_Consoli_
CAIO BRUTTIO PRESENTE e TITO MESSIO EXTRICATO per la seconda volta.
Ricevette in quest'anno la corona del martirio san _Zefirino_ papa, e
fu in suo luogo posto nella cattedra di san Pietro _Callisto_. Svernò,
come già accennai, l'Augusto Caracalla in Edessa[1692], dove tanto
egli che i soldati suoi viveano nelle delizie senza disciplina alcuna
nelle case de' cittadini, e prendendo come proprie tutte le loro
sostanze; quando, secondo i regolamenti de' tempi addietro, i soldati
anche in tempo di verno abitavano sotto le pelli, cioè sotto le tende
fatte di pelli. Lo stesso imperadore avea mutata la forma delle vesti
militari, avendo presa dai Galli la foggia di un abito talare,
appellato _Caracalla_, con cappuccio, di cui andava egli
vestito[1693], e voleva che andassero vestiti anche i soldati. Di là
venne il soprannome a lui dato di _Caracalla_. Si avvidero allora i
Parti che non erano poi lioni i Romani; anzi, in sapere che la vita
molle del quartiere di verno e le fatiche dell'anno precedente aveano
snervata la milizia romana, facean dei gran preparamenti per
vendicarsi. Ma nè pur Caracalla si teneva le mani alla cintola,
ammassando anche egli gente, e quanto occorreva per tornare in
campagna contra di loro; quando Iddio volle mettere fine alle iniquità
di questo indegno imperadore o piuttosto esecrabil tiranno. Esercitava
in questi tempi l'uffizio di prefetto del pretorio, o sia capitan
delle guardie, _Marco Opellio Macrino_, nativo d'Africa, i cui natali
furono vilissimi. Era in età di circa cinquantatrè anni.
Capitolino[1694], nella Vita di lui, ne parla assai male. Dione,
all'incontro, scrive[1695] aver egli con alcune buone qualità
compensati i difetti della sua bassa nascita, essendo stato
competentemente dotto nello studio legale, uomo moderato, avvezzo a
giudicare con molta equità, e che si facea amare. Avvenne che un
indovino in Africa chiaramente disse ch'esso Macrino e _Diaduminiano_
suo figlio, in età allora di circa nove anni, aveano da essere
imperadori[1696]. Costui, mandato a Roma, confessò questo medesimo a
_Flavio Materniano_, comandante delle milizie lasciate in Roma, il
qual tosto ne spedì l'avviso a Caracalla Augusto. Ma, per attestato di
Dione, non andò la lettera direttamente a lui, perchè ordine v'era di
portar le lettere provenienti da Roma a _Giulia Augusta_, la quale,
dimorando in Antiochia con grande autorità, avea l'incumbenza di
accudire a tutti gli affari, per non isturbare il figliuolo occupato
nella guerra coi Parti. Intanto avendo _Ulpiano Giuliano_, allora
censore, inviato frettolosamente a Macrino un altr'uomo coll'avviso di
quanto bolliva in Roma contra di lui, Macrino venne prima di Caracalla
a risapere il pericolo a cui egli era esposto, perchè in simili casi
vi andava la vita. Si aggiunse che un certo Serapione Egiziano pochi
dì prima avea predetto a Caracalla che poco restava a lui di vita, e
che gli succederebbe _Macrino_. Fu ben pagata la di lui predizione,
con essere dato in cibo ai lioni. Imperciocchè Caracalla conduceva
sempre seco una man di lioni, e specialmente ne amava uno assai
dimestico, appellato Acinace (noi diremmo scimitarra), e il teneva a
guisa d'un cane alla tavola, al letto od alla porta, con baciarlo
sovente pubblicamente. Per tali accidenti determinò Macrino di
prevenir la morte propria con procurar quella di Caracalla.
Erodiano[1697] aggiunge che Caracalla anche talvolta aspramente
motteggiava Macrino, trattandolo da uomo da nulla nel mestier
dell'armi, con giungere ancora a minacciargli la morte. Secondochè
s'ha dal medesimo storico, arrivato il plico delle lettere spedite da
Materniano, Caracalla, che in cocchio era dietro a far correre i suoi
cavalli, lo diede a Macrino, come era suo costume alle volte, con
ordine di riferirgli dipoi le cose importanti, e di eseguir intanto
quelle che esigessero risoluzione. Trovò[1698] per questo fortunato
accidente Macrino il brutto avviso che di sua persona era dato a
Caracalla. Osservi qui il lettore che mali effetti producesse una
volta la troppa credenza agl'impostori indovini. Caracalla avea gli
oroscopi e le geniture di tutti i nobili romani, credendo di conoscere
chi l'amava o l'odiava, e chi gli potesse tendere insidie. Si folle
credenza o produsse o almeno accelerò la di lui rovina.
Macrino adunque, senza perdere tempo, giacchè credeva perduto sè
stesso, qualora Materniano avesse con altre lettere replicato
l'avviso, segretamente trattò con un tribuno delle guardie, appellato
Giulio Marziale, della maniera di levar dal mondo l'iniquo Caracalla.
Oltre all'essere Marziale uno de' maggiori suoi amici, nudriva ancora
un odio gravissimo contra di esso Augusto, perchè avea fatto morir,
qualche tempo prima, indubitamente un di lui fratello. Promise egli di
fare il colpo alla prima buona congiuntura. Infatti, nel dì 8 di
aprile, essendo montato a cavallo Caracalla con poche guardie[1699],
per andare alla città di Carre a fare il sacrifizio alla dea Luna,
appellata da quel popolo il dio Luno, essendo smontato per una
necessità del corpo, e ritiratesi per riverenza le guardie; Marziale,
che stava attento ad ogni momento per isvenarlo, se gli accostò con
qualche pretesto, quando egli ebbe soddisfatto al bisogno, ovvero per
aiutargli a risalire a cavallo, perchè non erano in uso allora le
staffe. Quel che è certo, con un pugnale gli diede una ferita nella
gola, e morto lo distese per terra. Perchè l'altre guardie non si
avvidero così tosto del colpo fatto, avrebbe potuto salvarsi Marziale,
se avesse lasciato indietro il pugnale. Ma riconosciuto da uno de'
Tedeschi, o pure Sciti, che scortavano Caracalla, gli scagliarono
dietro delle freccie e l'uccisero. Divulgata la morte dell'imperadore,
corse colà tutto l'esercito, e più degli altri Macrino si mostrò
dolente d'una sciagura, per cui internamente facea gran festa il suo
cuore. Ma a chi era morto nulla giovavano i lamenti altrui. Così
_Marco Aurelio Antonino_, non meritevole d'essere da noi rammentato se
non col soprannome di _Caracalla_, terminò i suoi giorni in età di
ventinove anni, dopo aver regnato solo sei anni, due mesi ed alcuni
giorni. Egli[1700] era anche soprannominato _Tarante_, dal nome di un
gladiatore, il più sparuto e scellerato uomo che vivesse sopra la
terra. E morì odiato da tutti, ma non già dai soldati, ancorchè non
pochi sofferissero mal volentieri che egli nelle sue guardie
anteponesse i Germani e gli Sciti ai Romani. Macrino, fatto dipoi
bruciare il di lui corpo, e riposte le ceneri in un'urna, le mandò ad
Antiochia a Giulia sua madre. Dopo qualche tempo le fece egli stesso
portare a Roma a seppellire nel mausoleo d'Adriano. Allorchè arrivò a
Roma la nuova della morte di Caracalla, non si attentava la gente a
mostrare di crederla vera, finchè, venuti più corrieri ed accertato il
fatto, ognuno lasciò la briglia all'allegrezza, ma specialmente il
senato e la nobiltà, a' quali parve di ritornar in vita[1701], perchè
in addietro lor sempre parea di aver la spada pendente sul capo.
Caricarono i senatori il nome e la memoria di lui dei più obbrobriosi
titoli, ma per paura de' soldati non ardirono di chiamarlo nemico
pubblico. Anzi, creato che fu imperadore _Macrino_, vennero sue
lettere, colle quali pregava il senato di decretare gli onori divini
ad esso _Caracalla_, e bisognò ubbidire. E si vide allora, come
osserva fin lo stesso Sparziano di professione pagano[1702], questa
orrida deformità, che un uccisore del padre e del fratello, un boia
del senato e del popolo di Roma e d'Alessandria, l'orrore in somma del
genere umano, presso il quale dopo morte si trovò una incredibile
copia di varii veleni, per valersene a soddisfare le sue voglie
crudeli: questo mostro, diss'io, conseguì il titolo di dio, e per
ordine di un Macrino, che l'avea fatto uccidere, con aver da li
innanzi tempio, sacerdoti e cultori. Saran pure stati contenti ed
allegri di sì nobil compagnia gli dii della Gentilità! avran pure
ottenuto delle belle grazie da questo nuovo dio i Pagani! Io tralascio
i presagii della di lui morte riferiti da Dione[1703], gran cacciatore
di somiglianti augurii, ai quali per lo più si facea mente dopo il
fatto.
Quanto a _Giulia Augusta_, madre di esso Caracalla, si vuol ora
avvertire che essa era nata in Soria, e probabilmente ella fu che
condusse colà il figliuolo, forse per non partirne mai più. Grande era
stata sotto Severo Augusto suo marito la di lei autorità, maggiore fu
sotto il figlio Caracalla, di modo che comunemente veniva appellata
_Julia Domna_, cioè _Giulia signora e padrona_. L'adulazione inoltre
inventò per lei i titoli di _madre degli Augusti, della patria, del
senato, delle armate_. Sparziano[1704] le dà taccia di donna infame
per gli adulterii, ed aggiunge anche un fatto più nero, cioè che il
figliuolo, dopo la morte di Severo, la prese per moglie nella seguente
maniera. Essendo ella bellissima femmina, si lasciò un dì vedere a
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Annali d'Italia, vol. 1 - 52
- Parts
- Annali d'Italia, vol. 1 - 01Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4367Total number of unique words is 170835.9 of words are in the 2000 most common words51.4 of words are in the 5000 most common words59.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 02Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4396Total number of unique words is 166939.5 of words are in the 2000 most common words55.7 of words are in the 5000 most common words62.3 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 03Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4387Total number of unique words is 165439.5 of words are in the 2000 most common words55.1 of words are in the 5000 most common words62.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 04Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4403Total number of unique words is 163338.0 of words are in the 2000 most common words55.8 of words are in the 5000 most common words62.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 05Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4375Total number of unique words is 166038.7 of words are in the 2000 most common words54.5 of words are in the 5000 most common words61.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 06Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4376Total number of unique words is 166036.4 of words are in the 2000 most common words52.9 of words are in the 5000 most common words62.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 07Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4388Total number of unique words is 172039.3 of words are in the 2000 most common words54.7 of words are in the 5000 most common words62.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 08Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4490Total number of unique words is 160937.7 of words are in the 2000 most common words54.5 of words are in the 5000 most common words62.3 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 09Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4444Total number of unique words is 167037.7 of words are in the 2000 most common words52.8 of words are in the 5000 most common words60.1 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 10Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4426Total number of unique words is 166037.2 of words are in the 2000 most common words52.9 of words are in the 5000 most common words60.6 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 11Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4498Total number of unique words is 166738.0 of words are in the 2000 most common words53.7 of words are in the 5000 most common words62.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 12Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4339Total number of unique words is 168637.0 of words are in the 2000 most common words52.4 of words are in the 5000 most common words60.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 13Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4348Total number of unique words is 165738.3 of words are in the 2000 most common words54.3 of words are in the 5000 most common words60.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 14Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4301Total number of unique words is 164737.2 of words are in the 2000 most common words53.2 of words are in the 5000 most common words61.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 15Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4395Total number of unique words is 169337.2 of words are in the 2000 most common words52.6 of words are in the 5000 most common words59.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 16Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4407Total number of unique words is 178036.3 of words are in the 2000 most common words51.7 of words are in the 5000 most common words59.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 17Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4436Total number of unique words is 177836.5 of words are in the 2000 most common words53.3 of words are in the 5000 most common words63.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 18Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4509Total number of unique words is 174438.5 of words are in the 2000 most common words54.9 of words are in the 5000 most common words62.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 19Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4424Total number of unique words is 166238.5 of words are in the 2000 most common words54.2 of words are in the 5000 most common words62.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 20Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4503Total number of unique words is 164738.7 of words are in the 2000 most common words55.5 of words are in the 5000 most common words63.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 21Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4334Total number of unique words is 163339.0 of words are in the 2000 most common words56.0 of words are in the 5000 most common words63.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 22Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4335Total number of unique words is 170037.0 of words are in the 2000 most common words53.2 of words are in the 5000 most common words61.1 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 23Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4210Total number of unique words is 166339.4 of words are in the 2000 most common words55.2 of words are in the 5000 most common words63.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 24Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 3988Total number of unique words is 158338.5 of words are in the 2000 most common words55.2 of words are in the 5000 most common words61.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 25Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4245Total number of unique words is 161438.0 of words are in the 2000 most common words53.7 of words are in the 5000 most common words61.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 26Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4330Total number of unique words is 164838.7 of words are in the 2000 most common words54.2 of words are in the 5000 most common words61.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 27Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4345Total number of unique words is 163537.3 of words are in the 2000 most common words53.7 of words are in the 5000 most common words61.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 28Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4310Total number of unique words is 165237.9 of words are in the 2000 most common words54.3 of words are in the 5000 most common words60.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 29Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4254Total number of unique words is 159640.3 of words are in the 2000 most common words55.1 of words are in the 5000 most common words63.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 30Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4281Total number of unique words is 165437.7 of words are in the 2000 most common words53.0 of words are in the 5000 most common words60.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 31Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4298Total number of unique words is 166636.6 of words are in the 2000 most common words53.2 of words are in the 5000 most common words61.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 32Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4285Total number of unique words is 165337.4 of words are in the 2000 most common words54.0 of words are in the 5000 most common words62.0 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 33Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4276Total number of unique words is 162137.8 of words are in the 2000 most common words53.5 of words are in the 5000 most common words60.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 34Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4421Total number of unique words is 159140.3 of words are in the 2000 most common words56.8 of words are in the 5000 most common words63.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 35Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4236Total number of unique words is 159637.1 of words are in the 2000 most common words53.2 of words are in the 5000 most common words60.3 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 36Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4133Total number of unique words is 153437.4 of words are in the 2000 most common words51.7 of words are in the 5000 most common words60.0 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 37Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4212Total number of unique words is 156439.0 of words are in the 2000 most common words54.6 of words are in the 5000 most common words61.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 38Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4339Total number of unique words is 162838.2 of words are in the 2000 most common words54.2 of words are in the 5000 most common words61.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 39Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4282Total number of unique words is 161637.1 of words are in the 2000 most common words54.7 of words are in the 5000 most common words62.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 40Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4300Total number of unique words is 162738.5 of words are in the 2000 most common words53.6 of words are in the 5000 most common words61.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 41Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4177Total number of unique words is 157538.3 of words are in the 2000 most common words51.9 of words are in the 5000 most common words60.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 42Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4253Total number of unique words is 160439.6 of words are in the 2000 most common words54.1 of words are in the 5000 most common words61.1 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 43Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4315Total number of unique words is 161539.2 of words are in the 2000 most common words54.0 of words are in the 5000 most common words62.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 44Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4445Total number of unique words is 168737.1 of words are in the 2000 most common words53.7 of words are in the 5000 most common words61.3 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 45Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4413Total number of unique words is 162339.7 of words are in the 2000 most common words55.5 of words are in the 5000 most common words62.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 46Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4382Total number of unique words is 162038.6 of words are in the 2000 most common words55.2 of words are in the 5000 most common words62.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 47Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4285Total number of unique words is 160939.7 of words are in the 2000 most common words54.8 of words are in the 5000 most common words62.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 48Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4299Total number of unique words is 154639.5 of words are in the 2000 most common words54.6 of words are in the 5000 most common words62.6 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 49Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4268Total number of unique words is 165738.4 of words are in the 2000 most common words54.9 of words are in the 5000 most common words63.1 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 50Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4398Total number of unique words is 162639.2 of words are in the 2000 most common words56.2 of words are in the 5000 most common words63.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 51Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4422Total number of unique words is 166539.8 of words are in the 2000 most common words55.0 of words are in the 5000 most common words62.6 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 52Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4259Total number of unique words is 153340.4 of words are in the 2000 most common words55.8 of words are in the 5000 most common words63.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 53Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4408Total number of unique words is 160537.6 of words are in the 2000 most common words53.4 of words are in the 5000 most common words60.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 54Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4445Total number of unique words is 167437.7 of words are in the 2000 most common words53.5 of words are in the 5000 most common words61.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 55Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4362Total number of unique words is 167738.9 of words are in the 2000 most common words54.7 of words are in the 5000 most common words63.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 56Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4283Total number of unique words is 157341.3 of words are in the 2000 most common words56.4 of words are in the 5000 most common words65.1 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 57Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4388Total number of unique words is 164339.9 of words are in the 2000 most common words56.9 of words are in the 5000 most common words64.1 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 58Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4314Total number of unique words is 160340.6 of words are in the 2000 most common words56.3 of words are in the 5000 most common words64.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 59Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4150Total number of unique words is 146339.9 of words are in the 2000 most common words54.4 of words are in the 5000 most common words62.0 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 60Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4226Total number of unique words is 148840.0 of words are in the 2000 most common words55.7 of words are in the 5000 most common words63.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 61Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4193Total number of unique words is 148941.0 of words are in the 2000 most common words56.0 of words are in the 5000 most common words63.6 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 62Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4237Total number of unique words is 158739.7 of words are in the 2000 most common words55.4 of words are in the 5000 most common words63.1 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 63Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4180Total number of unique words is 150138.8 of words are in the 2000 most common words54.8 of words are in the 5000 most common words62.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 64Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4222Total number of unique words is 154839.9 of words are in the 2000 most common words55.5 of words are in the 5000 most common words62.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 65Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4203Total number of unique words is 152841.2 of words are in the 2000 most common words55.7 of words are in the 5000 most common words63.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 66Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4369Total number of unique words is 171141.7 of words are in the 2000 most common words57.1 of words are in the 5000 most common words64.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 67Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4351Total number of unique words is 168639.2 of words are in the 2000 most common words56.0 of words are in the 5000 most common words64.0 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 68Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4382Total number of unique words is 164138.2 of words are in the 2000 most common words53.9 of words are in the 5000 most common words62.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 69Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4298Total number of unique words is 157838.9 of words are in the 2000 most common words55.8 of words are in the 5000 most common words64.0 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 70Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4172Total number of unique words is 154538.5 of words are in the 2000 most common words53.7 of words are in the 5000 most common words61.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 71Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4090Total number of unique words is 154337.6 of words are in the 2000 most common words53.1 of words are in the 5000 most common words60.7 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 72Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4164Total number of unique words is 160037.2 of words are in the 2000 most common words52.1 of words are in the 5000 most common words60.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 73Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4243Total number of unique words is 157339.4 of words are in the 2000 most common words54.5 of words are in the 5000 most common words62.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 74Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4229Total number of unique words is 158538.7 of words are in the 2000 most common words53.2 of words are in the 5000 most common words59.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 75Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4191Total number of unique words is 153640.0 of words are in the 2000 most common words54.0 of words are in the 5000 most common words62.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 76Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4393Total number of unique words is 161439.5 of words are in the 2000 most common words56.9 of words are in the 5000 most common words64.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 77Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4360Total number of unique words is 164739.3 of words are in the 2000 most common words55.3 of words are in the 5000 most common words63.3 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 78Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4261Total number of unique words is 160240.0 of words are in the 2000 most common words55.1 of words are in the 5000 most common words62.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 79Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4124Total number of unique words is 149237.9 of words are in the 2000 most common words52.3 of words are in the 5000 most common words59.6 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 80Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4300Total number of unique words is 165539.3 of words are in the 2000 most common words53.7 of words are in the 5000 most common words61.8 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 81Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4207Total number of unique words is 159138.4 of words are in the 2000 most common words52.4 of words are in the 5000 most common words60.2 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 82Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4151Total number of unique words is 160436.8 of words are in the 2000 most common words52.3 of words are in the 5000 most common words59.9 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 83Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4188Total number of unique words is 156537.4 of words are in the 2000 most common words53.1 of words are in the 5000 most common words60.5 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 84Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4221Total number of unique words is 165339.6 of words are in the 2000 most common words55.1 of words are in the 5000 most common words63.4 of words are in the 8000 most common words
- Annali d'Italia, vol. 1 - 85Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 748Total number of unique words is 43251.1 of words are in the 2000 most common words63.2 of words are in the 5000 most common words69.1 of words are in the 8000 most common words