Alle porte d'Italia - 09

Total number of words is 4432
Total number of unique words is 1873
34.8 of words are in the 2000 most common words
50.1 of words are in the 5000 most common words
57.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
triste, e lei, seduta in un angolo, sola, invecchiata, senza famiglia,
senza speranze, senza amore; e mentre già il cuore le si gonfiava
d'un'amarezza immensa, e il pianto le stringeva alla gola, un nuovo
pensiero doloroso, intollerabile, le attraversò improvvisamente quei
pensieri: — il Benavides partiva fra poche ore. — Il presentimento
della tristezza mortale del dì seguente, diede l'ultima stretta
spietata al suo povero cuore: chinò il mento sul seno, si coperse il
viso colle mani, e lasciò sgorgare, in silenzio, un'onda ardente di
pianto.
In quel punto una voce strana, violenta, sgarbata, tremante di dolore
e di sdegno, le gridò all'orecchio:
— Ma voi l'_amate_, dunque, il vostro Duca!
Evelina balzò in piedi, vide il Benavides pallido, con gli occhi
ardenti, capì tutto, e un grido soffocato di amore pazzo e di gioia
infinita le fuggì dalle viscere: — Enrico!
Era uno di quei gridi che rivelano in un punto la storia d'un'anima, e
che non lasciano dubbi.
Il Benavides stette per un secondo attonito, come trasognato.
— Ah! cara! bella! nobile! adorata creatura! — le gridò poi,
afferrandole e baciandole furiosamente le mani; — amor mio! Evelina
mia! — Strappò in furia dal cappello l'anello d'oro di sua madre,
lacerando i nastri e la penna, lo infilò convulsamente in un dito
alla ragazza, la riafferrò per le mani, l'attirò con sè alla finestra
dov'erano i bambini, e ribaciandole i polsi, le palme, le dita,
ansando, con la voce interrotta, indicando col viso il Duca lontano:
— Amalo... — disse sorridendo — amalo pure... lo ameremo insieme...
perchè a te ha ridato la patria, e a me... ha dato il tuo cuore!
Evelina volle rispondere, ma i singhiozzi le chiudevan la gola.
Arrivato in quel momento in fondo alla piazza, sul punto di sparire nel
vicolo che conduce alla via Porta di Francia, Emanuele Filiberto voltò
il cavallo verso la folla, si rizzò maestosamente sopra le staffe, e
con un gesto vigoroso e superbo alzò tre volte in aria il suo berretto
piumato. E quel poetico saluto parve ai due giovani un buon augurio
ch'egli mandasse al loro nobile amore sbocciato sotto il sole della sua
gloria, e parve alla moltitudine fremente un comando solenne ch'egli
rivolgesse ai suoi sudditi presenti e alle generazioni avvenire, come
se avesse voluto gridare con quell'atto: Le porte d'Italia son nostre!
Emanuele Filiberto ve le affida! Difendetele!


LA GINEVRA ITALIANA

La prima gita a Torre Pellice me la fecero fare i carabinieri. Un
giorno, passeggiando per Pinerolo, vidi un lungo cartellone variopinto
del teatro delle marionette, con su scritto a caratteri cubitali: —
_Questa sera si rappresenta: Le gesta e avventure del famoso bandito
Delpero da Canale arrestato dal vice brigadiere dei carabinieri
Luigi Gamalero, attualmente in riposo a Torre Pellice_. — Come! dissi
fra me: il Gamalero è ancora vivo? Mi pareva che gli attori di quel
dramma terribile, di cui fu protagonista il Delpero, e che terminò
con sei impiccamenti solenni nella piazza maggiore della città di
Bra, dovessero tutti esser morti e inceneriti da un pezzo. Sbagliavo,
perchè non eran passati più di venticinque anni; ma gli avvenimenti
che ci colpirono quand'eravamo ragazzi ci paiono quasi sempre più
lontani del vero, forse per effetto di quella grande ebbrezza della
prima gioventù che vi stese sopra i suoi fumi. Quel cartellone delle
marionette mi richiamava alla memoria una delle commozioni più vive
dei miei primi anni. Rividi la sala da desinare di casa mia, la
famiglia a tavola, la cuoca che porgeva a mio padre la _Gazzetta
del popolo_, arrivata allora, e poi tutta la scena: mio padre dà una
scorsa al foglio, e grida: — Ah! l'hanno agguantato finalmente! — e
noi tutti prorompiamo in una esclamazione di maraviglia e di gioia.
Poi tutti zitti, immobili, a sentir la lettura d'una corrispondenza da
Vigone, nella quale era raccontato l'arresto dell'assassino famoso,
che da molti mesi atterriva e inorridiva il Piemonte; l'apparizione
inaspettata dei carabinieri nell'osteria dove egli stava desinando
con uno dei suoi, la lotta accanita, la resistenza furiosa del mostro,
forte come un toro e svelto come una tigre, le varie vicende di quella
mischia disperata che noi seguitammo con l'animo sollevato, quasi
ansando, come se l'esito fosse ancora incerto; e finalmente il largo e
profondo respiro dato da tutti all'intender quelle benedette parole:
_Si arrese_. Dei carabinieri, non so come, m'era rimasto impresso il
solo nome del Gamalero; e me lo ripetevo sovente, a voce alta, con
gratitudine. Perchè era un pezzo, per dio Bacco, che noi ragazzi,
facendo delle scappate in campagna, tremavamo di veder sbucare da
una siepe o da un fosso lo spaventevole bandito, e scappavamo come
il vento alla vista d'ogni faccia barbuta. Nessun altro masnadiero
ci aveva mai ispirato tanto terrore e tanto ribrezzo. Era perchè
il Delpero non aveva mai mostrato mai neppur uno di quei rari e
istantanei sentimenti di mansuetudine che passan per l'animo anche ai
malfattori più tristi, una di quelle qualità, per esempio, che avevan
reso quasi simpatico, pur troppo, il famoso bersagliere Mottino: egli
era un assassino tutto di un pezzo, una belva crudele e stupida, che
uccideva inutilmente, e torturava prima di uccidere, e infieriva contro
i cadaveri; uno sgozzatore di ragazzi, acceso di libidini orrende,
perverso e feroce fin nel midollo delle ossa. L'avevano agguantato,
dunque! Mentre noi leggevamo la notizia della sua cattura a Vigone,
egli era già arrivato a Pinerolo, legato come un salame, in mezzo a
uno squadrone di cavalleria. Tornavamo a respirare, potevamo rifare
le nostre scampagnate col cuore tranquillo.... Di tutto questo mi
ricordai lucidamente leggendo quel cartellone dei burattini. — Ah! è
ancora vivo, e sta a due passi di qua, il Gamalero! Ebbene, lo andrò a
trovare; e gli farò raccontare le sue gesta in mezzo a due bottiglie di
Barolo vecchio.
*
* *
Tre giorni dopo, infatti, una bella mattina dorata di settembre, mi
trovavo sul treno di Torre Pellice, con due buoni amici pinerolesi
(due editori, tanto per non perder l'abitudine); tutto contento di
rivolare un'altra volta a traverso a quella vasta campagna così verde
e così buona, coperta da una rete infinita di canali, di rigagnoli, di
strade, di siepi, di file di alberi, e chiusa all'orizzonte da quelle
grandi montagne di color celeste, così placidamente superbe. Ma non era
passata una mezz'ora dalla partenza, che lo scopo della mia gita era
mutato. C'erano dei viaggiatori, nel mio vagone, degli uomini maturi e
dei vecchi, d'apparenza così tra il ceto signorile e il ceto medio, che
avevano qualche cosa di singolare nel viso, nel vestire e nel contegno.
Parlavan francese, e si capiva che non eran francesi, benchè si capisse
pure che quella era la loro lingua abituale; erano italiani, e trovavo
in loro non so che di diverso da tutti gli altri italiani, nelle linee
del viso, nell'espressione degli occhi e della bocca, che so io?
nella compostezza degli atteggiamenti, nell'intonazione tranquilla
e quasi grave dei discorsi. Erano sbarbati la più parte, d'aspetto
pensieroso, vestiti d'abiti oscuri; avevano le capigliature lunghe, dei
cappelli bassi, di larga tesa, le cravatte nere; tutti puliti, austeri
e semplici. M'ispirarono subito una viva curiosità. Io non avevo mai
visto alcuno del loro popolo; poichè era evidente che appartenevano
tutti ad una sola grande famiglia. N'avevo inteso molto parlare,
peraltro, da varii mesi, perchè il loro nome si pronunzia assai sovente
a Pinerolo, e con un sentimento di simpatia e di rispetto, anche dal
popolo minuto; nella mente del quale esso risveglia un'idea confusa
di grandi dolori e di grandi glorie passate. Avevo visto anche nella
biblioteca di Pinerolo, sui margini di certi libri di storia, nei quali
essi eran giudicati dall'autor cattolico con parole appassionate e
ingiuriose, delle risposte sdegnose, scritte in furia a matita, delle
sclamazioni ironiche e dei rimproveri amari, che rivelavano l'anima
calda di lettori giovanetti, offesi nella loro fede; e m'era nato
il desiderio di conoscerli e d'interrogarli. Ma confesso che sapevo
assai poca cosa dei fatti loro. Per molti anni, da ragazzo, il loro
nome non mi aveva chiamato alla mente altre immagini che lo strano
emblema della loro fede: una candela che arde in mezzo a una corona
di stelle, col motto _Lux lucet in tenebris;_ e il ricordo d'un bel
quadro d'artista piemontese, il quale rappresentava un gruppo d'uomini
e di donne, sfuggiti alle persecuzioni dei savoiardi, e raccolti sulla
cima rocciosa d'una montagna, pallidi di sfinimento e di terrore,
sotto il raggio rosato dell'aurora. Poco tempo dopo, negli anni della
nostra rivoluzione, la storia delle loro lotte gloriose contro il
despotismo teocratico m'aveva acceso d'un entusiasmo pieno d'affetto.
Poi avevo dimenticato. Ed ora mi ritrovavo, quasi all'impensata,
in mezzo a loro e stavo per entrare nel loro paese, e, cosa che non
prevedevo ancora, nella loro storia, nella quale il mio spirito e il
mio cuore dovevano poi rimanere per molti mesi, come imprigionati
dall'ammirazione. Al nascere di questi pensieri, naturalmente, il
vice brigadiere Gamalero si ritirò in seconda linea. Non desiderai
più di arrivare a Torre Pellice che per veder la capitale di quel
popolo così singolare e ammirevole. E intanto avrei voluto attaccar
conversazione con qualcuno dei presenti. Ma il loro contegno non era
punto incoraggiante. Due parevano assorti nei proprii pensieri, altri
discorrevano a voce bassa d'una _Scuola latina_, che è nel villaggio di
Pomaretto, posto all'imboccatura della valle di San Martino. Uno, che
pareva un ecclesiastico, leggeva un piccolissimo giornale religioso,
che si stampa a Pinerolo, intitolato _Le Témoin_. La sola persona a
cui avrei potuto rivolger la parola era una signora sui quarant'anni,
seduta davanti a me, vestita di nero, pallidissima, con un bimbo sulle
ginocchia; una bella donna che pareva afflitta da una sventura recente,
e guardava le montagne; ma con un aspetto che rivelava un animo così
profondamente addolorato, e così forte, nello stesso tempo, contro
il dolore presente, e così coraggiosamente risoluto ad affrontare
i dolori avvenire, che la riverenza mi ricacciava indietro tutte le
interrogazioni, anche le più gentili, che mi venivano alle labbra.
Stavo non di meno per rivolgerle una domanda sul suo bambino, con
quella timidezza con cui si dirige la parola a uno straniero in un
paese straniero, quando il fischio della macchina a vapore annunciò che
eravamo arrivati a Bricherasio....
*
* *
È un bel modellino di piccola città campagnuola, che fa i conti delle
sue rendite, beatamente, ai piedi d'una collinetta da giardino,
coronata d'una chiesetta candida, in mezzo a una benedizione di
frutteti e di vigneti, tutti bianchi d'ombrellifere, che metton fame e
sete a guardarli. — Gran bella cosa la proprietà agricola! — avrebbe
esclamato il Prudhomme, affacciandosi al finestrino.... — migliore
forse della proprietà letteraria. — Tutto spira un'aria d'abbondanza
là attorno, e di vita grassa e contenta; l'aria d'un paese in cui
non ora soltanto, ma da tempo immemorabile regni una pace da Bengodi,
non stata mai turbata fuorchè dalle schioppettate dei cacciatori di
quaglie.... Ma è un puro inganno di quel bel verde impostore, che
dà l'aspetto innocente a ogni luogo. Dov'è ora la chiesetta bianca,
ci fu per secoli un castellaccio; intorno alla cittadina graziosa
girava una rude cintura di bastioni; e dal tempo che vi apriva la
testa a mazzate la soldataglia dei feudatarii fino al giorno in cui
il marchese di Parella vi vendicò il carnaio di Cavour, macellando
il presidio francese venuto da Pinerolo, anche qui corse sangue sopra
sangue, e s'ammontarono ossa su ossa. La strada ferrata passa appunto
a sinistra dell'altura dove piantò il suo quartier generale Carlo
Emanuele I, nel 1594, quando strinse d'assedio Bricherasio, difeso
dai francesi, con quel suo poderoso e strano esercito composto di
piemontesi e di svizzeri, di borgognoni e di spagnuoli, di milizie di
Pinerolo e di Barge, e di milanesi, accampati tutt'intorno, lungo le
rive del Chiamona e del Pellice. L'accampamento del duca occupava lo
spazio coperto ora da un ricco vigneto: era come un piccolo castello
di tela e di legno, formato da alti padiglioni conici, congiunti
fra loro, con una piazzetta nel mezzo; e gli s'alzavano accanto da
una parte le tende del Conte di Marino e di don Amedeo di Savoia, e
dall'altra, altre innumerevoli tende e padiglioni bianchi, gialli e
scarlatti, e baracche imbandierate, una città guerresca improvvisata,
dove stavan la corte, la nobiltà, un visibilio d'alti uffiziali di
Piemonte e di Spagna; e alla estremità opposta, Pietro di Padilla,
generale dell'esercito di Filippo II. Lo spettacolo doveva esser
vivo e splendido, se si pensa chi era il direttore di scena. Ora, nel
luogo in cui s'alzavano i padiglioni ducali, su quello stesso tratto
di terreno dove passeggiava a passi concitati, nelle notti insonni,
quel grandioso capitan di ventura, stendendo col pensiero i tentacoli
smisurati della sua ambizione dalla Macedonia alla Provenza, dal trono
del Papa al trono di Boemia, dalla corona di Spagna alla corona di
Francia, e meditando le vaste cabale e le giravolte astute e i colpi
d'audacia che meravigliavan l'Europa; in quel breve spazio quadrato
dove egli intratteneva con la conversazione rapida e scintillante i
pomposi generali dei due eserciti, e divisava acquisti di quadri del
Vasari e del Veronese, e poetava forse, e sognava la gloria immortale,
impotente quasi a contenere nel piccolo corpo difettoso la piena
tumultuante delle passioni; in quello stesso punto il vignaiuolo
avido e astuto quanto il principe savoiardo, ma più cauto, stilla
pacatamente la maniera di fare al padrone ciò che il principe avrebbe
voluto fare all'Europa, e conta sulle dita i miriagrammi d'uva e le
brente di vino che potrà buffare onestamente, ignaro affatto delle
glorie storiche della sua vigna, e fin del nome di Carlo Emanuele.
Così, con l'ignoranza, il contadino si vendica dei gloriosi devastatori
della campagna. Poichè gliel'avevan conciata bene, tra assediati ed
assedianti, a giudicarne da un disegno di quel tempo, fatto sul luogo
dal Caracca, e inciso dal Fornaseri, a _Turino_. È un curioso quadro
che rappresenta mirabilmente il castello, i bastioni di Bricherasio e
tutta la campagna circostante, nel trentasettesimo giorno dell'assedio,
e nel momento dell'ultimo assalto. Gli assediati son sulle mura; grandi
masse di cavalleria spagnuola e piemontese ondeggiano tutt'intorno,
lungo gli accampamenti e le trincee; tutte le batterie, dai lunghi
cannoni, lampeggiano; le baracche dei vivandieri, una piccola città,
posta sulla riva del Chiamona, fumano per apparecchiare il pasto della
vittoria; in ogni parte del campo caracollano e galoppano uffiziali e
carabinieri; tutto s'agita, freme, ribolle, s'avanza; già due colonne
di spagnuoli e una di piemontesi e di borgognoni hanno assalito la
cinta in tre punti, hanno superato il fosso, hanno invase le breccie;
una è già dentro le mura; i difensori resistono ancora, ma vacillano;
le grida di _Viva el Rey_ e _Viva il duca_ arrivano all'orecchio
dei cittadini tremanti nelle loro case; altri pochi minuti e i tre
torrenti umani, infranta l'ultima resistenza, irromperanno nelle
strade strepitando e urlando: — _La ciudad es nuestra! I souma sì!
Abajo las armas! Viva Bricheras! Döerve le porte!_ e convergeranno
tumultuariamente verso la piazza.... Nella quale troveranno la bella
statua del generale Brignone, il bravo soldato di Palestro, che è ritto
là in mezzo al suo caro paese nativo, in quell'atteggiamento austero
e quasi doloroso in cui lo vidi sulla via di Villafranca, il giorno
della battaglia di Custoza, durante la ritirata lenta o muta dei suoi
granatieri.
*
* *
Passato Bricherasio, s'apre con maestà graziosa la bella valle del
Pellice, dai due lati della quale s'alzano il Vandalino, superbo e
triste, e la Gran Guglia, e i monti di Angrogna, e il Frioland, una
varietà maravigliosa di cime cinerine che sorgono dietro alle alture
verdi, di cime azzurre che si drizzano sopra le cinerine, di punte
bianche che fan capolino sopra le azzurre, fino al confine di Francia;
e tutt'intorno, dalle rive del torrente affollate di pioppi, su per le
falde coperte di gelsi e d'alberi fruttiferi, vigneti sopra vigneti, e
campi biondi su campi biondi, divisi da macchie di castagni, e boschi
di pini e di faggi più alti, e ville, fattorie, chiesuole, capanne a
tutte le altezze, come nelle vicinanze d'una città grande; e su tutta
questa bellezza una gran pace. Sulla cima d'un bel poggio, da una parte
della via ferrata, s'alza in mezzo ai castagni il castello severo
di Bibiana; dall'altra luccicano al sole i tetti di San Giovanni;
in faccia, salta fuori dai boschetti del Pellice il campanile bianco
di Luserna. Intanto il treno corre in mezzo a palazzine eleganti, a
giardini fioriti, a grandi mucchi e a lunghissime file di lastre di
gneiss, cavate dai monti vicini, tra un martellare sonoro di operai,
che si spande pei campi come un coro di voci argentine; e la valle
si restringe, i monti si innalzano, la campagna.... Un momento....
Non si passa mica di là come si passa per qualunque altra stretta di
montagne. Mette conto di arrestare per un momento il pensiero, in quel
passo. Noi stiamo per entrare, siamo già entrati anzi, in una regione
famosa e gloriosa, in una piccola Svizzera italiana, che ha là vicino,
in Torre Pellice, la sua Ginevra, in mezzo a un popolo singolare,
che forma come una nazione a parte nel seno della nostra nazione,
raccolto quasi tutto e accampato in una vasta fortezza quadrilatera
di montagne dirupate e boscose, compresa tra l'alta valle del Po, la
frontiera del Delfinato e la valle di Susa. Questo popolo ha una storia
propria, la cui origine si perde nell'oscurità del medio evo, una fede
sua, una sua letteratura, un suo dialetto, un particolare organamento
religioso democratico, che appartiene a lui solo, un'assemblea libera
che tratta e decide dei suoi interessi più delicati, delle istituzioni
speciali, fondate in parte e sostenute dalla liberalità di gente
d'ogni nazione. Non occupa, e scarsamente, che tre valli, di cui
una piccolissima, e otto valloni; e ha corrispondenze e stazioni in
tutte le parti d'Italia, e colonie in Germania e in America, e vanta
amicizie di popoli e di principi, ospita visitatori riverenti e devoti
di tutti i paesi, manda soldati e divulgatori della sua fede in tutti
i continenti. Fra abitanti del piano e montanari non furon mai più, o
molto di più di ventimila, divisi in quindici parrocchie: eppure ebbero
le vicende e la forza d'un grande popolo; ebbero i loro eserciti, i
loro generali, i loro eroi, i loro martiri; trattarono molte volte da
pari a pari con lo Stato cento volte più grande a cui appartenevano:
sostennero trenta guerre, quali contro il Piemonte, quali contro la
Francia, più d'una contro i due Stati riuniti; tennero testa per quasi
un anno alla potenza di Luigi XIV. Come il popolo musulmano, sostennero
urti di crociate fanatiche; furono strappati tutti insieme dalle loro
terre come il popolo ebreo; si riconquistarono la patria come il popolo
iberico. Dispersi, uccisi, distrutti quasi tutti come una razza infetta
di cui si volesse purgare la terra, ripullularono più numerosi e più
ostinati. Infine stancarono con la costanza invitta gli oppressori,
si fecero invocare da loro nei pericoli, combatterono valorosamente
per la causa comune, strapparono ai secolari nemici l'ammirazione e la
gratitudine, li costrinsero a dar loro la libertà per cui lottavano da
secoli, a vergognarsi del passato, e a festeggiare quella concessione
come un bene e una gloria di tutti. E nonostante le mille persecuzioni,
e le guerre spietate, e i lunghi esilii, che avrebbero dovuto spezzare
intorno a loro ogni legame, e soffocare nel loro animo ogni altro
affetto fuor che l'amore dei propri monti e l'orgoglio della propria
storia, essi si mantennero sempre italiani nel cuore, e come furono
del vecchio Piemonte, sono ancora una delle provincie più nobilmente
patriottiche della nuova Italia. Onore ai valdesi, dunque! Eccoci a
Ginevra... Voglio dire a Torre Pellice. Vediamo un po' questo illustre
minuzzolo di capitale.
*
* *
Scendiamo alla stazione, usciamo nella piazza.... Dove diamine
siamo? In Italia, o in una città di passo della Svizzera e del Reno?
C'era pieno di gente. I due amici mi spiegarono: era la stagione in
cui vengono a passar le vacanze dai loro parenti i molti valdesi
che esercitano l'insegnamento in quasi tutte le parti d'Europa, e
specialmente in Olanda e in Inghilterra. Erano anche i giorni nei
quali si raduna a Torre Pellice il sinodo annuale, a cui intervengono,
in segno di simpatia per “il popolo dei martiri„ rappresentanti
di tutte le chiese evangeliche del mondo: una specie di piccolo
concilio ecumenico, di parlamento ecclesiastico, composto però di
ecclesiastici e di laici in parti quasi eguali, il quale tratta
tutte le questioni relative alle leggi e ai regolamenti che reggon
la chiesa valdese, e i suoi istituti di beneficenza e d'istruzione.
Molta gente arrivava, molta aspettava. Era un rimescolìo di maestri,
d'istitutrici, di istitutori, di famiglie, un ricambiarsi di strette
di mano e d'abbracci, un mormorìo di saluti in francese, in inglese
e in tedesco; poichè non son pochi anche i tedeschi e gl'inglesi che
soggiornano là durante l'estate. C'erano anche dei valdesi venuti
dalle stazioni delle varie provincie d'Italia, da Venezia, da Roma,
da Napoli; parecchi personaggi del Sinodo, pastori, evangelisti
laici, professori, ministri emeriti, e anziani e diaconi di tutte le
valli, quasi tutti con quell'aspetto particolare d'austerità benevola,
vestiti di abiti neri, coi capelli lunghi e ravviati, coi visi lisci e
placidi, composti senza affettazione, e come serenamente pensierosi.
Apparivano pure, qua e là, degli ecclesiastici stranieri, delle
canizie biondeggianti, dei visi ascetici, d'una carnagione di altri
paesi: ministri protestanti degli Stati Uniti forse, o d'Australia; un
pastore di Livonia, si diceva che ci fosse, e dei membri della chiesa
riformata del Capo di Buona Speranza. Era uno spettacolo curioso a
vedersi, in quella borgata nascosta fra i monti, tutta quella gente
così diversa d'aspetto, di modi, di linguaggio da quella che si vede
in tutti i paesi vicini. Pareva di ritrovarsi in mezzo a una di quelle
grandi carovane di viaggiatori, messe insieme dagli impresari di viaggi
internazionali, la quale non fosse discesa a Torre Pellice che per far
colezione, e dovesse ripartire fra pochi minuti per ripassare le Alpi
e risparpagliarsi per l'Europa. Tutti s'avviavano verso il paese, a
passo lento, discorrendo pacatamente; e in mezzo alle tube lucide e ai
grandi cappelli patriarcali di feltro nero, si vedevano spuntare delle
cuffiette bianche di contadine valdesi, delle lunghe penne di soldati
delle compagnie alpine, dei veli azzurri di signore e di signori,
armati di alti bastoni, raccolti a brigatelle, che s'apostrofavano in
piemontese e in italiano; poichè a Torre Pellice è il quartier generale
degli alpinisti della sezione dell'Alpi Cozie; e il bel quadro aveva
da una parte, sull'orlo d'un prato, le macchiette indispensabili di
due carabinieri, immobili, che parevano venuti là per tenere nei giusti
limiti la libertà di coscienza. Un bel quadro, una mescolanza bizzarra
di gravità e di gaiezza, di accademico e di campestre, di nostrano
e d'esotico, in mezzo a quelle alte montagne, sui confini d'Italia,
dentro al verde immenso e quieto d'una delle più gentili valli delle
Alpi.
*
* *
Infilammo la via principale, passando davanti a una fontana pubblica
che fece erigere il re Carlo Alberto, in segno di gratitudine per
l'accoglienza affettuosa che gli fecero i valdesi nel 1844. Il paese
stretto e lunghissimo, è tutto pulito e lindo, che par fabbricato da
pochi anni. Somiglia a un villaggio svizzero. Le casette colorite
di fresco, i salici piangenti che sporgon fuori dai muri bassi dei
giardini, le torrette bianche delle chiese evangeliche che spiccano
sulla vegetazione bruna dei monti, e le viti fronzute che formano delle
tende verdi sulle facciate delle case turchine e rosee, gli danno una
grazia singolare; guastata un poco dai grandi casoni nudi e grigi dei
molti opifici, fabbriche di tessuti la maggior parte, che empion la
valle d'un brontolio cupo e affannoso. Non ci sono che quattromila
abitanti, metà dei quali, a un di presso, cattolici, e quasi tutti
operai. Ma il carattere generale della piccola città è vistosamente
valdese. C'è quella nitidezza, quell'aria di semplicità quasi ingenua
che si ritrova nei sermoni dei pastori delle valli. Quelle iscrizioni
insolite nei nostri villaggi, come _Circolo Letterario, Sala di
Conferenze, Scuola normale, Pensionnat,_ che inalzano gli abitanti
nella stima del visitatore, pare che nobilitino, in certo modo, anche
l'aspetto materiale del paese, e gli aggiungano all'occhio qualche cosa
d'originale. I vetri delle finestre tersissimi, le botteguccie anche
più misere, ordinate e lucide, e non so che apparenza d'assestatezza
in tutte le cose, mi ricordarono certi villaggi della Frisia e di
Groninga. Le piccole strade erano animate; giravano molte cuffiette
bianche; passavan dei signori, con delle palandrane scure, dei visi di
professori, che leggevano le loro piccole gazzette locali, _Le Témoin_
o l'_Avvisatore alpino_, m'immagino; delle frotte di bimbi, coi libri
sotto il braccio, uscivan dalle scuole, allegri ma senza far chiasso,
vestiti da povera gente, ma senza cenci. Non osservai nulla di diverso,
nell'aspetto della gente del popolo e dei campagnuoli, dal tipo comune
piemontese; ma so che dei naturalisti stanno studiando se non esistano
nella famiglia valdese certi particolari caratteri fisici, per effetto
del numero grandissimo di matrimonii fra consanguinei che vi seguon
da secoli: essi ci diranno qualche cosa. Noi, in un breve giro,
incontrammo parecchi ragazzi bellissimi, punto somiglianti a quelli
che credeva di trovare tra gli eretici il duca Carlo II, con un occhio
in mezzo alla fronte, e sei file di denti pelosi. Incontrammo anche
una signorina valdese, alta e superba, una vera bellezza, una donnina
del Michetti ingigantita, che avrebbe fatto cader la bolla della
scomunica dalle mani di Torquemada. E fu questa la sola vista che turbò
un momento, per noi, la quiete serena di Torre Pellice. C'era in ogni
parte un'operosità tranquilla, e come un buon odore di vita ordinata e
raccolta; l'apparenza d'un paese in cui non fosse mai stato commesso
un delitto, nè seguito un tumulto o una sventura pubblica, e dove i
carabinieri stessero in villeggiatura.... A proposito: la passeggiata
pei dintorni, naturalmente, la riserbammo a più tardi: la nostra prima
visita fu per il vice brigadiere Gamalero.
*
* *
Domandammo di lui all'albergo; ci dissero che faceva il garzone da
un liquorista! Andammo dal liquorista. C'eran tre uomini seduti a
una piccola tavola, in una piccola stanza, in mezzo ad una nidiata di
bimbi. Dissi subito: — Dev'esser quello là; — non si poteva sbagliare.
Egli ci portò il vermut. È veramente una figura da carabiniere
piemontese dell'antica stampa; alto, membruto, d'aspetto grave, quasi
cupo, con due grandi occhi scrutatori e i baffi grigi. È vicino ai
settanta, ne dimostra dieci di meno: si capisce alla prima occhiata
che doveva avere una forza erculea, e che l'ha conservata quasi
tutta. Gli domandammo se voleva venire all'albergo dell'_Orso_ a bere
un bicchiere con noi, e a raccontarci il famoso arresto. Rispose di
sì, senz'altro, come se fosse una cosa già convenuta, e fece subito
un'uscita da vecchio carabiniere, abituato alle formalità del servizio.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Alle porte d'Italia - 10
  • Parts
  • Alle porte d'Italia - 01
    Total number of words is 4442
    Total number of unique words is 1775
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 02
    Total number of words is 4425
    Total number of unique words is 1898
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    57.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 03
    Total number of words is 4383
    Total number of unique words is 1855
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    53.0 of words are in the 5000 most common words
    60.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 04
    Total number of words is 4377
    Total number of unique words is 1889
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 05
    Total number of words is 4462
    Total number of unique words is 1838
    30.3 of words are in the 2000 most common words
    44.8 of words are in the 5000 most common words
    52.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 06
    Total number of words is 4445
    Total number of unique words is 1876
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    56.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 07
    Total number of words is 4475
    Total number of unique words is 1709
    38.7 of words are in the 2000 most common words
    55.0 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 08
    Total number of words is 4471
    Total number of unique words is 1667
    37.3 of words are in the 2000 most common words
    53.9 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 09
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1873
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 10
    Total number of words is 4437
    Total number of unique words is 1901
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 11
    Total number of words is 4465
    Total number of unique words is 1830
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    52.9 of words are in the 5000 most common words
    60.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 12
    Total number of words is 4503
    Total number of unique words is 1853
    33.7 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    57.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 13
    Total number of words is 4428
    Total number of unique words is 1841
    32.4 of words are in the 2000 most common words
    47.0 of words are in the 5000 most common words
    53.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 14
    Total number of words is 4625
    Total number of unique words is 1923
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 15
    Total number of words is 4631
    Total number of unique words is 1667
    37.2 of words are in the 2000 most common words
    53.6 of words are in the 5000 most common words
    62.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 16
    Total number of words is 4606
    Total number of unique words is 1892
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 17
    Total number of words is 4469
    Total number of unique words is 1842
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 18
    Total number of words is 4490
    Total number of unique words is 1846
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    50.0 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 19
    Total number of words is 4526
    Total number of unique words is 1882
    29.8 of words are in the 2000 most common words
    42.4 of words are in the 5000 most common words
    48.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 20
    Total number of words is 4505
    Total number of unique words is 1954
    30.8 of words are in the 2000 most common words
    44.8 of words are in the 5000 most common words
    51.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 21
    Total number of words is 4526
    Total number of unique words is 1932
    32.9 of words are in the 2000 most common words
    46.9 of words are in the 5000 most common words
    53.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Alle porte d'Italia - 22
    Total number of words is 3112
    Total number of unique words is 1390
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.